IL NORD AFRICA: FATTORI D'INSTABILITÀ E RUOLO DEL TERRORISMO - Panorama Internazionale - Ministero della Difesa

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IL NORD AFRICA: FATTORI D'INSTABILITÀ E RUOLO DEL TERRORISMO - Panorama Internazionale - Ministero della Difesa
Panorama Internazionale

          IL NORD AFRICA: FATTORI
               D’INSTABILITÀ
          E RUOLO DEL TERRORISMO      IDA PIAMPIANI E FRANCO DEL FAVERO

30 INFORMAZIONI DELLA DIFESA 1/2012
IL NORD AFRICA: FATTORI D'INSTABILITÀ E RUOLO DEL TERRORISMO - Panorama Internazionale - Ministero della Difesa
Il Nord Africa fra tentativi di
riforme e problemi strutturali

         li eventi della cosiddetta “Primavera Araba”

G       hanno riportato l’attenzione della Comunità
        Internazionale sul bacino del Mediterraneo
in generale e sull’Africa Settentrionale in particolare.
Nello specifico, l’attenzione degli analisti è con-
centrata principalmente sulle possibili relazioni
esistenti fra i tre principali fattori “storici” d’instabilità
della regione: l’integralismo religioso, il terrorismo1
e, non ultima, la crescente esigenza di riforme
strutturali in campo politico, sociale ed economico.
Prima di analizzare l’aspetto relativo alle aspettative
di riforme democratiche che, in quanto disattese,
sono state considerate come il motivo principale
alla base delle “rivoluzioni” che hanno letteralmente
“spazzato via” regimi ultradecennali, che sembravano
destinati a perdurare seguendo una successione
dinastica, è necessario soffermare l’attenzione su
alcuni dei problemi strutturali – incidenti sulle
condizioni elementari di vita della popolazione –
che affliggono i Paesi della Regione e che, di
fronte all’inazione della maggioranza dei governi,
rendono le richieste di riforme in campo politico
ed economico ancora più pressanti.
La popolazione con le sue dinamiche, come
vedremo, rappresenta, o meglio dovrebbe rappre-
sentare, il fulcro attorno al quale ruota l’intero si-
stema economico e sociale regionale. Sotto l’aspetto
delle condizioni fondamentali di vita dei cittadini,
ovvero della human security2, la Regione presenta
però numerosi fattori di rischio legati prevalente-
mente, anche se non esclusivamente, ai forti
squilibri di natura ambientale. La human security,
nella formulazione adottata dalle Nazioni Unite, è
considerata la “retroguardia”, ovvero la condizione
di base, dello sviluppo. In altri termini, quindi, non
1
    Il riferimento diretto è al ruolo della leadership egiziana all’interno
    di Al Qaeda ed alla successione di Osama Bin Laden, anche se non
    può essere trascurato il ruolo del network jihadista operante in Nord
    Africa negli attacchi terroristici di Madrid del 2004 e di Londra del-
    l’anno successivo.
2
    Le Nazioni Unite definiscono la human security come la situazione
    in cui “gli esseri umani sono liberi da minacce intense, estensive,
    prolungate e generalizzate alla loro vita ed alla loro libertà”.

