Il matrimonio segreto - Stagione d'Opera e Danza
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Fondazione Ravenna Manifestazioni Comune di Ravenna Ministero per i Beni e le Attività Culturali Regione Emilia Romagna Teatro di Tradizione Dante Alighieri Stagione d’Opera e Danza 2013-2014 Teatro Alighieri sabato 15, domenica 16 marzo Il matrimonio segreto dramma giocoso in due atti libretto di Giovanni Bertati revisione secondo i testi originali di Franco Donatoni musica di Domenico Cimarosa con il contributo di partner
Sommario La locandina. ............................................................... pag. 5. 5 Il libretto ........................................................................ pag. 6. 6 Il soggetto . ................................................................... pag. 37. 37 Dal “Marriage à-la-mode” al “Matrimonio segreto”: genesi di un tema drammatico nel Settecento di Francesco Degrada ........................................... pag. 39. 39 “Se amor si gode in pace, non v’è maggior contento” di Nicola Badolato ................................................... pag. 55. 55 Coordinamento editoriale Note di regia Cristina Ghirardini Grafica Ufficio Edizioni di Italo Nunziata . ...................................................... pag. 59. 59 Fondazione Ravenna Manifestazioni I protagonisti .............................................................. pag. 61. 61 Foto di scena in copertina e alle pp. 3, 37, 61 © Foto Piccinni Treviso; alle pp. 4, 39, 46, 48, 54, 55, 58, 59 © Marco Caselli Nirmal. Si ringrazia la Fondazione Teatro Comunale di Ferrara per la gentile concessione del materiale editoriale. L’editore si rende disponibile per gli eventuali aventi diritto sul materiale utilizzato. Stampa Edizioni Moderna, Ravenna
Il matrimonio segreto dramma giocoso in due atti libretto di Giovanni Bertati revisione secondo i testi originali di Franco Donatoni Edizione Universal Music Publishing Ricordi srl, Milano musica di Domenico Cimarosa personaggi e interpreti Il Signor Geronimo Salvatore Salvaggio Elisetta Giulia Semenzato* Carolina Lavinia Bini Fidalma Loriana Castellano* Il Conte Robinson Omar Montanari Paolino Matteo Falcier * Vincitori del xlii Concorso Internazionale per Cantanti “Toti Dal Monte” dedicato a Il matrimonio segreto direttore Julian Kovatchev regia Italo Nunziata scene e costumi Pasquale Grossi light designer Patrick Latronica assistente alla regia Giacomo Benamati Orchestra Giovanile Luigi Cherubini maestro al cembalo Riccardo Mascia maestri collaboratori «Progetto formativo per Maestri Collaboratori» realizzato in collaborazione con l’Istituto Musicale L. Boccherini (coordinamento Professor Massimo Morelli) Francesco Armienti, Tetesa Russo, Alberto Vannucci (sala e palco), Francesca Cantini (luci) maestro ai sovratitoli Simone Tomei (sovratitoli a cura del Teatro del Giglio di Lucca) comparse «GiglioLab» Rita Bacchiddu, Sara Bertolucci, Alessandro Fulceri, Leonardo Micheli direzione di Palcoscenico Guido Pellegrini capo macchinista Luca Barsanti capo attrezzista Daniela Giurlani responsabile trucco e parrucche Sabine Brunner coordinamento sartoria Sartoria Teatrale Fiorentina di Massimo Poli scene Teatri e Umanesimo Latino S.p.A. di Treviso costumi Atelier Nicolao, Venezia attrezzeria Rubechini Carlo, Firenze calzature Sacchi Calzature Artistiche, Firenze parrucche Mario Audello, Torino coproduzione Teatro del Giglio di Lucca, Teatro Alighieri di Ravenna in collaborazione con Teatro Comunale di Ferrara, Teatro Sociale di Rovigo, Teatro Mario Del Monaco di Treviso 5
Il matrimonio segreto Dramma giocoso per musica in due atti Musica di Domenico Cimarosa Libretto di Giovanni Bertati prima rappresentazione: Vienna, Burgtheater, 7 febbraio 1792 PERSONAGGI Il signor Geronimo, ricco mercante basso comico Elisetta e Carolina, sue figlie soprano Fidalma, sorella del signor Geronimo, vedova ricca soprano Il Conte Robinson basso Paolino, giovine di negozio del signor Geronimo tenore La scena è in città nella casa del signor Geronimo. 6
Atto primo di quel che ha da scoprirsi, quale schiamazzo in casa, Scena prima qual bisbiglio di fuori, o sposo amato! Sala, che corrisponde a vari appartamenti. Né un trasporto d’amor sarà scusato. Paolino e Carolina. Paolino [Introduzione] Dici il ver: vedo tutto. Paolino Carolina Cara, non dubitar. Il padre mio Mostrati pur serena. è un uom rigido è ver; ma finalmente Presto avrà fin la pena è d’un ottimo cor. In sulle furie che va turbarti il cor. monterà al primo istante che saper gliel farai; Carolina ma dopo qualche dì certa poi sono, Caro, mi fai sperar. che pien d’amor ci accorderà il perdono. Mi mostrerò più lieta. Ma sposa tua segreta Paolino nasconderò il dolor. Sì: questa sicurezza la sola fu che a stringere c’indusse Paolino il nodo clandestino. Forse ne sei pentita? Ma senti: oggi la sorte occasione propizia a me presenta Carolina di svelare il segreto No, sposo mio, mia vita. con meno di timore. Paolino Carolina Dunque perché non mostri Dimmi, su, presto. Ah! mi consoli il core. il tuo primier contento? Paolino Carolina Mi è riuscito alla fine Perché ognor più pavento di poter soddisfare all’ambizione quello che può arrivar. del Signore Geronimo, T’affretta, deh! t’affretta che fanatico ognor s’è dimostrato l’arcano a palesar. d’imparentarsi con un titolato. Paolino Carolina Sì, sposa mia diletta, E così? ti voglio contentar. Paolino Paolino e Carolina Sarà sposa Se amor si gode in pace del Conte Robinson mio protettore non v’è maggior contento; tua sorella maggiore ma non v’è ugual tormento con cento mille scudi. Or io d’entrambi se ognor s’ha da tremar. avendo gl’interessi maneggiati, spero così di avermeli obbligati. [Recitativo] Carolina Carolina Bene, sì, bene assai, Lusinga, no, non c’è. La nostra unione il Conte impegnerai lungo tempo segreta perché sveli a mio padre il nostro arcano. non può restar. E se si scopre avanti Ma quando egli verrà? 7
