Il Club per l'Unesco di Latina e la 22ᵃ Giornata mondiale della biodiversità - Pomezianews

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Il Club per l'Unesco di Latina e la 22ᵃ Giornata mondiale della biodiversità - Pomezianews
Il Club per l’Unesco di
Latina e la 22ᵃ Giornata
mondiale della biodiversità

Aria,   acqua   e   terra,   come
salvaguardare l’ambiente in cui
viviamo per un mondo migliore

Si svolgerà Sabato 22 maggio alle ore 17.30 nella nuova area
attrezzata del Parco Vasco de Gama, sul Lungomare di Latina,
 la 22ᵃ edizione della Giornata mondiale della biodiversità
organizzata dal Club per l’Unesco di Latina.

L’incontro che, analizza gli obiettivi dell’agenda 2030 al
fine di consegnare alle nuove generazioni “un mondo migliore”,
spazierà dall’inquinamento all’applicazione delle nuove
tecnologie per migliorare l’ambiente in cui viviamo.
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Dopo i saluti istituzionali del sindaco di Latina Damiano
Coletta e del presidente del Club per l’Unesco di Latina Mauro
Macale la parola passerà agli esperti del settore: con il
delegato Lipu di Latina Gastone Gaiba si analizzerà “Il ruolo
ecologico dell’ape”; con la biologa marina Maria Sveva Sciuto
si affronterà il problema delle nano e microplastiche e di
come interagiscono con l’ambiente marino, con il direttore del
Parco Naturale Regionale Monti Ausoni e Lago di Fondi, Raniero
de Filippis, cercheremo di capire come tutelare il verde che
ci circonda, contribuisca a creare un mondo più sano per noi e
per le generazioni future. Si parlerà anche del rapporto tra
tecnologia e ambiente e di quando e come un ‘rifiuto’ si
trasforma in risorsa, a farlo sarà il vice presidente dell’ABC
Angela Verrengia.

L’incontro, dal tema “per un Mondo migliore” rivolto alle
nuove generazioni e ai professionisti che si occupano di
salvaguardia ambientale, educazione e divulgazione       sarà
moderato dalla giornalista Dina Tomezzoli.

La manifestazione che si svolgerà in modo statico,   presso il
Parco Vasco de Gama sul Lungomare di Latina rispetta       le
regole di distanziamento e prevenzione vigenti.

COMUNICATO STAMPA
Foto di stokpic da Pixabay
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I frutti del vento di Tracy
Chevalier

Romanzo storico della                       prolifera
scrittrice americana

I frutti del vento è la saga della famiglia Goodenough che,
nella prima metà del XIX secolo, si trasferisce dal
Connecticut nell’Ohio in cerca di fortuna e si ferma nella
cupa Palude Nera. Qui vige una legge che prevede di diventare
proprietario della terra se si riesce a piantarvi un frutteto
di almeno cinquanta alberi.

Il padre, James Goodenough, ha una fortissima passione per le
mele e, facendosi largo nel bosco selvatico e nel fango che
ricopre tutti i terreni, tenta, anno dopo anno, da raggiungere
l’agognato traguardo dei cinquanta meli.

Il romanzo è intriso di miseria e povertà. Si fanno figli per
aiutare nella conduzione della famiglia e questi muoiono
inverno dopo inverno per le febbri e la malaria e il tutto
viene accolto con disarmante normalità.
I personaggi sono descritti in modo minuzioso e si respira
davvero l’atmosfera piena di privazioni di intere generazioni
di coloni americani.

Ad un certo punto si scatenerà un evento determinante che
muterà per sempre il destino della famiglia Goodnough e il
figlio Robert, anch’egli appassionato come il padre delle
piante e delle mele, fuggirà attraverso l’America per giungere
fino in California dove lavorerà al fianco di uno stravagante
signore inglese per la raccolta di semi, pigne e piantine
delle famose sequoie giganti americane ancora sconosciute, a
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quel tempo, in Europa.
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Tracy Chevalier è una prolifera scrittrice americana di
romanzi storici che ha raggiunto una popolarità mondiale nel
1999 con il suo secondo romanzo La ragazza con l’orecchino di
perla, che ha venduto oltre cinque milioni di copie e con I
frutti del vento si conferma un’abile scrittrice meritoria di
tanto successo.

In I frutti del vento, edito in Italia nel 2016 da Neri Pozza,
ci racconta sì una saga familiare dove però il rapporto con la
natura e con gli alberi diventa un elemento primario e
fondante dell’intera trama.

È bello scoprire che due personaggi, John Chapmann e William
Lobb, che entreranno nella trama nella seconda parte del
libro, sono realmente esistiti svolgendo proprio ciò che verrà
raccontato nel romanzo. Ovvio che non posso rivelarvi di cosa
si occupano esattamente per non togliervi il gusto della
lettura, ma apprezzo moltissimo i libri che giocano sempre sul
filo tra immaginazione e realtà.

I frutti del vento è un romanzo che si legge con estrema
facilità, che regala il gusto dei profumi della natura, che ci
avvicina al mondo della botanica e delle mele anche se il
tutto contornato dalla crudeltà della vita che non sempre è
giusta, che troppo spesso è spietata e violenta ma che non
possiamo fare altro che apprezzarla e ammirarla nel suo
instancabile percorso.

