Audizione presso la IX Commissione permanente (Trasporti, poste e telecomunicazioni) della Camera dei deputati

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Audizione presso la IX Commissione permanente (Trasporti, poste e telecomunicazioni) della Camera dei deputati
Audizione presso la IX Commissione permanente
     (Trasporti, poste e telecomunicazioni)
             della Camera dei deputati

   Indagine conoscitiva sull’assetto e sulle prospettive
      del sistema delle comunicazioni elettroniche

                    Roma, 22 ottobre 2008
Audizione presso la IX Commissione permanente (Trasporti, poste e telecomunicazioni) della Camera dei deputati
Desideriamo innanzitutto ringraziare il Presidente della IX Commissione
permanente (Trasporti, poste e telecomunicazioni) della Camera dei deputati per
l’invito   all’audizione   odierna   nell’ambito   dell’“Indagine    conoscitiva
sull’assetto e sulle prospettive del sistema delle comunicazioni
elettroniche”, un tema al centro del dibattito politico a livello europeo e
mondiale ed un argomento di primaria importanza per le Associazioni e le
Imprese aderenti alla Federazione per le le ricadute sui mercati di riferimento.

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Confindustria Servizi Innovativi e Tecnologici rappresenta in Confindustria le
imprese di Applicazioni Satellitari, Comunicazione e Marketing, Consulenza,
Contenuti Digitali, e-Media, Formazione, Ingegneria, Internet, Qualità,
Radiofonia e Televisione, Ricerche e Sondaggi, Servizi Tecnologici e
professionali, Tecnologie Informatiche, Telecomunicazioni.

All’interno del Sistema confederale, Confindustria Servizi Innovativi e
Tecnologici è una delle principali Federazioni nazionali di settore. La sua
mission è promuovere politiche articolate per favorire la crescita dei Servizi
Innovativi e Tecnologici in coerenza con le necessità di sviluppo del Sistema
Paese.

Il settore dei Servizi Innovativi e Tecnologici – che in Italia esprime il 25% del
PIL (elaborazioni su dati ISTAT) – annovera a livello nazionale circa 1 milione
di imprese, che occupano oltre 2,5 milioni di addetti. A Confindustria Servizi

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Innovativi e Tecnologici fanno capo – attraverso 45 Associazioni di Categoria e
62 Sezioni Territoriali istituite presso le Unioni Provinciali di Confindustria –
circa 17.000 imprese con 600.000 addetti, che realizzano un fatturato
complessivo pari a circa il 40% del volume d’affari del settore.

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EXECUTIVE SUMMARY

Il sistema delle comunicazioni elettroniche in Italia, anche grazie alle liberalizzazioni, ha
avuto un forte sviluppo con notevoli benefici per le imprese e per il sistema Paese nel suo
complesso. Una ulteriore crescita, anche maggiore di quella realizzata fino ad oggi, è
possibile (secondo valutazioni ampiamente condivise a livello internazionale si stima un
incremento annuo del PIL tra l’1,5% e il 2%) se trainata da una domanda di servizi e
contenuti sempre più ampia e diversificata. Le tecnologie ICT e l’Information Technology
offrono strumenti e soluzioni che potranno soddisfare ampiamente tale domanda se le
infrastrutture di rete saranno in grado di offrire il veicolo necessario. Le reti wired e wireless
attuali dovranno proseguire nel percorso di sviluppo per far fronte alle esigenze di una
clientela sempre più “in rete”, in analogia con quanto si assiste in tutti i principali paesi
occidentali. E’ compito del Governo, nel rispetto del principio di neutralità tecnologica e di
libero funzionamento di mercati liberalizzati e competitivi, definire obiettivi strategici di
medio lungo termine in materia, e delle Autorità di regolamentazione di fissare le regole per
lo sviluppo delle infrastrutture, garantendo l’assetto concorrenziale nel mercato e la parità di
accesso e la non discriminazione delle infrastrutture. Gli ambiti di intervento sono molteplici
e riguardano nella fase di investimento, una semplificazione delle norme (amministrative ed
ambientali) per le autorizzazioni e le concessioni nonché condizioni di assegnazione dello
spettro frequenziale tali da incentivare economicamente lo sviluppo delle infrastrutture.
Parallelamente andranno definite le iniziative che diano maggiore impulso allo sviluppo
del mercato dei servizi resi disponibili alle imprese, alle Pubbliche Amministrazioni e ai
cittadini, con una forte azione di stimolo nei confronti della domanda la quale non sempre è
in grado di cogliere le occasioni offerte dalle tecnologie.

Il confronto a livello europeo ed internazionale evidenzia un ritardo dell’Italia.

A livello europeo si registrano situazioni diverse nei vari Paesi con differenti livelli di
sviluppo/innovazione dove nel passato sono state fatte scelte infrastrutturali di reti
diversificate.
In generale si registra una maggiore prudenza nei programmi di investimento rispetto a
quanto avviene negli USA ed nei Paesi Orientali (Giappone e Corea).
Secondo i dati della Commissione Europea la penetrazione media della Banda Larga in Italia
registra un tasso (17,1%) inferiore a quello di Spagna (18,3%), Francia (23,3%),
Germania(23,8%) e Regno Unito (25,7%) ed inferiore anche della media UE27 (20%).
Il ritardo non ha riscontro in termini di copertura, che in Italia risulta di circa il 90% della
popolazione, ed eliminare completamente il digital divide, essenzialmente nel Mezzogiorno e
nelle aree rurali e montane, richiederebbe investimenti non sostenibili a meno di sfruttare
anche sistemi wireless come il WiMAX, eventualmente integrato dal satellite, ovvero
favorendo la diffusione di terminali satellitari dedicati per le famiglie e le PMI.
In assenza di interventi ad hoc, il ritardo è destinato peraltro ad aumentare essendo anche il
tasso di crescita della penetrazione inferiore a quello di detti paesi e della media europea a
27.
Confindustria Servizi Innovativi e Tecnologici ha elaborato un indicatore sintetico che
misura il “Livello di Innovazione” italiano rispetto ai principali competitor europei in alcuni
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campi da cui dipende il potenziale innovativo e l'   Italia si conferma più indietro (0,75) degli
altri Paesi. In testa troviamo il Regno Unito con 0,99, seguito dalla Spagna che negli ultimi
anni ha accelerato grazie a politiche di innovazione molto incisive (0,92), dalla Germania
(0,91) e dalla Francia (0,84) dove il Presidente Sarkozy ha varato nel corso del 2008 il piano
Attali, con l’obiettivo di innescare il circolo virtuoso tra capacità di innovazione e crescita
economica.
Il ritardo italiano è particolarmente evidente nella quantità di spesa per informatica che risulta
inferiore del 25% rispetto ai maggiori Paesi UE. Anche gli investimenti nelle
telecomunicazioni negli ultimi anni hanno subìto una battuta d’arresto preoccupante (negli
ultimi due anni -9% all’anno rispetto al resto del mondo) che giustifica una certa prudenza
nell’affrontare nuove realizzazioni.

