Geologia del Quaternario e pericolosità sismica - Corsi di Studio di Ingegneria
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Geologia del Quaternario e pericolosità sismica I fenomeni cosismici: la fagliazione superficiale Paolo Messina 18.02.2013 CNR – Istituto di Geologia Ambientale e Geoingegneria Corso di Microzonazione sismica e valutazione della risposta sismica locale per la ricostruzione post-terremoto – L’Aquila 18-22 Febbraio 2013
I SEDIMENTI CONTINENTALI IN ITALIA CARATTERISTICHE E METODI DI STUDIO La massima parte degli interventi antropici riguardano i terreni che costituiscono il suolo e il sottosuolo più o meno profondo. Rocce e terreni in profondità hanno un interesse limitato (idrogeologia, gallerie, trasmissione onde sismiche, giacimenti). La genesi dei terreni di superficie è in massima parte quaternaria e di ambiente continentale. Di qui la grande importanza che lo studio dei sedimenti continentali quaternari ha in quasi tutti i problemi geologico- applicativi.
L'interesse della Geologia del Quaternario risiede principalmente nei contributi che essa può fornire in due grandi settori: a) Elaborazione di modelli geologici del sottosuolo b) Valutazioni evolutive
a) Modelli geologici del sottosuolo La realizzazione di modelli geologici di sottosuolo è essenziale per ogni intervento antropico (anche l'interpretazione di un solo sondaggio è sostanzialmente un modello di sottosuolo). La loro affidabilità riveste una grande importanza nei riguardi di tutte le forme di caratterizzazione del sottosuolo Rappresentano la base per la razionale utilizzazione di indagini specifiche (problema della significatività ed estrapolabilità delle misure puntuali)
Il contributo della Geologia del Quaternario riguarda: definizione e tracciamento delle discontinuità che separano i corpi geologici che sono alla base del modello (limiti di primo ordine); indicazioni sulla distribuzione delle litologie all’interno di un corpo geologico (limiti di secondo ordine); indicazione dei limiti dell'alterazione. Il ruolo che può svolgere la Geologia del Quaternario nell’elaborazione di questi modelli è determinante per tutte le zone di pianura e, più in generale, per tutte quelle di più facile antropizzazione (es.: bacini intermontani).
Campi applicativi interessati ai modelli geologici di sottosuolo: fondazioni in campo statico e dinamico; geometria degli acquiferi; progettazione di opere sui versanti; propagazione di onde sismiche (risposta sismica locale); geoarcheologia; gestione di cave; ecc. In questi campi la GQ interagisce con varie discipline fra le quali sono da citare: - geotecnica - meccanica delle rocce - geofisica di esplorazione - archeologia - ecc.
b) Valutazioni evolutive In questo campo l'interesse della GQ sta principalmente nella possibilità che essa ha di ricostruire la parte più recente della storia geologica nei suoi vari aspetti (con particolare riguardo agli effetti dei processi geologici in atto) fornendo la base per valutazioni sulla evoluzione a breve ed a medio termine (quelle a lungo termine hanno generalmente una scarsa importanza in campo applicativo)
Campi applicativi interessati ai processi geologici in atto: - stabilità degli alvei (pericolo di esondazione, pericolo di instabilità dei versanti) - stabilità dei versanti in campo statico e dinamico - stabilità delle coste - subsidenza - sfruttamento di acquiferi in zone di pianura - variazioni climatiche - tettonica attiva e sismotettonica - pericolosità sismica - fagliazione di superficie
In questi campi la GQ interagisce con numerose discipline, fra le quali sono da citare: - meccanica delle rocce - geotecnica - geofisica di esplorazione - geochimica - idrologia superficiale e sotterranea - climatologia - sismologia - ecc. Dall'integrazione dei modelli geologici di sottosuolo e dei processi geologici in atto si sviluppa tutta la problematica dei c.d. "rischi naturali" di natura geologica (inondazioni, frane, terremoti) nonché quella della "pianificazione territoriale"
Importanza dei risultati ottenuti dall'integrazione dei modelli geologici di sottosuolo e dei processi geologici in chiave evolutiva S1 S2
Il territorio italiano è geologicamente giovane (principalmente a causa di una tettonica quaternaria tuttora attiva) Caratteristiche generali: localmente ampi bacini di ambiente continentale e di transizione al marino nelle zone di fossa (pianura padana, piana del Sele, Campidano, ecc.); prevalenza delle aree in erosione in tutte le zone di catena; presenza di piccoli bacini lacustri connessi tra loro da reticoli fluviali molto articolati nelle zone di catena; in vaste zone italiane i normali processi di erosione e sedimentazione sono complicati da fenomeni vulcanici.
