Il Fontanone di Romano di Lombardia - GB Rubini
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Istituto Statale Superiore “G.B. Rubini” Romano di Lombardia (BG) Classi 2ªA e 2ª B AFM Anno Scolastico 2014/15 Il Fontanone di Romano di Lombardia I fontanili come mezzo di sostentamento alimentare storico: le proteine dei pesci e dei gamberi (Seconda Edizione) – Itinerario didattico - scientifico del progetto “Dalla scuola al territorio” Unità formativa classe 2a A - B A.F.M. 1
Collaboratori Introduzione Appunti normativa Edoardo Piana sulle acque Marco Tortora Da tempo il nostro Istituto programma attivi- Luca Locatelli tà parallele alle classiche lezioni frontali: Cartografia Stefano Testa esercitazioni in laboratorio e sul campo, iti- Marco Cilisto nerari didattici, visite a impianti, partecipa- zione a eventi, raccolta differenziata in Istitu- Ittiofauna Cristian Lupo Pasini to. Da alcuni anni le attività sono state rac- Simone Negretto colte in unico progetto denominato “Dalla Alessia Macrelli scuola al territorio”, di anno in anno rivisto e Indice EBI Valentina Marchesi integrato. Gli obiettivi sono ovviamente lega- Daniela Asperti ti ai contenuti delle scienze integrate e am- Marika Noto pliati a tematiche attuali come lo sviluppo so- stenibile e la conoscenza del territorio. In re- Relazione su ittio- Silvia Lorini lazione alle innovazioni didattiche e alla ri- logi della provincia Matteo Raccagni forma le attività sono diventate un’ottima ri- sorsa per programmare unità formative co- I gamberi di fiume Chiara Padovani muni e progetti dell’alternanza scuola-lavoro. Valentina Pontoglio Quest’anno, in occasione di Expo 2015, le Analisi chimiche e Alessio Ferraro attività dedicate al Fontanone sono state ri- portata Liviu Alexandru Calita proposte per il concorso abbinato alla mani- festazione, integrando con nuove argomenta- Bibliografia Aurora Frassi zioni che troverete nelle pagine seguenti, il Monica Bassani presente opuscolo pertanto è da considerarsi come la seconda edizione del precedente Traduzioni in Modupe Ayoku dell’anno scolastico 2012/2013. inglese e francese Rilievi colorati Classe 2 A AFM Si ringraziano tutti gli studenti che hanno collabo- rato nei precedenti anni per raccogliere materiale Coordinatori di Modupe Ayoku inerente l’itinerario, e anticipatamente coloro i classe Fabio Lusha quali vorranno fornire ulteriore documentazione Lidia Olaru sull’argomento Docenti ,referenti Del Gaudio, Ponzellini, di progetto , Bandera, Schiavo, Romano, Ran- collaborazioni ghetti esterne Giurdanella, Nava, Poliseno, Amministrazione comunale di Romano (tec. M.Tirloni) Provincia di Bergamo (dott. Testa e tecnici Caccia e Pesca Mancini e Spini) “Il Fontanone”, our local spring water is the topic of this year’s work, which is based on a wealth of experience gained in the past years. Since the core of Expo 2015 is feeding the planet and our project has been selected, we have explored the role played by spring waters (the so-called fontanili) feeding the ponds with pure, fresh water. Fish and crayfish, rich in proteins, were plentiful and provided nourishing food to the people in the past. Today, they virtually provide the second course for our “Menus in History” Students have witnessed a survey of fish fauna by experienced technicians and then class 2^ A and class 2^ B have carried out chemical, physical and biotic analysis together with their Science teachers. The historical section, reference to regulations and research on crayfish have been accomplished with the help of the Italian, law and foreign language teachers. A video, an iconographic collection and this booklet are the final products of this project. 2
Presentazione Il lavoro si è basato sull’esperienza maturata negli scorsi anni legata alla presenza nel comune di Roma- no di un fontanile, una struttura idrica storicamente nata per favorire artificialmente la risalita dell’acqua dalle falde freatiche alla superficie. La risorgiva chiamata con il toponimo di Fontanone (dialettale “Fontanù”), è una delle poche che sopravvive a di- spetto delle nuove tecnologie di captazione dell’acqua per scopi irrigui. E’ situato, cosa rara, in gran parte nel centro urbano, da qui la comodità e l’opportunità della scelta di tale sito per svolgere atti- vità didattiche scientifiche. Quest’anno, in occasione della selezione del nostro progetto per Expo 2015 lo studio si è allacciato anche all’importanza che i fontanili ebbero tempo addietro per recuperare cibo nutriente: le proteine dei pesci e dei gamberi, fornendo così virtualmente la seconda portata al nostro “Menù nella storia”. Riguardo ai pesci gli indigeni si ricorderanno le “bose”(Padogobius martensis) pesciolini prelibati e cucinati nelle osterie; dei gamberi si conosce poco in quanto all’inizio del secolo i “nostri”, gam- beri autoctoni sono stati decimati da una malattia. Il colpo di grazia è stato inferto con buona pro- babilità poi dall’inquinamento. Negli ultimi anni alcune specie esotiche hanno ripopolato in modo preoccupante i corsi d’acqua di pianura, ivi liberati forse da tentativi falliti di allevamento o tramite introduzione casuale. Le prime notizie sono arrivate parecchi anni fa dagli alunni che avevano portato alcuni esemplari che popolavano le rogge del bacino dell’Oglio; si trattava dei gamberi americani, provenienti dal lago d’Iseo, bacino lacustre da anni invaso da questa specie. Nel 2013 anche le nostre analisi del Fontanone avevano riscontrato la presenza del gambero ameri- cano, ma si trattava di solo due esemplari in via Cappuccini. Nel 2014 con gli alunni di 2a CAT, e in particolare con lo studente Pisoni Massimiliano sono stati effettuati sopralluoghi nei canali di For- novo rilevando la presenza abbondante del “gambero della Louisiana” (Procambarus clarkij) oltre che di quello “americano” (Orconectes limosus). Ad introduzione dei lavori gli alunni hanno assistito ad un censimento dell’ittiofauna, alla testa del Fontanone, con elet- trostordimento innocuo dei (poveri!) pesci eseguito dagli ittio- logi del settore Caccia e Pesca della Provincia di Bergamo, che da tempo si stanno occupando del fenomeno e che hanno intrapreso con l’Amministrazione comunale di Romano un percorso di indagini sul suddetto corso d’acqua. Le classi 2a A e B AFM hanno eseguito le classiche analisi chimiche, fisiche e biotiche con i docenti delle Scienze sperimentali, mentre le ricerche storiche sono state integrate nelle lezioni di Lettere e Religione, unendovi i riferimenti normativi nella disciplina di Diritto e infine eseguendo la ricerca in rete con i docenti di Lingua straniera, in Francia e Gran Bretagna. I prodotti finali si sono concretizzati in un video, la raccolta iconografica e il presente opuscolo. Il presente lavoro, è stato fatto, da e con gli alunni, evitando il più possibile il “copia incolla” dalla rete, che inficia il “modus operandi” dei nostri “discepoli”. 3
