Il matrimonio segreto - Stagione d'Opera e Danza

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Il matrimonio segreto - Stagione d'Opera e Danza
Fondazione Ravenna Manifestazioni
                           Comune di Ravenna
                 Ministero per i Beni e le Attività Culturali
                        Regione Emilia Romagna

             Teatro di Tradizione Dante Alighieri

           Stagione d’Opera e Danza
                               2013-2014

                     Teatro Alighieri
              sabato 15, domenica 16 marzo

Il matrimonio segreto
                    dramma giocoso in due atti
                    libretto di Giovanni Bertati
       revisione secondo i testi originali di Franco Donatoni

                                 musica di

              Domenico Cimarosa

 con il contributo di         partner
Il matrimonio segreto - Stagione d'Opera e Danza
Il matrimonio segreto - Stagione d'Opera e Danza
Sommario
                                             La locandina. ............................................................... pag.	5.          5

                                             Il libretto ........................................................................ pag.	6.   6

                                             Il soggetto . ................................................................... pag.	37.     37

                                             Dal “Marriage à-la-mode” al “Matrimonio
                                             segreto”: genesi di un tema drammatico
                                             nel Settecento
                                             di Francesco Degrada ........................................... pag.	39.                      39

                                             “Se amor si gode in pace,
                                             non v’è maggior contento”
                                             di Nicola Badolato ................................................... pag.	55.                55

Coordinamento editoriale                     Note di regia
Cristina Ghirardini
Grafica Ufficio Edizioni
                                             di Italo Nunziata . ...................................................... pag.	59.            59
Fondazione Ravenna Manifestazioni
                                             I protagonisti .............................................................. pag.	61.         61
Foto di scena
in copertina e alle pp. 3, 37, 61
© Foto Piccinni Treviso;
alle pp. 4, 39, 46, 48, 54, 55, 58, 59
© Marco Caselli Nirmal.

Si ringrazia la Fondazione Teatro Comunale
di Ferrara per la gentile concessione del
materiale editoriale.

L’editore si rende disponibile
per gli eventuali aventi diritto
sul materiale utilizzato.

Stampa Edizioni Moderna, Ravenna
Il matrimonio segreto - Stagione d'Opera e Danza
Il matrimonio segreto - Stagione d'Opera e Danza
Il matrimonio segreto
dramma giocoso in due atti
libretto di Giovanni Bertati
revisione secondo i testi originali di Franco Donatoni
Edizione Universal Music Publishing Ricordi srl, Milano

musica di Domenico Cimarosa

personaggi e interpreti

Il Signor Geronimo Salvatore Salvaggio
Elisetta Giulia Semenzato*
Carolina Lavinia Bini
Fidalma Loriana Castellano*
Il Conte Robinson Omar Montanari
Paolino Matteo Falcier
* Vincitori del xlii Concorso Internazionale per Cantanti “Toti Dal Monte”
dedicato a Il matrimonio segreto

direttore Julian Kovatchev
regia Italo Nunziata
scene e costumi Pasquale Grossi
light designer Patrick Latronica
assistente alla regia Giacomo Benamati

Orchestra Giovanile Luigi Cherubini
maestro al cembalo Riccardo Mascia

maestri collaboratori
«Progetto formativo per Maestri Collaboratori» realizzato in collaborazione con l’Istituto Musicale L. Boccherini
(coordinamento Professor Massimo Morelli)
Francesco Armienti, Tetesa Russo, Alberto Vannucci (sala e palco), Francesca Cantini (luci)
maestro ai sovratitoli Simone Tomei (sovratitoli a cura del Teatro del Giglio di Lucca)
comparse «GiglioLab» Rita Bacchiddu, Sara Bertolucci, Alessandro Fulceri, Leonardo Micheli
direzione di Palcoscenico Guido Pellegrini
capo macchinista Luca Barsanti capo attrezzista Daniela Giurlani responsabile trucco e parrucche Sabine Brunner
coordinamento sartoria Sartoria Teatrale Fiorentina di Massimo Poli

scene Teatri e Umanesimo Latino S.p.A. di Treviso costumi Atelier Nicolao, Venezia
attrezzeria Rubechini Carlo, Firenze calzature Sacchi Calzature Artistiche, Firenze parrucche Mario Audello, Torino

coproduzione Teatro del Giglio di Lucca, Teatro Alighieri di Ravenna
in collaborazione con Teatro Comunale di Ferrara, Teatro Sociale di Rovigo,
Teatro Mario Del Monaco di Treviso

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Il matrimonio segreto - Stagione d'Opera e Danza
Il matrimonio segreto
               Dramma giocoso per musica in due atti
                  Musica di Domenico Cimarosa
                   Libretto di Giovanni Bertati

    prima rappresentazione: Vienna, Burgtheater, 7 febbraio 1792

                           PERSONAGGI

Il signor Geronimo, ricco mercante               basso comico
Elisetta e Carolina, sue figlie                       soprano
Fidalma, sorella del signor Geronimo, vedova ricca    soprano
Il Conte Robinson                                        basso
Paolino, giovine di negozio del signor Geronimo         tenore

         La scena è in città nella casa del signor Geronimo.

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Il matrimonio segreto - Stagione d'Opera e Danza
Atto primo                                       di quel che ha da scoprirsi,
                                                 quale schiamazzo in casa,
Scena prima                                      qual bisbiglio di fuori, o sposo amato!
Sala, che corrisponde a vari appartamenti.       Né un trasporto d’amor sarà scusato.
Paolino e Carolina.
                                                 Paolino
[Introduzione]                                   Dici il ver: vedo tutto.

Paolino                                          Carolina
  Cara, non dubitar.                             				                   Il padre mio
Mostrati pur serena.                             è un uom rigido è ver; ma finalmente
Presto avrà fin la pena                          è d’un ottimo cor. In sulle furie
che va turbarti il cor.                          monterà al primo istante
                                                 che saper gliel farai;
Carolina                                         ma dopo qualche dì certa poi sono,
  Caro, mi fai sperar.                           che pien d’amor ci accorderà il perdono.
Mi mostrerò più lieta.
Ma sposa tua segreta                             Paolino
nasconderò il dolor.                             Sì: questa sicurezza
                                                 la sola fu che a stringere c’indusse
Paolino                                          il nodo clandestino.
  Forse ne sei pentita?                          Ma senti: oggi la sorte
                                                 occasione propizia a me presenta
Carolina                                         di svelare il segreto
No, sposo mio, mia vita.                         con meno di timore.

Paolino                                          Carolina
    Dunque perché non mostri                     Dimmi, su, presto. Ah! mi consoli il core.
il tuo primier contento?
                                                 Paolino
Carolina                                         Mi è riuscito alla fine
Perché ognor più pavento                         di poter soddisfare all’ambizione
quello che può arrivar.                          del Signore Geronimo,
   T’affretta, deh! t’affretta                   che fanatico ognor s’è dimostrato
l’arcano a palesar.                              d’imparentarsi con un titolato.

Paolino                                          Carolina
   Sì, sposa mia diletta,                        E così?
ti voglio contentar.
                                                 Paolino
Paolino e Carolina                               		     Sarà sposa
  Se amor si gode in pace                        del Conte Robinson mio protettore
non v’è maggior contento;                        tua sorella maggiore
ma non v’è ugual tormento                        con cento mille scudi. Or io d’entrambi
se ognor s’ha da tremar.                         avendo gl’interessi maneggiati,
                                                 spero così di avermeli obbligati.
[Recitativo]
                                                 Carolina
Carolina                                         Bene, sì, bene assai,
Lusinga, no, non c’è. La nostra unione           il Conte impegnerai
lungo tempo segreta                              perché sveli a mio padre il nostro arcano.
non può restar. E se si scopre avanti            Ma quando egli verrà?

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Il matrimonio segreto - Stagione d'Opera e Danza
Paolino                                          Geronimo
				                   Non è lontano.            (ad alcuni servi)
Lo spero in questo giorno, anzi a momenti.       Non dovete sbagliar, gente ignorante.
Ecco qua la sua lettera                          Che cosa è questo “lei signor Geronimo”?
che al Signore Geronimo                          In Italia i mercanti,
io devo presentar. Ma parmi appunto              che han dei contanti, han titol d’illustrissimo;
di sentir la sua voce.                           e illustrissimo io sono; e va benissimo.
A casa è ritornato.                              Se poi... (ad ogni costo
                                                 voglio avere un diploma,
Carolina                                         che della nobiltà mi metta al rango;
				              È vero, è vero.                che chi ha dell’oro ha da sortir dal fango.)
D’esser dunque tranquilla io presto spero.       Oh! Paolino caro.

[Duetto Paolino-Carolina]                        Paolino
                                                 			              Ecco una lettera
Carolina                                         del Conte Robinson, che per espresso
  Io ti lascio perché uniti                      inclusa in una mia venuta è adesso.
che ci trovi non sta bene.
(per partire, poi ritorna)                       Geronimo
  Ah, tu sai ch’io vivo in pene                  Sì, son venuto adesso. E questa lettera
se non son vicina a te!                          di chi è? Chi la manda?

