In casa con voi, torna sui social la rubrica di Avvento sulla Parola - Diocesi di Cremona

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In casa con voi, torna sui social la rubrica di Avvento sulla Parola - Diocesi di Cremona
In casa con voi, torna sui
social la rubrica di Avvento
sulla Parola

Anche quest’anno durante il tempo d’Avvento i canali social
della diocesi (facebook, youtube e instagram) offriranno un
momento di riflessione sulla Parola. Torna infatti la rubrica
“In casa con voi”. Filo conduttore saranno i versetti proposti
nel calendario dell’Avvento “In attesa di te”, proposto alle
famiglie dalla Federazione oratori cremonesi, che durante
tutta la settimana sviluppano il Vangelo della domenica.

Le riflessioni sono affidate a diciotto parroci del
territorio, con il percorso che sarà inaugurato e concluso dal
vescovo Antonio Napolioni.

I video saranno pubblicati, a partire dal 29 novembre, dal
lunedì al venerdì, ogni mattina alle 6.30, rimanendo fruibili
secondo le possibilità di ciascuno.

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“Vivere per dono”, verso il
2° Festival della Missione
“Vivere per dono” è il tema dato al 2° Festival della
Missione, che si terrà a Milano dal 29 settembre al 2 ottobre
2022. Lunedì 25 ottobre la conferenza stampa, che si terrà nel
palazzo arcivescovile di Milano, aprirà ufficialmente il
percorso che conduce al Festival. Si è aperto anche un sito
internet dedicato in modo specifico a queste evento:
www.festivaldellamissione.it.

La scelta della location è il felice risultato di un percorso
di discernimento promosso dalla Conferenza Episcopale Lombarda
(CEL). I due promotori: CIMI (Conferenza degli Istituti
Missionari Italiani) e Fondazione MISSIO ITALIA hanno
rafforzato e innovato la struttura organizzativa, dando
riconoscimento giuridico al Festival con la nascita del
Comitato culturale Festival della Missione, e nominando un
direttore generale a sostegno e a perno del progetto, nella
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persona di Agostino Rigon (direttore di MISSIO Vicenza e
responsabile della Commissione missionaria Triveneto). La
Direzione Artistica è stata affidata alle competenze e alla
passione di Lucia Capuzzi (Giornalista di “Avvenire”).

Questa edizione vedrà sul territorio ospitante la
realizzazione di un Pre-Festival e di un Post-Festival che
vorrebbero coinvolgere, in modo particolare, le parrocchie, le
scuole, le università e lasciare un “testimone” per la
“staffetta” della futura edizione.

Il Festival avrà un respiro nazionale, i beneficiari, quindi,
non saranno solamente gli abitanti di Milano e provincia, ma
potenzialmente tutti gli italiani sensibili al tema della
missione. Il coinvolgimento dei diversi Uffici Missionari e
degli Uffici di Pastorale Giovanile delle diocesi italiane, in
particolare quelli della Lombardia, si spera assicuri la
presenza di un numero considerevole di persone.

IL LOGO

Il logo scelto per il Festival
della Missione – di cui Raffaele
Quadri è l’autore – ha come
finalità           l’immediata
individuazione    dell’identità
della proposta e di alcune idee portanti che soggiacciono
all’impianto organizzativo. La prima cosa che colpisce del
logo è il gomitolo con i suoi fili colorati che si srotola dal
basso, ma subito dopo, notando la forma a sfera,
particolarmente precisa, il pensiero si sposta facilmente
verso un possibile “globo”. Si tratta proprio di un “mondo”,
ma a definirlo non sono i contorni delle nazioni, a cui siamo
generalmente abituati, ma i colori “fondamentali” (bianco,
rosso, verde, blu e giallo) dei continenti, a cui i Paesi
tutti appartengono. Il gomitolo senza le sagome dei
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continenti, ma con i fili di diversi colori può richiamare
anche altre “idee di fondo”, per esempio, che:

     il mondo reale, oggi, supera decisamente i confini
     politici territoriali in cui noi ci riconosciamo;
     il mondo reale, oggi, è essenzialmente interconnesso e
     interdipendente;
     il mondo reale, oggi, è palesemente plurale e cosmico.

A dirla tutta, il mondo è anche “altro ancora”, è molto di più
rispetto a quello che possiamo effettivamente dire per
definirlo o per contenerlo. In questo contesto, la missione
appare nel logo simbolicamente e indissolubilmente legata al
destino del mondo, di chi – in questo mondo – viene scartato e
costretto all’“invisibilità”. Ecco il perché dello srotolarsi
del gomitolo dal basso, indicando così il Sud e le periferie
della storia. È lì che si poseranno preferibilmente i nostri
occhi. Da questo “luogo privilegiato” proveremo anche noi
leggere e capire il mondo. In tutto questo, la “missione”
svolge un RUOLO DI SVELAMENTO (® ben visibile dallo srotolarsi
del gomitolo) continuo, anche se mai completo. Uno svelamento
che ha avuto inizio già dall’azione di Dio lungo i secoli,
attraverso i suoi profeti e martiri, sognatori e poeti,
artisti e religiosi, donne e uomini semplici e molte volte
sconosciuti ai più. Ma la “missione”, intesa innanzitutto come
opera e presenza di Dio nella storia attraverso i suoi
prolungamenti umani (pensiamo ai discepoli-missionari, ma
anche e soprattutto “agli uomini e alle donne di buona
volontà” di cui è piena la Terra e che fanno già – senza
saperlo – tanta ”missione”), è anche il “luogo teologico e
antropologico” che meglio riconosce il legame di fratellanza
umana già presente in radice nel cuore dell’uomo e che unisce
in una sola Famiglia Umana tutti e tutti, tutti a tutto!
Possiamo parlare di un triplice svelamento:

     di NOI al mondo, perché tutti siamo “nella stessa barca”
     e nessuno può permettersi di vivere oggi da solo,
     isolato dal resto del mondo, indifferente a tutto ciò
che non gli appartiene;
     del MONDO a sé stesso, aiutando il mondo (fatto di
     persone e di popoli, compresi noi) a riconoscere l’alta
     vocazione umana a cui è chiamato, per il bene di tutti e
     la salvaguardia del creato;
     di DIO al mondo, per riconoscere le “tracce” della sua
     Presenza amorosa in ogni anfratto della storia
     millenaria dell’umanità ® come una Luce che
     impercettibilmente ci attrae al bene e verso cui tutti,
     inconsapevolmente, aneliamo.

Il Festival, in fondo, si propone di narrare proprio questo,
non solo gli accadimenti, ma anche e soprattutto “ciò che di
invisibile, misterioso e prezioso già sta nascendo” si tratta
di contribuire, con tanta umiltà e senza retorica, alla
rigenerazione di un “nuovo mondo”, fondato sulla “fratellanza
umana e l’amicizia sociale”, in cui riconoscerci tutti
“fratelli e sorelle”.

Chiesa di casa incontra la
comunità del Seminario
È nella terza Domenica d’Avvento che la Chiesa cremonese
colloca tradizionalmente la Giornata del Seminario. E del
Seminario si è trattato nell’appuntamento settimanale di
Chiesa di Casa. Il dialogo, guidato da Riccardo Mancabelli, ha
coinvolto don Francesco Cortellini, vicerettore del Seminario
di Cremona, e Paolo Zuppelli, presente a nome di tutta la
comunità di via Milano 5.

Anzitutto, don Cortellini ha spiegato il senso della Giornata:
«La terza Domenica d’Avvento introduce la figura di Giovanni
il Battista, colui che “indica” Gesù. Come lui, anche i
seminaristi saranno presto chiamati ad indicare la presenza
del Signore».

L’occasione anche per presentare la fisionomia di questa
particolare “scuola”, con le lezioni che si svolgono a Lodi in
collaborazione con altre quattro diocesi. «I nostri
seminaristi sono quattordici, più un quindicesimo che è
diacono».

La Giornata del Seminario pone all’attenzione anche il tema
delle vocazioni, il cui calo è vissuto dal Seminario con «un
po’ di preoccupazione per il futuro – come afferma Cortellini
– ma, allo stesso tempo, con speranza». È proprio Paolo,
l’altro ospite in studio, a dare testimonianza di questa
positività, riferendosi alla propria esperienza: «La vocazione
non è un segnale luminoso, ma qualcosa che cresce dentro di
te; io ho iniziato a sentire bisogno di maggior vicinanza con
il Signore, me ne sono accorto in quello che facevo, nel mio
lavoro, in momenti che mi davano più felicità. Allora ho
iniziato il percorso di discernimento, con tutti i dubbi del
caso. Ma il percorso serve appunto per discernere!».

Percorso di discernimento che, però, chiama in causa l’intera
comunità cristiana: per aiutare a capire la vocazione di una
persona, risulta necessaria «una équipe formativa – dice
Cortellini -. Infatti, anche il cammino fatto insieme
determina la capacità di rispondere al Signore».
Ciononostante, c’è anche il livello del singolo «che si mette
in gioco e si interroga».

Vocazione per la gente e tra la gente, la strada del
sacerdozio prevede sì una parte di «separazione», come
dichiara don Cortellini, «rispetto agli altri percorsi
scolastici e alla comunità», ma con lo scopo di raggiungere
un’apertura sempre maggiore e profonda. Ciò è testimoniato dal
tipo di studio che si affronta in Seminario: formazione sui
libri, ma anche sul campo. Varie sono le esperienze di
servizio richieste ai seminaristi e molte sono le realtà che
si offrono alla loro conoscenza: «Ogni comunità, come una
famiglia, ha le sue particolarità», spiega Paolo, aggiungendo
che si tratta proprio di imparare un metodo «non solo per una
crescita dal punto di vista pastorale, ma anche per un
arricchimento umano».

