In questo numero - Montepertuso

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Anno XIII - Numero 154 - Dicembre 2015

                 Periodico di cultura e formazione umana e cristiana della comunità ecclesiale di Montepertuso - Nocelle

In questo numero

EDITORIALE
La notte in cui il cielo ha toccato la ter-
ra, 2
DALLA DIOCESI
Insegnare agli ignoranti e consigliare i
dubbiosi, 3
ALL’OMBRA DEL CAMPANILE
Buone notizie dall’India, 4
Omaggio a san Giovanni Paolo II, 5
A SCUOLA DA PAPA FRANCESCO
Famiglia e convivialità, 6
Carta d’identità all’asta, 7
LASCIATECI DIRE...
Il bene della famiglia naturale, 9
IL DIRETTORE RISPONDE
Halloween, 10
GIUBILEO DELLA MISERICORDIA
Cosa sono le indulgenze?, 12
STORIE PER PENSARE
Se Gesù bussasse alla porta di casa..., 14
UN SANTO AL MESE
San Giovanni della Croce, 16
ERRATA CORRIGE
Outing/Coming out, 17
LA PAROLA E LA VITA
Problematiche pastorali circa il Battesi-
mo, 18
GIOCHI E PASSATEMPI, 20

                                       Periodico a diffusione interna - Composizione e stampa in proprio
         Attività editoriale a carattere non commerciale ai sensi previsti dall’art. 4 DPR 16/10/1972 n. 633 e successive modifiche
                                Direttore responsabile: Don Raffaele Celentano - e-mail: donraffaele@alice.it
                                              Redazione: Via Montepertuso - 84017 POSITANO
                                                             www. montepertuso.it
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Don Raffaele Celentano

             S       iamo di nuovo a Natale! Come ci aspettia-
                     mo di viverlo? E come lo vivremo? Le
                     risposte a queste due domande potrebbero
             essere tra loro non coincidenti. Perché – dobbia-
                                                                   nascere” nel cuore di ogni uomo di ogni tempo, è
                                                                   anche vero che l’uomo di ogni tempo e di tutti i
                                                                   tempi è un animale abitudinario e di solito sce-
                                                                   glie di seguire le abitudini più comode, quelle
             mo pur dircelo! – c’è un Natale teorico e un Na-      che non danno troppo fastidio, che non richiedo-
             tale pratico; o, se preferite, un Natale ideale e     no troppi cambiamenti di vita...
             uno reale. È l’idea stessa del Natale che assume      In questo contesto dovrebbe risultare urgente, da
             molte sfaccettature, a seconda di chi è colui che     parte degli operatori pastorali a tutti i livelli (dal
             si pone il problema di come vivere questa festa.      Papa all’ultimo catechista della Chiesa), l’esigen-
             Tutti nel mondo festeggiano il Natale. Tra questi     za di proporre un modo diverso di vivere il Natale.
             ci sono quelli che credono che quel Bambino sia       Ho detto di proposito – e l’ho anche ripetuto –
             il Figlio di Dio, ma ci sono anche quelli che non     vivere, non celebrare, perché tra i due verbi c’è
             ci credono ma fanno festa ugualmente, con moti-       una differenza importante: dalla celebrazione noi
                                            vazioni diverse, che   possiamo ricavare gli stimoli per vivere la nostra
                                            si richiamano co-      vita in modo coerente con la nostra fede (“dal
                                            munque ai migliori     rito alla vita”, direbbe un mio professore di teo-
                                            sentimenti dell’uo-    logia), perché “ogni giorno è Natale”; ma è an-
                                            mo; un Natale so-      che vero che noi portiamo nella celebrazione il
                                            ciologico, potrem-     modo in cui viviamo la nostra fede (e quindi
                                            mo dire.               “dalla vita al rito”).
                                            Tra quelli che cre-    Perché questo discorso non sembri appeso sul nul-
                                            dono in quel Bam-      la, mi permetto di indicare qualche stimolo che il
                                            bino ce ne sono        Natale ci potrebbe suggerire, con riferimento –
                                            alcuni che festeg-     tanto per cambiare – ai tempi che stiamo vivendo.
                                            giano il Natale più    1. Quel Bambino è il Verbo di Dio che ha deciso
                                            o meno come que-       di incarnarsi nella storia degli uomini. Questo
                                            gli altri che non ci   evento dovremmo leggerlo come un miracolo
             credono, cioè come una festa pagana o quasi,          che Lui ha saputo e voluto fare, quello di
             anche se magari partecipano alla “Messa di Mez-       “mettersi nei nostri panni”, miracolo che anche
             zanotte” perché la tradizione lo impone! Ma ci        noi potremmo fare, se volessimo, mettendoci
             sono anche quelli per i quali il Natale è una delle   “nei panni” del nostro prossimo.
             feste più importanti della loro fede, seconda for-    2. Giuseppe e Maria non riuscivano a trovare un
             se solo alla Pasqua. È possibile che in questa        posto dove ripararsi per la notte e far nascere il
             seconda fascia di cristiani ci siano solo papa,       Bambino; alla fine trovarono una sistemazione
             vescovi, preti & C? Spero proprio di no!              precaria in una stalla. Ci riuscirono perché qual-
             Sul Natale – diciamocelo – grava un grosso han-       cuno aveva deciso di accoglierli, di interessarsi a
             dicap. Chi potrebbe non riconoscergli l’appellati-    loro, di far loro spazio nella propria esistenza.
             vo di “festa dei bambini”? Chi potrebbe negare        Anche questo, in qualche modo, sarebbe un mi-
             che a Natale tutti siamo portati ad essere più        racolo alla nostra portata... se volessimo.
             buoni?... Purtroppo è così: a Natale prevalgono i     3. I pastori e i Magi, quando cominciò a diffon-
             buoni sentimenti, i buoni propositi, che però         dersi la notizia del “lieto evento”, andarono a
             spesso durano, come di dice, da Natale a Santo        vedere cosa era successo; adorarono quel Bambi-
             Stefano. E invece, se è vero che quel Bambino,        no, poi se ne tornarono alle loro faccende, diven-
             nato circa duemila anni fa, vuole “continuare a                                           (Continua a pagina 3)

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Lettera alle famiglie del nostro Arcivescovo (Novembre 2015)