Due parole sui fontanili Dal tabellone del Fondo agricolo europeo I territori pedemontani come la nostra alta pianura sono costituiti da materiali permeabili, questo fa- vorisce l’infiltrazione dell'acqua nel sottosuolo, la bassa pianura, invece, è caratterizzata da sedi- menti di natura impermeabile con strati di argilla. Fra le due zone è presente un’altra, detta della media pianura in cui l’acqua della falda viene a trovarsi nelle vicinanze della superficie. Da questa situazione geomorfologica trae origine l’invenzione del fontanile, in quanto bastava praticare un largo scavo profondo qualche metro per ottenere la cosidetta “testa di fonte” e con l’aiuto di tubi verticali o occhi di fonte, si procurava la risalita dell’acqua. Essa convogliata in un canale, o asta del fontanile, poteva poi essere utilizzata a valle per scopi irrigui e altro. Altre considerazioni da farsi, che rientrano nella spiegazione del fenomeno, sono legate al principio dei vasi comunicanti, alla capillarità, alla perdita di quota ed infine è d’uopo ricordare che il fe- nomeno si poteva manifestare anche naturalmente nelle risorgive. I fontanili sono una delle testimonianze più significative dell'opera di territorializzazione dell'uomo nella storia del paesaggio rurale padano databile fin dall’inizio della centuriazione romana con un picco vertiginoso nel XII sec. Geograficamente parlando nel nostro territorio possiamo identificare con la strada “Francesca” (s.p. 122) la linea dell’alta pianura e a sud della statale 11, la linea della bassa. Oggi i fontanili non si costruiscono più ma sono ancora visibili qua e la le macchie dei fontanili e pochi sono ancora atti- vi. Citiamo il Campino a Cologno, il nostro Fontanone, il Campo dei Fiori a Mozzanica, quelli del parco locale di Pognano e S. Rocco di Spirano. Tutti ambienti salvatisi per l’intervento di gruppi di ecologisti locali, sostenuti da politici ambientalisti. La bibliografia minore è ricca di materiale dedicato a queste opere diventate campo didattico per alunni, insegnanti e ricercatori grazie alla preziosa fauna e flora che sopravvive in queste aree. Gamberi, bose e altre specie la facevano da padroni, tant’è che i fontanili divennero ben presto il luogo per procurarsi il cibo, povero allora prelibato ora, come vedremo nel prosieguo del nostro lavoro. L'acqua scorre a una temperatura quasi costante per tutto l'anno, praticamente compresa tra i 9° e i 14° circa questo permetteva nelle marcite di irrigare d’inverno e avere il primo taglio dell’erba alla fine di febbraio. I bovini che mangiavano questa erba diventavano "stracchi", cioè stanchi, e il lat- te che producevano veniva utilizzato per fare lo stracchino (leggenda metropolitana). 4
Due parole o più sul Fontanone. Il Fontanone di Romano è attualmente il fontanile più visibile, più conservato fra le numerose fonti esistenti in Romano, come si evince dalle carte IGM del 1971 (fontana del Pascolo, del Boschetto, Rossa inferiore, Rossa superiore…) o quanto meno, uno dei pochi attivi che ha avuto anche il “co- raggio” e l’opportunità di attraversare la storia e … un centro abitato. Nel corso degli anni esso ha subito innumerevoli opere di regimazione, soprattutto nei tratti urbani mentre la testa di fonte e il tratto seguente, modificati in passato solo da piccole opere di arginatura e per l’utilizzo del sito co- me allevamento di trote, sono stati riqualificati grazie all’intervento del Fondo Agricolo Europeo del 2012, che ne ha riproposto l’antica connotazione naturale. La testa, ubicata sulla strada vecchia che porta a Martinengo, a sud della cascina Cappuccini, presenta un notevole numero di “occhi” ancora attivi, percorre un tratto di pochi chilometri, attraversa Romano e si disperde nei territori di Fara Olivana. La recente costruzione della “strada Campagna” (circonvallazione nord) ne ha sottratto una parte che è diventata sotterranea. Il suo percorso procede nel centro abitato, ma solo un tratto presenta le rive non ancora cementate (con vegetazione comunque maltrattata), alla fine di via Cappuccini, che percorre parallelamente fra ponti, strade e parcheggi, si stacca e, poco più in là, dopo la re- cente copertura di piccoli tratti diventa sotterraneo per oltrepassare il viale duca d’Aosta. Rie- merge poco prima della ferrovia, la sottopassa e per metà cementato, costeggia il piazzale del par- cheggio antistante gli edifici scolastici, presentando ancora una riva naturale con vegetazione. Su- perato l’incrocio semaforico sotto l’impianto stradale fa bella mostra di sé solo nella parte est delle cerchie, con rive rivestite di pietra, ma con il fondo privo di vegetazione, per le ripetute operazioni di pulizia. Riprende il percorso sotterraneo per tutta la via Matteotti (visibile, ancora aperto, fino al 1962) ed è stato coperto per lasciare il posto ai parcheggi. 5
Via Schivardi allora via Belvedere Prima: Ruota del mulino di Porta Brescia presente negli anni 60 Dopo: Quest’immagine risale ad oggi,21 novembre 2014, dove in passato c’era la ruota di un mulino. Oggi non c’è più, ma vi è una banca. Da notare il lampione ad olio, oggi vi è un lampione moderno. Prima: Quest’immagine risale all’anno 1920 circa, della contra- da dell’armonia (oggi “via Matteotti”). In primo piano appare uno dei tanti ponticelli pedonali in pietra; più avanti è il ponte ad arco che fece costruire Madama Co- melli, vedova del celebre tenore Rubini, nella seconda metà dell’ottocento, per poter accedere alla strada diretta al cimitero vecchio. Inoltre, sulla strada sono visibili le rotaie del tram. 6