Il gap di innovazione penalizza il nostro Paese ai fini della crescita e della competitività.

Tra i motivi della bassa crescita del nostro PIL negli ultimi anni c’è anche quello di un
insufficiente tasso di investimenti in innovazione e ICT. Nel periodo 2001-2006 il contributo
degli investimenti ICT alla crescita economica del Paese è stato pari a 0,18% sulla crescita
media annua del PIL. Tutti i Paesi che sono cresciuti di più di noi nello stesso periodo hanno
registrato un contributo degli investimenti ICT alla crescita media annua del PIL più elevato
del nostro.
A causa del “Ritardo Informatico Generalizzato” (Cittadini, Imprese, Pubbliche
Amministrazioni) del nostro Paese, in assenza di una massiccia diffusione dei PC nelle case,
nelle aziende e negli uffici pubblici, risulta difficile prevedere tassi di crescita “importanti”
delle connessioni a banda larga. Gli investimenti infrastrutturali nelle nuove reti wired e
wireless, integrate con tecnologie complementari nelle aree più difficilmente raggiungibili,
devono offrire condizioni idonee per gli investitori che, in un contesto di neutralità
tecnologica e di semplificazione normativa, possono trovare i giusti margini di convenienza
finanziaria.
E’ necessario dare centralità strategica ai servizi innovativi e tecnologici affinché possano
a breve essere sempre più “digitali”, ossia fruibili prevalentemente on-line, in modo da
spingere l’offerta dal mondo cartaceo a quello digitale e la domanda da un mondo off-line ad
un mondo on-line, a tutto vantaggio dell’efficienza e della produttività delle imprese e
delle Pubbliche Amministrazioni.
Lo sviluppo delle reti a larghissima banda, anche per le tecnologie mobili, e la diffusione del
cosiddetto Pervasive & Ubicuitous Computing, ci faranno entrare nella “Società
dell’Informazione e della Comunicazione” caratterizzata da nuovi servizi ed applicazioni
interattivi per il lavoro e il tempo libero, senza soluzione di continuità nel tempo e nello
spazio, in situazioni dove la “telepresenza” sarà una dimensione del tutto normale,
abbattendo distanze geografiche e barriere comunicative oggi difficilmente superabili e, non
da ultimo, con ricadute positive sul fronte della riduzione dell’impatto ambientale, dei
consumi energetici e del traffico.
Se da una parte non vi è un immediato bisogno di reti con più elevate prestazioni rispetto a
quelle attuali, dall’altra è necessario progettare ora il passaggio verso le reti di nuova
generazione considerando le opportune “progressività territoriali e temporali” che ci
consentano di recuperare i gap accumulati e senza trovarci tra qualche anno nell’impossibilità
di seguire il processo evolutivo europeo ed internazionale.
Accanto alle infrastrutture di rete dovrà però svilupparsi una “infrastruttura” di servizi ed
applicazioni innovativi (ai cittadini, alle imprese e alle Pubbliche Amministrazioni) che
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rappresentano il volano di convenienze economiche senza le quali non è possibile
raggiungere il necessario consenso pubblico e la sostenibilità finanziaria di un grande
Progetto Paese: nella Sanità, nell’Education, nella Giustizia, nei Beni Culturali, nel
Turismo, nella Sicurezza, nell’Infomobilità, nell’Energia, nell’e-Government.

I servizi innovativi e le reti sono un grande Progetto Paese per recuperare competitività.

Siamo tutti consapevoli che una delle principali cause del ritardo di sviluppo dell’Italia
rispetto agli altri Paesi industrializzati, nel processo di globalizzazione, sia da attribuirsi
all’incapacità del nostro sistema di seguire gli sviluppi dell’innovazione. Scarsa sensibilità
politica, insufficienti conoscenze e preparazione tecnologica, problemi infrastrutturali,
limitata diffusione ed utilizzazione ICT nelle famiglie e nella Pubbliche Amministrazioni, un
sistema industriale che soffre queste difficoltà “ambientali”, sono tutti fattori che hanno
contribuito al ritardo accumulato. Questo gap ha determinato penalizzazioni in quasi tutti i
settori economici dove la carenza di servizi innovativi e tecnologici lungo tutta la filiera
(progettazione, produzione, marketing, distribuzione e commercio, assistenza post vendita,
ecc.), in un contesto civile ed istituzionale altrettanto arretrato tecnologicamente, ha ridotto la
competitività delle nostre imprese penalizzandone la crescita a livello nazionale e rendendole
deboli ed impreparate sui mercati internazionali.
Le infrastrutture di rete possono dare ancora un effetto propulsivo alla nostra economia e alla
nostra società se sapremo “rimetterci in corsa” cogliendo le opportunità e i benefici dei
servizi innovativi e tecnologici.
Le reti sono un fattore di importanza strategica perche generano ricadute positive sulle
attività economiche delle imprese, per l'  informazione e la comunicazione tra i cittadini e non
ultima per l’efficienza delle Pubbliche Amministrazioni.
Le infrastrutture devono ovviamente accompagnare lo sviluppo dei servizi e una politica
industriale è necessaria per creare un contesto favorevole all’innovazione. Le “condizioni al
contorno” necessarie riguardano: le esigenze infrastrutturali, il quadro regolatorio, il
contesto giuridico-normativo, la domanda e l’offerta di servizi avanzati, il mercato dei
contenuti digitali, le aspettative e il consenso dell’utenza, l’intervento dello Stato e i
diversi ruoli degli attori a livello territoriale, i rapporti con le Istituzioni Comunitarie, il
capitale umano, gli aspetti culturali e la conoscenza.
La Federazione intende condividere la responsabilità di una politica economica a favore
dell’innovazione e dello sviluppo tecnologico e vede nel Comitato dei Ministri per la
Società dell’Informazione (CMSI) la sede più opportuna per elaborare un programma di
interventi da condividere con le Imprese. Ad esso la Federazione propone di affiancare un
Comitato Tecnico in rappresentanza delle imprese che operi permanentemente a supporto
del CMSI realizzando, insieme alla formulazione delle proposte, il monitoraggio del Progetto
d’insieme e dei suoi obiettivi intermedi nell’ambito di un Osservatorio Periodico.