Cara famiglia,                                             si impara questo e, poi, a praticarlo dapprima, nel
ancora una volta, accogliendo questa lettera dal           concreto, con i propri cari.
messaggero parrocchiale, fai spazio, nel calore del        “Insegnare agli ignoranti” non significa manife-
tuo perimetro domestico, al mio desiderio di visi-         stare la superiorità delle proprie conoscenze, ma
tarti e di rivolgerti parole accorate di sollecitudine     aiutare l’altro a vedere e a scoprire con la propria
e di premura che incoraggiano il tuo vivere quoti-         intelligenza ciò che fino a questo momento non ha
diano, in ciascuno dei tuoi componenti.                    ancora compreso. Dire qualcosa di importante a
È il mio cuore di pastore di questo territorio dioce-      chi la ignora è segno di nobiltà d’animo, di bontà,
sano che mi spinge, con delicatezza e discrezione,         nel volere che l’altro maturi e stia bene. Ogni tuo
a portarmi periodicamente presso di te per tentare         membro non disprezzi il proprio parente se ignora
di percepire, nell’affetto della mia paternità spiri-      qualcosa di giusto, ma si impegni con lealtà e pa-
tuale, le tue attese, i tuoi desideri, i tuoi disagi, le   zienza ad insegnarlo.
tue preoccupazioni, le tue conquiste, le tue fatiche.      “Consigliare i dubbiosi”. Il dubbio non deve mai
Ti assicuro che, con la preghiera al Padre dell’in-        scandalizzare quando sopraggiunge nello scorrere
tera famiglia umana, non smetto mai di chiedere            dei giorni: esso fa parte del vivere umano, fatto
anche per te quella grinta necessaria ogni giorno          anche di pensiero, di riflessione. L'importante è
per vivere nell’abbondanza di salute e di pace,            avere qualcuno vicino quando i dubbi assalgono, a
operando il bene.                                          partire dai propri familiari, che ti sanno consiglia-
Il vivere insieme, sotto lo stesso tetto, porta i tuoi     re, che ti sanno mostrare con equilibrio la via d’u-
membri ad essere compartecipi, fisicamente e spi-          scita e, quindi ridonarti la serenità. Quante scelte
ritualmente, dei vari eventi vissuti da ognuno: la         sbagliate si potrebbero evitare se accanto al tuo
gioia di uno diventa la gioia di tutti e la sofferenza     momento di dubbio, di indecisione c’è uno dei
di uno ne diventa ugualmente quella di tutti.              tuoi familiari che ti sa indirizzare al bene, dissi-
Ognuno, in questa connaturale comunione interna,           pando ogni momento oscuro.
diventa così corresponsabile del bene e della cre-         Sei famiglia … non dimenticarlo e, per questo, il
scita di tutti gli altri: sarà un incoraggiamento in       primo irrinunciabile luogo dove si insegna il bene
un momento di prova, sarà un ammonimento                   e si consiglia, come non altrove, chi è assalito dal
quando l’altro sta sbagliando …                            dubbio. Insomma … sei luogo di vicinanza e di
Al riguardo, mi piace ricordarti che la Chiesa Cat-        amore!
tolica, tra le opere di misericordia spirituale, anno-     Ti benedico.
vera quelle di “insegnare agli ignoranti e consi-                                         + Orazio, arcivescovo
gliare i dubbiosi: la famiglia è il primo ateneo ove

(Continua da pagina 2)                                     ciò che succede”? E quanti, dopo aver visto e
                                                           creduto, ne diventano testimoni?
 LA NOTTE IN CUI IL CIELO HA TOCCATO LA TERRA
                                                           Mi fermo qui, per non farla troppo lunga. Ma
tando testimoni della lieta notizia che il Cielo           questi pochi pensieri dovrebbero essere suffi-
aveva toccato la Terra. Quanti si rendono conto            cienti a farci capire come il nostro Natale 2015
che “il Cielo tocca la Terra” in ogni Messa che            potrebbe essere un Natale diverso, senza rinun-
viene celebrata, anche nella più sperduta cappel-          ciare a zeppole, panettoni e regali, né a confes-
lina di questo mondo? E quanti sono quelli che             sione, comunione e Messa di Mezzanotte... o del
accorrono al suono della campana per “vedere               giorno dopo, va’: non voglio infierire troppo.

                                                                                              25  3
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             N         el 2012 il gruppo dei ragazzi che riceve-
                       va la Cresima decise di rinunciare alle
                       spese per addobbi floreali ed altro e di
             destinare l’equivalente in denaro all’adozione di
             un seminarista in terra di missione. Mel giorno
             della Cresima, don Danilo Mansi, direttore
             dell’Ufficio Missionario Diocesano aveva comu-
             nicato ai ragazzi il nome del seminarista – Caru-
             su Carmel Yesu Rajan – che aveva 25 anni e fre-
             quentava il primo anno di teologia. In questi
             giorni è giunta notizia dell’ordinazione sacerdo-
             tale del giovane. Della decisione dei nostri ragaz-
             zi avevamo dato notizia su ‘o Pertuso di aprile
             2012 (pag. 4).

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In questo numero - Montepertuso
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V         enerdì 13 novembre, abbiamo avuto la
          gioia di venerare nella nostra chiesa la
          reliquia di San Giovanni Paolo II. L’iti-
nerario della peregrinatio nella parrocchia di S.
Maria delle Grazie prevedeva per quel pomerig-
gio un incontro con i giovani nello stadio comu-
nale, che si trova a Montepertuso; approfittando
di questa circostanza, abbiamo chiesto che la
reliquia potesse fare una sosta anche nella nostra
chiesa, così da poter tributare l’omaggio della
nostra devozione al Santo Papa.
Alle 18.30 la reliquia ha lasciato il campo sporti-
vo e in processione è stata portata in chiesa. Qui,
dopo una breve spiegazione da parte di una vo-
lontaria dell’Unitalsi – che cura la peregrinatio
per le parrocchie – è iniziata la santa Messa con-     L’immagine rimase lì fino al 29 giugno, quando
celebrata da don Raffì e da don Ciriaco. Nono-         lui fu dimesso e si trasferì a Napoli per la conva-
stante il poco tempo che avevamo avuto per l’or-       lescenza. Quell’immagine lo ha seguito poi a
ganizzazione, l’affluenza dei fedeli è stata consi-    casa, a Positano... Perciò – concludeva don Raffì
derevole.                                              – era doveroso da parte sua esprimere a san Gio-
Prima della benedizione finale don Raffì ha vo-        vanni Paolo II il suo ringraziamento per averlo
luto dare la sua personale testimonianza al Santo.     aiutato a tornare al suo posto, “a mettere in cro-
Ci ha raccontato che il 1° maggio 2011 – quando        ce” i suoi figli spirituali.
papa Benedetto XVI proclamò beato il suo vene-         Al termine della Messa c’è stato il bacio della reli-
rato predecessore – lui era in ospedale a Roma, a      quia, poi il trasporto a Piazza Cappella dove, siste-
meno di un chilometro in linea d’aria da Piazza        mata nell’apposito furgone dell’Unitalsi, è stata
San Pietro. Dalla finestra della sua stanza a tratti   trasferita di nuovo a Positano per proseguire la
arrivavano echi della celebrazione... Il giorno        peregrinatio secondo il programma stabilito.
dopo un’amica che abitava a Roma andò a fargli         Ringraziamo il Signore per averci dato la gioia di
visita e gli portò un’immagine del novello Beato       rendere omaggio a questo grande Papa, anche se
che collocò su un tavolo di fronte al suo letto.       solo attraverso la sua reliquia.

      Neppure Cristo è riuscito ad accontentare
      tutti. Non prendiamocela troppo se non ci
      riusciamo noi.
                                                 Papa Giovanni Paolo I
                      da: Illustrissimi - Edizioni Messaggero Padova

                                                                                          25  5
In questo numero - Montepertuso
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Udienza generale, mercoledì 11 novembre 2015

