QUANDO TAFFO SMETTE DI GIOCARE - Diario di una quarantena Riccardo Pirrone
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© 2020 Baldini+Castoldi s.r.l. - Milano Pubblicato in accordo con Grandi&Associati, Milano isbn 978-88-9388-231-6 Prima edizione Baldini+Castoldi - La nave di Teseo marzo 2020 www.baldinicastoldi.it info@baldinicastoldi.it BaldiniCastoldi BaldiniCastoldi baldinicastoldi baldinicastoldi
GENNAIO. PER FORTUNA NON SIAMO CINESI È il 31 dicembre quando, per la prima volta nella mia vita, sento parlare di Wuhan. Fino a quel giorno per me Uan era il pupazzo di Bim Bum Bam. Cominciano ad arrivare dalla Cina notizie di strane polmoniti in quella regione, ma a pochi interessa: tanto sono lontani, ci dicevamo, sono in Cina. Durante la prima metà di gennaio, però, la notizia viene ufficializzata e si comincia a dare un nome al virus che aveva già contagiato decine e decine di persone. Pochi giorni dopo, il ministero della Salute sconsiglia vivamente di viaggiare da e per la Cina, ma possiamo dire che ormai è troppo tardi. Già a partire dalla fine di gennaio, si registrano anche da noi i primi casi di coronavirus, tutti provenienti dalla Cina; ve la ricordate la famosa coppia di Roma trovata positiva al Covid-19, no? Tuttavia, in Italia ci sentiamo ancora tranquilli, in fondo, ci diciamo, si tratta “solo di cinesi”, l’italiano non è ancora stato contagiato. 5
È proprio in questo periodo, però, che inizia a sviluppar- si una certa avversione nei confronti dei cinesi stessi. Anzi degli orientali, in generale. Si verificano casi di violenza, i ristoranti cinesi sono costretti a chiudere perché nessuno vuole più andarci, e ben presto la paura si trasforma in odio, in razzismo… tanto per cambiare. FEBBRAIO. TUTTI VIROLOGI A febbraio in Italia si vive nell’incertezza. In Cina era iniziata la quarantena e già arrivavano le prime notizie dei decessi. Ma questo virus era ancora troppo distante, troppo lontano dalle nostre case per diventare un proble- ma reale, nonostante l’Oms e il governo italiano avessero già dichiarato lo stato di emergenza. Il 21 febbraio esce la notizia che, nel Lodigiano, sono stati scoperti nuovi casi di Covid e questa volta non sono cinesi. Comincia a nascere un po’ di timore: davvero questo virus può contagiarci? In tanti cominciano a esprimersi sull’argomento, per- ché di virologi è pieno il mondo: influencer, giornalisti, opinionisti, soubrette. Non si parla d’altro, un po’ come ora insomma. E se tutti cominciano a parlarne, anche i follower di Taffo sono in fermento, tanto che ci chiedono di fare uno dei nostri post. Forse, in questo clima di dubbio e paura, c’è bisogno che qualcuno ci scherzi su, si sente la necessità di un po’ di sano black humor. Allora cerco di analizzare la situa- 6
zione con occhio critico e mi rendo conto che c’è chi fa dell’umorismo e chi è spaventato, ma la maggior parte delle persone, all’epidemia, non ci vuole pensare. Così faccio un tweet con una negative advertising. In pratica do dei consigli per diffondere il virus, ma nel far- lo divulgo le pratiche prescritte dalle istituzioni per non contagiarsi. Il tweet funziona, ma ho l’impressione che l’aria stia cambiando. In quel momento mi trovo in Calabria, nel mio ultimo viaggio prima della quarantena, per partecipare a un wor- kshop durante la Settimana della Cultura istituita dall’Ac- cademia dell’Arte di Reggio Calabria. Chiamo Alessandro Taffo e gli dico: «Devi girare un video». C’è da dire che Alessandro non è affatto un imprendito- re funebre, come tutti crediamo, è un attore. Ha sbagliato tutto nella vita. Sorrentino, ci senti? Insomma, gli spiego quello che dovevamo dire, lui ci mette del suo e in un attimo esce il comunicato ufficiale di Taffo sul Coronavirus. Nel video, Alessandro Taffo parla del coronavirus. Ma come? I follower volevano un post che descrivesse a modo nostro il periodo, che disinnescasse l’ansia crescente e, in un certo senso, si aspettavano la Taffo di sempre, col solito black humor, l’ironia. Invece noi decidiamo di cambiare rotta. Crediamo che quello non sia più il momento di scherzare su qualcosa che stava effettivamente uccidendo le persone. Allora è lo stesso 7
