In questo numero - Montepertuso
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Anno XIII - Numero 154 - Dicembre 2015 Periodico di cultura e formazione umana e cristiana della comunità ecclesiale di Montepertuso - Nocelle In questo numero EDITORIALE La notte in cui il cielo ha toccato la ter- ra, 2 DALLA DIOCESI Insegnare agli ignoranti e consigliare i dubbiosi, 3 ALL’OMBRA DEL CAMPANILE Buone notizie dall’India, 4 Omaggio a san Giovanni Paolo II, 5 A SCUOLA DA PAPA FRANCESCO Famiglia e convivialità, 6 Carta d’identità all’asta, 7 LASCIATECI DIRE... Il bene della famiglia naturale, 9 IL DIRETTORE RISPONDE Halloween, 10 GIUBILEO DELLA MISERICORDIA Cosa sono le indulgenze?, 12 STORIE PER PENSARE Se Gesù bussasse alla porta di casa..., 14 UN SANTO AL MESE San Giovanni della Croce, 16 ERRATA CORRIGE Outing/Coming out, 17 LA PAROLA E LA VITA Problematiche pastorali circa il Battesi- mo, 18 GIOCHI E PASSATEMPI, 20 Periodico a diffusione interna - Composizione e stampa in proprio Attività editoriale a carattere non commerciale ai sensi previsti dall’art. 4 DPR 16/10/1972 n. 633 e successive modifiche Direttore responsabile: Don Raffaele Celentano - e-mail: donraffaele@alice.it Redazione: Via Montepertuso - 84017 POSITANO www. montepertuso.it
Don Raffaele Celentano S iamo di nuovo a Natale! Come ci aspettia- mo di viverlo? E come lo vivremo? Le risposte a queste due domande potrebbero essere tra loro non coincidenti. Perché – dobbia- nascere” nel cuore di ogni uomo di ogni tempo, è anche vero che l’uomo di ogni tempo e di tutti i tempi è un animale abitudinario e di solito sce- glie di seguire le abitudini più comode, quelle mo pur dircelo! – c’è un Natale teorico e un Na- che non danno troppo fastidio, che non richiedo- tale pratico; o, se preferite, un Natale ideale e no troppi cambiamenti di vita... uno reale. È l’idea stessa del Natale che assume In questo contesto dovrebbe risultare urgente, da molte sfaccettature, a seconda di chi è colui che parte degli operatori pastorali a tutti i livelli (dal si pone il problema di come vivere questa festa. Papa all’ultimo catechista della Chiesa), l’esigen- Tutti nel mondo festeggiano il Natale. Tra questi za di proporre un modo diverso di vivere il Natale. ci sono quelli che credono che quel Bambino sia Ho detto di proposito – e l’ho anche ripetuto – il Figlio di Dio, ma ci sono anche quelli che non vivere, non celebrare, perché tra i due verbi c’è ci credono ma fanno festa ugualmente, con moti- una differenza importante: dalla celebrazione noi vazioni diverse, che possiamo ricavare gli stimoli per vivere la nostra si richiamano co- vita in modo coerente con la nostra fede (“dal munque ai migliori rito alla vita”, direbbe un mio professore di teo- sentimenti dell’uo- logia), perché “ogni giorno è Natale”; ma è an- mo; un Natale so- che vero che noi portiamo nella celebrazione il ciologico, potrem- modo in cui viviamo la nostra fede (e quindi mo dire. “dalla vita al rito”). Tra quelli che cre- Perché questo discorso non sembri appeso sul nul- dono in quel Bam- la, mi permetto di indicare qualche stimolo che il bino ce ne sono Natale ci potrebbe suggerire, con riferimento – alcuni che festeg- tanto per cambiare – ai tempi che stiamo vivendo. giano il Natale più 1. Quel Bambino è il Verbo di Dio che ha deciso o meno come que- di incarnarsi nella storia degli uomini. Questo gli altri che non ci evento dovremmo leggerlo come un miracolo credono, cioè come una festa pagana o quasi, che Lui ha saputo e voluto fare, quello di anche se magari partecipano alla “Messa di Mez- “mettersi nei nostri panni”, miracolo che anche zanotte” perché la tradizione lo impone! Ma ci noi potremmo fare, se volessimo, mettendoci sono anche quelli per i quali il Natale è una delle “nei panni” del nostro prossimo. feste più importanti della loro fede, seconda for- 2. Giuseppe e Maria non riuscivano a trovare un se solo alla Pasqua. È possibile che in questa posto dove ripararsi per la notte e far nascere il seconda fascia di cristiani ci siano solo papa, Bambino; alla fine trovarono una sistemazione vescovi, preti & C? Spero proprio di no! precaria in una stalla. Ci riuscirono perché qual- Sul Natale – diciamocelo – grava un grosso han- cuno aveva deciso di accoglierli, di interessarsi a dicap. Chi potrebbe non riconoscergli l’appellati- loro, di far loro spazio nella propria esistenza. vo di “festa dei bambini”? Chi potrebbe negare Anche questo, in qualche modo, sarebbe un mi- che a Natale tutti siamo portati ad essere più racolo alla nostra portata... se volessimo. buoni?... Purtroppo è così: a Natale prevalgono i 3. I pastori e i Magi, quando cominciò a diffon- buoni sentimenti, i buoni propositi, che però dersi la notizia del “lieto evento”, andarono a spesso durano, come di dice, da Natale a Santo vedere cosa era successo; adorarono quel Bambi- Stefano. E invece, se è vero che quel Bambino, no, poi se ne tornarono alle loro faccende, diven- nato circa duemila anni fa, vuole “continuare a (Continua a pagina 3) 2 25
Lettera alle famiglie del nostro Arcivescovo (Novembre 2015) Cara famiglia, si impara questo e, poi, a praticarlo dapprima, nel ancora una volta, accogliendo questa lettera dal concreto, con i propri cari. messaggero parrocchiale, fai spazio, nel calore del “Insegnare agli ignoranti” non significa manife- tuo perimetro domestico, al mio desiderio di visi- stare la superiorità delle proprie conoscenze, ma tarti e di rivolgerti parole accorate di sollecitudine aiutare l’altro a vedere e a scoprire con la propria e di premura che incoraggiano il tuo vivere quoti- intelligenza ciò che fino a questo momento non ha diano, in ciascuno dei tuoi componenti. ancora compreso. Dire qualcosa di importante a È il mio cuore di pastore di questo territorio dioce- chi la ignora è segno di nobiltà d’animo, di bontà, sano che mi spinge, con delicatezza e discrezione, nel volere che l’altro maturi e stia bene. Ogni tuo a portarmi periodicamente presso di te per tentare membro non disprezzi il proprio parente se ignora di percepire, nell’affetto della mia paternità spiri- qualcosa di giusto, ma si impegni con lealtà e pa- tuale, le tue attese, i tuoi desideri, i tuoi disagi, le zienza ad insegnarlo. tue preoccupazioni, le tue conquiste, le tue fatiche. “Consigliare i dubbiosi”. Il dubbio non deve mai Ti assicuro che, con la preghiera al Padre dell’in- scandalizzare quando sopraggiunge nello scorrere tera famiglia umana, non smetto mai di chiedere dei giorni: esso fa parte del vivere umano, fatto anche per te quella grinta necessaria ogni giorno anche