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ci può essere sviluppo senza che vengano soddisfatte      centri urbani della Regione – attualmente già ben
le condizioni minimali di human security. D’altro         oltre il livello di attenzione – sia destinata a
canto, una “sicurezza” senza prospettive di sviluppo      diventare critica nel breve-medio periodo, con le
è una situazione fragile, transitoria, destinata,         inevitabili e prevedibili conseguenze sotto il profilo
prima o poi, ad entrare in crisi.                         della sicurezza e della stabilità regionale. Un pro-
Nel 2009 lo United Nation Development Programme           blema direttamente connesso a quello dell’incre-
(UNDP), attraverso l’Ufficio Regionale per i Paesi        mento demografico e della concentrazione pro-
Arabi, ha pubblicato la quinta edizione dello Arab        gressiva della popolazione nei centri urbani è
Human Development Report. Nella sua prima edi-            quello della scarsità di risorse idriche. Soltanto il
zione, del 2002, il Report aveva individuato tre          43% degli oltre 270 miliardi di metri cubi d’acqua
deficit strutturali dei Paesi del mondo arabo (tra i      consumati annualmente nella Regione proviene
quali l’Algeria, l’Egitto, la Libia, la Mauritania, il    infatti da sorgenti localizzate all’interno della Re-
Marocco e la Tunisia) in termini di partecipazione        gione stessa. Il restante 57% proviene da sorgenti
politica e libertà civili, emancipazione femminile        che si trovano in Paesi vicini o confinanti (quali,
e ruolo della donna nella società, ricerca scientifica    ad esempio, il Sudan per l’Egitto) con i quali
e sviluppo tecnologico. In base all’analisi degli in-     vengono più o meno regolarmente stipulati degli
dicatori utilizzati dagli autori del Report tre deficit   accordi internazionali per lo sfruttamento in
risultavano presenti, seppure con modalità diverse,       comune delle risorse idriche.
in tutti i Paesi presi in esame.                          Di fronte a questi problemi ed alle minacce ad
Il Report del 2009, confermando sostanzialmente           essi associate i governi non sembrano essere stati
la situazione del 2002 per quanto attiene ai tre          in grado sinora di adottare efficaci strategie. Il
deficit, ha inoltre individuato ben sette “dimensioni”    Report 2009 evidenzia come esista infatti un
della minaccia alla human security. In estrema            marcato gap tra le esigenze/aspettative della po-
sintesi si tratta di problemi associati alla crescente    polazione e le misure effettivamente poste in
ed incontrollata pressione demografica, al sovra-         essere dai governi, anche se la distanza tra attese
sfruttamento delle terre coltivabili, all’impoverimento   e realtà non è poi la stessa in tutti i Paesi oggetto
delle risorse idriche ed alla progressiva desertifi-      di studio3. Pertanto, di fronte all’inerzia dei governi
cazione. Pur non volendo sottovalutare nessuno            nel cercare soluzioni efficaci per i numerosi
dei problemi messi in evidenza dal Report, l’aspetto      problemi della Regione, il rischio principale che il
che si ritiene opportuno approfondire per le con-         Report individua è quello rappresentato dalla “po-
seguenze che, già a partire dal breve periodo, po-        larizzazione”/“estremizzazione” delle posizioni esi-
trebbe avere sulla sicurezza regionale ed interna-        stenti tra le diverse componenti del tessuto politico
zionale è quello relativo alla pressione demografica.     e sociale dei Paesi arabi.
Il 60% della popolazione dei Paesi oggetto di             Questa polarizzazione, in un contesto sinora ca-
studio, infatti, è composta da giovani di età             ratterizzato da una certa assenza di risposte da
inferiore ai 25 anni. La maggioranza di questa            parte dei governi nei confronti delle richieste di
giovane popolazione vive attualmente nelle città          riforme da parte della popolazione, è, sempre se-
(il 55%), a differenza di quanto avveniva negli           condo il Report, la condizione “ottimale” da cui
anni ’70 quando soltanto il 38% viveva in aree            potrebbero prendere avvio ed alimentarsi tensioni
urbane. Le proiezioni riferite al 2020 stimano la         interne, disordini e conflitti armati anche su vasta
percentuale della popolazione concentrata nelle           scala. Per quanto attiene all’aspetto delle riforme
città superiore al 60%. Il Report evidenzia inoltre       istituzionali cui si accennava in precedenza,
come la situazione igienico-sanitaria dei principali      l’Algeria e il Marocco sono stati i Paesi nei quali
3
    Arab Human Development Report 2009, pag.76