IL VIDEO DI ALESSANDRO TAFFO QR CODE VIDEO
Alessandro, nel video, a dire che la Taffo farà un passo in- dietro. E lo farà perché è tempo di far parlare le istituzioni, di chiarire quale fosse la vera entità del problema. In chiusura, alleggeriamo il video con una battuta: «Colgo l’occasione per salutarvi e vi aspetto tutti il più tardi possibile». Il video è un monito, è serio e testimonia la volontà di una presa di coscienza. I nostri follower accolgono il video in maniera estrema- mente positiva, apprezzano il cambio di stile comunicati- vo e questo nostro primo passo verso un nuovo registro linguistico, che poi abbiamo sviluppato durante tutta la quarantena. MARZO. IL LOCKDOWN A marzo, il virus si diffonde soprattutto nel nord Italia e cominciano a uscire fuori degli articoli, sulle testate gior- nalistiche, in cui si asserisce che la Lombardia e altre 14 regioni diventeranno “Zona Rossa” e saranno messe in quarantena. Eppure, nell’aria, si può già intuire che cosa sta per succedere. Già dal 7 marzo il governo fa circolare il consiglio di stare a casa e di uscire solo in caso di necessità, ma ancora non c’è un decreto vero e proprio. Il 9 marzo, alle 22.00, arriva la notizia che tutta l’Italia è diventata “Zona Protetta” e che tutti dobbiamo stare chiusi in casa: è iniziato il lockdown. Siamo però convinti che le persone ancora non si rendano conto della gravità della situazione, e, siccome comunicare 9
è quello che sappiamo fare meglio, decidiamo di aiutarle a modo nostro: utilizzando il black humor per aiutare le istituzioni a diffondere il messaggio. PROVIAMO CON I DISEGNINI... #IORESTOACASA Siamo i primi, tra le varie pagine social, gli influencer e gli opinionisti, a sensibilizzare sul problema di quella che di lì a poco sarebbe diventata una pandemia di proporzioni inaudite. Il post raggiunge quasi 5 milioni di persone e ottiene più di 32.000 like. Sotto al post, tra i commenti, iniziano anche delle di- scussioni su chi è andato a sciare fregandosene di creare 10
assembramenti. Infatti, nello stesso giorno in cui esce il nostro post, alcuni impianti sciistici sono strapieni di gente. Il problema si crea però non solo a causa della noncu- ranza e del mancato rispetto delle disposizioni del governo, ma anche di un marketing aggressivo che pensa solo al servizio/prodotto e non al consumatore. Quando la pubblicità social è totalmente distaccata dal sentimento comune, quando le aziende non comprendo- no il contesto temporale in cui operano, quando i brand non si allineano ai bisogni umani – e non intendo quelli materiali, ma le esigenze emotive e sociali –, si finisce col fare promozioni e locandine di questo tipo... 11
Come ho avuto modo di dire nel libro TAFFO. Ironia della morte che uscirà il 16 luglio e di cui questo capitolo è una specie di appendice: Alla base di ogni strategia di marketing c’è il brand. Ma i brand, con tutto il loro bagaglio di valori e con il loro ca- rattere ben definito, una volta approdati sui social network non appartengono più all’azienda che li ha creati e li ha fatti crescere. Diventano di tutti. Sui social vige l’anarchia. Le persone, gli utenti (che poi forse diventeranno clienti) credono davvero che i loro commenti, le loro recensioni e i loro like possano influenzare la reazione e l’atteggiamento di un brand nei confronti di un qualsiasi