Il Mensile di Civiconunero13 - marzo 2021 - CivicoNumero13

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Il Mensile di Civiconunero13 - marzo 2021 - CivicoNumero13
CN13       marzo 2021

il Mensile di
Civiconunero13
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IN
Pag 3:

                                                                              IN COPERTINA FOTO DI LUIGI POMPA
A lezione di Yoga
a cura di Giorgia Garofalo - @gioga76
Illustrazioni di Mabel Sorrentino -
@illustratedbymabel

                                             DI
Pag 7:
Storia della Fotografia
di Myriam De Rosa - @drym.photo

Pag 12:
Daimon
di Luigi Pompa - @_.oneness._

                                             CE
Pag 15:
Fiabe
Michele Lamacchia - @leparolecreanomondi
eon l'illustrazione di @valeria_enne e
la foto di @ - @_3mily24

Pag 18:
Cromatic Soul
a cura di Jessica Manzoni @jessicamanzoni_

Pag 24:                                                           Pag 28:
Gino                                                Storie e scarabocchi
Egidio Lamboglia - @egidiolamboglia                         Paolo Bombonato
con le illustrazioni di Federica Fabbian -                @paolombombonato
@federica.fabbian

Pag 27:                                                             Pag 31:
Ritornare a vivere al proprio                Consigli di lettura di Giulia
ritmo                                               Nifosì - @giulia_045
Eliana Santin -@elianasantincrearsi                a cura di Antonino Bonfiglio
con una foto di @elisa_enne                                       @scippociuri
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Mi      presento:    sono
A LEZIONE          Giorgia, ho 44 anni e da
                   uno sono insegnante
                   accreditata di yoga. Mi
   D I YO G A      sono avvicinata a questa
                   disciplina più di 10 anni
                   fa     da     autodidatta,
                   seguendo       video   su
                   Internet come so essere
             CON   accaduto a tanti durante
GIORGIA GAROFALO   il primo lock down.
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Negli anni ho ricevuto diversi segnali
che      mi    indicavano     la    via
dell'insegnamento ma li ho ignorati a
lungo. Di recente, mossa dalla volontà
di fare un cambiamento nella mia vita
lavorativa, ho deciso di fare il passo.
Inizialmente il mio percorso è stato
tortuoso perché non ero spinta dalle
giuste motivazioni (volevo cambiare
lavoro e non lavorare su me stessa) ma
più andavo avanti e più mi rendevo
conto che in realtà qualcosa stava
accadendo dentro di me.

                                      È    STATO     UN   VIAGGIO
                                      FORTEMENTE     EMOTIVO,   DI
                                      PRESA DI CONSAPEVOLEZZA E
                                      LENTA APERTURA DI TANTE
                                      BARRIERE      CHE     AVEVO
                                      INNALZATO. E ADESSO, IN
                                      PUNTA DI PIEDI, PROVO A
                                      RIPROPORRE QUESTA STESSA
                                      VIA A CHI SEGUE LE MIE
                                      LEZIONI DI YOGA.
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La pratica (dello yoga) consiste nell'esercitarsi con
costanza al fine di raggiungere la quiete (cit. Yoga Sutra di
   Patanjali). Molto spesso si pensa allo yoga come ad una
       semplice pratica fisica ma in verità questo è solo un
         mezzo per innalzare il nostro essere ad uno stato
  superiore. Infatti, delle otto braccio di cui è composto lo
     yoga, le asana sono solo al terzo posto, subito dopo le
      norme etiche e le regole di condotta. Le successive 5
          braccia di cui fanno parte anche la respirazione -
pranayama - e la meditazione - dhyana- ci conducono pian
 piano ad uno stato di super coscienza - samadhi - ovvero
 al risveglio e l'unione con lo "spirito". Ovviamente però le
  asana sono una parte fondamentale del percorso e sono
quelle che ci permettono di raggiungere concentrazione e
                                                    disciplina.
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La posizione della montagna ( da
Tada = montagna) rappresenta la
forza, la stabilità, il mantenersi
eretti e immobili.                       TADASANA
Praticare tadasana ascoltando il
proprio respiro aumenta la forza
fisica e mentale guidandoci
attraverso il labirinto dei pensieri e
aiutandoci a rimuovere gli ostacoli.
A livello fisico irrobustisce gambe
e schiena e ci aiuta a mantenere la
posizione eretta e la schiena dritta.
A     livello    mentale      stimola
introspezione,       visualizzazione,
ascolto del sé interiore.

