FONDAZIONE DELLA COLONIA ROMANA IULIA CONCORDIA
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FONDAZIONE DELLA COLONIA ROMANA IULIA CONCORDIA Edifici di Concordia romana (assetto urbanistico e disposizione degli edifici di Concordia romana) 1. Introduzione 2. Gli scavi 3. La città romana 3.1. Il foro 3.2. Il teatro 3.3. I complessi termali 3.3.1. Le terme pubbliche 3.3.2. Le terme private 3.4. I pozzi e le condutture d’acqua 3.5. Le domus 1. INTRODUZIONE: Circa 3000 anni fa le prime tribù paleovenete iniziarono ad insediare le zone limitrofe alla città di Concordia,in particolare il dosso tra Caorle e Bibione dove si cominciarono a creare i primi villaggi, costituiti da semplici capanne di fango e argilla. Il modo per costruire queste primitive abitazioni era alquanto ingegnoso: si formava un’alta catasta di legna sul terreno,le si dava fuoco e in questo modo il terreno diventava “cotto” e quindi impermeabile; dopo di che si scavavano dei solchi per 1
inserirvi pali e paletti che davano vita alle pareti della capanna,ricoperte poi da fango e argilla usati come intonaci,mentre il tetto era tenuto fermo da canne palustri e rafia. Il cuore di queste capanne era il focolare,posto di ritrovo per tutti i membri della famiglia,vicino al quale venivano poste delle pelli di animali che si trasformavano in materassi per la notte. Concordia si affermò inizialmente come centro agricolo,gli uomini quindi si dividevano in allevatori,coltivatori,cacciatori e pescatori,mentre le donne si occupavano della casa,dei bambini e lavoravano al telaio per cucire e creare semplici vestiti. Il primo popolo con cui vennero a contatto queste tribù fu quello Etrusco,col quale ebbero prevalentemente rapporti commerciali basati sul baratto di cavalli in cambio dell’insegnamento dell’alfabeto. Successivamente,nel III secolo a.C.,i Romani giunsero nelle terre venete e da subito crearono un pacifico rapporto con le tribù locali e, nel 181 a.C.,fondarono la colonia di Aquileia. Questo comporterà numerosi cambiamenti e novità: verranno,infatti,costruite vere e proprie strade e non più vecchie piste dissestate,verranno tracciate le due più importanti vie di comunicazione dopo quella fluviale del Lemene: la via Postumia e la via Annia. La prima attraversava le città di Genova,Vicenza,Treviso,Oderzo e Concordia,mentre la seconda Ravenna,Adria,Padova,Altino e Concordia. Quest’ultima città,quindi,si trovava circa a metà tra queste due vie e per questo motivo risultava un centro molto importante poiché luogo di ristoro,di riposo ma anche un baluardo difensivi sul confine orientale della regione. Tant’è vero che i Romani nel 42 a.C. o 40 a.C. fondarono la COLONIA IULIA CONCORDIA: Iulia in onore della gens Iulia,in particolare di Cesare, Concordia per il periodo di pace venutosi a creare dopo la battaglia di Filippi tra Pompeo e i cesaricidi. Nei primi due secoli dell’impero la città godette di notevole prosperità e benessere; dal III secolo d.C. però,iniziarono le invasioni barbariche che divennero sempre più frequenti e Concordia subì almeno due gravi distruzioni: la prima ad opera dei Visigoti di Alarico nel 408,la seconda ad opera degli Unni di Attila. Al V secolo a.C. risale la Notitia Dignitatum Occidentis,elenco delle cariche civili e militari,dove per la prima volta è nominata la fabbrica di frecce: la Fabrica Concordiensis Sagittaria,che renderà in seguito famosa la città. Successivamente però cominciò la definitiva decadenza della città causata,come detto,dai barbari ma anche dalla terribile alluvione che nel 589 colpì buona parte del Veneto. Elaborato grazie al prezioso aiuto della guida del Museo di Concordia e alcune citazioni da “Iulia Concordia colonia Romana: archeologia e letteratura” di P. Croce da Villa. 2