tema d’interesse pubblico. E hanno ragione. Le aziende che non si allineano con le opinioni dei clienti o che non si schierano, che non sposano mai una causa che gli sta a cuore, le aziende che non si mostrano trasparenti non riusciranno mai a creare delle relazioni online con gli utenti. I brand, come ho già avuto modo di dire, devono diventare delle persone e le persone hanno uno stile, un carattere, un tono di voce, hanno delle opinioni. Nessuno vuole parlare con dei loghi senza cuore. Il 9 marzo Giuseppe Conte firma il decreto per le “Misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica da COVID-19”, ma quelle disposizioni entrano in vigore soltanto dal 10 marzo e re- steranno valide fino al 3 aprile. Questo provoca un esodo 12
dal nord al sud. Tantissimi fuori sede, infatti, soprattutto nella notte tra l’8 e il 9 marzo, cercano di prendere l’ultimo Intercity in partenza dalla Stazione Centrale di Milano. Si arriva così a metà marzo. Il lockdown è iniziato da una settimana e le persone hanno finalmente preso coscienza della gravità della situazione. Al telegiornale, ogni giorno alle 18, passa il bollettino riguardante i contagi e le vittime da Coronavirus, e proprio in questo periodo si registra il numero più alto di ricoveri in terapia intensiva: il sistema sanitario italiano è quasi al collasso. A una crisi sanitaria senza precedenti si aggiungono conseguenze economiche devastanti. Tante imprese si ritrovano bloccate e costrette a chiudere, seguendo le di- sposizioni del governo. Hanno bisogno di inventare nuovi modi di lavorare. E si verifica anche un triste paradosso: persino le agenzie funebri rischiano di soccombere. Gli operatori funebri si sentono letteralmente abban- donati dalle istituzioni. Anche loro infatti vivono una paralisi, ma questa volta per l’impossibilità di reperire i dovuti dispositivi di protezione individuali (DPI), necessari a garantire la sicurezza dei dipendenti, a stretto contatto con le vittime del coronavirus. La situazione si fa sempre più critica: da un lato lo Stato blocca alle frontiere gli approvvigionamenti di DPI, dall’al- tro gli operatori del settore, tra cui la stessa Taffo, sono costretti a tirarsi indietro di fronte ai casi più rischiosi di recupero e trasporto. A cui si somma poi il costo dei servizi e degli interventi, quasi quadruplicato per l’azienda a causa 13
dell’aumento dei prezzi e della quantità di precauzioni da prendere a tutela dei dipendenti. Tengono duro. Ma è chiaro che bisogna fare qualcosa, anche a livello comunicativo, per cercare di dare una mano. I Ferragnez avevano lanciato una prima raccolta fondi e noi facciamo lo stesso, perché nessun influencer mette TAFFO in un angolo. Così organizziamo un fund-raising per lo Spallanzani di Roma – Seppelliamo il Coronavirus. È un’operazione lampo e in soli tre giorni riusciamo a raccogliere più di 14.000 euro. Del resto, di quei soldi c’era bisogno con urgenza: servivano allo Spallanzani per aumentare i posti letto in terapia intensiva e per comprare dei macchinari utili per l’emergenza sanitaria. I nostri follower, ancora una volta, ci hanno dato fiducia, donando senza pensarci due volte. Sentire la loro vicinanza e il loro sostegno ci ha fatto molto piacere, è sempre bello quando la community che abbiamo creato negli anni si rivela attiva e solidale, soprattutto davanti a problemi ed emergenze di questo tipo. Perciò grazie per aver creato insieme a noi questo bellis- simo cortocircuito: un’agenzia funebre che crea una raccolta fondi per aiutare le persone a non morire… assurdo, no? 14
866 DONATORI E QUASI 14.000 EURO RACCOLTI, L’OPERAZIONE È STATA UN PICCOLO SUCCESSO.
ANTONIO PROIETTI, RESPONSABILE BILANCIO ISTITUTO NAZIONALE MALATTIE INFETTIVE LAZZARO SPALLANZANI DI ROMA.