             O         ggi rifletteremo su una qualità caratteri-
                       stica della vita familiare che si apprende
                       fin dai primi anni di vita: la convivialità,
             ossia l’attitudine a condividere i beni della vita e
                                                                      di Cristo.
                                                                      In questo nostro tempo, segnato da tante chiusure
                                                                      e da troppi muri, la convivialità, generata dalla
                                                                      famiglia e dilatata dall’Eucaristia, diventa un’op-
             ad essere felici di poterlo fare. Condividere e          portunità cruciale. L’Eucaristia e le famiglie da
             saper condividere è una virtù preziosa! Il suo           essa nutrite possono vincere le chiusure e co-
             simbolo, la sua “icona”, è la famiglia riunita in-       struire ponti di accoglienza e di carità. Sì, l’Eu-
             torno alla mensa domestica. La condivisione del          caristia di una Chiesa di famiglie, capaci di resti-
             pasto – e dunque, oltre che del cibo, anche degli        tuire alla comunità il lievito operoso della convi-
             affetti, dei racconti, degli eventi… – è un’espe-        vialità e dell’ospitalità reciproca, è una scuola di
             rienza fondamentale. Quando c’è una festa, un            inclusione umana che non teme confronti! Non
             compleanno, un anniversario, ci si ritrova attorno       ci sono piccoli, orfani, deboli, indifesi, feriti e
             alla tavola. In alcune culture è consuetudine farlo      delusi, disperati e abbandonati, che la conviviali-
             anche per un lutto, per stare vicino a chi è nel         tà eucaristica delle famiglie non possa nutrire,
             dolore per la perdita di un familiare.                   rifocillare, proteggere e ospitare.
             La convivialità è un termometro sicuro per misu-         La memoria delle virtù familiari ci aiuta a capire.
             rare la salute dei rapporti: se in famiglia c’è qual-    Noi stessi abbiamo conosciuto, e ancora cono-
             cosa che non va, o qualche ferita nascosta, a ta-        sciamo, quali miracoli possono accadere quando
             vola si capisce subito. Una famiglia che non             una madre ha sguardo e attenzione, accudimento
             mangia quasi mai insieme, o in cui a tavola non          e cura per i figli altrui, oltre che per i propri. Fi-
             si parla ma si guarda la televisione, o lo               no a ieri, bastava una mamma per tutti i bambini
             smartphone, è una famiglia “poco famiglia”.              del cortile! E ancora: sappiamo bene quale forza
             Quando i figli a tavola sono attaccati al compu-         acquista un popolo i cui padri sono pronti a muo-
             ter, al telefonino, e non si ascoltano fra loro, que-    versi a protezione dei figli di tutti, perché consi-
             sto non è famiglia, è un pensionato.                     derano i figli un bene indiviso, che sono felici e
             Il Cristianesimo ha una speciale vocazione alla          orgogliosi di proteggere.
             convivialità, tutti lo sanno. Il Signore Gesù inse-      Oggi molti contesti sociali pongono ostacoli alla
             gnava volentieri a tavola, e rappresentava talvol-       convivialità familiare. E’ vero, oggi non è facile.
             ta il regno di Dio come un convito festoso. Gesù         Dobbiamo trovare il modo di recuperarla. A ta-
             scelse la mensa anche per consegnare ai discepo-         vola si parla, a tavola si ascolta. Niente silenzio,
             li il suo testamento spirituale - lo fece a cena -       quel silenzio che non è il silenzio delle monache,
             condensato nel gesto memoriale del suo Sacrifi-          ma è il silenzio dell’egoismo, dove ognuno fa da
             cio: dono del suo Corpo e del suo Sangue quali           sé, o la televisione o il computer… e non si par-
             Cibo e Bevanda di salvezza, che nutrono l’amore          la. No, niente silenzio. Occorre recuperare quella
             vero e durevole.                                         convivialità familiare pur adattandola ai tempi.
             In questa prospettiva, possiamo ben dire che la          La convivialità sembra sia diventata una cosa
             famiglia è “di casa” alla Messa, proprio perché          che si compra e si vende, ma così è un’altra cosa.
             porta all’Eucaristia la propria esperienza di con-       E il nutrimento non è sempre il simbolo di una
             vivialità e la apre alla grazia di una convivialità      giusta condivisione dei beni, capace di raggiun-
             universale, dell’amore di Dio per il mondo. Par-         gere chi non ha né pane né affetti. Nei Paesi ric-
             tecipando all’Eucaristia, la famiglia viene purifi-      chi siamo indotti a spendere per un nutrimento
             cata dalla tentazione di chiudersi in sé stessa,         eccessivo, e poi lo siamo di nuovo per rimediare
             fortificata nell’amore e nella fedeltà, e allarga i      all’eccesso. E questo “affare” insensato distoglie
             confini della propria fraternità secondo il cuore        la nostra attenzione dalla fame vera, del corpo e

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dell’anima. Quando non c’è convivialità c’è           mento dell’unico Corpo del Signore. L’alleanza
egoismo, ognuno pensa a se stesso. Tanto più          viva e vitale delle famiglie cristiane, che prece-
che la pubblicità l’ha ridotta a un languore di       de, sostiene e abbraccia nel dinamismo della sua
merendine e a una voglia di dolcetti. Mentre tan-     ospitalità le fatiche e le gioie quotidiane, coopera
ti, troppi fratelli e sorelle rimangono fuori dalla   con la grazia dell’Eucaristia, che è in grado di
tavola. E’ un po’ vergognoso!                         creare comunione sempre nuova con la sua forza
Guardiamo al mistero del Convito eucaristico. Il      che include e che salva.
Signore spezza il suo Corpo e versa il suo San-       La famiglia cristiana mostrerà proprio così l’am-
gue per tutti. Davvero non c’è divisione che pos-     piezza del suo vero orizzonte, che è l’orizzonte
sa resistere a questo Sacrificio di comunione;        della Chiesa Madre di tutti gli uomini, di tutti gli
solo l’atteggiamento di falsità, di complicità con    abbandonati e gli esclusi, in tutti i popoli. Pre-
il male può escludere da esso. Ogni altra distanza    ghiamo perché questa convivialità familiare pos-
non può resistere alla potenza indifesa di questo     sa crescere e maturare nel tempo di grazia del
pane spezzato e di questo vino versato, Sacra-        prossimo Giubileo della Misericordia.

Sintesi dell’omelia durante la messa a Santa Marta, 16/11/2015, L’Osservatore Romano

U        n invito a non mettere «all’asta la nostra
         carta d’identità» cristiana, a non unifor-
         marci allo spirito del mondo, che quan-
do riesce a prevalere porta all’apostasia e alla
                                                      gionevole: “Andiamo e stringiamo un’alleanza
                                                      con le nazioni che ci stanno attorno; perché tante
                                                      differenze? Perché da quando ci siamo separati
                                                      da loro, ci sono capitati molti mali. Andiamo da
persecuzione. Lo ha individuato Papa Francesco        loro, siamo uguali”». E così, ha proseguito nella
commentando la liturgia della parola di lunedì        descrizione, «alcuni del popolo presero l’iniziati-
mattina, 16 novembre, durante la consueta cele-       va e andarono dal re che diede loro facoltà di
brazione della messa nella cappella di Casa San-      introdurre le istituzioni delle nazioni. Dove? Nel
ta Marta.                                             popolo eletto, cioè nella Chiesa di quel momen-
Il Pontefice ha dedicato la sua riflessione intera-   to».
mente alla prima lettura, tratta dal primo libro      Ma, ha subito avvertito Francesco, in quell’azio-
dei Maccabei (1,10-15.41-43.54-57.62-64), rias-       ne «c’è la mondanità. Facciamo ciò che fa il
sumendone i contenuti «con tre parole: mondani-       mondo, lo stesso: mettiamo all’asta la nostra car-
tà, apostasia, persecuzione». Rileggendolo, Fran-     ta d’identità; siamo uguali a tutti». Proprio come
cesco ha fatto notare «che il brano incomincia        gli uomini di Israele, i quali «incominciarono a
così: “In quei giorni uscì una radice perversa”».     fare questo: costruirono un ginnasio a Gerusa-
E ha spiegato come «l’immagine della radice che       lemme, secondo le usanze delle nazioni, le usan-
è sotto terra, non si vede, sembra non fare male,     ze pagane; cancellarono i segni della circoncisio-
ma poi cresce e mostra, fa vedere, la propria         ne, cioè rinnegarono la fede, e si allontanarono
realtà» negativa, sia presente anche nella lettera    dalla santa alleanza; si unirono alle nazioni e si
agli Ebrei, il cui «autore ammoniva i suoi nello      vendettero per fare il male». Ma, ha messo in
stesso modo: “Che non spunti né cresca in mezzo       guardia il Pontefice, proprio «questo, che sem-
a voi alcuna radice velenosa, che provochi mali e     brava tanto ragionevole, — “siamo come tutti,
ne contagi tanti”».                                   siamo normali” — diventò la distruzione». Per-
In proposito il Papa ha descritto «la fenomenolo-     ché, ha ribadito, «questa è la mondanità. Questo
gia della radice», la quale «cresce, sempre cre-      è il cammino della mondanità, di quella radice
sce», anche quando — come nel caso del brano          velenosa, perversa».
preso in esame — può sembrare una «radice ra-                                           (Continua a pagina 8)