2. GLI SCAVI: I primi scavi per la riscoperta della città vennero effettuati nel 1863 e portarono alla luce il sepolcro dei militi,una necropoli sulla sinistra del Lemene cosi detta per l’alto numero di iscrizioni sui sarcofagi attestanti la sepoltura dei soldati,e altri importanti monumenti della coloni:il ponte romano che univa la città alla via Annia,le terme di via Claudia,il teatro e il foro situato all’incrocio tra Cardine e Decumano massimo. Planimetria e acquartieramento IULIA CONCORDIA. 3
3. LA CITTA’ ROMANA: Concordia può essere considerata una città isola,caratterizzata cioè da un’ area fortemente rialzata sulle bassure circostanti,probabilmente invasa dalle acque della laguna; è così cresciuta la consapevolezza dell’importanza del fattore umido nella situazione concordiese. Lagune,fiumi,paludi e acquitrini,infatti, circondavano i numerosi dossi occupati dagli uomini e i molti scavi ne hanno fornito diverse prove: le mura e la loro forma, la tecnica muraria, la differenza altimetrica tra i vari punti dalla città. Da questi scavi è possibile capire la conformazione dell’agglomerato entro e fuori le mura; sul terreno essa è avvertibile ad esempio a chi percorre la via San Pietro che ricalca il percorso dell’antico Decumanus Maximus andando da est a ovest. Proprio in questo lato orientale della città si sviluppava il polo commerciale della città. Qui i carotaggi fatti e le analisi compiute sui sedimenti anno permesso di riconoscere quest’area come area ab antiquo di palude, ricco di canali e corsi d’acqua(tra cui il più importante è il Lemene) e intorno a questa si trova ora uno spazio con vasti edifici adibiti a uffici e magazzini. Proprio per la presenza di questi corsi d’acqua, si è pensato che nelle vicinanze fosse situato un qualche attracco che potesse mettere in relazione la fitta rete di canali con quella che allora doveva essere la più importante via fluviale: il Lemene; di conseguenza l’area orientale fungeva da importante polo commerciale. In quest’area,come in quella meridionale,la presenza di numerose vie d’acqua che scorrevano come vie naturali di percorso e di commerci anche all’interno della città,dava vita a passaggi ed aperture nei vari edifici,senza tuttavia interrompere le imponenti mura urbiche. 4
3.1. IL FORO: Uno dei punti fondamentali sullo studio di Concordia è la ricerca di informazioni riguardanti il foro. In età antica costituiva la piazza principale, circondata da negozi, nella quale la gente veniva per apprendere notizie. Esso era formato da un vasto piano acciottolato steso in modo abbastanza regolare con aree vuote di forma circolare, alcune allineate, altre fuori asse e anche con lastre affioranti di forma quadrangolare e a foro quadrato. Queste lastre sono la parte superiore di semplici e piccole strutture in mattoni che si allineano in modo abbastanza regolare. Alla base dei ciottoli la parte mediana è cava, tanto che si può pensare servisse ad alloggiarvi i sostegni lignei di un porticato. Le dimensioni, non grandissime ma proporzionate alla città, mostrano una spazialità tale da non poter accettare che il foro sia stato costituito da tettoie lignee e acciottolato. Dai più recente scavi, sono venuti in luce frammenti di lastre e di pavimentazioni molto simili a quelle usate per la pavimentazione della tricora. Probabilmente nel foro furono erette due grandi basi dedicate a Trebellenio. Una seconda ricostruzione di questa zona ci fa supporre che fosse di forma chiusa, le strade cioè non penetravano il suo interno; naturalmente ci sono elementi di grande incertezza, come la parte centrale rialzata invece che riabbassata. 5