In quell’occasione Alessandro Taffo dichiara alla stampa: Speriamo che questa triste storia lasci in ognuno di noi delle nuove e sane abitudini, quelle che ci permetteranno di tutelare meglio noi stessi e la natura, perché la vita, così come la morte, in fondo, fa parte della natura. A metà marzo, il numero dei decessi non fa che salire e il picco di contagi non accenna a diminuire; il timore è ormai un sentimento comune così come lo è l’intolle- ranza verso la quarantena, per il fatto di essere costretti a rimanere a casa e per la privazione della propria libertà personale. Tuttavia in questi giorni, mentre in tanti facevano esperienza della pandemia, il popolo italiano dimostra che restare uniti, anche a distanza, si poteva fare. E allora si comincia a cantare: ogni giorno, alle 18, in tutta Italia, la gente esce su terrazze e balconi per intonare di volta in volta una canzone diversa, e c’è chi suona uno strumento, chi monta gli amplificatori, chi canta a squarciagola, chi stona… è un modo per sentirsi più vicini, per cercare di farsi forza davanti a una situazione tanto tragica. I canti non sono un problema, ma anche in questo frangente chiediamo un po’ di serietà. Ogni giorno le vittime sono più di 500 e per loro non si possono celebrare funerali. Tanti muoiono da soli, in stanze di ospedale o nelle loro case. E né familiari né amici possono dire loro addio. Molte persone non solo vivono veramente la tragedia, ma soffrono anche la perdita di amici e familiari e spe- 17
rimentano sulla loro pelle le conseguenze del Covid-19, rimanendo chiusi in casa. Per questo, scegliamo di fare un post in cui chiediamo almeno un giorno di lutto nazionale per ricordare e dare voce a tutte quelle persone che ormai una voce non ce l’hanno più. Il messaggio è molto apprezzato soprattut- to da chi proviene dalle zone più colpite, da Brescia e dal Bergamasco. Infatti, forse chi abitava lontano da lì, nonostante la quarantena, non poteva capire quanto la situazione fosse grave. 1 GIORNO DI #LUTTONAZIONALE 18
In quei due mesi, insomma, noi di Taffo abbiamo stravolto il nostro registro linguistico, facendo del nostro meglio per essere vicini agli utenti, per far capire loro che c’eravamo, ma non nel modo che si sarebbero aspettati. Abbiamo dimostrato che, quando il gioco si fa serio, Taffo smette di giocare. La morte non poteva più essere un’entità astratta su cui scherzare. Aveva ormai fatto visita a tantissimi italiani e stava mettendo in ginocchio il nostro Paese, dopo aver riempito i nostri ospedali. In tanti, in questi mesi, hanno davvero visto la morte: chi in televisione con il bollettino delle 18, chi sul balcone tra una canzone e l’altra, chi in casa, nella propria vita, proprio accanto a sé. A oggi le vittime sono state più di 34.000 e noi, nel nostro piccolo, abbiamo voluto essere presenti in modo diverso. 20
APRILE. NON È UNO SCHERZO Arriviamo al primo aprile quando, dopo aver visto Salvini recitare l’Eterno riposo in tv dalla D’Urso, non riusciamo a trattenerci e ci uniamo in preghiera con moltissimi altri per chiedere, noi, l’eterno riposo per alcuni programmi televisivi decisamente inadeguati. Questo evento non poteva rimanere in sordina. UNIAMOCI TUTTI IN PREGHIERA. 21
Per Pasqua scegliamo di realizzare un video, chiedendo a tre donne di recitare delle parole legate al settore funebre, per mandare un messaggio di speranza, di vita e di rinascita. Perché, se è vero che a Pasqua si rinasce, lo faremo dalle nostre ceneri. 22
VIDEO DI PASQUA Sappiamo che non è facile, lo sappiamo bene. Abbiamo visto con i nostri occhi e sentito con le nostre spalle quanto fa male. Abbiamo versato lacrime, ogni volta consapevoli che non sarebbe stata l’ultima. Ha provato ad affossarci, ma lo stiamo seppellendo noi. E dopo tanto lavoro, verranno anche giorni gelidi di una crisi profonda. Ma adesso è il momento di farsi forza, di rimanere solidi come il marmo. Se è vero che a Pasqua si rinasce, lo faremo dalle nostre ceneri. Siamo Italiani, riusciamo ancora a cantare per stringerci da lontano. Perché in fondo lo sappiamo, riderne è l’unico modo per uscirne. Buona Rinascita da Taffo Funeral Services! Scritto a 2 mani da Giorgia Campogiani e Riccardo Pirrone Voci Martina Elena Della Federica, Giorgia Campogiani e Barbara Villa QR CODE VIDEO CANZONE
MAGGIO. POLITICI CHIACCHIERONI E finalmente arriva il primo maggio. Sarebbe il momento di celebrare la Festa dei Lavoratori, ma per molti italiani, che il lavoro lo avevano perso o che si ritrovano forzatamente in pausa, non c’è granché da festeggiare. In questi tre mesi, i politici ne hanno dette e fatte di ogni tipo: Salvini che prima diceva di chiudere tutto, poi di riaprire tutto, la Meloni che spargeva fake news sull’ap- provazione del MES, il governatore del Veneto Zaia che voleva riaprire tutto senza curarsi dei rischi, Renzi che dava ultimatum senza senso al governo, Conte che annunciava decreti senza firmarli, la Pivetti indagata per riciclaggio, Zingaretti e le mascherine fantasma… allora per la Festa dei Lavoratori decidiamo di mandare un messaggio a chi, di lavoro, ne sa ben poco. Diciamo che è stata una nostra, personale, ultima palata di terra alla classe politica… 24
PER NOSTRA ESPERIENZA...
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