Nel dialogo in studio, don Cortellini fa emergere come il
vivere insieme la comunità, oggi, sia una sfida: «Siamo
tentati dall’individualismo – racconta – cioè di essere in un
posto guardandone altri». Spesso non veramente presenti dove
siamo chiamati a stare, l’unico modo efficace è «imparare
reciprocamente nella relazione con gli altri. Il vivere in
comunità sfida l’individualismo», come afferma don Francesco.
Su questo tema si è soffermato il messaggio del vescovo
Napolioni, nello slogan per la Giornata di quest’anno:
“Insieme si arriva lontano, li inviò a due a due davanti a
sé”. Don Cortellini ha chiesto di continuare a pregare per
nuove vocazioni, sottolineando la necessità di un cammino
sempre comunitario: «la strada è il luogo in cui la fraternità
si vive: la comunione si vive camminando insieme».

#DonoDay     dell’Università
Cattolica, mercoledì a S.
Monica lezione con il vescovo
Napolioni
Torna il #DonoDay dell’Università Cattolica del S. Cuore con
l’edizione 2021 che parte ambiziosa, allargandosi sul
territorio di Piacenza e Cremona e ampliandosi nel tempo:
l’avvio nella mattinata del 4 ottobre a Piacenza con il
presidente della Nazionale italiana cantanti Enrico Ruggeri
che   racconterà    agli   studenti    l’impegno    costante
dell’associazione per la solidarietà, con particolare
riferimento alle Partite del cuore, e si chiuderà l’8 ottobre
con un contributo su l’economia del dono curato da Stefano
Zamagni, presidente della Pontificia Accademia delle Scienze
sociali.

La settimana sarà arricchita da oltre trenta incontri tra
Cremona e Piacenza, in cui docenti e testimonial declineranno
il tema del donare sotto il profilo formativo, giuridico ed
economico.

Mercoledì 6 ottobre ad aprire la giornata nel campus di S.
Monica sarà, alle 8.30, l’intervento del vescovo Antonio
Napolioni su “Il valore del “dono” una traiettoria di vita”,
cui seguirà l’allestimento dei desk informativi di Avis,
Centro di servizio per il volontariato e Consorzio Sol.co,
proseguendo quindi nel pomeriggio con la dedica degli alberi
del Campus ai corsi di laurea, alla presenza dei presidi di
facoltà Anna Maria Fellegara e Marco Trevisan.

Fortemente voluta dalle tre facoltà della sede, l’evento
rappresenta un’occasione preziosa «per riflettere sul dono
come una componente importante del vivere contemporaneo –
sottolineano i presidi del campus, che hanno aperto la
settimana nella mattinata di lunedì 4 ottobre in Auditorium
Mazzocchi -. La riflessione teorica da già tempo considera,
accanto all’economia di mercato e allo Stato, anche il ruolo
dell’economia civile e quindi del volontariato, del terzo
settore e di tutte quelle attività che non sono spinte
primariamente dall’erogazione di beni pubblici o dal
raggiungimento di certi livelli di profitto, ma proprio dal
benessere collettivo, dalle relazioni tra le persone, dalla
solidarietà».

Nata per stimolare negli studenti dell’Università Cattolica di
Piacenza e Cremona e in tutta la comunità universitaria una
riflessione continua sui valori della solidarietà e della
fraternità, ambisce, anche attraverso la stretta
collaborazione con le associazioni di volontariato che operano
sui territori, a far luce su alcune possibili declinazioni con
cui il dono può manifestarsi.

Il ciclo di appuntamenti proposti dall’Università Cattolica di
Piacenza, si inseriscono nell’iniziativa nazionale promossa
dall’Istituto Italiano della Donazione (IID), che ha
fortemente voluto una giornata nazionale dedicata a chi fa del
dono una pratica quotidiana. Una riflessione ancora più
necessaria oggi che siamo tutti chiamati ad affrontare con
generosità e spirito solidale la prova dell’era post Covid.

Scopri il ricco programma di eventi

Unitalsi,     domenica     la
Giornata dell’adesione con la
Messa in Cattedrale
Come ogni anno, nella prima domenica di Avvento, l’Unitalsi
(Unione Nazionale Italiana Trasporto Ammalati a Lourdes e
Santuari Internazionali) celebra la Giornata dell’adesione.
L’occasione per tutti gli unitalsiani di rinnovare il proprio
“mandato di servizio”, di abbracciare idealmente quanti sono
segnati dalla sofferenza fisica e morale, realizzando in
pienezza il carisma associativo, avverrà nella celebrazione
eucaristica vissuta domenica 28 novembre alle 11 in
Cattedrale, alla presenza del vescovo Antonio Napolioni.
La celebrazione, animata dai membri dell’Unitalsi e
concelebrata dall’assistente diocesano don Maurizio Lucini,
sarà trasmessa in diretta sui canali web diocesani e in tv su
Cremona1. La Messa si concluderà, prima della benedizione
finale, con la preghiera del volontario, quale segno di
impegno nella carità.

La Giornata dell’adesione proseguirà in Seminario con il
pranzo e il pomeriggio in festa con raccolta fondi per
l’abbattimento delle quote dei giovani e dei malati che
parteciperanno al pellegrinaggi di sottosezione a Loreto e
Lourdes nel 2022.