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LA SOCIETA’ DELL’INFORMAZIONE E DELLA COMUNICAZIONE

Le tecnologie digitali dell’informazione e della comunicazione si sono ormai
affermate tra i cittadini, nel mondo del lavoro, nelle Pubbliche Amministrazioni,
sia nel modo del lavoro che per il tempo libero.

A partire dagli anni ‘80 la crescita delle reti è avvenuta prevalentemente in
termini di utenti e di connessioni interessando fasce di territorio e modalità di
accesso sempre più ampie. Attualmente una domanda ormai consolidata
(soprattutto in Paesi più sviluppati) ed una continua evoluzione delle tecnologie,
portano ad uno sviluppo progressivo e continuo della domanda medesima in
termini di servizi e di contenuti. I devices fissi e mobili crescono come
performance capacità di trasmissione ed è sempre più necessario ampliare la
disponibilità di banda.

   Gli accessi a Banda Larga in Italia (2005-2007)
                                                                        10.120
                                              8.524 +18,7% 342
     10.000
                                   +27,5%
                           6.780              324          5,6%
       8.000
                          300        8%
       6.000
                                                                       9.778
       4.000                                 8.200         19,2%
                         6.480
       2.000
                                    26,5%

            0
                          2005                2006                      2007

  Fonte: Rapporto ASSINFORM 2008
                                   xDSL     Fibra ottica    Valori in miglia di accessi – Variazioni %

                                              7
Nel primo semestre 2008 gli accessi a banda larga (xDSL e fibra ottica) in Italia
hanno superato quota 10 milioni (a cui si aggiungono circa 2 milioni di accessi
in modalità “mobile”).

FONTE: Report on the Implementation of the Telecommunications Regulatory Package

In Italia il tasso di penetrazione della banda larga calcolato sugli abitanti
(17,1%) è inferiore alla media UE27 (20%) ed ha raggiunto una soglia di
maturità tale da impedirgli di crescere ulteriormente senza interventi di
alfabetizzazione informatica delle famiglie e delle imprese. Anche Il tasso di
penetrazione del PC nelle famiglie è fermo (al 50%), e risulta difficile prevedere
tassi di crescita “importanti” delle connessioni a banda larga in assenza di una
maggiore diffusione dei personal computer.

                                               8
Peraltro nel nostro Paese anche il tasso di crescita della penetrazione risulta
essere tra i più bassi in Europa, confermando l’andamento “negativo” espresso
in precedenza.

      17,1%

                                2,6

Per quanto riguarda infine la copertura, che in Italia risulta di circa il 90% in
termini   di     popolazione,   eliminare     completamente   il   digital   divide
essenzialmente nel Mezzogiorno e nelle aree rurali e montane, richiederebbe
investimenti non sostenibili a meno di sfruttare anche sistemi wireless come il
WiMAX eventualmente integrato dal satellite, ovvero favorendo la diffusione di
terminali satellitari dedicati per le famiglie e le PMI.

Occorre allora “spingere” verso una maggiore sensibilizzazione informatica dei
cittadini e delle imprese verso servizi ed applicazioni “evoluti”, che offrano
interattività e personalizzazione, alta qualità video ed audio, prestazioni elevate
sia in downstream che in upstream (ad esempio servizi in telepresenza),
simultaneità di più servizi.

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A livello europeo il ritardo italiano nell’utilizzo dei servizi di e-Government è
particolarmente evidente.
Nel grafico seguente si può notare nel nostro Paese la percentuale di
popolazione che utilizza i servizi di e-Government sia quasi la metà della media
europea (a 27) e meno di un terzo di quella della Svezia.

 % di popolazione che utilizza servizi di e-Government (2007)

  60%                                                                                53%

                                          43%
                            41%
                                                                              38%
  40%
              30%
                                                                      26%

                                                        17%
  20%

   0%
         Europa (27)     Francia      Germania         Italia      Spagna     UK    Svezia

Fonte: Commissione Europea – i2010 – Annual Information Society Report 2008

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CRESCITA E COMPETITIVITA’ A LIVELLO INTERNAZIONALE

Il Commissario alla Società dell’Informazione Viviane Reding non perde
occasione per ricordare che l’ICT è la chiave per la competitività e la crescita
economica in Europa, ed è responsabile per circa il 50% dell’attuale crescita di
produttività nella UE.

Il livello di innovazione di un Paese moderno e la sua capacità di cogliere le
opportunità offerte dall’Information and Communication Technology sono
fortemente condizionati dal contesto economico, normativo ed infrastrutturale e
dalla preparazione delle imprese, delle Pubbliche Amministrazioni e degli
individui ad utilizzarne i servizi e le applicazioni ed a trarne vantaggio.

Tutti i grandi Paesi europei ed in particolare quelli del Nord Europa hanno
investito più di noi nel settore ICT grazie soprattutto alla costante
focalizzazione sull'
                   educazione che ha favorito la creazione di sistemi di
formazione nazionali di prim'
                            ordine, a una cultura dell'
                                                      innovazione con una
spiccata predisposizione pubblica e privata allo sviluppo e all'
                                                               impiego di nuove
tecnologie, nonché a un contesto economico, fiscale e normativo favorevole.