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prima degli altri4 hanno preso avvio dei tentativi                               tendeva a confondere obiettivi religiosi e scopi di
di riforme in senso democratico e, forse proprio                                 natura politica, attualmente esiste una marcata
per questo motivo, sono stati toccati marginalmente                              distinzione, almeno dal punto di vista formale, in
dagli avvenimenti della “Primavera Araba”. In par-                               termini di programmi7. Di conseguenza il nesso
ticolare, per quanto riguarda l’Algeria5, un recente                             movimento di opposizione-radicalismo religioso-
studio elaborato da Ann Wyman e Icaro Rebolledo                                  terrorismo che aveva giustificato azioni anche
per la rivista Astenia ha posto in evidenza come                                 estremamente repressive da parte dei governi in
una forma seppur embrionale di pluralismo de-                                    carica nei confronti di tali movimenti, al momento
mocratico, anche se nel quadro di una situazione                                 attuale, sembra essere molto meno forte che in
economica niente affatto favorevole, sia stata                                   passato.
sufficiente ad evitare il verificarsi di situazioni as-                          L’evoluzione in senso meno radicale – almeno dal
similabili a quelle di Tunisia ed Egitto. I tentativi                            punto di vista formale – di alcuni tra i principali
di riforme democratiche – siano stati portati o                                  movimenti politici d’ispirazione religiosa consente
meno a termine – se, come si è visto nel caso del-                               quindi di spostare l’attenzione su quello che po-
l’Algeria, sembrano essere stati sufficienti a tenere                            trebbe, ammesso che già non lo sia, principale
a fuori dai confini nazionali i movimenti di protesta                            fattore d’instabilità regionale. Nel citato studio
della “Primavera Araba”, hanno invece rappresentato                              Wyman-Rebolledo per Aspenia, tra le “questioni-
in passato l’occasione per la nascita e l’affermazione                           chiave” da valutare nei Paesi MENA (Middle East
di gruppi fondamentalisti di ispirazione religiosa.                              – North Africa)8 emerge nettamente quello legato
In Egitto, ad esempio, il movimento della “Fratellanza                           all’elevata disoccupazione giovanile, in alcuni
Musulmana”, mai integrato nel sistema politico                                   Paesi addirittura superiore al 40%.
nazionale, si è affermato negli anni ‘70 durante il                              Il dato del PIL pro-capite, che spesso in passato è
periodo delle riforme in campo politico ed economico                             stato utilizzato come un dato inconfutabile per
(la cosiddetta infitah) del presidente Sadat. In                                 comprendere i motivi di certi squilibri regionali,
Algeria, analogamente, il “Fronte Islamico di Sal-                               non è chiaramente in grado di spiegare, ad
vezza” (FIS), prima ammesso a partecipare alle                                   esempio, la ragione per cui siano sorti dei movimenti
competizioni elettorali e successivamente dichiarato                             insurrezionali sia in Tunisia dove il PIL è di 3.500
fuori legge, si è consolidato durante la fase della                              dollari, sia in Libia dove il PIL è triplo rispetto al
liberalizzazione in campo politico ed economico                                  dato tunisino. Un dato di gran lunga più utile
promossa dal governo agli inizi degli anni ‘906. Gli                             quindi, anche alla luce dei fatti, per cercare di
esempi di Egitto ed Algeria, Paesi nei quali i                                   leggere gli avvenimenti della “Primavera Araba”
gruppo radicali di ispirazione religiosa si sono af-                             è, come si è già detto in precedenza, quello della
fermati proprio in fasi di apertura democratica,                                 disoccupazione giovanile, dato legato direttamente
impongono quindi un approfondimento su quella                                    all’aspetto anagrafico di cui si è già diffusamente
che è la vera natura dei movimenti politici di ispi-                             parlato. L’età media nei Paesi oggetto d’analisi è,
razione religiosa presenti nei maggiori Paesi dalla                              infatti, di circa 26 anni, con punte di 22,6 anni in
sponda Sud del Mediterraneo. Cercando limitare                                   Giordania e di 27 in Iran. Il dato riferito alla di-
l’analisi ai caratteri principali, è possibile affermare                         soccupazione giovanile è pari a circa il 30%, con
che, mentre nel recente passato, la maggior parte                                una percentuale superiore al 45% in Algeria. La
dei movimenti d’opposizione ai regimi al potere                                  crisi che, dal 2008, ha investito tutte i principali
4
    International Crisis Group (ICG), Islamism in North Africa I: the Legacies of History, “Middle East and North Africa Briefing”, Bruxelles, 2004, pag. 1.
5
    L’alta disoccupazione giovanile (oltre il 45%), ad esempio, colloca l’Algeria (con il Marocco) agli ultimi posti della relativa classifica dei Paesi del
    Nord Africa e del Medio Oriente.
6
    CG, op. cit., pag. 1.
7
    ICG, op. cit., pag. 2.
8
    Nello specifico: Algeria, Bahrein, Arabia Saudita, Giordania, Libia, Marocco, Iran e Yemen.

                                                                                                                  PANORAMA INTERNAZIONALE 33
IL NORD AFRICA: FATTORI D'INSTABILITÀ E RUOLO DEL TERRORISMO - Panorama Internazionale - Ministero della Difesa
In apertura: l'acqua è̈ una risorsa importante per i paesi del nord Africa - UN Photo - A Rozberg
Sopra: l'accesso alle risorse idriche rappresenta un grosso problema per le popolazioni africane. UN Photo - Kibae Park