Un appuntamento annuale irrinunciabile per gli oltre 70 soci
dell’associazione presente in diocesi che si adoperano a
fianco degli ammalati, dei disabili e delle persone più
fragili sempre seguendo la via tracciata da Unitalsi, quella
di una carità vissuta come servizio gratuito. «Accompagnare a
Lourdes o a Loreto gli ammalati è il carisma fondante della
nostra associazione – spiega il presidente dell’Unitalsi
cremonese, Tiziano Guarneri (in foto a destra) –. Lo facciamo
con il desiderio di manifestare l’amore di Dio attraverso le
nostre mani come strumento di cura rivolto al prossimo».

Dopo mesi di stop forzato, quest’anno sono ripartite tante
attività. «Noi di Cremona – racconta Guarneri – ad agosto
siamo stati in pellegrinaggio al santuario mariano di Loreto,
mentre a ottobre siamo andati in pullman a Lourdes insieme
alle sottosezioni di Mantova e Bergamo. A livello diocesano
noi riusciamo a organizzare due viaggi all’anno e abbiamo già
messo in calendario quelli del 2022: saremo ancora a Loreto il
prossimo maggio e andremo in preghiera alla grotta di
Massabielle».

   Ma non ci sono solo i viaggi e pellegrinaggi: anche sul
   territorio dame e barellieri dell’Unitalsi continuano a
essere a fianco di chi ha bisogno. «Manteniamo i nostri
incontri di preghiera, organizziamo momenti di incontro e
riflessione, ma soprattutto rimaniamo a fianco di uomini,
donne, bambini e anziani che possono avere bisogno di noi.
Recentemente siamo tornati nella rsa Opera Pia di Castelverde
ad animare un pomeriggio con la recita del rosario, dei canti
e una tombolata. Sono gesti semplici di presenza e carità, che
però sono preziosi non solo per gli anziani che andiamo a
incontrare, ma innanzitutto per noi stessi, per non perdere di
vista il punto centrale delle nostre attività, che è il
Signore», conclude Guarneri.

Il prossimo 19 dicembre ci sarà la convocazione per il rinnovo
delle cariche della sottosezione. Ogni cinque anni, infatti,
scadono tutti i Consigli a livello nazionale, regionale e
locale. La scadenza naturale di questi mandati sarebbe stata
nel 2020, ma a causa del covid sono stati prorogati di un anno
perché era impossibile tenere le elezioni. «La cosa bella
– conclude Guarneri – è che qui a Cremona viviamo l’elezione
come un momento di condivisione e totale messa a disposizione.
Nessuno smania per avere “la carica”, siamo solo al servizio
di un Disegno più grande in totale accordo e unità».
Settimana sociale: “Visioni
di futuro e buone pratiche”
Sostenibilità, resilienza, sviluppo, riscaldamento globale,
disparità di genere. Sono alcuni temi emersi durante la
seconda giornata della Settimana sociale, dedicata alle
“visioni di futuro” del nostro pianeta e alle 274 “buone
pratiche” censite nel percorso verso Taranto, alcune delle
quali già visionate e raccontate dal Sir nei giorni precedenti
all’appuntamento presso il PalaMazzola, dove sono riunite
circa un migliaio di persone – tra vescovi, delegati e ospiti
– in rappresentanza di 220 diocesi di 224.

                      Ai lavori ha partecipato anche la
                      delegazione cremonese guidata da
                      Eugenio Bignardi, incaricato diocesano
                      per la pastorale Sociale e del Lavoro,
                      con Diana Afman ed Ester Tolomini, che
                      durante il pomeriggio di oggi hanno
                      preso parte anche alla visita delle
                      delegazioni alla riserva di Torre
                      Guaceto, una delle buone prassi
                      indicate dalla Cei per questa
                      Settimana, come modello virtuoso per le
                      pratiche di conservazione della
biodiversità.

Serve una “ecologia ecclesiale”, la proposta della biblista
Rosanna Virgili nella sua meditazione. “Passare dall’io al
noi”, il suggerimento di mons. Stefano Russo, segretario
generale della Cei, durante la messa celebrata nella
concattedrale di Taranto a inizio mattinata, insieme a quella
di mons. Angelo Spinillo, vescovo di Aversa, a Castellaneta.