Il                cinque                     maggio.
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Bicentenario della morte di
Napoleone Bonaparte

5 maggio 1821 – 5 maggio 2021

A duecento anni dalla morte di Napoleone niente di meglio che
ricordare l’ode di Alessandro Manzoni Il cinque maggio visto
che i posteri, cui spetta, l’ardua sentenza siamo proprio noi.

Studiata, amata e odiata, almeno le prime righe dell’ode
manzoniana è ricordato a memoria da tantissimi di noi:

                    Ei fu. Siccome immobile,

                    Dato il mortal sospiro,

                   Stette la spoglia immemore

                      Orba di tanto spiro,

È curioso sapere che Alessandro Manzoni compose in soli tre
giorni questo famosissimo componimento che rievoca la figura
di Napoleone Bonaparte partendo proprio dalla sua morte
avvenuta all’isola di Sant’Elena il 5 maggio 1821.

Tematiche centrali dell’ode sono la grandezza e la sconfitta
di Napoleone lasciando proprio ai posteri l’ardua sentenza di
valutarne le gesta.
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Bonaparte valica il Gran San Bernardo Dipinto di Jacques-
Louis David

In occasione del bicentenario della sua morte ecco
alcuni eventi tra i tanti che sono stati organizzati in
diverse città italiane.

     Fu vera gloria? Evento promosso da Manzoni POP in
     programma sulla piattaforma Google Meet il 5 maggio ore
     21:00. Per inscrizioni inviare una email all’indirizzo
     tekaedizioni@gmail.com
     Su Rai Storia martedì 4 maggio alle ore 21.10 è in
     programma il docufilm che lo celebra, dal titolo “Ei fu.
     Vita, conquiste e disfatte di Napoleone Bonaparte”
     realizzato dallo storico Alessandro Barbero con Davide
     Savelli per la regia di Graziano Conversano.
     “Fu vera gloria? Ai posteri l’ardua sentenza”
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l’Università degli Studi dell’Insubria di Varese
     organizza un processo online dove l’accusa è
     rappresentata da Alberto Tedoldi, professore
     nell’università di Verona e la difesa affidata a Paolo
     Luca Berbardini, ordinario di Storia moderna. Poi ci
     sarà la corte e il pubblico che voterà da remoto con un
     apposito form. L’evento è in programma per mercoledì 5
     maggio alle 17,49 a libera partecipazione sulla
     piattaforma       Teams      al     seguente      link
     https://www.uninsubria.it/processo-napoleone.
     Intenso programma di iniziative all’isola dell’Elba,
     luogo dove l’Imperatore trascorse dieci mesi. Sul sito
     http://www.visitelba.info/napoleone-2021/ trovate il
     calendario costantemente aggiornato, con escursioni,
     concerti e meeting dai luoghi dove era solito
     passeggiare alle diverse residenze dove soggiornò fino
     al cibo che amava gustare.

E non potevamo esimerci da offrirvi la possibilità di leggere
l’ode Il cinque maggio rinviando ancora per un po’ la sentenza
di giudicare un imponente condottiero della storia europea e
lasciandoci andare solo alla bellezza dell’ode del grande
Alessandro Manzoni.

                   Il cinque maggio

                   Ei fu. Siccome immobile,

                   dato il mortal sospiro,

                  stette la spoglia immemore

                     orba di tanto spiro,

                   così percossa, attonita
la terra al nunzio sta.

  muta pensando all’ultima

    ora dell’uomo fatale;

   nè sa quando una simile

     orma di piè mortale

   la sua cruente polvere

     A calpestar verrà.

   lui folgorante in solio

 vide il mio genio e tacque;

  quando, con vece assidua,

  cadde, risorse e giacque,

   di mille voci al sonito

    mista la sua non ha:

   vergin di servo encomio

   e di codardo oltraggio,

 sorge or commosso al subito

   sparir di tanto raggio:

e scioglie all’urna un cantico

    che forse non morrà.

  Dall’Alpi alle Piramidi,

   dal Manzanarre al Reno,

  di quel securo il fulmine
tenea dietro al baleno;

 scoppiò da Scilla al Tanai,

   dall’uno all’altro mar.

  Fu vera gloria? Ai posteri

    l’ardua sentenza: nui

 chiniam la fronte al Massimo

  Fattori, che volle in lui

   del creator suo spirito

   più vasta orma stampar.

   La procellosa e trepida

  gioia d’un gran disegno,

l’ansia d’un cor che indocile

  serve, pensando al regno;

e il giunge, e tiene un premio

    ch’era follia sperar;

  tutto ei provò, la gloria

  maggior dopo il periglio,

   la fuga e la vittoria,

la reggia e il tristo esiglio:

  due volte nella polvere,

    due volte sull’altar.

   Ei si nomò: due secoli,
l’un contro l’altro armato,

sommessi a lui si volsero,

 come aspettando il fato;

ei fe’ silenzio, ed arbitro

 s’assise in messo a lor.

E sparve, e i dì nell’ozio

chiuse in sì breve sponda,

 segno d’immensa invidia

   e di pietà profonda,

   d’inestinguibil odio

    e d’indomato amor.

 Come sul capo al naufrago

 l’onda s’avvolve e pesa,

 l’onda su cui del misero,

 alta pur dianzi e tesa,

scorre la vista a scernere

   prode remote invan;

tal su quell’alma il cumulo

   delle memorie scese!

Oh quante volte ai posteri

 narrar se stesso imprese,

   e sull’eterne pagine
cadde la stanca man!