mercati mondiali non ha chiaramente risparmiato                                alimentarsi, andando ad accrescere le fila di coloro
anche le economie emergenti dei Paesi dell’Africa                              che si riconoscono nel fondamentalismo e nel ra-
settentrionale, le quali risultano però molto più                              dicalismo. Sono stati proprio questi ultimi due
vulnerabili di altre alle oscillazioni dei prezzi ali-                         elementi ad essersi fortemente sviluppati, in questa
mentari9. In questa situazione, la crescente offerta                           vasta Regione vicinissima all’Europa, già partire
di lavoro, soprattutto giovanile e non qualificata,                            degli inizi degli anni Ottanta. All’epoca il focus dei
ha avuto come unica ed inevitabile conseguenza                                 combattenti per la jihad, per i “veri credenti”,
il crollo dei salari, questi ultimi già colpiti dalla                          seppure posto a centinaia di chilometri di distanza,
crescente inflazione. Questi dati da soli appaiono                             era l’Afghanistan. Risale, infatti, a quel decennio
quindi più che sufficienti a spiegare l’inerzia da                             l’occupazione del Paese da parte dell’Unione So-
parte dei governi dei principali Paesi nordafricani                            vietica. Tale evento risvegliava non solo il giusto
nell’azione di contrasto all’immigrazione clandestina                          orgoglio delle popolazioni locali che volevano sol-
verso l’Italia e gli altri Paesi dell’Unione Europea.                          levarsi contro le forze d’occupazione, ma anche
                                                                               un sentimento profondamente distorto che, ancora
Le origini della jihad in Nord Africa                                          oggi, si nutre di odio nei confronti degli Stati non
e i legami tra i gruppi terroristici                                           solo a nord del Mediterraneo, ma occidentali in
                                                                               genere, dove la qualità della vita era ed è migliore.
Il terrorismo di stampo jihadista non nasce nel                                Questa “situazione-simbolo” dell’Afghanistan oc-
Nord Africa, ma qui trova linfa vitale ormai da                                cupato (com’è, di fatto, anche quella del conflit-
diversi anni. La “Primavera Araba” potrebbe, a                                 toisraelo-palestinese), aveva permesso la comparsa
nostro giudizio, rappresentare una sorta di velo                               e l’affermazione di alcuni leader religiosi che cer-
tale da confondere quelle che, da tempo, sono le                               cavano nell’Islam delle origini la giustificazione
dinamiche socio-economiche che contraddistin-                                  delle forme di lotta più cruda e senza regole, quali
guono quest’area e che rappresentando una sorta                                il terrorismo, interpretata dai propri fautori come
di humus grazie al quale lo scontento potrebbe                                 autentica e lecita forma di jihad contro i “non
9
    In Algeria, ad esempio, i generi alimentari rappresentano il 43% del paniere dei prezzi.

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credenti”10. Il contesto trasformava quindi gli oc-                              nienti dal Nord Africa e dal Medio Oriente – di cui
cidentali in “infedeli”, i governi arabi vicini a                                si era parlato in precedenza, mettendole in relazione
questi ultimi come “deboli” o “non musulmani”, i                                 con il problema della crescente disoccupazione
terroristi in mujaheddin (guerrieri santi), i “veri                              giovanile – quindi esistono da anni, ma si sono
musulmani” come coloro in grado di battersi per-                                 particolarmente intensificate a partire dall’inizio
sonalmente oppure, nel caso in cui non potessero                                 del 2011, in concomitanza dei forti sconvolgimenti
farlo direttamente, attraverso la zakat (l’offerta                               tuttora in atto nella Regione. Tale situazione sta
per la “causa”) devoluta alla jihad. Lontano dal                                 portando migliaia di persone a riversarsi sulle
punto di vista geografico, ma ideologicamente                                    coste italiane, ma molte di esse, come già in
prossimo all’Afghanistan che lottava contro l’oc-                                passato, utilizzano l’Italia come luogo di transito
cupazione sovietica, il Nord Africa diventa, a                                   verso gli Stati del centro e nord Europa12.
partire dai primissimi anni ‘80, un bacino recluta-                              Tra gli innumerevoli disperati in cerca di una vita
mento per giovani che non avevano timore di                                      migliore, esistono, inevitabilmente, anche coloro
mettere a repentaglio la propria vita per la jihad.                              legati, o quanto meno, “sensibili” al richiamo di Al
Terminata quindi nel 1989 l’occupazione dell’Af-                                 Qaeda e a quello della shari’a (Legge di Dio),
ghanistan da parte dell’Armata Rossa, i mujaheddin                               intesa però secondo interpretazioni soggettive ed
provenienti dal Nord Africa devono cercare altri                                 estremiste di stampo radicale che nulla hanno a
luoghi dove, a colpi di Kalashnikov, difendere                                   che vedere con il Corano e la Sunna (di quest’ultima
l’Islam autentico da minacce vere o presunte.                                    raccolta degli hadith di Maometto ne esistono
La jihad diventa quindi globale ben prima dell’11                                varie versioni, come quella sunnita, o sciita). Dal
settembre 200111. La mappa dei conflitti a cui                                   punto di vista della militanza religiosa con obiettivi
prendono parte i combattenti originari del Nord                                  politici, ciò che si verifica nel Nord Africa, a
Africa diventati veterani in Afghanistan si allarga                              partire dagli anni Ottanta, è una progressiva radi-
comprendendo la Cecenia, i Balcani, i Territori                                  calizzazione − in Tunisia e in Marocco con un an-
palestinesi, gli Stati Uniti e l’Europa occidentale.                             damento più altalenante − alimentata, tra gli
Questo accade mentre, negli stessi anni, il Nord,                                altri fattori endogeni, dai conflitti in corso nei due
ma anche molti Stati del’Africa centrale e meri-                                 epicentri per antonomasia, vale a dire l’Afghanistan
dionale sono retti da regimi dittatoriali legati “a                              e la Palestina.
doppio filo” con industrie occidentali secondo                                   Per quanto attiene alla radicalizzazione dei movi-
modalità pseudo-coloniali, retaggio di un passato                                menti d’ispirazione religiosa, due nazioni partico-
“che non passa” e che raramente ha portato                                       larmente importanti e cruciali sono l’Egitto e
qualche vantaggio al continente in cerca di                                      l’Algeria. La Libia, invece, prima che il regime di
sviluppo. In questo contesto, molti maghrebini,                                  Gheddafi entrasse in crisi, si presentava all’Europa
ma anche coloro che vivevano nel Mashreq, deci-                                  e al mondo come una sorta di “diga” (la cui
dono di mettere le loro povere cose in una borsa,                                efficacia era ed è difficilmente valutabile) contro
in un sacco e, nei casi più fortunati, in una valigia                            la jihad e l’incontrollato flusso migratorio. Ciò che
per emigrare in Europa, soprattutto in Francia,                                  è comunque certo è che Gheddafi ha per decenni
Gran Bretagna e Belgio. In questi Paesi, infatti, le                             dovuto fronteggiare, come oppositore al proprio
comunità islamiche sono oggi particolarmente                                     potere, il Libyan Islamic Fighting Group (LIFG),
numerose e ben strutturate. Le migrazioni prove-                                 formato, come quasi tutti i movimenti terroristici
10
     Guolo, Renzo, Il Partito di Dio. L’Islam radicale contro l’Occidente, Guerini e Associati, Milano, 2004, pag. 28.
11
     Per una descrizione del fenomeno nel periodo antecedente all’attacco al World Trade Center vedasi: Tosini, Domenico, Terrorismo e antiterrorismo
     nel XXI secolo, Laterza, Roma-Bari, 2007.
12
     Cfr. Centro Militare di Studi Strategici, Ricerca 2010, “Flussi migratori nel Mediterraneo: per una strategia internazionale di integrazione e difesa,
     con particolare riguardo per la situazione italiana”, CASD, Roma, 2010.