ESECUZIONE

In piedi, con le gambe tese i piedi
uniti. I glutei sono leggermente
contratti, la schiena è dritta ed il
petto bene aperto. Le spalle sono
sulla stessa linea e rilassate, le
braccia sono posizionate lungo i
fianchi, leggermente divaricate e
ben tese fino alla punta delle mani.
Il mento è in linea con la fossetta
giugulare, gli occhi sono chiusi. In
questa posizione tutta l'attenzione
è alla posizione eretta, alla schiena
dritta, all'allungamento verso l'alto
e soprattutto al respiro.

                                         MABEL SORRENTINO
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robert capa
     STORIA DELLA FOTOGRAFIA A CURA
     DI M Y R I A M D E R O S A
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L'ANIMA E
    IL DAIMON
LUIGI POMPA

                                          Nel suo noto saggio “IL
                                          CODICE DELL’ ANIMA ”
                                          James Hillman sosteneva
                                          che ciascuno di noi porta
                                          dentro di sé un "Daimon",
                                          una vocazione.
                                          Possiamo cercare di
                                          cogliere il significato del
                                          nostro Daimon per una vita
                                          intera, e non trovarlo mai.
                                          Ma possiamo anche
                                          scoprirlo per caso.

                                    Ma in molte circostanze questo non
                                    accade. Malgrado i richiami, i
Secondo Platone, la natura del      segnali, gli indizi disseminati qua e
nostro Daimon è custodita           là ad ogni occasione, il Daimon
nell’anima. Anzi, ne è il volere.   resta       sovente        inascoltato
Ogni anima viene al mondo per       prigioniero interiore.
mezzo di un corpo a caso, e         Viceversa, in quelle rare occasioni
confida che questo ignaro essere     in cui il Daimon viene ascoltato e
vivente possa accorgersi del suo    accompagnato nel suo misterioso
Daimon e si renda disponibile       disegno, i risultati sono sempre
come strumento per realizzarlo.     meravigliosi.
Secondo la mitologia classica il
                                                   Daimon       è      espressione    di
IL                                                 un’energia universale, che prevede
                                                   un ruolo per ciascuno di noi.

DAIMON                                             Potremmo chiamarlo destino, se
                                                   non fosse che tocca a noi saperlo
                                                   riconoscere... altrimenti va perduto.
                                                   Ma se il Daimon trova l’occasione
                                                   per farsi riconoscere...

Nel 1934, durante un Concorso per giovani
promesse ad Harlem, il presentatore
introduce una ragazzina che è iscritta per la
sezione di danza. A sorpresa la ragazzina
interrompe il presentatore e gli dice che lei
non vuole danzare... lei vuole cantare.
Il presentatore rimane interdetto e le chiede
conferma più volte... ma lei è inamovibile:
vuole cambiare gara, vuole cantare. E
finalmente viene accontentata.
Era il 1934, e proprio quella ragazzina vinse il
primo premio e le furono richiesti molti bis.
Il suo nome era Ella Fitzgerald.
UNA LEGGENDA
Avete presente quella
fossetta appena sotto
il naso e proprio sopra
al centro del labbro
superiore?

Si,   insomma,     quel   posticino   E appena l’anima è entrata nel
incavato dove Adolf coltivava il      corpicino, l’angelo custode gli
suo baffo minimal.                     chiude la bocca ponendo un dito
Ecco, secondo un’antica credenza      proprio lì, in modo che il Daimon
ebraica quella fossetta è il segno    non possa uscire dal corpo e
lasciato dall’angelo custode. Pochi   perdersi. Così subito dopo il bimbo
attimi prima di nascere, ogni         nasce, e resta il segno di
creatura riceve dalla bocca l’anima   quell’angelico ditino ad assicurare
con il proprio Daimon, uno a caso     il casuale connubio fra l’anima e il
fra tutti i Daimon che attendono      corpo.
un corpo nel quale dimorare per il    Ora forse capiamo quale nefasta
tempo di una vita.                    circostanza       Adolf     intendesse
                                      nascondere, sotto la sua complice
                                      peluria...     magari       per     la
                                      sbadataggine di un angioletto
                                      distratto, lui quella fossetta proprio
                                      non ce l’aveva...
MICHELE LAMACCHIA
                            FIABE

VALERIA   ENNE
Da lettore e da raccontatore di               Consentono loro di identificarsi con
favole e fiabe, oggi – suonerà                 l’eroe, di sconfiggere i mostri, di
impopolare - vorrei esprimere due             riabilitare  chi    esprime     reale
parole a proposito di un certo                pentimento, di sperimentare quel
revisionismo che, negli ultimi anni, ci       senso di fiducia in sé stessi tanto
mostra sempre più di frequente storie         prezioso per la costruzione di un Sé
in cui il Lupo (o la strega, o il cattivo     e cace e sicuro.
in genere) viene coinvolto in un finale
danzante da Capodanno Rai o
Uomini&Donne         Over     e      può
banchettare insieme a coloro che ha
provato a trasformare nella propria
cena.