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            Al riguardo Francesco ha confidato come lo ab-         dal mondo, ma custodiscili dal mondo», ovvero
            bia sempre colpito il fatto «che il Signore,           «da questa mentalità, da questo umanismo, che
            nell’ultima cena pregasse per l’unità dei suoi e       viene a prendere il posto dell’uomo vero, Gesù
            chiedesse al Padre che li liberasse da ogni spirito    Cristo»; da questa mondanità «che viene a to-
            del mondo, da ogni mondanità, perché la monda-         glierci l’identità cristiana e ci porta al pensiero
            nità distrugge l’identità; la mondanità porta al       unico: “Tutti fanno così, perché noi no?”».
            pensiero unico, non c’è differenza».                   Ecco allora l’attualità del brano odierno, che «di
            E la prima conseguenza di ciò è l’apostasia. Il        questi tempi, ci deve far pensare» a com’è la no-
            Papa lo ha dimostrato proseguendo la rilettura         stra identità. Occorre chiedersi: «È cristiana o
            del brano: «Poi il re prescrisse in tutto il suo re-   mondana? O mi dico cristiano perché da bambi-
            gno che tutti formassero un solo popolo — il           no sono stato battezzato o sono nato in un Paese
            pensiero unico, la mondanità — e ciascuno ab-          cristiano, dove tutti sono cristiani?». Secondo
            bandonasse le proprie usanze. Tutti i popoli si        Francesco è necessario trovare una risposta a tali
            adeguarono agli ordini del re; anche molti israe-      domande, poiché «la mondanità che entra lenta-
            liti accettarono il suo culto: sacrificarono agli      mente», poi «cresce, si giustifica e contagia».
            idoli e profanarono il sabato». Dunque                 Come? «Cresce come quella radice» citata nella
            «l’apostasia. Cioè, la mondanità ti porta al pen-      lettura; «si giustifica — “facciamo come tutta la
            siero unico e all’apostasia. Non sono permesse,        gente, non siamo tanto differenti” — cerca sem-
            non ci sono permesse le differenze». Finiamo col       pre una giustificazione, e alla fine contagia, e
            diventare «tutti uguali. E nella storia della Chie-    tanti mali vengono da lì».
            sa, nella storia abbiamo visto, penso a un caso,       Al termine dell’omelia il Papa ha evidenziato
            che alle feste religiose è stato cambiato il nome      come tutta «la liturgia, in questi ultimi giorni
            — il Natale del Signore ha un altro nome — per         dell’anno liturgico», ci faccia pensare a queste
            cancellare l’identità».                                cose, e in particolare oggi ci dica «nel nome del
            Inoltre non bisogna dimenticare, sembra voler          Signore: guardatevi dalle radici velenose, dalle
            dire la lettura, che all’apostasia segue la persecu-   radici perverse che ti portano lontano dal Signore
            zione. «Il re — ha continuato il Pontefice — in-       e ti fanno perdere la tua identità cristiana». Si
            nalzò sull’altare un abominio di devastazione.         tratta insomma di un’esortazione a tenersi alla
            Anche nelle vicine città di Giuda eressero altari e    larga «dalla mondanità» e a chiedere nella pre-
            bruciarono incenso sulle porte delle case e nelle      ghiera, in particolare, che la Chiesa sia custodita
            piazze; stracciavano i libri della legge che riusci-   «da ogni forma di mondanità. Che la Chiesa
            vano a trovare e li gettavano nel fuoco. Se, pres-     sempre abbia l’identità disposta da Gesù Cristo;
            so qualcuno, veniva trovato il libro dell’alleanza     che tutti noi abbiamo l’identità» ricevuta nel bat-
            e se qualcuno obbediva alla legge, la sentenza         tesimo; «e che questa identità non venga buttata
            del re lo condannava a morte». Ecco appunto «la        fuori» solo per voler «essere come tutti, per mo-
            persecuzione», che «incomincia da una radice»          tivi di “normalità». In definitiva, ha concluso
            anche «piccola, e finisce nell’abominazione della      Francesco, «che il Signore ci dia la grazia di
            desolazione». Del resto, «questo è l’inganno del-      mantenere e custodire la nostra identità cristiana
            la mondanità». E perciò nell’ultima cena Gesù          contro lo spirito di mondanità che sempre cresce,
            domandava al Padre: «Non ti chiedo di toglierli        si giustifica e contagia».

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Il bene della famiglia naturale                          matrimonio si arricchisce e viene allietato dalla
                                                         nascita dei figli. Questi sono frutto di amore,
I tentativi di colpire l'istituto familiare affiancan-   portano amore e spandono amore verso tutti
dovi dei surrogati non possono e non devono in           quelli che li circondano. I figli sono la migliore
nessun modo ledere la tradizione millenaria che          scuola di vita e d’amore e dalla culla si sprigiona
ha sempre difeso il principio insostituibile del         intorno una forza della quale solo con il passare
solo matrimonio valido fra maschio e femmina.            degli anni si raccoglieranno i frutti, e si com-
Le leggi dello Stato non si possono staccare da          prenderà allora la vera ricchezza che hanno pro-
questi principi ed eventuali unioni fra persone          dotto. L’amore parte proprio dalla culla e non lo
dello stesso sesso possono solo avere una formu-         si fa per dovere, ma per
la ed una contrattualità diversa che ne regoli i         amore, ed è proprio l'a-
rapporti. Che si usi il termine matrimonio biso-         more che muove tutto e
gna escluderlo come pure evitare ogni forma di           non fa sentire il peso dei
adozione per assicurare e garantire agli adottati        sacrifici necessari.
specialmente in tenera età quelle garanzie neces-        Non voglio dire che non
sarie nella crescita che sono indispensabili e vita-     si lavora, ma il lavoro
li per un sano e armonioso sviluppo.                     per la crescita dei figli si
Questi tentativi non sono progresso dei valori           fa solo perché si ama, e
democratici, ma solo abuso della democrazia per          diventa piacere e gioia di
portare scompensi all'istituto familiare tradizio-       farlo. Chiedetelo alle
nale fondato per uno sviluppo sano, insostituibile       nonne e potranno darvi
e, diciamolo con la lettera maiuscola, Sacro della       una risposta ed un inco-
famiglia. I surrogati alla famiglia inseriamoli in       raggiamento, perché se
un contesto di rapporti fra persone con discipline       lo chiedete a tanti coeta-
e regole che possono adattarsi ai vari casi che si       nei vi faranno vedere un
presentano.                                              paradiso diverso sul
In questo relativismo dominante in cui tutto è           piatto che alla fine ri-
lecito e tutto è permesso in nome di una libertà         marrà vuoto, e rimarrete
della quale non ne conosciamo neanche più il             svuotati e privi delle
valore, non possiamo in nessun modo affossare            gioie migliori della vita con un solo bagaglio
quel poco di buono che c’è rimasto in quelle fa-         pieno di delusioni.
miglie che hanno ancora la capacità di mantener-         In questo mese ricorre la festa per eccellenza del
si unite nel vincolo matrimoniale per dare ancora        Santo Natale. Accogliamola e celebriamola con
una guida sicura ai propri figli ed una risposta         tutta la nostra più raccolta partecipazione e fac-
ferma a tutti quelli che sanno solo vivere alla          ciamo in modo che questo tempo di maggior ri-
giornata.                                                poso per noi positanesi non sia dedicato sola-
Oggi si fanno i corsi prematrimoniali per istruire       mente al divertimento in paesi esotici.
le coppie sulle responsabilità e gl'impegni a cui                                           Antonio Casola
vanno incontro ed il legame si rafforza quando il