L’Italia purtroppo ha accumulato un forte ritardo generalizzato in termini
di innovazione che la penalizza ai fini della crescita e della competitività.

Sono diverse le condizioni al contorno che incidono sui fattori di stimolo
all’innovazione e alle quali attribuire il gap che dobbiamo colmare rispetto agli
altri Paesi:
                                         11
- un peso normativo tra i più elevati al mondo;
- il livello della tassazione che disincentiva lavoro ed investimenti anche
       esteri;
- una spesa per l’istruzione e la formazione insufficiente;
- la bassa priorità nell’uso delle ICT nelle Pubbliche Amministrazioni e la
       scarsa presenza servizi ed applicazioni ICT negli uffici pubblici;
- la mancanza di una politica forte a favore delle ICT come strumento per far
       crescere la competitività del Paese;
- uno scarso utilizzo di Internet e delle tecnologie multimediali nelle scuole;
- l’incapacità delle imprese di assimilare l’uso delle nuove tecnologie in tutti i
       processi della filiera produttiva.

A ciò si aggiungono, come visto in precedenza, la bassa penetrazione della
banda larga e dei PC nelle famiglie e nelle Piccole e Medie Imprese anche se i
costi di accesso alla banda larga, rapportati al reddito, siano tra i più bassi in
assoluto.

Anche un recente studio sul “Indexing Broadband Performance”1 della
Commissione Europea conferma quanto affermato circa il livello di innovazione
dell’Italia (vedi Grafico seguente).

L'
 indice mostra nettamente che i Paesi leader all'
                                                interno dell'
                                                            UE sono quelli del
Nord Europa, perché dispongono di un ambiente favorevole all’innovazione e i
cittadini e le imprese hanno le competenze per utilizzare i servizi avanzati. Al
contrario fattori quali la mancanza di competenze digitali, una scarsa diffusione

1
    Future networks and the internet Indexing Broadband Performance (29 settembre 2008)
                                                                  12
dei computer e stanziamenti insufficienti per le ICT sono un freno alla
diffusione di servizi ed infrastrutture avanzati.

                                         13
LE RETI DEL SISTEMA DELLE COMUNICAZIONI ELETTRONICHE
E L’EVOLUZIONE DELLE APPLICAZIONI E DEI SERVIZI

Le considerazioni svolte al punto precedente evidenziano il ritardo e le
difficoltà che dobbiamo superare per rilanciare lo sviluppo economico del
Paese.

I nodi da risolvere sono molteplici ma tra essi quello infrastrutturale risulta
particolarmente delicato perché se da una parte non vi è un immediato bisogno
generalizzato di reti con più elevate prestazioni rispetto a quelle attuali,
dall’altra è necessario progettare ora il passaggio verso le reti di nuova
generazione considerando le opportune “progressività territoriali e temporali”
che ci consentano di recuperare i gap accumulati e senza trovarci tra qualche
anno nell’impossibilità di seguire il processo evolutivo europeo ed
internazionale.

Segnali del cambiamento che ci aspetta nei prossimi anni già si fanno notare. Le
nuove tecnologie digitali stanno modificando il nostro modo di vivere
all’interno della società e le generazioni più giovani già vivono nuove
esperienze e manifestano nuove esigenze. I media tradizionali (radio e TV) ed
Internet hanno di fatto realizzato la cosiddetta “Società dell’Informazione”. Lo
sviluppo delle reti a larghissima banda, anche per le tecnologie mobili, e la
diffusione del cosiddetto Pervasive & Ubicuitous Computing, ci faranno entrare
nella “Società dell’Informazione e della Comunicazione” caratterizzata da
nuovi servizi ed applicazioni interattivi che ci permetteranno di svolgere le

                                      14
nostre attività lavorative o del tempo libero, senza soluzione di continuità nel
tempo e nello spazio, in situazioni dove la “telepresenza” sarà una dimensione
del tutto normale, abbattendo distanze geografiche e barriere comunicative oggi
difficilmente superabili e, non da ultimo con ricadute positive sul fronte della
riduzione dell’impatto ambientale, dei consumi energetici e del traffico. La
dimensione analogica e quella digitale coesisteranno integrandosi e non
sembrerà più prematuro parlare di moneta elettronica, commercio elettronico, e-
Learnig, e- Government, ecc.

Le reti per le persone

I servizi e le applicazioni della Società della Comunicazione rappresentano uno
dei driver indispensabili affinché tutti i processi di innovazione e di sviluppo
economico si possano realizzare a partire da quelli di interesse generale:

• nella Sanità la diffusione di strumenti, applicazioni e servizi in tecnologia
   digitale rappresenta un’opportunità di efficienza e di contenimento della
   spesa.

   L’incremento della spesa sanitaria dovuto all’invecchiamento della
   popolazione e ai progressi della medicina richiedono strumenti innovativi
   per corrispondere alle aspettative del sistema contenendo il trend di crescita
   che rischia di andare fuori controllo.

   L’assistenza, anche a lungo termine, i sistemi di diagnosi e di cura, fino ad
   arrivare all’informazione e alla prevenzione, generano una domanda di
   servizi a livello organizzativo, tecnico e sanitario che attraverso le nuove
   tecnologie ICT possono essere erogati anche a distanza, realizzando una
   Sanità veramente “vicino” al cittadino;
                                        15
• nell’Education, su cui persistono ancora molte incertezze da parte degli
   editori scolastici circa la sostenibilità del business legato ai contenuti
   didattici digitali, oltre che resistenze da parte di una fascia ancora consistente
   degli insegnanti, si potranno migliorare i percorsi formativi utilizzando
   strumenti multimediali che sono in grado di stimolare una partecipazione più
   diretta e coinvolgente. In questo senso è positivo che il Governo si sia
   impegnato già nel decreto-legge n. 112/2008 a definire, in ogni scuola e
   istituto universitario per l’anno scolastico 2008-2009, l’obbligo di preferire
   l’adozione dei libri di testo in versione on-line rispetto a quelli cartacei,
   creando i presupposti per un’accelerazione del mercato dei contenuti digitali
   nel campo dell’education. Positiva anche la previsione, nelle scuole primaria
   e secondaria di primo grado e secondaria superiore, della produzione dei
   testi scolastici nella doppia versione, a stampa e on-line, per ampliarne la
   disponibilità e la fruibilità da parte di istituti scolastici, alunni e relative
   famiglie;