Oh quante volte, al tacito

 morir d’un giorno inerte,

 chinati i rai fulminei,

le braccia al sen conserte,

stette, e dei sì che furono

  l’assalse il sovvenir!

   E ripensò le mobili

tende, e i percossi valli,

 e il lampo de’ manipoli,

  e l’onda dei cavalli,

 e il concitato imperio,

   e il celer ubbidir.

Ahi! forse a tanto strazio

 cadde lo spirito anelo,

  e disperò: una valida

 venne una man dal cielo,

  e in più spirabil aere

  pietosa il trasportò;

  e l’avviò, per floridi

 sentier della speranza,

ai campi eterni, al premio
che i desideri avanza,

           dov’è silenzio e tenebre

             la gloria che passò.

           Bella Immortal! Benefica

           Fede ai trionfi avvezza!

        scrivi ancor questo, allegrati;

           chè più superba altezza

            al disonor del Golgota

            giammai non si chinò.

           Tu dalle stanche ceneri

           sperdi ogni ria parola:

        il Dio Che atterra e suscita,

          che affanna e che consola,

            sulla deserta coltrice

             accanto a lui posò.

Associazione L’Acchiappasogni

Associazioni         e       Comitati     di
Quartiere di Pomezia

Prosegue la presentazione delle Associazioni e Comitati di
Quartiere presenti sul territorio di Pomezia.

Questa settimana è il turno dell’Associazione L’Acchiappasogni
che si presenta rispondendo a sei domande che stiamo ponendo a
tutti.

1 – Quando è nata l’Associazione L’Acchiappasogni e quali sono
gli obiettivi che vi siete preposti?
L’Associazione di solidarietà sociale “L’ACCHIAPPASOGNI” è
nata nell’ottobre del 2015. E’ stata costituita da
professioniste con formazione psico-pedagogica che operavano
da anni nel campo dell’educazione e della disabilità. E’
un’Associazione senza scopo di lucro rivolta a bambini e
ragazzi in difficoltà o con specifiche disabilità.

Gli obiettivi che l’Associazione si propone sono:

–Migliorare la qualità della vita di bambini adolescenti e
giovani adulti che hanno una disabilità e di favorirne
l’autonomia e l’integrazione sociale;

–Sostenere i minori nel loro percorso scolastico, con metodi
di studio personalizzati;

–Ridurre il disagio di bambini e adolescenti in difficoltà;

–Sostenere e accompagnare i genitori nel difficile compito
educativo.

2 – Di quanti        membri    è   formata   l’Associazione
L’Acchiappasogni?
L’Associazione è formata da 500 soci.

3 – In che modo un cittadino può entrare a far parte
dell’Associazione L’Acchiappasogni?
Un cittadino può entrare a far parte dell’Associazione in
diversi modi:
– Entrando a far parte dello staff multidisciplinare che
comprende: tutor dell’apprendimento, pedagogisti, educatori
professionali, oepac, logopedisti, psicologi, psicoterapeuti,
neuropsicomotricisti, terapisti comportamentali, insegnanti di
lingue;

–Come tirocinante dei corsi       di   laurea   delle   diverse
professioni sopra citate;

–Come volontario che affianca le figure professionali nelle
diverse attività, o che aiuta nella gestione delle sedi.

4 – Quale, tra i progetti che avete realizzato finora, vi
rappresenta di più?
Nell’Associazione ci sono diverse aree: area didattica,
linguistica, psicologica, abilitativa e riabilitativa.
Nel team delle Educatrici del Laboratorio Autonomie un
progetto che ci ha rappresentato è stato l’attivazione del
laboratorio Cucina dove i ragazzi con disabilità si sono
cimentati nel cucinare piatti culinari per poi mangiarli tutti
insieme.

5 – Quali piattaforme social utilizzate per comunicare le
vostre iniziative?
pagina Facebook: L’ACCHIAPPASOGNI ASSOCIAZIONE
pagina      INSTAGRAM:      lacchiappasogni.associazione
L’ACCHIAPPASOGNI ASSOCIAZIONE

6 -Qual è il progetto al quale state lavorando ora

Nel Laboratorio Autonomie le educatrici professionali hanno
intrapreso un progetto lungo tutto l’arco dell’anno: MI PRENDO
CURA DI… SONO UTILE!

I ragazzi hanno sperimentato di essere in grado di potersi
prendere cura degli altri in tanti modi differenti:

–hanno creato con l’argilla dei manufatti che sono stati
venduti durante il periodo natalizio. Con il ricavato ottenuto
hanno potuto autofinanziarsi per acquistare altro materiale
per le proprie attività e acquistare una merenda tutti insieme
al Mc Donald’s;

–hanno risposto all’annuncio di una RSA di Como scrivendo una
lettera per far compagnia agli anziani ospiti e avviando una
conversazione tra i componenti delle due realtà;

–hanno iniziato a prendere parte della spesa familiare
assumendosi la responsabilità di effettuare personalmente
l’acquisto di ciò che sarebbe servito in casa;

–hanno assemblato delle bomboniere per la Cresima di un
ragazzo;

–hanno effettuato la spesa e poi l’hanno devoluta alla Caritas
di San Bonifacio di Pomezia;

–È stato organizzato un incontro pomeridiano con i Vigili del
Fuoco come esempio     diretto   del   prendersi   cura   della
cittadinanza.