                                                                                          25  9
In questo numero - Montepertuso
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             L       a sera del 31 ottobre, gironzolando in
                     Internet, mi ero imbattuto in alcuni arti-
                     coli che parlavano di Halloween; alcuni
             pro, altri contro; alcuni ben documentati, altri
             piuttosto istintivi se non prevenuti. Ormai però la
             festa era in pieno svolgimento, sebbene, almeno
             dalle mie parti, non se ne vedesse alcun segno;        morte; quindi demoni, streghe, fantasmi e simi-
             così avevo archiviato il materiale “pescato”, in       li... Dagli Stati Uniti la festa, in versione riveduta
             attesa di tempi migliori. Ma la sera successiva,       e corretta, tornò in Europa dove, come altre
             dopo aver celebrato la Messa di Tutti i Santi, ho      “americanate”, fu accolta e fatta propria acritica-
             avuto un interessante scambio di idee con un           mente, diffondendosi in breve tempo con grande
             amico, proprio su Halloween; il che mi ha spinto       successo di popolo acclamante alla “novità”.
             a buttar giù alcune note sull’argomento, a benefi-     Una cosa che si può ricavare da questa breve
             cio di coloro ai quali potrebbe interessare il mio     sintesi è che questa festa “non ci appartiene”,
             pensiero in merito.                                    almeno non nella versione che è stata “rispedita
             Una breve premessa storica sulla “festa”, ricava-      al mittente” da Oltreoceano. In Europa, comun-
             ta dagli articoli reperibili in Rete. Le radici di     que, il successo è stato strepitoso: Halloween si è
             Halloween vengono fatte risalire alle popolazioni      diffusa anche in ambienti cattolici, vista come
             celtiche che fin dal III millennio a. C. occupava-     un’occasione (in più) per far festa, soprattutto
             no le regioni centro-occidentali dell’Europa; esse     con i bambini, contando sull’attrattiva dei trave-
             raggiunsero il loro apogeo tra il IV e il III secolo   stimenti in stile macabro (noir, direbbero i fran-
             a.C. per poi subire un lento declino, fino a scom-     cesi) con accompagnamento della fatidica do-
             parire quasi del tutto entro il secolo XI della no-    manda: «Dolcetto o scherzetto?».
             stra era, quando i loro ultimi rappresentanti vive-    Un Carnevale fuori tempo? Una forma di paga-
             vano nelle isole britanniche (in Irlanda in parti-     nesimo che si cerca di contrabbandare come tri-
             colare). Proprio tra le popolazioni dell’Irlanda       buto alla festa di Tutti i Santi? Non lo so e non
             sarebbe sopravvissuta quella tradizione. In origi-     m’interessa. Anzi – scusate la franchezza – non
             ne era una sorta di Capodanno, poiché celebrava        me ne potrebbe fregar di meno! Mi preoccupa
             l’inizio della stagione invernale (Samhain).           solo – come affannato pastore del gregge di Cri-
             Si riteneva che nella notte del 31 ottobre i morti     sto – che si dia tanto spazio a usanze che non
             tornassero nei luoghi in cui avevano vissuto per       possono in alcun modo definirsi cristiane
             incontrarsi ancora con i loro parenti e amici vi-      (almeno nella versione moderna), sebbene si cer-
             venti; questi, da parte loro, si preparavano ad        chi di avallarne un presunto legame con la festa
             accoglierli con luci e dolci. Quando anche in Ir-      cristiana del 1° novembre e, in seconda battuta,
             landa arrivarono gli evangelizzatori cristiani,        con la commemorazione dei fedeli defunti.
             notando come fosse radicata questa tradizione          Detto questo, resta la fatidica domanda: «Che
             nel popolo, provarono a “cristianizzarla”, adat-       cosa si può fare?». Anche se resto fermo nell’o-
             tandola a festa della vigilia di Tutti i Santi: Hal-   pinione espressa poc’anzi (non me ne potrebbe
             loween dovrebbe significare appunto Vigilia di         fregar di meno), con riferimento a possibili stra-
             Ognissanti.                                            tegie tendenti ad annullare un eventuale (e forse
             In anni molto più recenti, quella festa fu esporta-    neanche troppo remoto) impatto negativo in par-
             ta negli Stati Uniti dagli emigranti irlandesi. Qui,   ticolare sui piccoli, mi sento di poter dire molto
             venendo a contatto con gli ambienti del Prote-         semplicemente due cose, come persona che ra-
             stantesimo, avrebbe subito una trasformazione in       giona prima che come prete.
             senso anti-cattolico, con l’accentuazione degli        1. Trovo patetici i tentativi di cristianizzare la
             aspetti horror collegati in qualche modo con la        festa, che ha innegabili radici pagane, con buona

