I santi che abbiamo incontrato e continuano a parlarci

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I santi che abbiamo incontrato e continuano a parlarci
DIOCESI DI TREVISO                                                  FORMAZIONE
          Ufficio Diocesano per                                              Giugno 2021
l’Insegnamento della Religione Cattolica

          I santi che abbiamo incontrato
              e continuano a parlarci
                                                                       a cura di Gianni Spanio

 Dai Patroni delle nostre parrocchie ai Santi e Beati diocesani che da sempre ci accompagnano
nella programmazione dell'IRC.
  In particolare i santi che abbiamo incontrato e continuano a parlarci:
S. Teonisto, Tabra e Tabrata (300 c.a d.C.), San Liberale (400 c.a d.C.), Beato Benedetto XI (1240-
1304), Beato Enrico (1250 c.a-1315), S. Bernardino da Siena (1380-1424), S. Pio X (1835-1914),
San Giovanni Antonio Farina (1803-1888), Beato Giuseppe Toniolo (1845-1918), Beato Andrea
Giacinto Longhin (1863-1936), Santa Maria Bertilla Boscardin (1888-1922), Santa Giuseppina
Bakhita (1869-1947).
.
SAN TEONISTO , TABRA E TABRATA

In Cattedrale a Treviso c’è un urna che rappresenta Teonisto, Tabra e Tabrata, i santi che la
tradizione vuole abbiano portato a Treviso il cristianesimo.
Negli specchi risaltano a mezzo busto sul fondo nero scorniciato di bianco: S. Tabra giovane
imberbe in veste diaconale con un libro preziosamente rilegato nella destra e la navicella degli
incensi a sinistra; S. Teonisto in corta barba con mitra e piviale, benedice con la destra, il pastorale
infilato al braccio, un libro simile al precedente nella sinistra; S. Tabrata, giovane imberbe in veste
diaconale impugna con la destra il turibolo e ne toglie il coperchio con la sinistra. I tre santi
sembrano emergere dall’ombra come affacciati al davanzale di tre finestre sul quale
rispettivamente le iscrizioni a carattere latini: TABRAE MARTYR, THEONISTUS MARTYR; TABRATA
MARTYR.

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I santi che abbiamo incontrato e continuano a parlarci
Teonisto (o Tonisto, Teonesto), Tabra e Tabrata sarebbero stati tre martiri cristiani venerati
come santi dalla Chiesa cattolica. Il martirologio romano riporta solo che il 30 ottobre viene
ricordato san Teonisto vescovo e martire, ucciso dagli Ariani. Le agiografie attorno ai tre
personaggi sono quindi da considerarsi frutto di tradizioni posteriori, e quindi prive di fondamento
storico.
Teonisto, originario dell'isola di Namsis, già vescovo di Filippi, era partito con i discepoli Albano,
Urso, Tabra e Tabrata alla volta della Gallia per evangelizzare le genti pagane. Durante la loro
missione i discepoli Urso e Albano morirono. Passati presso i Goti, i tre sopravvissuti furono
abbandonati su una nave difettosa che, dopo un lungo e tormentato viaggio, li condusse sulle rive
della Laguna veneta, presso l'antica Altino. In città infuriavano gli scontri tra ortodossi e ariani.
Poco dopo essere sbarcati, i tre morirono martiri per mano degli eretici il 30 ottobre del 380,
presso un ponte sul fiume Sile, vicino a Musestre (oggi frazione del comune di Roncade).
Grazie alla vicinanza con Altino, da cui dista solo 4 miglia romane, Musestre era il più antico
insediamento della zona, castrum romano a difesa proprio di Altinum.