Nella fiaba, a differenza della realtà, i personaggi hanno dei tratti nettamente
riconoscibili che li mettono nella categoria dei buoni o in quella dei cattivi offrendo
al bambino la possibilità di distinguere l’eroe dal maligno, la strega dalla fata, il
Lupo da Cappuccetto Rosso, aiutandolo a prendere le distanze da alcuni vissuti o
conflitti che potrebbero albergare nel suo mondo interiore (la sensazione di non
essere un bravo figlio, l’angoscia dell’abbandono, la paura di perdere l’amore del
genitore, la rivalità fraterna e così via).

La fiaba tradizionale, coi suoi buoni e i suoi cattivi, può consentire al bambino di
maneggiare la propria ambivalenza affettiva imparando a distinguere il bene dal
male attraverso espedienti come la personificazione di questi nella mamma
accudente e nella strega, nel cacciatore eroe e nel Lupo infame, nel salvatore e nel
predone egoista: la strega e la fata danno forma alla scissione interna tra la
rappresentazione mentale della mamma che prepara i pan cakes alla domenica e
quella che si rifiuta di farti uscire a giocare con le amiche.

                                                                              _3mily24
Lo sviluppo della storia favorisce quel
processo che consentirà di accettare che la
mamma può essere sia l’una che l’altra cosa
e che lui stesso può essere al contempo un
bambino affettuoso e ubbidiente oppure (a
volte) un insolente cacacazzi.

Per gli stessi motivi, anche i dettagli emotivamente più forti delle fiabe non
andrebbero stemperati come sempre più spesso si tende a fare nelle moderne
rivisitazioni: i bambini devono avere la possibilità di confrontarsi con il negativo,
con quelle angosce senza volto così faticose da tollerare e che spesso si traducono
in senso di colpa e in paure reali. Il finale “edulcorato”, in cui la Strega anziché
arsa viva finisce a impastare farina e lievito madre con la fatina, lo priverà solo
della possibilità di familiarizzare con le proprie parti oscure.

Il Lupo di Cappuccetto Rosso o quello           I cattivi delle storie devono morire
dei tre porcellini è giusto che faccia          male perché i bambini possano
una brutta fine perché questo                    dotarsi di strumenti per riconoscere
consente al piccolo di liberarsi in             i cattivi quelli veri ed equipaggiarsi
modo catartico di quei vissuti negativi         di adeguati armamenti per
che lui gli ha fantasmaticamente                fronteggiare questi e le proprie
a dato.                                         paure.
                                                Bambini, in bocca al lupo! (VIVA!)
RENDERE
UNICA LA
PROPRIA
PRESENZA
SU
INSTAGRAM

                  A CURA DI
            JESSICA MANZONI
È quotidiano su questo social
essere influenzati da trend e
tendenze di massa, per questo si
fa sempre più fatica a focalizzarsi
sul proprio percorso in quanto
bombardati da mille mila idee e
stimoli visivi che, per ovvie
ragioni, piacciono e troviamo
interessanti.
                         Eppure l’invito che spesso e di cuore
                         rivolgo a chi ogni giorno mi segue, è
                         proprio quello di trovare un momento
                         per fermarsi a riflettere sul percorso
                         creativo    -   fotografico,     artistico,
                         lavorativo - compiuto fino a quel
                         momento. Sono la prima a interrogarmi
                         sul percorso agito, sulle fotografie che
                         scatto, sui contenuti che ogni giorno
                         creo e pubblico, nel tentativo di
                         migliorarmi e donare qualcosa che
                         possa essere utile per imparare o
                         semplicemente per ispirare.
Dopo ben due mesi di mancata
    ispirazione e in cerca di risposte
    sono riuscita a ritrovare di nuovo me
    stessa proprio nel percorso che ho
    costruito e fatto “mio” in questi anni
    di condivisione delle mie fotografie
    sulla    mia     pagina     Instagram:
    l’accostamento dei colori rintracciati
    nel mondo che ogni giorno fotografo
    per sfumature cromatiche.