                                                                                                                  PANORAMA INTERNAZIONALE 35
della Regione, da ex combattenti per la causa af-         incrinare i rapporti, finora ottimi, tra i due Stati.
ghana e rientrati in patria nei primi anni Novanta.       L’Egitto, perciò, risulta quindi essere il vero ago
Il LIFG, legato alla ben più articolata organizzazione    della bilancia in grado di modificare gli equilibri
terroristica di Al Qaeda nel Maghreb Islamico             non solo del Nord Africa, ma dell’intero Medio
(AQMI), in questi ultimi mesi, secondo alcune             Oriente, avendo la possibilità di scatenare una re-
fonti, si sarebbe unito ai ribelli per contribuire a      crudescenza del terrorismo nell’area, oppure di
rovesciare il potere del rais.                            ostacolarla.
È l’Egitto, però, a rivestire il ruolo di maggiore ri-    In questo scenario non si può non considerare
levanza, dal punto di vista del radicalismo religioso,    l’Algeria che, in passato come oggi, è uno dei
rispetto alle nazioni limitrofe. Qui, nel 1928,           luoghi dove il terrorismo di matrice salafita è più
nasceva la Fratellanza Musulmana che aveva                radicato. Ricordiamo che quest’ultimo è, attual-
come obiettivi l’opposizione all’occidentalizzazione,     mente, il più potente ed organizzato non solo nel
il recupero dei principi dell’Islam e lo sfruttamento     Nord Africa, ma anche in tutto il Medio Oriente
da parte del popolo arabo del Canale di Suez13.           (in particolare a Gaza). Il terrorismo di radice
Pur non avendo un’origine fondamentalista, con            salafita è diventato parte integrante di Al Qaeda
il trascorrere dei decenni, la Fratellanza ha visto       attraverso l’organizzazione denominata Al Qaeda
alcune proprie frange avvicinarsi al gruppo Al            nel Maghreb Islamico (AQMI), nota anche come
Jihad (attivo dai tardi anni ‘70 e, attualmente,          Gruppo Salafita per la predicazione e il combatti-
elencato dalle Nazioni Unite tra le entità appar-         mento (GSPC). L’AQMI è attualmente guidata dal
tenenti o associate ad Al Qaeda).                         giovane ingegnere algerino Abdelmalek Droukdel
Sembrerebbe, inoltre, che alle elezioni politiche in      che avrebbe come mentore il medico egiziano Al-
Egitto, previste il prossimo autunno, la Fratellanza      Zawahiri, nuovo “Numero Uno” di Al Qaeda. Non
entri in una coalizione guidata da Amr Moussa,            meno rilevante è stato il rapporto tra Droukdel e
ex ministro degli Esteri sotto il governo di Mubarak      Al-Zarquawi di cui, probabilmente, è il successore.
e potente Segretario della Lega Araba. Mentre             L’AQMI sembrerebbe nato per volontà dello stesso
alcuni media locali vedono in lui il possibile            Bin Laden quando, a causa del forte indebolimento
vincitore, il Parlamento Europeo solleva le proprie       del GIA (Gruppo Islamico Armato), la jihad nel
perplessità in quanto l’autorità governativa egiziana     Nord Africa sembrava perdere vigore. A sua volta,
provvisoria, il Supreme Council of Armed Forces           il GIA, come il Libyan Islamic Fighting Group, era
(SCAF), rifiuta la presenza di osservatori occidentali,   nato dal rientro dei guerriglieri algerini nel loro
per verificare la correttezza delle operazioni di         Paese, dopo aver combattuto in Afghanistan
voto, durante la sessione elettorale. Secondo             contro le truppe sovietiche. Alcuni dei reduci sa-
alcuni analisti, questo sarebbe un chiaro segnale         rebbero poi passati dal GIA, che non ha comunque
per agevolare la Fratellanza nell’ascesa al potere.       cessato di esistere, all’ AQMI.
Intanto, dopo gli avvenimenti di Piazza Tahrir, i         Legato all’AQMI, tramite la rete di Al Qaeda, è
confini tra Egitto e Israele non sono più controllati     anche il Gruppo Combattente Islamico Marocchino
come prima, permettendo il movimento quasi in-            (GCIM). Si tratta una cellula costantemente attiva,
disturbato di armi verso Hamas (costola della             nata, sempre come gli altri gruppi, dall’esperienza
Fratellanza) nella Striscia di Gaza e di centinaia di     afghana degli anni Ottanta. Al GCIM sono stati
migranti clandestini egiziani. In tempi recenti si è      fatti risalire gli attentati di Madrid dell’11 marzo
rilevato inoltre che, proprio nelle zone del Sinai e      del 2004, mentre quelli di Casablanca sarebbero
a ridosso dei confini con Israele, Al Qaeda sta at-       stati effettuati da gruppi salatiti minori ad esso
tuando una nuova azione di disturbo mirata a far          collegati. Si tratta degli attacchi avvenuti nel
13
     Guolo, op. cit., pag.18.