La disposizione, l’estensione e gli spessori dei depositi quaternari sono fortemente condizionati dalle variazioni climatiche, in quanto esse influiscono sul sistema erosione-sedimentazione, e dalla tettonica prevalere di bacini di sedimentazione molto variabili per dimensioni (superficie dalle poche centinaia alle decine di milioni di mq) e profondità (da pochi m fino a qualche centinaia o migliaia di metri) continua alternanza di erosione e sedimentazione sedimentazione molto variabile per facies e velocità le successioni sedimentarie sono spesso costituite da litosomi di spessori modesti e con rapidi cambiamenti di facies
PERICOLOSITA’ SISMICA La pericolosità (da: pericolo; H: hazard) è stata definita dall’UNESCO (United Nations Educational Organization) (Varnes, 1984) come la probabilità del manifestarsi, entro un certo periodo di tempo e in una determinata area, di un fenomeno potenzialmente dannoso. Nel caso della pericolosità sismica l’evento dannoso è un terremoto. La pericolosità sismica, la vulnerabilità e l’esposizione concorrono al calcolo del RISCHIO SISMICO La vulnerabilità è invece direttamente legata alle caratteristiche costruttive degli edifici o di qualsiasi altro manufatto e rappresenta una misura che indica la possibilità di subire danni da parte degli edifici in caso di scosse sismiche. Molto alta, ad esempio, è la vulnerabilità di antichi centri storici dove spesso sono stati utilizzati materiali da costruzione e malte scadenti, mentre molto bassa è dove le costruzioni sono state realizzate con moderni criteri antisismici. L’esposizione è una misura che tiene conto di vari elementi quali, ad esempio, l’importanza ed il valore dei manufatti soggetti a danneggiamento, la densità di abitanti presenti sul territorio, ecc. L’esposizione di un’area collocata in zona desertica risulta quindi estremamente bassa, mentre è molto alto il valore in zone densamente popolate, con edifici di pregio o maggiormente per i siti che ospitano strutture di protezione civile o opere ad alto rischio ambientale (centrali per la produzione di energia, dighe, ponti, ...)
Numero di morti dovuti ai principali eventi sismici verificatisi nel XX secolo in zone abitate.
Epicentri di circa 30.000 terremoti registrati nel periodo 1961-1967
Le principali placche della litosfera e gli epicentri di circa 30.000 terremoti registrati nel periodo 1961-1967
Il terremoto è un movimento del terreno causato da onde meccaniche (sismiche) che si propagano a partire dalla rottura di un volume di roccia Sforzo Sforzo Deformazione Sforzo Sforzo Liberazione di energia sotto forma di calore e onde meccaniche in pochi secondi al momento della rottura lungo la faglia. Rottura
Le Faglie Faglia normale (normal fault). Il movimento avviene perpendicolarmente alla direzione della superficie di faglia con uno spostamento verso il basso del tetto rispetto al letto. Faglia inversa (thrust fault). Il movimento avviene perpendicolarmente alla direzione della superficie di faglia con uno spostamento verso l'alto del tetto rispetto al letto. Faglia trascorrente (strike-slip fault). Il movimento avviene lungo la direzione della superficie di faglia. Si può distinguere in destra o sinistra secondo che ad un osservatore posto su un blocco, l'altro apparirà essere stato spostato rispettivamente verso la sua destra o verso la sua sinistra. Spesso le faglie trascorrenti presentano la superficie di scorrimento verticale o molto inclinata. Da Accordi et Al., 1993
Da Simpson (1992)
Le faglie Scarpata di faglia Epicentro Piano di faglia Ipocentro
NEOTETTONICA Una definizione di neotettonica particolarmente adatta al caso italiano è: "insieme integrato di ricerche avente come scopo la definizione della evoluzione tettonica pliocenico-quaternaria, ricostruita con scansione temporale dell'ordine delle centinaia di migliaia di anni" (Bosi, 1992). Lo stesso autore osserva che "i punti qualificanti di una definizione di questo tipo, rappresentati dalla prospettiva evolutiva nella quale essa si pone e dal dettaglio temporale con cui si intende operare, conferirebbero alla neotettonica una individualità propria e un carattere marcatamente interdisciplinare".