       25


pace dei primi evangelizzatori dell’Irlanda, che        ro...»; ricordò loro che c’erano stati stati nel pas-
fecero del loro meglio con lodevoli intenzioni.         sato uomini che si erano presentati sostenendo di
Certo, si potrebbe provare a purificarla dalle so-      essere “qualcuno” (il Messia atteso), ma, una
vrastrutture pseudo-sataniste acquisite Oltreocea-      volta morti, i loro seguaci si erano dispersi; e
no, ma queste sembrano essere ormai l’unica             continuò: «Ora perciò io vi dico: non preoccupa-
vera attrattiva della festa: se le eliminassero, cosa   tevi di questi uomini e lasciateli andare...». Ed
ci resterebbe? Il “dolcetto o scherzetto”? Lo stes-     ecco il “metodo” proposto: «Se infatti questo
so penso di dover dire di fronte ai tentativi di        piano o quest’opera fosse di origine umana, ver-
contrastarla opponendole un’analoga festa in            rebbe distrutta; ma, se viene da Dio, non riuscire-
chiave cristiana – Holy ween, per intenderci –          te a distruggerli. Non vi accada di trovarvi addi-
che non avendo nessun significato specifico in          rittura a combattere contro Dio!». Inutile dire che
inglese (eccetto holy, santo), finisce per richia-      il sinedrio seguì il parere dell’illustre personag-
mare proprio quel nome che si vorrebbe esorciz-         gio (cfr At 5,34-39).
zare.                                                   Detto con una parola, il “metodo Gamaliele”
2. Nel contempo trovo inutili i tentativi di dimo-      propone di ignorare il problema. Halloween trae
strare che è una festa che non c’entra niente con       più forza dai suoi detrattori che dai sostenitori.
le tradizioni cristiane europee: nessuno ci crede-      Se sembra strana questa mia proposta, invito il
rebbe, perché ormai non si sa neanche più quali         lettore a riflettere sulle alternative.
siano queste “tradizioni cristiane” (basti pensare      Approvare Halloween significherebbe approvare
a cosa è diventato il Natale!). Siamo sommersi –        non la tradizione irlandese “cristianizzata” della
qualche volta con grande soddisfazione – da una         quale oggi, nel modo in cui la festa si svolge,
montagna di “americanate” (e non solo!), che si         non è rimasto niente; significherebbe soltanto
sono profondamente radicate nel tessuto sociale         approvare le esagerazioni di cattivo gusto, che
e nel quotidiano, soprattutto della nostra gioven-      forse a noi direttamente vengono risparmiate, ma
tù. Tanto meno serve far leva su presunte in-           che altrove dominano la notte del 31 ottobre.
fluenze demoniache. Qualcuno crede davvero              Combatterla, magari inventandosi ex novo un’al-
che basti gridare «Al lupo! Al lupo!» per far           tra festa, non servirebbe a niente, se non forse a
rientrare le “pecorelle” nell’ovile?                    meritarci, come al solito, l’etichetta di retrogradi,
Detto questo, torno alla domanda posta sopra.           oscurantisti, nemici di ogni divertimento popola-
«Che cosa si può fare?». Penso che l’unico atteg-       re e magari anche delle sane tradizioni degli anti-
giamento che possa avere qualche speranza di            chi. Si potrebbe piuttosto ripristinare la celebra-
successo – purtroppo solo sui tempi lunghi – sia        zione vigiliare di Tutti i Santi, ma senza far en-
quello che io definisco “il metodo Gamaliele”,          trare dalla porta ciò che vogliamo far uscire dalla
che, per inciso, potrebbe risultare efficace anche      finestra (leggi, ad es., Holy ween).
in altre situazioni.                                    Naturalmente il nostro compito primario rimane
Gamaliele era un fariseo, membro del sinedrio e         quello di valorizzare gli elementi di genuina fede
dottore della legge; tra i suoi allievi aveva anche     popolare presenti nelle NOSTRE feste, senza
un certo Saulo di Tarso, che divenne Paolo dopo         andare a cercare “fuori del recinto” elementi
la conversione sulla via di Damasco. Quando gli         estranei, apparentemente validi solo perché han-
apostoli furono arrestati e condotti dinanzi al         no molti seguaci.
sinedrio, chiamati a rendere conto della loro di-       Pensierino finale. In alcune realtà umane vengo-
sobbedienza nei confronti della proibizione di          no adottati dei simboli che esprimono in qualche
predicare il Vangelo, Gamaliele, fatti uscire gli       modo il contenuto della realtà stessa. Se il sim-
accusati dalla sala, disse ai suoi “colleghi”:          bolo di Halloween è una zucca vuota, possiamo
«Badate bene a ciò che state per fare a costo-          star tranquilli...

                                                                                          25  

                                                                                    a cura di don Raffaele Celentano

             «L            'indulgenza è la remissione dinanzi
                           a Dio della pena temporale per i
                           peccati, già rimessi quanto alla col-
             pa, remissione che il fedele, debitamente dispo-
             sto e a determinate condizioni, acquista per inter-
                                                                   la preghiera e le varie pratiche di penitenza, a
                                                                   spogliarsi completamente dell'“uomo vecchio” e
                                                                   a rivestire “l'uomo nuovo”» (CCC 1473).

                                                                   La dottrina delle indulgenze
             vento della Chiesa, la quale, come ministra della     «Il cristiano che si sforza di purificarsi del suo
             redenzione, autoritativamente dispensa ed appli-      peccato e di santificarsi con l'aiuto della grazia di
             ca il tesoro delle soddisfazioni di Cristo e dei      Dio, non si trova solo. “La vita dei singoli figli di
             santi» (Indulgentiarum doctrina, Norme, 1).           Dio in Cristo e per mezzo di Cristo viene con-
             «L'indulgenza è parziale o plenaria secondo che       giunta con legame meraviglioso alla vita di tutti
             libera in parte o in tutto dalla pena temporale       gli altri fratelli cristiani nella soprannaturale uni-
             dovuta per i peccati» (Ivi, Norme, 2). «Ogni fe-      tà del Corpo mistico di Cristo, fin quasi a forma-
             dele può acquisire le indulgenze [...] per se stes-   re una sola mistica persona”(indulgentiarum
             so o applicarle ai defunti» (Codice di Diritto Ca-    doctrina, 5)» (CCC 1474).
             nonico, can. 994).                                    «Nella comunione dei santi “tra i fedeli, che già
                                                                   hanno raggiunto la patria celeste o che stanno
             Le pene del peccato                                   espiando le loro colpe nel Purgatorio, o che an-
             «Per comprendere questa dottrina e questa prati-      cora sono pellegrini sulla terra, esiste certamente
             ca della Chiesa bisogna tener presente che il pec-    un vincolo perenne di carità ed un abbondante
             cato ha una duplice conseguenza. Il peccato gra-      scambio di tutti i beni” (Ivi, 5). In questo ammi-
             ve ci priva della comunione con Dio e perciò ci       rabile scambio, la santità dell'uno giova agli altri,
             rende incapaci di conseguire la vita eterna, la cui   ben al di là del danno che il peccato dell'uno ha
             privazione è chiamata la “pena eterna” del pec-       potuto causare agli altri. In tal modo, il ricorso
             cato. D'altra parte, ogni peccato, anche veniale,     alla comunione dei santi permette al peccatore
             provoca un attaccamento malsano alle creature,        contrito di essere in più breve tempo e più effica-
             che ha bisogno di purificazione, sia quaggiù, sia     cemente purificato dalle pene del peccato» (CCC
             dopo la morte, nello stato chiamato Purgatorio.       1475).
             Tale purificazione libera dalla cosiddetta “pena      «Questi beni spirituali della comunione dei santi
             temporale” del peccato. Queste due pene non           sono anche chiamati il tesoro della Chiesa, che
             devono essere concepite come una specie di ven-       non “si deve considerare come la somma di beni
             detta, che Dio infligge dall'esterno, bensì come      materiali, accumulati nel corso dei secoli, ma
             derivanti dalla natura stessa del peccato. Una        come l'infinito ed inesauribile valore che le
             conversione, che procede da una fervente carità,      espiazioni e i meriti di Cristo hanno presso il
             può arrivare alla totale purificazione del peccato-   Padre ed offerti perché tutta l'umanità fosse libe-
             re, così che non sussista più alcuna pena» (CCC       rata dal peccato e pervenisse alla comunione con
             1472).                                                il Padre; è lo stesso Cristo redentore, in cui sono
             «Il perdono del peccato e la restaurazione della      e vivono le soddisfazioni ed i meriti della sua
             comunione con Dio comportano la remissione            redenzione” (Ivi, 5)» (CCC1476).
             delle pene eterne del peccato. Rimangono, tutta-      «Appartiene inoltre a questo tesoro il valore vera-
             via, le pene temporali del peccato. Il cristiano      mente immenso, incommensurabile e sempre nuo-
             deve sforzarsi, sopportando pazientemente le          vo che presso Dio hanno le preghiere e le buone
             sofferenze e le prove di ogni genere e, venuto il     opere della beata Vergine Maria e di tutti i santi, i
             giorno, affrontando serenamente la morte, di ac-      quali, seguendo le orme di Cristo Signore per gra-
             cettare come una grazia queste pene temporali         zia sua, hanno santificato la loro vita e condotto a
             del peccato; deve impegnarsi, attraverso le opere     compimento la missione affidata loro dal Padre; in
             di misericordia e di carità, come pure mediante       tal modo, realizzando la loro salvezza, hanno an-