Sostenibilità. “La sostenibilità non è soltanto una questione
ambientale, ma anche economica, sociale e istituzionale”. Ne è
convinto il ministro delle Infrastrutture, Enrico Giovannini,
che ha esordito affermando che “la conversione ecologica, non
solo la transizione ecologica, a cui ci richiama Papa
Francesco è possibile. Siamo in un kairòs, siamo chiamati a
dare il nostro contributo in maniera straordinaria. Dobbiamo
balzare in avanti”. In questo senso, per il Ministro, il
titolo della Settimana sociale “è un invito a sperare nel
futuro, ma non in un futuro lontano, in un futuro che noi oggi
abbiamo la possibilità di realizzare”. “Tra qualche mese – ha
annunciato Giovannini – il Paese deciderà di cambiare la
propria Costituzione per inserirvi il principio della
giustizia tra le generazioni, che non c’è ancora. Il Senato e
la Camera hanno già dato l’ok in prima lettura”. “L’attività
economica non può andare a discapito della salute e
dell’ambiente”, il principio innovativo che verrà inserito
nella nostra Carta costituzionale, e che ha a che fare sia con
l’art. 41 che con l’art. 9. “Se l’avessero inserito un pò di
tempo fa, tutta una serie di scelte sarebbero state dichiarate
incostituzionali”, il commento di Giovannini. “Lavorare
insieme per cambiare, perché tutto è connesso”, l’invito alla
platea di Taranto: “Al centro del Pnrr e del Next Generation
Eu c’è il tema di non danneggiare l’ambiente. Nei prossimi
giorni, con la legge di bilancio, approveremo gli investimenti
in un’ottica decennale”. “Il concetto di resilienza ha a che
fare con l’accettare che il futuro sarà fatto di choc,
sanitari, economici, sociali, ma gli choc hanno anche una
valenza positiva”, ha concluso il Ministro esortando a
“trasformare i problemi in una soluzione”. “Proteggere,
preparare, prevenire, promuovere, trasformare”, i verbi con
cui deve avere a che fare la politica: “Viviamo un tempo
difficile ma interessantissimo. È’ il momento giusto per la
trasformazione verso il pianeta, la società e le persone che
speriamo”.

Sviluppo. “Il lavoro che si fa sul sociale non è cosa diversa
dal lavoro per lo sviluppo”. A testimoniarlo è stato Carlo
Borgomeo, presidente della Fondazione con il Sud. “Chi fa
assistenza domiciliare agli anziani, che gestisce i beni
confiscati alla mafia, deve essere consapevole che in quel
momento sta facendo due operazioni: non sta compiendo solo un
atto di solidarietà e di lotta alle disuguaglianze, ma sta
costruendo lo sviluppo”. E proprio di “organizzare percorsi di
inclusione sociale” si occupa la Fondazione con il Sud,
soprattutto per l’inclusione dei soggetti più fragili. Il tema
ambientale è il versante cui si stanno concentrando le
iniziative più recenti.

Riscaldamento globale. “Se le emissioni di Co2 continueranno
con i livelli attuali, ci stiamo dirigendo verso un
riscaldamento globale del pianeta di quattro gradi”. A
lanciare il grido d’allarme è stato Gaël Giraud, gesuita,
economista, direttore della Center for Environmental Justice
della Georgetown University. “A causa del riscaldamento
globale – la previsione dello studioso – il 50% della massa
terrestre vivrà ondate di calore estremo e tre quarti della
popolazione umana mondiale avrà più di 20 giorni di calore
estremo entro la fine del secolo, e non potrà difendersi con
l’aria condizionata perché inquina troppo. Questo significa
che le popolazioni migreranno”. “Se continueremo con i livelli
di emissioni di carbonio che abbiamo oggi – ha fatto notare
inoltre Giraud – entro la fine del secolo il bacino
dell’Amazzonia sarà completamente disabitato, così come
l’America Latina, il bacino del Congo in Africa e l’intera
costa orientale, l’India e tutto il Sud est asiatico”.

Disparità di genere. “Non è una colpa essere madri e
lavorare”. Lo ha detto Giovanna Iannantuoni, economista e
rettrice dell’Università Bicocca di Milano. “In Italia non
solo la percentuale di donne lavoratrici è la più bassa
d’Europa – ha denunciato la relatrice – ma le mamme che hanno
figli in età scolare passano al lavoro part-time. Questo vuol
dire che qualcuno ha commesso un errore”. “Non è una colpa
essere madri e lavorare, anzi, è una ricchezza”, ha
assicurato: il problema è che “viviamo in un mondo disegnato
dai maschi per i maschi”.

Buone pratiche. Diocesi e comune insieme per aiutare a trovare
lavoro per tutti coloro che sono rimasti esclusi a seguito
della crisi del 2008. È il progetto “Insieme per il lavoro”,
nato nel 2017 per iniziativa del card. Matteo Zuppi,
arcivescovo di Bologna, e del sindaco della città. “Si tratta
di un processo innovativo per lavoratori fragili – ha spiegato
don Paolo Dall’Olio – quelli che non riescono a trovare lavoro
e non rientrano nell’assistenza”. Dopo quattro anni, “Insieme
per il lavoro” sta per firmare un nuovo protocollo che
permette l’ingresso anche della Regione Emilia Romagna nel
progetto. Per accedere al progetto, basta un’iscrizione on
line, a cui segue un colloquio: in 4 anni, hanno fatto
richiesta più di 5mila persone. Solo nell’ultimo anno, sono
state collocate 542 persone, di cui la metà delle quali donne
e giovani under 30.

Settimana   sociale,   Papa
Francesco:   “Ai  cattolici
italiani è richiesto un po’
più di coraggio”
“Non possiamo rassegnarci e stare alla finestra a guardare,
non possiamo restare indifferenti o apatici senza assumerci la
responsabilità verso gli altri e verso la società”. È il
monito di Papa Francesco, nel messaggio inviato alla 49ma
Settimana sociale, che si è aperta oggi a Taranto sul
tema: “Il pianeta che speriamo. Ambiente, lavoro, futuro.
Tutto è connesso”. Per uscire dalla crisi generata dal Covid,
“crisi insieme sanitaria e sociale” – l’appello di Francesco
ai circa mille tra vescovi, delegati e ospiti radunati al
Palamazzola –

 “è richiesto un di più di coraggio anche ai cattolici
 italiani”.