• nel settore della Giustizia dove i costi e i tempi sono uno dei principali
   problemi da affrontare. Raggiungere livelli di efficienza e produttività per un
   sistema complesso come quello della Giustizia italiana non è facile, ma
   attraverso i servizi innovativi attivabili e le nuove reti di comunicazione
   elettronica si potrà innalzare di molto il livello qualitativo. Si potranno, ad
   esempio, collegare le banche dati dei diversi uffici giudiziari o di accesso via
   web ai fascicoli dei procedimenti da parte dei legali, ovvero si potranno
   realizzare servizi più evoluti come quello per lo svolgimento di processi “a
   distanza”.

• nel segmento relativo ai Beni Culturali dove si prevedono ricadute molto
   significative, attraverso programmi volti a valorizzare il patrimonio storico
   culturale.
                                         16
L’Italia sconta una visione “domestica” della cultura ancora identificata in
  larga parte con la mera conservazione del patrimonio artistico, una visione
  che non comprende la reale portata dell’innovazione e della creatività come
  forze trainanti della cultura di un Paese

  La scommessa per l’Italia oggi non è tanto, o non solo, gestire un museo o
  renderlo digitale. Il vero primato del nostro Paese, infatti, non è solo quello
  di possedere la quota maggioritaria del patrimonio culturale mondiale, ma
  consiste nel fatto che qui da noi il museo è ovunque, presente in ogni angolo
  più remoto del territorio; un vero museo “diffuso”, che esce dalle strutture
  fisiche, occupa le piazze e le strade, si distribuisce ed è presente in ogni
  piega del territorio.

  Occorre quindi ampliare i confini della cultura attraverso le nuove tecnologie
  e i servizi innovativi, la formazione, l’imprenditorialità, l’integrazione con il
  turismo;

• il settore del Turismo dovrà invece riprendere a correre, dopo la brusca
  frenata registrata negli ultimi anni, partendo dai progetti per la
  digitalizzazione dell’offerta del marchio “Italia” avviati in passato e dai
  servizi che rendano più accessibile l’“esperienza Italia” da parte dei milioni
  di turisti che visitano il nostro Paese, eliminando le barriere dell’offerta
  tradizionale. La scommessa è quella di realizzare una gestione museale
  innovativa, efficiente e fruibile che, come avviene per i grandi musei nel
  mondo, consenta una fruizione “multi-modale” (attraverso tecnologie
  digitali, di realtà virtuale e attraverso la multimedialità). L’Italia peraltro ha
  una quantità enorme di beni artistici ed architettonici, per cui solo mettendo
  tutto questo patrimonio “in una grande rete museale e culturale” è possibile
  renderlo accessibile alla collettività;

                                        17
• ai fini della Sicurezza dove sistemi di videosorveglianza e di telecontrollo
   consentono di monitorare in tempo reale luoghi sensibili, situazioni
   particolari, persone e movimenti, diminuendo enormemente gli eventi
   indesiderati o imprevedibili e riducendone di molto gli effetti negativi. I
   sistemi di comunicazioni elettroniche e le tecnologie multimediali possono
   essere utilmente utilizzate ai fini della sicurezza sia in ambiti/ambienti
   pubblici sia privati contribuendo potendo svolgere sia una funzione
   preventiva che di pronto intervento, con notevoli vantaggi finanziari ed
   economici per la società;

• nel campo dell’Infomobilità per i sistemi di road pricing (ZTL, varchi di
   accesso, sistema di videosorveglianza, ecc.), per la movimentazione delle
   merci a livello urbano, extraurbano e intermodale, per il trasporto pubblico
   delle persone (sistemi di monitoraggio e localizzazione delle flotte,
   monitoraggio corsie riservate al trasporto pubblico locale, paline intelligenti,
   telesorveglianza, ecc.), monitoraggio del traffico e delle infrastrutture
   (pannelli a messaggio variabile, centrali operative, semaforica intelligente,
   ecc.), per il controllo integrato del traffico e il monitoraggio e la gestione dei
   dati sull’incidentalità stradale (sistemi di sanzionamento automatico, sensori
   di rilevamento nebbia, code, incidentistica, ecc.). E’ noto come la rete
   infrastrutturale dei trasporti sia particolarmente “stressata” in alcune aree (sia
   in ambito urbano che extraurbano) così come sono lunghi i tempi per attivare
   nuovi investimenti per cui è necessario intervenire sull’esistente da subito
   per ottimizzarne le potenzialità. Come ulteriore elemento di interesse per le
   soluzioni di infomobilità, si considerino le positive ricadute ambientali ed
   energetiche;

• nel settore dell’Energia con progetti di gestione intelligente degli utilizzi e
   dei consumi per ridurre sprechi e costi per gli utenti pubblici e privati;
                                         18
• per l’e-Government che porta trasparenza ed efficienza nei processi delle
   PP.AA. generando, attraverso la riduzione della burocrazia e le
   semplificazioni per i cittadini e le imprese, risparmi stimati nell’ordine del
   3% del PIL. Per la completa informatizzazione delle Pubbliche
   Amministrazioni sono necessari interventi sul Front Office (FO) e sul Back
   Office (BO). Gli utenti devono poter accedere mediante servizi e canali di
   comunicazione innovativi ed al contempo semplici, per facilitare
   l’interazione e le transazioni (anche finanziarie) con gli Uffici. Non è
   possibile l’ammodernamento delle PP.AA. se non si realizza una completa
   digitalizzazione dei dati e delle pratiche amministrative (solo una piccola
   parte di essi oggi sono digitalizzati e quindi utilizzabili in rete) che
   consenta di avere in pochi anni la completa eliminazione della natura
   cartacea dei processi amministrativi (PA all digital). A tal fine:

   - l’infrastruttura di FO deve offrire multicanalità, standardizzazione e
      neutralità tecnologica nell’erogazione dei servizi (con un passaggio
      graduale da modalità “tradizionali” a modalità “tecnologicamente
      evolute”). Uno strumento alla base di questa infrastruttura di alto valore
      strategico è la Carta d’Identità Elettronica (CIE) sia per la funzione di
      “identificazione” che per l’accesso ai servizi;
   - l’infrastruttura di BO deve basarsi su processi integrati e standardizzati
      attraverso il Sistema Pubblico di Connettività (SPC). Una parte
      fondamentale del BO sarà costituita dalle Reti di Intermediazione (ad
      es.   Medici,   Notai,   Tabaccai,     Poste,     Farmacie,   Banche)   che
      costituiscono per i cittadini una interfaccia di attivazione delle
      “transazioni” con le PP.AA. e devono quindi essere rapidamente e
      completamente integrate nel processi di Back Office. La profonda
      revisione dei processi organizzativi e la completa informatizzazione

                                        19
delle PP.AA. richiedono piani di riqualificazione delle risorse umane a
      tutti i livelli ed una incentivazione del personale sui livelli di servizio
      ricorrendo alla misurazione della customer satisfaction dell’utenza;
   - l’Infrastruttura FO/BO deve consentire la completa erogazione online
      di servizi, quali pagamenti, notifiche e consegne, senza l’utilizzo di
      moduli cartacei e senza la necessità di spostamenti fisici da parte
      dell’utente. Gli obiettivi da raggiungere andranno a tal fine
      programmati con opportune scadenze di switch-off delle procedure
      tradizionali.

Le reti per le “cose”

Accanto al futuro delle reti di comunicazione elettronica “per le persone” si
andrà delineando inoltre quello “per le cose” ben più vasto e capillare. Non solo
tutte le persone potranno utilizzare le enormi potenzialità delle reti, ma anche
tutti gli oggetti, “connessi” attraverso le reti, tra di loro e con le persone,
affolleranno i sistemi di comunicazione con un fitto scambio di dati,
informazioni, segnali, contenuti, ecc..

L’evoluzione del sistema di indirizzamento internet IPv4 (Internet Protocol
version 4) lascerà presto il posto a quello di nuova generazione IPv6 con cui si
passerà dagli attuali 4,3 miliardi di indirizzi ad un numero enorme di indirizzi
(2128 ~ 340x1036) con un altrettanto grande necessità di banda.

Sempre più i servizi di cui fruiremo e le applicazione che utilizzeremo saranno
così personalizzate ed adeguate al contesto in cui ci troviamo o a quello relativo
alle informazioni e/o servizi medesimi secondo il modello del Pervasive &
Ubiquitous Computing (PUC) dove l’“intelligenza” e la “conoscenza” sono
                                          20
nelle reti a nostra disposizione con una capacità elaborativa e comunicativa
praticamente illimitata.

Dal Web 2.0, che già richiede reti performanti, si passerà al Web 3.0 dove sarà
presente più intelligenza nelle reti e si svilupperanno flussi di comunicazione
crescenti    grazie     alla   realizzazione   di   ambienti    virtuali,   alla
collaborazione/cooperazione allargata, alla disponibilità di servizi sempre più
efficienti e personalizzati.

                                        21
Questo futuro – secondo molti illustri esperti – non è lontano e ci attende da qui
a 10 anni con un tasso di crescita per le tecnologie informatiche che riuscirà
ancora a “seguire” la legge di Moore.

                                        22
I BENEFICI DELL’INNOVAZIONE

Confindustria Servizi Innovativi e Tecnologici, attraverso una funzione di
regressione lineare multivariata che mette in relazione la crescita del Prodotto
Interno Lordo con una serie di fattori di sviluppo/crescita dell’economia
confrontabili in una serie storica a livello internazionale, ha elaborato un
indicatore sintetico che misura il “Livello di Innovazione” italiano rispetto ai
principali competitor europei in alcuni campi da cui dipende il potenziale
innovativo.

                                                                   Coefficienti
                     Variabili                   Italia       UK        Spagna    Germania     Francia
% Laureati sulla popolazione (25-64 anni)             -4,96     -1,82     -1,64         0,11      -1,39
Laureati Scienze e Tecnologia (20-29 anni)            -0,13     1,83       3,86        -0,06      0,97
Spesa ICT in % del PIL                                -0,50     2,95      -0,13         0,81      0,14
Spesa in R&S in % del PIL                             -1,70     3,41       2,47         0,17      -0,22
Numero di brevetti                                    0,07      0,15       0,10         0,01      0,15
Valore aggiunto dei Servizi                           -1,36     0,28      -1,46         0,38      -0,16
Bilancia dei pagamenti dei Servizi                    0,08      -0,24      0,03         0,08      -0,03
% di occupati a tempo determinato                     -0,18     -0,47     -0,22         0,05      0,29
Tasso di occupazione (occupati 15-64 anni)            3,30      0,21      -1,25        -0,70      1,76
Spesa pubblica in beni e servizi intermedi            1,94      -1,70     -0,97        -0,37      -0,36
Produttività multifattore                             -1,46     0,06       0,17         5,26      1,28
PIL x ora lavorata                                    -0,92     2,98      -2,48         0,05      1,33
Costante                                              0,75      -1,73      4,19        -0,17      -1,87

Nota: i dati immessi nel modello econometrico sono di fonte OCSE ed Eurostat, calcolati in termini di
variazione % annua nel periodo di osservazione 1990-2005

Il modello econometrico è stato costruito facendo riferimento a dati OCSE ed
Eurostat per l'
              Italia e per gli altri quattro grandi Paesi europei (Regno Unito,
                                                 23
Germania, Francia, Spagna), secondo 13 indicatori registrati nel periodo 1990-
2005.