Il Fontanone continua nascosto fino all’inizio della zona agricola di via Patrioti Romanesi e all’incrocio con via Lamera (15 anni fa il tratto iniziale è stato interrato per lamentele e/o la vici- na urbanizzazione) riemerge con percorso parzialmente naturalizzato, alternato con alcuni inter- venti di cementificazione delle rive per la presenza della piazzola ecologica e altre aziende; la viabi- lità della Brebemi l’ha solo sfiorato. Dove va a finire? Sottopassa la strada provinciale per Fara, viene deviato più volte per scopi irrigui e confluisce o con- fluiva in quella che era detta roggia Na- varezza, che raccoglieva tutta l’acqua proveniente da Romano. Dall’ ispezione con altri alunni in passato risultava “se- guibile” fin al fontanile Borromeo (nella foto accanto) dove si immetteva; ora fa- cilmente ci si può divertire a riconoscere i vari rami con le mappe digitali. Se riavvolgiamo il nastro della storia troviamo che il Fontanone di Romano è citato per la prima volta nella particolareggiata descrizione nella relazione “Bergamo e il suo territorio” del 1596 di Giovanni da Lezze che lo descrive come “una fontana bella et grande sopra la strada verso Bergomo presso il monastero dei Cap- puccini. Dalla quale si forma una seriola per adaquar terre circonda le mure della terra. Sopra la quale vi sono due case da molino con tre rode l’una di raggio- ne di quella comunità. Questa seriola di sotto si divide in doi rami, uno fu da to alla comunità di Covo et l’altro venduto alla Misericordia di Bergomo. Sopra quale secondo ramo vi sono ediffitii: una rasega de legnami, una masenadora con il suo torchio da far ogli una mola di acqua da molar ferri. Sono tutti del Consortio di Rumano.” Lavatoio di piazza Locatelli all’inizio del ‘900 sopra la piazza attuale 7
Il cartellone presente alla testa di fonte fa risali- re la prima citazione del Fontanone al XV seco- lo. Graficamente esso compare la prima volta in un acquarello del 1608 di A. Locatelli con la fonte presso il convento dei Cappuccini, poi in quello del 1650 di G. Marchesi con il solo no- me di Fontana, mappa 1, mentre nella mappa 2, di cui non si conosce l'autore, della prima metà del XVIII secolo compare con il suo nome “Fontanone”. Da questa data in poi il Fontanone presente nella maggior parte delle mappe rap- presentanti il territorio di Romano, alcune volte con il nome di “seriola” come nella cartina di Giovan Battista Caniana del 1779 (mappa 3) o quella di un altro autore ignoto più prossimo ai nostri giorni che risale al XIX secolo (mappa 4) da cui con beneficio di inventario si può pensare ad una biforcazione che portava le acque in prossimità della Rocca (esistono tutt’ora delle opere idrauliche in ferro per deviarne il corso). Nonostante le diverse mappe il fontanile compa- re sempre e solo all’ingresso del paese e lì si divideva in due rami che abbracciavano il nu- cleo abitato insieme alla fossa: il ramo a levante compare con il nome di “seriola dei molini”, l’altro era chiamato Fornerola. Mappa 1 Curiosità un piccolo corso detto “seriolo” procedeva nel centro abitato e serviva per spegnere gli eventuali incendi, mentre fino alla prima metà del novecento era presente in piazza Locatelli una sorta di allargamento che fungeva da abbeveratoio e lavatoio. Il percorso a sud portava ad una nuova storica partizione, un lato andava a Covo l’altro seguiva a Fara , da qui le innumerevoli liti con i comuni a valle per i diritti sulle acque. Dal punto di vista ar- chitettonico sono da citare la cascina Cappuccini a nord e a sud: la cascina dei Frati, la chiesetta di S. Anna, la cascina Rasega del XV sec. con ruota restaurata e riposizionata alcuni anni fa e una piccola edicola presente all’incrocio con strada per Fara. Da citare i lavatoi privati lungo la parte alta, è visibile ancora una foto di vent'anni fa con una signora dedita al lavaggio dei panni, il lava- toio alla memoria attuale in piazzale Locatelli e ricordi dei due mulini sulle carte settecentesche, quello di via Patrioti senza tracce attuali (Molino magno) e quello di porta Brescia presente (foto) fino agli anni ‘50. 8
Mappa 2, ignoto prima metà XVIII La mappa 3, del Caniana 1779 si nota che da ponente il Fontanone si univa ad un altro fontanile Mappa del Caniana parte sud 9
Mappa catastale del 1830 Ignoto XIX sec si nota la deviazione che porta alla Rocca e l’intricato reticolo idraulico. 10
Altre immagini del Fontanone “prima” e ...dopo Questa fotografia risale all’anno 1929, della contrada del Belvedere con il mulino grande di porta Brescia fotografia del 1940 del mulino da nord, a destra l’attuale situazione Sono infine da citare la linea del tram “del lacc” Bergamo Soncino del 1880 e l’arrivo della ferro- via alla fine del 1897, che intersecano la loro storia con il nostro corso d’acqua. Nei libri “Imago Urbis” S. Carminati e B. Cassinelli 2006), “Urbs in Fieri” (2012) di S. Carminati e “ Romano … prima e dopo” B. Cassinelli, A. Maltempi, M. Pozzoni, da cui abbiamo tratto alcune foto e cartoli- ne storiche, si possono fare altre interessanti scoperte (immagini appartenenti a collezioni private citate nel testo) Rimandiamo il tutto ai prossimi studi … 11
Romano di Lombardia (1963-1965) attraverso le cronache di un giornalista locale Paolo Belloni (cartotecnica Terry – Albano S. Alessandro) Il lavatoio 12
Due parole sulle esercitazioni Come si è detto da diversi anni il Fontanone è meta di esercitazioni, sul corso d’acqua sono state eseguite le seguenti attività: -sopralluoghi - calcolo dell’I.F.F. (Indice di Funzionalità Fluviale), si è passati ad utilizzare la scheda recente del 2007 - determinazione dell’ I.B.E. ( indice biotico esteso) -analisi chimiche con la strumentazione in dotazione nel laboratorio di chimica dell’Istituto: temperatura, conducibilità, salinità, pH, durezza, alcalinità, cloruri, e altri parametri determinati con l’uso dei Kit (variabili secondo delle disponibilità) - calcolo della portata (manuale) - Monitoraggio con elettrostordimento della fauna eseguito dai tecnici della Provincia. I vari indici sono stati riadattati per essere didatticamente applicabili, in considerazione del fatto che non si tratta di un fiume vero ma di un fontanile e che non si conoscono attualmente schede ad hoc. Il percorso è stato diviso in tre macrosezioni la parte nord: dalla testa alla piazza e quella che dal- la chiesetta in via Patrioti Romanesi arriva alla strada per Fara e infine l’ultima dove il corso d’acqua si disperde in alcune diramazioni che portano il Fontanone a disperdersi nei territori agricoli tra Fara e Romano nel parco Serio La parte più studiata, e quella che descriveremo nel presente opuscolo è quella nord divisa in dieci tratti, nella quale sono state scelte alcune stazioni per l’analisi chimica, biotica e della portata. 13