TETTONICA ATTIVA Effetto dell'attuale regime di sforzi che interessa la crosta terrestre; ad esso sono riferibili i movimenti tettonici attesi in un intervallo temporale futuro di interesse per la società. in sostanza, si tratta di presente attività tettonica ma l'attività che porta ad eventi catastrofici può non necessariamente essere delineata sulla base di fenomeni registrati per intervalli temporali di pochi anni o per più ampi periodi storici.
FAGLIA ATTIVA (1) L'abbondanza di definizioni riflette in certo modo la difficoltà di definire in maniera univoca il significato di tettonica attiva, di cui le faglie attive sono l'espressione più evidente. Willis (1923) - Faglia attiva è una faglia lungo la quale è probabile il movimento in futuro ... Sono faglie attive tutte quelle faglie lungo le quali c'è stato movimento in epoca storica ed anche tutte quelle faglie per le quali può essere definita l'evidenza fisiografica di recenti dislocazioni superficiali. Louderback (1950) - Le faglie attive sono interessate da movimenti attuali o si sono mosse in tempi geologici recenti o storici e saranno interessate da movimenti ripetuti nel futuro. Bonilla (1967 e 1970) - Faglia attiva è quella faglia che si è mossa nel passato recente e potrebbe muoversi nel futuro prossimo. Il "passato recente" include l'ora attuale e si estende all'indietro per un tempo indefinito nel quale molti geologi includono almeno l'Olocene. Il "futuro prossimo" include un intervallo temporale nell'ordine della vita utile di strutture ingegneristiche o l'intervallo temporale considerato in pianificazioni di lungo periodo per il futuro. Wentworth et al. (1969) - Una faglia è attiva se a causa delle sue attuali caratteristiche tettoniche, può essere interessata da movimento nell'immediato futuro geologico. Questo stato di attività esiste indipendentemente dalla capacità del geologo di riconoscerlo.
FAGLIA ATTIVA (2) Grant-Taylor et al. (1974) - Una faglia attiva mostra evidenze di movimenti ripetuti negli ultimi 5.000 anni, ma potrebbe anche avere avuto un solo movimento in questo periodo e ripetuti movimenti negli ultimi 50.000 anni. Sherard et al. (1974) - Una faglia attiva (o potenzialmente attiva) è tale da mostrare sufficiente evidenza di dislocazione nel passato geologico recente da rendere ragionevole anticipare che dislocazioni superficiali future potrebbero avvenire nel corso della vita di una diga (circa 100 anni). U.S. Bureau of Reclamation (1976) - Vengono considerate faglie attive quelle che mostrano dislocazioni negli ultimi 100.000 anni. Slemmons e McKinney (1977) - Si definisce attiva una faglia che si è mossa nel corso dell'attuale regime sismotettonico e che quindi avrà probabilmente nuove dislocazioni in futuro. La definizione si adatta alla realtà italiana. Questa compatibilità di "faglia attiva" con il concetto di "regime sismotettonico attuale" è particolarmente funzionale anche nell'ottica della definizione precedentemente data di "tettonica attiva", vale a dire l'effetto dell'attuale regime tettonico. In questo senso "faglia attiva" rappresenta la manifestazione per eccellenza della "tettonica attiva": l'attivazione della faglia in occasione di forti terremoti è in grado di lasciare tracce indelebili sulla superficie terrestre che costituiscono l'evidenza più diretta della tettonica attiva.