di pensiero, di riflessione. L'importante è per vivere nell’abbondanza di salute e di pace, avere qualcuno vicino quando i dubbi assalgono, a operando il bene. partire dai propri familiari, che ti sanno consiglia- Il vivere insieme, sotto lo stesso tetto, porta i tuoi re, che ti sanno mostrare con equilibrio la via d’u- membri ad essere compartecipi, fisicamente e spi- scita e, quindi ridonarti la serenità. Quante scelte ritualmente, dei vari eventi vissuti da ognuno: la sbagliate si potrebbero evitare se accanto al tuo gioia di uno diventa la gioia di tutti e la sofferenza momento di dubbio, di indecisione c’è uno dei di uno ne diventa ugualmente quella di tutti. tuoi familiari che ti sa indirizzare al bene, dissi- Ognuno, in questa connaturale comunione interna, pando ogni momento oscuro. diventa così corresponsabile del bene e della cre- Sei famiglia … non dimenticarlo e, per questo, il scita di tutti gli altri: sarà un incoraggiamento in primo irrinunciabile luogo dove si insegna il bene un momento di prova, sarà un ammonimento e si consiglia, come non altrove, chi è assalito dal quando l’altro sta sbagliando … dubbio. Insomma … sei luogo di vicinanza e di Al riguardo, mi piace ricordarti che la Chiesa Cat- amore! tolica, tra le opere di misericordia spirituale, anno- Ti benedico. vera quelle di “insegnare agli ignoranti e consi- + Orazio, arcivescovo gliare i dubbiosi: la famiglia è il primo ateneo ove (Continua da pagina 2) ciò che succede”? E quanti, dopo aver visto e creduto, ne diventano testimoni? LA NOTTE IN CUI IL CIELO HA TOCCATO LA TERRA Mi fermo qui, per non farla troppo lunga. Ma tando testimoni della lieta notizia che il Cielo questi pochi pensieri dovrebbero essere suffi- aveva toccato la Terra. Quanti si rendono conto cienti a farci capire come il nostro Natale 2015 che “il Cielo tocca la Terra” in ogni Messa che potrebbe essere un Natale diverso, senza rinun- viene celebrata, anche nella più sperduta cappel- ciare a zeppole, panettoni e regali, né a confes- lina di questo mondo? E quanti sono quelli che sione, comunione e Messa di Mezzanotte... o del accorrono al suono della campana per “vedere giorno dopo, va’: non voglio infierire troppo. 25 3
N el 2012 il gruppo dei ragazzi che riceve- va la Cresima decise di rinunciare alle spese per addobbi floreali ed altro e di destinare l’equivalente in denaro all’adozione di un seminarista in terra di missione. Mel giorno della Cresima, don Danilo Mansi, direttore dell’Ufficio Missionario Diocesano aveva comu- nicato ai ragazzi il nome del seminarista – Caru- su Carmel Yesu Rajan – che aveva 25 anni e fre- quentava il primo anno di teologia. In questi giorni è giunta notizia dell’ordinazione sacerdo- tale del giovane. Della decisione dei nostri ragaz- zi avevamo dato notizia su ‘o Pertuso di aprile 2012 (pag. 4). 4 25
V enerdì 13 novembre, abbiamo avuto la gioia di venerare nella nostra chiesa la reliquia di San Giovanni Paolo II. L’iti- nerario della peregrinatio nella parrocchia di S. Maria delle Grazie prevedeva per quel pomerig- gio un incontro con i giovani nello stadio comu- nale, che si trova a Montepertuso; approfittando di questa circostanza, abbiamo chiesto che la reliquia potesse fare una sosta anche nella nostra chiesa, così da poter tributare l’omaggio della nostra devozione al Santo Papa. Alle 18.30 la reliquia ha lasciato il campo sporti- vo e in processione è stata portata in chiesa. Qui, dopo una breve spiegazione da parte di una vo- lontaria dell’Unitalsi – che cura la peregrinatio per le parrocchie – è iniziata la santa Messa con- L’immagine rimase lì fino al 29 giugno, quando celebrata da don Raffì e da don Ciriaco. Nono- lui fu dimesso e si trasferì a Napoli per la conva- stante il poco tempo che avevamo avuto per l’or- lescenza. Quell’immagine lo ha seguito poi a ganizzazione, l’affluenza dei fedeli è stata consi- casa, a Positano... Perciò – concludeva don Raffì derevole. – era doveroso da parte sua esprimere a san Gio- Prima della benedizione finale don Raffì ha vo- vanni Paolo II il suo ringraziamento per averlo luto dare la sua personale testimonianza al Santo. aiutato a tornare al suo posto, “a mettere in cro- Ci ha raccontato che il 1° maggio 2011 – quando ce” i suoi figli spirituali. papa Benedetto XVI proclamò beato il suo vene- Al termine della Messa c’è stato il bacio della reli- rato predecessore – lui era in ospedale a Roma, a quia, poi il trasporto a Piazza Cappella dove, siste- meno di un chilometro in linea d’aria da Piazza mata nell’apposito furgone dell’Unitalsi, è stata San Pietro. Dalla finestra della sua stanza a tratti trasferita di nuovo a Positano per proseguire la arrivavano echi della celebrazione... Il giorno peregrinatio secondo il programma stabilito. dopo un’amica che abitava a Roma andò a fargli Ringraziamo il Signore per averci dato la gioia di visita e gli portò un’immagine del novello Beato rendere omaggio a questo grande Papa, anche se che collocò su un tavolo di fronte al suo letto. solo attraverso la sua reliquia. Neppure Cristo è riuscito ad accontentare tutti. Non prendiamocela troppo se non ci riusciamo noi. Papa Giovanni Paolo I da: Illustrissimi - Edizioni Messaggero Padova 25 5
Udienza generale, mercoledì 11 novembre 2015 O ggi rifletteremo su una qualità caratteri- stica della vita familiare che si apprende fin dai primi anni di vita: la convivialità, ossia l’attitudine a condividere i beni della vita e di Cristo. In questo nostro tempo, segnato da tante chiusure e da troppi muri, la convivialità, generata dalla famiglia e dilatata dall’Eucaristia, diventa un’op- ad essere felici di poterlo fare. Condividere e portunità cruciale. L’Eucaristia e le famiglie da saper condividere è una virtù preziosa! Il suo essa nutrite possono vincere le chiusure e co- simbolo, la sua “icona”, è la famiglia riunita in- struire ponti di accoglienza e di carità. Sì, l’Eu- torno alla mensa domestica. La condivisione del caristia di una Chiesa di famiglie, capaci di resti- pasto – e dunque, oltre che del cibo, anche degli tuire alla comunità il lievito operoso della convi- affetti, dei racconti, degli eventi… – è un’espe- vialità e dell’ospitalità reciproca, è una scuola di rienza fondamentale. Quando c’è una festa, un inclusione umana che non teme confronti! Non compleanno, un anniversario, ci si ritrova attorno ci sono piccoli, orfani, deboli, indifesi, feriti e alla tavola. In alcune culture è consuetudine farlo delusi, disperati e abbandonati, che la conviviali- anche per un lutto, per stare vicino a chi è nel tà eucaristica delle famiglie non possa