SAN LIBERALE

                                                  Nacque ad Altino da una nobile famiglia
                                                  appartenente al rango equestre.
                                                  Cresciuto secondo i principi cristiani, fu
                                                  battezzato dal vescovo Eliodoro e ne divenne
                                                  un fervente seguace.
                                                  A una vita ascetica, fondata sulla meditazione,
                                                  la preghiera e il sacrificio personale, associava
                                                  l'aiuto a poveri e ammalati.
                                                  Risolse inoltre una contesa fra Altinati
                                                  e Trevigiani sorta attorno al castello di San
                                                  Lorenzo in Prandecino (attuale Rovarè, frazione
                                                  di San Biagio di Callalta) appartenente a un tal
                                                  Prando. Quest'ultimo si impegnò a demolirlo
                                                  dopo essere stato miracolosamente guarito dal
                                                  santo.
    San Liberale – scultura in argento sbalzato   Fu inoltre un tenace avversario della dottrina
             orafo veneziano - 1639               ariana.
Quando Eliodoro si fece eremita, Liberale partì per la Laguna alla ricerca del maestro ma, giunto
sull'isola di Caltrazio, non lo trovò e morì poco dopo. Era il 27 aprile 437.
Fin dal sorgere del libero comune nel sec. XII Liberale era stato proclamato patrono di Treviso, pur
restando gli apostoli Pietro e Paolo titolari della cattedrale.
La statua votiva conservata nel Museo Diocesano di Treviso presenta il santo come un guerriero con
armatura e stendardo, secondo l’iconografia tradizionale. Ai piedi del santo si trova a sinistra un modellino
della città, mentre a destra un angioletto sorregge un cartiglio con l’iscrizione: TARV / PEST LIBERATO UN
LORDES D. LIBERALI / TUTEL. SUO SOLEM. VOTO CONCEPTO PP. ANO MDCXXXI ANGELLO TRI PRAE VIGIL.
 La statua d’argento si rivela legata alle vicende tragiche della peste scoppiata in città negli anni 1630-31.
In seguito a quell’epidemia il Vescovo e il Capitolo della Cattedrale della città fecero voto al santo patrono
perché intercedesse per la fine della pestilenza. La statua, terminata e benedetta il 27 aprile del 1639,
rappresenta il ringraziamento dell’intera città a san Liberale.

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I santi che abbiamo incontrato e continuano a parlarci
BEATO BENEDETTO XI
Benedetto XI, nato Niccolò (o Nicolò) di Boccassio (o di Boccassino, Boccassini)

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                                                       a San Vito di Valdobbiadene. Era di umili origini: il padre,
                                                       notaio, era alle dipendenze dei conti di Col San Martino
                                                       secondo un rapporto di semiservitù.
                                                       Dopo la morte prematura del padre, avrebbe ricevuto una
                                                       prima istruzione presso lo zio paterno Boccasino, sacerdote
                                                       presso la chiesa di Sant'Andrea in Riva a Treviso.
                                                       Nel 1257 entrò nel convento trevigiano dei Frati
                                                       Predicatori. Sette anni dopo divenne priore.
                                                       Fu professore di teologia a Treviso, a Venezia ed a Genova.
                                                       Nel gennaio 1297 fu inviato nelle Fiandre come legato
                                                       pontificio per ottenere un accordo di pace fra Filippo IV di
                                                       Francia, Edoardo I d'Inghilterra e il popolo fiammingo.
                                                       Nel concistoro del 4 dicembre 1298, papa Bonifacio VIII lo
  Benedetto XI – affresco di Tomaso da Modena – Sala
  del Capitolo Seminario Vescovile di Treviso (1352) nominò cardinale. Nel 1301 fu inviato come legato pontificio
                                                     in Ungheria per appoggiare l'ascesa al trono di Carlo Roberto
d'Angiò, nipote di Carlo II di Napoli. Fu eletto papa il 22 ottobre 1303.
Nel dicembre 1303 assolse i cardinali della famiglia romana dei Colonna ed i loro parenti
dalla scomunica a suo tempo comminata da Bonifacio VIII. Tuttavia, non prevedendo tale
assoluzione la restituzione dei beni a suo tempo confiscati, la famiglia Colonna si volse contro di
lui, così come, per opposti motivi, la fazione fedele al precedente pontefice. I violenti tumulti che
ne seguirono in Roma convinsero il papa a trasferirsi temporaneamente a Perugia (1304).
Dopo un pontificato di solo otto mesi, Benedetto morì improvvisamente a Perugia.
È probabile che il pontefice sia morto di banale indigestione di fichi.
All'epoca si sospettò, tuttavia, che la sua morte improvvisa fosse stata causata da avvelenamento
da parte di agenti del Nogaret.
Guglielmo di Nogaret (Saint-Félix-Lauragais, 1260 – 11 aprile 1313) è stato un giurista francese.
Fu Cancelliere di Filippo il Bello, ed autore di vari rinomati scritti teorici che insistevano sull'autonomia del potere regio rispetto a
qualunque altro potere.Diresse la politica del Re di Francia contro Papa Bonifacio VIII, che umiliò ad Anagni nel 1303, ed ebbe un ruolo
fondamentale nel processo di soppressione dell'Ordine dei Templari nel 1312. È considerato, con Pierre Dubois, il fondatore della
dottrina del Regalismo, secondo la quale ciascun sovrano non ha mai superiori nel suo territorio, un concetto che nel XIV secolo fece
tramontare idee fino ad allora universali come quella della supremazia del Papato o dell'Imperatore del Sacro Romano Impero.