Parametri geometrici Coordinate delle terminazioni della faglia attiva Lunghezza dell'espressione superficiale Giacitura del piano di faglia in superficie e nel sottosuolo Spessore dello strato sismogenetico Parametri cinematici Tipo del movimento lungo faglia (normale, inverso, trascorrente) Entità della dislocazione Cronologia della dislocazione Rateo di movimento lungo faglia Tempo di ricorrenza per eventi di fagliazione di superficie Tempo intercorso dall'ultimo evento di fagliazione superficiale
SEGMENTAZIONE La segmentazione implica l'identificazione e caratterizzazione delle discontinuità lungo una zona di faglia che potrebbero potenzialmente agire come barriera alla rottura cosismica. Discontinuità lungo zone di faglia sono suggerite da aspetti geometrici, strutturali, paleosismologici, geomorfologici, geologici, geofisici e reologici. Le principali discontinuità in una zona di faglia possono essere raggruppate in tre categorie: discontinuità geometriche, strutturali e cinematiche. Le prime includono cambiamenti nell'orientazione di una faglia, zone di sovrapposizione per relazioni strutturali di tipo en- echelon e aree di non fagliazione. Le discontinuità strutturali includono intersezioni con altre faglie o pieghe e terminazioni in corrispondenza di strutture trasversali alla principale. Poiché la terminazione di una faglia può essere considerata come una discontinuità strutturale, singole faglie caratterizzate dall'uniformità dell'espressione geomorfologica possono essere classificate come segmenti. Le discontinuità cinematiche includono cambiamenti nel rateo di movimento, nel tempo di ricorrenza tra un evento di fagliazione e un altro, nella direzione della dislocazione.
ESEMPI DI SEGMENTAZIONE
LUNGHEZZA DI UNA FAGLIA ATTIVA La lunghezza di una faglia attiva o di un segmento di faglia costituisce un parametro fondamentale ai fini della pericolosità sismica. Essa è infatti utilizzata comunemente per la valutazione della magnitudo attesa lungo una determinata faglia, in base all'utilizzo di equazioni derivate dall'elaborazione di dati geologico-sismologici mondiali (per es. Wells e Coppersmith, 1994). L'equazione che lega la rottura superficiale alla magnitudo, così come derivata dal lavoro dei menzionati autori è: M = a + b * log (SRL) dove M è la magnitudo momento, a e b sono due coefficienti funzione della cinematica della faglia, SRL è la lunghezza della rottura superficiale. Nel caso di faglie normali a=4.86 e b=1.32; per faglie inverse a=5.00 e b=1.22; per faglie trascorrenti a=5.16 e b=1.12. Sebbene l'equazione si riferisca alla fagliazione di superficie dovuta a singoli eventi sismici, essa può essere applicata all'espressione geomorfologica della faglia o del segmento di faglia attiva assumendo che questa/o rappresenti l'integrale delle rotture cosismiche dovute a numerosi terremoti.
TIPO DI MOVIMENTO Il tipo di movimento lungo faglia è definibile mediante: 1) analisi strutturale, tramite campionamento di indicatori cinematici recenti; 2) indicazioni geologiche, tramite la valutazione della dislocazione di limiti geologici di unità stratigrafiche recenti (almeno quaternarie); 3) indicazioni morfologiche, ad esempio tramite la valutazione della dislocazione di forme lineari (incisioni fluviali), planari (terrazzi fluviali, superfici di conoidi) o circolari (circhi glaciali, doline, nicchie di frana) attraversate da una faglia.
ENTITA' DELLA DISLOCAZIONE Esempio: la faglia è stata responsabile della dislocazione verticale di circa 550 m di depositi della parte alta del Pleistocene inferiore, oppure di circa 10 m di una superficie di erosione scolpita su depositi datati a ca. 25000 anni BP, oppure di 3 m di depositi datati a ca. 6000 BP.
Appennino abruzzese:Monti della Magnola
Appennino abruzzese:Monti della Magnola Galli et al., 2011
Appennino umbro: Monte Vettore
ENTITA' DELLA DISLOCAZIONE Esempio: la faglia è stata responsabile della dislocazione verticale di circa 550 m di depositi della parte alta del Pleistocene inferiore, oppure di circa 10 m di una superficie di erosione scolpita su depositi datati a ca. 25000 anni BP, oppure di 3 m di depositi datati a ca. 6000 BP.
