IL TUMORE OVARICO la rete e il percorso diagnostico-terapeutico e assistenziale della Regione Emilia-Romagna - Regione Emilia-Romagna Salute
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IL TUMORE OVARICO la rete e il percorso diagnostico-terapeutico e assistenziale della Regione Emilia-Romagna
IL TUMORE OVARICO In tutti questi anni in Regione Emilia-Romagna abbiamo lavorato con un preciso obiettivo, quello di qualificare sempre di più l’assistenza alle persone affette da patologie tumorali, sospette o certe, lungo l’intero percorso diagnostico e terapeutico, dalla prevenzione al trattamento, ai successivi controlli. E rendere ancora più efficiente il sistema di relazioni tra cittadinanza, professionisti e strutture dedicate alla diagnosi e alla cura delle persone con queste patologie. Le raccomandazioni regionali contenute nel documento allegato alla Deliberazione di Giunta Regionale avente come oggetto la “Definizione della Rete Regionale e del Percorso Diagnostico Terapeutico Assistenziale per il trattamento della neoplasia ovarica” (N. 2242 del 22/11/2019) sono nate con la finalità di costruire in Regione Emilia-Romagna una rete di Centri di eccellenza in grado di garantire alti livelli organizzativi ed elevata clinical competence per tutte le pazienti affette da questa neoplasia. Una rete di servizi che eroghi prestazioni di qualità all’interno di un percorso organico e appropriato, con una presa in carico attiva e una centralità delle pazienti in ogni momento dell’iter clinico e una multidisciplinarità e multiprofessionalità dell’approccio clinico che sappia essere non solo efficace ma umano nei confronti delle donne che attraversano un momento così doloroso della loro vita. 1 In questo ambito la collaborazione con le Associazioni di volontariato rappresenta un’alleanza preziosa e insostituibile e un riconoscimento per il loro lavoro che affianca con eguale importanza quello dei clinici e quello dei programmatori dei servizi. Mi auguro che si consolidi sempre di più per affrontare insieme, più forti, questa difficile sfida. Raffaele Donini Assessore Politiche per la Salute Regione Emilia-Romagna
Una diagnosi di tumore ovarico si traduce quasi sempre in un intervento chirurgico – che riveste un ruolo fondamentale sia a fini diagnostici che a fini terapeutici – e il residuo tumorale post-chirurgico fa la differenza sulla prognosi successiva. I dati che abbiamo a disposizione parlano chiaro: le pazienti affette da carcinoma ovarico trattate in Centri ad alto volume di interventi presentano le sopravvivenze migliori. Il messaggio che voglio dare deriva da queste evidenze e, anche se può suonare impopolare, è importante e necessario: DONNE, METTETEVI SCOMODE. Ovvero dopo il momento spiazzante della diagnosi scegliete con cura il centro a cui affidarvi: il vostro criterio non deve essere quello della vicinanza a casa e alla famiglia, ma quello della massima competenza. E se questa scelta da un lato vi complicherà la vita, dall’altra vi darà maggiori 2 possibilità. Fate qualche Km in più se necessario, e mettetevi nelle mani di un ospedale specializzato che ha operato e trattato un maggior numero di casi, dove troverete oncologi, chirurghi, anestesisti, radiologi, anatomo patologi, nutrizionisti e associazioni di pazienti in grado di affrontare il tumore ovarico in maniera mirata e di fornirvi un supporto a trecentosessanta gradi. Sandra Balboni Presidente Loto Onlus