Il successore di Benedetto, Clemente V, e i papi che lo
seguirono, regnarono sotto l'influenza dei re di Francia
e trasferirono la sede papale da Roma ad Avignone.
E’ stato il 194º papa. Nel 1736 papa Clemente XII lo ha
proclamato beato.
La ricorrenza relativa è celebrata il 7 luglio.
Nel corso del suo pur breve pontificato egli mantenne un saldo
legame, anche affettivo, con la propria città d'origine, Treviso,
di cui progettò ampi lavori di ristrutturazione e di abbellimento
(rimasti inattuati per la morte improvvisa, a 64 anni); in
particolare si deve a Benedetto la costruzione della
monumentale chiesa domenicana di San Nicolò in Treviso.

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I santi che abbiamo incontrato e continuano a parlarci
BEATO ENRICO da BOLZANO
Arrigo o Enrico da Bolzano
(Bolzano, 1250 circa – Treviso, 10 giugno 1315)
è un beato tirolese e patrono della città di Bolzano.
Della vita di Arrigo - chiamato in tedesco Heinrich
von Bozen - si sa poco: pochi ricordi scritti e
leggende orali.
Operaio analfabeta, lavorò nel suo luogo di origine e,
di ritorno da un pellegrinaggio a Roma con la moglie
e il figlio Lorenzo, si stabilì vicino a Treviso.
Aveva preso dimora a Biancade, nei pressi della
strada detta allora Lagozzo (vecchia sede della via
Claudia Augusta), dove per vent'anni fece il
boscaiolo e l'uomo di fatica. Ormai vecchio, mortagli
la moglie, si recò nella vicina città Treviso, dove visse
abitando in una catapecchia situata presso l'attuale
chiesa a lui dedicata, in via Antonio Canova, messagli
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a disposizione dal notaio da Castagnole, e mendicando
                                                                          coro della Cattedrale di Treviso
non per sé ma per i poveri della città.
 Il vescovo stesso e il signore della città (un da Camino) non gli ricusavano il loro aiuto.
A Treviso, come già nella sua Bolzano, fu assiduo alla santa Messa e alla Comunione; pare che
visitasse ogni giorno tutte le chiese della città, dormisse su un miserrimo giaciglio, portasse un
ruvido saio, fosse dedito a estenuanti veglie di preghiera.
La tradizione attribuisce ad Arrigo (“o vero o non vero che si fosse”, come dice il Boccaccio)
l'intercessione per numerosi miracoli già da vivo, ma soprattutto dopo morto, e del risuonare
misterioso di campane alla sua morte parla anche Gabriele D'Annunzio.
Un tempietto in stile neoclassico a lui dedicato sorge a Treviso, poco lontano dalla casa in cui morì.
Un oratorio a lui dedicato sorge anche a Biancade nel luogo dove secondo la tradizione il beato
costruì la propria capanna.

SAN BERNARDINO DA SIENA
Bernardino da Siena, al secolo Bernardino degli Albizzeschi è stato una francescano e teologo
italiano, appartenente all'Ordine dei frati minori.
San Bernardino nacque a Massa Marittima in
provincia di Grosseto l'8 settembre 1380 dalla nobile
famiglia degli Albizzeschi (famiglia di origine senese),
dove il padre Tollo era governatore, e lo stesso
giorno venne battezzato nella cattedrale.
Rimasto orfano (a 3 anni della madre Nera e a 6 del
padre) si trasferì a Siena dove frequentò gli studi e
visse agiatamente, curato dalle zie.
Dopo aver vestito l'abito a ventidue anni, iniziò
un'intensa attività come predicatore girando e
predicando con forbito linguaggio per tutta
l'Italia settentrionale.
La sua predicazione fu così incisiva da essere sprone
di forte rinnovamento per la Chiesa cattolica italiana
e per tutto il movimento francescano.
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I santi che abbiamo incontrato e continuano a parlarci
Nelle sue prediche insisteva sulla devozione al Santissimo Nome di Gesù.
Si ritiene che grazie a lui il Cristogramma JHS sia entrato nell'uso iconografico comune e sia
divenuto familiare alla gente. Infatti, ai fedeli che ascoltavano le sue prediche venivano fatte
baciare delle tavolette di legno incise con il monogramma JHS sormontato da un Crocifisso e
attorniato da un sole: un sole d'oro in campo azzurro, al centro del cerchio del sole le tre lettere
JHS.
IHS (o JHS) è la trascrizione latina dell'abbreviazione del nome greco di Gesù (᾿Ιησοῦς,maiuscolo
ΙΗΣΟΥΣ) quale si trova in manoscritti greci e in iscrizioni. La lettura di H (η) come h, diede origine
all'errata interpretazione come sigla di Iesus Hominum Salvator.
San Bernardino venne a predicare a Treviso nell’anno 1423. Predicò sulla Piazza del Carubio (oggi
Piazza dei Signori) e in Piazza del Duomo alla presenza di grande folla. Il ricordo della predicazione
del Santo e la devozione al nome di Gesù furono testimoniati visibilmente dalla presenza dei
Sambernardini sulle facciate di molte case trevigiane, posti sopra la porta d’ingresso o scolpiti su
una formella in pietra.
San Bernardino morì a L'Aquila il 20 maggio 1444.
Fu proclamato santo nel 1450 da papa Niccolò V, appena sei anni dopo la morte.