RATEO DI MOVIMENTO Avendo a disposizione entità e cronologia della dislocazione, è possibile definire il rateo di movimento di una faglia. La semplice relazione che lega i tre parametri è: R=D/T dove, R è il rateo di movimento, D l'entità della dislocazione, T l'intervallo cronologico cui si riferisce la dislocazione. R si esprime solitamente in mm o cm/anno. Ad esempio, nei casi precedentemente citati, se si danno riferimenti cronologici assoluti ai depositi del Pleistocene inferiore (es. 1.0-0.8 Ma), i 550 metri di rigetto verticale forniscono un rateo variabile tra 0.7 e 0.5 mm/anno. Nel caso della superficie dislocata di 10 m, abbiamo soltanto un riferimento post quem per l'età della superficie. In sostanza sappiamo che la superficie è più recente di 25000 BP, età dei depositi su cui essa è scolpita. Questo significa che se noi dividiamo il rigetto di 10 m per l'intervallo cronologico di 25000 anni, otteniamo un rateo minimo (pari a 0.4 mm/anno) cioè un limite inferiore per il rateo di movimento reale. In pratica, dato che l'età della superficie è più recente di 25000 anni, il rateo è sicuramente più elevato di 0.4 mm/anno. Nel caso della dislocazione di 3 m di depositi datati a 6000 BP, possiamo calcolare un rateo assoluto, poiché la dislocazione riguarda direttamente un'unità deposizionale datata. In questo caso il rateo di movimento è pari a 0.5 mm/anno.
RATEO DI MOVIMENTO E TEMPO DI RICORRENZA Dal rateo di movimento di una faglia è possibile avere indicazioni sul tempo di ricorrenza degli eventi di dislocazione (ovvero sul tempo che intercorre tra eventi di fagliazione di superficie successivi e pertanto tra eventi sismici di elevata magnitudo), avendo a disposizione indicazioni sull'entità del rigetto per evento. In questo caso, la relazione che lega tempo di ricorrenza, rateo di movimento e rigetto per evento è: TR=De/R Dove TR è il tempo di ricorrenza in anni, De è l'entità della dislocazione per evento in mm, R è il rateo di movimento in mm/anno. Nel caso di una faglia normale con rigetto per evento pari a 1 m (entità che può essere riferita a casi di terremoti di magnitudo 6.5-7), con un rateo pari a 0.5 mm/anno, si ottiene un tempo di ritorno pari a 2000 anni. Con questa procedura si assume che possano avvenire soltanto terremoti di una determinata magnitudo, solitamente la massima possibile lungo una determinata faglia, e che pertanto il rateo di movimento sia rappresentativo di questi terremoti.
TEMPO DI RICORRENZA Intervallo temporale che intercorre tra eventi di dislocazione (e quindi terremoti di elevata magnitudo) successivi lungo una determinata faglia. Il tempo di ricorrenza di solito si valuta a partire da una successione completa e cronologicamente vincolata di eventi di dislocazione lungo una faglia. Una delle conquiste dell'analisi paleosismologica in Italia è stata la definizione di tempi di ricorrenza che solitamente sono superiori al millennio. Questo aspetto ha delle ricadute immediate in termini di pericolosità sismica. E' evidente, ad esempio, che la pericolosità sarà minima in un'area interessata da una faglia lungo la quale è occorso un evento di dislocazione (e quindi un terremoto di magnitudo elevata) in tempi recenti (ad esempio durante il XIX secolo). Al contrario la pericolosità sarà elevata per quelle aree interessate da faglie la cui ultima attivazione è occorsa 1000 o 2000 anni fa.
