Gli Stereofunk, un scrigno prezioso aperto nella musica della Capitanata
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Gli Stereofunk, un scrigno prezioso aperto nella musica della Capitanata Parliamo del singolo “The dance” l’ultimo singolo della formazione prettamente funk non a caso chiamata Stereofunk. Essa è composta dal nucleo duro e creativo nell’ artista Luciano Ferrucci stimato paroliere e agitatore culturale nella scena musicale, filmica e letteraria di Lesina, e del polistrumentista Antonio Miucci, ispirato da mondi di luoghi e non luoghi sonori che spingono dagli Iron Maiden fino al jazz passando attraverso la psichedelia dei Floyd fino ai compositori lounge come Umiliani. Interessante è da sottolineare che questo duo però, assume diverse vesti artistiche. Da menzionare è quella di “Iron&Gang”. Per la precisione, in questo prezzo “ Summer Maiden”, la tessitura è chill-easy e funk microtonale. C’è un un’assolo poderoso e lo scorrimento di foto din cui campeggia una stupenda poesia di Luciano, dedicata ai loro amati compagni di viaggio scomparsi: leoncino e Francesco Giagnorio. Gli Stereofunk tirano fuori “the dance”, un’anomalia del loro suono tipico suddetto, che nasce come canzone costola di un Adamo caleidoscopico e summa femmina pregna di alterazioni e visioni che vanno dal velluto blu di Lynch fino al videodrome di Cronenberg. Il pezzo ha un sitar campionato alla chitarra che fa tornare alla mente gli esperimenti in bolla di un certo progressive dei Porcupine Tree. Nel laboratorio a scoppio, di sostanze alogene e gas floydiani, si perde il controllo del flusso di in-coscienza e, le contorsioni della serpe di campagna, sembrano gli spasmi della macchina morbida e della scimmia di un tossico cut up burroughsiano. Misto di miti videosonori in cui i Tool tornano dai padri detentori di una certa pachidermia lisergica all’indirizzo Cream di Disraeli gears. Il brano di cui parliamo, è stato scritto e girato da
Luciano Ferrucci che alle parole in-crociate questa volta trova e suggerisce sensazioni al limite di certi mondi disturbanti di Lars von Trier, Gaspar Noè, e Lucio Fulci (vedi alla voce mondo movies). Antonio Miucci coglie il lavoro di cesellatore che da anni fa sul portfolio degli Iron Maiden. Mette su una base, un certo numero contrappuntativo di miniassoli nascondendone il senno primo e imbastendo un arrangiamento ricercato e pruriginoso. Un arrangiamento dove i nostri due trovano amplesso chimico-elettrico con l’aiuto una mano lontana alla chitarra ritmica di un altro artigiano lesinese poliedrico e iperinvasato agitatore Delle 7 corde: Matteo Torchiani. Potremmo fermarci a questa intossicazione mentale? No di certo!. Perché l’importante di questi malvagi Stereofunk, é di essere una coppia solida ma anche una famiglia allargata. Il merito è di aver attratto a sé un gran numero di artisti lesinesi, creando di fatto una scena. Purtroppo nascosta fino ad ora, che ha radici di anni ed anni di incursioni in questo è quell’ altro genere senza limiti pregiudiziali di sorta. Ci sono da 15 anni. Ma questo ragazzo-suono è diventato già un uomo, come si vede nella foto dei due noti amici dalla cinematica immortalità. Quindi hanno trasceso anche l’età del mortale e nella loro avventura “eterna” ci terranno ancora compagnia tra uno scherzo da bar e un palco nascosto, la loro solita monicelliana malinconica risata e il ghigno Zanardiano, sarà un bel “cielo in una stanza”. Intanto in attesa del prossimo pezzo vi posto un pó di link dove trovate il loro prezioso lavoro e le loro collaborazioni in questi anni di “sotterranea attività”. L’uomo stereofunk è un punk innamorato di un paio di tette e