IL TUMORE OVARICO I TUMORI DELL’OVAIO Il fumo sembra aumentare il rischio di un parti- colare sottotipo di carcinomi ovarici (mucinosi). Il più importante fattore di rischio noto è quello legato ad alterazioni genetiche: circa il 15% CONOSCI IL TUMORE OVARICO? dei tumori ovarici riconosce una trasmissione ereditaria, riconducibili ad una predisposizione Le ovaie sono due organi ovoidali di 2-3 cm di genetica nota, la mutazione dei geni BRCA1 e diametro posizionate nella parte bassa dell’ad- BRCA2. BRCA è un acronimo inglese: “BReast dome. CAncer”, ovvero tumore al seno. Alterazioni a Il tumore alle ovaie è causato da una degene- livello di questi due geni predispongono all’in- razione e da una proliferazione incontrollata sorgenza di tumori al seno e alle ovaie. La pre- delle cellule ovariche-tubariche-peritoneali che senza della mutazione genetica non implica nella maggior parte dei casi (85-90%) sono di necessariamente che ci si ammalerà di tumo- tipo epiteliale (cioè derivate dalle cellule super- re, ma solo che si hanno maggiori probabilità ficiali che non producono gli ovuli). di sviluppare specifici tumori rispetto a chi non L’80-90% dei tumori ovarici è benigno, Il 15-20% presenta il difetto genetico: si eredita la predi- è maligno e circa il 5-10% ha caratteristiche in- sposizione, non la malattia. termedie (borderline). I tumori ovarici benigni Il rischio di sviluppare un tumore ovarico insorgono più frequentemente in donne in età nell’arco dell’intera vita è maggiore nelle por- compresa tra i 20 e i 65 anni, mentre il 90% del- tatrici di mutazione BRCA1 (40%) rispetto alle le neoplasie maligne è diagnosticato in donne di età superiore ai 40 anni e il picco di inciden- BRCA2 mutate (18%). 3 za è tra i 50 e i 69 anni. COME SI INDIVIDUA Ogni anno, in Italia, si individuano circa 5 mila L’ALTERAZIONE DEI GENI BRCA1 nuove diagnosi di tumore ovarico: questo tu- more occupa il decimo posto per incidenza tra E BRCA2 NEI TUMORI DELL’OVAIO? tutti i tumori femminili (3.4%). Nell’arco della vita l’1.4% delle donne è destinato a sviluppare Da settembre 2015 è indicata per tutte le pa- un tumore dell’ovaio mentre il 12.5% rischia di zienti con carcinoma ovarico, non mucinoso sviluppare un tumore della mammella. e non borderline, l’esecuzione del test per la In Italia vengono diagnosticati 5.200-5.300 ricerca della mutazione BRCA alla diagnosi di nuovi casi di carcinoma ovarico ogni anno, dei malattia. La decisione di sottoporsi a questa quali circa 400 in Emilia-Romagna. Ad oggi in analisi è assolutamente libera e volontaria e Italia vivono circa 38.000 donne che hanno per effettuarla è necessario acquisire il con- affrontato una diagnosi di carcinoma ovarico. senso informato della paziente. L’indicazione ad eseguire questa indagine genetica deriva dal fatto che sono ad oggi disponibili farmaci CHI È A MAGGIOR RISCHIO altamente efficaci nei portatori di mutazione, DI SVILUPPARE IL CARCINOMA che determinano un miglioramento significati- DELL’OVAIO? vo della prognosi delle pazienti affette da car- cinoma ovarico. Tra i fattori di rischio l’impiego di estrogeni Il test genetico può essere eseguito sia su pre- come terapia sostitutiva in menopausa aumen- lievo di sangue (test germinale), sia sul tessuto ta il rischio di carcinoma dell’ovaio, soprattutto neoplastico (test somatico al momento dell’in- quando è protratta nel tempo (almeno 10 anni), tervento chirurgico). In quest’ultimo caso da mentre le gravidanze e l’assunzione della pillo- un campione di tessuto tumorale asportato la anticoncezionale durante l’età fertile riduco- durante la procedura chirurgica sarà estratto no il rischio. il DNA, che sarà analizzato con metodiche di genetica molecolare per ricercare alterazioni