3.2. IL TEATRO: Entrando dalla porta Ovest e dalla porta Nord, procedendo lungo uno dei cardini della città di Concordia, fatti pochi passi troviamo sulla sinistra il grande edificio del teatro. Esso misura circa ottanta metri di larghezza e duecento metri di profondità ed era collocato su una della zone più alte della città, accanto al foro, alla cinta muraria e tra due porte urbane, rispecchiando perfettamente il modello urbanistico delle città dell’Italia settentrionale. Questa locazione teneva presente le necessità legate alle funzioni politiche e sociali che rivestiva il teatro all’epoca. Qui infatti un area centrale porticata, simile ad un quadriportico, serviva per proteggere gli spettatori in caso di intemperie, ma anche come ricovero dei generi di prima necessità e legname in caso di assedio. Dagli scavi effettuati sono stati messi in luce nella metà sinistra della cavea e metà dell’orchestra. La cavea sorgeva su scapoli di pietra da cui partivano i muri radiali che sostenevano la media e la summa cavea, ed era formata da una grande platea in pietra e malta. L’ambulacro correva tra la cavea e l’orchestra, aprendosi al centro per creare un percorso, probabilmente a gradini, nella parte superiore, che divideva la cavea in due metà.E’ stato rinvenuto anche il piano di sottofondazione dell’orchestra costituito da frammenti di mattoni ben connessi, delimitati dai resti di una sottile muratura. Alcuni tagli riconosciuti sul terreno a sud della fossa dell’iposcenio fanno pensare che da questo lato una basilica o “foyer” affiancasse la scena. La zona postscenica era appunto coperta da un composto in scaglie che anticamente si chiudeva con un muro fronte strada. Inoltre è possibile vedere alcuni interessanti particolari strutturali e decorativi quali: zatterone ligneo, lastre con decorazioni a giroli d’acanto appartenenti alla scena, capitelli, chiavistelli e frammenti di colonne. Ad esempio troviamo una base con l’attacco di una gamba di un fanciullo o di un giovane nella cavea, e un frammento di una bella testa riconducibile a Eros nell’iposcenio. Il teatro a causa di un gravoso incendio che lasciò numerose tracce subì una prima distruzione. 6
3.3. I COMPLESSI TERMALI: Ci sono delle discordanze di opinione riguardo come stabilire la datazione della costruzioni delle terme. C’è chi afferma, secondo le proprie fonti, che le prime strutture termali furono costruite intorno al I sec. d.C. demolendo le case romane; altri sostengono che la loro datazione si può stimare dal III sec. d.C. Nella zona di Concordia Sagittaria sono stati rinvenuti due tipi di complessi termali, l’uno pubblico e l’altro privato, costruiti entrambi verso la fine del II sec, quando la città risollevatasi da un periodo di difficoltà conobbe nuovamente il benessere. Ambedue le strutture sono situate presso i confine nordorientale delle mura di cinta. 3.3.1. LE TERME PUBBLICHE: Furono costruite presso l’angolo nordorientale della città demolendo in parte il tratto settentrionale delle mura di cinta. Esistono due tipi di terme pubbliche: una più ampia e l’altra di minore dimensioni. Le prime citate avevano una sala molto vasta e riccamente decorata con affreschi a motivi vegetali e anche con figure umane, il calidarium. Fasce di stucco nella sala, in marmo nell’abside, con motivo ad ovuli, decoravano il cornicione del soffitto che aveva la volta a botte. L’abside, anch’essa con volta probabilmente dotata di un apertura circolare che costituiva un occhio di luce per tutto l’ambiente chiudeva ad oriente la sala. Al centro dell’abside dotata di ipocausto, rimane un grosso blocco in pietra trachita che serviva a sostenere il labrum, il grande bacile in marmo in cui gli utenti si tergevano le membra dal sudore prima di calarsi nella vasca quadrangolare. Questa era situata all’estremità opposta dell’abside, lungo l’altro lato della sala: l’originale rivestimento in marmo è andato perduto ma è rimasto il sottofondo in 7