di un culo di latex di una sbarbina follemente e perennemente in eptadone. E qualcuno capirà perché. A presto. Il nuovo singolo de IL CREMLINO di Franco Franchi, una band della capitanata Esce Franco Franchi, il nuovo singolo de IL CREMLINO, una band della capitanata che unisce un nonsense visionario nei testi, a suoni eighties nei synth. 1.Biotecnicismi: Il Cremlino si affaccia al 2021 con l’uscita del nuovo singolo, Franco Franchi (qui il video scritto e girato da Danilo Giuncato https://www.youtube.com/watch?v=5NGCz1WJE8Q ) La produzione è stata curata dalla Kuorenero Production e masterizzato agli Air Studios di Londra da Jasper Ward. Il brano parla dell’attuale velocità nei rapporti tra la gente, le relazioni umane rapportate ad una visione contemporaneamente, correlata al passato, ma vissuta in perfetto equilibrio tra le due parti. La regia del video è stata affidata a Danilo Giungato. Nella line-up: Il Cremlino è: (Fabio D’Errico) alla voce, synth e chitarre – Danilo Giungato al basso – Annaberta Falcone ai pad elettronici Il Cremlino è un progetto di Fabio D’Errico, formato nel 2018. Garganico di nascita, il ragazzo è spinto da un forte interesse per l’elettronica e la fotografia analogica, si autocostruisce la quasi totalità della strumentazione usata,
riutilizzando, a volte, anche vecchi apparati ripristinati: le valvole ed i transistor sono la sua musica. Le nottate nel progetto sono spesso accompagnate da luci rosse e camera oscura con la chimica, stampando e sperimentando fotografie: fulcro di stimolo per la composizione musicale del progetto, in parallelo ai viaggi. Di giorno lavandaio stiratore nell’attività di famiglia, di notte sperimentatore. 2.Se telefonando: Ciao cari Cremlino, sono Gianni Rodari, ciao Cremlino, sono Umberto Eco: belle citazioni pop giuste da intrattenimento mai serioso. Ciao Cremlino, sono autoironia, “arma” di guerra ad un clichè cantautorale da folk studio anni 70, ormai in naftalina nei cassetti dei malinconici “nonni” revivalisti. Ciao ragazzi, sono Battiato, come avete fatto a creare mè, che suono senza mè stesso, senza che filosofeggio? Ciao, siamo gli X-men: come fate ad essere così cartooneschi, gommosi, rimpallati di inni generazionali onomatopeici e calembour assortiti? Ciao siamo gli sfottò degli Skiantos e i synth caldo-uterini dei Gaznevada. Grazie per averci messi in mezzo. I suoni sono corposi in un dialogo tra bassi morbidi, in singolar tenzone con le tastiere e i pad elettronici: Ecco, un godibile elettroclash,, mai superstrutturato. Ecco i faccioni luccicosi di Ratigher. Sì, è tutto visivo e visualizzabile. I video di Danilo Giuncato sono trasposizioni neoralistiche di “scuri ragazzi di vita pasoliniani” inpixellati in girati tesi alla Danny Boyle. Ad ogni beat una rivincita contro quella e quest’altra scena musicale. Non ho bisogno di niente. MI diverto ad immaginare uno smile in dancefloor, e mi bastano i giochi di parole del Buon Fabio. Faccio serata così. faccio giorno così. Link: Facebook https://www.facebook.com/ilcremlinomusic Instagram https://www.instagram.com/il_cremlino_official/ Spotify
https://open.spotify.com/artist/1huKjGdBnURO0QPXFy4Nbc?si=fAHG o5i7TCWyyKjOUkIypQ YouTube https://www.youtube.com/channel/UCREYl_6Fl4GAGlplOArs5Cg/featu red ilcremlinomusic@gmail.com Fabio D’Errico +39 350 074 9346 ilcremlinomusic@gmail.com il link di fuma https://www.youtube.com/watch?v=KPhYjgmOunI il link youtube di Franco Franchi : 250 anni di Beethoven “La musica costituisce una rivelazione più alta di qualsiasi filosofia” Questo era il pensiero di uno dei più grandi musicisti mai esistiti: Ludwig van Beethoven. Quest’anno si celebrano i 250 anni dalla nascita del celeberrimo artista. La carriera del compositore fu segnata dalla presenza del musicista alla corte asburgica di Vienna, all’epoca centro di assoluto riferimento per le arti musicali. Il compositore vi si trasferì all’età di 22 anni su invito di Joseph Haydn, che fu suo maestro e promotore poiché aveva individuato in lui l’artista pronto a colmare il vuoto lasciato da Mozart. Anche lui, come il piccolo Mozart, ebbe un padre musicista che voleva esibirlo come bambino prodigio. Ma a differenza di Wolfgang Amadeus, Ludwig non ebbe successo come ‘enfant prodige’, ma si affermò nel corso degli anni grazie alla sua
