Il Mensile di Civiconunero13 - marzo 2021 - CivicoNumero13
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IN Pag 3: IN COPERTINA FOTO DI LUIGI POMPA A lezione di Yoga a cura di Giorgia Garofalo - @gioga76 Illustrazioni di Mabel Sorrentino - @illustratedbymabel DI Pag 7: Storia della Fotografia di Myriam De Rosa - @drym.photo Pag 12: Daimon di Luigi Pompa - @_.oneness._ CE Pag 15: Fiabe Michele Lamacchia - @leparolecreanomondi eon l'illustrazione di @valeria_enne e la foto di @ - @_3mily24 Pag 18: Cromatic Soul a cura di Jessica Manzoni @jessicamanzoni_ Pag 24: Pag 28: Gino Storie e scarabocchi Egidio Lamboglia - @egidiolamboglia Paolo Bombonato con le illustrazioni di Federica Fabbian - @paolombombonato @federica.fabbian Pag 27: Pag 31: Ritornare a vivere al proprio Consigli di lettura di Giulia ritmo Nifosì - @giulia_045 Eliana Santin -@elianasantincrearsi a cura di Antonino Bonfiglio con una foto di @elisa_enne @scippociuri
Mi presento: sono A LEZIONE Giorgia, ho 44 anni e da uno sono insegnante accreditata di yoga. Mi D I YO G A sono avvicinata a questa disciplina più di 10 anni fa da autodidatta, seguendo video su Internet come so essere CON accaduto a tanti durante GIORGIA GAROFALO il primo lock down.
Negli anni ho ricevuto diversi segnali che mi indicavano la via dell'insegnamento ma li ho ignorati a lungo. Di recente, mossa dalla volontà di fare un cambiamento nella mia vita lavorativa, ho deciso di fare il passo. Inizialmente il mio percorso è stato tortuoso perché non ero spinta dalle giuste motivazioni (volevo cambiare lavoro e non lavorare su me stessa) ma più andavo avanti e più mi rendevo conto che in realtà qualcosa stava accadendo dentro di me. È STATO UN VIAGGIO FORTEMENTE EMOTIVO, DI PRESA DI CONSAPEVOLEZZA E LENTA APERTURA DI TANTE BARRIERE CHE AVEVO INNALZATO. E ADESSO, IN PUNTA DI PIEDI, PROVO A RIPROPORRE QUESTA STESSA VIA A CHI SEGUE LE MIE LEZIONI DI YOGA.
La pratica (dello yoga) consiste nell'esercitarsi con costanza al fine di raggiungere la quiete (cit. Yoga Sutra di Patanjali). Molto spesso si pensa allo yoga come ad una semplice pratica fisica ma in verità questo è solo un mezzo per innalzare il nostro essere ad uno stato superiore. Infatti, delle otto braccio di cui è composto lo yoga, le asana sono solo al terzo posto, subito dopo le norme etiche e le regole di condotta. Le successive 5 braccia di cui fanno parte anche la respirazione - pranayama - e la meditazione - dhyana- ci conducono pian piano ad uno stato di super coscienza - samadhi - ovvero al risveglio e l'unione con lo "spirito". Ovviamente però le asana sono una parte fondamentale del percorso e sono quelle che ci permettono di raggiungere concentrazione e disciplina.