Non volevo però che fosse
un ritorno solo mio, ma che
in qualche modo
coinvolgesse anche tutti
coloro che c’erano stati in
questi anni, che avevano
seguito da remoto o
attivamente la mia crescita,
in modo tale da donare
quale suggerimento o
consiglio per ritrovarsi, per
migliorarsi, per lasciarsi
ispirare o trovare nuovi e         Ricordo con affetto e nostalgia sia i silenzi
diversi input su cui               delle domeniche passate a pescare con mio
concentrarsi per fare di           padre, sia i rumorosi sabato mattina al
meglio. Così dal 1 febbraio        mercato di Piazzale Lagosta a Milano con
                                   mia madre.
2021 sulla mia pagina              Entrambi sono spesso presenti nelle storie
Instagram è in corso               che disegno.
#CROMATICSOUL una
rubrica cromatica che
mixerà curiosità sul colore
alla forza espressiva della
fotografia.                         Ad ogni cambio di colore della palette del
                                   mio feed rilascio un suggerimento o un
                                   consiglio su come ottenere, gestire e
                                   mantenere un feed cromatico che sfuma di
                                   colore in colore.
MA DA CHE COLORE SONO
PARTITA?
                                 Ci vestiamo spesso di nero. Il nero non puó
                                 mancare nel nostro guardaroba. Il nero
                                 snellisce e ci fa essere eleganti.

  Ma il nero è il colore della negazione,
  della fine della fase vitale; è un tono
  abbinato ai periodi “no” e a quelli più
  bui, alla nostalgia, alla paura, alla
  tristezza, alla morte, così come
  all’inverno cupo e desolato.
Eppure le foto ricordo le
 vogliamo proprio in bianco e
 nero. Eppure in un certo senso
 il bianco e nero ci affascina

Che sia fatto un utilizzo di          Nel suo manuale, il pittore
diversi tipi di nero dal passato ad   Hokusai (1985) scrive che
oggi è molto chiaro e conosciuto:     esisterebbero due tipi di nero:
nero in tempera, in carboncino,       un nero vecchio e un nero
in olio; nero acquarello, grafite      brillante, ovvero un nero scuro
morbida o dura; nero opaco,           come l’ombra e l’altro illuminato
lucido,      setoso,     granuloso,   dal sole.
digitale.
Il nero infatti non è un
colore unico e a sé stante,
non è una cosa data per
tutte.
Esiste in tanti modi             >> E IL TUO NERO,
articolati e può́ rivelarsi in
tante sfumature diverse,            DI CHE TIPO È?
così come tutti gli altri
colori, ora in modo inerte,
ora      palpitante,      ora
infinito.

Prova ad analizzare una
tua foto in bianco e nero;
capirai che non è così
semplice    definirne    la
tonalità e capire di che
nero si tratta, però
importante è provarci e
avere delle idee. Se sono
                                 ORA TOCCA A TE.
presenti    ombre     può        BUON ESERCIZIO
essere opaco, ma se ci
sono dei punti luci che lo       CREATIVO ANIMA
accendono può essere
brillante.                           CROMATICA ֤
I RACCONTI DI CIVICONUMERO13

 GINO                                                               DI EGIDIO LAMBOGLIA

 FEDERICA FABBIAN
                                                    Di norma lo vedo una volta all’anno, mi
                                                    accoglie con un cenno del capo ma
                                                    talmente impercettibile che un’eventuale
                                                    mosca, posata sulle lancette, non lo
                                                    percepirebbe nemmeno.
                                                    Lei no, io si.
UOMO MINUTO CHE SPACCA IL                           Non per il movimento in sé ma per la luce
SECONDO.                                            del suo viso che per una frazione di
COSÌ MI PIACE PRESENTARE IL                         millesimo di frazione di centesimo di
                                                    millisecondo vira alla Luce.
GINO.                                               Mi fa accomodare su una poltrona rigida
Capelli neri, nonostante l’età (che poi uanti       che a guardarla non gli daresti una lira, che
anni avrà?), disegnati, tanto è preciso il loro     in euro sarebbe…si è capito! Eppure
con ne col volto, due lancette di orologio           uando mi siedo, le ermente titubante, il
(che, ovviamente, spaccano il secondo) sopra        mio corpo e lei, all’unisono, esclamano
labbra liformi, altezza sotto la media e sico       “CLAC”.
asciutto che veste con la solita tuta blu, linda,   Neanche a dirlo, non si sincera sulle mie
dal uale taschino escono tre tappi di               condizioni, si prepara, disinvolto ad
pennarelli indelebili: rosso, blu, trasparente.     operare.
I RACCONTI DI CIVICONUMERO13

                                                                                      GINO

Uomo minuto che spacca il secondo,
Gino è il meccanico del tagliando.
Controlla e ripristina i livelli. Gioia,
tristezza, allegria, malinconia, rabbia,
gelosia, paura, angoscia, invidia, noia,
orgoglio, pietà, simpatia, stima,
vergogna, amore, entusiasmo, ducia,
insomma tutto.