genialità compositiva. Di origine fiamminga, Ludwig van Beethoven nacque a Bonn il 16 dicembre 1770. Dopo un’infanzia triste e disagiata, il padre Johann, tenore e violinista presso la corte del vescovo- elettore di Colonia, lo avviò allo studio delle discipline musicali. Ma il primo vero maestro di Beethoven fu il compositore Christian Gottlob Neefe, che lo istruì all’armonia e al contrappunto. In poco tempo il giovane musicista entrò nelle grazie della Bonn finché il conte Waldstein gli procura una borsa di studio per Vienna dove ha modo di incontrare e conoscere Mozart. Di lì a poco però venne costretto a rientrare a Bonn per assistere la madre morente. Nel 1789 si iscrisse all’università dove partecipò alle lezioni kantiane del van Schüren e nel 1792, grazie al conte Waldstein, tornò a Vienna dove venne accolto dall’ambiente aristocratico e intellettuale della capitale austriaca. Qui studiò composizione con Franz-Joseph Haydn e con l’italiano Antonio Salieri diventando un acclamato concertista di pianoforte a Praga, Berlino e nella stessa Vienna. I suoi primi lavori vennero pubblicati nel 1795. Tra le sue numerose opere, ricordiamo le sue sinfonie, la cui nona ed ultima è considerata uno dei più grandi capolavori musicali mai creati, nonostante venne scritta da sordo, le sonate per pianoforte, Für Elise e molte altre. “Sono”, l’ultimo singolo dei Buca, un’altra voce
necessaria della scena It-Pop del foggiano È fresco di uscita “Sono”, il pezzo di una band, i Buca, nati a lesina ma di istanza a Pescara. Un gruppo che sa maneggiare la materia sonora grezza con arrangiamenti sia radio-edit, che ricercati. La line-up è formata da William Buca(voce e chitarra e inchiostro), Dario Buca( chitarra e contorsioni soniche), Michele Troiano( basso al velluto e tante altri ricami) e infine Alma Mazzola(batteria di precisione svizzera con espressività fisico-interpretativa circense). Intanto, mentre li nomino, sono già nella mia stanza col quadro/santino di Freud e trovano spazio sul lettino psicanalitico. Appena inizio a ipnotizzarli capisco che le loro strumentazioni meccatroniche al millimetro, mi fanno il cenno del consenso: LA SEDUTA REGRESSIVA HA INIZIO. Siamo nel 2018. Incontro uno stalker dal baffetto romantico con un pezzo di foglio in mano e un un disegnino art brut come sorpresa finale che non posso rivelare per segreto professionale. Vedete il video qui https://www.youtube.com/watch?v=aKKqmIZA2Es e capirete. Ai pazienti in sessione si aggiunge un batterista altrettanto ipnotico e ipnotizzato, dallo strano nome noto nelle strade della boheme pescarese: Ric Ruiu il batterista ospite. Qualcuno di loro inizia freneticamente sotto dettatura di un so quale demone dalla scrittura automatica e verga: “siamo noi, tocca a noi, dobbiamo suonare in apertura a Frah Quintale”. Era D’estate, qualcuno aggiunge piangendo di gioia e citando il nome di un importante festival pescarese: il temibile e temuto Terrasound, esibizione visibile qui https://www.facebook.com/Ibucaofficial/videos/1364035213741075 / Siamo più vicini al risveglio: 5 giugno 2019. Dopo “la ballata dello stalker” del 2018 di cui rivelato sopra, esce un corsivo
su una pagina elettronica del videodrome cronenberghiano, dove confluiscono le code elettriche dei loro microfoni d’amplificazione: “facciamo l’amore per strada, facciamola noi la rivoluzione”. Il cursore indica il titolo della canzone, su uno sfondo di uno strano randagio pece con degli occhiali da sole alla Alan Vega dei Suicide: “In Persol” (qui https://www.youtube.com/watch?v=Hlo_qa87tGs ) Ello è un gioco di parole e suoni tra il mistero buffo di Dario Fo e i calembour di Umberto Eco. Sì, il messaggio è chiaro: siamo felici del nostro italo-pop d’ispirazione Negramaro (come diranno in un’intervista radio prendendoli ad esempio insieme alla scuola romana dei Fabi e Silvestri). Siamo tornati al presente e i pazienti mostrano una strana voglia di guarire dai vari emuli anche se, il suono gommoso e caldo di “Tradizione e tradimento” del citato Fabi, li ha lasciati solo l’ultima possibilità di replicare al “maestro”. E lui, è lì, nel mio sorriso, a dar loro l’assenso al compiuto medicamento: “Sono” è il singolo della smentita e della patria potestà. La scrittura di un William rigenerato dal viaggio, può dire la sua, affiancato da una produzione di un resto della band, mai così in stato di grazia. Ecco che quel “sono” può essere letto anche come “loro=sono”. Un amore dell’altro mondo come direbbe Tommaso Pincio che mette il punto su ciò che viene da una bestemmia aliena per diventare parabola terrestre: La sazietà. Di loro mi hanno detto che nell’ottobre del 2019 hanno aperto una “casa di cura dal silenzio” a Pescara. Un locale di amore per il sonoro e il canoro. Per l’inedito e per le serate dove il pubblico sceglie le scalette di hit da suonare. Sono rinsaviti ‘sti ragazzi. E di vivande fatti esperti. Era proprio la fame che cercavano di saziare?. Quella per la musica?. Fate voi! Il locale a Pescara si chiama Mangiadischi. Tutto torna. Unica nota di dissenso è che il singolo poteva essere
arricchito di un buon video e non sprecato così. Magari era un ottimo lasciapassare per un eventuale contest dall’eco mediatica più ampia. Ps. Per contatti li trovate qui: fb: https://www.facebook.com/Ibucaofficial/ instagram: https://www.instagram.com/ibucaofficial/?hl=it qui l’esibizione in teatro a Chieti:https://www.facebook.com/Ibucaofficial/videos/216404121 0516127/ Countrick’s’, il nuovo progetto che racconta la nostra Capitanata Il lavoro è on line su you tube, raccoglie nomi che agitano culturalmente il foggiano da tempo. Tutti insieme DJ, Producers e MC per dar vita ad una raccolta di dieci tracce che parla di una musica che resiste all’attacco della frustrazione. La creatività diventa un riscatto contro un nido di spine che, giorno dopo giorno, punge a goccia ematica, una dopo l’altra, fino ad una ferita esistenziale. Allora, visto che non c’è una madre che sottrae questa generazione di nuovi urli senza briciole e bocche aperte, la fame viene saziata dall’arte condivisa. Il romanzo di formazione di questa prole aviaria ancora senza volo, trova una natura amica nel vedere crescere il saltello e le prime parole in un mondo-cielo dove ogni stella segna una
traettoria. Ogni nuovo gorgheggio, sample, field-recording è registrato, mixato e masterizzato da Mastro Jail nei locali dell’associazione I Polli di Pirro, presso l’ex carcere di Apricena: Bonkers, Jumpo, Melino, Sesto Carnera, Totò Nasty, Dj Paisan, Bosco, PexOne, Cenzi, Jail e Secco Secco iniziano e finiscono uno dopo l’altro traettorie di una geografia sonorizzata che attacca il corvo padrone indifferente allo sforzo del servo lavorante, l’avvoltoio che passa alla fine per approfittare dei resti di un reato biologico che diventa un teatro di resistenza socio-patologica. Però, dopo tanto tribolare e tentare il volo autodidatta e senza piumaggio maturo, mi piace pensare che ci si possa farsi trascinare da un nuovo maestro venuto dal passato con la sua chitarrina antica pizzicata sapientemente insieme al lamento di un’epoca senza gloria. Un suono di quella chitarrina di Matteo Salvatore, che tanto è diverso dai beat dei cinguettii tecnologici e delle barre che si chiudono e si aprono restando sospese fino a beccare in picchiata sulla preda. Quel nido di spine è stato distrutto, la ferita ha trovato cicatrice, il volo è stabile? La cosa che rincuora chi ascolta questo “progetto”, è che tra maestri antichi e nuove generazioni di rap di vecchia scuola, c’è una Capitanata che non si fa adescare dalla moda della trap imperante, ma usa un linguaggio universale quasi che si ferma nel tempo e ferma il tempo. Ciò che conta è restare uniti. Perché uniti si può vedere la vittoria con un’oggettività lucida innanzi a ogni forma di “sottomissione”. Si proprio quella di cui parla Michel Houellebecq nel romanzo “Sottomissione” appunto, o il realismo verista di Verga in