Il coefficiente sintetico finale relativo all'
                                             Italia è risultato più basso (0,75) di
quello degli altri Paesi. In testa troviamo il Regno Unito con un coefficiente pari
a 0,99, seguito dalla Spagna che negli ultimi anni ha accelerato grazie a
politiche di innovazione molto incisive (0,92) e dalla Germania (0,91). Fuori dal
“podio” anche la Francia (con un coefficiente di 0,84) dove non a caso il
Presidente Sarkozy ha varato nel corso del 2008 il piano Attali, con l’obiettivo
di innescare il circolo virtuoso tra capacità di innovazione e crescita economica.

   Il “Livello dell’Innovazione” dell’Italia rispetto all’EUROPA

                                                                                                          0.9 9
                                                                                                          0 .99
                                                      00.91
                                                        .9 1                   0.92
                                                                               0 .9 2
                               00.84
                                 .84
             0 .7 5
             0.7

             IT AL
             ITA LIIA
                    A         F RA
                              FR ANNC
                                    C IA
                                      IA           GE RM
                                                   GER M AN
                                                         ANII A              S PAG
                                                                             SPA GNNA
                                                                                    A                       UK

  Fonte: “Il Cronometro dell’Innovazione “ – Ufficio Studi, Confindustria Servizi Innovativi e Tecnologici - 2008

Ciò sta a indicare che lo sviluppo degli altri Paesi è funzione più diretta delle
azioni di innovazione identificate, di quanto accada nel nostro Paese dove
resistono vincoli che frenano l’equazione innovazione=sviluppo.
                                                                24
In altre parole l’istruzione, l’innovazione, la ricerca e sviluppo, il valore
aggiunto dei servizi, ecc., hanno un impatto sulla crescita economica italiana del
24% inferiore a quanto accade nel Regno Unito, del 18% inferiore alla Spagna,
del 17% inferiore rispetto alla Germania, del 10% inferiore alla Francia.

Tra i motivi della bassa crescita del nostro PIL negli ultimi anni c’è anche
quello di un insufficiente tasso di investimenti in innovazione e ICT.

   Contributo degli investimenti ICT alla          Crescita media annua del
   crescita del PIL 2001-2006 (Fonte: OCSE)             PIL 2001-2006
Danimarca                        0,52%                         1,72
Regno Unito                      0,49%                         2,53
Belgio                           0,39%                         1,80
Giappone                         0,37%                         1,45
Finlandia                        0,36%                         2,93
Stati Uniti                      0,34%                         2,42
Olanda                           0,33%                         1,50
Svezia                           0,32%                         2,82
Spagna                           0,29%                         3,37
Francia                          0,26%                         1,70
Portogallo                       0,23%                         0,90
Germania                         0,21%                         0,97
Irlanda                          0,20%                         5,55
Italia                           0,18%                         0,88

Nel periodo 2001-2006 il contributo degli investimenti ICT alla crescita
economica del Paese è stato pari a 0,18% sulla crescita media annua del PIL.
Tutti i Paesi che sono cresciuti di più di noi nello stesso periodo hanno

                                       25
registrato un contributo degli investimenti ICT alla crescita media annua del
PIL più elevato del nostro.

Tale ritardo è particolarmente evidente nella quantità di spesa per informatica.

Secondo alcune stime nel 2008, fatto 100 il mercato medio del settore ICMT nei
principali Paesi europei quello italiano risulta inferiore del 25% circa.
Il 15% almeno di questo ritardo è dovuto alla mancata spesa per informatica
delle imprese, delle famiglie e delle Pubbliche Amministrazioni.

Anche gli investimenti nelle telecomunicazioni negli ultimi anni hanno subìto
una battuta d’arresto preoccupante.

 Investimenti in infrastrutture di Telecomunicazioni in Italia e nel Mondo (2004-2007)

 %                                                      6,3%
 8                                                                         MONDO
 6                                   3,1%                                   4,1%
 4

 2
             0,8%
                                                     ~9%
                                  2,7%
 0

-2           -1,5%                                                       ITALIA
                                             -3,1%
-4
                                                                        -4,7%
-6
           2004                   2005           2006               2007

 Fonte: Rapporto ASSINFORM 2008

                                            26
Negli anni 2006 e 2007 nel nostro Paese c’è stata una significativa flessione
degli investimenti in TLC, circa -4% medio/anno, mentre a livello
internazionale tali investimenti sono cresciuti di un 5% medio/anno. Il divario
accumulato dall’Italia con il resto del mondo, anche in un settore dove in
passato si sono avuti notevoli tassi di crescita, è stato di circa un 9% all’anno.
Questo segno negativo nell’andamento degli investimenti nel settore indica
come in questo momento vi sia da parte degli Operatori una certa prudenza
nell’affrontare nuove realizzazioni.

                                         27
Un grande Progetto Paese

Le reti sono un fattore di importanza strategica perché generano ricadute
positive sulle attività economiche delle imprese, per l'
                                                       informazione e la
comunicazione tra i cittadini e non ultima per l’efficienza delle Pubbliche
Amministrazioni.

Le infrastrutture devono ovviamente accompagnare lo sviluppo dei servizi e una
politica   industriale   è   necessaria   per   creare   un   contesto   favorevole
all’innovazione.

Quali sono le infrastrutture di cui il nostro Paese ha bisogno per fare fronte alla
domanda crescente di comunicazione audiovisiva? Quali i servizi e le
applicazioni che chiedono i cittadini e le imprese?

La rivoluzione digitale, l’innovazione tecnologica, la pervasività e la diffusione
delle informazioni, la condivisione della conoscenza attraverso gli strumenti di
comunicazione elettronica rivestono un ruolo determinante e richiedono
infrastrutture di reti (via cavo e via radio) che consentono di fruire, in modo
interattivo, dei servizi, delle applicazioni e dei contenuti con una capacità
crescente man mano che aumenteranno le esigenze della domanda e l’offerta
saprà proporre soluzioni tecnologiche più avanzate e performanti in cui
l’innovazione continua e pervasiva, la diffusione delle informazioni e la
condivisione della conoscenza rivestono un ruolo determinante e strategico.

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E’ però necessario capire quale sia il livello di priorità da assegnare alla
realizzazione di queste infrastrutture, anche se è innegabile la stretta
correlazione che esse hanno con lo sviluppo economico e sociale di un Paese
moderno, e quali siano le “condizioni al contorno” necessarie.