Paolino Geronimo Non è lontano. (ad alcuni servi) Lo spero in questo giorno, anzi a momenti. Non dovete sbagliar, gente ignorante. Ecco qua la sua lettera Che cosa è questo “lei signor Geronimo”? che al Signore Geronimo In Italia i mercanti, io devo presentar. Ma parmi appunto che han dei contanti, han titol d’illustrissimo; di sentir la sua voce. e illustrissimo io sono; e va benissimo. A casa è ritornato. Se poi... (ad ogni costo voglio avere un diploma, Carolina che della nobiltà mi metta al rango; È vero, è vero. che chi ha dell’oro ha da sortir dal fango.) D’esser dunque tranquilla io presto spero. Oh! Paolino caro. [Duetto Paolino-Carolina] Paolino Ecco una lettera Carolina del Conte Robinson, che per espresso Io ti lascio perché uniti inclusa in una mia venuta è adesso. che ci trovi non sta bene. (per partire, poi ritorna) Geronimo Ah, tu sai ch’io vivo in pene Sì, son venuto adesso. E questa lettera se non son vicina a te! di chi è? Chi la manda? Paolino Paolino Vanne sì, non è prudenza (forte) di lasciarci trovar soli... Il Conte Robinsone. (per partire, poi ritorna) Ah! tu sai che il cor m’involi Geronimo quando vai lontan da me. Il Conte Robinson: sì, sì, ho capito. La leggo volentieri. Carolina (legge sotto voce) No, non viene... Sì, sì, adesso... Ah, ah... Comincia bene... Oh, oh... Seguita meglio... Paolino Ih ih! ih! ih!... Di gioia Dammi, dammi pria un amplesso. mi balza il cor nel petto! Paolino e Carolina Paolino Ah! pietade troveremo (Ah ah, oh oh, ih ih, così ha già letto.) se il Ciel barbaro non è. (Carolina parte) Geronimo Venite, Paolino, venite ch’io vi abbracci. È vostro merito Scena seconda la buona riuscita, Paolino, poi il signor Geronimo. io vi sono obbligato della vita. [Recitativo] Paolino Questo mi dà conforto. Paolino Ecco qui che sen vien. Bisogna intanto Geronimo ch’io mi avezzi a parlar in tuon sonoro Fra poco il Conte genero per farmi intender bene. sarà qui a sottoscrivere il contratto: Di sordità patisce assai sovente; Elisetta è contessa: il tutto è fatto. ma dice di sentir s’anche non sente. Con Carolina or poi se mi riesce 8
di far un matrimonio uguale a questo, Elisetta colla primaria nobiltà m’innesto. Cosa c’è? Paolino Fidalma (Questo poi mi dà affanno.) Che cosa è stato? Geronimo [Aria Geronimo] Che avete voi? Siete di tristo umore? Geronimo Paolino Udite tutti, udite, Io? Signor no. le orecchie spalancate. Di giubilo saltate. Geronimo Un matrimonio nobile Che? concluso è per lei già. Signora Contessina Paolino quest’oggi ella sarà. Allegro anche son io Via bacia, mia carina, per queste nozze. la mano al tuo papà. Che saltino i denari; Geronimo la festa si prepari; Bene. Andate dunque godete tutti quanti a stare in attenzione di mia felicità. dell’arrivo del Conte; ed ordinate Sorella mia, che dite? tutto quel che vi par che vada bene Che dici tu Elisetta? per poterlo trattar come conviene. (a Carolina) (Paolino parte) Con quella bocca stretta per cosa tu stai là? Via, via, che per te ancora Scena terza tuo padre ha già pensato: Il signor Geronimo, indi Carolina, Elisetta, un altro titolato Fidalma, e Servitori. sua sposa ti farà. E stai col ciglio basso? Geronimo Non movi ancor la bocca? Orsù, più non si tardi Che sciocca! Oimè, che sciocca! a dar sì lieta nuova alla famiglia. Fai rabbia in verità. Elisetta! Fidalma! Carolina! Invidia fai conoscere Figlie, sorella, amici, servitori, che dentro il sen ti sta. quanti in casa vi son vengano fuori. (parte) Carolina Signor Padre?... Scena quarta Elisetta, Carolina, e Fidalma. Elisetta Signor?... [Recitativo] Fidalma Elisetta Fratello amato... Signora sorellina, ch’io le rammenti un poco ella permetta Carolina ch’io sono la maggior, lei la cadetta; Che avvenne? che perciò le disdice quell’invidia che mostra; e che in questa occasion meglio sarìa, 9
se mi pregasse della grazia mia. Elisetta Il voltarmi le spalle a questo modo Carolina è un’altra impertinenza. Ah, ah, della sua grazia, quantunque singolare, Carolina in verità non ne saprei che fare. Perdoni se ho mancato a Sua Eccellenza. Elisetta [Terzetto Carolina-Elisetta-Fidalma] Sentite la insolente? Io son Contessa, e siete voi un niente. Carolina Le faccio un inchino Fidalma contessa garbata. Eccoci qua: noi siamo sempre a quella. Per essere dama Tra sorella, e sorella, si vede ch’è nata. chi per un po’ di fumo, Per altro, per altro chi per voler far troppo la vivace, da rider mi fa. un solo giorno qui non si sta in pace. Elisetta Elisetta Strillate, crepate, Qual fumo ho io? Parlate. son dama, e contessa. Beffar se volete, Carolina beffate voi stessa. Qual io vivacità, che condannate? Per altro, per altro or or si vedrà. Elisetta Non ho fors’io ragione? Fidalma (a Elisetta) Fidalma Quel fumo, mia cara, Sì: deve rispettarvi. è un poco eccedente. (a Carolina) Carolina Voi siete, mia bella, Ho dunque torto io? di troppo insolente. Vergogna! Vergogna! Fidalma Così ben non va. No: non deve incitarvi. Carolina Elisetta Sua serva non sono. Che? Forse io la incito? Elisetta Carolina Son vostra maggiore. Che? Fors’io la strapazzo? Carolina Fidalma Entrambe siam figlie No, niente, no; non fate un tal schiamazzo. d’un sol genitore. Carolina Elisetta Io di lei non ho invidia; Stizzosa... non ho rincrescimento del di lei ingrandimento; Carolina sol mi dispiace, che in questa occasione Fumosa. ha di se stessa troppa presunzione. (per partire) 10
Fidalma ne sentirà mio padre, Finiam questa cosa, che vi dobbiate allontanar da lui, tacetevi là. ei che v’apprezza al par degli occhi sui. Carolina Fidalma Non posso soffrire. Eh, quanto a questo poi, potrebbe darsi che non mi allontanassi. Elisetta La sua inciviltà. Elisetta Posso saper chi sia? Carolina, Elisetta, Fidalma Codesto garrire Fidalma fra voi ben non sta. No: è troppo presto. Ancor con chi vogl’io (Carolina parte) non mi sono spiegata. Elisetta Scena quinta Ditemi questo almeno: è giovinotto? Fidalma ed Elisetta. Fidalma [Recitativo] Giovine affatto, affatto. Fidalma Elisetta Chetatevi, e scusatela. Tra poco È bello? voi già andate a marito, ella qui resta; così non vi sarà mai più molesta. Fidalma Io mi consolo intanto Di Cupido egli è un ritratto. del vostro matrimonio; e voi fra poco... Ma zitto... A voi il confido... Ah! nol diceste. Elisetta Per carità. È nobile? Elisetta Fidalma Fidatevi, fidatevi Non voglio che segreta son io. spiegarmi d’avvantaggio. Fidalma Elisetta Ve ne consolerete ancor del mio. È ricco?... Rispondete. Elisetta Fidalma Del vostro? Troppo curiosa, o cara mia, voi siete. (se mi stuzzica ancora un pocolino, Fidalma vado or ora a scoprir ch’è Paolino.) Sì: padrona di me stessa, ricca pel testamento [Aria Fidalma] del mio primo marito, e in età giovanil, non crederei Fidalma chi mi diceste stolta È vero che in casa se voglio maritarmi un’altra volta. son io la signora; che m’ama il fratello, Elisetta che ognuno mi onora; No, cara la mia zia: è vero ch’io godo anzi fate benissimo, e vi lodo. la mia libertà... Ma un dispiacer ben grande Ma con un marito 11