Paolino                                          Paolino
  Vanne sì, non è prudenza                       (forte)
di lasciarci trovar soli...                      Il Conte Robinsone.
(per partire, poi ritorna)
  Ah! tu sai che il cor m’involi                 Geronimo
quando vai lontan da me.                         Il Conte Robinson: sì, sì, ho capito.
                                                 La leggo volentieri.
Carolina                                         (legge sotto voce)
 No, non viene... Sì, sì, adesso...              Ah, ah... Comincia bene...
                                                 Oh, oh... Seguita meglio...
Paolino                                          Ih ih! ih! ih!... Di gioia
Dammi, dammi pria un amplesso.                   mi balza il cor nel petto!

Paolino e Carolina                               Paolino
Ah! pietade troveremo                            (Ah ah, oh oh, ih ih, così ha già letto.)
se il Ciel barbaro non è.
(Carolina parte)                                 Geronimo
                                                 Venite, Paolino,
                                                 venite ch’io vi abbracci. È vostro merito
Scena seconda                                    la buona riuscita,
Paolino, poi il signor Geronimo.                 io vi sono obbligato della vita.

[Recitativo]                                     Paolino
                                                 Questo mi dà conforto.
Paolino
Ecco qui che sen vien. Bisogna intanto           Geronimo
ch’io mi avezzi a parlar in tuon sonoro          Fra poco il Conte genero
per farmi intender bene.                         sarà qui a sottoscrivere il contratto:
Di sordità patisce assai sovente;                Elisetta è contessa: il tutto è fatto.
ma dice di sentir s’anche non sente.             Con Carolina or poi se mi riesce

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Il matrimonio segreto - Stagione d'Opera e Danza
di far un matrimonio uguale a questo,                   Elisetta
colla primaria nobiltà m’innesto.                       			            Cosa c’è?

Paolino                                                 Fidalma
(Questo poi mi dà affanno.)                             				                       Che cosa è stato?

Geronimo                                                [Aria Geronimo]
Che avete voi? Siete di tristo umore?
                                                        Geronimo
Paolino                                                    Udite tutti, udite,
Io? Signor no.                                          le orecchie spalancate.
                                                        Di giubilo saltate.
Geronimo                                                Un matrimonio nobile
			           Che?                                      concluso è per lei già.
                                                           Signora Contessina
Paolino                                                 quest’oggi ella sarà.
				              Allegro anche son io                  Via bacia, mia carina,
per queste nozze.                                       la mano al tuo papà.
                                                           Che saltino i denari;
Geronimo                                                la festa si prepari;
				               Bene. Andate dunque                  godete tutti quanti
a stare in attenzione                                   di mia felicità.
dell’arrivo del Conte; ed ordinate                         Sorella mia, che dite?
tutto quel che vi par che vada bene                     Che dici tu Elisetta?
per poterlo trattar come conviene.                      (a Carolina)
(Paolino parte)                                         Con quella bocca stretta
                                                        per cosa tu stai là?
                                                           Via, via, che per te ancora
Scena terza                                             tuo padre ha già pensato:
Il signor Geronimo, indi Carolina, Elisetta,            un altro titolato
Fidalma, e Servitori.                                   sua sposa ti farà.
                                                           E stai col ciglio basso?
Geronimo                                                Non movi ancor la bocca?
Orsù, più non si tardi                                  Che sciocca! Oimè, che sciocca!
a dar sì lieta nuova alla famiglia.                     Fai rabbia in verità.
Elisetta! Fidalma! Carolina!                               Invidia fai conoscere
Figlie, sorella, amici, servitori,                      che dentro il sen ti sta.
quanti in casa vi son vengano fuori.                    (parte)

Carolina
Signor Padre?...                                        Scena quarta
                                                        Elisetta, Carolina, e Fidalma.
Elisetta
			                Signor?...                           [Recitativo]

Fidalma                                                 Elisetta
					                           Fratello amato...       Signora sorellina,
                                                        ch’io le rammenti un poco ella permetta
Carolina                                                ch’io sono la maggior, lei la cadetta;
Che avvenne?                                            che perciò le disdice
                                                        quell’invidia che mostra;
                                                        e che in questa occasion meglio sarìa,

                                                    9
Il matrimonio segreto - Stagione d'Opera e Danza
se mi pregasse della grazia mia.                   Elisetta
                                                   Il voltarmi le spalle a questo modo
Carolina                                           è un’altra impertinenza.
Ah, ah, della sua grazia,
quantunque singolare,                              Carolina
in verità non ne saprei che fare.                  Perdoni se ho mancato a Sua Eccellenza.

Elisetta                                           [Terzetto Carolina-Elisetta-Fidalma]
Sentite la insolente?
Io son Contessa, e siete voi un niente.            Carolina
                                                      Le faccio un inchino
Fidalma                                            contessa garbata.
Eccoci qua: noi siamo sempre a quella.             Per essere dama
Tra sorella, e sorella,                            si vede ch’è nata.
chi per un po’ di fumo,                            Per altro, per altro
chi per voler far troppo la vivace,                da rider mi fa.
un solo giorno qui non si sta in pace.
                                                   Elisetta
Elisetta                                             Strillate, crepate,
Qual fumo ho io? Parlate.                          son dama, e contessa.
                                                   Beffar se volete,
Carolina                                           beffate voi stessa.
Qual io vivacità, che condannate?                  Per altro, per altro
                                                   or or si vedrà.
Elisetta
Non ho fors’io ragione?                            Fidalma
                                                   (a Elisetta)
Fidalma                                              Quel fumo, mia cara,
Sì: deve rispettarvi.                              è un poco eccedente.
                                                   (a Carolina)
Carolina                                           Voi siete, mia bella,
Ho dunque torto io?                                di troppo insolente.
                                                   Vergogna! Vergogna!
Fidalma                                            Così ben non va.
No: non deve incitarvi.
                                                   Carolina
Elisetta                                            Sua serva non sono.
Che? Forse io la incito?
                                                   Elisetta
Carolina                                           Son vostra maggiore.
Che? Fors’io la strapazzo?
                                                   Carolina
Fidalma                                            Entrambe siam figlie
No, niente, no; non fate un tal schiamazzo.        d’un sol genitore.

Carolina                                           Elisetta
Io di lei non ho invidia;                          Stizzosa...
non ho rincrescimento
del di lei ingrandimento;                          Carolina
sol mi dispiace, che in questa occasione           			      Fumosa.
ha di se stessa troppa presunzione.
(per partire)

                                              10
Fidalma                                             ne sentirà mio padre,
Finiam questa cosa,                                 che vi dobbiate allontanar da lui,
tacetevi là.                                        ei che v’apprezza al par degli occhi sui.

Carolina                                            Fidalma
Non posso soffrire.                                 Eh, quanto a questo poi, potrebbe darsi
                                                    che non mi allontanassi.
Elisetta
La sua inciviltà.                                   Elisetta
                                                    Posso saper chi sia?
Carolina, Elisetta, Fidalma
Codesto garrire                                     Fidalma
fra voi ben non sta.                                No: è troppo presto. Ancor con chi vogl’io
(Carolina parte)                                    non mi sono spiegata.

                                                    Elisetta
Scena quinta                                        Ditemi questo almeno: è giovinotto?
Fidalma ed Elisetta.
                                                    Fidalma
[Recitativo]                                        Giovine affatto, affatto.

Fidalma                                             Elisetta
Chetatevi, e scusatela. Tra poco                    È bello?
voi già andate a marito, ella qui resta;
così non vi sarà mai più molesta.                   Fidalma
Io mi consolo intanto                               		     Di Cupido egli è un ritratto.
del vostro matrimonio; e voi fra poco...
Ma zitto... A voi il confido... Ah! nol diceste.    Elisetta
Per carità.                                         È nobile?

Elisetta                                            Fidalma
			       Fidatevi, fidatevi                        			     Non voglio
che segreta son io.                                 spiegarmi d’avvantaggio.

Fidalma                                             Elisetta
Ve ne consolerete ancor del mio.                    È ricco?... Rispondete.

Elisetta                                            Fidalma
Del vostro?                                         Troppo curiosa, o cara mia, voi siete.
                                                    (se mi stuzzica ancora un pocolino,
Fidalma                                             vado or ora a scoprir ch’è Paolino.)
			         Sì: padrona di me stessa,
ricca pel testamento                                [Aria Fidalma]
del mio primo marito,
e in età giovanil, non crederei                     Fidalma
chi mi diceste stolta                                  È vero che in casa
se voglio maritarmi un’altra volta.                 son io la signora;
                                                    che m’ama il fratello,
Elisetta                                            che ognuno mi onora;
No, cara la mia zia:                                è vero ch’io godo
anzi fate benissimo, e vi lodo.                     la mia libertà...
Ma un dispiacer ben grande                             Ma con un marito

                                                   11
via meglio si sta.                            Carolina
   Sto fuori di casa                          				              (Oh me meschina!
nessun mi dà pena;                            Qui nasce una rovina
all’ora ch’io voglio                          se Paolin non fa presto.)
vo a pranzo, vo a cena;
a letto men vado                              Geronimo
se n’ho volontà...                            E perché mò non ridi, e te ne stai
   Ma con un marito                           con quella faccia tosta?
via meglio si sta.
   Un qualche fastidio                        Carolina
è ver che si prova;                           Ho dolore di testa.
non sempre la moglie
contenta si trova;                            Geronimo
bisogna soffrire                              S’egli è un signor di testa? È un cavaliere;
qualcosa, si sa...                            e non vuoi che sia un uom ch’abbia talento?
   Ma con un marito
via meglio si sta.                            Carolina
   Voi cara ragazza,                          (Ah! mi manca il consiglio in tal momento.)
che andate a provarlo,
saprete fra poco
se il vero vi parlo;                          Scena settima
voi meco direte                               Paolino, e detti, poi il Conte, Elisetta, e Fidalma.
son certa diggià:
   che con un marito                          Paolino
via meglio si sta.                            (forte)
(Fidalma parte)                               Signore, ecco qua il Conte.