La posizione della montagna ( da Tada = montagna) rappresenta la forza, la stabilità, il mantenersi eretti e immobili. TADASANA Praticare tadasana ascoltando il proprio respiro aumenta la forza fisica e mentale guidandoci attraverso il labirinto dei pensieri e aiutandoci a rimuovere gli ostacoli. A livello fisico irrobustisce gambe e schiena e ci aiuta a mantenere la posizione eretta e la schiena dritta. A livello mentale stimola introspezione, visualizzazione, ascolto del sé interiore. ESECUZIONE In piedi, con le gambe tese i piedi uniti. I glutei sono leggermente contratti, la schiena è dritta ed il petto bene aperto. Le spalle sono sulla stessa linea e rilassate, le braccia sono posizionate lungo i fianchi, leggermente divaricate e ben tese fino alla punta delle mani. Il mento è in linea con la fossetta giugulare, gli occhi sono chiusi. In questa posizione tutta l'attenzione è alla posizione eretta, alla schiena dritta, all'allungamento verso l'alto e soprattutto al respiro. MABEL SORRENTINO
L'ANIMA E IL DAIMON LUIGI POMPA Nel suo noto saggio “IL CODICE DELL’ ANIMA ” James Hillman sosteneva che ciascuno di noi porta dentro di sé un "Daimon", una vocazione. Possiamo cercare di cogliere il significato del nostro Daimon per una vita intera, e non trovarlo mai. Ma possiamo anche scoprirlo per caso. Ma in molte circostanze questo non accade. Malgrado i richiami, i Secondo Platone, la natura del segnali, gli indizi disseminati qua e nostro Daimon è custodita là ad ogni occasione, il Daimon nell’anima. Anzi, ne è il volere. resta sovente inascoltato Ogni anima viene al mondo per prigioniero interiore. mezzo di un corpo a caso, e Viceversa, in quelle rare occasioni confida che questo ignaro essere in cui il Daimon viene ascoltato e vivente possa accorgersi del suo accompagnato nel suo misterioso Daimon e si renda disponibile disegno, i risultati sono sempre come strumento per realizzarlo. meravigliosi.
Secondo la mitologia classica il Daimon è espressione di IL un’energia universale, che prevede un ruolo per ciascuno di noi. DAIMON Potremmo chiamarlo destino, se non fosse che tocca a noi saperlo riconoscere... altrimenti va perduto. Ma se il Daimon trova l’occasione per farsi riconoscere... Nel 1934, durante un Concorso per giovani promesse ad Harlem, il presentatore introduce una ragazzina che è iscritta per la sezione di danza. A sorpresa la ragazzina interrompe il presentatore e gli dice che lei non vuole danzare... lei vuole cantare. Il presentatore rimane interdetto e le chiede conferma più volte... ma lei è inamovibile: vuole cambiare gara, vuole cantare. E finalmente viene accontentata. Era il 1934, e proprio quella ragazzina vinse il primo premio e le furono richiesti molti bis. Il suo nome era Ella Fitzgerald.
UNA LEGGENDA Avete presente quella fossetta appena sotto il naso e proprio sopra al centro del labbro superiore? Si, insomma, quel posticino E appena l’anima è entrata nel incavato dove Adolf coltivava il corpicino, l’angelo custode gli suo baffo minimal. chiude la bocca ponendo un dito Ecco, secondo un’antica credenza proprio lì, in modo che il Daimon ebraica quella fossetta è il segno non possa uscire dal corpo e lasciato dall’angelo custode. Pochi perdersi. Così subito dopo il bimbo attimi prima di nascere, ogni nasce, e resta il segno di creatura riceve dalla bocca l’anima quell’angelico ditino ad assicurare con il proprio Daimon, uno a caso il casuale connubio fra l’anima e il fra tutti i Daimon che attendono corpo. un corpo nel quale dimorare per il Ora forse capiamo quale nefasta tempo di una vita. circostanza Adolf intendesse nascondere, sotto la sua complice peluria... magari per la sbadataggine di un angioletto distratto, lui quella fossetta proprio non ce l’aveva...