via meglio si sta. Carolina Sto fuori di casa (Oh me meschina! nessun mi dà pena; Qui nasce una rovina all’ora ch’io voglio se Paolin non fa presto.) vo a pranzo, vo a cena; a letto men vado Geronimo se n’ho volontà... E perché mò non ridi, e te ne stai Ma con un marito con quella faccia tosta? via meglio si sta. Un qualche fastidio Carolina è ver che si prova; Ho dolore di testa. non sempre la moglie contenta si trova; Geronimo bisogna soffrire S’egli è un signor di testa? È un cavaliere; qualcosa, si sa... e non vuoi che sia un uom ch’abbia talento? Ma con un marito via meglio si sta. Carolina Voi cara ragazza, (Ah! mi manca il consiglio in tal momento.) che andate a provarlo, saprete fra poco se il vero vi parlo; Scena settima voi meco direte Paolino, e detti, poi il Conte, Elisetta, e Fidalma. son certa diggià: che con un marito Paolino via meglio si sta. (forte) (Fidalma parte) Signore, ecco qua il Conte. Geronimo Scena sesta Il Conte? Oh! presto, presto... Nobile appartamento. Rimettiamo il discorso... Il signor Geronimo, Carolina. Scendiamo ad incontrarlo sin dabbasso. [Recitativo] Paolino Ecco che ha più di noi veloce il passo. Geronimo Prima che arrivi il Conte [Cavatina Conte] io voglio rallegrarti; vuol da tutte le parti Conte oggi felicitarmi la mia sorte. Senza senza cerimonie, senti... Ma ridi prima, e ridi forte. alla buona vengo avanti, riverisco tutti quanti. Carolina Non s’incomodin: non voglio. Non farei s’io ridessi Complimenti far non soglio. che una cosa sforzata, e senza gusto. Sol do al suocero un abbraccio. (a Fidalma) Geronimo Servitore a lei mi faccio. Sicuro ci avrai gusto, (ad Elisetta) sposa d’un cavalier tu pur sarai; Dal dover non m’allontano: ora mi venne la proposizione, bacio a lei la bella mano... e in oggi esser vi dèe la conclusione. (a Carolina) Ridi, ridi, ragazza. vengo a lei, sì, vengo a lei, che ha quegli occhi così bei... 12
Paolino, amico mio, e il correr per le poste a me non nuoce. regna qui sol grazia, e brio. Bravo padre! Brave figlie! Paolino Siete incanti, meraviglie, Convien che alziate un poco più la voce. siete gioie... Ma scusate: ch’io respiri almen lasciate, Conte o il polmon mi creperà. Con vostra permissione vado appresso alla sposa Elisetta per farle un conveniente complimento. Prenda pure, prenda fiato: Geronimo Carolina e Fidalma Oh, servitevi pure, Seguitare poi potrà. che questo, Conte mio, ci va de jure. Ed io che so che in tali incontri il padre Paolino importuno diventa, (Che fa troppo il caricato me ne andrò con Paolino non s’avvede, e non lo sa.) a far qualche altra cosa. La sorella, e la zia stian con la sposa. Geronimo (parte con Paolino) (L’ho sentito, l’ho ascoltato, ma capito non l’ho già.) Scena ottava Geronimo, Paolino, Elisetta, Carolina e Il Conte, Carolina, Fidalma, ed Elisetta. Fidalma (Che un tamburo abbia suonato Conte mi è sembrato in verità.) (accostandosi a Carolina) Permettetemi dunque, Conte cara la mia sposina... Senza essere affettato mi distinguo in civiltà. Carolina Oh, no signore: [Recitativo] sbagliate; io non son quella, quella che ha tanto onore è mia sorella. Conte Orsù, senza far punto cerimonie, Conte ch’io le abborrisco già; suocero caro, Sbaglio? ben che la prima volta questa sia che permesso Fidalma mi è di veder l’amabile mia sposa, Sicuramente. pur dicendomi il core quale fra le tre dive Carolina la mia Venere sia, Di là, di là convien che vi voltiate. con vostra permissione allegro, e franco io me le vado a situare affianco. Fidalma Di qua, di qua. Geronimo Certo sarete stanco, io ve lo credo, Conte Conte Genero amato. Ehi! da sedere. (a Fidalma) Signora mia, scusate. Conte Voi dunque... No, no, non dico questo; non vò seder. Son fresco, e son robusto, 13
Fidalma Conte No signor: sbagliate ancora. Il core m’ha ingannato, e rimango dolente, e sconsolato. Conte Sbaglio ancora? [Quartetto Carolina, Elisetta, Fidalma, Conte] Elisetta Conte Sicuro. (Sento in petto un freddo gelo, Ma che il faccia da scherzo io mi figuro. che cercando mi va il cor. Quella son io che il Ciel vi diede in sorte; Sol quell’altra, giusto Cielo, quella son io che merita l’onore può spirarmi un dolce ardor.) di stringervi la man, di darvi il core. Elisetta Conte (Tal sorpresa intendo appieno (Diamine!) Voi la sposa? cosa vuol significar. Sento in petto un rio veleno, Elisetta che mi viene a lacerar.) Che vuol dir tal sorpresa? Carolina Conte (Freddo, freddo, egli è restato; Eh, niente, niente. lei confusa se ne sta. Perdonatemi: io credo Così un poco castigato che vogliate qui far, mie signorine, il suo orgoglio resterà.) un poco di commedia. Or via, vi prego di non voler tirar più a lungo il gioco. Fidalma (a Carolina) (In silenzio ognun qui resta, M’inganno, o non m’inganno? e so ben quel che vuol dir. Siete voi la mia sposa, o non lo siete? Una torbida tempesta, parmi in aria di scoprir.) Carolina No signor: ve l’ho detto: è mia sorella. Carolina, Elisetta, Fidalma, Conte (Un orgasmo ho dentro il seno; Fidalma palpitando il cor mi va. È questa, è questa. Più non vedo il ciel sereno, più non so quel che sarà.) Elisetta Io sì signor son quella. E vi par forse ch’io... Scena nona Paolino, poi Carolina. Conte No... ma... scusatemi... [Recitativo] Voi dunque certamente? Paolino Elisetta Più a lungo la scoperta Certo. non deggio differir. Il Conte alfine è un uom di mondo, un uomo di esperienza, Fidalma mi vuol del bene, e mi darà assistenza. Sicuro. Carolina Carolina Ah, Paolino mio... Indubitatamente. 14
Paolino Conte Sposa mia cara... Amico mio, io vo di te cercando smanioso, ansioso, ch’è diggià mezz’ora: Carolina ho di te gran bisogno. Di poterti aver solo io non vedeva l’ora. Paolino Sappi che ogni dimora Ed io di voi. è omai precipitosa: mio padre a un cavalier va a farmi sposa. Conte Sì: quello che tu vuoi: per te son io, Paolino ma prima dir mi lascia il fatto mio. Ci mancava ancor questa per più inasprirlo al caso! Paolino Ma non perdo il coraggio. Al Conte subito Sì signore: parlate. vado a raccomandarmi. Conte Carolina All’amor, Paolino, Ma se sdegnasse il Conte che sempre ti ho portato d’entrar in questo impegno? sempre tu fosti grato. Però non serve qui di far preamboli; Paolino ma veniamo alla breve, Di lui punto non dubito; che senza far un giro di parole ma al caso disperato, o cara mia, ciascheduno può dir quello che vuole. a piè mi metterei della tua zia: sa essa cos’è amore, Paolino e del fratello suo possiede il core. Benissimo. Veniamo dunque al fatto. Carolina Conte E te ne fideresti? Tu sai che ho già disposto di richiamarti a casa Paolino fra pochi mesi, e darti del contante Sì: con bontà mi tratta, e con dolcezza, perché tu pur divenga un buon mercante; anzi quasi direi che mi accarezza. sì, già lo sai: non serve un tal racconto; ma alla breve, alla breve Carolina quello che si vuol dir, dire si deve. In qualunque maniera non devi diferir. Vedi là il Conte. Paolino Cogli questo momento, Ebbene, signor mio, datti coraggio. Io mi ritiro intanto lo sbrigarvi sta a voi. tutta, tutta agitata. T’assista amor, che la cagion n’è stata. Conte (parte) Sentimi dunque. sia com’esser si voglia, o per l’una, o per l’altra Scena decima delle ragioni che non si comprendono, Paolino, poi il Conte. o sia come si sia, perché fare gran chiacchiere non soglio; Paolino la sposa non mi piace, e non la voglio. Sì, coraggio mi faccio giacché solo qui viene. Paolino Che cosa dite mai? 15