Entra, come al solito, dall’orecchio
sinistro ed io sento il suo camminare
solo per i primi secondi, poi nulla più.          Mi sveglio uando sta per uscire, come
La sensazione di uei passi è a metà tra           al solito (avevo già detto essere lui un
il prurito e il solletico. Sempre come al         tipo abitudinario e metodico?) dalla
solito (è un tipo piuttosto abitudinario          narice destra; spesso mi provoca uno
e metodico) mi addormenta come solo               starnuto che provo a trattenere nché
lui sa fare. Stranamente, o forse no, i           non è fuori anche se è capitato più
sogni della poltrona di Gino sono                 volte di non riuscirci, scaraventando il
vividi, ricordo addirittura i particolari,        mio meccanico dritto dritto sulle mie
apparentemente, insigni canti, tipo a             gambe tra capriole ed avvitamenti. In
che pagina ho letto uella parola bu a               uest’ultimo caso si rialza come se nulla
o uanti gradini avesse la scala che mi            fosse, si a iusta la tuta, che dopo esser
portava sul tetto per vedere le stelle,           stato chissà dove dentro di me, è
  uante ruote avesse il taxi che mi portò         ancora linda e perfetta, mi ssa per un
a Parigi una mattina che il desiderio di          lungo secondo con un cenno del capo
croissant era così forte! (lo so che sono         ma talmente impercettibile che
sempre uattro ma io le visualizzavo,              un’eventuale mosca, posata sulle
sapevo essere uattro perché le vedevo             lancette,    non       lo    percepirebbe
non perché sottinteso. In fondo nei               nemmeno.
sogni potrebbero essere anche cin ue!)

                                                                      LEI NO, IO SI.
                                                  NON PER IL MOVIMENTO IN SÉ MA
                                                   PER LA LUCE DEL SUO VISO CHE
                                                  PER UNA FRAZIONE DI MILLESIMO
                                                     DI FRAZIONE DI CENTESIMO DI
                                                      MILLISECONDO VIRA AL BUIO.
I RACCONTI DI CIVICONUMERO13

 FEDERICA FABBIAN

                                                                                          GINO

                                                                 Ho sempre pensato all'incontro
  Uomo minuto che spacca il secondo,                             annuale come un impegno da
  Gino è il meccanico del tagliando.                             evadere, un dovere per il uale
  Controlla e ripristina i livelli. Gioia,                       fermare la mia vita per ualche
  tristezza, allegria, malinconia, rabbia,                       ora, una scocciatura insomma.
  gelosia, paura, angoscia, invidia, noia,                       Eppure esco sempre euforico ed
  orgoglio, pietà, simpatia, stima,                              ottimista,      cosa      farà
  vergogna, amore, entusiasmo, ducia,                            esattamente?
  insomma tutto.
                                                                 Uscito dal suo studio, di
                                                                 dimensioni ridotte per la mia
                                                                 stazza, oltremisura per la sua,
                                                                 sosto ualche secondo sullo
                                                                 zerbino      in     cocco      e,
                                                                 pizzicandomi         il     lobo
                                                                 dell’orecchio sinistro, con due
                                                                 fessure sottili al posto degli
                                                                 occhi,     metto      a   fuoco,
                                                                 mentalmente, il Gino.

Mi sforzo di ricordare tutti i tagliandi in cerca di ualcosa di diverso dal solito ma niente.
“aspetta forse…no”. Niente.
Sempre uguale: cenno del capo, poltrona, orecchio, sogni, narice, cenno del capo.
Riprendo a camminare, pensando a uanto debba essere monotona e noiosa la sua vita, sento
un velo di tristezza, coprirmi il viso.
Una volta fuori dal palazzo, la luce del sole uasi mi risveglia da un sonno le ero, il vento
prende il velo e mi ricordo di essere in ritardo per ualcosa.
Gino, uomo minuto che spacca il secondo,
entra dall’orecchio sinistro, sempre da uello. Perché? Ci deve essere una spiegazione biologica
per cui il lato sinistro del corpo umano presenti peculiarità adatte allo scopo. Ebbene no. Entra
da uel lato perché è scaramantico (avete letto bene! Scaramantico). La prima volta che entrò a
revisionare una persona lo fece dall’orecchio sinistro, non cambiò più.