Il         Museo       Lavinium             apre           le
porte
La Cultura non si ferma
  Il Museo Civico Archeologico Lavinium, riapre le sue porte al pubblico con i seguenti
                                         orari:
                            Martedì: 9.00-13.00 e 15.00-18.00
                                  Mercoledì: 9.00-13.00
                            Giovedì: 9.00-13.00 e 15.00-18.00
                                   Venerdì: 9.00-13.00
 Sabato, domenica e festivi: 10.00-13.00 e 16.00-19.00 solo su prenotazione obbligatoria
                               entro il giorno precedente.

L’area archeologica è visitabile il martedì, il giovedì e il fine settimana con la nostra
                                         guida!
                       Visite guidate su prenotazione obbligatoria
                                  Info. e prenotazioni:
                                       06 91984744
                           museoarcheologicolavinium@gmail.com
                                      Seguiteci su:
Giornata Mondiale del Libro e
del Diritto d’Autore 2021

Dove cercare un libro a Pomezia

Ogni anno, il 23 aprile, in tutto il mondo si svolgono
celebrazioni per la Giornata Mondiale del Libro e del diritto
d’Autore: scopo primario è la promozione e diffusione della
creatività, diversità e il libero accesso alla conoscenza per
tutta la popolazione del mondo. In breve, è il semplice
piacere dei libri e della lettura.

La Giornata Mondiale del Libro è stata Istituita la prima
volta nel 1923 dai librai in Catalogna, Spagna e diventata
Giornata Mondiale dall’Unesco nel 1995.

Il 23 aprile è una data simbolica perché è il giorno in cui,
nel lontano 1616, morirono alcuni autori di spicco: William
Shakespeare, Miguel de Cervantes e Inca Garcilaso de la Vega.
Il 23 aprile segna anche la nascita o la morte di eminenti
scrittori come Maurice Druon, Halldór Kiljan Laxness, Vladimir
Nabokov, Josep Pla o Manuel Mejía Vallejo.

C’è una curiosità che pare nasca addirittura dal medioevo
dove, in occasione della festa di San Giorgio, patrono di
Barcellona, era usanza regalare alla propria donna una rosa;
al seguito di questa antica tradizione i librai della
Catalogna usano regalare una rosa per ogni libro venduto il 23
aprile.

In Italia abbiamo il Centro per il libro e la lettura,
istituito con DPR nel 2007, che ha come obiettivo proprio
l’attuazione di politiche atte a diffondere il libro e la
lettura in Italia e che, a partire dalla data del 23 aprile
organizza ogni anno Il Maggio dei Libri.

Quest’anno il tema dell’undicesima edizione de Il Maggio dei
Libri è Amor… dedicata a Dante in occasione della celebrazione
per il 700° anniversario da sua morte.

Il sito raccogliere tutte le iniziative che coinvolgono enti
locali, scuole, biblioteche, librerie festival, editori,
associazioni culturali e altri soggetti pubblici e privati.

Dove trovare un libro a Pomezia.
Il primo luogo dove cercare un libro è la Biblioteca. Pomezia
ha una bella Biblioteca Comunale Ugo Tognazzi, appena
abbellita con un imponente opera di urban art.
Biblioteca Comunale Ugo Tognazzi

A Pomezia ci sono tre librerie.
La prima è la libreria indipendente Odradek, in via Roma che
rappresenta un decennale punto di riferimento storico per i
lettori pometini.

Poi abbiamo la libreria Giunti, presso il Centro Commerciale
16 Pini e infine, in via Boezio, c’è la neo nata Booklet
specializzata in libri per ragazzi ma disponibile a ordinare
qualsiasi altro libro.

Oltre a questi canali tradizionali, c’è da aggiungere la
possibilità di trovare libri di seconda mano o libri salvati
al macero in una sezione dedicata presso il Mercatino Pomezia
di Largo Urbino e ben tre banchetti situati in via Varrone
durante il mercato settimanale del sabato mattina a Pomezia.
A questi luoghi c’è da aggiungere l’iniziativa
dell’Associazione le Mamme di Pomezia con il Bookcrossing
attraverso l’allestimento di una vecchia cabina telefonica
presso il CC 16 Pini e alcuni locali del territorio che hanno
aderito all’iniziativa che potete trovare sulla pagina
Facebook.
Cabina Telefonica Bookcrossing al CC16 Pini di Pomezia

Festeggiamo la Giornata Mondiale del Libro     ricordando una
bellissima citazione di Umberto Eco:

    Chi non legge, a 70 anni avrà vissuto una sola vita: la
 propria. Chi legge avrà vissuto 5000 anni: c’era quando Caino
    uccise Abele, quando Renzo sposò Lucia, quando Leopardi
    ammirava l’infinito… perché la lettura è un’immortalità
                         all’indietro.

I Cariolanti di Sacha Naspini

Sacha     Naspini,      scrittore
contemporaneo         grossetano,
pubblicato anche all’estero

I Cariolanti, edito da edizioni e/o e pubblicato nel 2009, è
la storia di un uomo che si rifiuta di partecipare alla Prima
Guerra e, temendo di essere arrestato per diserzione,
preferisce imbucarsi con la moglie e il figlio Bastiano nel
bosco per quattro lunghi anni.

Imbucarsi è proprio il verbo corretto visto che per l’intero
conflitto i tre personaggi vivranno reclusi in un buco
nascosto tra il fogliame e gli alberi. Un buco entro il quale
convivono con la solitudine, con il freddo, con la paura e,
soprattutto, con la fame.