Conte a te mi raccomando. Dico assolutamente L’amabile cadetta... che non la voglio. Mi stimola, m’affretta: non posso più resistere, Paolino mi sento incenerir! E come mai potreste oggi disimpegnarvene? Paolino Quel foco che v’accende Conte un altro forse offende. Facilissimamente. (Ah, sento proprio il core Invece di sposare la maggiore che in sen mi va a languir!) sposerò la cadetta: dei cento mille invece per la dote, Conte sol di cinquanta mille io mi contento: Quel foco che mi accende ecco tutto aggiustato in un momento. da me più non dipende. Quella, quella mi piace, Non sposo la maggiore quella m’ha innamorato. Ora da bravo, se credo di morir. vanne, fa presto, al padre ciò proponi, (partono) sciogli, concludi, e poi di me disponi. Paolino Scena undicesima (Me infelice!) Sala. Carolina, poi il Conte. Conte Cos’hai? Carolina Paolino ritarda Paolino con la risposta, ed io l’aspetto ansiosa; Niente, signore. e allor che qualche cosa con ansietà si aspetta Conte ogni minuto vi diventa un’ora. Va dunque, va, fa presto. Ma cosa fa che non ritorna ancora? Quel pur che vedo è il Conte. Un segno è questo Paolino che il discorso è finito. (Misero me, che contratempo è questo!) Ed ei qui viene senza mio marito? [Duetto Paolino-Conte] Conte (Non trascuro il momento.) Oh, Carolina! Paolino La sorte è a me propizia, Signor, deh, concedete... perché lontani dall’altrui presenza Sdegnarvi io non vorrei. io vi posso parlar con confidenza... Pensate, riflettete... Il dispiacer di lei, Carolina la civiltà, l’onore, Ah! Questo è quello appunto di tutti lo stupore... che bramava ancor io. (Ah, che mi vo a confondere, Ah! più non so che dir.) Conte Lo bramavate, sì? (Ciò mi consola.) Conte veramente Paolino Tu cosa vai dicendo? ve lo dovea dir lui; Tu cosa stai seccando? ma pronta l’occasion trovando adesso, Non star più discorrendo, quello ch’ei vi diria vel dico io stesso. 16
Carolina darete all’amor mio qualche conforto. Dite, dite, parlate; e voglia il Cielo che le vostre parole Carolina diano al mio core di speranza un raggio. E nel momento istesso di dover adempire a un sagro impegno, Conte manchereste di fede? Io scuso bene (Questa già m’ama anch’essa. Orsù coraggio.) chiunque si lascia trasportar d’amore; Ah! mia cara ragazza, ma non uno che manca al proprio onore. amor ha un gran poter! Voi che ne dite? Conte Carolina Oh, oh! Voi date in serio. Ed io tutt’altro Quello che dite voi. mi aspettava da voi. Conte Carolina E quelle debolezze Tutt’altro anch’io che vengono da amor se ancor son strane, mi credea di sentire. s’hanno da compatir fra genti umane. Conte Carolina Di sentir cosa? Io sono certamente del vostro sentimento. Or seguitate, Carolina ditemi tutto il resto. Io non ve l’ho da dire. Se conoscete amor mi basta questo. Conte Conte All’onor si rimedia Quand’è così, stringiamo l’argomento. sposando voi per lei. Carolina Carolina Veniamo pure al punto. Questa cosa accordar mai non potrei. Conte [Aria Carolina] Io son venuto per sposar Elisetta. Ma che serve Carolina che venuto io ci sia Perdonate, signor mio, quando non ho per lei che antipatia? s’io vi lascio, e fo partenza. E quando a prima vista Io per essere Eccellenza m’avete fatto voi vostra conquista? non mi sento volontà. Tanto onore è riservato Carolina a chi ha un merto singolare, Io! cosa avete detto? a chi in circolo può stare con buon garbo, e gravità. Conte Io, meschina, vo alla buona, Voi cosa avete inteso? io cammino alla carlona, son piccina di statura, Carolina io non ho disinvoltura, È questo solo non ho lingue, non so niente: quel che avete da dirmi? farei torto certamente alla vostra nobiltà. Conte Se un mi parla alla francese, Questo, sì questo. E voi che ben sapete che volete ch’io risponda? compatire l’amore, Non so dire che Monsiù. scusando il mio trasporto, Se qualcun mi parla inglese, 17
ben convien ch’io mi confonda, Geronimo non intendo che Addidù. Voi credete che i signori Se poi vien qualche tedesco, faccian come li plebei: vuol star fresco, oh, vuol star fresco! voi credete che gli sposi Non intendo una parola. faccian come i cicisbei. Son infatti una figliuola Non signore, tante cose, di buon fondo, e niente più. che si dicono smorfiose, (parte) non le fanno, signor no. Paolino Scena dodicesima Mio signore, se vi piace Il Conte solo. di vedere l’apparato, tutto quanto è preparato [Recitativo] con gran lustro, e proprietà. Conte Geronimo Io resto ancora attonito. Come? Come? Cos’ha detto? Ha equivocato lei? Ho equivocato io? Che cosa è stato? Paolino Un granchio tutti qui abbiam pigliato. (parola per parola forte) Ma io son uom di mondo; e ben capisco Tutto... quanto... è preparato... da quel suo dir sagace, e simulato, Nella... sala... del banchetto... ch’ella già tiene qualche innamorato. Con gran lustro... e proprietà. Ma voglio seguitarla, ma il vo’ saper da lei Geronimo per poter pensar meglio a’ casi miei. Vanne al diavolo, balordo! (parte) Qua si crede ch’io sia sordo, né patisco sordità. Andiam subito a vedere Scena tredicesima la gran tavola, e il dessere, Il signor Geronimo, Elisetta, Fidalma, poi che onor grande mi farà. Paolino. (partono) [Finale I] Scena quattordicesima Carolina ed il Conte. Geronimo Tu mi dici che del Conte Carolina mal contenta sei del tratto. Lasciatemi, Signore, Quello è un uomo molto astratto, non state a infastidirmi. lo conosco, e ben lo so. Conte Elisetta Se libero è quel core Ma un’occhiata un po’ graziosa vi prego sol di dirmi. ottenuta pur non ho. Carolina Che non ho amante alcuno Fidalma vi posso assicurar. Trattar peggio colla sposa veramente non si può. Conte Voi dunque la mia brama potete contentar. 18