                                              Geronimo
Scena sesta                                   Il Conte? Oh! presto, presto...
Nobile appartamento.                          Rimettiamo il discorso...
Il signor Geronimo, Carolina.                 Scendiamo ad incontrarlo sin dabbasso.

[Recitativo]                                  Paolino
                                              Ecco che ha più di noi veloce il passo.
Geronimo
Prima che arrivi il Conte                     [Cavatina Conte]
io voglio rallegrarti;
vuol da tutte le parti                        Conte
oggi felicitarmi la mia sorte.                   Senza senza cerimonie,
senti... Ma ridi prima, e ridi forte.         alla buona vengo avanti,
                                              riverisco tutti quanti.
Carolina                                      Non s’incomodin: non voglio.
Non farei s’io ridessi                        Complimenti far non soglio.
che una cosa sforzata, e senza gusto.         Sol do al suocero un abbraccio.
                                              (a Fidalma)
Geronimo                                      Servitore a lei mi faccio.
Sicuro ci avrai gusto,                        (ad Elisetta)
sposa d’un cavalier tu pur sarai;             Dal dover non m’allontano:
ora mi venne la proposizione,                 bacio a lei la bella mano...
e in oggi esser vi dèe la conclusione.        (a Carolina)
Ridi, ridi, ragazza.                          vengo a lei, sì, vengo a lei,
                                              che ha quegli occhi così bei...

                                         12
Paolino, amico mio,                         e il correr per le poste a me non nuoce.
regna qui sol grazia, e brio.
Bravo padre! Brave figlie!                  Paolino
Siete incanti, meraviglie,                  Convien che alziate un poco più la voce.
siete gioie... Ma scusate:
ch’io respiri almen lasciate,               Conte
o il polmon mi creperà.                     Con vostra permissione
                                            vado appresso alla sposa
Elisetta                                    per farle un conveniente complimento.
Prenda pure, prenda fiato:
                                            Geronimo
Carolina e Fidalma                          Oh, servitevi pure,
Seguitare poi potrà.                        che questo, Conte mio, ci va de jure.
                                            Ed io che so che in tali incontri il padre
Paolino                                     importuno diventa,
(Che fa troppo il caricato                  me ne andrò con Paolino
non s’avvede, e non lo sa.)                 a far qualche altra cosa.
                                            La sorella, e la zia stian con la sposa.
Geronimo                                    (parte con Paolino)
(L’ho sentito, l’ho ascoltato,
ma capito non l’ho già.)
                                            Scena ottava
Geronimo, Paolino, Elisetta, Carolina e     Il Conte, Carolina, Fidalma, ed Elisetta.
Fidalma
(Che un tamburo abbia suonato               Conte
mi è sembrato in verità.)                   (accostandosi a Carolina)
                                            Permettetemi dunque,
Conte                                       cara la mia sposina...
Senza essere affettato
mi distinguo in civiltà.                    Carolina
                                            				                  Oh, no signore:
[Recitativo]                                sbagliate; io non son quella,
                                            quella che ha tanto onore è mia sorella.
Conte
Orsù, senza far punto cerimonie,            Conte
ch’io le abborrisco già; suocero caro,      Sbaglio?
ben che la prima volta
questa sia che permesso                     Fidalma
mi è di veder l’amabile mia sposa,          			     Sicuramente.
pur dicendomi il core
quale fra le tre dive                       Carolina
la mia Venere sia,                          Di là, di là convien che vi voltiate.
con vostra permissione allegro, e franco
io me le vado a situare affianco.           Fidalma
                                            Di qua, di qua.
Geronimo
Certo sarete stanco, io ve lo credo,        Conte
Conte Genero amato. Ehi! da sedere.         (a Fidalma)
                                            			           Signora mia, scusate.
Conte                                       Voi dunque...
No, no, non dico questo;
non vò seder. Son fresco, e son robusto,

                                           13
Fidalma                                                Conte
			           No signor: sbagliate ancora.             Il core m’ha ingannato,
                                                       e rimango dolente, e sconsolato.
Conte
Sbaglio ancora?                                        [Quartetto Carolina, Elisetta, Fidalma, Conte]

Elisetta                                               Conte
			               Sicuro.                                (Sento in petto un freddo gelo,
Ma che il faccia da scherzo io mi figuro.              che cercando mi va il cor.
Quella son io che il Ciel vi diede in sorte;           Sol quell’altra, giusto Cielo,
quella son io che merita l’onore                       può spirarmi un dolce ardor.)
di stringervi la man, di darvi il core.
                                                       Elisetta
Conte                                                    (Tal sorpresa intendo appieno
(Diamine!) Voi la sposa?                               cosa vuol significar.
                                                       Sento in petto un rio veleno,
Elisetta                                               che mi viene a lacerar.)
Che vuol dir tal sorpresa?
                                                       Carolina
Conte                                                     (Freddo, freddo, egli è restato;
				                        Eh, niente, niente.        lei confusa se ne sta.
Perdonatemi: io credo                                  Così un poco castigato
che vogliate qui far, mie signorine,                   il suo orgoglio resterà.)
un poco di commedia. Or via, vi prego
di non voler tirar più a lungo il gioco.               Fidalma
(a Carolina)                                             (In silenzio ognun qui resta,
M’inganno, o non m’inganno?                            e so ben quel che vuol dir.
Siete voi la mia sposa, o non lo siete?                Una torbida tempesta,
                                                       parmi in aria di scoprir.)
Carolina
No signor: ve l’ho detto: è mia sorella.               Carolina, Elisetta, Fidalma, Conte
                                                         (Un orgasmo ho dentro il seno;
Fidalma                                                palpitando il cor mi va.
È questa, è questa.                                    Più non vedo il ciel sereno,
                                                       più non so quel che sarà.)
Elisetta
				                 Io sì signor son quella.
E vi par forse ch’io...                                Scena nona
                                                       Paolino, poi Carolina.
Conte
				              No... ma... scusatemi...             [Recitativo]
Voi dunque certamente?
                                                       Paolino
Elisetta                                               Più a lungo la scoperta
Certo.                                                 non deggio differir. Il Conte alfine
                                                       è un uom di mondo, un uomo di esperienza,
Fidalma                                                mi vuol del bene, e mi darà assistenza.
		    Sicuro.
                                                       Carolina
Carolina                                               Ah, Paolino mio...
			             Indubitatamente.

                                                  14
Paolino                                      Conte
				                 Sposa mia cara...       Amico mio, io vo di te cercando
                                             smanioso, ansioso, ch’è diggià mezz’ora:
Carolina                                     ho di te gran bisogno.
Di poterti aver solo
io non vedeva l’ora.                         Paolino
Sappi che ogni dimora                        				                      Ed io di voi.
è omai precipitosa:
mio padre a un cavalier va a farmi sposa.    Conte
                                             Sì: quello che tu vuoi: per te son io,
Paolino                                      ma prima dir mi lascia il fatto mio.
Ci mancava ancor questa
per più inasprirlo al caso!                  Paolino
Ma non perdo il coraggio. Al Conte subito    Sì signore: parlate.
vado a raccomandarmi.
                                             Conte
Carolina                                     All’amor, Paolino,
Ma se sdegnasse il Conte                     che sempre ti ho portato
d’entrar in questo impegno?                  sempre tu fosti grato.
                                             Però non serve qui di far preamboli;
Paolino                                      ma veniamo alla breve,
Di lui punto non dubito;                     che senza far un giro di parole
ma al caso disperato, o cara mia,            ciascheduno può dir quello che vuole.
a piè mi metterei della tua zia:
sa essa cos’è amore,                         Paolino
e del fratello suo possiede il core.         Benissimo. Veniamo dunque al fatto.

Carolina                                     Conte
E te ne fideresti?                           Tu sai che ho già disposto
                                             di richiamarti a casa
Paolino                                      fra pochi mesi, e darti del contante
Sì: con bontà mi tratta, e con dolcezza,     perché tu pur divenga un buon mercante;
anzi quasi direi che mi accarezza.           sì, già lo sai: non serve un tal racconto;
                                             ma alla breve, alla breve
Carolina                                     quello che si vuol dir, dire si deve.
In qualunque maniera
non devi diferir. Vedi là il Conte.          Paolino
Cogli questo momento,                        Ebbene, signor mio,
datti coraggio. Io mi ritiro intanto         lo sbrigarvi sta a voi.
tutta, tutta agitata.
T’assista amor, che la cagion n’è stata.     Conte
(parte)                                      				                   Sentimi dunque.
                                             sia com’esser si voglia,
                                             o per l’una, o per l’altra
Scena decima                                 delle ragioni che non si comprendono,
Paolino, poi il Conte.                       o sia come si sia,
                                             perché fare gran chiacchiere non soglio;
Paolino                                      la sposa non mi piace, e non la voglio.
Sì, coraggio mi faccio
giacché solo qui viene.                      Paolino
                                             Che cosa dite mai?