L’assetto e le prospettive delle nuove reti del sistema delle comunicazioni
elettroniche bisogna considerare una serie di componenti fondamentali:

• le esigenze infrastrutturali che prendano in esame le diverse tecnologie di
   rete fissa e via radio e i relativi parametri di copertura e penetrazione
   distribuiti temporalmente;

• il quadro regolatorio per definire le condizioni concorrenziali in cui
   opereranno i diversi operatori e la Governance del sistema;

• il contesto giuridico-normativo riguardante le procedure amministrative e
   il sistema delle autorizzazioni;

• la domanda e l’offerta di servizi avanzati, in ambito privato e delle
   Pubbliche Amministrazioni (di pubblica utilità);

• il mercato dei contenuti digitali (RadioTV, multimedia, Internet), dove le
   piattaforme digitali offrono nuovi servizi, spesso connessi all’interattività e
   l’industria pubblicitaria cerca formati commerciali, che si adattino ai nuovi
   contesti;

• le aspettative e il consenso dell’utenza che richiederà servizi e contenuti
   sempre più evoluti e differenziati caratterizzandosi in base ad esigenze di
   interattività e personalizzazione;

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• l’intervento dello Stato e i diversi ruoli degli attori a livello territoriale,
   anche in relazione alle competenze delle Regioni e degli Enti Locali, che non
   dovrà comportare distorsioni della concorrenza. Con gli interventi per lo
   sviluppo economico (DL 112/2008) ed in particolare quelli relativi alla
   banda larga (si veda l’articolo 2 che definisce, di fatto, una “corsia
   preferenziale” per l’installazione delle reti), sembra essere stata acquisita la
   sensibilità sul tema degli investimenti nelle nuove reti del sistema delle
   comunicazioni elettroniche in considerazione dei benefici economici
   connessi;

• i rapporti con le Istituzioni Comunitarie anche considerando i programmi
   degli altri Paesi europei ed il quadro regolatorio europeo;

• il capitale umano, gli aspetti culturali e la conoscenza. Per evitare ritardi o
   rallentamenti nell’utilizzazione/sfruttamento delle enormi potenzialità che si
   creeranno a seguito della realizzazione delle nuove reti di comunicazione
   elettronica si dovranno reingegnerizzare i processi, l’organizzazione e le
   strategie delle imprese, delle amministrazioni, delle aziende e degli uffici
   pubblici e ciò richiederà nuove competenze, strumenti di formazione per tutti
   gli utenti (sia per i cittadini giovani, sia per i meno giovani) ed investimenti
   nel knowledge management. Una sensibilità ed un atteggiamento culturale
   nuovo si creerà nella Società.

Siamo tutti consapevoli che una delle principali cause del ritardo di sviluppo
dell’Italia   rispetto   agli   altri   Paesi   industrializzati,   nel   processo   di
globalizzazione, sia da attribuirsi all’incapacità del nostro sistema di seguire gli
sviluppi dell’innovazione. Scarsa sensibilità politica, insufficienti conoscenze e
preparazione tecnologica, problemi infrastrutturali, limitata diffusione ed

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utilizzazione ICT nelle famiglie e nella Pubbliche Amministrazioni, un sistema
industriale che soffre queste difficoltà “ambientali”, sono tutti fattori che, come
visto in precedenza nelle analisi del World Economic Forum, hanno contribuito
al ritardo accumulato. Questo gap ha determinato penalizzazioni in quasi tutti i
settori economici dove la carenza di servizi innovativi e tecnologici lungo tutta
la filiera (progettazione, produzione, marketing, distribuzione commercio,
assistenza post vendita, ecc.), in un contesto civile ed istituzionale altrettanto
arretrato tecnologicamente, ha ridotto la competitività delle nostre imprese
penalizzandone la crescita a livello nazionale e rendendole deboli ed
impreparate sui mercati internazionali.

10 PRIORITA’ PER LO SVILUPPO

Le infrastrutture di rete possono dare ancora un effetto propulsivo alla nostra
economia e alla nostra società se sapremo “rimetterci in corsa”, così come da
sempre Confindustria Servizi Innovativi e Tecnologici raccomanda nelle sue

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proposte politiche, cogliendo le opportunità e i benefici dei servizi innovativi e
tecnologici.

Ormai non è più possibile accumulare ulteriori ritardi e gli investimenti
infrastrutturali nelle nuove reti wired e wireless, integrate con tecnologie
complementari nelle aree più difficilmente raggiungibili, devono offrire
condizioni idonee per gli investitori che, in un contesto di neutralità tecnologica
e di semplificazione normativa, possono trovare i giusti margini di convenienza
finanziaria.

Per fare questo accanto alle infrastrutture di rete dovrà svilupparsi una
“infrastruttura” di servizi ed applicazioni innovativi (ai cittadini, alle imprese e
alle Pubbliche Amministrazioni) che rappresentano il volano di convenienze
economiche senza le quali non è possibile raggiungere il necessario consenso
pubblico e la sostenibilità finanziaria di un grande Progetto Paese.

La Federazione intende condividere la responsabilità di una politica economica
a favore dell’innovazione e dello sviluppo tecnologico e vede nel Comitato dei
Ministri per la Società dell’Informazione (CMSI) la sede più opportuna per
elaborare un programma di interventi da condividere con le Imprese.

Ad esso la Federazione propone di affiancare un Comitato Tecnico in
rappresentanza delle imprese che operi permanentemente a supporto del CMSI
realizzando, insieme alla formulazione delle proposte, il monitoraggio del
Progetto d’insieme e dei suoi obiettivi intermedi nell’ambito di un
Osservatorio Periodico.

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Come si è visto infatti le applicazioni, gli interventi       ed i conseguenti
risparmi/benefici per le Pubbliche Amministrazioni (Ministeri, Regioni, ecc.), e
per la collettività più in generale, sono molteplici e coinvolgono competenze
diversificate per cui al fine di ottimizzare la spesa ed individuare le soluzioni
tecnicamente    e   qualitativamente   migliori,   è   necessario   uno   stretto
coordinamento con l’industria delle soluzioni.

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