Carolina Elisetta Lasciatemi, vi prego, Vo’ vendetta. lasciatemi, deh! andar. Che nera infedeltà! Conte Carolina Non lasciovi, mia bella, In me non c’è reità. partir da questa stanza se un raggio di speranza Conte non date a questo cor. In lei non c’è reità. (in questo Elisetta in disparte) Fidalma Carolina Che cosa è questo strepito? Tornate, deh! in voi stesso. Elisetta Conte Di fede il mancatore Mio ben, v’amo all’eccesso. con ella fa all’amore, ed or li ho colti qua. Carolina Pensate a mia sorella. Fidalma Uh! uh! che mancamento! Conte Non credo a quel che sento. Per lei non sento amor, s’io sposo voi per quella Elisetta non manco già al mio onor. Io voglio sussurrare la casa, e la città. Scena quindicesima Fidalma Elisetta che si avanza, detti, poi Fidalma. Io voglio esaminare il fatto come sta. Elisetta No, indegno, traditore, Carolina no, anima malnata; (a Fidalma) no, trista disgraziata, Deh, fatela acchetare, mai questo non sarà. che il vero ella non sa. Per questo tradimento, che mi si viene a fare, Conte io voglio sussurrare Lasciamola strillare: la casa, e la città. non me ne curo già. Conte Strillate, non m’importa. Scena sedicesima Il signor Geronimo, che sopraggiunge, detti, poi Carolina Paolino. Sentite... Fidalma Elisetta Silenzio, silenzio, No, fraschetta. che vien mio fratello. usate prudenza, Carolina abbiate cervello. Ma prima... L’affar delicato è troppo da sé. 19
Geronimo Fidalma Sentire mi parve Sappiate, fratel mio, un strepito, un chiasso. che qua ci sta un imbroglio; Che fate? Gridate, ma adesso dir nol voglio, ovvero è per spasso? che bene ancor nol so. Che cosa è accaduto? Ognun qui sta muto? Geronimo Di dirmi vi piaccia Io non capisco affatto. che diavolo c’è. Conte Paolino (tirandolo da una parte) (La cara mia sposa Sappiate, con sua pace, dal capo alle piante la sposa non mi piace. mi sembra tremante, La sua minor sorella oh, povero me!) è assai di lei più bella. Ma poi, ma poi con comodo Conte il tutto vi dirò. (Che tristo silenzio!) Geronimo e Paolino Carolina Eh! andate tutti al diavolo. Così non sta bene. Ba, ba, ce, ce, sì presto, un balbettare è questo, Fidalma che intender non si può. Parlare conviene. Ma come prima io resto. Ma che mistero è questo, Elisetta che intender non si può! Parlare si de’. Che tristo silenzio! Carolina Le orecchie non stancate. Geronimo Sospetto mi viene. Conte Affanno non vi date. Paolino Vi son delle scene: Elisetta saperlo si de’. Da me, da me saprete. Geronimo Fidalma (a Carolina) Qual sia la verità. Orsù che cosa è stato? Lo voglio saper bene. Geronimo La testa m’imbrogliate, Carolina la testa mi fendete. La cosa sol proviene Tacete, deh, tacete! da certo malinteso. Andate via di qua. (additando Elisetta) Equivoco ha lei preso; Paolino e il Conte il motivò. Per imbrogliar la testa che confusione è questa! Elisetta Capite se potete No, non è vero niente. qual sia la verità. La cosa è differente. (partono) Parlate con mia zia, che anch’io poi parlerò. fine dell’Atto primo 20
ATTO SECONDO Geronimo Non la volete più! Mia figlia? Quella Scena prima per cui steso è il contratto? Gabinetto. Non la volete più? Voi siete un matto. Il signor Geronimo, poi il Conte. La vorrete benissimo. La sposerete, signor sì. A Geronimo [Recitativo] non se ne fan di queste. E non è un uomo Geronimo da prendersi Geronimo per un qualche babbeo. Questa è ben curiosa! E Geronimo dice, e vi ripete, Che si siano accordati che la vorrete, e che la sposerete. in masticar parole Perché io non intenda? Conte Ma voglio ben scoprir questa faccenda. Al Signor Geronimo Venite pur, venite, o Conte amato. io pur dico, e ripeto, Mi volete voi dir quello ch’è stato? che non la sposerò; ma che lo prego di mostrarsi contento, Conte che fra noi segua un accomodamento. Anzi apposta men vengo per dichiararvi il tutto, Geronimo senza riguardo alcuno. Ed io vi torno a dire in brevi accenti, che non si parli di accomodamenti. Geronimo No, non c’è alcuno. [Duetto Conte-Geronimo] Conte Geronimo Alcun riguardo ho detto, Se fiato in corpo avete, non ho di dirvi il tutto, e il dirò schietto. sì, sì, la sposerete. Vi dirò in primo luogo in stil laconico, un bambolo non sono. che pel mio gusto armonico Veder ve la farò. cosa non ha Elisetta che possa qual vorrei Conte accendere il mio cor, gli affetti miei; Se mi ascoltate un poco, e che mancando in me l’inclinazione, si calmerà quel foco. impossibil divien fra noi l’unione. Ma poi se v’ostinate, anch’io mi ostinerò. Geronimo Che armonico? Che affetti? Geronimo Che unione? E cosa adesso La sposerete, amico. mi andate voi dicendo? Conte Conte Io non la sposerò. Che Elisetta sposar più non intendo. Geronimo Geronimo Sì, sì, sì, sì, io dico. Che? Cosa avete detto? Conte Conte Io dico no, no, no. Ho detto che non trovo cosa in lei che mi piaccia, Conte e Geronimo e che più non la voglio. (Con questo uom frenetico sfiatare non mi vo.) 21
(si mettono a sedere uno da una parte, e l’altro Geronimo dall’altra) (È un bel risparmio quel di tant’oro!... Così si salva anche il decoro... Geronimo Con un baratto l’affare è fatto... (Ora vedete che bricconata! Io non ci trovo difficoltà.) Chi se l’avrebbe mai immaginata! Questa è un’azione da mascalzone; Conte ed al suo impegno non dée mancar.) (Tra sé l’amico va borbottando, al gran risparmio già sta pensando... Conte Quest’è un boccone, che il buon ghiottone (Ora vedete che uom bilioso! da sé scappare non lascerà.) Come s’accende! Come è impetuoso! Non vuol sentire quel che vo dire, Geronimo d’aggiustamenti non vuol parlar!) (si alza) Ci ho già pensato. Geronimo (Vediamo un poco se ci ha pensato.) Conte (si alza) (si alza) vi ascolto attento. Conte (Proviamo un poco se si è calmato.) Geronimo (si alza) Io del baratto sarò contento s’anche Elisetta lo accorderà. Geronimo Ebben, signore? La sposerete? Conte Non dubitate: farò in maniera, Conte che avanti sera mi abborrirà. Ebben, signore? M’ascolterete? Il mio discorso vi può calmar. Conte e Geronimo Siamo, siamo accomodati: Geronimo ritorniam di buon umore. Via, dite pure quel che vi par. Abbracciamoci di cuore, e speriam felicità. Conte (Geronimo parte) Se invece di Elisetta mi date la cadetta, cinquanta mille scudi Scena seconda vi voglio rilasciar. Il Conte, poi Paolino. Geronimo [Recitativo] Quest’è per quel ch’io sento quell’accomodamento Conte che voi vorreste far?... Per fare ch’Elisetta mi ricusi Lasciatemi, mio caro, il modo è facilissimo. lasciatemi pensar. Oh! Paolino, Paolino. (va di nuovo a sedere) Paolino Conte In che posso servirvi? Vedete qual denaro potete risparmiar. Conte (va a sedere) Da me stesso ho fatto tutto. Il padre è contentissimo 22