                                            15
Conte                                           a te mi raccomando.
Dico assolutamente                              L’amabile cadetta...
che non la voglio.                              Mi stimola, m’affretta:
                                                non posso più resistere,
Paolino                                         mi sento incenerir!
				            E come mai potreste
oggi disimpegnarvene?                           Paolino
                                                  Quel foco che v’accende
Conte                                           un altro forse offende.
Facilissimamente.                               (Ah, sento proprio il core
Invece di sposare la maggiore                   che in sen mi va a languir!)
sposerò la cadetta:
dei cento mille invece per la dote,             Conte
sol di cinquanta mille io mi contento:            Quel foco che mi accende
ecco tutto aggiustato in un momento.            da me più non dipende.
Quella, quella mi piace,                        Non sposo la maggiore
quella m’ha innamorato. Ora da bravo,           se credo di morir.
vanne, fa presto, al padre ciò proponi,         (partono)
sciogli, concludi, e poi di me disponi.

Paolino                                         Scena undicesima
(Me infelice!)                                  Sala.
                                                Carolina, poi il Conte.
Conte
			          Cos’hai?                           Carolina
                                                Paolino ritarda
Paolino                                         con la risposta, ed io l’aspetto ansiosa;
				                    Niente, signore.        e allor che qualche cosa
                                                con ansietà si aspetta
Conte                                           ogni minuto vi diventa un’ora.
Va dunque, va, fa presto.                       Ma cosa fa che non ritorna ancora?
                                                Quel pur che vedo è il Conte. Un segno è questo
Paolino                                         che il discorso è finito.
(Misero me, che contratempo è questo!)          Ed ei qui viene senza mio marito?

[Duetto Paolino-Conte]                          Conte
                                                (Non trascuro il momento.) Oh, Carolina!
Paolino                                         La sorte è a me propizia,
   Signor, deh, concedete...                    perché lontani dall’altrui presenza
Sdegnarvi io non vorrei.                        io vi posso parlar con confidenza...
Pensate, riflettete...
Il dispiacer di lei,                            Carolina
la civiltà, l’onore,                            Ah! Questo è quello appunto
di tutti lo stupore...                          che bramava ancor io.
(Ah, che mi vo a confondere,
Ah! più non so che dir.)                        Conte
                                                Lo bramavate, sì? (Ciò mi consola.)
Conte                                           veramente Paolino
  Tu cosa vai dicendo?                           ve lo dovea dir lui;
Tu cosa stai seccando?                          ma pronta l’occasion trovando adesso,
Non star più discorrendo,                       quello ch’ei vi diria vel dico io stesso.

                                           16
Carolina                                        darete all’amor mio qualche conforto.
Dite, dite, parlate; e voglia il Cielo
che le vostre parole                            Carolina
diano al mio core di speranza un raggio.        E nel momento istesso
                                                di dover adempire a un sagro impegno,
Conte                                           manchereste di fede? Io scuso bene
(Questa già m’ama anch’essa. Orsù coraggio.)    chiunque si lascia trasportar d’amore;
Ah! mia cara ragazza,                           ma non uno che manca al proprio onore.
amor ha un gran poter! Voi che ne dite?
                                                Conte
Carolina                                        Oh, oh! Voi date in serio. Ed io tutt’altro
Quello che dite voi.                            mi aspettava da voi.

Conte                                           Carolina
E quelle debolezze                              				                Tutt’altro anch’io
che vengono da amor se ancor son strane,        mi credea di sentire.
s’hanno da compatir fra genti umane.
                                                Conte
Carolina                                        Di sentir cosa?
Io sono certamente
del vostro sentimento. Or seguitate,            Carolina
ditemi tutto il resto.                          			               Io non ve l’ho da dire.
Se conoscete amor mi basta questo.
                                                Conte
Conte                                           All’onor si rimedia
Quand’è così, stringiamo l’argomento.           sposando voi per lei.

Carolina                                        Carolina
Veniamo pure al punto.                          Questa cosa accordar mai non potrei.

Conte                                           [Aria Carolina]
				                    Io son venuto
per sposar Elisetta. Ma che serve               Carolina
che venuto io ci sia                               Perdonate, signor mio,
quando non ho per lei che antipatia?            s’io vi lascio, e fo partenza.
E quando a prima vista                          Io per essere Eccellenza
m’avete fatto voi vostra conquista?             non mi sento volontà.
                                                   Tanto onore è riservato
Carolina                                        a chi ha un merto singolare,
Io! cosa avete detto?                           a chi in circolo può stare
                                                con buon garbo, e gravità.
Conte                                              Io, meschina, vo alla buona,
Voi cosa avete inteso?                          io cammino alla carlona,
                                                son piccina di statura,
Carolina                                        io non ho disinvoltura,
				                  È questo solo             non ho lingue, non so niente:
quel che avete da dirmi?                        farei torto certamente
                                                alla vostra nobiltà.
Conte                                              Se un mi parla alla francese,
Questo, sì questo. E voi che ben sapete         che volete ch’io risponda?
compatire l’amore,                              Non so dire che Monsiù.
scusando il mio trasporto,                      Se qualcun mi parla inglese,

                                               17
ben convien ch’io mi confonda,                    Geronimo
non intendo che Addidù.                             Voi credete che i signori
  Se poi vien qualche tedesco,                    faccian come li plebei:
vuol star fresco, oh, vuol star fresco!           voi credete che gli sposi
Non intendo una parola.                           faccian come i cicisbei.
Son infatti una figliuola                         Non signore, tante cose,
di buon fondo, e niente più.                      che si dicono smorfiose,
(parte)                                           non le fanno, signor no.

                                                  Paolino
Scena dodicesima                                    Mio signore, se vi piace
Il Conte solo.                                    di vedere l’apparato,
                                                  tutto quanto è preparato
[Recitativo]                                      con gran lustro, e proprietà.

Conte                                             Geronimo
Io resto ancora attonito.                          Come? Come? Cos’ha detto?
Ha equivocato lei?
Ho equivocato io? Che cosa è stato?               Paolino
Un granchio tutti qui abbiam pigliato.            (parola per parola forte)
Ma io son uom di mondo; e ben capisco             Tutto... quanto... è preparato...
da quel suo dir sagace, e simulato,               Nella... sala... del banchetto...
ch’ella già tiene qualche innamorato.             Con gran lustro... e proprietà.
Ma voglio seguitarla,
ma il vo’ saper da lei                            Geronimo
per poter pensar meglio a’ casi miei.                Vanne al diavolo, balordo!
(parte)                                           Qua si crede ch’io sia sordo,
                                                  né patisco sordità.
                                                  Andiam subito a vedere
Scena tredicesima                                 la gran tavola, e il dessere,
Il signor Geronimo, Elisetta, Fidalma, poi        che onor grande mi farà.
Paolino.                                          (partono)

[Finale I]
                                                  Scena quattordicesima
                                                  Carolina ed il Conte.
Geronimo
  Tu mi dici che del Conte                        Carolina
mal contenta sei del tratto.                        Lasciatemi, Signore,
Quello è un uomo molto astratto,                  non state a infastidirmi.
lo conosco, e ben lo so.
                                                  Conte
Elisetta                                          Se libero è quel core
  Ma un’occhiata un po’ graziosa                  vi prego sol di dirmi.
ottenuta pur non ho.
                                                  Carolina
                                                  Che non ho amante alcuno
Fidalma                                           vi posso assicurar.
  Trattar peggio colla sposa
veramente non si può.                             Conte
                                                    Voi dunque la mia brama
                                                  potete contentar.

                                             18
Carolina                                       Elisetta
  Lasciatemi, vi prego,                        			        Vo’ vendetta.
lasciatemi, deh! andar.                        Che nera infedeltà!

Conte                                          Carolina
   Non lasciovi, mia bella,                    In me non c’è reità.
partir da questa stanza
se un raggio di speranza                       Conte
non date a questo cor.                         In lei non c’è reità.
(in questo Elisetta in disparte)
                                               Fidalma
Carolina                                         Che cosa è questo strepito?
 Tornate, deh! in voi stesso.
                                               Elisetta
Conte                                          Di fede il mancatore
Mio ben, v’amo all’eccesso.                    con ella fa all’amore,
                                               ed or li ho colti qua.
Carolina
Pensate a mia sorella.                         Fidalma
                                               Uh! uh! che mancamento!
Conte                                          Non credo a quel che sento.
Per lei non sento amor,
  s’io sposo voi per quella                    Elisetta
non manco già al mio onor.                     Io voglio sussurrare
                                               la casa, e la città.