MICHELE LAMACCHIA FIABE VALERIA ENNE
Da lettore e da raccontatore di Consentono loro di identificarsi con favole e fiabe, oggi – suonerà l’eroe, di sconfiggere i mostri, di impopolare - vorrei esprimere due riabilitare chi esprime reale parole a proposito di un certo pentimento, di sperimentare quel revisionismo che, negli ultimi anni, ci senso di fiducia in sé stessi tanto mostra sempre più di frequente storie prezioso per la costruzione di un Sé in cui il Lupo (o la strega, o il cattivo e cace e sicuro. in genere) viene coinvolto in un finale danzante da Capodanno Rai o Uomini&Donne Over e può banchettare insieme a coloro che ha provato a trasformare nella propria cena. Nella fiaba, a differenza della realtà, i personaggi hanno dei tratti nettamente riconoscibili che li mettono nella categoria dei buoni o in quella dei cattivi offrendo al bambino la possibilità di distinguere l’eroe dal maligno, la strega dalla fata, il Lupo da Cappuccetto Rosso, aiutandolo a prendere le distanze da alcuni vissuti o conflitti che potrebbero albergare nel suo mondo interiore (la sensazione di non essere un bravo figlio, l’angoscia dell’abbandono, la paura di perdere l’amore del genitore, la rivalità fraterna e così via). La fiaba tradizionale, coi suoi buoni e i suoi cattivi, può consentire al bambino di maneggiare la propria ambivalenza affettiva imparando a distinguere il bene dal male attraverso espedienti come la personificazione di questi nella mamma accudente e nella strega, nel cacciatore eroe e nel Lupo infame, nel salvatore e nel predone egoista: la strega e la fata danno forma alla scissione interna tra la rappresentazione mentale della mamma che prepara i pan cakes alla domenica e quella che si rifiuta di farti uscire a giocare con le amiche. _3mily24
Lo sviluppo della storia favorisce quel processo che consentirà di accettare che la mamma può essere sia l’una che l’altra cosa e che lui stesso può essere al contempo un bambino affettuoso e ubbidiente oppure (a volte) un insolente cacacazzi. Per gli stessi motivi, anche i dettagli emotivamente più forti delle fiabe non andrebbero stemperati come sempre più spesso si tende a fare nelle moderne rivisitazioni: i bambini devono avere la possibilità di confrontarsi con il negativo, con quelle angosce senza volto così faticose da tollerare e che spesso si traducono in senso di colpa e in paure reali. Il finale “edulcorato”, in cui la Strega anziché arsa viva finisce a impastare farina e lievito madre con la fatina, lo priverà solo della possibilità di familiarizzare con le proprie parti oscure. Il Lupo di Cappuccetto Rosso o quello I cattivi delle storie devono morire dei tre porcellini è giusto che faccia male perché i bambini possano una brutta fine perché questo dotarsi di strumenti per riconoscere consente al piccolo di liberarsi in i cattivi quelli veri ed equipaggiarsi modo catartico di quei vissuti negativi di adeguati armamenti per che lui gli ha fantasmaticamente fronteggiare questi e le proprie a dato. paure. Bambini, in bocca al lupo! (VIVA!)
RENDERE UNICA LA PROPRIA PRESENZA SU INSTAGRAM A CURA DI JESSICA MANZONI
È quotidiano su questo social essere influenzati da trend e tendenze di massa, per questo si fa sempre più fatica a focalizzarsi sul proprio percorso in quanto bombardati da mille mila idee e stimoli visivi che, per ovvie ragioni, piacciono e troviamo interessanti. Eppure l’invito che spesso e di cuore rivolgo a chi ogni giorno mi segue, è proprio quello di trovare un momento per fermarsi a riflettere sul percorso creativo - fotografico, artistico, lavorativo - compiuto fino a quel momento. Sono la prima a interrogarmi sul percorso agito, sulle fotografie che scatto, sui contenuti che ogni giorno creo e pubblico, nel tentativo di migliorarmi e donare qualcosa che possa essere utile per imparare o semplicemente per ispirare.
Dopo ben due mesi di mancata ispirazione e in cerca di risposte sono riuscita a ritrovare di nuovo me stessa proprio nel percorso che ho costruito e fatto “mio” in questi anni di condivisione delle mie fotografie sulla mia pagina Instagram: l’accostamento dei colori rintracciati nel mondo che ogni giorno fotografo per sfumature cromatiche. Non volevo però che fosse un ritorno solo mio, ma che in qualche modo coinvolgesse anche tutti coloro che c’erano stati in questi anni, che avevano seguito da remoto o attivamente la mia crescita, in modo tale da donare quale suggerimento o consiglio per ritrovarsi, per migliorarsi, per lasciarsi ispirare o trovare nuovi e Ricordo con affetto e nostalgia sia i silenzi diversi input su cui delle domeniche passate a pescare con mio concentrarsi per fare di padre, sia i rumorosi sabato mattina al meglio. Così dal 1 febbraio mercato di Piazzale Lagosta a Milano con mia madre. 2021 sulla mia pagina Entrambi sono spesso presenti nelle storie Instagram è in corso che disegno. #CROMATICSOUL una rubrica cromatica che mixerà curiosità sul colore alla forza espressiva della fotografia. Ad ogni cambio di colore della palette del mio feed rilascio un suggerimento o un consiglio su come ottenere, gestire e mantenere un feed cromatico che sfuma di colore in colore.