A fargli eco è stato il card. Gualtiero Bassetti, arcivescovo
di Perugia-Città della Pieve, introducendo i lavori.

 “Occorre un balzo in avanti”,

la proposta: “Serve uno sguardo lungo sulle sorti dell’Europa
e soprattutto dell’Italia. Mai come oggi è necessario un nuovo
patto sociale tra tutti gli uomini e le donne italiane di
buona volontà per mettere a tema l’Italia e il suo futuro
facendo proposte concrete e non solo belle parole sul nostro
Paese”. “Accanto a un piano di sviluppo per l’Italia c’è
bisogno anche di altro”, ha sottolineato il presidente della
Cei: “Qualcosa di più profondo. Serve una profezia
sull’Italia. È necessaria una voce alta e autorevole che
sappia leggere i segni dei tempi: ovvero sappia comprendere e
interpretare questo scorcio di XXI secolo”. Al termine della
prima parte dei lavori è arrivato a sorpresa anche un
videomessaggio del Santo Padre, in cui rivolge “un pensiero
particolare e un incoraggiamento ai giovani” e offre “una
carezza a tutte le mamme e a tutti i papà di Taranto che hanno
pianto o piangono per la morte e le sofferenze dei propri
figli”.

Per fare della Settimana un’esperienza sinodale, raccomanda il
Papa nel messaggio,

“occorre ascoltare le sofferenze dei poveri, degli ultimi, dei
disperati, delle famiglie stanche di vivere in luoghi
inquinati, sfruttati, bruciati, devastati dalla corruzione e
dal degrado”.
“Abbiamo bisogno di speranza”, la tesi di Francesco, che ha
indicato tre “cartelli” per camminare con audacia su questa
strada. Il primo è “l’attenzione agli attraversamenti”:
“Troppe persone – la denuncia – incrociano le nostre esistenze
mentre si trovano nella disperazione: giovani costretti a
lasciare i loro Paesi di origine per emigrare altrove,
disoccupati o sfruttati in un infinito precariato; donne che
hanno perso il lavoro in periodo di pandemia o sono costrette
a scegliere tra maternità e professione; lavoratori lasciati a
casa senza opportunità; poveri e migranti non accolti e non
integrati; anziani abbandonati alla loro solitudine; famiglie
vittime dell’usura, del gioco d’azzardo e della corruzione;
imprenditori in difficoltà e soggetti ai soprusi delle mafie;
comunità distrutte dai roghi… Ma vi sono anche tante persone
ammalate, adulti e bambini, operai costretti a lavori usuranti
o immorali, spesso in condizioni di sicurezza precarie”.

Il secondo cartello da rispettare sulla strada della speranza
è il divieto di sosta.

“Non sostiamo nelle sacrestie, non formiamo gruppi elitari che
si isolano e si chiudono”,

l’indicazione di rotta del Papa.

 “Quanto sarebbe bello che nei territori maggiormente segnati
 dall’inquinamento e dal degrado i cristiani non si limitino a
 denunciare, ma assumano la responsabilità di creare reti di
 riscatto”,

il sogno di Francesco. Non ci sono via di mezzo, “si tratta di
ridefinire il progresso”, propone il Papa rilanciando uno dei
temi di fondo della Laudato sì: “Uno sviluppo tecnologico ed
economico che non lascia un mondo migliore e una qualità di
vita integralmente superiore non può considerarsi progresso.
Talvolta prevalgono la paura e il silenzio, che finiscono per
favorire l’agire dei lupi del malaffare e dell’interesse
individuale. Non abbiamo paura di denunciare e contrastare
l’illegalità, ma non abbiamo timore soprattutto di seminare il
bene!”. Il terzo cartello stradale è l’obbligo di svolta. “Lo
invocano il grido dei poveri e quello della Terra”, scrive il
Papa, che cita

don Tonino Bello, “profeta in terra di Puglia”, il quale amava
ripetere: “Non possiamo limitarci a sperare. Dobbiamo
organizzare la speranza!”.

Per Francesco, “la svolta verrà solo se sapremo formare le
coscienze a non cercare soluzioni facili a tutela di chi è già
garantito, ma a proporre processi di cambiamento duraturi, a
beneficio delle giovani generazioni”.

Nella parte finale della sua introduzione, il card. Bassetti
si è rivolto direttamente ai giovani, chiamati ad essere i
nuovi protagonisti del cambiamento d’epoca che stiamo vivendo.

“L’epoca dei pifferai magici è passata e non deve tornare
più”.