nutrire, dolore per la perdita di un familiare. rifocillare, proteggere e ospitare. La convivialità è un termometro sicuro per misu- La memoria delle virtù familiari ci aiuta a capire. rare la salute dei rapporti: se in famiglia c’è qual- Noi stessi abbiamo conosciuto, e ancora cono- cosa che non va, o qualche ferita nascosta, a ta- sciamo, quali miracoli possono accadere quando vola si capisce subito. Una famiglia che non una madre ha sguardo e attenzione, accudimento mangia quasi mai insieme, o in cui a tavola non e cura per i figli altrui, oltre che per i propri. Fi- si parla ma si guarda la televisione, o lo no a ieri, bastava una mamma per tutti i bambini smartphone, è una famiglia “poco famiglia”. del cortile! E ancora: sappiamo bene quale forza Quando i figli a tavola sono attaccati al compu- acquista un popolo i cui padri sono pronti a muo- ter, al telefonino, e non si ascoltano fra loro, que- versi a protezione dei figli di tutti, perché consi- sto non è famiglia, è un pensionato. derano i figli un bene indiviso, che sono felici e Il Cristianesimo ha una speciale vocazione alla orgogliosi di proteggere. convivialità, tutti lo sanno. Il Signore Gesù inse- Oggi molti contesti sociali pongono ostacoli alla gnava volentieri a tavola, e rappresentava talvol- convivialità familiare. E’ vero, oggi non è facile. ta il regno di Dio come un convito festoso. Gesù Dobbiamo trovare il modo di recuperarla. A ta- scelse la mensa anche per consegnare ai discepo- vola si parla, a tavola si ascolta. Niente silenzio, li il suo testamento spirituale - lo fece a cena - quel silenzio che non è il silenzio delle monache, condensato nel gesto memoriale del suo Sacrifi- ma è il silenzio dell’egoismo, dove ognuno fa da cio: dono del suo Corpo e del suo Sangue quali sé, o la televisione o il computer… e non si par- Cibo e Bevanda di salvezza, che nutrono l’amore la. No, niente silenzio. Occorre recuperare quella vero e durevole. convivialità familiare pur adattandola ai tempi. In questa prospettiva, possiamo ben dire che la La convivialità sembra sia diventata una cosa famiglia è “di casa” alla Messa, proprio perché che si compra e si vende, ma così è un’altra cosa. porta all’Eucaristia la propria esperienza di con- E il nutrimento non è sempre il simbolo di una vivialità e la apre alla grazia di una convivialità giusta condivisione dei beni, capace di raggiun- universale, dell’amore di Dio per il mondo. Par- gere chi non ha né pane né affetti. Nei Paesi ric- tecipando all’Eucaristia, la famiglia viene purifi- chi siamo indotti a spendere per un nutrimento cata dalla tentazione di chiudersi in sé stessa, eccessivo, e poi lo siamo di nuovo per rimediare fortificata nell’amore e nella fedeltà, e allarga i all’eccesso. E questo “affare” insensato distoglie confini della propria fraternità secondo il cuore la nostra attenzione dalla fame vera, del corpo e 6 25
dell’anima. Quando non c’è convivialità c’è mento dell’unico Corpo del Signore. L’alleanza egoismo, ognuno pensa a se stesso. Tanto più viva e vitale delle famiglie cristiane, che prece- che la pubblicità l’ha ridotta a un languore di de, sostiene e abbraccia nel dinamismo della sua merendine e a una voglia di dolcetti. Mentre tan- ospitalità le fatiche e le gioie quotidiane, coopera ti, troppi fratelli e sorelle rimangono fuori dalla con la grazia dell’Eucaristia, che è in grado di tavola. E’ un po’ vergognoso! creare comunione sempre nuova con la sua forza Guardiamo al mistero del Convito eucaristico. Il che include e che salva. Signore spezza il suo Corpo e versa il suo San- La famiglia cristiana mostrerà proprio così l’am- gue per tutti. Davvero non c’è divisione che pos- piezza del suo vero orizzonte, che è l’orizzonte sa resistere a questo Sacrificio di comunione; della Chiesa Madre di tutti gli uomini, di tutti gli solo l’atteggiamento di falsità, di complicità con abbandonati e gli esclusi, in tutti i popoli. Pre- il male può escludere da esso. Ogni altra distanza ghiamo perché questa convivialità familiare pos- non può resistere alla potenza indifesa di questo sa crescere e maturare nel tempo di grazia del pane spezzato e di questo vino versato, Sacra- prossimo Giubileo della Misericordia. Sintesi dell’omelia durante la messa a Santa Marta, 16/11/2015, L’Osservatore Romano U n invito a non mettere «all’asta la nostra carta d’identità» cristiana, a non unifor- marci allo spirito del mondo, che quan- do riesce a prevalere porta all’apostasia e alla gionevole: “Andiamo e stringiamo un’alleanza con le nazioni che ci stanno attorno; perché tante differenze? Perché da quando ci siamo separati da loro, ci sono capitati molti mali. Andiamo da persecuzione. Lo ha individuato Papa Francesco loro, siamo uguali”». E così, ha proseguito nella commentando la liturgia della parola di lunedì descrizione, «alcuni del popolo presero l’iniziati- mattina, 16 novembre, durante la consueta cele- va e andarono dal re che diede loro facoltà di brazione della messa nella cappella di Casa San- introdurre le istituzioni delle nazioni. Dove? Nel ta Marta. popolo eletto, cioè nella Chiesa di quel momen- Il Pontefice ha dedicato la sua riflessione intera- to». mente alla prima lettura, tratta dal primo libro Ma, ha subito avvertito Francesco, in quell’azio- dei Maccabei (1,10-15.41-43.54-57.62-64), rias- ne «c’è la mondanità. Facciamo ciò che fa il sumendone i contenuti «con tre parole: mondani- mondo, lo stesso: mettiamo all’asta la nostra car- tà, apostasia, persecuzione». Rileggendolo, Fran- ta d’identità; siamo uguali a tutti». Proprio come cesco ha fatto notare «che il brano incomincia gli uomini di Israele, i quali «incominciarono a così: “In quei giorni uscì una radice perversa”». fare questo: costruirono un ginnasio a Gerusa- E ha spiegato come «l’immagine della radice che lemme, secondo le usanze delle nazioni, le usan- è sotto terra, non si vede, sembra non fare male, ze pagane; cancellarono i segni della circoncisio- ma poi cresce e mostra, fa vedere, la propria ne, cioè rinnegarono la fede, e si allontanarono realtà» negativa, sia presente anche nella lettera dalla santa alleanza; si unirono alle nazioni e si agli Ebrei, il cui «autore ammoniva i suoi nello vendettero per fare il male». Ma, ha messo in stesso modo: “Che non spunti né cresca in mezzo guardia il Pontefice, proprio «questo, che sem- a voi alcuna radice velenosa, che provochi mali e brava tanto ragionevole, — “siamo come tutti, ne contagi tanti”». siamo normali” — diventò la distruzione». Per- In proposito il Papa ha descritto «la fenomenolo- ché, ha ribadito, «questa è la mondanità. Questo gia della radice», la quale «cresce, sempre cre- è il cammino della mondanità, di quella radice sce», anche quando — come nel caso del brano velenosa, perversa». preso in esame — può sembrare una «radice ra- (Continua a pagina 8) 25 7