MA DA CHE COLORE SONO PARTITA? Ci vestiamo spesso di nero. Il nero non puó mancare nel nostro guardaroba. Il nero snellisce e ci fa essere eleganti. Ma il nero è il colore della negazione, della fine della fase vitale; è un tono abbinato ai periodi “no” e a quelli più bui, alla nostalgia, alla paura, alla tristezza, alla morte, così come all’inverno cupo e desolato.
Eppure le foto ricordo le vogliamo proprio in bianco e nero. Eppure in un certo senso il bianco e nero ci affascina Che sia fatto un utilizzo di Nel suo manuale, il pittore diversi tipi di nero dal passato ad Hokusai (1985) scrive che oggi è molto chiaro e conosciuto: esisterebbero due tipi di nero: nero in tempera, in carboncino, un nero vecchio e un nero in olio; nero acquarello, grafite brillante, ovvero un nero scuro morbida o dura; nero opaco, come l’ombra e l’altro illuminato lucido, setoso, granuloso, dal sole. digitale.
Il nero infatti non è un colore unico e a sé stante, non è una cosa data per tutte. Esiste in tanti modi >> E IL TUO NERO, articolati e può́ rivelarsi in tante sfumature diverse, DI CHE TIPO È? così come tutti gli altri colori, ora in modo inerte, ora palpitante, ora infinito. Prova ad analizzare una tua foto in bianco e nero; capirai che non è così semplice definirne la tonalità e capire di che nero si tratta, però importante è provarci e avere delle idee. Se sono ORA TOCCA A TE. presenti ombre può BUON ESERCIZIO essere opaco, ma se ci sono dei punti luci che lo CREATIVO ANIMA accendono può essere brillante. CROMATICA ֤
I RACCONTI DI CIVICONUMERO13 GINO DI EGIDIO LAMBOGLIA FEDERICA FABBIAN Di norma lo vedo una volta all’anno, mi accoglie con un cenno del capo ma talmente impercettibile che un’eventuale mosca, posata sulle lancette, non lo percepirebbe nemmeno. Lei no, io si. UOMO MINUTO CHE SPACCA IL Non per il movimento in sé ma per la luce SECONDO. del suo viso che per una frazione di COSÌ MI PIACE PRESENTARE IL millesimo di frazione di centesimo di millisecondo vira alla Luce. GINO. Mi fa accomodare su una poltrona rigida Capelli neri, nonostante l’età (che poi uanti che a guardarla non gli daresti una lira, che anni avrà?), disegnati, tanto è preciso il loro in euro sarebbe…si è capito! Eppure con ne col volto, due lancette di orologio uando mi siedo, le ermente titubante, il (che, ovviamente, spaccano il secondo) sopra mio corpo e lei, all’unisono, esclamano labbra liformi, altezza sotto la media e sico “CLAC”. asciutto che veste con la solita tuta blu, linda, Neanche a dirlo, non si sincera sulle mie dal uale taschino escono tre tappi di condizioni, si prepara, disinvolto ad pennarelli indelebili: rosso, blu, trasparente. operare.