Dopo pochi passi, svoltato l’angolo, tira giù l’interruttore generale ed alza uello “sogni accesi”
Attende ualche secondo, toglie il camice e le scarpe di vernice lucida con la suola in vera
piuma d’angelo (ricavate dalla muta del piuma io, nessun Angelo, di nome o di fatto, è stato
maltrattato) che ripone nell’armadietto. Dallo stesso estrae lo strumento necessario al lavoro, lo
 ssa e sorride. Lo indossa e prova una le era scarica elettrica, la sente sempre uando veste il
naso rosso.
                                                         SALTELLANDO, FELICE, SPARISCE
                                                                          CHISSÀ DOVE.
RITORNARE A VIVERE AL PROPRIO RITMO
                        eliana santin

In questo anno appena passato ho potuto         Ti chiedo di fermarti proprio ora, che tu
sperimentare tante tecniche creative e ho       sia al tavolo di un bar o disteso in divano,
smosso parecchio il mio intuito e la mia        prendere carta e penna e scrivere queste
immaginazione,        preziosi   alleati    e   preziose domande:
compagni di viaggio per rimanere sempre
connessa al mio cuore e a ciò che la mia        - Come mi sento?
Anima vuole dirmi.                              - Quale nuova idea posso seminare?
La primavera è nell’aria o forse ancora ci
                                                Domande semplici e dirette, ma proprio
sono degli strascichi d’inverno, fatto sta
                                                per questo ti permetteranno di andare a
che siamo qui su questa terra per una           fondo e di scandagliare in profondità
ragione ed è giunta l’ora di rimboccarsi le     cosa c’è di buono e con un alto potenziale
maniche e chiedersi cosa si può fare di         tutto da scoprire e osservare come un
buono ora per noi stessi, per il mondo, per     diamante dalle tante sfaccettature.
le persone che più amiamo.
Sono favorevole sempre e comunque al
rispettare i propri ritmi e a seguire le        “IL TEMPO DELL’ATTESA,
proprie intuizioni, senza strafare o imporsi    NUTRITO DALLA PRESENZA E
                                                DALLA FIDUCIA,
obiettivi troppo grandi e stancanti, tanto      DALL’AMORE INCONDIZIONATO.
chi è che ti corre dietro? La fretta non è      ABBI FIDUCIA PERCHÉ QUESTO
mai una buona consigliera, la pazienza è        PERIODO PORTERÀ AL BELLO
invece un’ottima risorsa da coltivare e il      E QUESTA TRANSIZIONE È COME
tempo dell’attesa è fondamentale per            UN PONTE VERSO QUALCOSA DI
cogliere appieno i frutti del proprio lavoro.   FIORITO.”
........................

  storie e scarabocchi
 di pendolari fantastici
       ........................
PA O L O B O M B O N AT O

                        Mi    ritengo    un      attento
                        osservatore. Ogni persona che
                        incontro è unica ed ha una
                        storia da raccontare, basta
                        leggerla attraverso i dettagli.

                        Amo i dettagli, è anche una
                        ossessione       professionale
                        perché fanno la differenza; da
                        questi di solito costruisco il
                        personaggio    e    la   storia
                        disegnata.
P  rofessore di italiano e storia di un
                                    anonimo istituto tecnico disperso nella
                                    brianza tra una bottega, un capannone e
                                    una chiesa. Appena andato in pensione
                                    frequenta l'università della terza età,
                                    deve pur riempire le giornate ora che
                                    non deve più combattere con i suoi
                                    alunni sempre più arroganti e incapaci
                                    di sognare.

Giacca, cravatta e camicia
stirata da Yara una giunonica
ragazza ucraina dalle guance
rosse che, in regola, gestisce le
faccende di casa da quando
Evelina, sua moglie, se ne è
andata. Prende il treno al
mattino presto e poi passeggia
per Milano, gli piace guardare la
gente che sgambetta
freneticamente per raggiungere
l'ufficio ed i negozi chiusi ma
con i commessi dentro
indaffarati per l'imminente
apertura.

Il professor Luigi Germinario è
l'unico che non sta scrutando il
suo smartphone lo tiene
lontano, nella sua valigetta nera
in pelle appesa alla mano destra
e che rigorosamente non
appoggia mai per terra. Chissà
se domani rincontrerò il mitico
                                           Naturalmente mi sono inventato
professor Luigi Germinario sul
                                                                          tutto!
treno.
                                                 Lo faccio sempre con ogni
                                                     ritratto, oggi l'ho scritto
Fresca è l'aggettivo corretto, il
                                              più calzante.
                                              Giada è bella, molto bella con
                                              piccoli difetti al posto giusto.
                                              Giada è        simpatica, molto
                                              simpatica sa stare con tutti.
                                              Giada è intelligente, molto
                                              intelligente laureata con lode in
                                              disegno industriale. Giada vive
                                              in una corte a Seveso. Tutte le
                                              mattine appena uscita di casa
                                              percorre il ballatoio, poi le scale
                                              e si ferma davanti ad una porta
                                              al piano terra con vetri a
                                              specchio per darsi l'ultima
                                              sistemata ai capelli, cinque
                                              secondi solo cinque secondi,
                                              esattamente alle 7.59. (Ndr noi
                                              pendolari siamo metodici e
                                              puntuali nostro malgrado) Lo fa
                                              dal primo giorno delle scuole
                                              superiori, ormai è un gesto
                                              scaramantico.