Ed è proprio la fame la grande protagonista di questo romanzo
di poco più di 170 pagine che racconta la formazione e la vita
di Bastiano.

     Te mica lo sai che cosa vuole dire nascere di traverso

E no, nessuno può capire cosa voglia dire nascere di traverso
e la storia narrata è atroce, dura, crudele e brutale come
solo la fame è in grado di essere e di deformare il pensiero
più intimo di un essere umano.

Bastiano assisterà e si macchierà di atti così forti che
verrebbe automatico tratteggiarne il personaggio come negativo
eppure, leggendo I Cariolanti, il lettore non potrà fare a
meno di affezionarsi al bambino e poi all’uomo e, senza
arrivare a giustificare le sue azioni, giungerà alla fine del
libro con la netta sensazione di prendere le sue parti e di
comprendere il suo pensiero più intimo.

La vita di Bastiano è in un buco che non si riempie neanche
quando esce dal ventre della terra. Quel suo buco avrà bisogno
di essere costantemente colmato e quel dolore e quel bisogno
di amore, resteranno per sempre stampati dentro di lui.

I Cariolanti è una storia forte, molto forte, che colpisce
dritta allo stomaco senza andare più via. Ci si ripete che è
solo un romanzo, frutto di immaginazione, che nulla di ciò che
è letto può essere reale, eppure il dubbio resterà.

Per quanto sia crudele, crudo e devastante, leggere i
Cariolanti è accogliere Bastiano dentro di sé, sotto la
propria pelle, senza riuscire mai a giustificare le sue azioni
e senza tentare mai di fargli cambiare idea.

Quanto può trasformarsi la vita di un uomo quando nella sua
età di formazione e di crescita non ha avuto altro che
privazioni e fame?

              La fame arriva sempre un pelo prima.

Associazione Casa dell’Albero
Pomezia News ha pensato di dare spazio alla conoscenza delle
tantissime associazioni e comitati di quartiere esistenti nel
territorio di Pomezia.

Il loro contributo, su base volontaria e senza scopo di lucro,
arricchisce di valore la città incrementando il senso di
comunità, migliorando e favorendo la crescita armonica di un
positivo tessuto sociale indispensabile affinché una città non
sia solo un luogo dove dormire.

Proseguiamo il nostro percorso con la presentazione
dell’Associazione Casa dell’Albero attraverso una breve
intervista alla quale ha gentilmente risposto Carla Benfenati
in qualità di Presidente
1. Quando è nata l’Associazione Casa dell’Albero e quali
   sono gli obiettivi che vi siete preposti?
  L’associazione la Casa dell’albero nasce nel 2006 da un
  gruppo di donne particolarmente sensibili alle
  problematiche della genitorialità, della formazione
  culturale e delle attività ricreative. È inoltre
  intenzionata a realizzare dei progetti che siano in
  grado di rendere i cittadini capaci a trarre profitto
  dalla situazione    multiculturale   del   territorio   di
  Pomezia
2. Di quanti membri è formata l’Associazione Casa
   dell’Albero?
   L’Associazione Casa dell’Albero conta 20 soci.
3. In che modo un cittadino può entrare a far parte
   dell’Associazione Casa dell’Albero?
   Sul territorio l’associazione è abbastanza nota chi
   volesse iscriversi può venirci a trovare presso il
   villino “Tana Libera Tutti “in via Cincinnato 4 int. 10,
   un bene confiscato alla mafia che il Comune di Pomezia
   ha messo a disposizione della cittadinanza e che la
   nostra associazione, tramite un bando pubblico, è uscita
   vincitrice gestendolo con altre associazioni. Al cui
   interno si svolgono corsi di yoga, disegno, orto
creativo. baratto del libro, laboratorio con carta
      riciclata, lingue, cucito e autoproduzione di sapone
      yoga della risata.
   4. Quale, tra i progetti che avete realizzato finora, vi
      rappresenta di più?
      Il progetto per che ci rappresenta di più e sicuramente
      la festa multietnica “Tutti per uno ” che la nostra
      Associazione propone in piazza da almeno 10 anni in cui,
      le varie comunità presenti sul territorio, partecipano
      con stand gastronomici e commistione di danze musica
      artigianato.
   5. Quali piattaforme social utilizzate per comunicare le
      vostre iniziative?
      Le piattaforme con cui è possibile contattarci sono la
      pagina Facebook “laCasadeĺlalbero” e il passaparola.
   6. Qual è il progetto al quale state lavorando ora?
      Nell’aspettativa che la situazione sanitaria lo consenta
     abbiamo intenzione di seguire con: la gestione del
     villino T.L.T ( Tana libera tutti), il Carnevale, il
     baratto del libro, e la nostra         bellissima   festa
     Multiculturale “Tutti per uno”.

La casa degli sguardi                                    di
Daniele Mencarelli
Primo romanzo vincitore del Premio Strega Giovani 2020

Quando uno scrittore nasce come poeta e si cimenta nell’arte
del narrare non riesce mai a staccarsi completamente dalla sua
anima sensibile e poetica e le pagine de La casa degli sguardi
ne sono una straordinaria testimonianza.

Il romanzo è la storia dell’autore stesso, vittima di una
grave forma di alcolismo, di depressione e di solitudine che
accetta, per amore della famiglia ormai spaesata e impotente
di fronte al declino del figlio, di andare a lavorare presso
una Cooperativa all’ospedale Bambino di Gesù di Roma.
Quel lavoro sarà il mondo e il modo attraverso il quale
riuscirà a rinascere.