dei geni BRCA1 e BRCA2. In presenza di un test ESISTONO MISURE PREVENTIVE PER positivo sul tumore, va sempre eseguito il test genetico anche su un campione di sangue per DONNE PORTATRICI SANE DI MUTAZIONE distinguere le mutazioni ‘germinali’, indicative PATOGENETICA DI BRCA1/2? di una predisposizione ereditaria, che rendono necessaria una consulenza genetica nei fami- In caso di riscontro di mutazione BRCA1/2 in liari, da quelle ‘somatiche’ (presenti solo sul donne non affette da neoplasia ovarica, pur in tumore). assenza di chiare evidenze scientifiche in pro- In caso di riscontro di un difetto ereditario di posito, si prevede che la sorveglianza preven- BRCA1 o BRCA2 predisponente ai tumori, il test tiva dell’apparato genitale consti di una visita genetico potrà essere esteso agli altri membri ginecologica con ecografia pelvica transva- maggiorenni della famiglia che desiderino ef- ginale e dosaggio ematico del CA125 ogni 6 fettuarlo. Non è indicata l’esecuzione del test mesi. Tali esami sono esenti dal pagamento nei minorenni, poiché l’aumento del rischio di del ticket e programmati a partire dai 25 anni tumori riguarda solo l’età adulta. fino ai 74 anni. La Consulenza Genetica è un colloquio medico In queste donne potrà essere valutata la possi- durante il quale viene raccolta la documenta- bilità di una chirurgia di riduzione del rischio zione medica e vengono fornite le informazioni (asportazione di tube e ovaie), che limita il ri- sulla malattia (eventuale trasmissione eredi- schio di carcinoma ovarico dell’80-90%. Inoltre taria, disponibilità del test genetico, interventi la salpingo-ovariectomia profilattica è in grado 4 medici disponibili) e sulla storia familiare, dato che solo una piccola parte delle neoplasie del- di ridurre del 50% anche il rischio di tumore mammario. la mammella/ovaio è correlabile ad alterazioni genetiche. Alla consulenza genetica accedono le pazien- QUALI SONO I SINTOMI? ti con mutazione del gene BRCA su campione Nelle fasi precoci il carcinoma dell’ovaio spes- ematico (test germinale) al fine di ottenere un so non provoca sintomi e questa è la ragione counseling personalizzato anche in relazio- per cui nella maggior parte dei casi (75-80%) ne ai familiari potenzialmente coinvolti dalla la malattia viene diagnostica in fase avanzata, mutazione. L’avvio al genetista è compito del quando cioè è già estesa all’addome. In que- medico (ginecologo oncologo o oncologo sto caso può provocare i sintomi legati alla medico) che ha richiesto il test genetico e ha presenza di una massa addominale o di ascite discusso con la paziente le sue implicazioni. (raccolta di liquido nel peritoneo), con conse- guente aumento di volume dell’addome, senso di tensione addominale, difficoltà all’evacua- zione, dolore pelvico e/o addominale. Solo nel 10% delle donne il carcinoma ovarico viene diagnosticato quando è ancora limitato alle ovaie (stadio I): in questi casi la diagnosi è per lo più occasionale in corso di controlli gine- cologici routinari. Nel restante 10% dei casi la diagnosi avviene quando la malattia si è este- sa oltre le ovaie, ma è ancora limitata alla pelvi (stadio II).