ch’io sposi Carolina. Fidalma Addio, caro Paolino. Paolino Non mi avete veduta altro che adesso? Ma... lo dite davvero? Paolino Conte Vi vidi pensierosa, e non mi parve Certamente. Consòlati; e tu stesso di dover disturbarvi. va a darle questa nuova. Dille che ogni riguardo è ormai finito; Fidalma e che disponga il core Voi non mi disturbate. ad ubbidir con gioia al genitore. Pensieroso però, se non m’inganno, (parte) eravate anche voi? Paolino Scena terza Questo è ben vero. Paolino, poi Fidalma. Fidalma Paolino Paolino? Ecco che or ora scoppia da sé la cosa. Io sono rovinato, Paolino scacciato colla sposa, e disperato. Signora. Ma no. Mi resta ancora una speranza nel buon cor di Fidalma. A lei men volo Fidalma benché tutto tremante... I pensier nostri Ma Fidalma qui giunge... Ecco l’istante. da un’istessa cagion per avventura sarebbero prodotti? Fidalma (fermandosi in disparte) Paolino (Egli è qua solo; e questo gabinetto È ciò impossibile. è un luogo appartatissimo per parlar di segreti.) Fidalma Non pensavate a me? Paolino (Ella mi sembra Paolino che volga in sé qualche pensier molesto. Non so negarlo. Ah, che son disgraziato ancora in questo!) Fidalma Fidalma Ed io pensava a voi. Femmina esperta (Mi ha guardato sott’occhio, e ha sospirato?) dal più menomo indizio ancor s’avvede di quel che non si pensa, e non si crede. Paolino (È turbata senz’altro. Il cor mi manca.) Paolino (Che se ne sia avveduta?) Fidalma (E sospira di nuovo! Ah! fosse mai Fidalma che anch’ei per me sentisse Via, non vi confondete, quel ch’io sento per lui?) parlatemi con tutta confidenza. Paolino Paolino (Orsù, coraggio. (Se n’è accorta senz’altro.) Il tempo pressa; ed io me le avvicino.) Ah! Signora... Se mi è permesso... 23
Fidalma Paolino Mi avrete Sento, oimè! che mi vien male, pietosa, e non crudel. già mi manca quasi il fiato. Paolino Fidalma La bontà vostra Non è niente, sposo amato: il mio merito eccede, e mi consola. quest’è effetto del piacer. Ma con vostro fratello? Paolino Fidalma Per pietà, che in svenimento Il fratel mio io mi sento già cader. deve ben accordar quel che vogl’io. (siede) Paolino Fidalma E non farà rumore? Quest’è effetto del contento: passerà; no, non temer... Fidalma Mio caro Paolino... Quale rumor? Contento ei dée mostrarsene Ma certo è svenuto. quando ancor non lo fosse. Porgiamogli aiuto. C’è alcuno di là? Paolino Oh mio conforto! Dunque quando? Scena quarta Carolina e detti. Fidalma Prestissimo. Fidalma Paolino (a Carolina) Anzi senza dimora. L’amore, e il contento vedete che fa. Fidalma Ebbene: in questo punto Carolina vi do la mia parola Ma cosa è accaduto? che sarete mio sposo. Ma, oddio! Cos’è stato? Paolino Fidalma Sposo? Il povero giovine di me innamorato Fidalma per gioia in deliquio Sì, caro mio. vedete che sta. Io vado a pigliare Paolino un certo elisire; Io? non state a partire, restatevi qua. Fidalma (parte, poi ritorna) Sì, mio bene. Consòlati, consòlati... Carolina Ma di color ti cangi? E che cos’hai? (Che creder, che dire da me non si sa.) Paolino Giusto Cielo! Qual affanno! (Qual nuovo contrattempo è questo mai!) Qual sospetto mi martella! Su, ti scuoti. Su favella; [Terzetto Carolina-Fidalma-Paolino] ch’io mi sento lacerar. 24
Paolino perché a svelar non pensi Carolina!... Deh, va via. il nodo clandestin, che ci ha legati. Lo fai per il piacere Carolina di tradire due donne a un solo istante, Tu invaghito di mia zia! me come sposa, e l’altra come amante. Paolino Paolino Taci, taci, che per ora No, Carolina, no: chetati, e ascoltami. non mi posso qui spiegar. Carolina Carolina E che deggio ascoltar? Non ti ho trovato Ci mancava questa ancora svenuto per amore per più farmi delirar. al fianco di mia zia? Non l’ho sentita vantarsi del tuo affetto? Fidalma E che l’hai da sposar non ha già detto? Son qua pronta, son qua lesta... Ma già in piedi ti ritrovo. Paolino Dal contento ch’io ne provo, Questo è un inganno, o cara... questa man ti do a baciar. Carolina Paolino Eh sì, un inganno Non mi prendo tanto ardire. che da te si commette. Se tu amavi mia zia, Carolina perché non sposar lei? Perché sedurre Mia signora, pian pianino. una fanciulla onesta priva d’ogni esperienza, e d’accortezza, Fidalma per farla poi crepar dall’amarezza? Bacia, bacia Paolino. (a Carolina) Paolino Non ci avete voi da entrar. Mi ascolta per pietà... Carolina e Paolino Carolina Questa certa confidenza Che vuoi ch’io ascolti? di fanciulle alla presenza Comprendo in questo istante che stia bene non mi par. il peso del mio fallo. Ma senti: io corro adesso Fidalma a’ piedi di mio padre: Di qualunque alla presenza svelerò quel che ho fatto; posso dar tal confidenza a qualunque castigo a colui che ho da sposar. mi renderò soggetta. (Fidalma parte. Carolina e Paolino mostrano di Di te poi seduttor, tristo, spergiuro, partire, ma poi si arrestano) segua quel che si voglia, io non mi curo. (per partire) Scena quinta Paolino Carolina e Paolino. Ferma, ferma, ti prego... [Recitativo] Carolina Carolina Oibò... mi lascia. Vanne, vanne; la séguita... No: arrestati. Dimmi, tristo, su dimmi: Paolino quante pensi sposarne? Ora comprendo No, ti dico. 25
Carolina Carolina Vo andar... Ma non disse ella stessa che tu l’amavi? Paolino Sentimi; e poi Paolino subito te ne andrai se andar tu vuoi. Equivocò Fidalma. Carolina Carolina Ah! Chi poteva mai Confessa, o fo davvero. questo da te aspettarsi! Paolino Paolino Se un bugiardo mi credi, Ascolta, io dico. spingi senza pietade. Carolina Carolina Io mi sento morir! Ah! mi vien freddo, ed il coltel mi cade. Paolino Paolino Calmati un poco. Or sappi, sposa mia, che più maneggio non trovo al scoprimento Carolina per salvar il decoro; e a noi non resta (piangendo) che di fuggir. Co’ buoni uffizi il padre Così resterai libero: farem poi che si plachi. così la sposerai. Quel ch’è fatto, è già fatto; ed alla fine presto, o tardi lo sdegno ha il suo confine. Paolino Ah, no: che tu così morir mi fai. [Aria Paolino] Nell’inganno tu sei: ragion non senti; e ti scordi in un punto di furore Paolino chi sei tu, chi son io, tutto l’amore. Pria che spunti in ciel l’aurora che ti cheti, a lento passo, Carolina scenderemo fin abbasso Cosa potresti dir? che nessun ci sentirà. Sortiremo pian pianino Paolino dalla porta del giardino: Dir, che tua zia tutta pronta una carozza soltanto in quell’istante là da noi si troverà. mi si scoperse amante; Chiusi in quella il vetturino e la sorpresa mia fu che mi tolse per schivar qualunque intoppo, l’uso dei sensi. Or vanne a publicarmi i cavalli di galoppo qual seduttor. Rovinami. Ma prima senza posa caccierà. prendi questo coltello; Da una vecchia mia parente e poiché sei impazzita, buona donna, e assai pietosa, qui dammi prima una mortal ferita. ce ne andremo, cara sposa, e staremo cheti là. Carolina Come poi s’avrà da fare Guarda che io te la do. penseremo a mente cheta. Sposa cara, sta pur lieta, Paolino che l’amor ne assisterà. Non mi ritiro. (parte) 26