Marino è un artigiano casa-bottega-chiesa, ha iniziato a lavorare 50 anni fa
e non ha più smesso. Lavora ancora tutti i giorni nella sua bottega al piano
terra in una casa a corte a Seveso. Marino si alza presto e inizia a lavora
subito, alle 7.50 fa una pausa. Caffè splendid, moca da tre e piastra elettrica.
Spegne la radio impolverata, sintonizzata su radio rai dal 1984, non vuole
distrazioni.
                      Poi con la tazza di caffè in mano, che da qualche anno
                      tiene con due mani, si porta vicino alla portafinestra
                      puntuale e metodico come un pendolare anche se non
                      lo è mai stato, vive al piano primo sopra alla bottega. Ore
                      7.59.
                      I suoi occhi si illuminano per pochi secondi, occhi di
                      nonno che guarda una nipote che non ha mai avuto ma
                      che ha sempre desiderato.
                      Chissà se rincontrerò la fresca Giada sul treno domani.
consigli di
   lettura
        di giulia nifosì

  a cura di
@scippociuri
Il tema dei consigli di lettura di marzo è la
scoperta.
L'Africa, un continente oscuro. Iweala, scrittore
nigeriano, disse che in Occidente abbiamo una
visione immobile del continente, non sappiamo
nulla della vitalità delle sue città, dei suoi cinema,
delle sue università, dell'economia, della cultura,
della sua scena musicale. Le memorie di
Kapuściński in Ebano sono il modo migliore per
avvicinarsi all'Africa.
Poi viaggeremo nel tempo e nella leggenda con
l'erotismo conoscitivo di Giuseppe Tomasi di
Lampedusa: la Sirena, il racconto dell'autore
siciliano precedente alla stesura del Gattopardo,
che come ricorderete fu rifiutato da gran parte
degli editori italiani e uscì postumo. Ancora, dieci
incipit e nessun finale: Se una notte d'inverno un
viaggiatore, un metaromanzo di Italo Calvino.
Infine, si dice che la distopia serva a capire il
presente. Cecità di Saramago è uno dei libri più
venduti dell'ultimo anno. Una riscoperta, perché a
volte dalle storie che abbiamo già letto, e
pensiamo di conoscere, non si finisce mai di
imparare.

Antonino Bonfiglio
Ebano
                                                             Ryszard Kapuscinski

Ebano è il reportage di un viaggio, un viaggio lungo decenni che attraversa il
continente più antico del mondo. Un libro che mostra e spiega perché l’Africa è fatta
da molto più che di sola terra. È un clima ostile, che tenta ogni giorno di uccidere
l’uomo, è fame come quella dei bambini che non sprecano neanche una briciola, è le
guerre che la devastano ma che nessuno conosce, ma sopra ogni cosa, è l’acqua,
quella che manca, che va presa a km di distanza dalle donne e dai bambini e portata
nei bidoni di plastica sopra la testa.

In Africa il razzismo non è solo Bianco e Nero, è anche nelle mille sfumature. Il
gruppo, la propria famiglia, la tribù è tutto. Un uomo solo in Africa non sopravvive.
L’altro è il nemico, il diverso, il cattivo. In ogni pagina il lettore tenta di applicare
unità di misura europei, ad un mondo che non ha nulla a che fare con questi
parametri, perfino il tempo e lo spazio vengono misurati in maniera differente o
addirittura non vengono misurati affatto.
Ebano è un libro che ha molto da insegnare, è rivolto proprio a noi, europei ma non
per permetterci di giudicare, piuttosto per acquistare la consapevolezza che esiste
qualcosa di così tanto diverso da noi da non poter essere compreso del tutto.

“Questo non è un libro sull’Africa, ma su alcune persone che vi abitano, sui miei
incontri con loro, sul tempo trascorso insieme. È un continente troppo grande
per poterlo descrivere. È un vero e proprio oceano, un pianeta a parte, un
cosmo eterogeneo e ricchissimo. È solo per semplificare, per pura comodità, che
lo chiamiamo Africa. In realtà, a parte la sua denominazione geografica, l’Africa
non esiste.”
“Ti sei mai immaginato come si
fa l’amore con una sirena?”