mattoni. La sala era pavimentata in lastre rettangolari in marmo greco venato di verde. Parecchie tegulae mammatae, tegole con una protuberanza centrale, indicano la creazione di un’intercapedine anche nei muri, così da permettere un migliore riscaldamento. Non si è trovata traccia del forno che lo garantiva; invece si è trovata presso l’abside, una conduttura in piombo schiacciata che fa parte del sistema del rifornimento dell’acqua del labrum. La sala delle terme di minori dimensioni , era ugualmente affiancata da un’abside ad oriente ,dotata di ipocausto costruito nella solita tecnica. Un pavimento in mattoni della sala è andato del tutto perduto, in essa è però ancora identificabile il tepidarium, spogliatoio con volta a botte e con sedili in marmo lungo le pareti e mensole per appoggiarvi i vestiti(almeno così si presume). All’esterno del calidarium una lunga fondazione con lesene sembra indicare un portico che probabilmente fungeva da palestra. 3.3.2. LE TERME PRIVATE: Mentre è nota la presenza delle domus, non sono ancora stati indagati gli eventuali locali destinati a bagni privati ad esse relativi. IL rifornimento privato era assicurato, oltre da pozzi rinvenuti in diverse zone della città, anche dalla rete di condutture in piombo, le fistulae acquartiae, che aveva lo scopo di distribuire l’acqua dalle tubazioni pubbliche agli impianti privati. Un rinvenimento presso l’area dell’attuale piazzale della cattedrale ha permesso l’indagine di un ambiente relativo ad un impianto termale privato. Il sito presenta una sequenza stratigrafica che si estende dal periodo pre-romano fino a tutto il periodo coloniale, al quale appartiene una fitta sovrapposizione di strutture. Sono state infatti individuate almeno tre fasi edilizie di epoca romana, tutte riferibili ad abitazioni private. Lo scavo ha messo in evidenza il continuo riutilizzo del materiale da costruzione di fase in fase. Alla fase più antica si attribuisce un piccolo atrium a quattro colonne in laterizi, in parte intonacate di rosso, intorno al quale dovevano distribuirsi gli altri ambienti: l’impianto appartiene ai primi tempi dell’esistenza della colonia, spingendosi non oltre la fine del I sec. a.C. e i primi anni del I sec. d.C. Una prima ristrutturazione previde un ulteriore rialzo dei livelli pavimentali; i muri di questa fase sono realizzati con una tecnica più povera. L’abside è un ambiente di circa sedici metri quadrati a curva irregolare dilatata in lunghezza. Il pavimento all’interno dell’abside era in mosaico composto da piccole tessere. Nel resto della sala si notano su un duro cocciopesto le tracce di piastrini distribuiti regolarmente che dovevano sostenere un pavimento superiore. Il sistema corrisponde ad un ambiente fornito di ipocausto con suspensurae, accessorio relativo per la stanza del bagno caldo negli impianti termali romani: attraverso l’intercapedine veniva immessa dell’aria riscaldata da un forno attiguo. Gli ambienti messi in luce si trovano in prossimità del passaggio del decumano massimo attraverso le mura orientali, alle quali la domus doveva addossarsi. 8
Al di sotto della strada una cloaca assicurava lo smaltimento delle acque oltre la città. Dopo lo splendido periodo di fioritura delle strutture termali, questi impianti intorno al 4 sec. d.C. persero la loro importanza e non vennero poi usate per secoli fino ad essere riutilizzate come centri di benessere nel nostro secolo. 3.4. I POZZI E LE CONDUTTURE D’ACQUA: Il pozzo e le varie condutture d’acqua rientravano nella pianta della domus. Tre sono i pozzi che sono stati rinvenuti e sono situati in via dei Pozzi romani,tra il cardine massimo e l’area che chiudeva ad est gli isolati sul retro del teatro.Un rifornimento idrico privato si intrecciava alla rete urbana per poi infine collegarsi con le domus. Grazie alla presenza di queste reti idriche si può notare com’era razionalmente organizzata la città e del resto lo rivela soprattutto la grande cloaca,costruita in mattoni e coperta in origine da una volta che correva lungo