Scena sesta creder voi mi dovete il più sincero, Carolina sola. il più ingenuo di tutti: che ho il core sulle labbra; e che son tale, [Recitativo] che di me pur io dico il bene, e il male. Carolina Elisetta Fuggir? Palese al mondo Vediamone una prova. Per esempio: render il nostro fallo? E far di noi quel di far all’amor con mia sorella, parlar con disonor? Questo sarebbe essendo a me promesso, render più acerba ancora la ferita lo dite male, o bene? al seno di mio padre... No, no. Pria di risolvermi Conte a così duro passo, Male, male, malissimo. che costerebbe a me troppo dolore, Ecco ch’io lo confesso. In certi incontri voglio tentar quel che mi dice il core. sono di un naturale (parte) facile a sdrucciolar. Ma meglio udite s’è ver ch’io son sincero. In me sicuro che c’è del buon; ma prima Scena settima che i lacci d’Imeneo fra noi sian stretti, Appartamenti. io vi avverto di aver dei gran difetti. Elisetta da una parte, indi il Conte dall’altra. Elisetta Elisetta Quando li conoscete, è cosa facile, Qua nulla si conclude, che possiate emendarvi. qua ognuno sta in silenzio; ed io mastico intanto amaro assenzio. Conte Oh! Lo credo impossibile. Conte Sempre ho sentito a dire: (Qui la ritrovo alfin. Voglio provarmi che colla vita si mantiene, e dura se la posso ridurre a ricusarmi.) quel vizio che nell’uom passa in natura. Servo, servo umilissimo. Elisetta Elisetta Voi mi sgomentereste Venite come sposo, o mancatore? se vi credessi in tutto. Conte Conte Vengo qual mi volete. Basta... credete pure Conoscitor del vostro quello sol che vi piace. Io con voi tratto merito singolar degno d’un foglio, da galantuomo; e in termini assai schietti sol dal vostro piacer dipender voglio. io vi avverto di aver dei gran difetti... Elisetta Elisetta Voi parlate d’incanto. Poiché me lo avvertite, obbligata vi son. Ma non temete; Conte cercherò di adattarmi. E più v’incanterò se mi ascoltate. Conte Elisetta Oh! questo poi Benissimo. Parlate. sarà difficilissimo. ve ne sono di fisici, Conte ve ne son di morali. In somma io parlo In primo luogo ingenuamente; e tocca a voi signora, 27
di far poi riflessione a questi detti, vado tutti a maltrattar. ch’io vi avverto di aver dei gran difetti. Elisetta Elisetta Ora poi non credo niente, (A mettermi comincia voi lo dite per scherzar. un poco di apprensione.) Orsù Signore, giacché siete sincero, anche vi piaccia Conte di dirmi quali sono Quando poi non lo credete, per poter regolarmi. dico questo, e ve lo giuro: (Alla fin non vorrei sagrificarmi.) che a me nulla voi piacete, che non v’amo, e non vi curo, Conte non vi posso tollerar. Sentite: io ve li dico (parte) perché voi lo volete, e vi ubbidisco; per altro in verità che ne arrossisco. Scena ottava [Aria Conte] Elisetta, poi Fidalma. Conte [Recitativo] Son lunatico, bilioso, son soggetto all’emicrania; Elisetta ho sovente certa smania, Potea parlar quell’anima incivile che in delirio mi fa andar. con più di scandescenza! Son sonnambulo perfetto, che dormendo vo a girar. Fidalma Sogno poi se sono a letto Elisetta mia cara, di dar calci, e di pugnar. vi trovo ben turbata! Elisetta Elisetta Tutto questo? Bagattelle! Se dagli occhi del Conte (Qua ci va della mia pelle... non si toglie ad un tratto Carolina, Ma saprommi riguardar.) qui nasce una rovina. Convien togliergli affatto ogni speranza Conte di poterla sposar. Piano, piano. Non è tutto, per gli amori ho un gran trasporto. Fidalma Per le donne casco morto. Dite benissimo. E di questo che vi par? Ma se voi la credete invaghita del Conte, io poi vi dico, Elisetta che forse, forse con ragion fondata Questo è un vizio troppo brutto... la credo di Paolino innamorata. Ma il potrete un dì lasciar. Elisetta Conte Di quello non mi curo. Ma aspettate, mia signora, tutto detto non ho ancora; Fidalma son vizioso giocatore, Me ne curo ben io; né più mi sento crapulone, bevitore; di tenerlo celato. mi ubbriaco spesso, spesso, che vo fuori di me stesso, Elisetta casco in terra, oppur traballo, Dunque facciam che debba son più strambo di un cavallo, passar in un ritiro 28
acciò non ci disturbi. non vuol che in questa casa io me ne resti più. Voi mi farete Fidalma de’ capitali miei restituzione, Ottimamente. e così finiremo ogni questione. Questo è il pensier che anch’io volgeva in mente. Lasciate far a me: la fraschettina Elisetta mandatavi sarà doman mattina. Avete inteso bene? Geronimo Scena nona Sordo non son. Farò quanto conviene. Il signor Geronimo, e detti. [Terzetto Elisetta, Fidalma, Geronimo] Geronimo Ebben? Sei persuasa Fidalma di rinunziare a questo matrimonio? Cosa farete? Via su, parlate. Elisetta Elisetta Non sarà vero mai ch’io vi rinunzi Via risolvete; via non tardate. perché poi mia sorella debba sposar il Conte. Elisetta e Fidalma Presto, anzi subito si deve far. Geronimo Si può fare un baratto Geronimo per te vantaggiosissimo. Ma non strillate tutte due unite, sento che il timpano voi mi ferite. Fidalma Parlate piano, senza gridar. Non si fanno baratti. Anzi mi meraviglio, Elisetta e Fidalma che un uomo come voi prudente, e saggio, (piano) proponga ad essa un altro maritaggio. Diremo dunque, diremo piano, che in un ritiro di qua lontano Geronimo per metter ordine al gran disordine Sì, un altro maritaggio. Ecco, tua zia la Carolina si dèe mandar... è della mia opinione. Voi ci sentite? Fidalma Geronimo Anzi dico di no. Si deve togliere Che cosa dite? la causa del disordine. Carolina fomenta Elisetta la passione del Conte; onde si deve (forte all’orecchie) farla sparir, mandarla in un ritiro; Abbiam parlato. e acchetàti che sian tutti i rumori, allora poi... sì, allor venirà fuori. Fidalma (come sopra) Elisetta Vi abbiamo detto. Avete ben capito? Geronimo Geronimo Sia maledetto questo strillar! Sì, sì: parlate pure. Elisetta Fidalma In un ritiro la Carolina... E se questo non fate, il mio decoro 29