SAN PIO X
                                            Giuseppe Melchiorre Sarto nacque a Riese - comune che
                                            dal 1952 ha assunto la denominazione di Riese Pio X,
                                            in provincia di Treviso - secondo di dieci figli in una
                                            famiglia modesta il 2 giugno 1835.
                                            Suo padre Giovanni Battista (1792-1852) era, oltre che
                                            fattore, cursore dell'amministrazione asburgica
                                            (assimilabile alle odierne funzioni di messo comunale) e
                                            sua madre, Margherita Sanson (1813-1894), una
                                            modesta sarta di campagna.
                                            Giuseppe Sarto è stato vescovo di Mantova (1884),
                                            patriarca di Venezia (1893). E’ stato il 57º vescovo di
                                            Roma e papa della Chiesa (1903-1914) con il nome di
                                            Pio X.
                                            È il primo Papa dell’età contemporanea a provenire dal
                                            ceto contadino e popolare, seguito 65 anni dopo da Papa
                                            Giovanni XXIII. È uno dei primi pontefici ad aver percorso
tutte le tappe del ministero pastorale, da cappellano a Papa.
È il pontefice che nel Motu proprio «Tra le sollecitudini» (1903) afferma che la partecipazione ai
santi misteri è la fonte prima e indispensabile alla vita cristiana.
Difende l’integrità della dottrina della fede, promuove la comunione eucaristica anche dei fanciulli,
avvia la riforma della legislazione riforma liturgica e il canto sacro.
Muore a Roma, 20 agosto 1914. E’ proclamato santo nel 1954. E’ venerato il 21 agosto.
Luogo di sepoltura: Basilica di San Pietro, Città del Vaticano.

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I santi che abbiamo incontrato e continuano a parlarci
SAN GIOVANNI ANTONIO FARINA

Grande figura di vescovo ed educatore, Giovanni
Antonio Farina nacque a Gambellara, in provincia
di Vicenza, nel 1803.
Entrato in seminario giovanissimo fu subito notata
la sua predisposizione per l’insegnamento, al punto
che a soli 21 anni, quando ancora studiava teologia,
gli venne affidato il compito di tenere delle lezioni.
Ordinato sacerdote nel 1827 svolse i primi anni del
suo ministero a Vicenza.
E fu qui che intuì il valore sociale che poteva avere
l’insegnamento. Nel 1831 diede inizio alla prima
scuola popolare femminile e nel 1836 fondò le
Suore Maestre di santa Dorotea Figlie dei Sacri
Cuori, un istituto di «maestre di provata vocazione,
consacrate al Signore e dedite interamente all’educazione delle fanciulle povere e a tutti gli afflitti
e gli emarginati.
Nel 1850 il Papa lo nominò vescovo di Treviso, dove si distinse in maniera particolare per la sua
carità, tanto da essere chiamato il «vescovo dei poveri». Nel 1860 fu poi trasferito alla sede
vescovile di Vicenza. In questa veste partecipò ai lavori del Concilio Vaticano I, dove sostenne con
forza la definizione dell’infallibilità pontificia. Morì a Vicenza il 4 marzo 1888.
È stato proclamato beato nel 2001 e santo da papa Francesco nel 2014. E’ venerato il 4 marzo.