IL TUMORE OVARICO COME DIAGNOSTICARLO? I TRATTAMENTI La visita ginecologica e l’ecografia pelvica La terapia delle donne con carcinoma dell’ova- trans-vaginale sono le prime indagini da ese- io si basa su due cardini fondamentali: la chi- guire nel sospetto di un carcinoma dell’ovaio. rurgia e la terapia farmacologica antitumorale. Se il sospetto è confermato le successive tap- È compito del team multidisciplinare (oncolo- pe del percorso diagnostico-terapeutico devo- go medico, chirurgo ginecologo, radioterapi- no essere eseguite in centri ad alto volume di sta, genetista e anatomo-patologo) identificare casistica (centri hub di II e di III livello in regio- lo stadio di malattia e scegliere il trattamento ne Emilia-Romagna). ottimale individualizzato e personalizzato per Lo studio TC dell’addome e del torace con ogni paziente. mezzo di contrasto, il dosaggio del CA 125 nel sangue sono le altre indagini che più comune- CHIRURGIA: rappresenta un momento fonda- mente precedono la terapia. La 18FDG PET è mentale del trattamento del tumore ovarico. E’ un’indagine strumentale di secondo livello: non il primo atto terapeutico da intraprendere quan- è considerato un esame di routine nella stadia- do risulti possibile rimuovere tutta la malattia zione della malattia, non necessaria salvo casi visibile senza lasciare residuo macroscopico particolari nella prima diagnosi, maggiormente al termine dell’intervento (citoriduzione otti- utile nel sospetto di ripresa di malattia, ai fini male). Generalmente comporta l’asportazione di una valutazione chirurgica. di utero e ovaia. Per una corretta valutazione dei tumori in sta- dio avanzato spesso è necessaria una laparo- In casi attentamente selezionati (donne gio- vani desiderose di gravidanze e con tumori in 5 scopia diagnostica che permette al chirurgo di stadio iniziale e a basso rischio di ricaduta) è valutare se l’intervento deve essere eseguito possibile una terapia chirurgica conservativa subito o è da procrastinare dopo pochi cicli di (fertility sparing) con asportazione esclusiva- chemioterapia. Inoltre, permette una corretta mente di un solo ovaio. diagnosi istologica fondamentale per definire La chirurgia laparoscopica è riservata a casi il sottotipo istologico, per distinguere le forme specifici: tumori ovarici in stadio iniziale, come a diverso potenziale di malignità, per porre la ausilio per valutare l’estensione della malattia diagnosi differenziale con altri tumori addomi- negli stadi avanzati, per verificare la presenza no-pelvici e per effettuare prelievi di tessuto di una recidiva o in casi selezionati di risposta neoplastico e di sangue finalizzati all’esecu- ottimale alla chemioterapia. Esclusi questi zione del test genetico in tempi rapidi. casi la chirurgia laparotomica rappresenta la Tutto questo richiede del personale medico via chirurgica più comunemente usata e più dedicato: chirurgo ginecologo che si occupi di sicura nei tumori ovarici. oncologia (tempo dedicato alle patologie on- cologiche ginecologiche >80% del suo lavoro) CHEMIOTERAPIA: nella maggior parte delle e patologo dedicato. pazienti la chemioterapia può essere eseguita dopo l’intervento chirurgico come trattamento post-operatorio per ridurre il rischio di recidiva (chemioterapia adiuvante). Quando l’intervento di citoriduzione ottimale non risulta possibile, la chemioterapia prece- de l’intervento chirurgico, che viene eseguito dopo alcuni cicli. Lo scopo di questa terapia (chemioterapia neoadiuvante) è quello di ri- durre la massa neoplastica quando questa non risulti asportabile completamente in prima istanza. I farmaci generalmente utilizzati sono i derivati del platino (carboplatino) e il taxolo.