Ne La casa degli sguardi, Daniele si confronterà con il dolore
dei bambini malati, con la morte e con il dolore devastante
dei genitori.

Situazioni reali che lo porteranno a chiedersi a cosa serva
davvero vivere e costruire qualcosa se poi, all’improvviso,
arrivano dolori e sofferenze inimmaginabili che distruggono e
annientano l’uomo e verso i quali si è ancora totalmente
impotenti.

  «Il Bambino Gesù è un luogo di tortura, di maledizione, una
  trincea aperta da un bisturi, invisibile ai sani. È un posto
   per gente come me. Un posto che vince su ogni altro dolore
                       scelto o imposto»

Eppure, sarà proprio il Bambino Gesù con tutti i suoi sguardi,
la ritmicità di un lavoro che occupa le mani e lascia libera
la mente di riflettere, le risate e la complicità di nuovi
compagni di lavoro e i gesti amorevoli di chi lavora e opera
all’interno della struttura, a offrire a Daniele la forza
interiore necessaria per intravedere un nuovo futuro e per
ricostruire un percorso alla propria vita, anche attraverso la
sua grande capacità di scrivere. Un percorso difficile che
l’autore riesce a descrivere in maniera eccellente.

  «È questo tempo di passaggio tra quello che sono stato negli
 ultimi anni e quello che sarò, è la costruzione del nuovo me,
               ecco cosa mi terrorizza veramente.
  Un individuo con interessi, relazioni, una vita riempita di
normalità.

          Tutte cose che non so più nemmeno pronunciare.
                  Attorno non ho nulla, nessuno.

    Ho scavato una trincea e l’ho riempita di vino bianco.»

La casa degli sguardi scava nell’intimo di uomo che si
confronta con grande lucidità con quella forza che lo spinge
all’autodistruzione ma è anche la storia di un uomo che riesce
a trovare la forza nello sguardo di un TocToc sul vetro di un
ospedale, che si domanda, si confronta e non si perdona nulla.

Straordinaria la figura della madre. Una donna sempre più
stanca e appesantita da tutti i vani tentativi di aiutare il
figlio, che si addormenta sui gradini per vegliare il sonno
del figlio, che lo accoglie con quel pranzo pronto. Una donna
sempre presente, quasi un’ombra costante, una presenza
invisibile. Una figura tenace che non si allontana mai,
neanche quando le sue risposte appaiono dure mentre invece
sono solo spinte per la salvezza del figlio.

  «Mamma, io da oggi smetto, basta» […] Torna il silenzio, lei
    riprende quel che stava facendo, forse pulire per terra.

         «Io t’ho fatto nasce, ma rinasce spetta solo a te»

Autore

Daniele Mencarelli è nato a Roma nel 1974 e vive da parecchi
anni a Ariccia.
Ha iniziato a pubblicare libri di poesie nel 2001.
La casa degli sguardi è stato pubblicato nel 2018 e ha
ottenuto diversi premi e riconoscimenti.

Nel 2020 ha pubblicato il secondo romanzo Tutto chiede
bellezza arrivando finalista al Premio Strega e vincendo
Premio Strega Giovani 2020.

Associazione                             Culturale
Pomezia Sparita
Pomezia News ha pensato di dare spazio alla conoscenza delle
tantissime associazioni e comitati di quartiere esistenti nel
territorio di Pomezia.

Il loro contributo, su base volontaria e senza scopo di lucro,
arricchisce di valore la città incrementando il senso di
comunità, migliorando e favorendo la crescita armonica di un
positivo tessuto sociale indispensabile affinché una città non
sia solo un luogo dove dormire.

Proseguiamo il nostro percorso e oggi è il turno
dell’Associazione Pomezia Sparita che conosciamo attraverso
una breve intervista alla quale ha gentilmente risposto il
Presidente Luca Paonessa.

1. Quando e
          ̀ nata Associazione Pomezia Sparita e quali sono gli
obiettivi che vi siete preposti?

L’associazione culturale Pomezia sparita e
                                         ̀ stata inaugurata il
31 gennaio 2016: precedentemente, a partire dal 17 agosto
2015, era stato creato un gruppo Facebook con lo stesso nome
che si proponeva di essere un luogo virtuale di scambio di
informazioni sulla storia di Pomezia, sui suoi monumenti e
sugli eventi culturali. Considerato l’interesse mostrato da
diversi membri del gruppo social tuttora attivo, si è pensato
poi di fondare un’associazione culturale con proprio statuto e
regolamento. Un’associazione culturale con soci e con un suo
direttivo: Luca Paonessa presidente, Eber Paonessa
vicepresidente ed Agostina Pecorella segretaria.