Mastro Don Gesualdo. Le tracce dell’album Countrick’s Intro In the Pex N.J.P.T. Ogni tua scelta L’incantatore Spaccatelle Proibito Speranza Skit Outro Il link del canale you tube dove ascoltare l’album è https://www.youtube.com/channel/UClkecJ9y_ha4d3A9u6uu-qw Louis Tomlinson torna in live con un concerto online Louis Tomlinson, membro dei One Direction, torna in live con un concerto online per beneficienza. Dopo Liam Payne e Niall Horan, tocca anche a Louis scendere sul palco online e esibirsi. Quest’anno si è parlato molto di lui e dei suoi compagni, Harry Styles, Zayn Malik, Liam Payne e Niall Horan per i 10 anni della band. Tutte le fan sperano che che quest’anno o negli anni successivi ci sia una reunion. Il concerto si svolgerà su Veeps, il 12 dicembre alle ore 21 italiane. I biglietti li trovate sul sito
https://www.louis-tomlinson.com/. Il costo del biglietto è di €18,22. I proventi della vendita dei biglietti andranno in beneficienza verso 5 cause, importanti per Louis: FareShare; Crew Nation; Stagehand; Bluebell Wood Children’s Hospice; La crew di Louis; Louis su Twitter, ha confermato che canterà alcuni dei sui più grandi successi, come Walls, Kill My Mind e Miss You, e alcune canzoni dei One Direction . Ha affermato che ci saranno molte sorprese. Quindi correte ad acquistare il biglietto, per non perdere tutte queste sorprese. Forza Louis!!! La denuncia al Femminicidio nel mondo della musica Era il 2 ottobre del 1995 quando Nick Cave and the Bad Seeds, con la collaborazione di Kylie Minogue, pubblicarono Where the Wild Roses Grow, singolo appartentente all’album “murder ballads” (ballate sugli omicidi), canzoni sul tema di amore, omicidio e morte, tipiche dell’800 e molto popolari in UK e Irlanda. Il brano, duettato dal frontman della band e dalla cantante australiana, si ambienta nell’Europa medievale e narra la terribile storia d’amore tra un corteggiatore, interpretato da
Cave, ed Eliza Day, la cui bellezza era paragonata a quella di una rosa selvatica che cresce lungo un fiume, impersonata da Kylie Minogue. Il testo si divide in 3 parti, conosciute anche come “I tre giorni del corteggiamento”: il primo giorno lui andò a trovarla a casa ed asciugò le lacrime della “rosa selvatica”, rassicurandola fra le sue braccia. Il secondo le portò una rosa rossa e le chiese di incontrarlo di nuovo dove crescevano le rose selvatiche. Il terzo giorno la portò al fiume, dove aspettò che Eliza fosse di spalle per afferrare una pietra, sussurrarle all’orecchio “tutta la bellezza deve morire”, ed ucciderlo con un colpo secco. E dopo aver messo una rosa fra i denti della donna, la spinse nel fiume. La canzone ha ricevuto un’accoglienza positiva dalla critica musicale ed è diventata il singolo di maggior successo della band al mondo raggiungendo il numero 3 in Norvegia, i primi cinque in Australia e i primi venti nel Regno Unito, Irlanda, Germania e Nuova Zelanda. Ha anche ricevuto una versione promozionale limitata negli Stati Uniti. La canzone è stata certificata Gold in Germania nel 1996 per 250.000 copie vendute, nonostante non abbia mai raggiunto la top 10 in quel paese. Si è piazzato di nuovo in fondo alla Top 100 tedesca nel 2008 a causa dei download digitali dopo essere stato utilizzato in una soap opera. “Where the Wild Roses Grow” è stato anche certificato Gold in Australia per aver venduto 50.000 copie. Bloody Vinyl di Dj Slait Recensione di Simone Telesca
Questa volta Slait si affianca ad altri tre artisti (produttori) che avrete sicuramente visto o sentito in altri brani: Low Kidd e i due giovani tha Supreme e Young Miles, che pur la giovane età hanno un talento innato. L’album presenta 15 tracce con (Fibra, Jake, Guè, Coez, Salmo, Hell Raton) tutta la nuova scuderia della crew Machete ed anche: (Dani Faiv, Lazza, Taxi B, Massimo Pericolo, Mara Sattei, Madame, ecc). L’intento è accontentare un po’ tutti, dai nostalgici ai più giovani, e soprattutto fare il botto su Spotify con feat. a più non posso. Il risultato è un grande lavoro. Un pezzo che personalmente mi ha colpito è “BLOODY BARS – Locked” perché contiene la partecipazione di un ragazzo di 14 anni classe 2006 (Sir Prodige), che nel