Al riguardo Francesco ha confidato come lo ab- dal mondo, ma custodiscili dal mondo», ovvero bia sempre colpito il fatto «che il Signore, «da questa mentalità, da questo umanismo, che nell’ultima cena pregasse per l’unità dei suoi e viene a prendere il posto dell’uomo vero, Gesù chiedesse al Padre che li liberasse da ogni spirito Cristo»; da questa mondanità «che viene a to- del mondo, da ogni mondanità, perché la monda- glierci l’identità cristiana e ci porta al pensiero nità distrugge l’identità; la mondanità porta al unico: “Tutti fanno così, perché noi no?”». pensiero unico, non c’è differenza». Ecco allora l’attualità del brano odierno, che «di E la prima conseguenza di ciò è l’apostasia. Il questi tempi, ci deve far pensare» a com’è la no- Papa lo ha dimostrato proseguendo la rilettura stra identità. Occorre chiedersi: «È cristiana o del brano: «Poi il re prescrisse in tutto il suo re- mondana? O mi dico cristiano perché da bambi- gno che tutti formassero un solo popolo — il no sono stato battezzato o sono nato in un Paese pensiero unico, la mondanità — e ciascuno ab- cristiano, dove tutti sono cristiani?». Secondo bandonasse le proprie usanze. Tutti i popoli si Francesco è necessario trovare una risposta a tali adeguarono agli ordini del re; anche molti israe- domande, poiché «la mondanità che entra lenta- liti accettarono il suo culto: sacrificarono agli mente», poi «cresce, si giustifica e contagia». idoli e profanarono il sabato». Dunque Come? «Cresce come quella radice» citata nella «l’apostasia. Cioè, la mondanità ti porta al pen- lettura; «si giustifica — “facciamo come tutta la siero unico e all’apostasia. Non sono permesse, gente, non siamo tanto differenti” — cerca sem- non ci sono permesse le differenze». Finiamo col pre una giustificazione, e alla fine contagia, e diventare «tutti uguali. E nella storia della Chie- tanti mali vengono da lì». sa, nella storia abbiamo visto, penso a un caso, Al termine dell’omelia il Papa ha evidenziato che alle feste religiose è stato cambiato il nome come tutta «la liturgia, in questi ultimi giorni — il Natale del Signore ha un altro nome — per dell’anno liturgico», ci faccia pensare a queste cancellare l’identità». cose, e in particolare oggi ci dica «nel nome del Inoltre non bisogna dimenticare, sembra voler Signore: guardatevi dalle radici velenose, dalle dire la lettura, che all’apostasia segue la persecu- radici perverse che ti portano lontano dal Signore zione. «Il re — ha continuato il Pontefice — in- e ti fanno perdere la tua identità cristiana». Si nalzò sull’altare un abominio di devastazione. tratta insomma di un’esortazione a tenersi alla Anche nelle vicine città di Giuda eressero altari e larga «dalla mondanità» e a chiedere nella pre- bruciarono incenso sulle porte delle case e nelle ghiera, in particolare, che la Chiesa sia custodita piazze; stracciavano i libri della legge che riusci- «da ogni forma di mondanità. Che la Chiesa vano a trovare e li gettavano nel fuoco. Se, pres- sempre abbia l’identità disposta da Gesù Cristo; so qualcuno, veniva trovato il libro dell’alleanza che tutti noi abbiamo l’identità» ricevuta nel bat- e se qualcuno obbediva alla legge, la sentenza tesimo; «e che questa identità non venga buttata del re lo condannava a morte». Ecco appunto «la fuori» solo per voler «essere come tutti, per mo- persecuzione», che «incomincia da una radice» tivi di “normalità». In definitiva, ha concluso anche «piccola, e finisce nell’abominazione della Francesco, «che il Signore ci dia la grazia di desolazione». Del resto, «questo è l’inganno del- mantenere e custodire la nostra identità cristiana la mondanità». E perciò nell’ultima cena Gesù contro lo spirito di mondanità che sempre cresce, domandava al Padre: «Non ti chiedo di toglierli si giustifica e contagia». Visitate il nostro sito web: www.montepertuso.it 8 25
Il bene della famiglia naturale matrimonio si arricchisce e viene allietato dalla nascita dei figli. Questi sono frutto di amore, I tentativi di colpire l'istituto familiare affiancan- portano amore e spandono amore verso tutti dovi dei surrogati non possono e non devono in quelli che li circondano. I figli sono la migliore nessun modo ledere la tradizione millenaria che scuola di vita e d’amore e dalla culla si sprigiona ha sempre difeso il principio insostituibile del intorno una forza della quale solo con il passare solo matrimonio valido fra maschio e femmina. degli anni si raccoglieranno i frutti, e si com- Le leggi dello Stato non si possono staccare da prenderà allora la vera ricchezza che hanno pro- questi principi ed eventuali unioni fra persone dotto. L’amore parte proprio dalla culla e non lo dello stesso sesso possono solo avere una formu- si fa per dovere, ma per la ed una contrattualità diversa che ne regoli i amore, ed è proprio l'a- rapporti. Che si usi il termine matrimonio biso- more che muove tutto e gna escluderlo come pure evitare ogni forma di non fa sentire il peso dei adozione per assicurare e garantire agli adottati sacrifici necessari. specialmente in tenera età quelle garanzie neces- Non voglio dire che non sarie nella crescita che sono indispensabili e vita- si lavora, ma il lavoro li per un sano e armonioso sviluppo. per la crescita dei figli si Questi tentativi non sono progresso dei valori fa solo perché si ama, e democratici, ma solo abuso della democrazia per diventa piacere e gioia di portare scompensi all'istituto familiare tradizio- farlo. Chiedetelo alle nale fondato per uno sviluppo sano, insostituibile nonne e potranno darvi e, diciamolo con la lettera maiuscola, Sacro della una risposta ed un inco- famiglia. I surrogati alla famiglia inseriamoli in raggiamento, perché se un contesto di rapporti fra persone con discipline lo chiedete a tanti coeta- e regole che possono adattarsi ai vari casi che si nei vi faranno vedere un presentano. paradiso diverso sul In questo relativismo dominante in cui tutto è piatto che alla fine ri- lecito e tutto è permesso in nome di una libertà marrà vuoto, e rimarrete della quale non ne conosciamo neanche più il svuotati e privi delle valore, non possiamo in nessun modo affossare gioie migliori della vita con un solo bagaglio quel poco di buono che c’è rimasto in quelle fa- pieno di delusioni. miglie che hanno ancora la capacità di mantener- In questo mese ricorre la festa per eccellenza del si unite nel vincolo matrimoniale per dare ancora Santo Natale. Accogliamola e celebriamola con una guida sicura ai propri figli ed una risposta tutta la nostra più raccolta partecipazione e fac- ferma a tutti quelli che sanno solo vivere alla ciamo in modo che questo tempo di maggior ri- giornata. poso per noi positanesi non sia dedicato sola- Oggi si fanno i corsi prematrimoniali per istruire mente al divertimento in paesi esotici. le coppie sulle responsabilità e gl'impegni a cui Antonio Casola vanno incontro ed il legame si rafforza quando il 25 9