TEMPO INTERCORSO DALL'ULTIMO EVENTO DI DISLOCAZIONE In genere anche questo intervallo temporale è definito tramite l'analisi paleosismologica. In pratica, l'aspetto fondamentale che consente la definizione di questo parametro è la datazione di unità stratigrafiche o forme che sigillano la faglia. Se, ad esempio, una determinata faglia è stata responsabile della dislocazione di unità stratigrafiche datate a 18000 BP, 14000 BP e 8000 BP, ma è sigillata da un'unità datata a 3000 BP, si potrà dire che essa è stata sicuramente caratterizzata da attività nel corso della parte finale del Pleistocene superiore e durante l'Olocene e che il tempo intercorso dall'ultimo evento di fagliazione è pari ad almeno 3000 anni. In termini di pericolosità sismica, se quello descritto fosse un caso di faglia appenninica (per cui i tempi di ricorrenza sono al massimo di poche migliaia di anni), ci si troverebbe in un ambito di elevata pericolosità. Se invece la faglia fosse responsabile della dislocazione di livelli storici (ad esempio contenenti reperti ceramici medievali) e fosse sigillata da altri livelli storici (ad esempio contenenti ceramica settecentesca), allora il livello di pericolosità sismica sarebbe sicuramente più basso.
TERREMOTO CARATTERISTICO (Schwartz e Coppersmith, 1984 e 1986; Schwartz, 1988; Sieh, 1996) Secondo questo modello molte faglie individuali e segmenti di faglia tendono a generare essenzialmente terremoti della stessa entità o caratteristici, con una scarsa variabilità dei valori di magnitudo. Questi valori sono corrispondenti o prossimi alla magnitudo massima che può essere prodotta sulla base della geometria, proprietà meccaniche e stato di stress di quella faglia o segmento. Schwartz e Coppersmith (1984) sono giunti a questa conclusione usando dati di dislocazione per evento. Le analisi paleosismologiche lungo faglie normali e trascorrenti negli Stati Uniti occidentali hanno evidenziato, infatti, che i vari eventi di dislocazione identificati sono caratterizzati da una pressoché costante entità della dislocazione. In Italia: nel caso della faglia dell'Irpinia (Appennino meridionale), responsabile del terremoto del 1980 (Ms 6.9), i dati paleosismologici disponibili evidenziano la costanza del rigetto per evento nel tempo. Ciò ha portato ad ipotizzare un comportamento caratteristico della faglia. Un tale comportamento è ritenuto possibile per le faglie della Piana del Fucino, ed ipotizzato per la faglia dello Stretto di Messina.
Effetti geologici cosismici Disegno di P. Galli
Caratteristiche della deformazione cosismica in superficie in relazione alla magnitudo del terremoto; 1, fagliazione di superficie; 2, rotture subordinate; 3, cedimenti del terreno. (Da Michetti, 1994).
Rischio da fagliazione di superficie La fagliazione di superficie potrebbe avere un impatto significativo su edifici strategici e lifeline. L’importanza sociale che può essere attribuita a questo fenomeno naturale è evidenziata dall’attuale legislazione che, in alcuni paesi, condiziona la pianificazione dell’uso del territorio. Ciò significa che l’individuazione e la caratterizzazione di faglie attive hanno implicazioni sociali.
Fagliazione di superficie dovuta al terremoto di Kokoxili (Tibet) del 14 novembre 2001 (Mw 7.9).
Fagliazione di superficie del terremoto di Taiwan del 1999. La dislocazione ha interessato il letto di un fiume (creando una cascata) e le strutture di un ponte.
Terremoto di Borah Peak (Idaho) del 1983 (Ms 7.3). La fagliazione di superficie ha interessato un canale di irrigazione. (Da Crone et al., 1987).
I terremoti in Italia Sismicità storica (1000-1992) tratta dal catalogo NT (Camassi e Stucchi, 1997)
Rischio di fagliazione di superficie: faglie attive in Italia Faglie attive in Italia: in rosso, evidenze di attività tardo pleistocenica - olocenica; blu, evidenze di attività genericamente quaternaria; verde, faglie nascoste potenzialmente attive (Meletti et al., 2000).