BEATO ANDREA GIACINTO LONGHIN

Nasce il 22 novembre 1863 a Fiumicello di Campodarsego (PD)
da una famiglia di contadini affittuari.
Seguendo la sua vocazione al sacerdozio nel 1879 inizia il
noviziato nell’Ordine dei Cappuccini, compiendo gli studi tra
Padova e Venezia.
Dopo aver svolto per 18 anni l’incarico di direttore spirituale dei
giovani religiosi, nel 1902 viene eletto ministro provinciale dei
Cappuccini veneti.
Il 13 aprile 1904 Pio X lo nomina vescovo di Treviso (1863-1936)
Si distinse per la sua devozione alle iniziative di riforma
pastorale che cercarono di rafforzare la formazione spirituale
dei seminaristi e la formazione permanente dei sacerdoti
diocesani. Intraprese tre visite pastorali separate perché voleva
incontrare tutti i suoi parrocchiani in ogni parrocchia che
comprende la diocesi. Fu attivo nell'organizzare e nel
collaborare a iniziative di soccorso durante la prima guerra
mondiale e venne insignito della Croce al merito di guerra per il suo attivismo.
Colpito da una grave malattia muore il 26 giugno 1936.
Per tutti era il Vescovo santo dei poareti.
 Venerabile nel 1998, papa Giovanni Paolo II lo beatificò nel 2002 in Piazza San Pietro.
 E’ ricordato il 26 giugno.

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I santi che abbiamo incontrato e continuano a parlarci
SANTA MARIA BERTILLA BOSCARDIN

                                           “Tutto è niente” è stato il credo spirituale di suor Bertilla.
                                           La sua grandezza è stato l’aver cercato nella fatica,
                                           nell’umiltà, nel silenzio, un’unione con Dio sempre più
                                           profonda.
                                           Nata il 6 ottobre del 1888 a Brendola, in provincia di
                                           Vicenza, in una famiglia contadina, con l’aiuto del parroco
                                           entrò nel 1905 nell’ordine delle suore Maestre di Santa
                                           Dorotea, figlie dei Santissimi Cuori a Vicenza.
                                           Divenuta infermiera, lavorò nell’ospedale di Treviso, dove
                                           si dedicò a servire i malati nel corpo e nello spirito,
                                           infaticabile anche nell’aiutare le consorelle.
                                           Nonostante fosse colpita da un tumore a soli 22 anni,
                                           continuò con impegno il lavoro, reso più faticoso dalle
                                           difficoltà e dalle tensioni della Prima Guerra Mondiale.
                                           Mandata a Como, soffrì molto per l’incomprensione di
qualche medico e della propria superiora senza mai lamentarsi o protestare.
Tornata a Treviso, riprese il suo lavoro in ospedale nonostante l’aggravarsi della malattia.
Morì a 34 anni, il 20 ottobre del 1922.
Le sue spoglie si trovano a Vicenza, nella Casa madre della sua comunità.
Il processo di canonizzazione iniziò nel 1925 e suor Bertilla fu proclamata beata l’8 giugno 1952 da
papa Pio XII e santa l’11 maggio 1961 da papa Giovanni XIII. E’ ricordata il 20 ottobre.

SANTA GIUSEPPINA BAKHITA

E’ nata intorno al 1869 in un piccolo villaggio
del Sudan occidentale (regione del Darfur).
All'età di sette anni, è rapita da mercanti arabi di schiavi.
Per il trauma subito, dimentica il proprio nome e quello dei
propri familiari: i suoi rapitori la chiamano Bakhita, che
in arabo significa "fortunata".
Nel 1882 viene comprata a Kartum dal console Italiano
Calisto Legnani che la affida alla famiglia di Augusto
Michieli e diventa la bambinaia della figlia.
Quando la famiglia Michieli si sposta sul Mar Rosso,
Bakhita resta con la loro bambina presso le Suore
Canossiane di Venezia. Qui ha la possibilità di conoscere la
fede cristiana e, il 9 gennaio 1890, chiede il battesimo
prendendo il nome di Giuseppina.
Nel 1893, dopo un intenso cammino, decide di farsi suora
canossiana per servire Dio che le aveva dato tante prove
del suo amore.
Dal 1933, assieme ad una suora missionaria di ritorno dalla Cina, suor Leopolda Benetti, inizia a
girare l'Italia per tenere conferenze di propaganda missionaria. Timida di natura e capace di
parlare solo in lingua veneta, Bakhita si limitava a dire poche parole alla fine degli incontri, ma la
sua presenza attirava l'interesse e la curiosità di migliaia di persone.
L'11 dicembre 1936, Bakhita, con un gruppo di missionarie in partenza per Addis Abeba, viene
ricevuta da Benito Mussolini in Palazzo Venezia a Roma.
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Dal 1939 comincia ad avere seri problemi di salute e non si allontana più da Schio.
Muore l'8 febbraio 1947 dopo una lunga e dolorosa malattia.
Dal 1969 la salma si trova nel Tempio della Sacra Famiglia del convento delle Canossiane di Schio.
Il processo di canonizzazione inizia nel 1959, a soli 12 anni dalla morte.
Il 1º dicembre 1978 papa Giovanni Paolo II firma il decreto dell'eroicità delle virtù della serva di
Dio Giuseppina Bakhita. Durante lo stesso pontificato, Giuseppina Bakhita è beatificata il 17
maggio 1992 e canonizzata il 1º ottobre 2000. La memoria liturgica si celebra il giorno 8 febbraio.