Scena quindicesima                             Fidalma
Elisetta che si avanza, detti, poi Fidalma.    Io voglio esaminare
                                               il fatto come sta.
Elisetta
   No, indegno, traditore,                     Carolina
no, anima malnata;                             (a Fidalma)
no, trista disgraziata,                        Deh, fatela acchetare,
mai questo non sarà.                           che il vero ella non sa.
   Per questo tradimento,
che mi si viene a fare,                        Conte
io voglio sussurrare                           Lasciamola strillare:
la casa, e la città.                           non me ne curo già.

Conte
 Strillate, non m’importa.                     Scena sedicesima
                                               Il signor Geronimo, che sopraggiunge, detti, poi
Carolina                                       Paolino.
Sentite...
                                               Fidalma
Elisetta                                         Silenzio, silenzio,
			      No, fraschetta.                       che vien mio fratello.
                                               usate prudenza,
Carolina                                       abbiate cervello.
Ma prima...                                    L’affar delicato
                                               è troppo da sé.

                                              19
Geronimo                        Fidalma
  Sentire mi parve                Sappiate, fratel mio,
un strepito, un chiasso.        che qua ci sta un imbroglio;
Che fate? Gridate,              ma adesso dir nol voglio,
ovvero è per spasso?            che bene ancor nol so.
Che cosa è accaduto?
Ognun qui sta muto?             Geronimo
Di dirmi vi piaccia              Io non capisco affatto.
che diavolo c’è.
                                Conte
Paolino                         (tirandolo da una parte)
  (La cara mia sposa            Sappiate, con sua pace,
dal capo alle piante            la sposa non mi piace.
mi sembra tremante,             La sua minor sorella
oh, povero me!)                 è assai di lei più bella.
                                Ma poi, ma poi con comodo
Conte                           il tutto vi dirò.
 (Che tristo silenzio!)
                                Geronimo e Paolino
Carolina                          Eh! andate tutti al diavolo.
Così non sta bene.              Ba, ba, ce, ce, sì presto,
                                un balbettare è questo,
Fidalma                         che intender non si può.
Parlare conviene.               Ma come prima io resto.
                                Ma che mistero è questo,
Elisetta                        che intender non si può!
Parlare si de’.
  Che tristo silenzio!          Carolina
                                 Le orecchie non stancate.
Geronimo
Sospetto mi viene.              Conte
                                Affanno non vi date.
Paolino
Vi son delle scene:             Elisetta
saperlo si de’.                 Da me, da me saprete.

Geronimo                        Fidalma
(a Carolina)                    Qual sia la verità.
  Orsù che cosa è stato?
Lo voglio saper bene.           Geronimo
                                   La testa m’imbrogliate,
Carolina                        la testa mi fendete.
La cosa sol proviene            Tacete, deh, tacete!
da certo malinteso.             Andate via di qua.
(additando Elisetta)
Equivoco ha lei preso;          Paolino
e il Conte il motivò.             Per imbrogliar la testa
                                che confusione è questa!
Elisetta                        Capite se potete
  No, non è vero niente.        qual sia la verità.
La cosa è differente.           (partono)
Parlate con mia zia,
che anch’io poi parlerò.        fine dell’Atto primo

                           20
ATTO SECONDO                                      Geronimo
                                                  Non la volete più! Mia figlia? Quella
Scena prima                                       per cui steso è il contratto?
Gabinetto.                                        Non la volete più? Voi siete un matto.
Il signor Geronimo, poi il Conte.                 La vorrete benissimo.
                                                  La sposerete, signor sì. A Geronimo
[Recitativo]                                      non se ne fan di queste. E non è un uomo
                                                  Geronimo da prendersi
Geronimo                                          per un qualche babbeo.
Questa è ben curiosa!                             E Geronimo dice, e vi ripete,
Che si siano accordati                            che la vorrete, e che la sposerete.
in masticar parole
Perché io non intenda?                            Conte
Ma voglio ben scoprir questa faccenda.            Al Signor Geronimo
Venite pur, venite, o Conte amato.                io pur dico, e ripeto,
Mi volete voi dir quello ch’è stato?              che non la sposerò; ma che lo prego
                                                  di mostrarsi contento,
Conte                                             che fra noi segua un accomodamento.
Anzi apposta men vengo
per dichiararvi il tutto,                         Geronimo
senza riguardo alcuno.                            Ed io vi torno a dire in brevi accenti,
                                                  che non si parli di accomodamenti.
Geronimo
No, non c’è alcuno.                               [Duetto Conte-Geronimo]

Conte                                             Geronimo
				                  Alcun riguardo ho detto,       Se fiato in corpo avete,
non ho di dirvi il tutto, e il dirò schietto.     sì, sì, la sposerete.
Vi dirò in primo luogo in stil laconico,          un bambolo non sono.
che pel mio gusto armonico                        Veder ve la farò.
cosa non ha Elisetta
che possa qual vorrei                             Conte
accendere il mio cor, gli affetti miei;              Se mi ascoltate un poco,
e che mancando in me l’inclinazione,              si calmerà quel foco.
impossibil divien fra noi l’unione.               Ma poi se v’ostinate,
                                                  anch’io mi ostinerò.
Geronimo
Che armonico? Che affetti?                        Geronimo
Che unione? E cosa adesso                          La sposerete, amico.
mi andate voi dicendo?
                                                  Conte
Conte                                             Io non la sposerò.
Che Elisetta sposar più non intendo.
                                                  Geronimo
Geronimo                                           Sì, sì, sì, sì, io dico.
Che? Cosa avete detto?
                                                  Conte
Conte                                             Io dico no, no, no.
Ho detto che non trovo
cosa in lei che mi piaccia,                       Conte e Geronimo
e che più non la voglio.                          (Con questo uom frenetico
                                                  sfiatare non mi vo.)

                                                 21
(si mettono a sedere uno da una parte, e l’altro        Geronimo
dall’altra)                                               (È un bel risparmio quel di tant’oro!...
                                                        Così si salva anche il decoro...
Geronimo                                                Con un baratto l’affare è fatto...
  (Ora vedete che bricconata!                           Io non ci trovo difficoltà.)
Chi se l’avrebbe mai immaginata!
Questa è un’azione da mascalzone;                       Conte
ed al suo impegno non dée mancar.)                         (Tra sé l’amico va borbottando,
                                                        al gran risparmio già sta pensando...
Conte                                                   Quest’è un boccone, che il buon ghiottone
  (Ora vedete che uom bilioso!                          da sé scappare non lascerà.)
Come s’accende! Come è impetuoso!
Non vuol sentire quel che vo dire,                      Geronimo
d’aggiustamenti non vuol parlar!)                       (si alza)
                                                          Ci ho già pensato.
Geronimo
  (Vediamo un poco se ci ha pensato.)                   Conte
(si alza)                                               (si alza)
                                                        vi ascolto attento.
Conte
(Proviamo un poco se si è calmato.)                     Geronimo
(si alza)                                               Io del baratto sarò contento
                                                        s’anche Elisetta lo accorderà.
Geronimo
Ebben, signore? La sposerete?                           Conte
                                                          Non dubitate: farò in maniera,
Conte                                                   che avanti sera mi abborrirà.
Ebben, signore? M’ascolterete?
Il mio discorso vi può calmar.                          Conte e Geronimo
                                                           Siamo, siamo accomodati:
Geronimo                                                ritorniam di buon umore.
Via, dite pure quel che vi par.                         Abbracciamoci di cuore,
                                                        e speriam felicità.
Conte                                                   (Geronimo parte)
   Se invece di Elisetta
mi date la cadetta,
cinquanta mille scudi                                   Scena seconda
vi voglio rilasciar.                                    Il Conte, poi Paolino.

Geronimo                                                [Recitativo]
  Quest’è per quel ch’io sento
quell’accomodamento                                     Conte
che voi vorreste far?...                                Per fare ch’Elisetta mi ricusi
  Lasciatemi, mio caro,                                 il modo è facilissimo.
lasciatemi pensar.                                      Oh! Paolino, Paolino.
(va di nuovo a sedere)
                                                        Paolino
Conte                                                   In che posso servirvi?
  Vedete qual denaro
potete risparmiar.                                      Conte
(va a sedere)                                           				                    Da me stesso
                                                        ho fatto tutto. Il padre è contentissimo

                                                   22
ch’io sposi Carolina.                            Fidalma
                                                 				              Addio, caro Paolino.
Paolino                                          Non mi avete veduta altro che adesso?
Ma... lo dite davvero?
                                                 Paolino
Conte                                            Vi vidi pensierosa, e non mi parve
Certamente. Consòlati; e tu stesso               di dover disturbarvi.
va a darle questa nuova.
Dille che ogni riguardo è ormai finito;          Fidalma
e che disponga il core                           Voi non mi disturbate.
ad ubbidir con gioia al genitore.                Pensieroso però, se non m’inganno,
(parte)                                          eravate anche voi?