# Slip W L Faults FAULT GEOMETRY AND SEISMIC BEHAVIOUR rate (km) (km) Mw mm/y 1a,b, Gubbio, c, 3 G. Tadino, 0.15 14 139 5.9 Colfiorito, Norcia 1a Gubbio only 0.15 12 22 6.2 (floating fault) 1b G. Tadino only 0.15 15 16 6.2 (floating fault) 1c Colfiorito 0.15 20 23 6.2 only (floating fault) 2 Fabrianese (t. floating fault) 0.15 15 51 5.9 3 Norcia 0.65 15 32 6.7 4 M. Vettore 0.50 15 22 6.5 5 Laga Mts. 0.65 14 29 6.6 (Campotosto) 6 C. Imperatore 0.6 15 44 6.8 7 L’Aquila 0.65 15 26 6.6 8 Ovindoli-Pezza 0.65 15 25 6.6 9 Fucino 0.7 17 36 6.9 10 M.Valle Aterno 0.6 15 21 6.5 11 Sulmona 0.6 15 21 6.5 Basin 12 Maiella 0.6 15 28 6.6 13 Aremogna 0.6 15 20 6.5 Cinquemiglia 14 Sangro 0.4 15 22 6.5 Akinci et al. (2004) 15 Martani sud 0.10 14 47 6.0 Salto velino
L’analisi geologica e sismologico-storica per la caratterizzazione della tettonica attiva e per valutazioni di pericolosità sismica : 1) ricostruzione dell'evoluzione tettonica quaternaria al fine dell'identificazione di faglie “primarie” attive nel Pleistocene superiore-Olocene (e quindi, molto probabilmente, diretta espressione del regime sismotettonico attuale): “Neotettonica” auct.; 2) caratterizzazione dell'attività recente di una faglia (entità del rigetto recente, rateo di movimento), mediante indagini geomorfologiche lungo la struttura; 3) individuazione e datazione di singoli eventi di dislocazione cosismici (analisi paleosismologiche), da alcuni secoli BP a millenni BP; le stesse indagini consentono la definizione di parametri che descrivono il comportamento delle faglie (rateo di movimento, massima magnitudo attesa, tempo di ritorno per eventi di fagliazione di superficie, tempo intercorso dall'ultima attivazione, ecc....); 4) completamento delle conoscenze sulle caratteristiche sismogenetiche, mediante indagini sui terremoti storici che hanno interessato una determinata area e indagini archeosismologiche (fagliazione in corrispondenza di siti archeologici e crolli sincroni in diversi siti) nella prospettiva di associare terremoti storici o archeoterremoti alle faglie.
Indagini geologiche e geomorfologiche su depositi e forme quaternarie N Pescina S. Benedetto dei Marsi Venere Piana del Fucino Gioia dei Marsi Ortucchio
Bosi et al. (2003, modificato)
Indagini paleosismologiche Esempi di schemi geologici di trincee paleosismologiche (da Galadini et al., 1999)
Indagini archeosismologiche Nella foto di sinistra è evidente la rotazione attorno ad un asse verticale mentre in quella di destra la rotazione alla base di uno dei ritti verso l'esterno accompagnata da lesioni nell'arco dovute generalmente a rototraslazione alle reni e/o in chiave Molto problematica è invece l’interpretazione, in chiave sismologica, dei crolli di colonnati di antiche costruzioni
Scarpate di faglia in roccia Galadini, 1999 Scarpate di faglia in roccia in Appennino centrale. A – Monti della Magnola (bordo settentrionale del bacino del Fucino, AQ) B – Monte Cefalone (bordo settentrionale della Piana di Campo Felice, AQ) C – Monte Serrone (bordo meridionale del bacino del Fucino, AQ) D – Monte Parasano (bordo orientale del bacino del Fucino, AQ).