I RACCONTI DI CIVICONUMERO13 GINO Uomo minuto che spacca il secondo, Gino è il meccanico del tagliando. Controlla e ripristina i livelli. Gioia, tristezza, allegria, malinconia, rabbia, gelosia, paura, angoscia, invidia, noia, orgoglio, pietà, simpatia, stima, vergogna, amore, entusiasmo, ducia, insomma tutto. Entra, come al solito, dall’orecchio sinistro ed io sento il suo camminare solo per i primi secondi, poi nulla più. Mi sveglio uando sta per uscire, come La sensazione di uei passi è a metà tra al solito (avevo già detto essere lui un il prurito e il solletico. Sempre come al tipo abitudinario e metodico?) dalla solito (è un tipo piuttosto abitudinario narice destra; spesso mi provoca uno e metodico) mi addormenta come solo starnuto che provo a trattenere nché lui sa fare. Stranamente, o forse no, i non è fuori anche se è capitato più sogni della poltrona di Gino sono volte di non riuscirci, scaraventando il vividi, ricordo addirittura i particolari, mio meccanico dritto dritto sulle mie apparentemente, insigni canti, tipo a gambe tra capriole ed avvitamenti. In che pagina ho letto uella parola bu a uest’ultimo caso si rialza come se nulla o uanti gradini avesse la scala che mi fosse, si a iusta la tuta, che dopo esser portava sul tetto per vedere le stelle, stato chissà dove dentro di me, è uante ruote avesse il taxi che mi portò ancora linda e perfetta, mi ssa per un a Parigi una mattina che il desiderio di lungo secondo con un cenno del capo croissant era così forte! (lo so che sono ma talmente impercettibile che sempre uattro ma io le visualizzavo, un’eventuale mosca, posata sulle sapevo essere uattro perché le vedevo lancette, non lo percepirebbe non perché sottinteso. In fondo nei nemmeno. sogni potrebbero essere anche cin ue!) LEI NO, IO SI. NON PER IL MOVIMENTO IN SÉ MA PER LA LUCE DEL SUO VISO CHE PER UNA FRAZIONE DI MILLESIMO DI FRAZIONE DI CENTESIMO DI MILLISECONDO VIRA AL BUIO.
I RACCONTI DI CIVICONUMERO13 FEDERICA FABBIAN GINO Ho sempre pensato all'incontro Uomo minuto che spacca il secondo, annuale come un impegno da Gino è il meccanico del tagliando. evadere, un dovere per il uale Controlla e ripristina i livelli. Gioia, fermare la mia vita per ualche tristezza, allegria, malinconia, rabbia, ora, una scocciatura insomma. gelosia, paura, angoscia, invidia, noia, Eppure esco sempre euforico ed orgoglio, pietà, simpatia, stima, ottimista, cosa farà vergogna, amore, entusiasmo, ducia, esattamente? insomma tutto. Uscito dal suo studio, di dimensioni ridotte per la mia stazza, oltremisura per la sua, sosto ualche secondo sullo zerbino in cocco e, pizzicandomi il lobo dell’orecchio sinistro, con due fessure sottili al posto degli occhi, metto a fuoco, mentalmente, il Gino. Mi sforzo di ricordare tutti i tagliandi in cerca di ualcosa di diverso dal solito ma niente. “aspetta forse…no”. Niente. Sempre uguale: cenno del capo, poltrona, orecchio, sogni, narice, cenno del capo. Riprendo a camminare, pensando a uanto debba essere monotona e noiosa la sua vita, sento un velo di tristezza, coprirmi il viso. Una volta fuori dal palazzo, la luce del sole uasi mi risveglia da un sonno le ero, il vento prende il velo e mi ricordo di essere in ritardo per ualcosa. Gino, uomo minuto che spacca il secondo, entra dall’orecchio sinistro, sempre da uello. Perché? Ci deve essere una spiegazione biologica per cui il lato sinistro del corpo umano presenti peculiarità adatte allo scopo. Ebbene no. Entra da uel lato perché è scaramantico (avete letto bene! Scaramantico). La prima volta che entrò a revisionare una persona lo fece dall’orecchio sinistro, non cambiò più. Dopo pochi passi, svoltato l’angolo, tira giù l’interruttore generale ed alza uello “sogni accesi” Attende ualche secondo, toglie il camice e le scarpe di vernice lucida con la suola in vera piuma d’angelo (ricavate dalla muta del piuma io, nessun Angelo, di nome o di fatto, è stato maltrattato) che ripone nell’armadietto. Dallo stesso estrae lo strumento necessario al lavoro, lo ssa e sorride. Lo indossa e prova una le era scarica elettrica, la sente sempre uando veste il naso rosso. SALTELLANDO, FELICE, SPARISCE CHISSÀ DOVE.