                                                 Paolino
Scena terza                                      				               Questo è ben vero.
Paolino, poi Fidalma.
                                                 Fidalma
Paolino                                          Paolino?
Ecco che or ora scoppia
da sé la cosa. Io sono rovinato,                 Paolino
scacciato colla sposa, e disperato.              			     Signora.
Ma no. Mi resta ancora una speranza
nel buon cor di Fidalma. A lei men volo          Fidalma
benché tutto tremante...                         				             I pensier nostri
Ma Fidalma qui giunge... Ecco l’istante.         da un’istessa cagion per avventura
                                                 sarebbero prodotti?
Fidalma
(fermandosi in disparte)                         Paolino
(Egli è qua solo; e questo gabinetto             				                È ciò impossibile.
è un luogo appartatissimo
per parlar di segreti.)                          Fidalma
                                                 Non pensavate a me?
Paolino
				                 (Ella mi sembra             Paolino
che volga in sé qualche pensier molesto.         				                  Non so negarlo.
Ah, che son disgraziato ancora in questo!)
                                                 Fidalma
Fidalma                                          Ed io pensava a voi. Femmina esperta
(Mi ha guardato sott’occhio, e ha sospirato?)    dal più menomo indizio ancor s’avvede
                                                 di quel che non si pensa, e non si crede.
Paolino
(È turbata senz’altro. Il cor mi manca.)         Paolino
                                                 (Che se ne sia avveduta?)
Fidalma
(E sospira di nuovo! Ah! fosse mai               Fidalma
che anch’ei per me sentisse                      Via, non vi confondete,
quel ch’io sento per lui?)                       parlatemi con tutta confidenza.

Paolino                                          Paolino
				                    (Orsù, coraggio.         (Se n’è accorta senz’altro.)
Il tempo pressa; ed io me le avvicino.)          Ah! Signora...
Se mi è permesso...

                                                23
Fidalma                                             Paolino
			           Mi avrete                               Sento, oimè! che mi vien male,
pietosa, e non crudel.                              già mi manca quasi il fiato.

Paolino                                             Fidalma
				                  La bontà vostra               Non è niente, sposo amato:
il mio merito eccede, e mi consola.                 quest’è effetto del piacer.
Ma con vostro fratello?
                                                    Paolino
Fidalma                                               Per pietà, che in svenimento
				                 Il fratel mio                  io mi sento già cader.
deve ben accordar quel che vogl’io.                 (siede)

Paolino                                             Fidalma
E non farà rumore?                                    Quest’è effetto del contento:
                                                    passerà; no, non temer...
Fidalma                                               Mio caro Paolino...
Quale rumor? Contento ei dée mostrarsene            Ma certo è svenuto.
quando ancor non lo fosse.                          Porgiamogli aiuto.
                                                    C’è alcuno di là?
Paolino
					                       Oh mio conforto!
Dunque quando?
                                                    Scena quarta
                                                    Carolina e detti.
Fidalma
			              Prestissimo.
                                                    Fidalma
Paolino                                             (a Carolina)
Anzi senza dimora.                                    L’amore, e il contento
                                                    vedete che fa.
Fidalma
Ebbene: in questo punto                             Carolina
vi do la mia parola                                 Ma cosa è accaduto?
che sarete mio sposo.                               Ma, oddio! Cos’è stato?

Paolino                                             Fidalma
Sposo?                                                Il povero giovine
                                                    di me innamorato
Fidalma                                             per gioia in deliquio
		    Sì, caro mio.                                 vedete che sta.
                                                      Io vado a pigliare
Paolino                                             un certo elisire;
				                 Io?                            non state a partire,
                                                    restatevi qua.
Fidalma                                             (parte, poi ritorna)
				                    Sì, mio bene.
Consòlati, consòlati...                             Carolina
Ma di color ti cangi? E che cos’hai?                  (Che creder, che dire
                                                    da me non si sa.)
Paolino                                               Giusto Cielo! Qual affanno!
(Qual nuovo contrattempo è questo mai!)             Qual sospetto mi martella!
                                                    Su, ti scuoti. Su favella;
[Terzetto Carolina-Fidalma-Paolino]                 ch’io mi sento lacerar.

                                               24
Paolino                                           perché a svelar non pensi
  Carolina!... Deh, va via.                       il nodo clandestin, che ci ha legati.
                                                  Lo fai per il piacere
Carolina                                          di tradire due donne a un solo istante,
Tu invaghito di mia zia!                          me come sposa, e l’altra come amante.

Paolino                                           Paolino
Taci, taci, che per ora                           No, Carolina, no: chetati, e ascoltami.
non mi posso qui spiegar.
                                                  Carolina
Carolina                                          E che deggio ascoltar? Non ti ho trovato
Ci mancava questa ancora                          svenuto per amore
per più farmi delirar.                            al fianco di mia zia? Non l’ho sentita
                                                  vantarsi del tuo affetto?
Fidalma                                           E che l’hai da sposar non ha già detto?
  Son qua pronta, son qua lesta...
Ma già in piedi ti ritrovo.                       Paolino
Dal contento ch’io ne provo,                      Questo è un inganno, o cara...
questa man ti do a baciar.
                                                  Carolina
Paolino                                           					                          Eh sì, un inganno
  Non mi prendo tanto ardire.                     che da te si commette.
                                                  Se tu amavi mia zia,
Carolina                                          perché non sposar lei? Perché sedurre
Mia signora, pian pianino.                        una fanciulla onesta
                                                  priva d’ogni esperienza, e d’accortezza,
Fidalma                                           per farla poi crepar dall’amarezza?
Bacia, bacia Paolino.
(a Carolina)                                      Paolino
Non ci avete voi da entrar.                       Mi ascolta per pietà...

Carolina e Paolino                                Carolina
  Questa certa confidenza                         				                    Che vuoi ch’io ascolti?
di fanciulle alla presenza                        Comprendo in questo istante
che stia bene non mi par.                         il peso del mio fallo.
                                                  Ma senti: io corro adesso
Fidalma                                           a’ piedi di mio padre:
  Di qualunque alla presenza                      svelerò quel che ho fatto;
posso dar tal confidenza                          a qualunque castigo
a colui che ho da sposar.                         mi renderò soggetta.
(Fidalma parte. Carolina e Paolino mostrano di    Di te poi seduttor, tristo, spergiuro,
partire, ma poi si arrestano)                     segua quel che si voglia, io non mi curo.
                                                  (per partire)

Scena quinta                                      Paolino
Carolina e Paolino.                               Ferma, ferma, ti prego...
[Recitativo]
                                                  Carolina
Carolina                                          				                        Oibò... mi lascia.
Vanne, vanne; la séguita... No: arrestati.
Dimmi, tristo, su dimmi:                          Paolino
quante pensi sposarne? Ora comprendo              No, ti dico.

                                                 25
Carolina                                            Carolina
			      Vo andar...                                Ma non disse ella stessa
                                                    che tu l’amavi?
Paolino
				                 Sentimi; e poi                 Paolino
subito te ne andrai se andar tu vuoi.               			              Equivocò Fidalma.

Carolina                                            Carolina
Ah! Chi poteva mai                                  Confessa, o fo davvero.
questo da te aspettarsi!
                                                    Paolino
Paolino                                             Se un bugiardo mi credi,
				                       Ascolta, io dico.        spingi senza pietade.

Carolina                                            Carolina
Io mi sento morir!                                  Ah! mi vien freddo, ed il coltel mi cade.

Paolino                                             Paolino
				              Calmati un poco.                  Or sappi, sposa mia, che più maneggio
                                                    non trovo al scoprimento
Carolina                                            per salvar il decoro; e a noi non resta
(piangendo)                                         che di fuggir. Co’ buoni uffizi il padre
Così resterai libero:                               farem poi che si plachi.
così la sposerai.                                   Quel ch’è fatto, è già fatto; ed alla fine
                                                    presto, o tardi lo sdegno ha il suo confine.
Paolino
Ah, no: che tu così morir mi fai.                   [Aria Paolino]
Nell’inganno tu sei: ragion non senti;
e ti scordi in un punto di furore                   Paolino
chi sei tu, chi son io, tutto l’amore.                 Pria che spunti in ciel l’aurora
                                                    che ti cheti, a lento passo,
Carolina                                            scenderemo fin abbasso
Cosa potresti dir?                                  che nessun ci sentirà.
                                                       Sortiremo pian pianino
Paolino                                             dalla porta del giardino:
				               Dir, che tua zia                 tutta pronta una carozza
soltanto in quell’istante                           là da noi si troverà.
mi si scoperse amante;                                 Chiusi in quella il vetturino
e la sorpresa mia fu che mi tolse                   per schivar qualunque intoppo,
l’uso dei sensi. Or vanne a publicarmi              i cavalli di galoppo
qual seduttor. Rovinami. Ma prima                   senza posa caccierà.
prendi questo coltello;                                Da una vecchia mia parente
e poiché sei impazzita,                             buona donna, e assai pietosa,
qui dammi prima una mortal ferita.                  ce ne andremo, cara sposa,
                                                    e staremo cheti là.
Carolina                                               Come poi s’avrà da fare
Guarda che io te la do.                             penseremo a mente cheta.
                                                    Sposa cara, sta pur lieta,
Paolino                                             che l’amor ne assisterà.
				                    Non mi ritiro.              (parte)

                                               26
Scena sesta                                         creder voi mi dovete il più sincero,
Carolina sola.                                      il più ingenuo di tutti:
                                                    che ho il core sulle labbra; e che son tale,
[Recitativo]                                        che di me pur io dico il bene, e il male.