L a sera del 31 ottobre, gironzolando in Internet, mi ero imbattuto in alcuni arti- coli che parlavano di Halloween; alcuni pro, altri contro; alcuni ben documentati, altri piuttosto istintivi se non prevenuti. Ormai però la festa era in pieno svolgimento, sebbene, almeno dalle mie parti, non se ne vedesse alcun segno; morte; quindi demoni, streghe, fantasmi e simi- così avevo archiviato il materiale “pescato”, in li... Dagli Stati Uniti la festa, in versione riveduta attesa di tempi migliori. Ma la sera successiva, e corretta, tornò in Europa dove, come altre dopo aver celebrato la Messa di Tutti i Santi, ho “americanate”, fu accolta e fatta propria acritica- avuto un interessante scambio di idee con un mente, diffondendosi in breve tempo con grande amico, proprio su Halloween; il che mi ha spinto successo di popolo acclamante alla “novità”. a buttar giù alcune note sull’argomento, a benefi- Una cosa che si può ricavare da questa breve cio di coloro ai quali potrebbe interessare il mio sintesi è che questa festa “non ci appartiene”, pensiero in merito. almeno non nella versione che è stata “rispedita Una breve premessa storica sulla “festa”, ricava- al mittente” da Oltreoceano. In Europa, comun- ta dagli articoli reperibili in Rete. Le radici di que, il successo è stato strepitoso: Halloween si è Halloween vengono fatte risalire alle popolazioni diffusa anche in ambienti cattolici, vista come celtiche che fin dal III millennio a. C. occupava- un’occasione (in più) per far festa, soprattutto no le regioni centro-occidentali dell’Europa; esse con i bambini, contando sull’attrattiva dei trave- raggiunsero il loro apogeo tra il IV e il III secolo stimenti in stile macabro (noir, direbbero i fran- a.C. per poi subire un lento declino, fino a scom- cesi) con accompagnamento della fatidica do- parire quasi del tutto entro il secolo XI della no- manda: «Dolcetto o scherzetto?». stra era, quando i loro ultimi rappresentanti vive- Un Carnevale fuori tempo? Una forma di paga- vano nelle isole britanniche (in Irlanda in parti- nesimo che si cerca di contrabbandare come tri- colare). Proprio tra le popolazioni dell’Irlanda buto alla festa di Tutti i Santi? Non lo so e non sarebbe sopravvissuta quella tradizione. In origi- m’interessa. Anzi – scusate la franchezza – non ne era una sorta di Capodanno, poiché celebrava me ne potrebbe fregar di meno! Mi preoccupa l’inizio della stagione invernale (Samhain). solo – come affannato pastore del gregge di Cri- Si riteneva che nella notte del 31 ottobre i morti sto – che si dia tanto spazio a usanze che non tornassero nei luoghi in cui avevano vissuto per possono in alcun modo definirsi cristiane incontrarsi ancora con i loro parenti e amici vi- (almeno nella versione moderna), sebbene si cer- venti; questi, da parte loro, si preparavano ad chi di avallarne un presunto legame con la festa accoglierli con luci e dolci. Quando anche in Ir- cristiana del 1° novembre e, in seconda battuta, landa arrivarono gli evangelizzatori cristiani, con la commemorazione dei fedeli defunti. notando come fosse radicata questa tradizione Detto questo, resta la fatidica domanda: «Che nel popolo, provarono a “cristianizzarla”, adat- cosa si può fare?». Anche se resto fermo nell’o- tandola a festa della vigilia di Tutti i Santi: Hal- pinione espressa poc’anzi (non me ne potrebbe loween dovrebbe significare appunto Vigilia di fregar di meno), con riferimento a possibili stra- Ognissanti. tegie tendenti ad annullare un eventuale (e forse In anni molto più recenti, quella festa fu esporta- neanche troppo remoto) impatto negativo in par- ta negli Stati Uniti dagli emigranti irlandesi. Qui, ticolare sui piccoli, mi sento di poter dire molto venendo a contatto con gli ambienti del Prote- semplicemente due cose, come persona che ra- stantesimo, avrebbe subito una trasformazione in giona prima che come prete. senso anti-cattolico, con l’accentuazione degli 1. Trovo patetici i tentativi di cristianizzare la aspetti horror collegati in qualche modo con la festa, che ha innegabili radici pagane, con buona 25
pace dei primi evangelizzatori dell’Irlanda, che ro...»; ricordò loro che c’erano stati stati nel pas- fecero del loro meglio con lodevoli intenzioni. sato uomini che si erano presentati sostenendo di Certo, si potrebbe provare a purificarla dalle so- essere “qualcuno” (il Messia atteso), ma, una vrastrutture pseudo-sataniste acquisite Oltreocea- volta morti, i loro seguaci si erano dispersi; e no, ma queste sembrano essere ormai l’unica continuò: «Ora perciò io vi dico: non preoccupa- vera attrattiva della festa: se le eliminassero, cosa tevi di questi uomini e lasciateli andare...». Ed ci resterebbe? Il “dolcetto o scherzetto”? Lo stes- ecco il “metodo” proposto: «Se infatti questo so penso di dover dire di fronte ai tentativi di piano o quest’opera fosse di origine umana, ver- contrastarla opponendole un’analoga festa in rebbe distrutta; ma, se viene da Dio, non riuscire- chiave cristiana – Holy ween, per intenderci – te a distruggerli. Non vi accada di trovarvi addi- che non avendo nessun significato specifico in rittura a combattere contro Dio!». Inutile dire che inglese (eccetto holy, santo), finisce per richia- il sinedrio seguì il parere dell’illustre personag- mare proprio quel nome che si vorrebbe esorciz- gio (cfr At 5,34-39). zare. Detto con una parola, il “metodo Gamaliele” 2. Nel contempo trovo inutili i tentativi di dimo- propone di ignorare il problema. Halloween trae strare che è una festa che non c’entra niente con più forza dai suoi detrattori che dai sostenitori. le tradizioni cristiane europee: nessuno ci crede- Se sembra strana questa mia proposta, invito il rebbe, perché ormai non si sa neanche più quali lettore a riflettere sulle alternative. siano queste “tradizioni cristiane” (basti pensare Approvare Halloween significherebbe approvare a cosa è diventato il Natale!). Siamo sommersi – non la tradizione irlandese “cristianizzata” della qualche