RITORNARE A VIVERE AL PROPRIO RITMO eliana santin In questo anno appena passato ho potuto Ti chiedo di fermarti proprio ora, che tu sperimentare tante tecniche creative e ho sia al tavolo di un bar o disteso in divano, smosso parecchio il mio intuito e la mia prendere carta e penna e scrivere queste immaginazione, preziosi alleati e preziose domande: compagni di viaggio per rimanere sempre connessa al mio cuore e a ciò che la mia - Come mi sento? Anima vuole dirmi. - Quale nuova idea posso seminare? La primavera è nell’aria o forse ancora ci Domande semplici e dirette, ma proprio sono degli strascichi d’inverno, fatto sta per questo ti permetteranno di andare a che siamo qui su questa terra per una fondo e di scandagliare in profondità ragione ed è giunta l’ora di rimboccarsi le cosa c’è di buono e con un alto potenziale maniche e chiedersi cosa si può fare di tutto da scoprire e osservare come un buono ora per noi stessi, per il mondo, per diamante dalle tante sfaccettature. le persone che più amiamo. Sono favorevole sempre e comunque al rispettare i propri ritmi e a seguire le “IL TEMPO DELL’ATTESA, proprie intuizioni, senza strafare o imporsi NUTRITO DALLA PRESENZA E DALLA FIDUCIA, obiettivi troppo grandi e stancanti, tanto DALL’AMORE INCONDIZIONATO. chi è che ti corre dietro? La fretta non è ABBI FIDUCIA PERCHÉ QUESTO mai una buona consigliera, la pazienza è PERIODO PORTERÀ AL BELLO invece un’ottima risorsa da coltivare e il E QUESTA TRANSIZIONE È COME tempo dell’attesa è fondamentale per UN PONTE VERSO QUALCOSA DI cogliere appieno i frutti del proprio lavoro. FIORITO.”
........................ storie e scarabocchi di pendolari fantastici ........................ PA O L O B O M B O N AT O Mi ritengo un attento osservatore. Ogni persona che incontro è unica ed ha una storia da raccontare, basta leggerla attraverso i dettagli. Amo i dettagli, è anche una ossessione professionale perché fanno la differenza; da questi di solito costruisco il personaggio e la storia disegnata.
P rofessore di italiano e storia di un anonimo istituto tecnico disperso nella brianza tra una bottega, un capannone e una chiesa. Appena andato in pensione frequenta l'università della terza età, deve pur riempire le giornate ora che non deve più combattere con i suoi alunni sempre più arroganti e incapaci di sognare. Giacca, cravatta e camicia stirata da Yara una giunonica ragazza ucraina dalle guance rosse che, in regola, gestisce le faccende di casa da quando Evelina, sua moglie, se ne è andata. Prende il treno al mattino presto e poi passeggia per Milano, gli piace guardare la gente che sgambetta freneticamente per raggiungere l'ufficio ed i negozi chiusi ma con i commessi dentro indaffarati per l'imminente apertura. Il professor Luigi Germinario è l'unico che non sta scrutando il suo smartphone lo tiene lontano, nella sua valigetta nera in pelle appesa alla mano destra e che rigorosamente non appoggia mai per terra. Chissà se domani rincontrerò il mitico Naturalmente mi sono inventato professor Luigi Germinario sul tutto! treno. Lo faccio sempre con ogni ritratto, oggi l'ho scritto
Fresca è l'aggettivo corretto, il più calzante. Giada è bella, molto bella con piccoli difetti al posto giusto. Giada è simpatica, molto simpatica sa stare con tutti. Giada è intelligente, molto intelligente laureata con lode in disegno industriale. Giada vive in una corte a Seveso. Tutte le mattine appena uscita di casa percorre il ballatoio, poi le scale e si ferma davanti ad una porta al piano terra con vetri a specchio per darsi l'ultima sistemata ai capelli, cinque secondi solo cinque secondi, esattamente alle 7.59. (Ndr noi pendolari siamo metodici e puntuali nostro malgrado) Lo fa dal primo giorno delle scuole superiori, ormai è un gesto scaramantico. Marino è un artigiano casa-bottega-chiesa, ha iniziato a lavorare 50 anni fa e non ha più smesso. Lavora ancora tutti i giorni nella sua bottega al piano terra in una casa a corte a Seveso. Marino si alza presto e inizia a lavora subito, alle 7.50 fa una pausa. Caffè splendid, moca da tre e piastra elettrica. Spegne la radio impolverata, sintonizzata su radio rai dal 1984, non vuole distrazioni. Poi con la tazza di caffè in mano, che da qualche anno tiene con due mani, si porta vicino alla portafinestra puntuale e metodico come un pendolare anche se non lo è mai stato, vive al piano primo sopra alla bottega. Ore 7.59. I suoi occhi si illuminano per pochi secondi, occhi di nonno che guarda una nipote che non ha mai avuto ma che ha sempre desiderato. Chissà se rincontrerò la fresca Giada sul treno domani.