Carolina                                            Elisetta
Fuggir? Palese al mondo                             Vediamone una prova. Per esempio:
render il nostro fallo? E far di noi                quel di far all’amor con mia sorella,
parlar con disonor? Questo sarebbe                  essendo a me promesso,
render più acerba ancora la ferita                  lo dite male, o bene?
al seno di mio padre...
No, no. Pria di risolvermi                          Conte
a così duro passo,                                  Male, male, malissimo.
che costerebbe a me troppo dolore,                  Ecco ch’io lo confesso. In certi incontri
voglio tentar quel che mi dice il core.             sono di un naturale
(parte)                                             facile a sdrucciolar. Ma meglio udite
                                                    s’è ver ch’io son sincero. In me sicuro
                                                    che c’è del buon; ma prima
Scena settima                                       che i lacci d’Imeneo fra noi sian stretti,
Appartamenti.                                       io vi avverto di aver dei gran difetti.
Elisetta da una parte, indi il Conte dall’altra.
                                                    Elisetta
Elisetta                                            Quando li conoscete, è cosa facile,
Qua nulla si conclude,                              che possiate emendarvi.
qua ognuno sta in silenzio;
ed io mastico intanto amaro assenzio.               Conte
                                                    Oh! Lo credo impossibile.
Conte                                               Sempre ho sentito a dire:
(Qui la ritrovo alfin. Voglio provarmi              che colla vita si mantiene, e dura
se la posso ridurre a ricusarmi.)                   quel vizio che nell’uom passa in natura.
Servo, servo umilissimo.
                                                    Elisetta
Elisetta                                            Voi mi sgomentereste
Venite come sposo, o mancatore?                     se vi credessi in tutto.

Conte                                               Conte
Vengo qual mi volete.                               Basta... credete pure
Conoscitor del vostro                               quello sol che vi piace. Io con voi tratto
merito singolar degno d’un foglio,                  da galantuomo; e in termini assai schietti
sol dal vostro piacer dipender voglio.              io vi avverto di aver dei gran difetti...

Elisetta                                            Elisetta
Voi parlate d’incanto.                              Poiché me lo avvertite,
                                                    obbligata vi son. Ma non temete;
Conte                                               cercherò di adattarmi.
E più v’incanterò se mi ascoltate.
                                                    Conte
Elisetta                                            				                    Oh! questo poi
Benissimo. Parlate.                                 sarà difficilissimo.
                                                    ve ne sono di fisici,
Conte                                               ve ne son di morali. In somma io parlo
				                 In primo luogo                 ingenuamente; e tocca a voi signora,

                                                   27
di far poi riflessione a questi detti,            vado tutti a maltrattar.
ch’io vi avverto di aver dei gran difetti.
                                                  Elisetta
Elisetta                                            Ora poi non credo niente,
(A mettermi comincia                              voi lo dite per scherzar.
un poco di apprensione.) Orsù Signore,
giacché siete sincero, anche vi piaccia           Conte
di dirmi quali sono                                 Quando poi non lo credete,
per poter regolarmi.                              dico questo, e ve lo giuro:
(Alla fin non vorrei sagrificarmi.)               che a me nulla voi piacete,
                                                  che non v’amo, e non vi curo,
Conte                                             non vi posso tollerar.
Sentite: io ve li dico                            (parte)
perché voi lo volete, e vi ubbidisco;
per altro in verità che ne arrossisco.
                                                  Scena ottava
[Aria Conte]                                      Elisetta, poi Fidalma.

Conte                                             [Recitativo]
  Son lunatico, bilioso,
son soggetto all’emicrania;                       Elisetta
ho sovente certa smania,                          Potea parlar quell’anima incivile
che in delirio mi fa andar.                       con più di scandescenza!
  Son sonnambulo perfetto,
che dormendo vo a girar.                          Fidalma
Sogno poi se sono a letto                         Elisetta mia cara,
di dar calci, e di pugnar.                        vi trovo ben turbata!

Elisetta                                          Elisetta
  Tutto questo? Bagattelle!                       Se dagli occhi del Conte
(Qua ci va della mia pelle...                     non si toglie ad un tratto Carolina,
Ma saprommi riguardar.)                           qui nasce una rovina.
                                                  Convien togliergli affatto ogni speranza
Conte                                             di poterla sposar.
  Piano, piano. Non è tutto,
per gli amori ho un gran trasporto.               Fidalma
Per le donne casco morto.                         				              Dite benissimo.
E di questo che vi par?                           Ma se voi la credete
                                                  invaghita del Conte, io poi vi dico,
Elisetta                                          che forse, forse con ragion fondata
Questo è un vizio troppo brutto...                la credo di Paolino innamorata.
Ma il potrete un dì lasciar.
                                                  Elisetta
Conte                                             Di quello non mi curo.
  Ma aspettate, mia signora,
tutto detto non ho ancora;                        Fidalma
son vizioso giocatore,                            Me ne curo ben io; né più mi sento
crapulone, bevitore;                              di tenerlo celato.
mi ubbriaco spesso, spesso,
che vo fuori di me stesso,                        Elisetta
casco in terra, oppur traballo,                   Dunque facciam che debba
son più strambo di un cavallo,                    passar in un ritiro

                                             28
acciò non ci disturbi.                               non vuol che in questa casa
                                                     io me ne resti più. Voi mi farete
Fidalma                                              de’ capitali miei restituzione,
				                  Ottimamente.                   e così finiremo ogni questione.
Questo è il pensier che anch’io volgeva in mente.
Lasciate far a me: la fraschettina                   Elisetta
mandatavi sarà doman mattina.                        Avete inteso bene?

                                                     Geronimo
Scena nona                                           Sordo non son. Farò quanto conviene.
Il signor Geronimo, e detti.
                                                     [Terzetto Elisetta, Fidalma, Geronimo]
Geronimo
Ebben? Sei persuasa                                  Fidalma
di rinunziare a questo matrimonio?                     Cosa farete? Via su, parlate.

Elisetta                                             Elisetta
Non sarà vero mai ch’io vi rinunzi                   Via risolvete; via non tardate.
perché poi mia sorella
debba sposar il Conte.                               Elisetta e Fidalma
                                                     Presto, anzi subito si deve far.
Geronimo
Si può fare un baratto                               Geronimo
per te vantaggiosissimo.                               Ma non strillate tutte due unite,
                                                     sento che il timpano voi mi ferite.
Fidalma                                              Parlate piano, senza gridar.
Non si fanno baratti.
Anzi mi meraviglio,                                  Elisetta e Fidalma
che un uomo come voi prudente, e saggio,             (piano)
proponga ad essa un altro maritaggio.                   Diremo dunque, diremo piano,
                                                     che in un ritiro di qua lontano
Geronimo                                             per metter ordine al gran disordine
Sì, un altro maritaggio. Ecco, tua zia               la Carolina si dèe mandar...
è della mia opinione.                                   Voi ci sentite?

Fidalma                                              Geronimo
Anzi dico di no. Si deve togliere                    			               Che cosa dite?
la causa del disordine.
Carolina fomenta                                     Elisetta
la passione del Conte; onde si deve                  (forte all’orecchie)
farla sparir, mandarla in un ritiro;                 Abbiam parlato.
e acchetàti che sian tutti i rumori,
allora poi... sì, allor venirà fuori.                Fidalma
                                                     (come sopra)
Elisetta                                             			               Vi abbiamo detto.
Avete ben capito?
                                                     Geronimo
Geronimo                                             Sia maledetto questo strillar!
Sì, sì: parlate pure.
                                                     Elisetta
Fidalma                                                In un ritiro la Carolina...
E se questo non fate, il mio decoro

                                                    29
Geronimo                                                 Geronimo
Già v’ho capito, cara signora.                           Alzati, ed ubbidisci al genitore.
                                                         Io però ti prevengo
Fidalma                                                  in quello che vuoi dirmi.
Mandar dovete doman mattina...                           Tua sorella, e tua zia t’hanno già detto
                                                         che devi in un ritiro
Geronimo                                                 passar doman mattina; e tu ten vieni
Già v’ho capito ch’è un quarto d’ora.                    tremante, e sbigottita,
                                                         quasi ci avessi da restar in vita.
Elisetta, Fidalma e Geronimo
O che fracasso di Satanasso                              Carolina
tutta la casa farà tremar.                               In un ritiro? Ah! mio signor...
Senza far chiasso, senza fracasso,
si può ben dire, si può parlar.                          Geronimo
(Fidalma ed Elisetta partono)                            					                         Tu devi
                                                         far la mia volontà.