NUOVI FARMACI NUOVI TRATTAMENTI INTEGRATI PARP INIBITORI: sono farmaci inibitori di una (HIPEC E PIPAC) particolare proteina implicata nella riparazione Sono metodiche basate sulla somministra- del DNA delle cellule tumorali (i farmaci PARP zione, con modalità differenti, di chemiotera- inibitori: olaparib, niraparib, rucaparib) che pico all’interno della cavità addominale allo hanno migliorato sensibilmente la prognosi scopo di aumentare l’efficacia terapeutica dei del carcinoma ovarico, soprattutto nel caso di farmaci comunemente usati per la cura delle donne portatrici di mutazione di BRCA1/2 o co- carcinosi. Attualmente l’HIPEC (peritonecto- munque con alterazioni dei meccanismi di ri- mia con chemio-ipertermia intraperitoneale) parazione del DNA. La via di somministrazione la PIPAC (Pressurized IntraPeritoneal Aerosol di questi farmaci è quella orale e sono farmaci Chemotherapy) sono tecniche sperimentali e in genere ben tollerati (sebbene non privi di ef- vengono utilizzate nell’ambito di studi clinici. fetti collaterali) e adatti a terapie prolungate. L’introduzione degli inibitori PARP rappresenta il maggior passo in avanti degli ultimi 20 anni nella terapia delle donne con carcinoma epite- liale dell’ovaio: va ricordato tuttavia che questa terapia non è sostitutiva della chemioterapia, ma si aggiunge ad essa. 6 IMMUNOTERAPICI: sono anticorpi monoclo- nali (Atezolizumab, Avelumab, Durvalumab, Ipilimumab, Nivolumab, Pembrolizumab) che stimolano il sistema immunitario dei pazienti per renderlo più efficace nel riconoscere e di- struggere le cellule cancerose. Mentre queste terapie si sono dimostrate di grande efficacia in alcuni tipi di tumori (melanomi, tumori pol- monari ed altri) ad oggi nessuna immunotera- pia è ancora entrata nel trattamento standard di donne con tumore dell’ovaio. Alcuni studi in questo ambito sono stati interrotti per futilità (nessuna evidenza di beneficio) altri sono an- cora in corso.
IL TUMORE OVARICO LA RETE REGIONALE zione del tipo di intervento. Di tutto ciò farà fede un referto scritto allegato alla cartella clinica. La paziente ha il diritto di ricevere informazioni chiare e esaurienti. IL PERCORSO DIAGNOSTICO Ogni Centro ha le proprie modalità di acco- TERAPEUTICO E ASSISTENZIALE (PDTA) glienza ma vi è sempre un infermiere dedi- cato (case manager), che resta il punto di NELLA RETE riferimento della paziente. Molto importante è la collaborazione con le associazioni di vo- • ACCESSO AL PERCORSO DIAGNOSTICO lontariato, che possono essere fisicamente La donna, a cui viene diagnosticata una mas- presenti nei Centri. sa e/o un versamento addominale sospetti per neoplasia ovarica durante una ecografia • TRATTAMENTO addominale e/o pelvica, deve essere invia- A seconda della situazione clinica, il percor- ta dal medico che ha in carico la paziente so può continuare presso il reparto di chirur- (ginecologo specialista o MMG) a un centro della rete regionale per un approfondimento gia ginecologica o presso quello di oncolo- diagnostico (Centro di I e II livello). gia medica. • APPROFONDIMENTO DIAGNOSTICO La terapia chirurgica riveste un ruolo fonda mentale: permette la rimozione di tutta la ma- Presso queste sedi la paziente, per con- fermare il sospetto diagnostico, viene sot- lattia visibile e consente l’analisi dei tessuti tumorali (in Anatomia Patologica) per la con- 7 toposta ad esami quali l’ecografia pelvica trans-vaginale, il dosaggio del marker tu- ferma diagnostica e lo studio di tutti i parame- morale CA 125 e, in caso di conferma neo- tri patologici bio-molecolari utili per la cura. plastica, una TC toraco-addomino-pelvica. La qualità della chirurgia (come della diagnosi A completamento può essere eseguita una patologica) è oggi considerata un fattore de- laparoscopia diagnostica per la conferma terminante per la prognosi del tumore. Di con- diagnostica e il giudizio di operabilità da ef- seguenza è importante il Centro Chirurgico: fettuarsi presso i centri di II livello. dati di letteratura hanno mostrato una associa- zione positiva tra volumi di attività chirurgica • COLLOQUIO CON LA PAZIENTE E per tumore ovarico delle strutture e risultati INCONTRO COL TEAM MULTIDISCIPLINARE di salute, indicando che le pazienti affette da In caso di diagnosi positiva, la paziente vie- carcinoma ovarico trattate in Centri ad alto vo- ne presa in carico dal Centro. A informare lume presentano le sopravvivenze migliori. la paziente della diagnosi e a discutere Nel caso della terapia oncologica, alla donna con lei la migliore strategia terapeutica da verranno date indicazioni su quale terapia on- intraprendere nello specifico caso sono ge- cologica, per quanto tempo, come e con quale neralmente un ginecologo e un oncologo