consigli di lettura di giulia nifosì a cura di @scippociuri
Il tema dei consigli di lettura di marzo è la scoperta. L'Africa, un continente oscuro. Iweala, scrittore nigeriano, disse che in Occidente abbiamo una visione immobile del continente, non sappiamo nulla della vitalità delle sue città, dei suoi cinema, delle sue università, dell'economia, della cultura, della sua scena musicale. Le memorie di Kapuściński in Ebano sono il modo migliore per avvicinarsi all'Africa. Poi viaggeremo nel tempo e nella leggenda con l'erotismo conoscitivo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa: la Sirena, il racconto dell'autore siciliano precedente alla stesura del Gattopardo, che come ricorderete fu rifiutato da gran parte degli editori italiani e uscì postumo. Ancora, dieci incipit e nessun finale: Se una notte d'inverno un viaggiatore, un metaromanzo di Italo Calvino. Infine, si dice che la distopia serva a capire il presente. Cecità di Saramago è uno dei libri più venduti dell'ultimo anno. Una riscoperta, perché a volte dalle storie che abbiamo già letto, e pensiamo di conoscere, non si finisce mai di imparare. Antonino Bonfiglio
Ebano Ryszard Kapuscinski Ebano è il reportage di un viaggio, un viaggio lungo decenni che attraversa il continente più antico del mondo. Un libro che mostra e spiega perché l’Africa è fatta da molto più che di sola terra. È un clima ostile, che tenta ogni giorno di uccidere l’uomo, è fame come quella dei bambini che non sprecano neanche una briciola, è le guerre che la devastano ma che nessuno conosce, ma sopra ogni cosa, è l’acqua, quella che manca, che va presa a km di distanza dalle donne e dai bambini e portata nei bidoni di plastica sopra la testa. In Africa il razzismo non è solo Bianco e Nero, è anche nelle mille sfumature. Il gruppo, la propria famiglia, la tribù è tutto. Un uomo solo in Africa non sopravvive. L’altro è il nemico, il diverso, il cattivo. In ogni pagina il lettore tenta di applicare unità di misura europei, ad un mondo che non ha nulla a che fare con questi parametri, perfino il tempo e lo spazio vengono misurati in maniera differente o addirittura non vengono misurati affatto. Ebano è un libro che ha molto da insegnare, è rivolto proprio a noi, europei ma non per permetterci di giudicare, piuttosto per acquistare la consapevolezza che esiste qualcosa di così tanto diverso da noi da non poter essere compreso del tutto. “Questo non è un libro sull’Africa, ma su alcune persone che vi abitano, sui miei incontri con loro, sul tempo trascorso insieme. È un continente troppo grande per poterlo descrivere. È un vero e proprio oceano, un pianeta a parte, un cosmo eterogeneo e ricchissimo. È solo per semplificare, per pura comodità, che lo chiamiamo Africa. In realtà, a parte la sua denominazione geografica, l’Africa non esiste.”