pezzo ha veramente fatto un figurone. Anniversario di morte di Heitor Villa-Lobos. Heitor Villa-Lobos, nato a Rio de Janeiro il 5 Marzo 1887, fu un famoso compositore dell’età contemporanea. Il suo primo tentativo di avvicinamento alla musica avvenne durante l’adolescenza, imparando a suonare il violoncello. Vi seguirono il clarinetto, pianoforte, sassofono e la chitarra, lo strumento musicale attraverso il quale venne riconosciuto come compositore e innovatore. I suoi studi, quasi totalmente da autodidatta, si basarono sulle opere di Bach e Vincent D’Indy, mentre quelle di chitarra si incentrarono sulle composizioni di Fernando Sor, Dionisio Aguado, Matteo Carcassi
e Ferdinando Carulli. Dal 1905 al 1913, decise di scappare di casa per recarsi nelle regioni nord-orientali del Brasile. Dopo aver ottenuto una borsa di studio a Parigi ed aver concluso gli studi, rientrò in patria acclamato come un eroe nazionale. Nel 1942 fondò il conservatorio di Canto Orfeonico e nel 1946 un’accademia musicale. Dopo numerose composizioni e concerti, morì nella sua città natale il 17 Novembre 1959, esattamente 61 anni fa. Tra le quasi 1300 opere prodotte da questo genio, vi troviamo 12 sinfonie, 17 opere, quartetti d’archi, balletti, suite, poemi sinfonici, concerti, lavori vocali, pezzi per pianoforte, musica religiosa, opere teatrali e colonne sonore, ma il tipico sound di Heitor Villa-Lobos lo troviamo negli Choros (parola Portoghese dal significato “pianto”), una serie di composizioni dell’omonimo musicista che fanno riferimento allo stile sentimentale di queste opere, composte fra il 1920 e il 1929. Letter to You «Sotto un cumulo di alberi ibridi ho tirato quel filo irritante, mi sono inginocchiato, ho impugnato la penna e chinato la testa. Ho provato a evocare tutto quello che il mio cuore ritiene sincero e lo spedisco nella mia lettera per te: le cose che ho scoperto durante i momenti difficili e belli, le ho scritte tutte con inchiostro e sangue, ho scavato a fondo nella mia anima e ho firmato con il mio vero nome… e l’ho spedito nella mia lettera per te…» È così che Bruce Springsteen sceglie di raffigurare il suo nuovo album. Con questa breve descrizione, il Boss d’America invita il
lettore a riflettere saggiamente citando i primi versi dell’omonima canzone. Rispetto al suo ultimo album “Western Stars”, di genere Country Rock, il ritorno dell’artista è caratterizzato dal suo tipico Rock, grazie al quale è riconosciuto in tutto il mondo. “Letter to You” ha ottenuto l’acclamo universale da parte dei critici musicali. Sul sito “Metacritic” l’album ha ottenuto un punteggio medio di 88/100, ha debuttato alla seconda posizione della Billboard 200, risultando il suo ventunesimo album nella Top 5 della classifica americana, è stato il più venduto negli Stati Uniti d’America nella settimana in cui ha debuttato e il più venduto del 2020 in tutto il mondo fino ad ora. Tra i brani che Il Boss ci offre, vi è “Rainmaker”, una canzone che Bruce scrisse sedici anni fa, ai tempi della sua battaglia con George W. Bush. In un’intervista afferma: «Credo di averla composta quando lui era presidente. Avevo cominciato a buttarla giù in quel periodo, ma mi sono accorto che si adatta molto meglio a Trump perché parla di un demagogo. È un pezzo nel quale cerco di capire che cosa sta succedendo, qual è la connessione tra il demagogo e i suoi seguaci, qual è la dinamica del potere tra loro. Il tema è molto interessante, e così ho deciso di metterla nel nuovo disco. Ce l’avevo nel cassetto da un po’, ma l’ho ripresa e l’ho aggiornata perché penso che abbia una relazione diretta con la nostra situazione attuale, vedi iniziative come quella, pacifica e indispensabile, del movimento di Black Lives Matter». L’album perfetto per tutti coloro che rimpiangono i vecchi tempi, capace di far viaggiare nel tempo e innamorare l’ascoltatore grazie alla varietà degli strumenti, tipica della sua E-Street Band e alla voce graffiante del front-man.
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