Geronimo Geronimo Già v’ho capito, cara signora. Alzati, ed ubbidisci al genitore. Io però ti prevengo Fidalma in quello che vuoi dirmi. Mandar dovete doman mattina... Tua sorella, e tua zia t’hanno già detto che devi in un ritiro Geronimo passar doman mattina; e tu ten vieni Già v’ho capito ch’è un quarto d’ora. tremante, e sbigottita, quasi ci avessi da restar in vita. Elisetta, Fidalma e Geronimo O che fracasso di Satanasso Carolina tutta la casa farà tremar. In un ritiro? Ah! mio signor... Senza far chiasso, senza fracasso, si può ben dire, si può parlar. Geronimo (Fidalma ed Elisetta partono) Tu devi far la mia volontà. Scena decima Carolina Il signor Geronimo solo. Fuori di tempo è un ritiro per me... [Recitativo] Geronimo Geronimo Soli due mesi In un ritiro? E perché in un ritiro ci starai, e non più... la devo far passar, se il mio interesse anzi vuol ch’io permetta Carolina che il Conte se la sposi! Deh! Padre mio, No. Piano. E mia sorella altro è quel che mi affanna... se sdegnata perciò dal mio negozio leva i suoi capitali? Ella è una scossa Geronimo ch’oggi io non so se sostener la possa... Il mio interesse Dunque andrà in un ritiro. lo vuole, e la mia pace... Pensiamo or dunque in qual miglior maniera devo darle la nuova innanzi sera. Carolina Ah! Permettete che a’ vostri piè mi getti; e che implorando Scena undicesima la pietade paterna... Carolina in disparte, e detto. Geronimo Carolina Orsù, mi secchi (Son risoluta io stessa signora fraschettina. di vincer il rossor. Io sudo... Io gelo... Nel ritiro anderai doman mattina. Ma farlo, oddio! Convien... M’aiuta, o Cielo!...) (parte) Ah, signore! A piè vostri ecco una figlia... Geronimo Scena dodicesima Che cos’hai? Che cos’è? Cos’è accaduto? Carolina sola. Alzati, e parla in piedi. Carolina Carolina E possono mai nascere Ah, non signore. contrattempi peggiori!... Il padre mio sedotto, 30
mia sorella, e mia zia con me alterate, Carolina tutti in orgasmo; e come mai poss’io E dareste la mano a mia sorella? Svelar in tai momenti il fallo mio?... Conte [Recitativo accompagnato] Questo poi no. Come tacerlo poi se in un ritiro Carolina ad entrar son costretta?... Sposata pur l’avreste Misera!... In qual contrasto senza contraddizion, s’io più di lei de’ pensieri mi trovo!... Io son smarrita... per un gioco del caso in quel momento Cielo, deh, tu m’addita non vi fossi piaciuta? il consiglio miglior. Qualche speranza rendo al cor mio... Ma il core, oddio! mi dice: Conte Carolina infelice, Sì, è ver; ma mi piacete; ed il mio core pietà di te non sente il ciel tiranno... or non vorria che voi. Ah! Disperata io vo a morir d’affanno... (per partire disperatamente, s’incontra nel Carolina Conte, che la trattiene) Ma però tutto quel che il cor vorrebbe non è sempre possibile. Scena tredicesima Conte Il Conte e Carolina. ve l’accordo anche questo. [Recitativo] Carolina Dunque se l’ottenermi Conte impossibile fosse, ah! Signor mio, Dove? Dove, mia cara, perché coltivereste un tal desio? con tanta agitazione? Oimè! Parlate. Perché se voi mi amate Che avete? Che chiedete? Io son per voi mi vorreste infelice, col cor, col sangue, colla vita istessa: quando potreste invece più di voi nulla al mondo or m’interessa. rendermi voi con una eroica azione oggi la vita, e la consolazione? Carolina Ah, potessi parlar! Conte In orgasmo mi mette Conte questo vostro parlar, che par d’incanto. Che vi trattiene? Però non mi confondo. Sì, v’amo; e questo amor, se a voi ciò piace, Carolina d’ogni più bella azion sarà capace. Mi trattiene il decoro, e quella diffidenza Carolina che deggio aver nel caso mio importante Giuratemelo, Conte. d’uno che già mi si è scoperto amante. (in questo Elisetta, Fidalma ed il signor Geronimo che osservano) Conte Diffidar d’un che v’ama! Oh, questo caso Conte esser non può che quello Io ve lo giuro di scoprirgli un rival. Ma udite, o cara: sull’onor mio, su questa bella mano un uom di mondo io sono: ch’io vo baciar. Sentiamo ora l’arcano. s’egli è prima di me, ve lo perdono. D’esser tardi arrivato incolperò la sorte mia rubella. 31
Scena quattordicesima Fidalma Fidalma, Elisetta, il signor Geronimo, e detti In un ritiro. Elisetta Carolina Còlti vi abbiam. (Ah, ch’io pazza divento! Io già deliro!) Fidalma [Quintetto Carolina, Elisetta, Fidalma, Conte, Còlti vi abbiam sul fatto. Geronimo] Elisetta Carolina (a Geronimo) Deh lasciate ch’io respiri, Vedete la sguaiata? disgraziata, meschinella! Io rival di mia sorella? Fidalma Non la sono, e il Ciel lo sa. Vedete la fraschetta? Incolpata son a torto. Tutti gli uomini alletta; (al Conte) e la mano si lascia Deh, parlate voi, signore: baciar da ognun che amore a lei prometta. sincerate il genitore, Geronimo che più a voi si crederà. Ora da dubitar più non mi resta. Conte Carolina Quest’amabile ragazza... Ma Signor... Elisetta Geronimo È un’astuta... Taci là. Fidalma Conte È una sguaiata. Ma non sapete... Elisetta e Fidalma Elisetta Siete parte interessata. Tacete voi, che ben vi sta. Geronimo, Elisetta e Fidalma Fidalma Nel ritiro andar dovrà. Tacete. Carolina Geronimo Sol tre giorni alla partenza Domani nel ritiro. E voi, signore, io vi chiedo per pietà. o doman sposerete Palesar la mia innocenza quella cui prometteste, o dell’affronto qualche cosa vi potrà. noi la vedrem se mi farò dar conto. Conte Elisetta Ma se... No: il ritiro è destinato. Geronimo Fidalma Non vi do ascolto. No: il ritiro è preparato. Carolina Geronimo Ma io... No: il ritiro è pronto già. Elisetta Conte Voi in un ritiro. Ma voi siete tanti cani, 32
Senz’amor, né carità! [Recitativo] Carolina Geronimo (Io mi perdo, mi confondo, Venite qua Paolino. Questa lettera il cervel da me sen va!) spedite per espresso a Madama Intendente del ritiro, Geronimo, Elisetta e Fidalma che vedete qui scritto, acciò le arrivi (Se cadesse ancora il mondo, domani di buon ora. deve andarci, e ci anderà.) Sia cura vostra ancora prima di andar a letto Conte d’avvertire la Posta, acciò non manchi (Io divento furibondo di qui mandarmi all’alba s’anche un poco resto qua.) quattro buoni cavalli... Eh? Cosa dite? (Carolina, il Conte, ed il signor Geronimo partono per diverse parti) Paolino Io non parlo, signor. Scena quindicesima Elisetta e Fidalma. Geronimo Bene, eseguite. [Recitativo] Io mi ritiro adesso. Andate pure. Stanco oggi son di tante seccature. Elisetta (prende un lume, ed entra nella sua stanza) Sarete or persuasa ch’è il Conte, e non Paolino quello di cui è invaghita? Scena diciassettesima Ma non vi penso or più: sarà finita. Paolino solo. Fidalma Paolino Ed io credo benissimo E a risolversi adesso che sia una civettina: o che piuttosto ad una pronta fuga una di quelle sia forse ancor tarderà la sposa mia? che s’innamoran sol per debolezza Forse ancora potria di ciascun che le guarda, o le accarezza. in queste circostanze lusingarsi, e sperar favore, o aiuto? [Aria Elisetta] Da chi? Come? In qual modo?... Io son perduto! No: si risolverà. Per affrettarmela Elisetta vado nella sua stanza. Se son vendicata Non v’è più tempo; più non v’è speranza. contenta già sono. (prende un altro lume, ed entra nella stanza di Al Conte perdono Carolina) la sua infedeltà. Se tolto è l’oggetto che il cor gl’incatena, Scena diciottesima con faccia serena Il Conte, poi Elisetta. la man mi darà. (partono) [Duetto Conte, Elisetta] Scena sedicesima Conte Sala. (Il parlar di Carolina Tavolino con quattro lumi accesi. penetrato m’è nel seno. Il signor Geronimo e Paolino. Ah, saper potessi almeno il segreto del suo cor! 33
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