36 INFORMAZIONI DELLA DIFESA 1/2012
Il ristorante Argana sulla piazza Jamaâ El Fna di Marrakech - 2004

2003 e nel 2007 (anno in cui esiste una concomi-                     stesso network jihadista. La rete dei gruppi com-
tanza con gli attentati in Algeria ad opera                          battente per la jihad in Nord Africa sembra essere
dell’AQMI). In Marocco, inoltre, esistono radicati                   stata particolarmente scossa non solo dagli avve-
e complessi rapporti con l’Arabia Saudita da dove                    nimenti dalla “Primavera Araba”, ma anche del-
è stata “esportata” la cultura wahabita, partico-                    l’uccisione di Osama Bin Laden, avvenuta a maggio
larmente ortodossa e rigida riguardo i precetti                      di quest’anno nel proprio rifugio nella North West
dell’Islam. Tale tendenza verso l’ortodossia si rivela               Frontier Province in Pakistan.
importante soprattutto nella gestione del potere                     Analisti di tutto il mondo hanno tentato di dare
finanziario di istituti di credito che seguono le di-                un’interpretazione plausibile a quelle che possono
sposizioni della zakat, contribuendo nella sostanza,                 essere le ricadute su tutta l’organizzazione di Al
insieme ad altri sistemi, a rimpinguare le casse                     Qaeda dell’uccisione dello “Sceicco del Terrore”.
del terrore. Sempre legato all’AQMI, ma con scarse                   Una tendenza diffusa, soprattutto nei paesi an-
capacità organizzative, è il Jama’a Combattante                      glosassoni, è quella di evidenziare una sorta di di-
Tunisienne (JCT) che si trova, appunto, in Tunisia.                  sgregazione del potere che non deve intendersi
Il JCT, secondo autorevoli fonti d’intelligence sem-                 come un suo annullamento, bensì come una di-
brerebbe in grado di agire solo a supporto di ope-                   stribuzione dello stesso in senso più orizzontale
razioni organizzate da cellule più grandi.                           che verticale.
Per quanto riguarda la capacità di portare a                         Da una serie di documenti rinvenuti durante
termine azioni terroristiche fuori dai confini                       diverse indagini in Europa durante i primi anni
nazionali, Il il JCT (ma anche il GCIM) sembrerebbe                  2000, la struttura di Al Qaeda che si poteva
avere una buona conoscenza della realtà belga e                      ricavare era di tipo fortemente gerarchico, prati-
di quella italiana in particolare, conoscenza che                    camente piramidale e regolata da norme ferree
potrebbe essere “messa a disposizione” di gruppi                     che prevedevano anche l’addestramento militare.
militarmente più organizzati appartenenti allo                       Lo sviluppo “orizzontale” darebbe una nuova