il decumano massimo e andava a sfociare nell’area dei magazzini,in un fossato arginato con assi.In essa confluivano i vari fognoli provenienti dalle varie insule.Tutte le condutture dovevano fiancheggiare le strade della città,per esempio un resto di una conduttura è stata rinvenuta nei pressi del teatro. Una parte di esso non funzionava più nell’ultimo periodo di vita della città a causa del riempimento con materiali diversi. Dopo questa trasformazione l’area del teatro tornò alla sua vocazione originaria. Questo non si deve pensare come un aspetto negativo ma, al contrario, come l’evoluzione urbanistica della città, fondata originariamente come colonia, durata dall’epoca tardoantica fino all’epoca moderna. 9
3.5. LE DOMUS: Le case romane rinvenute in Concordia non sono molte,tuttavia è possibile ricostruire la tipologia tipica dell’Italia Settentrionale della loro planimetria. Le domus non avevano grandi spazi scoperti perché dovevano adattarsi al clima freddo del nord; i vari ambienti erano allineati lungo un corridoio che dava su un atrio,ovvero su un cortile con pozzo, oppure erano disposti attorno ad un cortile che fungeva da porticato. Ogni isolato conteneva al massimo sei domus e infatti queste ultime erano molto distanti le une dalle altre. Non c’erano abitazioni a più piani ed erano costruite con muri in graticcio di legno e rivestimento di argilla, cioè in opus craticium perché era più economica ma anche deperibile e facilmente infiammabile. I pavimenti delle domus inoltre erano decorati con la tecnica del mosaico a motivi geometrici ma comunque in generale erano modesti perché rispecchiavano la semplicità delle strutture romane. In contrasto con questo sono state rinvenute alcune abitazioni lussuose tali in quanto sono presenti degli elementi sontuosi caratteristici: lastre con decorazione raffiguranti maschere tragiche, fontanelle da giardino in marmo,colonnine sempre in marmo decorato che sostenevano una piccola statua, tavoli marmorei in genere posti nell’atrio con basamento in marmo e zampa di leone. Le famiglie più importanti della città fino alla prima metà del V sec. D.C. , risiedevano in abitazioni costruite presso strade di grande passaggio ovvero in punti strategici per il commercio. Le maggiori testimonianze più antiche provengono dal Quartiere Nord-Ovest, ovvero presso le zone pubbliche, da un’area cioè non molto distante dal teatro ma anche a Sud nei pressi del Foro e della Via Claudia. In quest’ultima per esempio fu trovato nel 1959 l’unico mosaico policromo e figurato di Concordia oggi conservato nel Museo di Portogruaro nel quale sono rappresentate tre Grazie e databile al III sec. D.C. ,testimonianza della rinascita economica della colonia in epoca tardo-antica. Altri esempi,in Via delle Terme sono stati rinvenuti quattro ambienti della casa finora più antica della colonia (risalente all’età augustea) dove due stanze erano separate da un corridoio; a nord si trovava la cucina, poi era posto l’atrio e il focolare. In Via dei Pozzi Romani si può notare invece l’abilità per la specifica tecnica costruttiva di alcuni pavimenti in opus signinum cioè in battuto su fondo bianco da cui deriva il nome della casa in cui sono stati trovati questi reperti, la domus dei signini. Anche in Via I Maggio è stata reperita una casa che ha una particolare pavimentazione ottenuta tramite varie fasi che partono dal I sec. D.C.:inizialmente troviamo la presenza di ceramica a vernice nera e in argilla grigia; successivamente il sottofondo del pavimento presentava coperchi di anfore. Altri resti delle domus sono stati ritrovati in Via Giordano Bruno, in Via Alte, in Via Fornasatta (da dove proviene un leoncino in terracotta destinato ad ornare la fontana di un giardino) e infine nell’area periferica di Via Candiani. 10
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