La Sirena
Tomasi di
Lampedusa

Un incontro mitologico e surreale, un racconto che è più simile ad un sogno. Un
sogno fatto in una lontana gioventù ad Augusta, in calde giornate bagnate da un
rovente sole estivo.
Rosario la Ciura, il protagonista di questo racconto, è un giovane appena laureato,
appassionato della cultura classica, che parla perfettamente il greco antico. Si reca
nella casa offertagli da un amico, ad Augusta, per concentrarsi nei suoi ultimi studi in
totale tranquillità e solitudine. Ma non sarà affatto solo.

I suoi giorni verranno allietati dall’incontro più straordinario della sua vita: la sirena
Lighea. Una creatura mistica, bellissima, più forte del tempo in quanto immortale, che
lo inizierà ai segreti dell’amore.
Rosario comunicherà con lei proprio con l’antica lingua degli eroi, e proprio come un
discepolo, si farà guidare da Lighea in giorni pieni di passione, seduzione ed un
erotismo carico di una potenza che è propria solo dei miti.
Tomasi di Lampedusa decide di raccontarci questa storia carica di simbolismi e
allegorie attraverso uno degli espedienti narrativi più antichi e, forse più efficaci,
quello del maestro e del discepolo, del vecchio che insegna al giovane. È infatti un
vecchio Rosario la Ciura, che racconta di quella mistica estate, di quella strana forma
di iniziazione ad una vita ascetica e lontana dalla realtà, ad un giovane giornalista
siciliano.

Un racconto che ne nasconde molti di più tra le sue pagine, nel perfetto stile di
Tomasi di Lampedusa.
Poche pagine per una storia che resterà nella memoria del lettore.
cecità
                                                                          Saramago

Leggere Cecità di Josè Saramago, mentre è ancora in corso una pandemia, è
sicuramente un’esperienza molto forte. La capacità di turbare i sensi, di disturbare la
coscienza è il dono della penna di Saramago. Dimenticate di avere controllo sulle
vostre emozioni, con questo libro sarà l’autore a decidere cosa proverete.

Una terribile epidemia di cecità si abbatte in un tempo non specificato, in un luogo
anonimo, su personaggi senza nome, è proprio questa impersonalità dei luoghi, del
tempo e dei protagonisti a rendere le storie di Saramago universali, apprezzabili da
chiunque, in qualunque momento.
Una scrittura priva di pause, trasporta in una realtà in cui non c’è via d’uscita, e
allora il lettore corre verso la fine del romanzo, sperando di trovare, almeno in quel
momento, la pace.

 L’indifferenza, che affligge ogni giorno l’uomo, la vera cecità, che a differenza del
 “male bianco” (l’epidemia chiamata così nel romanzo), viene scelta dagli uomini, è il
 tema del romanzo. Il filo rosso che lega tutti gli eventi terribili descritti tra queste
 pagine.

 “Secondo me non siamo diventati ciechi, secondo me lo siamo, ciechi che, pur
 vedendo, non vedono”, questa frase è la chiave di lettura di tutto il romanzo, il
 messaggio dell’autore per tutti noi lettori.
Se una notte d’inverno
un viaggiatore
Italo Calvino

Perché leggere “se una notte d’inverno un viaggiatore”? Perché è un libro dedicato al
lettore e alla lettrice.
È un libro che si interroga sulla sua stessa natura, anche se forse dovrei dire dieci
libri.

Calvino crea infatti, non uno ma ben dieci incipit di dieci storie differenti, ed allora
spetta al Lettore cercare di scoprire come ciascuna di queste storie termina, insieme
alla sua inseparabile compagna, la Lettrice.
Un romanzo che mescola al piacere della lettura, il divertimento nel tentare di svelare
un mistero, e perfino una storia d’amore.

Così Calvino descriverà la sua opera:
«È un romanzo sul piacere di leggere romanzi; protagonista è il Lettore, che per dieci
volte comincia a leggere un libro che per vicissitudini estranee alla sua volontà non
riesce a finire. Ho dovuto dunque scrivere l'inizio di dieci romanzi d'autori immaginari,
tutti in qualche modo diversi da me e diversi tra loro.»

È sicuramente uno dei capolavori di Calvino, non una semplice lettura ma un
vero e proprio gioco, a cui siamo tutti invitati a prendere parte.
Anche quando un libro
non riesce a prendermi
cerco di finirlo sempre,
spero riesca a stupirmi
nel finale.

              @giulia_045
federica fabbian

       www.civiconumero13.com
CN13 È UN PROGETTO DI SANDRA MILILLO
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