                                                                                            PANORAMA INTERNAZIONALE 37
dovrebbe indurre il Vecchio Continente a prendere
                                                                 atto che, in un probabile e non remoto futuro, Al
                                                                 Qaeda potrebbe annidarsi ed emergere a pochi
                                                                 chilometri dalle proprie coste. L’Europa, perciò,
                                                                 dovrebbe dimostrare una maggiore attenzione e
                                                                 partecipare più attivamente al lungo processo di
                                                                 transizione a cui si sta avviando il Nord Africa,
                                                                 mettendo le basi effettive per un nuovo sistema
                                                                 sicurezza nell’intera area mediterranea.
                                                                 L’AQMI, con il suo giovane capo Abdelmalek
                                                                 Drukdel, risulterebbe essere, per il momento, la
                                                                 maggiore organizzazione jihadista di stampo
Addestramento di Unità malesi per attività antiterroristiche
                                                                 salafita in grado di poter reperire fondi, pianificare
forma al fenomeno Al Qaeda. Qui si prospetta                     e organizzare attentati non solo in Africa, ma
l’ipotesi del franchising, inteso da alcuni studiosi             anche in Occidente ed in Europa in particolare.
proprio come un allargamento delle maglie della                  Ottimi e trasversali sono, infatti, i legami familiari
rete, i cui nodi (ovvero le cellule) si trovano ad               e d’interessi che l’AQMI possiede sulla sponda
avere maggiore libertà d’azione.                                 Sud del Mediterraneo; anche se non possono
Altri ancora sostengono invece che il franchising                essere trascurate le relazioni esistenti con le
sia solo legato al web, dove “schegge impazzite”                 cellule “in sonno” presenti anche nel centro-nord
si riconoscono nell’assurdità del terrorismo jihadista,          Europa.
emulandone le modalità d’azione e condividendone
gli obiettivi, senza però un coordinamento unitario.             Possibili sviluppi futuri dello jihadismo
Negli Stati Uniti, dopo la scomparsa di Bin Laden,               nel Nord Africa e il ruolo dell’Europa
sta prendendo piede anche un’altra teoria chevede
Al Qaeda scomposta secondo cinque livelli di im-                 Per comprendere lo jihadismo in Nord Africa non
portanza a cui corrisponderebbero altrettante ca-                si può prescindere da una valutazione socioculturale
pacità decisionali: quello di vertice a cui appar-               e storica dell’area. Come si è visto precedentemente,
terrebbero i nomi di spicco, come quello di Al-Za-               quest’area è da sempre profondamente condizionata
wahiri, e presente soprattutto in Pakistan e Af-                 dagli eventi del conflitto israelo-palestinese, ma
ghanistan; a seguire il livello occupato dai gruppi              anche da quanto accadde in Afghanistan durante
affiliati che ricevono armi, denaro e formazione                 l’occupazione sovietica, e da quanto sta avvenendo
da Al Qaeda, come l’AQMI; in sott’ordine il livello              in quel Paese.
dei gruppi alleati che non sono membri formali di                Queste due “situazioni simbolo”, per i terroristi,
Al Qaeda, ma che ci collaborano quando gli                       costituiscono l’alibi per giustificare i loro attacchi
interessi di entrambe le parti convergono (come                  nei confronti dell’Occidente, visto da loro come
Al Shabaab che opera in Somalia); c’è poi il livello             invadente e ingerente nei confronti del mondo
delle piccole reti dove solo alcuni elementi sono                arabo. Europa e Stati Uniti sono, sempre secondo
direttamente collegati ad Al Qaeda e che solitamente             i nuovi mujaheddin, l’origine dei soprusi a cui essi
inglobano combattenti che hanno avuto esperienza                 stessi cercano di contrapporsi in nome di una
nei Balcani, in Cecenia, in Afghanistan e in Iraq;               libera e, in alcuni casi, capovolta interpretazione
infine, il livello più lontano da quello di vertice,             dell’Islam. A tale proposito, esempi sono: gli
dove troviamo persone che condividono l’odio di                  attacchi suicidi meritevoli di gioie eterne nell’aldilà;
Al Qaeda per l’occidente. Tale ipotesi, se confermata,           le continue fatwa o incitamenti al disprezzo del-