2. Di quanti membri è formata la Associazione Pomezia Sparita
Tra soci e simpatizzanti siamo oltre mille membri.

3 . I n c h e m o d o u n c i t t a d i n o p u ò e n t r a r e a f a r p a r t e
dell’Associazione Pomezia Sparita?
Per poter partecipare agli eventi online, non si deve fare
nulla se non essere iscritti a Facebook ed iscriversi al
gruppo pubblico Facebook Pomezia sparita. Per poter invece
partecipare ad altre iniziative sul territorio, si richiede
invece la tessera che rilasciamo subito al momento del
recepimento della domanda di chi si iscrive, dura un anno, e
                                                           ̀
rinnovabile e non costa nulla se non un libero contributo per
sostenere l’associazione.
4. Quale, tra i progetti che avete realizzato finora, vi
rappresenta di più
                  ?
Il memorial Sergio Leone (1929-1989) ha visto la
partecipazione di un grande pubblico: nel 2019, con la
collaborazione di diversi artisti, organizzammo una grande
mostra sotto i portici della torre civica di Pomezia. Fu una
bella occasione per omaggiare, a trent’anni dalla morte e a
novanta dalla nascita, un grande regista molto amante del
territorio e tra l’altro, sepolto, per sua espressa volontà ,
nel cimitero di Pratica di Mare.
Tra gli altri eventi organizzati dall’associazione, si ricorda
anche l’incontro nella biblioteca comunale di Pomezia, con i
fratelli Pierluigi e Francesco Roesler Franz, discendenti del
pittore Ettore Roesler Franz (1845-1907), autore degli
acquerelli di Roma Sparita.

5. Quali piattaforme social utilizzate per comunicare le
vostre iniziative?    Il   gruppo   pubblico   Facebook   Pomezia
sparita.

6. Qual e
        ̀ il progetto al quale state lavorando ora?
A causa della pandemia, continuiamo ad essere molto attivi
online, ma gli incontri dal vivo sono sospesi.
Quando l’emergenza sarà terminata, valuteremo come ripartire:
un sogno da molti condiviso sarebbe organizzare a Pomezia un
evento con il regista, attore e scrittore, Carlo Verdone.
Un artista che possiamo definire il miglior allievo uscito
dalla scuola di Sergio Leone e come il Maestro, anch’egli
appassionato del territorio di Pomezia tant’e  ̀ che vi veniva
spesso e vi ha girato anche un paio di film: “Il bambino e il
poliziotto”, presso la chiesa di Santa Maria delle Vigne a
Lavinium, e “Ma che colpa abbiamo noi”, nel borgo di Pratica
di Mare.
Di recente abbiamo reso pubblico omaggio a Carlo Verdone, su
Raitre, nel corso della trasmissione Quante storie, con
l’auspicio che il consiglio comunale possa in futuro prendere
i n c o n s i d e r a z i o n e l a p o s s i b i l i t à d i c o n f e r i r g l i l a
cittadinanza onoraria di Pomezia.

Domenica: un giorno di festa,
negozi tutti chiusi

Se   tornassimo   alla                                           chiusura
domenicale     delle                                             attività
commerciali?
Ricordo perfettamente quando la domenica era un vero giorno di
festa. Erano pochi i cittadini che lavoravano, si potevano
contare sulle dita di una mano: i medici e sanitari, militari
e le forze dell’ordine, i ristoratori, gli alberghi e infine
il settore dei servizi di trasporto.

Poi, verso la fine degli anni ’70, sono nati in Italia i primi
centri commerciali dietro la spinta americana. Grossi
investimenti economici e architettonici sorti per rispondere
al consumo e all’acquisto di merci standardizzate e a larga
diffusione. Grandi strutture con spazi studiati appositamente
con parcheggi e aree di ristoro per accogliere il consumatore
interessato all’acquisto ma anche coloro intenzionati solo a
passeggiare tra vetrine colorate, aria condizionata e servizi
igienici.
Nel giro di pochi anni tantissimi piccoli commercianti non
sono riusciti a stare dietro alla novità, costretti a lottare
con la grande distribuzione sia in relazione alla varietà di
merce offerta, sia alla disponibilità degli orari di vendita e
anche alla difficoltà di rispondere all’esigenza di aree di
parcheggio nelle vicinanza.

Ma a dare, secondo me, il colpo finale fu l’entrata in vigore,
nel gennaio del 2012, della riforma cosiddetta Salva Italia
varata dal Governo Monti con la quale si stabiliva la
liberalizzazione degli orari di apertura, 24 ore giornaliere e
per 365 giorni all’anno.

Una liberalizzazione che, in effetti, si è tramutata in un
ulteriore colpo per le piccole attività commerciali
impossibilitate a sostenere e competere con l’orario
continuato di apertura dei grandi centri commerciali e
sfiancate anche dall’insidioso commercio online.
Si potrebbe dire che sono le leggi del mercato dove il più
grande vince sempre sul più piccolo e che c’è poco da fare ma
forse, dico forse, ora ci viene in soccorso proprio la
pandemia.

Sappiamo tutti come negli ultimi mesi l’Italia sia stata
divisa in fasce di colore e, per evitare gli assembramenti,
sia stata decretata la chiusura nei giorni festivi e
prefestivi di tutti i centri commerciali. Chiusura che ha
messo i cittadini ubicati nelle zone gialle di fronte alla
decisione di che cosa fare durante il fine settimana.

Così, visto che l’uomo ha la capacità di trovare sempre
soluzioni semplici e geniali, ecco che popoli di sedentari e
di consumatori, hanno riscoperto il bello di una passeggiata
al mare, del piacere di camminare nella natura, di fare una
passeggiata in bicicletta, di organizzarsi per escursioni
immersi nei boschi, di scoprire il fascino della ricchezza
artistica della nostra terra. (Causando, è vero, ulteriori
assembramenti anche se all’aria aperta!)
Allora mi chiedo: perché non proseguire su questa strada
 aperta per cause di forza maggiore e lasciare CHIUSI la
 domenica tutte le attività commerciali ad esclusione della
 ristorazione?