“La vostra numerosa presenza qui a Taranto, oggi, mi rincuora
e mi consola”, le parole di Bassetti: “Non rassegniamoci!”.
“Come vorrei che da qui noi dessimo un segnale di apertura che
racconti un futuro possibile”, il sogno del “padrone” di casa,
mons. Filippo Santoro, arcivescovo di Taranto: “qui la
speranza è precaria come il lavoro, qui l’inquinamento ha
intossicato le coscienze prima ancora che l’aria, la terra e
il mare”.

“La Chiesa italiana ha la responsabilità di tracciare una
parabola che non fronteggi l’emergenza della salute,
dell’ambiente, del lavoro, con rattoppi dell’ultima ora come
siamo abituati a subire da decenni, ma che sia lungimirante,
che ponga le basi di una crescita per le nuove generazioni,
che esprima la cura dell’educare e della gratuità”,

l’appello del vescovo, che ha auspicato “un percorso virtuoso
di ‘bonifica’ lungo la strada del concetto che il Papa ci ha
offerto: quello dell’ecologia integrale”, ripartendo “dai
volti delle persone morte e ferite per causa dell’inquinamento
ambientale, dal volto ferito di tutta la Casa comune, e dalle
vittime del lavoro”.

Don Paolo Scquizzato e il
coraggio di guardare oltre
Cosa rimane di questi due anni? Questa prima domanda,
spiazzante nella sua semplicità, apre l’intervento di don
Paolo Scquizzato, autore di numerosi libri ed esperto
formatore, lettore e interprete della Parola. Dopo mesi di
sofferenze, limitazioni, regole, lutti, è possibile concludere
che, tutto sommato, non è andato tutto bene come promettevano
gli hashtag e i cartelloni. Il rischio, però, è fare finta che
non sia successo nulla, nascondere la testa sotto la sabbia. E
invece – da qui il titolo dell’incontro organizzato presso il
teatro dell’oratorio di Sant’Agata dalla Libreria Paoline di
Cremona – «la sfida sta nel guardare oltre, cioè guardare
attraverso quello che è stato, non bypassare: non “malgrado”,
ma “attraverso”».

D’altra parte, come insegnano le fiabe o la Divina Commedia,
il protagonista deve necessariamente passare attraverso boschi
magici o selve oscure per andare oltre, per proseguire nel suo
viaggio. E il viaggio mette in crisi, ma – ricorda Scquizzato
– «i vangeli sono pieni di crisi e Gesù è sempre stato in
crisi. La crisi setaccia la vita, la scuote perché alla fine
rimanga qualcosa».

Ogni crisi insegna che la vita è incredibilmente “una”: nelle
sue ambivalenze, dualità e sfaccettature va accolta e compresa
nella sua unità e totalità. Occorre quindi affrontare le
crisi, lasciando da parte la ricerca della felicità, retaggio
del sogno americano, scegliendo, invece, la salvezza. La
connotazione moderna di felicità corrisponde alla rimozione
delle zone d’ombra e dei limiti, all’anestesia dei conflitti,
al rifiuto del buio e della sofferenza. La chiave di volta,
invece, consiste nel riconoscere entrambe le facce della
medaglia, nell’accogliere anche i lati oscuri e della vita –
le brutture, il terrore, l’angoscia – che sono parte
inevitabile della vita e del nostro essere, esattamente come
la notte è imprescindibilmente e necessariamente parte del
giorno insieme al dì.    Un “cristianesimo maturo” spinge a
trovare un senso anche negli aspetti drammatici
dell’esistenza: l’invito è dunque quello ad accogliere la
totalità della vita, includendo soprattutto i limiti e le
vulnerabilità dentro le quali si nasconde Dio, perché «il
fondo dell’anima è scuro e lì abita Dio». Il tutto si può
riassumere in un bellissimo aneddoto sullo straordinario
pianista jazz Keith Jarrett. Il limite di un pianoforte
scordato, che costrinse il musicista in tour a Colonia a
suonare spaziando tra sole tre ottave, ha permesso allo stesso
di sfoggiare il meglio, in uno dei concerti più amati ed
eccezionali della storia. Un po’ come ha saputo fare l’icona
jazz Jarrett, tutti siamo chiamati ad accogliere anche le
crisi, ad abbracciare gli ostacoli, diventando protagonisti e
responsabili di una vera risposta ai limiti e alle fragilità
della nostra esistenza. Da questo scaturisce il “coraggio di
guardare oltre”: perché «avere coraggio, alla fine, significa
attraversare la paura in tutte le sue forme».
“Il contributo dell’Amoris
laetitia   al   rinnovamento
ecclesiale e alla vita del
sacerdote”: la relazione del
vescovo     Martinelli    in
Seminario
“Il contributo dell’esortazione apostolica post-sinodale
Amoris Laetitia al rinnovamento ecclesiale”: questo il tema su
cui si è incentrata la ricca, profonda, apprezzata
 riflessione offerta da Mons. Paolo Martinelli, vescovo
ausiliario di Milano, ai preti della diocesi di Cremona,
riuniti in assemblea plenaria presso il Seminario vescovile,
la mattina di giovedì 7 ottobre.