38 INFORMAZIONI DELLA DIFESA 1/2012
l’Occidente corrotto, contrapponendolo ai principi                               locali di autodeterminarsi, di rimpossessarsi del
e alla condotta di Maometto; l’orgoglio diffuso da                               loro destino costruendo governi che più si attaglino
parte delle famiglie dei martiri di averli nel loro                              alle reali necessità dei rispettivi Paesi. Tali operazioni,
albero genealogico e il rispetto nei loro riguardi                               però, non avvengono repentinamente, ma sono
da parte della comunità che ne avvalorano i gesti                                frutto di lunghi processi che portano a nuovi
nell’ottica dei “martiri contro gli infedeli”; il denaro                         equilibri attraverso varie stagioni. Queste fasi
devoluto dalle organizzazioni terroristiche ai                                   delicate che contraddistingueranno il Nord Africa
parenti degli attentatori perché si sono sacrificati                             nei prossimi anni richiederanno da parte dell’Europa
per un bene più alto; infine l’opposizione al diverso                            una presenza effettiva “di sostegno” a un’evoluzione
come un recupero dei valori originari dell’Islam                                 che deve trovare il proprio sviluppo naturale, ten-
che possono condurre a migliori condizioni di vita                               tando di non interferire direttamente. Qui sono in
non solo sotto l’aspetto religioso, ma anche eco-                                gioco la stabilità e la sicurezza del Mediterraneo,
nomico e sociale. Queste sono solo alcune delle                                  la fiducia ed il consenso del Nord Africa verso il
irragionevoli motivazioni che aiutano lo jihadismo                               Vecchio Continente e l’Occidente in generale.
sopravvivere.                                                                    Niente sarebbe più efficace contro gli alibi dello
Quali sono i motivi per cui quest’ultimo riesce ad                               jihadismo di un’Europa che sappia essere presente
attecchire e a trovare continuamente linfa vitale                                senza condizionare, aiutare senza prevaricare −
in Nord Africa? Le cause principali sono la povertà,                             prediligendo strumenti di soft power e di sostegno
che rischia di acuirsi a causa della costante                                    sociale − collaborando altresì al mantenimento
crescita demografica e dell’aumento del costo                                    della sicurezza, di un’Europa più attenta rispetto
delle derrate alimentari, l’analfabetismo e l’ignoranza,                         al passato alle dinamiche oltreconfine. Il soft
il vuoto di controllo istituzionale e delle forze di                             power richiede l’applicazione di nuove soluzioni
Polizia locali, soprattutto nelle numerose aree                                  che si adattino alle circostanze in cambiamento
impervie ed isolate dove, spesso, trovano rifugio i                              proprio come l’acqua, secondo un famoso aforisma
terroristi. In questo contesto si collocano gli av-                              di Sun Tzu: “La natura dell’acqua è abbandonare
venimenti della “Primavera Araba” che, di fatto,                                 l’alto e raccogliersi in basso […]. La terra determina
portano il Nord Africa a un bivio: la scelta tra so-                             il corso dell’acqua, il nemico determina la vittoria”
luzioni governative più democratiche (anche se                                   e, quindi, l’importanza di adattarsi ad esso e di
gli eventi in Afghanistan e Palestina possono mo-                                conoscerlo.
dificarne gli esisti), compatibilmente con i luoghi                              Se il terrorismo, perciò, è stato definito come un
e le tradizioni, oppure tra quelle radicali. Assolu-                             “camaleonte”, l’Occidente non può pensare di
tamente determinanti saranno le elezioni in Egitto                               contrastarlo attraverso soluzioni rigide oppure
i cui esiti potrebbero fare da traino a scelte                                   omologabili ai vari Stati. Aiutare la transizione in
politiche similari nei Paesi limitrofi. La Libia, infine,                        Nord Africa per scongiurare il rischio di derive ra-
avrà un ruolo importante, ricordando che tra i                                   dicali, potrebbe implicare l’uso, anche se in maniera
ribelli si sarebbe mossa anche l’organizzazione                                  diversa e “a geometria variabile”, di tutti gli
terroristica autoctona legata ad Al Qaeda, non                                   strumenti del potere nazionale14, irrobustendo ad
escludendo l’ipotesi di un futuro governo post-                                  esempio l’intelligence e diminuendo il peso delle
Gheddafi, tra cui potrebbero esserci anche rap-                                  armi, perchè il gioco della sicurezza in queste
presentanti di tale organizzazione. Ciò che sta                                  aree sarà sempre più una partita che l’Occidente
emergendo, come si è visto all’inizio di questa                                  dovrà giocare con la mente e il cuore, per le
breve analisi, è una ferma volontà delle popolazioni                             menti ed i cuori.                                       
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     L’acronimo anglosassone DIME-FIL indica il complesso degli strumenti del potere nazionale: diplomatici, informativi, militari, economici, finanziari,
     etc.

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