Il censimento con gli ittiologi della provincia di Bergamo L’ittiologia è il ramo della zoologia che studia i pesci. Secondo il FishBase, una banca dati sulle specie di pesci, esistono circa 32000 specie, noi non volevamo censirle tutte ma nello specifico, per il concorso per l’EXPO, abbiamo chiesto l’aiuto della provincia, in particolare del responsabile del settore caccia e pesca dott. Testa, per avere notizie sulle specie dei gamberi da fiume. Gli ittiologi della provincia di Bergamo studiano le presenze della fauna ittica e in particolare nelle loro attivi- tà è previsto lo studio delle colonie di gamberi autoctoni e il monitoraggio delle specie invasive. Il lavoro della provincia consiste nel esaminare direttamente sul campo attraverso degli indicatori IBE e IFF per avere la situazione dell’habitat, una volta ottenuto i risultati gli ittiologi decidono se è possibile attuare un’attività di reintegro, in questo caso dei gamberi. Il 3 novembre, come d’accordo con i tecnici della provincia, ci siamo recati alla testa del fontanile per effettuare un monitoraggio delle specie presenti, in particolare quelle dei gamberi. Il dottor Mancini e il dottor Spini sono entrati nell’acqua muniti di generatore di corrente continua, elettrostorditore, retino, il primo stordiva i pesci mentre l’altro li catturava, per poi immetterli nella vasca di stoccaggio. Dopo circa mezz’ora di “stordimento” si è giunti alla conclusione che l’unica specie presente in maniera abbondante è il vairone (Telestes muticellus),e un unico esemplare di raganella. Il nostro soggetto principale (il gambero) non era presente, forse perché era già rintanato, o perché non è proprio presente da qui la necessità di proseguire le indagini; al vaglio la possibilità di immet- tere delle nasse con esca in attesa di un altro intervento dei tecnici. Nelle successive pescate con altre classi nei nostri retini non son stati rinvenuti gamberi (ndr) 14
I gamberi d’acqua dolce di e con Padovani Chi non conosce i gamberi? Non foss’altro perché ce li vediamo già belli cotti nel piatto ma forse pochi sanno che questi crostacei vivono o meglio vivevano anche nei nostri corsi d’acqua dolce e pertanto anche nei fontanili. Rubiamo, sperando che nessun si lamenti, il disegno dall’opera ormai datata “Animali di tutto il mondo” (Fratelli Spada 1990) Affidiamom la loro descrizione anatomica, la loro distribuzione e le loro abitudini alla “rete” e cerchiamo di capire di più sul gambero di fiume facendo un balzo all’indietro, è il caso dei nostri animali!, quando questi nel passato erano abbondanti e, a differenza di oggi, considerati il cibo dei poveri. Scomodiamo la toponomastica di alcuni paesi lombardi: Gamberana (MN), Gambellara (VI), Gambarare (VE), Gambara (BS), o Valdastico (VI) trae il proprio nome da “astacus” poiché i suoi torrenti erano popolati da gamberi di fiume. Il gambero di fiume compare anche in numerosi stemmi di comuni italiani … siete convinti ora? O dobbiamo riportarvi alla pittura quattrocentesca per convincervi o semplicemente ricordando che gli abitanti di Arzago venivano chiamati “gambe- rei” per l’abitudine a pescare, niente a vedere con quelli di Pognano chiamati gamber ma solo per questioni politiche … 15
Ma allora perché non andiamo tutti “a gamberi” ? Allo stato attuale, la presenza del nostro gambe- ro di fiume autoctono relativamente a due specie l’Austropotamius pallipedes e l’Astacus astacus e loro sottospecie nel nord Italia (da citare l’Astacus torrentium nel centro sud) è scarsa o nulla poi- ché la maggior parte dei nostri corsi d’acqua ha subito drastici cambiamenti e solo in qualche tor- rente collinare è possibile ritrovarli (in Val Predina, nell’oasi WWF di Cenate è attivo un progetto ad hoc). E le segnalazioni che ci sono arrivate di allegre invasioni dei crostacei? Si tratta di quelli introdotti negli anni settanta, provenienti come si era detto da allevamenti o per trasporto di derra- te ittiche da altri paesi dove vengono allevati. Altro rilevante problema è stata la malattia della “peste del gambero”, già citata alla fine dell’ottocento quando la popolazione astacicola era consi- stente ed ampiamente diffusa fino al 1859, anno in cui fece la sua prima comparsa nel nord Italia, provocata dal fungo Aphanomyces astaci (Cornalia, 1860; Ninni, 1865). Da noi si cita tale evento negli anni ‘20. Dal non meglio definito fischereibuch 1499 La specie che si ritrova nel lago d’Iseo (1991) e nel bacino dell’Oglio è l’Orconectes limosus (ame- ricano) mentre il Procambarus clarkij (della Louisiana), arrivato negli anni 80 per via di tentati al- levamenti è diffuso nelle rogge di Fornovo insieme a quello americano per quanto ne sappiamo. Da citare l’Astacus leptodactylus ( turco) e il Pacifastacus leniusculus (della California). Altre inte- ressanti segnalazioni e notizie si ritrovano grazie alle nostre ricerche in Francia e Gran Bretagna. 16
L’aggressivo gambero della Louisiana a Fornovo Nel mondo ci sono più di 500 specie che sono migrate grazie all’uomo , le prime regole per la protezione delle specie indigene europee risalgono alla fine degli anni 80 Il più timido americano Nella provincia di Bergamo le specie autoctone sono protette, quelle alloctone si possono “pescare” ma non trasportare vive. Per chi vuol saperne di più rimandiamo all’ottima “Guida al riconoscimento dei gamberi d’acqua dolce”,AAVV Greentime 2004 BO l’Austropotamius pallipedes (immagine dalla rete) 17
I pesci dei fontanili Se le analisi della funzionalità fluviale e quella dei macroinvertebrati risultano applicabile nelle esercitazioni didattiche sul campo con gli alunni, più difficile risulta il monitoraggio della fauna it- tica che si può eseguire solo con un esperto. Nel nostro caso la Provincia ha contribuito alle nostre analisi eseguendo come descritto l’elettrostordimento ma i risultati hanno portato alla verifica della solo Vairone (Telestes muticellus) in quantità notevole. Un vairone Nelle uscite sono stati avvistati anche delle sanguinerole, qualche esemplare di trota (immessa), mentre nei sopralluoghi a Fornovo anche i cavedani, il ghiozzo, la famigerata bosa nella foto sotto (Padogobius martensis), lo spinarello. Rimangono i racconti di un alunno amante della pesca che ingaggia le sue battaglie con qualche luccio, per il resto ci dobbiamo riferire alla bibliografia che elenca lo scazzone, la carpa, le lamprede e il ghiozzetto dei fontanili (Knipowitschia punctatissi- ma). Una “bosa” Come si è detto pesci e gamberi in un passato non molto lontano fornivano cibo per le popolazioni certo più affamate che ai nostri giorni, e sicuramente la fauna ittica era più abbondante . Molti pe- sci risalivano dal mare grazie all’intricato e integro reticolo idrico e pertanto si potevano ritrovare anche delle anguille. Da citare che a Cologno è ancora visibile la cosiddetta peschiera “alla Rocca”, luogo deputato alla pesca. 18