cadenza dovrà essere assunta, quali effetti del team multidisciplinare che ha sede nel collaterali avrà e come questi possono essere Centro di II livello (team multidisciplinare mitigati affinché abbiano il minor impatto pos- costituito da: chirurgo ginecologo oncologo, sibile sulla qualità di vita. In alcuni casi parti- oncologo medico, radiologo, radioterapista, colarmente avanzati o per le condizioni com- genetista e anatomo-patologo). promesse della paziente, può essere prescritta Durante il colloquio, la paziente riceve l’indi- una terapia oncologica (detta neoadiuvante) cazione della strategia terapeutica a segui- prima dell’intervento chirurgico, per ridurre le to dell’incontro multidisciplinare e, qualora dimensioni del tumore da operare e permettere dovesse affrontare un percorso chirurgico una chirurgia meno aggressiva. primario, riceverà una dettagliata descri- La terapia medica potrà essere effettuata in
ricovero ospedaliero o in ambulatori speciali- IL PERCORSO PER LE DONNE stici, a seconda dei casi (tipo di terapia, effetti collaterali, modalità di assunzione). Durante AD ALTO RISCHIO EREDOFAMILIARE le terapie ogni paziente viene monitorata per prevenire e trattare eventuali effetti secondari. I parenti delle donne affette da mutazioni Terminata questa fase vengono programmate genetiche potranno eseguire il test genetico le visite e gli esami di controllo, fissandone gli previa esecuzione di una consulenza genetica appuntamenti. pre-test. In caso le donne risultino positive al A causa di un rischio di comparsa di linfede- test verranno comunicate indicazioni per acce- ma degli arti inferiori, dopo il completamento dere a un ambulatorio dedicato e a un percorso della fase chirurgica le pazienti saranno indi- di presa in carico specifico come riportato nel rizzate, indipendentemente dalla presenza di paragrafo specifico. edemi agli arti inferiori, a una visita angiologi- ca presso il centro di riferimento identificato I CENTRI DELLA RETE REGIONALE nel percorso locale. Durante la visita saranno fornite tutte le informazioni utili al riconosci- La rete della Regione Emilia-Romagna per la mento di segni o sintomi tipici del linfedema diagnosi e il trattamento del tumore ovarico si ed eventualmente, laddove presenti, sarà con- articola in: sigliata la partecipazione ad attività territoriali di educazione terapeutica, svolte anche in col- • CENTRI DI I LIVELLO, rappresentati da tutti 8 laborazione con le Associazioni delle pazienti. Si prevedono controlli durante il primo anno di gli ospedali dotati di servizio di ginecologia che effettuano le procedure diagnostiche follow-up e, successivamente, solo in presenza necessarie a caratterizzare il rischio di una di segni clinici o sintomi sospetti per insorgen- massa annessiale e trattano chirurgicamen- za di linfedema. te i tumori ovarici benigni; • FOLLOW-UP • CENTRI DI II LIVELLO costituiti da ospeda- Il follow-up delle donne trattate costituisce li che possiedono specifiche competenze parte integrante della presa in carico del nella gestione dei tumori genitali femminili, PDTA del tumore ovarico e deve essere con- gestiscono con approccio multidisciplinare dotto in maniera multidisciplinare, in assen- le pazienti e dispongono in loco dei servizi za di malattia, per almeno 5 anni successivi di supporto e del personale specializzato al trattamento primario mediante visita cli- (per esempio Terapia Intensiva post-ope- nica, esami ematici comprensivi anche del ratoria, Anatomia Patologica, Radioterapia, dosaggio del Ca 125 ed esami strumentali etc) (Deliberazione di Giunta Regionale n. (TAC, ecografia trans-vaginale) con esecu- 2242/2019). Nei Centri di II livello deve es- zione del PAP test. sere concentrata l’attività chirurgica al fine di offrire alle pazienti tali complesse presta- • CURE PALLIATIVE zioni nelle modalità più adeguate, in condi- Le pazienti con un tumore ovarico in stadio zioni di massima sicurezza per le pazienti e avanzato devono avere a disposizione un gli operatori e con i risultati clinici migliori. servizio specializzato di cure palliative che I Centri di II livello finora identificati sono collabora con l’equipe multidisciplinare, per rappresentati dall’Azienda Ospedaliero-Uni- assicurare la continuità della assistenza. versitaria di Parma, dall’Arcispedale Santa In ogni fase del PDTA della paziente con Maria Nuova-IRCCS di Reggio Emilia, dall’A- neoplasia ovarica il medico coinvolto, anche zienda Ospedaliero-Universitaria di Bologna. su indicazione del personale infermieristico, Per il territorio della Romagna verrà definita può indirizzare la paziente ad una consulen- a breve l’organizzazione di riferimento. za da parte dello psicologo clinico ed even- tuale trattamento.