Appennino abruzzese - Campo Felice Giaccio et al., 2002
Appennino abruzzese - Campo Felice Giaccio et al., 2002
Giaccio et al., 2002
Appennino abruzzese - Campo Felice
Elementi cosmogenici
Da Palumbo et al. 2004
Da Palumbo et al. 2004
Modello geologico evolutivo Schema dell’evoluzione geologica quaternaria e rappresentazione degli elementi stratigrafici, morfologici, strutturali, ecc. con scansioni temporali medie dell’ordine di alcune centinaia o decine di migliaia di anni. • Ricostruzione dell'evoluzione tettonica quaternaria al fine dell'identificazione di faglie “primarie” attive nel Pleistocene superiore-Olocene (e quindi, molto probabilmente, diretta espressione del regime sismotettonico attuale): “Neotettonica” auct.; • Caratterizzazione dell'attività recente di una faglia (entità del rigetto recente, rateo di movimento, lunghezza della faglia, ecc.), mediante indagini stratigrafiche e geomorfologiche lungo la struttura. -------------------------------------------------------------------------------------------------- • Individuazione e datazione di singoli eventi di dislocazione cosismici (analisi paleosismologiche), da alcuni secoli BP a millenni BP; le stesse indagini consentono la definizione di parametri che descrivono il comportamento delle faglie (rateo di movimento, massima magnitudo attesa, tempo di ritorno per eventi di fagliazione di superficie, tempo intercorso dall'ultima attivazione, ecc....).
Questo tipo di approccio non può in ogni caso essere limitato ad indagini speditive (es.: solo rilievi geomorfologici) o a carattere locale (es.: isolati scavi paleosismologici in assenza di dettagliati studi geologici a carattere areale). Scarpate di faglia in roccia Scarpate di faglia in roccia in Appennino centrale. Galadini, 1999 A – Monti della Magnola (bordo settentrionale del bacino del Fucino, AQ) B – Monte Cefalone (bordo settentrionale della Piana di Campo Felice, AQ) C – Monte Serrone (bordo meridionale del bacino del Fucino, AQ) D – Monte Parasano (bordo orientale del bacino del Fucino, AQ).
Questo tipo di approccio non può in ogni caso essere limitato ad indagini speditive (es.: solo rilievi geomorfologici) o a carattere locale (es.: isolati scavi paleosismologici in assenza di dettagliati studi geologici a carattere areale). Faglia di Anversa degli Abruzzi
Appennino abruzzese - Piana del Fucino Giraudi, Messina et al. (2007)
Evoluzione tettonica del “terrazzo” Pescina - Collarmele Superficie Pescina - Collarmele Superficie Pescina - Collarmele Messina, 1996
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Il terremoto abruzzese del 6 Aprile 2009
Tempera (6/4/2009) Acquedotto del Gran Sasso (6/4/2009)
The Paganica structure, is a 18 km-long normal fault, not recognized by the geologists as active fault before the April 6, 2009 L’Aquila earthquake, during which it produced a modest, but evident, surface faulting.
Galli, Giaccio e Messina (2010)
Giaccio et al. (2012)
Galli, Giaccio e Messina (2010)
Galli, Giaccio e Messina (2010)
Giaccio et al. (2012)
Messina et al. (2011)
Galli et al. (2011)
Galli et al. (2011)
Galli et al. (2011)
Galli et al. (2011)
Conclusioni Gli studi di geologia del Quaternario integrati con i risultati delle analisi paleosismologiche sono di fondamentale importanza per la caratterizzazione della tettonica attiva e quindi della pericolosità sismica: 1) ricostruzione dell'evoluzione tettonica quaternaria al fine di identificare le faglie “primarie” attive nel Pleistocene superiore-Olocene (e quindi, molto probabilmente, diretta espressione del regime sismotettonico attuale): “Neotettonica” auct.; 2) caratterizzazione dell'attività recente di una faglia (entità del rigetto recente, rateo di movimento), mediante indagini stratigrafiche e geomorfologiche lungo la struttura; 3) individuazione e datazione di singoli eventi di dislocazione cosismici (analisi paleosismologiche), da alcuni secoli BP a millenni BP; le stesse indagini consentono la definizione di parametri che descrivono il comportamento delle faglie (rateo di movimento, massima magnitudo attesa, tempo di ritorno per eventi di fagliazione di superficie, tempo intercorso dall'ultima attivazione, ecc....); 4) completamento delle conoscenze sulle caratteristiche sismogenetiche, mediante indagini sui terremoti storici che hanno interessato una determinata area e indagini archeosismologiche (fagliazione in corrispondenza di siti archeologici e crolli sincroni in diversi siti) nella prospettiva di associare terremoti storici alle faglie.
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