I.F.F. Indice di Funzionalità Fluviale L’Indice di Funzionalità Fluviale è un sistema per valutare lo stato ambientale di un corso d’acqua e si basa sull’uso di una scheda con 14 domande, ad ogni risposta corrisponde un punteggio, la som- ma dei 14 valori dà un valore finale al quale è collegato un giudizio di funzionalità che permette an- che di rappresentare il corso d’acqua anche con dei colori. Nelle nostre attività abbiamo utilizzato la nuova scheda del 2007. Dobbiamo sottolineare che la nostra scheda è stata didatticamente interpre- tata in quanto quella ufficiale è applicabile ai corsi d’acqua naturali e non a quelli artificiali. A Dalla sorgente alla strada vecchia per Martinengo B Dalla strada vecchia alla Circonvallazione Strada cmpagna C Tratto sotterraneo relativo alla Circonvallazione D Dalla Circonvallazione alla via Crotti E Dalla via Crotti alla via Dante Alighieri F Dalla via Dante Alighieri alla via Montecatini G Dalla via Montecatini al tratto sotterraneo Duca d’Aosta H Tratto sotterraneo di via Duca D’Aosta I Tratto superficiale di via Duca D’Aosta L Tratto sotterraneo del Benzinaio M Dalle cerchie fino all’ inghiottitoio di inizio via Matteotti A B C D E F G H I L media media 1 25 25 1 1 1 1 1 1 1 1 2 10 10 1 1 5 1 1 1 5 5 2bis 5 5 1 1 1 1 1 1 1 1 3 10 10 1 1 3 1 1 1 3 1 4 10 10 1 1 3 1 1 1 3 5 5 20 20 15 15 15 15 15 15 15 15 6 15 15 1 1 1 1 1 1 1 1 7 15 15 1 1 1 1 1 1 1 1 8 20 20 1 1 10 1 1 1 8 20 9 5 5 1 1 1 5 1 1 1 1 10 15 15 5 10 5 5 10 5 5 5 11 5 5 1 1 1 5 1 1 1 1 12 15 15 1 1 1 1 1 1 5 1 13 10 10 5 15 15 15 15 5 15 15 14 10 10 1 10 10 10 10 1 10 5 TOTALE 190 190 49 61 73 64 61 49 75 78 Operatori classe 2aB AFM 19
Tratto A Tratto C Tratto A1, Occhio di fonte Tratto D Tratto B Tratto D1, lavatoio privato 20
Tratto E1 Tratto G - H Tratto E Tratto I Tratto F Tratto L 21
Il Fontanone: tratto nord. Dalla testa di fonte alle cerchie di Romano. 22
Il Fontanone: tratto sud. Dal Borgo meridionale di Romano alla SP 103 Via Crema 23
NUOVA SCHEDA IFF 2007 Bacino:……………….…………… Corso d’acqua……………….……………… Località…………..……………………….……………….…………………….… tratto (metri)..……………larghezza alveo di morbida cioè dopo piogge (metri) ……….……… quota…………..….. data …………………………..… scheda N°………....…. foto N°……… Codice………...………… Sponda Sx Dx 1) Stato del territorio circostante a) Assenza di antropizzazione 25 25 b) Aree naturali + aree antropiche 20 20 c) Colture stagionali in prevalenza e/o arativi misti e/o colture permanenti,poche case 5 5 d) Aree urbanizzate 1 1 2) Vegetazione presente nella fascia perifluviale primaria –presso il fiume sulla sponda a) Presenza di formazioni arboree riparie 15 15 b) Presenza di formazioni arbustive riparie (saliceti,arbusti) e/o canneto 10 10 c) Presenza di formazioni arboree non riparie 5 5 d) Costituita da specie arbustive non riparie o erbacea o assente 1 1 2bis) Vegetazione presente nella fascia perifluviale secondaria- distante dal fiume a) Presenza di formazioni arboree riparie 15 15 b) Presenza di formazioni arbustive riparie (saliceti arbustivi) e/o canneto 10 10 c) Presenza di formazioni arboree non riparie 5 5 d) Costituita da specie arbustive non riparie o erbacea o assente 1 1 3) Ampiezza della fascia di vegetazione perifluviale arborea ed arbustiva a) Fascia di vegetazione perifluviale > 30 m 15 15 b) Fascia di vegetazione perifluviale 30 - 10 m 10 10 c) Fascia di vegetazione perifluviale 10 – 2 m 5 5 d) Fascia di vegetazione perifluviale assente 1 1 4) Continuità della fascia di vegetazione perifluviale arborea ed arbustiva a) Fascia di vegetazione perifluviale senza interruzioni 15 15 b) Fascia di vegetazione perifluviale con interruzioni 10 10 c) Interruzioni frequenti o solo coltre erbacea continua e consolidata 5 5 d) Suolo nudo o vegetazione erbacea rada 1 1 5) Condizioni idriche dell'alveo a) Larghezza dell’alveo di morbida(letto di piena) inferiore al triplo dell’alveo bagnato(dove normalmente 20 c’è acqua senza piena ) b) Alveo di morbida maggiore del triplo dell'alveo bagnato con fluttuazioni di portata a ritorno stagionale 15 che portano a cambiamenti di velocità(detta tirante idraulico) c) Alveo di morbida maggiore del triplo dell'alveo bagnato con fluttuazioni di portata a ritorno frequente 5 d) Alveo bagnato inesistente o quasi, o presenza di impermeabilizzazioni della sezione trasversale 1 6) Efficienza di (eventuale) esondazione a) Alveo non arginato ,la piena si espande almeno 3 volte il letto normale del fiume 25 b) Alveo di piena maggiore,la piena si espande di 2-3 volte il letto normale 15 L’alveo si espande di 1-2 volte, se il tratto è arginato superiore di 2-3 volte 5 c) Valli a V, fiumi completamente arginati 1 7) Substrato dell’alveo e strutture di ritenzione degli apporti trofici a) Alveo con grossi massi e/o vecchi tronchi stabilmente incassati o presenza di fasce di canneto o idrofite. 25 b) Massi e/o rami presenti con deposito di sedimento, o canneto, o idrofite rade e poco estese 15 c) Strutture di ritenzione libere e mobili con le piene o assenza di canneto o idrofite 5 d) Alveo di sedimenti sabbiosi privo di alghe o con sagomature artificiali lisce a corrente uniforme 1 8) Erosione a) Poco evidente e non rilevante 20 20 b) Solamente nelle curve e/o nelle strettoie 15 15 c) Frequente con scavo delle rive e delle radici 5 5 d) Molto evidente con rive scavate e franate; presenza di interventi artificiali 1 1 24
9) Sezione trasversale a) Naturale 20 b) Naturale con lievi interventi artificiali 10 c) Artificiale con qualche elemento naturale 5 d) Artificiale, tutta uguale 1 10) Idoneità ittica (varietà e abbondanza dei pesci) a) Elevata 25 b) da buona a discreta 15 c) poco sufficiente 5 d) nulla o scarsa 1 11) Idromorfologia :presenza di raschi(zone di acqua più veloce), pozze o meandri(zone non rettilinee) a) Ben distinti e ricorrenti più volte 20 b) Presenti a distanze diverse e con successione irregolare 15 c) Lunghe pozze che separano corti raschi o viceversa, pochi meandri 5 d) Meandri, raschi e pozze assenti, percorso uniforme 1 12) Componente vegetale(periphiton cioè alghe filamentose, funghi, batteri,ammassi dall’aspetto melmoso) e macrofite(piante acquatiche ben visibili) in alveo bagnato a) Periphyton rilevabile solo al tatto e scarsa copertura di macrofite 15 b) Periphyton scarsamente sviluppato e copertura macrofitica limitata 10 c) Periphyton discreto o scarsamente sviluppato con elevata copertura di macrofite 5 d) Periphyton spesso o discreto con elevata copertura di macrofite 1 13) Detrito a) Frammenti vegetali riconoscibili e fibrosi 15 b) Frammenti vegetali fibrosi e polposi 10 c) Frammenti polposi 5 d) Detrito anaerobico(scuro, limoso, maleodorante) 1 14) Comunità macrobentonica a) Ben strutturata e diversificata, adeguata alla tipologia fluviale 20 b) Sufficientemente diversificata ma con struttura alterata rispetto a quanto è atteso 10 c) Poco equilibrata e diversificata con prevalenza di taxa(gruppi) tolleranti all’inquinamento 5 d) Assenza di una comunità strutturata, presenza di pochi taxa tutti piuttosto tolleranti all’inquinamento 1 Punteggio totale Livello di funzionalità VALORE DI I.F.F. LIVELLO GIUDIZIO COLORE DI FUNZIONALITÀ DI FUNZIONALITÀ 261 – 300 I Ottimo blu 251 – 260 I-II ottimo- buono blu-verde 201-250 II Buono verde 181 – 200 II-III buono-mediocre verde-giallo 121 – 180 III Mediocre giallo 101 – 120 III-IV mediocre- scadente giallo-arancio 61 – 100 IV Scadente arancio 51 – 60 IV-V scadente- pessimo arancio-rosso 14 – 50 V Pessimo rosso 25