2       25


che cooperato alla salvezza dei propri fratelli         certe immaginette antiche.
nell'unità del Corpo mistico» (Ivi, 5).                 Il terzo periodo va dal XIV al XVI secolo quan-
                                                        do la Chiesa abusò nella concessione di indul-
Ottenere l'indulgenza di Dio mediante la Chiesa         genze, in molti casi comprate con denaro che
«L'indulgenza si ottiene mediante la Chiesa che,        avrebbe dovuto simboleggiare il ravvedimento
in virtù del potere di legare e di sciogliere accor-    dei peccatori. Proprio le indulgenze concesse
datole da Gesù Cristo, interviene a favore di un        dietro pagamento spinsero Martin Lutero a dar
cristiano e gli dischiude il tesoro dei meriti di       vita alla sua Riforma Protestante (1517). Il Con-
Cristo e dei santi perché ottenga dal Padre delle       cilio di Trento (1545-1563), indetto proprio per
misericordie la remissione delle pene temporali         tentare di riconciliare la Chiesa cattolica con
dovute per i suoi peccati. Così la Chiesa non           quella protestante, mise fine alla “compravendita
vuole soltanto venire in aiuto a questo cristiano,      delle indulgenze”, proibendo le questue e abo-
ma anche spingerlo a compiere opere di pietà, di        lendo la figura dei “venditori di indulgenze”.
penitenza e di carità» (CCC 1478).                      Il quarto ed ultimo periodo è quello considerato
«Poiché i fedeli defunti in via di purificazione        contemporaneo, iniziato proprio con il Concilio
sono anch'essi membri della medesima comunio-           di Trento e rafforzato dalla riforma di Papa Paolo
ne dei santi, noi possiamo aiutarli, tra l'altro, ot-   VI che regolò definitivamente la concessione
tenendo per loro delle indulgenze, in modo tale         delle indulgenze con la Costituzione apostolica
che siano sgravati dalle pene temporali dovute          Indulgentiarum doctrina (1967).
per i loro peccati» (CCC 1479).
                                                        Indulgenza plenaria e parziale
Un po’ di storia                                        L’Indulgenza plenaria è quella che libera il pec-
L’indulgenza consiste nella remissione parziale         catore dall’intera pena temporale dovuta per i
(indulgenza parziale) o totale (indulgenza plena-       propri peccati. Si tratta di una concessione
ria) della pena temporale, la cui applicazione è        straordinaria che viene fatta in occasioni parti-
mutata nel corso dei secoli. In questa evoluzione       colari quali il Giubileo, oppure anche per un’e-
storica si possono individuare quattro periodi.         lezione papale come nel caso di Papa France-
Un embrione dell’applicazione delle indulgenze          sco. Prima del 2000 per ricevere l’Indulgenza i
si può ritrovare nell’usanza della Chiesa antica,       fedeli dovevano essere fisicamente presenti in
la quale, per riammettere nella comunione eccle-        Piazza San Pietro nel momento della benedizio-
siale i peccatori imponeva loro un pellegrinaggio       ne del nuovo Papa, oppure recarsi a Roma in
alle tombe dei martiri. Con ciò si applicavano ai       occasione di un anno giubilare per visitare le
fedeli i meriti della passione di Cristo nonché         Basiliche dei santi Pietro e Paolo. Giovanni
delle preghiere dei santi; questi meriti costituiva-    Paolo II ruppe questa consuetudine, garantendo
no il vero “tesoro” (infinito e illimitato) della       l’indulgenza plenaria anche a quanti erano col-
Chiesa, la quale ha ricevuto da Cristo l’autorità       legati tramite Radio e Televisione. Anche la
di farne partecipi i suoi figli.                        prescrizione di compiere una visita alle Basili-
A partire dal sec. VIII, ma soprattutto dall’XI,        che romane è stata ampliata: di volta in volta
per le confessioni erano prescritte determinate         vengono indicate altre chiese (di solito le catte-
penitenze a seconda della qualità dei peccati (le       drali e/o alcuni santuari) alle quali si può com-
penitenze a quei tempi venivano comandate ad            piere il pellegrinaggio lucrando l’indulgenza
esempio per un mese, per una quarantena, per tre        plenaria.
mesi, per un anno, per dieci anni, per tutta la vi-     L’indulgenza parziale è quella che l’autorità ec-
ta) si cominciò a venire incontro alla difficoltà       clesiastica concede al peccatore che ha dimostra-
della penitenza condonandola in parte o total-          to di essersi allontanato dal male invocando il
mente se si compivano altre opere, come ad              perdono di Dio, ma anche mettendosi al servizio
esempio un pellegrinaggio o la partecipazione           degli altri o privandosi spontaneamente di un
alla crociata per riscattare i luoghi santi profanati   piacere o compiendo alcuni atti di devozione
dai pagani. In questa prospettiva si inserivano i       (rosario, novene, Via Crucis...).
“giorni di indulgenze” che troviamo ancora in                                           (Continua a pagina 14)

                                                                                        25  3


Mariangela Forabosco, www.qumran2.net - Proposto da S. Fusco

             C'         era una volta un paese qualunque, in
                        un posto qualunque, abitato da gente
                        qualunque, che viveva una vita qualun-
             que. Vi accadevano cose belle e cose brutte, co-
                                                                      qualcosa di più: voleva realizzare il Regno già
                                                                      quaggiù, facendo sì che nel suo paese qualunque,
                                                                      con la sua gente qualunque, con un apostolo qua-
                                                                      lunque si compisse quanto il Re Gesù Cristo ave-
             me in tutti i paesi qualunque; era un paese dove         va chiesto agli uomini per avere la sua eredità
             la vita scorreva apparentemente tranquilla, presa        eterna: «Amatevi l'un l'altro come io ho amato
             dalle cose di tutti i giorni.                            voi!».
             La gente di quel paese qualunque, però, non era          Un giorno, nel corso di una funzione religiosa, il
             poi tanto "qualunque"; infatti era l'erede niente-       pastore iniziò il suo sermone così: «Cari fratelli,
             meno che di un Regno, annunciato tanti secoli            care sorelle, questa notte ho avuto una visio-
             prima da un grande Re, il cui nome era Gesù Cri-         ne...». Un bisbiglio serpeggiò tra i fedeli. «Ha
             sto, sceso dal suo Regno celeste per insegnare           avuto una visione! Che sarà mai?».
             agli uomini il modo per entrarci e diventare, così,      «Una visione bellissima», continuò l'apostolo,
             suoi coeredi. Egli, nel suo soggiorno terrestre,         «Ho visto Gesù in tutto il suo splendore!».
             con i suoi discorsi e il suo comportamento, aveva        «Ha visto Gesù... Ma, sarà vero?». «Il nostro
             stravolto le idee umane di Regno, riferite per lo        apostolo ha visto Gesù!!!». Il brusio tra i fedeli
             più alla potenza, alla forza, al dominio, spesso al      era ormai incontrollabile, mentre tutti tenevano
             terrore e alla dominazione; aveva invece parlato         gli occhi incollati al volto dell'uomo di Dio, in
             di pace, amore, fratellanza, uguaglianza, tolle-         attesa del seguito del suo discorso.
             ranza, carità. Per aver parlato di ciò, fu crocifisso    «È vero, pare impossibile anche a me, umile apo-
             dagli uomini e furono perseguitati pure i suoi           stolo, che Gesù si sia degnato di apparirmi, ma è
             apostoli e i suoi seguaci, chiamati Cristiani. L'an-     proprio così: Gesù è venuto da me e mi ha lascia-
             nuncio del suo Regno, però, non si interruppe            to un messaggio per noi tutti, me compreso».
             mai, continuò fino ai giorni nostri, giungendo           «Un messaggio, anche per noi? E che sarà mai?»
             anche in quel paese qualunque, in cui viveva un          si chiedeva la gente, ormai in preda a una grande
             apostolo qualunque, responsabile della continua-         curiosità, mista a un po' di ansia.
             zione dell'annuncio e della vita evangelica dei          «Gesù mi ha detto che la prossima settimana vi-
             cristiani.                                               siterà tutte le case del nostro paese, compresa la
             Da tempo, il pastore di quella comunità si era           mia naturalmente, senza preavviso, e si nascon-
             accorto che qualcosa non andava per il suo ver-          derà nelle spoglie delle persone, di qualunque
             so. I Cristiani che frequentavano la chiesa non          persona, può essere la nonna, il figlio, il marito,
             erano molti, i bambini addirittura pochissimi, le        la moglie, un forestiero, insomma, può essere
             cose di questo mondo stavano prendendo il posto          proprio qualunque sta intorno a noi, capito?
             dell'aspettativa del Regno, anche se, a onor del         Adesso andatevene, raccontate quanto vi ho det-
             vero, la gente era buona, faceva i fatti suoi, non       to anche a chi non viene in chiesa e sappiate
             faceva parlare di sé. Quel pastore, invece, voleva       comportarvi di conseguenza. Ricordatevi che