Accolto e introdotto dal vescovo Mons. Antonio Napolioni, che
nella sua stimolante riflessione ha messo il punto, tra
l’altro, sulla necessità di una “riforma come continua
conformazione a Cristo”, Mons. Martinelli ha preso le mosse
dalla una considerazione di fondo: l’Amoris Laetizia       si
colloca in rapporto con tutta la vita della Chiesa, che da
essa viene rimessa in gioco, con una conseguente ricchissima
molteplicità di implicazioni. Dunque, l’Amoris Laetitia
comporta e sollecita il necessario ripensamento delle
relazioni tra le diverse vocazioni, delle quale è necessario
un riposizionamento comunionale.

Dopo avere introdotto l’attualissimo tema della sinodalità
della Chiesa, rilanciato con grande forza da Papa Francesco,
il presule ha insistito e si è soffermato su come la famiglia,
che vive ed esprime una sua vera e propria vocazione
pienamente ecclesiale, ora debba porsi come primo soggetto di
azione pastorale e di evangelizzazione e non più come oggetto:
così, ha citato tra l’altro, “la famiglia cristiana si
costituisce come soggetto dell’azione pastorale attraverso
l’annuncio esplicito del Vangelo e l’eredità di numerose forme
di testimonianza”. Una prospettiva certamente non nuova:
infatti “la famiglia come soggetto di vita pastorale e di
evangelizzazione è una modalità con cui Papa Francesco
riprende l’idea patristica ed affermata dal Vaticano II in
Gaudium et Spes della famiglia come Chiesa domestica”. Ecco
allora che si passa da un uso “esclusivo” della azione
pastorale” a uno “inclusivo”, che tiene conto e valorizza la
vocazione alla santità di tutti i credenti. Certo, è
innegabile che l’annosa eredità moderna, oltre ai complessi
fenomeni della secolarizzazione e della attuale “impertinenza
della fede”, debbano comportare e richiedano passaggi
decisivi, per la vita della Chiesa, attraverso un lungo
percorso, che non prescinda dalla riflessione teologica
(teologia del laicato), dai movimenti di vita cristiana (con
la riscoperta del battesimo e della spiritualità familiare…),
dal magistero (Gaudium et Spes, Lumen Gantium, Familiaris
Consortio, Deus Caritas est, Amoris Laetitia…). L’Amoris
laetitia allora non può non porsi come fondamentale contributo
dal punto di vista della dinamica ecclesiale e pastorale,
nell’ottica di una “pluriformità vocazionale nell’unità”.

                                               Federico Celini

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Domenica   alle    18   in
Cattedrale il conferimento
dei Ministeri: diretta sul
web
Domenica 24 ottobre, durante la Messa delle 18 in Cattedrale,
il vescovo Antonio Napolioni conferirà il ministero del
Lettorato e dell’Accolitato a otto studenti di Teologia del
Seminario diocesano. La celebrazione sarà proposta in diretta
streaming sul portale e i canali social diocesani.

Lettorato e Accolitato sono ministeri laicali che affidano a
chi li riceve una particolare responsabilità in ordine alla
proclamazione della Parola di Dio e alla dimensione
comunionale e caritativa dell’impegno nella comunità. Durante
la celebrazioni queste due dimensioni sono sottolineate in
modo particolare da un gesto che ognuno compirà,
individualmente, davanti al Vescovo e che sottolinea sia il
carattere personale dell’impegno che ogni singolo si assume,
ma anche l’apertura a alla comunità e alla Chiesa per la
presenza del Vescovo e la dimensione comunitaria della
celebrazione all’interno della quale si svolge questa
consegna.

Al futuri lettori sarà consegnata una Bibbia dal Vescovo,
“strumento” essenziale per approfondire la conoscenza della
Parola di Dio. Il lettore è, infatti, colui che proclama la
parola di Dio, a lui è affidata. Chi riceve questo ministero è
chiamato in modo particolare a formarsi e, soprattutto, farsi
formare, lui per primo, dalla parola di Dio. I futuri lettori
sono: Alberto Fà della parrocchia di S. Bassiano vescovo in
Pizzighettone, Valerio Lazzari della parrocchia di S. Pietro
apostolo in Vicomoscano e Giuseppe Valerio della parrocchia di
S. Martino in Spinadesco.

Ai futuri accoliti, invece, sarà consegnata una patena
contenente il pane che sarà consacrato durante la liturgia
eucaristica. Questa consegna sottolinea come l’accolito sia
colui che si occupa di custodire i vasi sacri e di distribuire
la Comunione. Egli è, quindi, ministro straordinario della
comunione. Un altro aspetto fondamentale che viene conferito
con questo ministero è quello della carità che deve acquisire
una rilevanza sempre maggiore nella vita e nell’impegno
all’interno della comunità da parte dell’accolito. I futuri
accoliti sono Andrea Bani della parrocchia di S. Vittore
martire in Agnadello, Claudio Mario Bressani della parrocchia
dei Ss. Fermo e Rustico martiri in Caravaggio, Alex Malfasi
della parrocchia di Ss. Filippo e Giacomo in Castelleone,
Jacopo Mariotti della parrocchia di Cristo Re in Cremona e
Paolo Zuppelli della parrocchia di S. Benedetto abate in
Trigolo.
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