“Ti sei mai immaginato come si fa l’amore con una sirena?” La Sirena Tomasi di Lampedusa Un incontro mitologico e surreale, un racconto che è più simile ad un sogno. Un sogno fatto in una lontana gioventù ad Augusta, in calde giornate bagnate da un rovente sole estivo. Rosario la Ciura, il protagonista di questo racconto, è un giovane appena laureato, appassionato della cultura classica, che parla perfettamente il greco antico. Si reca nella casa offertagli da un amico, ad Augusta, per concentrarsi nei suoi ultimi studi in totale tranquillità e solitudine. Ma non sarà affatto solo. I suoi giorni verranno allietati dall’incontro più straordinario della sua vita: la sirena Lighea. Una creatura mistica, bellissima, più forte del tempo in quanto immortale, che lo inizierà ai segreti dell’amore. Rosario comunicherà con lei proprio con l’antica lingua degli eroi, e proprio come un discepolo, si farà guidare da Lighea in giorni pieni di passione, seduzione ed un erotismo carico di una potenza che è propria solo dei miti. Tomasi di Lampedusa decide di raccontarci questa storia carica di simbolismi e allegorie attraverso uno degli espedienti narrativi più antichi e, forse più efficaci, quello del maestro e del discepolo, del vecchio che insegna al giovane. È infatti un vecchio Rosario la Ciura, che racconta di quella mistica estate, di quella strana forma di iniziazione ad una vita ascetica e lontana dalla realtà, ad un giovane giornalista siciliano. Un racconto che ne nasconde molti di più tra le sue pagine, nel perfetto stile di Tomasi di Lampedusa. Poche pagine per una storia che resterà nella memoria del lettore.
cecità Saramago Leggere Cecità di Josè Saramago, mentre è ancora in corso una pandemia, è sicuramente un’esperienza molto forte. La capacità di turbare i sensi, di disturbare la coscienza è il dono della penna di Saramago. Dimenticate di avere controllo sulle vostre emozioni, con questo libro sarà l’autore a decidere cosa proverete. Una terribile epidemia di cecità si abbatte in un tempo non specificato, in un luogo anonimo, su personaggi senza nome, è proprio questa impersonalità dei luoghi, del tempo e dei protagonisti a rendere le storie di Saramago universali, apprezzabili da chiunque, in qualunque momento. Una scrittura priva di pause, trasporta in una realtà in cui non c’è via d’uscita, e allora il lettore corre verso la fine del romanzo, sperando di trovare, almeno in quel momento, la pace. L’indifferenza, che affligge ogni giorno l’uomo, la vera cecità, che a differenza del “male bianco” (l’epidemia chiamata così nel romanzo), viene scelta dagli uomini, è il tema del romanzo. Il filo rosso che lega tutti gli eventi terribili descritti tra queste pagine. “Secondo me non siamo diventati ciechi, secondo me lo siamo, ciechi che, pur vedendo, non vedono”, questa frase è la chiave di lettura di tutto il romanzo, il messaggio dell’autore per tutti noi lettori.
Se una notte d’inverno un viaggiatore Italo Calvino Perché leggere “se una notte d’inverno un viaggiatore”? Perché è un libro dedicato al lettore e alla lettrice. È un libro che si interroga sulla sua stessa natura, anche se forse dovrei dire dieci libri. Calvino crea infatti, non uno ma ben dieci incipit di dieci storie differenti, ed allora spetta al Lettore cercare di scoprire come ciascuna di queste storie termina, insieme alla sua inseparabile compagna, la Lettrice. Un romanzo che mescola al piacere della lettura, il divertimento nel tentare di svelare un mistero, e perfino una storia d’amore. Così Calvino descriverà la sua opera: «È un romanzo sul piacere di leggere romanzi; protagonista è il Lettore, che per dieci volte comincia a leggere un libro che per vicissitudini estranee alla sua volontà non riesce a finire. Ho dovuto dunque scrivere l'inizio di dieci romanzi d'autori immaginari, tutti in qualche modo diversi da me e diversi tra loro.» È sicuramente uno dei capolavori di Calvino, non una semplice lettura ma un vero e proprio gioco, a cui siamo tutti invitati a prendere parte.
Anche quando un libro non riesce a prendermi cerco di finirlo sempre, spero riesca a stupirmi nel finale. @giulia_045
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