volta con grande soddisfazione – da una quale oggi, nel modo in cui la festa si svolge, montagna di “americanate” (e non solo!), che si non è rimasto niente; significherebbe soltanto sono profondamente radicate nel tessuto sociale approvare le esagerazioni di cattivo gusto, che e nel quotidiano, soprattutto della nostra gioven- forse a noi direttamente vengono risparmiate, ma tù. Tanto meno serve far leva su presunte in- che altrove dominano la notte del 31 ottobre. fluenze demoniache. Qualcuno crede davvero Combatterla, magari inventandosi ex novo un’al- che basti gridare «Al lupo! Al lupo!» per far tra festa, non servirebbe a niente, se non forse a rientrare le “pecorelle” nell’ovile? meritarci, come al solito, l’etichetta di retrogradi, Detto questo, torno alla domanda posta sopra. oscurantisti, nemici di ogni divertimento popola- «Che cosa si può fare?». Penso che l’unico atteg- re e magari anche delle sane tradizioni degli anti- giamento che possa avere qualche speranza di chi. Si potrebbe piuttosto ripristinare la celebra- successo – purtroppo solo sui tempi lunghi – sia zione vigiliare di Tutti i Santi, ma senza far en- quello che io definisco “il metodo Gamaliele”, trare dalla porta ciò che vogliamo far uscire dalla che, per inciso, potrebbe risultare efficace anche finestra (leggi, ad es., Holy ween). in altre situazioni. Naturalmente il nostro compito primario rimane Gamaliele era un fariseo, membro del sinedrio e quello di valorizzare gli elementi di genuina fede dottore della legge; tra i suoi allievi aveva anche popolare presenti nelle NOSTRE feste, senza un certo Saulo di Tarso, che divenne Paolo dopo andare a cercare “fuori del recinto” elementi la conversione sulla via di Damasco. Quando gli estranei, apparentemente validi solo perché han- apostoli furono arrestati e condotti dinanzi al no molti seguaci. sinedrio, chiamati a rendere conto della loro di- Pensierino finale. In alcune realtà umane vengo- sobbedienza nei confronti della proibizione di no adottati dei simboli che esprimono in qualche predicare il Vangelo, Gamaliele, fatti uscire gli modo il contenuto della realtà stessa. Se il sim- accusati dalla sala, disse ai suoi “colleghi”: bolo di Halloween è una zucca vuota, possiamo «Badate bene a ciò che state per fare a costo- star tranquilli... 25
a cura di don Raffaele Celentano «L 'indulgenza è la remissione dinanzi a Dio della pena temporale per i peccati, già rimessi quanto alla col- pa, remissione che il fedele, debitamente dispo- sto e a determinate condizioni, acquista per inter- la preghiera e le varie pratiche di penitenza, a spogliarsi completamente dell'“uomo vecchio” e a rivestire “l'uomo nuovo”» (CCC 1473). La dottrina delle indulgenze vento della Chiesa, la quale, come ministra della «Il cristiano che si sforza di purificarsi del suo redenzione, autoritativamente dispensa ed appli- peccato e di santificarsi con l'aiuto della grazia di ca il tesoro delle soddisfazioni di Cristo e dei Dio, non si trova solo. “La vita dei singoli figli di santi» (Indulgentiarum doctrina, Norme, 1). Dio in Cristo e per mezzo di Cristo viene con- «L'indulgenza è parziale o plenaria secondo che giunta con legame meraviglioso alla vita di tutti libera in parte o in tutto dalla pena temporale gli altri fratelli cristiani nella soprannaturale uni- dovuta per i peccati» (Ivi, Norme, 2). «Ogni fe- tà del Corpo mistico di Cristo, fin quasi a forma- dele può acquisire le indulgenze [...] per se stes- re una sola mistica persona”(indulgentiarum so o applicarle ai defunti» (Codice di Diritto Ca- doctrina, 5)» (CCC 1474). nonico, can. 994). «Nella comunione dei santi “tra i fedeli, che già hanno raggiunto la patria celeste o che stanno Le pene del peccato espiando le loro colpe nel Purgatorio, o che an- «Per comprendere questa dottrina e questa prati- cora sono pellegrini sulla terra, esiste certamente ca della Chiesa bisogna tener presente che il pec- un vincolo perenne di carità ed un abbondante cato ha una duplice conseguenza. Il peccato gra- scambio di tutti i beni” (Ivi, 5). In questo ammi- ve ci priva della comunione con Dio e perciò ci rabile scambio, la santità dell'uno giova agli altri, rende incapaci di conseguire la vita eterna, la cui ben al di là del danno che il peccato dell'uno ha privazione è chiamata la “pena eterna” del pec- potuto causare agli altri. In tal modo, il ricorso cato. D'altra parte, ogni peccato, anche veniale, alla comunione dei santi permette al peccatore provoca un attaccamento malsano alle creature, contrito di essere in più breve tempo e più effica- che ha bisogno di purificazione, sia quaggiù, sia cemente purificato dalle pene del peccato» (CCC dopo la morte, nello stato chiamato Purgatorio. 1475). Tale purificazione libera dalla cosiddetta “pena «Questi beni spirituali della comunione dei santi temporale” del peccato. Queste due pene non sono anche chiamati il tesoro della Chiesa, che devono essere concepite come una specie di ven- non “si deve considerare come la somma di beni detta, che Dio infligge dall'esterno, bensì come materiali, accumulati nel corso dei secoli, ma derivanti dalla natura stessa del peccato. Una come l'infinito ed inesauribile valore che le conversione, che procede da una fervente carità, espiazioni e i meriti di Cristo hanno presso il può arrivare alla totale purificazione del peccato- Padre ed offerti perché tutta l'umanità fosse libe- re, così che non sussista più alcuna pena» (CCC rata dal peccato e pervenisse alla comunione con 1472). il Padre; è lo stesso Cristo redentore, in cui sono «Il perdono del peccato e la restaurazione della e vivono le soddisfazioni ed i meriti della sua comunione con Dio comportano la remissione redenzione” (Ivi, 5)» (CCC1476). delle pene eterne del peccato. Rimangono, tutta- «Appartiene inoltre a questo tesoro il valore vera- via, le pene temporali del peccato. Il cristiano mente immenso, incommensurabile e sempre nuo- deve sforzarsi, sopportando pazientemente le vo che presso Dio hanno le preghiere e le buone sofferenze e le prove di ogni genere e, venuto il opere della beata Vergine Maria e di tutti i santi, i giorno, affrontando serenamente la morte, di ac- quali, seguendo le orme di Cristo Signore per gra- cettare come una grazia queste pene temporali zia sua, hanno santificato la loro vita e condotto a del peccato; deve impegnarsi, attraverso le opere compimento la missione affidata loro dal Padre; in di misericordia e di carità, come pure mediante tal modo, realizzando la loro salvezza, hanno an- 2 25