I.B.E. Indice Biotico Esteso Questa è solo una breve sintesi della precedente edizione, suggeriamo per chi vuole saperne di più la lettura dei i testi citati e/o la consultazione dei siti Internet,… e ce ne sono tanti: basta digi- tare “ indice biotico esteso” DI COSA SI TRATTA: valutare la qualità dell’acqua di un corso d’acqua (c.a.) superficiale tramite la raccolta e la classifi- cazione dei cosiddetti macroinvertebrati, organismi bioindicatori presenti negli ambienti acquatici in grado di segnalare, in base alla loro presenza (o assenza), la qualità dell’acqua. Per macroinver- tebrati si intendono gli organismi con dimensione superiore al millimetro, visibili a occhio nudo, che vivono a contatto con il fondo, sulla superficie o tra la vegetazione di un ambiente acquatico. La comunità di macroinvertebrati varia al variare delle caratteristiche dell’ambiente e si modifica in conseguenza di fenomeni di inquinamento. Pertanto, tenendo conto di due concetti ecologici sem- plici: qualità bioindicatrice degli organismi presenti in un c.a. e quantità dei “tipi” presenti, si può determinare, con l’uso delle tabelle, la classe di qualità. I macroinvertebrati, avendo una capacità di spostamento molto limitata o addirittura nulla, risentono facilmente degli effetti di un eventuale inquinamento e pertanto sono i migliori indicatori della qua- lità del c.a. e permettono di individuare e quantificare, in particolare, gli effetti di scarichi saltuari e/o accidentali di sostanze inquinanti, difficilmente rilevabili con metodi chimici se non si campio- na nel momento dello sversamento. L’applicazione del metodo rappresenta la base per un’ottima lezione sul campo Per il calcolo dell’indice IBE è necessario avere le basi della classificazione del regno animale e quindi Phylum, Classe, Ordine, Famiglia e Genere e avere un minimo di dimestichezza con l’uso delle chiavi dicotomiche, conoscere inoltre i nomi e la localizzazione di alcune parti tipiche del cor- po dell’animale per definire il numero delle unità sistematiche. Didatticamente parlando bisogna avere un corso d’acqua che non presenti problemi di sicurezza, avere un alunno o un docente disponibile a eseguire l’operazione munito di stivali alla coscia, baci- nelle bianche di plastica, secchio di plastica pinzette entomologiche, lente, le schede dicotomiche, guanti in gomma e un retino artigianale o meglio quello professionale, oppure … trovatevi un buon esperto e vi risolvete i problemi. 26
Una volta catturati e classificati i macroinvertebrati con l’uso delle tabelle si calcola l’indice secon- do una scala di valori compresi tra 1 (indice di estremo inquinamento) a 12 (indice di acque non in- quinate). Questi valori sono stati suddivisi in 5 classi di qualità. Ad ogni classe è stato attribuito un determi- nato colore per evidenziare in cartografia la qualità delle acque campionate. In questo modo sono state redatte le "Carte di qualità " delle acque di gran parte dei fiumi italiani. La definizione del valore dell’indice si basa su di una tabella a due entrate. La scheda è strutturata nel modo seguente: nella prima colonna a sinistra, dall'alto verso il basso, sono segnalati i gruppi di macroinvertebrati che presentano una differente sensibilità al grado di inquinamento, da quelli più sensibili in alto a quelli via via meno sensibili andando verso il basso, nella seconda riga sono pre- senti le colonne con gli intervalli delle unità sistematiche trovate, incrociando questa con la riga dei migliori taxa si trova l’indice e con l’altra tabella la classe di qualità. Di estrema importanza l’utilizzo dell’”Atlante per il riconoscimento dei macroinvertebrati” dei corsi d’acqua italiani e altri libri reperibili presso Arpa di Trento e infine delle chiavi dicotomiche. Tabella per il calcolo dell’indice EBI: Taxa che determinano l'ingresso Numero totale delle U.S. (Unità Sistematiche): orizzontale in tabella ingresso verticale 0-1 2- 6-10 11-15 16-20 21-25 26-30 31-35 36-... 5 Plecoptera più di una U.S. - - 8 9 10 11 12 13* 14* Leuctra° una sola U.S. - - 7 8 9 10 11 12 13* Ephemeroptera più di una U.S. - - 7 8 9 10 11 12 - escluso Baetidae, una sola U.S. - - 6 7 8 9 10 11 - Caenidae°° Trichoptera più di una U.S. - 5 6 7 8 9 10 11 - e Baetidae, una sola U.S. - 4 5 6 7 8 9 10 - Caenidae Gammaridae e/o tutte le U. S. sopra - 4 5 6 7 8 9 10 - Atiidae assenti e/o Palaemonidae Asellidae e/o tutte le U. S. sopra - 3 4 5 6 7 8 9 - Niphargidae assenti Oligochaeta o tutte le U. S. sopra 1 2 3 4 5 - - - - Chironomidae assenti Tabella per classe di qualità dell’acqua: classe di qualità Indice Biotico (I.B.E.) giudizio colore classe di qualità I 10-11-12... non inquinato o non alterato in modo sensibile azzurro classe di qualità II 8-9 alcuni effetti di inquinamento evidenti verde classe di qualità III 6-7 inquinato o comunque alterato giallo classe di qualità IV 4-5 molto inquinato o comunque molto alterato arancione lasse di qualità V 1-2-3 fortemente inquinato e fortem. alterato rosso 27
Le nostre analisi Nel corso degli ultimi dieci anni sono state eseguite analisi in cinque postazioni. La prima nel tratto E con valore IBE pari a 8 e classe di qualità II, ripetuto negli anni , il valore cala nella seconda sta- zione tratto G classe III, stesso valore nel tratto I, nelle zona Cerchie il valore scende ancora alla classe IV ed infine le acque all’uscita del paese riacquistano la seconda classe. Si sono individuate un numero massimo di 17 unità sistematiche nella primavera, mentre le attuali classi invernali non superano le 11. Fra le specie osservate citiano almeno due us di efemerotteri, due di tricotteri , ubiquitari gli asellidi e i gammaridi, alcune specie di gasteropodi e bivalvi, rari chironomidi e altri ditteri, sanguisughe, tricladi, tricotteri (portasassi e portalegno), la nepa, coleotteri, oligocheti . Non sono state eseguite analisi specifiche, ma ci si è fermati alla mera os- servazione macroscopica con l’uso dei microscopi e di chiavi dicotomiche semplificate. 28