Capisco che si andrebbe contro enormi interessi economici ma
una cosa l’abbiamo imparata durante questo lungo anno con il
Covid-19, ed è che tutti noi abbiamo bisogno di contatti
umani, che sentiamo la necessità di respirare aria fresca, di
contatto con la natura, di farci due risate con gli amici e
che non importa se indossiamo l’abito in trend del momento, o
siamo appena usciti dal parrucchiere, ciò che conta davvero è
stare insieme, e farlo la domenica ha qualcosa che profuma di
cose belle, di quelle di una volta, di valori reali, di
giornate da ricordare per sempre nel tempo.

Sono una visionaria, lo so, ma una visionaria che crede
fortemente nella volontà e nella capacità del genere umano e
credo che, laddove non arrivino le leggi e i decreti, possano
arrivare il buon senso e la volontà popolare. Sicuramente i
centri commerciali torneranno ad aprire le loro porte, ad
accendere le loro luci e ad esporre le proprie merci, ma noi
possiamo scegliere e allora facciamolo.

Acquistiamo ciò di cui abbiamo bisogno durante i giorni
feriali e il sabato, ma lasciamoci libera la domenica per
vivere.

Foto di Freepik
Furore di John Steinback

Capolavoro   della    letteratura
americana del novecento

Furore di John Steinback uscì nel 1939 negli Stati Uniti con
il titolo The Grapes of Wrath e divenne in brevissimo tempo un
best seller da oltre 4milioni di copie.

Insieme al successo, però, nacque una grande discussione tra
chi affermava che Steinbeck avesse messo in luce un versione
sbagliata delle grandi industrie proprietarie terriere e
conserviere e delle manovre della banche e chi, al contrario,
appoggiava in toto la versione del grande scrittore americano.

In Italia il libro approdò nel 1940 grazie a Elio Vittorini
che lo segnalò a Bompiani e subì la rigida censura fascista ma
venne comunque pubblicato perché, secondo il pensiero del
regime, il romanzo smontava il sogno americano come terra
promessa.
Furore     di    John
                    Steinbeck – Bompiani

Trama
Furore narra la storia della famiglia Joad costretta ad
abbandonare la terra che coltivano nell’Oklahoma a causa delle
dust bowls, tempeste di sabbia e dagli esiti della crisi del
’29, i quali, per raggiungere il miraggio di una terra ricca e
fertile come veniva raccontata la California, caricano su un
vecchio autocarro tutti i loro averi e si incamminano lungo la
Route 66, la famosa strada che congiunge i due oceani degli
States.

La famiglia Joad non è sola in questa impresa. Migliaia di
altre famiglie hanno fatto la stessa scelta e sono in viaggio
verso la terra promessa, peccato che sia tutto un miraggio per
attrarre in California manodopera in abbondanza e sfruttare i
lavoratori i quali, invece di potersi rifare una vita, saranno
costretti a subire angherie e soprusi di ogni genere. La loro
dignità sarà azzerata e le loro speranze spazzate via in quel
terribile dispregiativo con il quale verranno bollati come gli
Okies.
Riflessioni
Furore sviscera una delle pagine più drammatiche dei primi
anni del novecento americano e la grandezza di Steinbeck è
proprio nell’aver reso universale il dolore e la ferita di un
popolo.

Leggendo Furore nella nuova edizione integrale di Sergio
Claudio Perroni per Bompiani, è facile paragonare la spinta
verso l’Ovest negli anni ‘30 del Novecento con il flusso
migratorio che sta affrontando l’Europa e l’Italia in
particolare.

Leggendo lo stile magistrale e minuziosi con cui Steinbeck
descrive la fame, la miseria, la speranza e la determinazione
di andare avanti, si può immaginare lo stato d’animo che
alberga nel cuore di chi è costretto a lasciare tutto, anche
quando quel tutto è quasi niente, pur di sperare un futuro
migliore per sé stessi e per i propri figli.

 La vita randagia li cambiò; le grandi arterie, i bivacchi
 lungo la strada, la paura della fame e la fame stessa li
 cambiarono. I figli affamati li cambiarono, l’interminabile
 vagare li cambiò. Erano emigranti. E l’ostilità li cambiò li
 saldò, li unì; l’ostilità che induceva i centri abitati a
 raggrupparsi e a equipaggiarsi come per respingere un
 invasore, manipoli armati di manici di piccone, garzoni e
 bottegai armati di fucili, per difendere il mondo contro
 gente del loro stesso sangue.

 Nell’Ovest si diffuse il panico […] e si convinsero a vicenda
 che loro erano buoni e che gli invasori cattivi, come fa ogni
 uomo prima di andare a combattere un altro.

A oltre settant’anni dalla sua stesura, Furore, riesce ancora
a parlare ai lettori che non possono fare a meno di
riconoscersi nei temi centrali di cui le pagine sono intrise:
il dolore, la morte, la giustizia, la colpa, il riscatto e la
ricerca del paradiso.

Furore non è un romanzo ma un capolavoro della letteratura del
novecento che merita una lettura pacata e parsimoniosa per
dare modo alle pagine, così intrise di verità, umanità e di
storia che, purtroppo, si ripete immutata nel tempo, di
sedimentarsi per bene nel profondo dell’animo di ciascuno di
noi.

Tutti hanno diritto a sperare e lottare per un futuro
migliore.

 Non ci sarebbe mai stato nessun crollo finché la paura fosse
 riuscita a trasformarsi in furore.
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