IL TUMORE OVARICO • un CENTRO DI III LIVELLO che costituisce – attività di promozione della ricerca scientifi- il Centro di riferimento regionale per il trat- ca sulla neoplasia. tamento chirurgico dei casi più complessi, individuato presso la Ginecologia Oncologi- Nella definizione del percorso diagnostico-te- ca dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di rapeutico di questa patologia, le pazienti riten- Bologna (Deliberazione di Giunta Regionale gono importante che le organizzazioni sanita- n. 2113/2017). rie si impegnino ad assicurare prioritariamente Il Centro di III livello collabora con tutti i cen- alcuni snodi che garantiscano: tri regionali anche al fine di promuovere atti- – l’effettuazione del trattamento chirurgico in vità di formazione del personale sanitario e centri di riferimento specializzati, in consi- di ricerca sulla patologia ovarica. derazione dell’impatto prognostico di una chirurgia ottimale; LE ASSOCIAZIONI – un approccio diagnostico dedicato (anato- mo-patologico, biomolecolare), in modo da Il ruolo delle Associazioni delle/dei pazienti ha progredire ulteriormente nella identificazio- raggiunto da anni una maturità e una consape- ne delle diverse tipologie del tumore ova- volezza da poter partecipare attivamente alla rico e, di conseguenza, di sviluppare cure programmazione regionale dei servizi sanitari. sempre più specifiche ed efficaci; È ormai acquisito che un corretto coinvolgi- – la conferma del percorso genetico (test mento delle/dei pazienti nell’ambito delle reti BRCA) alle donne operate di tumore ova- clinico-assistenziali contribuisce a migliorare la qualità dei servizi resi alla popolazione. rico eleggibili per consentire la sollecita applicazione delle nuove terapie mirate e 9 Per questo motivo, sono da tempo nate As- l’eventuale percorso di sorveglianza per i sociazioni per dare voce alle donne colpite famigliari; da neoplasia ovarica, sulla base di tre pilastri – lo sviluppo di un percorso formativo speci- strategici: fico per i medici di medicina generale, spes- – attività di sensibilizzazione e consapevo- so primi ad intercettare la paziente durante lezza della patologia perché l’informazione le prime fasi della diagnosi; è la prima forma di prevenzione secondaria. – la presa in carico per la diagnosi precoce e I sintomi aspecifici della malattia, la rendo- il trattamento del linfedema degli arti infe- no difficilmente diagnosticabile ma alcune riori. semplici pratiche, in attesa di uno strumen- Queste tematiche vanno recepite nell’elabora- to di screening, possono favorevolmente zione dei percorsi assistenziali a livello regio- contribuire a una diagnosi precoce; nale e locale, affinché il disegno della rete dei – attività di supporto alle donne colpite e servizi sia più rispondente alle esigenze delle alle loro famiglie perché è fondamentale il donne che si trovano a vivere un’esperienza supporto psicologico e tutte le pratiche di così complessa e dolorosa. accompagnamento ai percorsi di cura;
salute.regione.emilia-romagna.it ed. novembre 2020
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