che cooperato alla salvezza dei propri fratelli certe immaginette antiche. nell'unità del Corpo mistico» (Ivi, 5). Il terzo periodo va dal XIV al XVI secolo quan- do la Chiesa abusò nella concessione di indul- Ottenere l'indulgenza di Dio mediante la Chiesa genze, in molti casi comprate con denaro che «L'indulgenza si ottiene mediante la Chiesa che, avrebbe dovuto simboleggiare il ravvedimento in virtù del potere di legare e di sciogliere accor- dei peccatori. Proprio le indulgenze concesse datole da Gesù Cristo, interviene a favore di un dietro pagamento spinsero Martin Lutero a dar cristiano e gli dischiude il tesoro dei meriti di vita alla sua Riforma Protestante (1517). Il Con- Cristo e dei santi perché ottenga dal Padre delle cilio di Trento (1545-1563), indetto proprio per misericordie la remissione delle pene temporali tentare di riconciliare la Chiesa cattolica con dovute per i suoi peccati. Così la Chiesa non quella protestante, mise fine alla “compravendita vuole soltanto venire in aiuto a questo cristiano, delle indulgenze”, proibendo le questue e abo- ma anche spingerlo a compiere opere di pietà, di lendo la figura dei “venditori di indulgenze”. penitenza e di carità» (CCC 1478). Il quarto ed ultimo periodo è quello considerato «Poiché i fedeli defunti in via di purificazione contemporaneo, iniziato proprio con il Concilio sono anch'essi membri della medesima comunio- di Trento e rafforzato dalla riforma di Papa Paolo ne dei santi, noi possiamo aiutarli, tra l'altro, ot- VI che regolò definitivamente la concessione tenendo per loro delle indulgenze, in modo tale delle indulgenze con la Costituzione apostolica che siano sgravati dalle pene temporali dovute Indulgentiarum doctrina (1967). per i loro peccati» (CCC 1479). Indulgenza plenaria e parziale Un po’ di storia L’Indulgenza plenaria è quella che libera il pec- L’indulgenza consiste nella remissione parziale catore dall’intera pena temporale dovuta per i (indulgenza parziale) o totale (indulgenza plena- propri peccati. Si tratta di una concessione ria) della pena temporale, la cui applicazione è straordinaria che viene fatta in occasioni parti- mutata nel corso dei secoli. In questa evoluzione colari quali il Giubileo, oppure anche per un’e- storica si possono individuare quattro periodi. lezione papale come nel caso di Papa France- Un embrione dell’applicazione delle indulgenze sco. Prima del 2000 per ricevere l’Indulgenza i si può ritrovare nell’usanza della Chiesa antica, fedeli dovevano essere fisicamente presenti in la quale, per riammettere nella comunione eccle- Piazza San Pietro nel momento della benedizio- siale i peccatori imponeva loro un pellegrinaggio ne del nuovo Papa, oppure recarsi a Roma in alle tombe dei martiri. Con ciò si applicavano ai occasione di un anno giubilare per visitare le fedeli i meriti della passione di Cristo nonché Basiliche dei santi Pietro e Paolo. Giovanni delle preghiere dei santi; questi meriti costituiva- Paolo II ruppe questa consuetudine, garantendo no il vero “tesoro” (infinito e illimitato) della l’indulgenza plenaria anche a quanti erano col- Chiesa, la quale ha ricevuto da Cristo l’autorità legati tramite Radio e Televisione. Anche la di farne partecipi i suoi figli. prescrizione di compiere una visita alle Basili- A partire dal sec. VIII, ma soprattutto dall’XI, che romane è stata ampliata: di volta in volta per le confessioni erano prescritte determinate vengono indicate altre chiese (di solito le catte- penitenze a seconda della qualità dei peccati (le drali e/o alcuni santuari) alle quali si può com- penitenze a quei tempi venivano comandate ad piere il pellegrinaggio lucrando l’indulgenza esempio per un mese, per una quarantena, per tre plenaria. mesi, per un anno, per dieci anni, per tutta la vi- L’indulgenza parziale è quella che l’autorità ec- ta) si cominciò a venire incontro alla difficoltà clesiastica concede al peccatore che ha dimostra- della penitenza condonandola in parte o total- to di essersi allontanato dal male invocando il mente se si compivano altre opere, come ad perdono di Dio, ma anche mettendosi al servizio esempio un pellegrinaggio o la partecipazione degli altri o privandosi spontaneamente di un alla crociata per riscattare i luoghi santi profanati piacere o compiendo alcuni atti di devozione dai pagani. In questa prospettiva si inserivano i (rosario, novene, Via Crucis...). “giorni di indulgenze” che troviamo ancora in (Continua a pagina 14) 25 3
Mariangela Forabosco, www.qumran2.net - Proposto da S. Fusco C' era una volta un paese qualunque, in un posto qualunque, abitato da gente qualunque, che viveva una vita qualun- que. Vi accadevano cose belle e cose brutte, co- qualcosa di più: voleva realizzare il Regno già quaggiù, facendo sì che nel suo paese qualunque, con la sua gente qualunque, con un apostolo qua- lunque si compisse quanto il Re Gesù Cristo ave- me in tutti i paesi qualunque; era un paese dove va chiesto agli uomini per avere la sua eredità la vita scorreva apparentemente tranquilla, presa eterna: «Amatevi l'un l'altro come io ho amato dalle cose di tutti i giorni. voi!». La gente di quel paese qualunque, però, non era Un giorno, nel corso di una funzione religiosa, il poi tanto "qualunque"; infatti era l'erede niente- pastore iniziò il suo sermone così: «Cari fratelli, meno che di un Regno, annunciato tanti secoli care sorelle, questa notte ho avuto una visio- prima da un grande Re, il cui nome era Gesù Cri- ne...». Un bisbiglio serpeggiò tra i fedeli. «Ha sto, sceso dal suo Regno celeste per insegnare avuto una visione! Che sarà mai?». agli uomini il modo per entrarci e diventare, così, «Una visione bellissima», continuò l'apostolo, suoi coeredi. Egli, nel suo soggiorno terrestre, «Ho visto Gesù in tutto il suo splendore!». con i suoi discorsi e il suo comportamento, aveva «Ha visto Gesù... Ma, sarà vero?». «Il nostro stravolto le idee umane di Regno, riferite per lo apostolo ha visto Gesù!!!». Il brusio tra i fedeli più alla potenza, alla forza, al dominio, spesso al era ormai incontrollabile, mentre tutti tenevano terrore e alla dominazione; aveva invece parlato gli occhi incollati al volto dell'uomo di Dio, in di pace, amore, fratellanza, uguaglianza, tolle- attesa del seguito del suo discorso. ranza, carità. Per aver parlato di ciò, fu crocifisso «È vero, pare impossibile anche a me, umile apo- dagli uomini e furono perseguitati pure i suoi stolo, che Gesù si sia degnato di apparirmi, ma è apostoli e i suoi seguaci, chiamati Cristiani. L'an- proprio così: Gesù è venuto da me e mi ha lascia- nuncio del suo Regno, però, non si interruppe to un messaggio