Scena decima                                             Carolina
Il signor Geronimo solo.                                 				               Fuori di tempo
                                                         è un ritiro per me...
[Recitativo]
                                                         Geronimo
Geronimo                                                 				                 Soli due mesi
In un ritiro? E perché in un ritiro                      ci starai, e non più...
la devo far passar, se il mio interesse
anzi vuol ch’io permetta                                 Carolina
che il Conte se la sposi!                                				                 Deh! Padre mio,
No. Piano. E mia sorella                                 altro è quel che mi affanna...
se sdegnata perciò dal mio negozio
leva i suoi capitali? Ella è una scossa                  Geronimo
ch’oggi io non so se sostener la possa...                					                             Il mio interesse
Dunque andrà in un ritiro.                               lo vuole, e la mia pace...
Pensiamo or dunque in qual miglior maniera
devo darle la nuova innanzi sera.                        Carolina
                                                         				                      Ah! Permettete
                                                         che a’ vostri piè mi getti; e che implorando
Scena undicesima                                         la pietade paterna...
Carolina in disparte, e detto.
                                                         Geronimo
Carolina                                                 				                 Orsù, mi secchi
(Son risoluta io stessa                                  signora fraschettina.
di vincer il rossor. Io sudo... Io gelo...               Nel ritiro anderai doman mattina.
Ma farlo, oddio! Convien... M’aiuta, o Cielo!...)        (parte)
Ah, signore! A piè vostri ecco una figlia...

Geronimo                                                 Scena dodicesima
Che cos’hai? Che cos’è? Cos’è accaduto?                  Carolina sola.
Alzati, e parla in piedi.
                                                         Carolina
Carolina                                                 E possono mai nascere
				                   Ah, non signore.                  contrattempi peggiori!...
                                                         Il padre mio sedotto,

                                                    30
mia sorella, e mia zia con me alterate,            Carolina
tutti in orgasmo; e come mai poss’io               E dareste la mano a mia sorella?
Svelar in tai momenti il fallo mio?...
                                                   Conte
[Recitativo accompagnato]                          Questo poi no.

   Come tacerlo poi se in un ritiro                Carolina
ad entrar son costretta?...                        			             Sposata pur l’avreste
   Misera!... In qual contrasto                    senza contraddizion, s’io più di lei
de’ pensieri mi trovo!... Io son smarrita...       per un gioco del caso in quel momento
Cielo, deh, tu m’addita                            non vi fossi piaciuta?
il consiglio miglior. Qualche speranza
rendo al cor mio... Ma il core, oddio! mi dice:    Conte
   Carolina infelice,                              Sì, è ver; ma mi piacete; ed il mio core
pietà di te non sente il ciel tiranno...           or non vorria che voi.
Ah! Disperata io vo a morir d’affanno...
(per partire disperatamente, s’incontra nel        Carolina
Conte, che la trattiene)                           Ma però tutto quel che il cor vorrebbe
                                                   non è sempre possibile.

Scena tredicesima                                  Conte
Il Conte e Carolina.                               ve l’accordo anche questo.

[Recitativo]                                       Carolina
                                                   Dunque se l’ottenermi
Conte                                              impossibile fosse, ah! Signor mio,
Dove? Dove, mia cara,                              perché coltivereste un tal desio?
con tanta agitazione? Oimè! Parlate.               Perché se voi mi amate
Che avete? Che chiedete? Io son per voi            mi vorreste infelice,
col cor, col sangue, colla vita istessa:           quando potreste invece
più di voi nulla al mondo or m’interessa.          rendermi voi con una eroica azione
                                                   oggi la vita, e la consolazione?
Carolina
Ah, potessi parlar!                                Conte
                                                   In orgasmo mi mette
Conte                                              questo vostro parlar, che par d’incanto.
				               Che vi trattiene?               Però non mi confondo.
                                                   Sì, v’amo; e questo amor, se a voi ciò piace,
Carolina                                           d’ogni più bella azion sarà capace.
Mi trattiene il decoro,
e quella diffidenza                                Carolina
che deggio aver nel caso mio importante            Giuratemelo, Conte.
d’uno che già mi si è scoperto amante.             (in questo Elisetta, Fidalma ed il signor
                                                   Geronimo che osservano)
Conte
Diffidar d’un che v’ama! Oh, questo caso           Conte
esser non può che quello                           				                 Io ve lo giuro
di scoprirgli un rival. Ma udite, o cara:          sull’onor mio, su questa bella mano
un uom di mondo io sono:                           ch’io vo baciar. Sentiamo ora l’arcano.
s’egli è prima di me, ve lo perdono.
D’esser tardi arrivato
incolperò la sorte mia rubella.

                                                  31
Scena quattordicesima                                 Fidalma
Fidalma, Elisetta, il signor Geronimo, e detti        				                     In un ritiro.

Elisetta                                              Carolina
Còlti vi abbiam.                                      (Ah, ch’io pazza divento! Io già deliro!)

Fidalma                                               [Quintetto Carolina, Elisetta, Fidalma, Conte,
			              Còlti vi abbiam sul fatto.           Geronimo]
Elisetta
                                                      Carolina
(a Geronimo)
                                                        Deh lasciate ch’io respiri,
Vedete la sguaiata?
                                                      disgraziata, meschinella!
                                                      Io rival di mia sorella?
Fidalma
                                                      Non la sono, e il Ciel lo sa.
Vedete la fraschetta?
                                                        Incolpata son a torto.
Tutti gli uomini alletta;
                                                      (al Conte)
e la mano si lascia
                                                      Deh, parlate voi, signore:
baciar da ognun che amore a lei prometta.
                                                      sincerate il genitore,
Geronimo                                              che più a voi si crederà.
Ora da dubitar più non mi resta.
                                                      Conte
Carolina                                               Quest’amabile ragazza...
Ma Signor...
                                                      Elisetta
Geronimo                                              È un’astuta...
			      Taci là.
                                                      Fidalma
Conte                                                 			              È una sguaiata.
				                 Ma non sapete...
                                                      Elisetta e Fidalma
Elisetta                                              Siete parte interessata.
Tacete voi, che ben vi sta.
                                                      Geronimo, Elisetta e Fidalma
Fidalma                                               Nel ritiro andar dovrà.
				                          Tacete.
                                                      Carolina
Geronimo
                                                        Sol tre giorni alla partenza
Domani nel ritiro. E voi, signore,
                                                      io vi chiedo per pietà.
o doman sposerete
                                                        Palesar la mia innocenza
quella cui prometteste, o dell’affronto
                                                      qualche cosa vi potrà.
noi la vedrem se mi farò dar conto.

Conte                                                 Elisetta
Ma se...                                                No: il ritiro è destinato.

Geronimo                                              Fidalma
		    Non vi do ascolto.                              No: il ritiro è preparato.

Carolina                                              Geronimo
Ma io...                                              No: il ritiro è pronto già.

Elisetta                                              Conte
		      Voi in un ritiro.                              Ma voi siete tanti cani,

                                                 32
Senz’amor, né carità!                         [Recitativo]

Carolina                                      Geronimo
   (Io mi perdo, mi confondo,                 Venite qua Paolino. Questa lettera
il cervel da me sen va!)                      spedite per espresso
                                              a Madama Intendente del ritiro,
Geronimo, Elisetta e Fidalma                  che vedete qui scritto, acciò le arrivi
  (Se cadesse ancora il mondo,                domani di buon ora.
deve andarci, e ci anderà.)                   Sia cura vostra ancora
                                              prima di andar a letto
Conte
                                              d’avvertire la Posta, acciò non manchi
  (Io divento furibondo
                                              di qui mandarmi all’alba
s’anche un poco resto qua.)
                                              quattro buoni cavalli... Eh? Cosa dite?
(Carolina, il Conte, ed il signor Geronimo
partono per diverse parti)
                                              Paolino
                                              Io non parlo, signor.
Scena quindicesima
Elisetta e Fidalma.                           Geronimo
                                              				                 Bene, eseguite.
[Recitativo]                                  Io mi ritiro adesso. Andate pure.
                                              Stanco oggi son di tante seccature.
Elisetta                                      (prende un lume, ed entra nella sua stanza)
Sarete or persuasa
ch’è il Conte, e non Paolino
quello di cui è invaghita?                    Scena diciassettesima
Ma non vi penso or più: sarà finita.          Paolino solo.

Fidalma                                       Paolino
Ed io credo benissimo                         E a risolversi adesso
che sia una civettina: o che piuttosto        ad una pronta fuga
una di quelle sia                             forse ancor tarderà la sposa mia?
che s’innamoran sol per debolezza             Forse ancora potria
di ciascun che le guarda, o le accarezza.     in queste circostanze
                                              lusingarsi, e sperar favore, o aiuto?
[Aria Elisetta]                               Da chi? Come? In qual modo?... Io son perduto!
                                              No: si risolverà. Per affrettarmela
Elisetta                                      vado nella sua stanza.
   Se son vendicata                           Non v’è più tempo; più non v’è speranza.
contenta già sono.                            (prende un altro lume, ed entra nella stanza di
Al Conte perdono                              Carolina)
la sua infedeltà.
   Se tolto è l’oggetto
che il cor gl’incatena,                       Scena diciottesima
con faccia serena                             Il Conte, poi Elisetta.
la man mi darà.
(partono)                                     [Duetto Conte, Elisetta]

Scena sedicesima                              Conte
Sala.                                            (Il parlar di Carolina
Tavolino con quattro lumi accesi.             penetrato m’è nel seno.
Il signor Geronimo e Paolino.                 Ah, saper potessi almeno
                                              il segreto del suo cor!

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