Normativa sulle acque (appunti di diritto) La Direttiva 2000/60/CE si propone di raggiungere i seguenti obiettivi: • Protezione delle acque sia superficiali che sotterranee • Raggiungere lo stato di “buono” per tutte le acque entro il 31/12/2015 • Gestire le risorse idriche dei bacini idrografici • Rendere partecipi i cittadini delle scelte adottate • La Direttiva stabilisce che i singoli Stati membri affrontino la tutela delle acque a livello di bacino idrografico In ciascun bacino gli Stati devono fare: • un’analisi delle caratteristiche del distretto • un esame dell’impatto provocato dalle attività umane • lo stato delle acque superficiali e sotterranee • un’analisi economica dell’utilizzo idrico • Per ogni singolo bacino idrografico deve essere disposto un piano di gestione. Reticolo Idrico Minore della Lombardia La Regione Lombardia ha delegato fin dal 2001 alle Amministrazioni comunali le funzioni di “Autorità Idraulica” sui corsi d’acqua del reticolo idrico minore (RIM). Attualmente con d.g.r. n.833 del 31/10/2013, Regione Lombar- dia fornisce i criteri e gli indirizzi per la definizione del reticolo idrico minore, per la redazione del Documento di Polizia Idraulica (DPI) e per lo svolgimento dell’attività di Polizia Idraulica. I Comuni hanno pertanto la responsabilità di: • identificare il reticolo di propria competenza • effettuare la manutenzione sullo stesso • applicare i canoni per le occupazioni delle aree demaniali • avvalersi dei Consorzi di bonifica o delle comunità montane sia per l’identificazione del RIM che per una cor- retta gestione del reticolo Definizione del Reticolo Idrico Minore In generale appartengono al reticolo idrico superficiale i canali e i corsi d’acqua che siano rappresentati nelle carte catastali e/o cartografie ufficiali anche non più attivi. I corsi d’acqua si classificano nel modo seguente: Naturali I corsi iscritti negli elenchi delle acque pubbliche. I corsi d’acqua di origine naturale estesi verso monte fino alle sorgenti anche se interessati da opere ed interventi di sistemazione idraulica realizzati dalla pubblica amministrazione o con finanziamenti pubblici. Artificiali Consorzi di Bonifica • Ai Consorzi di Bonifica ai sensi della normativa vigente “Norme in materia di bonifica e di irrigazione” fanno capo le funzioni di gestione, manutenzione, polizia idraulica sui corsi d’acqua inseriti nel reticolo di bonifica. • La D.G.R.L. 7/7868 e successiva modifica trasferisce una serie di competenze per la gestione del RIM e di Bonifica dalla Regione alle Amministrazioni comunali, alle Comunità Montane ed ai Consorzi di Bonifica. Le competenze possono essere riassunte in tre categorie: Urbanistiche: mappatura dei corsi d’acqua del reticolo idrico consortile e definizione delle fasce di ri- spetto e regolamentazione Manutentive: interventi di manutenzione ordinaria e di pronto intervento Amministrative: rilascio di concessioni, applicazione e riscossione dei canoni di polizia idraulica Devono essere presentate al Consorzio Istanze di tombinatura, utilizzo di aree già tombinate, sottopasso, sovrappasso, passerelle pedonali etc. Istanze di autorizzazione alla realizzazione di edifici in vicinanza a rogge Istanze di spostamento delle rogge Istanze di scarico in rogge 29
La situation des écrevisses en France Les espèces exotiques introduites en France sont l’écrevisse américaine et l’écrevisse rouge de Louisiane. La distribution et l’introduction d’écrevisses allochtones a modifié irrémédiablement le paysage astacolo- gique français et européen. Les enquêtes réalisées en France par le Conseil Supérieur de la Pêche depuis 1977 mettent en évidence la forte expansion des espèces exotiques et le recul des espèces natives. Les écrevisses autochtones sont trois espèces, mais deux de ces espèces, l’ Austropotamobius torrentium et l’Astacus astacus sont proche de l’extinction. Les espèces allochtones sont plus agressifs, résistants aux pathologie, capables de coloniser des habitats va- riés. Jusqu’en 2001 on avait sept espèces d’écrevisses (étaient identifiées) en France : 3 espèces autochtones: l’écrevisse à pieds blanc (Austropotamobiuspallipes), l’écrevisse à pattes rouge (Astacusastacus) et l’écrevisse des torrents (Austropotamobiustorrentium). 4 espèces allochtones: l’écrevisseaméricaine (Orconecteslimosus), l’écrevisse à pattes grêles (Asta- cusleptodactylus), l’écrevisse du pacifique (Pacifastacusleniusculus) et l’écrevisse rouge de Loui- siane (Procambarusclarkii). Les espèces introduites viennent d’Amérique du Nord. Toutes ces espèces sont porteuses saine de la peste de l’écrevisse. Cette peste a décimé les espèces autochtones. D’autres causes du déclin des espèces autochtones sont: la dégradation des milieux naturels, la pollution des cours d’eau et la destruction de l’habitat. L’Austropotamobiuspallipes (espèce autochtone) en France, se trouve dans 76 départements sur un total de 2501 sites. Les plus fortes concentrations sont observées sur le domaine continental: en Bourgogne, Franche- Comté, Rhône-Alpes, Auvergne. L’écrevisse à pieds blanc (Austropotamobius pallipes) est l’espèceendémique la mieux représentée en France. Dans huitdépartements cette espèce est considérée comme disparu ou au bord de l’extinction. L’écrevisse à pattes rouges (Astacus astacus) aime les eaux calmes des rivières et des plans d’eau. Au- jourd’hui cette espèce est présente essentiellement dans des petits plans d’eau forestiers où les espèces exo- tiques sont absentes et l’eau est propre. Le situation de Astacus astacus est donc alarmante et on assiste sur certains sites à des mortalités massives. L’espèce de l’écrevisse de torrents est en danger et se trouve dans le périmètre du Parc Naturel Régional des Vosges du Nord. On a introduit des espèces exotiques pour compenser la disparition des écrevisses européennes. L’écrevisse du Pacifique a été introduit en 1976 comme l’écrevisse rouge de Louisiane. Les causes de mortalité des écrevisses sont: les événements climatiques, les pathologies comme la peste et la Thelohaniose ou maladie de la porcelaine. File elaborato dalla classe 2ªB AFM sulle indicazioni dei documenti del Conseil Supérieur de la Pêche Pro- tection des milieux aquatiques - Délégation Régionale de Metz. LA SITUATION DES ECREVISSES EN FRANCE Résultats de l'enquête nationale réalisée en 2006 par le Conseil Supérieur de la Pêche Commento. In Francia le specie esotiche introdotte sono il gambero americano e il gambero rosso della Loui- siana. La distribuzione e l’introduzione dei gamberi alloctoni ha modificato irrimediabilmente il panorama astacologico naturale . Nel 2001 sono state censite 3 specie autoctone e 4 alloctone. In Francia come in Italia le specie alloctone sono tutte portatrici sane della “peste” che ha contri- buito alla degradazione degli ambienti naturali l’inquinamento dei corsi d’acqua. Sono state intro- dotte delle specie esotiche per compensare la scomparsa dei gamberi europei. Il gambero del Paci- fico è statoprobaabilmente introdotto nel 1976, così come il gambero rosso della Louisiana. 30