per noi tutti, me compreso». mai, continuò fino ai giorni nostri, giungendo «Un messaggio, anche per noi? E che sarà mai?» anche in quel paese qualunque, in cui viveva un si chiedeva la gente, ormai in preda a una grande apostolo qualunque, responsabile della continua- curiosità, mista a un po' di ansia. zione dell'annuncio e della vita evangelica dei «Gesù mi ha detto che la prossima settimana vi- cristiani. siterà tutte le case del nostro paese, compresa la Da tempo, il pastore di quella comunità si era mia naturalmente, senza preavviso, e si nascon- accorto che qualcosa non andava per il suo ver- derà nelle spoglie delle persone, di qualunque so. I Cristiani che frequentavano la chiesa non persona, può essere la nonna, il figlio, il marito, erano molti, i bambini addirittura pochissimi, le la moglie, un forestiero, insomma, può essere cose di questo mondo stavano prendendo il posto proprio qualunque sta intorno a noi, capito? dell'aspettativa del Regno, anche se, a onor del Adesso andatevene, raccontate quanto vi ho det- vero, la gente era buona, faceva i fatti suoi, non to anche a chi non viene in chiesa e sappiate faceva parlare di sé. Quel pastore, invece, voleva comportarvi di conseguenza. Ricordatevi che (Continua da pagina 13) alla quale è annessa l’indulgenza plenaria; occor- re anche essersi accostati alla confessione e alla COSA SONO LE INDULGENZE? comunione sacramentale; questi adempimenti Come si acquista l’indulgenza plenaria possono essere compiuti entro sette giorni prima Per ricevere l’Indulgenza plenaria bisogna essere o dopo il momento in cui si compie l’opera di cui cattolici battezzati (quindi essere stati liberati dal sopra, alla quale occorre aggiungere una preghie- peccato originale) e compiere l’opera prescritta ra secondo le intenzioni del Papa. 4 25
Gesù guarda soprattutto se mettete in pratica il trovò di tutti i colori: si innervosì, rispose alla suo insegnamento: "Ama gli altri come te stes- caposala, stava per adirarsi con un malato diffici- so"». le quando un pensiero le balenò improvviso: «E Potete immaginare il chiacchiericcio e l'emozio- se Gesù si fosse nascosto in qualcuna di queste ne della gente all'uscita dalla chiesa. La voce persone? Ma guarda, non ci avevo pensato!». dell'arrivo di Gesù si sparse in un battibaleno in Immediatamente cambiò il proprio atteggiamen- tutto il paese, ne varcò i confini e arrivò in città, to, diventò gentile ed affabile con tutti e, di con- e subito reporter dei più famosi giornali e delle seguenza, tutti diventarono gentili con lei. stazioni televisive invasero il paese qualunque, «Mamma, guarda che disegno ho fatto!». insediandosi nei pochi hotel disponibili e asse- «Piantala, che devo vedere la puntata di Demi- diandolo con camper, antenne e quant'altro. ful...!», rispose secca la donna. Pian piano, però, Venne il lunedì, e ogni persona del paese passò affiorò nella sua mente un dubbio: «E se Gesù si la giornata a guardarsi intorno, a fissare gli altri è nascosto in mio figlio?». Immediatamente, con occhi terribilmente fissi, quasi per scorgere, spense la televisione, rinunciando per la prima sotto le loro sembianze, la parvenza della presen- volta alla sua telenovela preferita, e chiamò il za di Gesù. Fu una giornata di nervosismo, di figlio. scatti repentini, di risposte poco gentili, insom- Di giorno in giorno, nel paese qualunque, tra ma, fu una giornata poco... "caritatevole". Du- quella gente qualunque, si diffuse in modo di- rante la notte, però, le persone, in un dormiveglia rompente la consapevolezza che il Cristo Re po- ansioso, ebbero modo di riflettere sul loro com- teva nascondersi nelle spoglie di qualunque per- portamento e capirono che non avevano messo sona, chiunque poteva essere Gesù e, di conse- per niente in pratica l'insegnamento di Gesù. «Se guenza, il comportamento di ognuno cambiò: le per caso era in una delle persone che ho incon- parole gentili sostituirono gli improperi, ogni trato oggi, mamma mia, che figura ho fatto!!!! persona fu guardata con occhi nuovi, con amore, Domani starò più attento». con più rispetto, i mariti ebbero più riguardo per Intanto, i giornalisti, la sera del lunedì fecero le mogli, le mogli si sforzarono di capire più pro- sapere a mezzo mondo che la venuta di Gesù tra fondamente i mariti, i genitori dedicarono più la gente del paese qualunque aveva fatto schizza- tempo ai figli, gli anziani furono apprezzati per re i nervi a tutti e le cose erano peggiorate rispet- la loro esperienza, i malati furono accuditi con to a prima, ne sapeva qualcosa uno di loro, che amore e gentilezza, i forestieri furono accolti con era addirittura stato malmenato per aver calpesta- disponibilità. to le aiuole di un bel giardino, mentre tentava di I giornalisti, come sempre pronti a cogliere le riprendere una lite familiare dietro una finestra. minime manifestazioni che facessero notizia, Venne il martedì e il detto "la notte porta consi- constatarono un crescendo di atteggiamenti posi- glio" fu quanto mai veritiero. tivi: l'armonia si poteva toccare con mano, gli La signora Maria, uscita per fare la spesa di buon sforzi per migliorare i rapporti con gli altri erano mattino, incrociò la signora Bice. Come sempre, palpabili, insomma, sembrava un paese nuovo, le venne istintivo di tirare dritto voltando la fac- Regno di pace, d'amore, il Regno in terra del Re cia dall'altra parte (aveva sparlato di lei con la Gesù Cristo. La notizia positiva si diffuse in sua amica più cara, quella strega!), ma le balenò mezzo mondo e ogni paese cercò di copiare la il pensiero: «E se è Gesù? Non posso non salu- ricetta dell'Amore, con la consapevolezza, final- tarlo!», e per la prima volta, dopo dieci mesi, le mente, che Gesù è in ogni uomo ed applicando disse, se pur tra i denti: «Buona giornata, Bice!». quanto Egli ci disse: «Ciò c he avrete fatto al più La Bice, che era ben peperina, stava per non ri- piccolo dei miei fratelli lo avrete fatto a me». spondere al saluto, ma pensò: «E se è Gesù?». Ed è così che il pastore qualunque della gente Mai avrebbe rinunciato a salutare Gesù, per cui qualunque del paese qualunque riuscì a realizza- disse sorridendo: «Cara Maria, buona giornata re sulla terra il Regno di Dio, obbedendo alla anche a te!!!». E sentirono tutte e due un gran richiesta che recitiamo sempre nel Padre Nostro: peso che se ne andava e una gran gioia che le «Venga il tuo regno!». rallegrava. E nascendo la PACE in ogni cuore, nacque la L'infermiera Tina, raggiunto il suo reparto, ne pace in tutta la terra! 25 5
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