BEATO GIUSEPPE TONIOLO
                              Nacque a Treviso, nella parrocchia di Sant'Andrea, nel 1845, in una
                              famiglia della buona borghesia veneta. La famiglia si trasferì in varie
                              città del Veneto per seguire il padre, ingegnere. Giuseppe frequentò le
                              scuole medie nel Collegio di Santa Caterina - poi "Marco Foscarini" -
                              a Venezia. Proseguì gli studi alla Facoltà di Giurisprudenza
                              dell'Università di Padova, dove i suoi maestri furono Fedele
                              Lampertico e Angelo Messedaglia.
                              Si laureò il 21 giugno 1867. Già l'anno seguente fu nominato assistente
                              alla cattedra giuridico-politica dell'Università di Padova.
                              Nel 1873 conseguì la libera docenza in Economia politica.
                              Fu dapprima insegnante presso l'Istituto tecnico di Venezia (dal 1874);
                              dopo una breve supplenza del Messadaglia nell'Università di Padova,
                              nel 1878 fu chiamato come professore straordinario di Economia
                              politica nell'Università di Modena e Reggio Emilia.
                              Rimase a Modena solo un anno: nel 1879 ottenne grazie a un concorso
                              l'insegnamento della stessa disciplina nell'Università di Pisa
. Nel 1882 fu nominato professore ordinario nell'ateneo toscano e tenne la cattedra di Economia
politica fino alla morte (1918). Nel 1883 ebbe tra i suoi allievi a Pisa Werner Sombart, che divenne
successivamente una delle massime autorità internazionali di economia politica.
Fondò nel 1893 a Pisa la «Rivista internazionale di scienze sociali e discipline ausiliarie», rivista
scientifica che viene pubblicata ancora oggi.
Il 4 settembre 1878 sposò Maria Schiratti di Pieve di Soligo, dalla quale ebbe sette figli.
   Toniolo affermava la necessità di occuparsi della classe operaia per farla uscire dalla condizione
di subalternità che la opprimeva. Proponeva coraggiosamente la ricostituzione degli enti morali
ecclesiastici, incamerati dallo Stato, che per secoli avevano svolto una funzione essenziale
nell'alleviare la miseria delle persone svantaggiate. Inoltre Toniolo suggeriva la realizzazione di una
riforma agraria e sosteneva la necessità della creazione di associazioni operaie cattoliche.
Per riassumere il suo programma in una frase coniò lo slogan: «Proletari di tutto il mondo unitevi
in Cristo sotto il vessillo della Chiesa!».
Giuseppe Toniolo fu ispiratore e promotore della prima Settimana Sociale dei Cattolici Italiani, che
tenne a battesimo nel 1907.
Nel 1918, prima di morire, convinse padre Agostino Gemelli a fondare un istituto cattolico di studi
superiori. Gemelli fondò l'istituto nel 1920. Da esso, appena un anno dopo, prese vita l'Università
Cattolica del Sacro Cuore di Milano.
Le sue spoglie riposano presso il Duomo di Santa Maria Assunta a Pieve di Soligo (Treviso).
È stato proclamato venerabile da Paolo VI il 7 gennaio 1971 e beatificato il 29 aprile 2012 dal
cardinale Salvatore De Giorgi.ia. Morì a 34 anni, nel 1922. La sua grandezza spirituale sta nell'aver
cercato nella fatica, nell'umiltà, nel silenzio, un'unione con Dio sempre più profonda. Le sue spoglie si
trovano ora a Vicenza, nella Casa madre della sua comunità. (Avvenire)

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