La situazione dei gamberi in Francia Le specie esotiche introdotte in Francia sono il gambero americano e il gambero rosso della Louisiana. La distribuzione e l’introduzione dei gamberi alloctoni ha modificato irrimediabilmente il paesaggio astacologico fran- cese ed europeo. Le inchieste realizzate in Francia dal Consiglio Superiore della Pesca dal 1977 mettono in evidenza la forte espansione delle specie esotiche e il regresso delle specie native. I gamberi alloctoni sono tre, ma due di queste specie, l’Austropotamobius torrentium e l’Astacus astacus sono a rischio d’estinzione. Le specie alloctone sono più aggressive, resistenti alle patologie, capaci di colonizzare ambienti differenti. Fino al 2001 si avevano 7 specie di gamberi in Francia: 3 specie autoctone: il gambero dai piedi bianchi (Austropotamobius pallipes), il gambero dalle zampe rosse (AStacus astacus) e il gambero dei torrenti (Austropotamobius torrentium). 4 specie alloctone: il gambero americano (Orconectes limosus), il gambero dalle zampe sottili (Astacus lep- todactylus), il gambero del Pacifico (Pacifastacus leniusculus) e il gambero rosso della Louisiana (Procamba- rus clarkii). Le specie introdotte vengono dall’America del Nord. Tutte queste specie sono portatrici sane della peste del gambero. Questa peste ha decimato le specie autoctone. Altre cause del declino delle specie autoctone sono: la degradazione degli ambienti naturali, l’inquinamento dei corsi d’acqua, la distribuzione dell’habitat e gli eventi climatici. LìAustropotamobius pallipes (specie autoctone) in Francia, si trova in 76 provincie su un totale di 2501 siti. Le più forti concentrazioni sono osservate sull’area continentale: in Bourgogne, Franche-Comté, Rhône-Alpes, Auvergne. Il gambero dai piedi bianchi (Austropotamobius pallipes) è la specie endemica più rappresentata in Francia. In 8 pro- vincie questa specie è considerata come scomparsa o a rischio d’estinzione. Al gambero dalle zampe rosse (Astacus astacus) piacciono le acque calme dei fiumi e dei bacini d’acqua. Oggi questa specie è presente essenzialmente in piccoli bacini situati nelle foreste dove le specie esotiche sono assenti e l’acqua è pulita. La situazione dell’Astacus astacus è quindi allarmante e si assiste in alcuni siti a mortalità di massa. La specie del gambero dei torrenti è in pericolo e si trova nel perimetro del Parco Naturale Regionale dei Vosgi Setten- trionali. Sono state introdotte delle specie esotiche per compensare la scomparsa dei gamberi europei. Il gambero del Pacifico è stato introdotto nel 1976, così come il gambero rosso della Louisiana. Distribuzione delle mortalità per specie (periodo 2001-2006) 2% 6% 1% 2% Austropotamobius pallipes Astacus astacus Astacus leptodactylus Pacifastacus leniusculus Procambarus clarkii 89% File elaborato dalla classe 2^B afm sulle indicazioni dei documenti de « Conseil Supérieur de la Pêche et Protection des milieux aquatiques - Délégation Régionale de Metz. » LA SITUATION DES ECREVISSES EN France : Résultats de l'enquête nationale réalisée en 2006 par le Conseil Supérieur de la Pêche. 31
…..e in Inghilterra As part of the project from “From school to territory”, the class has visited some English websites on crayfish and this is the information they have gathered. What's a crayfish? A crayfish is an animal that looks like a lobster but smaller and it lives in rivers and streams. What's a white-clawed crayfish (Austropota- mobius pallipes)? it's the only native species and it's called so due to its distinctive claws: large pincers coloured cream or rosy on their underside. This fantastic invertebrate is really rare and its numbers are declining due to competition by non-native, invasive crayfish species such as the North American Signal crayfish (Pacifastacus leinisculus)and to the loss of suitable habitat . They are also declining rapidly both in numbers and in the places where they can be found. The white-clawed crayfish is one of the largest freshwater invertebrates and they grow up to 12 cm long, they can live up to 12 years old and they need water that contains minerals to build their body armour (shell), they are omnivorous and they are nocturnal creatures, then they aren't very active during the winter. These invertebrate have important roles in the freshwater environment (e. g. they provide food for other animals such as fish, herons and ot- ters.), and they are also intolerant of pollution therefore they are a reliable indicators of good water quality. Apart from rivers, and streams they could also be found in large pounds, canals or lakes and even in drainage ditches but they generally prefer areas with clean mineral-rich water and overhanging banks and plants. In England there are at least six species of introduced crayfish: fewer species in Wales and Scotland (they've already been colonised) and no introduced species in the wild in Northern Ireland. These introduced species have a negative impact on the white-claws and the rivers. They are highly invasive and are also spreading quickly through our rivers and streams, and they also spread a disease called crayfish plague which kills the white-claws, they also com- pete with white-claws for shelter (by eating large quantities of invertebrates and by burrowing into riverbanks). Examples of the invasive crayfish are: the redclaw crayfish which is the on- ly crayfish that is allowed to be kept in aquaria in England and Wales because it is unable to breed in the cool summers. Then, the Marbled crayfish has been found, illegally, in the pet trade in the UK. It could in- vade streams and lakes and harm white-claws and other wild life. https://www.buglife.org.uk/uk-crayfish Commento. Nel progetto per Expo gli alunni della classe 2^B AFM hanno consultato alcuni siti inglesi sui gamberi, qui di seguito le informazioni che hanno raccolto: Il gambero dai piedi bianchi (Austropotamobius pallipes) è l’unica specie nativa ma stanno decli- nando rapidamente sia il numero di esemplari sia il numero dei luoghi dove esso può essere trova- to; e questo è dovuto all’introduzione delle specie invasive che sono almeno 6 in Inghilterra. Queste specie introdotte hanno un impatto negativo sui gamberi dai piedi bianchi. Confronto gamberi in Inghilterra e Francia. Possiamo vedere che in entrambi casi i gambero autoctoni stanno declinando sia in numero che negli habitat dove pos- sono essere trovati e questo è dovuto all’introduzione dei gamberi invasivi detti “alloctoni” ma in Francia la quantità delle specie alloctone è minore rispetto alla quantità presente in Inghilterra. 32
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