             (Continua da pagina 13)                                  alla quale è annessa l’indulgenza plenaria; occor-
                                                                      re anche essersi accostati alla confessione e alla
                         COSA SONO LE INDULGENZE?
                                                                      comunione sacramentale; questi adempimenti
             Come si acquista l’indulgenza plenaria                   possono essere compiuti entro sette giorni prima
             Per ricevere l’Indulgenza plenaria bisogna essere        o dopo il momento in cui si compie l’opera di cui
             cattolici battezzati (quindi essere stati liberati dal   sopra, alla quale occorre aggiungere una preghie-
             peccato originale) e compiere l’opera prescritta         ra secondo le intenzioni del Papa.

4       25


Gesù guarda soprattutto se mettete in pratica il        trovò di tutti i colori: si innervosì, rispose alla
suo insegnamento: "Ama gli altri come te stes-          caposala, stava per adirarsi con un malato diffici-
so"».                                                   le quando un pensiero le balenò improvviso: «E
Potete immaginare il chiacchiericcio e l'emozio-        se Gesù si fosse nascosto in qualcuna di queste
ne della gente all'uscita dalla chiesa. La voce         persone? Ma guarda, non ci avevo pensato!».
dell'arrivo di Gesù si sparse in un battibaleno in      Immediatamente cambiò il proprio atteggiamen-
tutto il paese, ne varcò i confini e arrivò in città,   to, diventò gentile ed affabile con tutti e, di con-
e subito reporter dei più famosi giornali e delle       seguenza, tutti diventarono gentili con lei.
stazioni televisive invasero il paese qualunque,        «Mamma, guarda che disegno ho fatto!».
insediandosi nei pochi hotel disponibili e asse-        «Piantala, che devo vedere la puntata di Demi-
diandolo con camper, antenne e quant'altro.             ful...!», rispose secca la donna. Pian piano, però,
Venne il lunedì, e ogni persona del paese passò         affiorò nella sua mente un dubbio: «E se Gesù si
la giornata a guardarsi intorno, a fissare gli altri    è nascosto in mio figlio?». Immediatamente,
con occhi terribilmente fissi, quasi per scorgere,      spense la televisione, rinunciando per la prima
sotto le loro sembianze, la parvenza della presen-      volta alla sua telenovela preferita, e chiamò il
za di Gesù. Fu una giornata di nervosismo, di           figlio.
scatti repentini, di risposte poco gentili, insom-      Di giorno in giorno, nel paese qualunque, tra
ma, fu una giornata poco... "caritatevole". Du-         quella gente qualunque, si diffuse in modo di-
rante la notte, però, le persone, in un dormiveglia     rompente la consapevolezza che il Cristo Re po-
ansioso, ebbero modo di riflettere sul loro com-        teva nascondersi nelle spoglie di qualunque per-
portamento e capirono che non avevano messo             sona, chiunque poteva essere Gesù e, di conse-
per niente in pratica l'insegnamento di Gesù. «Se       guenza, il comportamento di ognuno cambiò: le
per caso era in una delle persone che ho incon-         parole gentili sostituirono gli improperi, ogni
trato oggi, mamma mia, che figura ho fatto!!!!          persona fu guardata con occhi nuovi, con amore,
Domani starò più attento».                              con più rispetto, i mariti ebbero più riguardo per
Intanto, i giornalisti, la sera del lunedì fecero       le mogli, le mogli si sforzarono di capire più pro-
sapere a mezzo mondo che la venuta di Gesù tra          fondamente i mariti, i genitori dedicarono più
la gente del paese qualunque aveva fatto schizza-       tempo ai figli, gli anziani furono apprezzati per
re i nervi a tutti e le cose erano peggiorate rispet-   la loro esperienza, i malati furono accuditi con
to a prima, ne sapeva qualcosa uno di loro, che         amore e gentilezza, i forestieri furono accolti con
era addirittura stato malmenato per aver calpesta-      disponibilità.
to le aiuole di un bel giardino, mentre tentava di      I giornalisti, come sempre pronti a cogliere le
riprendere una lite familiare dietro una finestra.      minime manifestazioni che facessero notizia,
Venne il martedì e il detto "la notte porta consi-      constatarono un crescendo di atteggiamenti posi-
glio" fu quanto mai veritiero.                          tivi: l'armonia si poteva toccare con mano, gli
La signora Maria, uscita per fare la spesa di buon      sforzi per migliorare i rapporti con gli altri erano
mattino, incrociò la signora Bice. Come sempre,         palpabili, insomma, sembrava un paese nuovo,
le venne istintivo di tirare dritto voltando la fac-    Regno di pace, d'amore, il Regno in terra del Re
cia dall'altra parte (aveva sparlato di lei con la      Gesù Cristo. La notizia positiva si diffuse in
sua amica più cara, quella strega!), ma le balenò       mezzo mondo e ogni paese cercò di copiare la
il pensiero: «E se è Gesù? Non posso non salu-          ricetta dell'Amore, con la consapevolezza, final-
tarlo!», e per la prima volta, dopo dieci mesi, le      mente, che Gesù è in ogni uomo ed applicando
disse, se pur tra i denti: «Buona giornata, Bice!».     quanto Egli ci disse: «Ciò c he avrete fatto al più
La Bice, che era ben peperina, stava per non ri-        piccolo dei miei fratelli lo avrete fatto a me».
spondere al saluto, ma pensò: «E se è Gesù?».           Ed è così che il pastore qualunque della gente
Mai avrebbe rinunciato a salutare Gesù, per cui         qualunque del paese qualunque riuscì a realizza-
disse sorridendo: «Cara Maria, buona giornata           re sulla terra il Regno di Dio, obbedendo alla
anche a te!!!». E sentirono tutte e due un gran         richiesta che recitiamo sempre nel Padre Nostro:
peso che se ne andava e una gran gioia che le           «Venga il tuo regno!».
rallegrava.                                             E nascendo la PACE in ogni cuore, nacque la
L'infermiera Tina, raggiunto il suo reparto, ne         pace in tutta la terra!

                                                                                         25  5
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