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FEDERCONSORZI, GALLINELLA, M5S: HANNO DETTO NO A EMENDAMENTO SOLO PER DIPENDENTI PERCHE AVREBBE INIBITO QUALUNQUE TENTATIVO DI ACCEDERE A TESORETTO “L’emendamento su Federconsorzi è stato bocciato ma la cosa strana è che nelle leggi di Stabilità precedenti si è sempre voluto chiudere il contenzioso tra Federconsorzi e Stato senza chiarire però a chi sarebbero ancate le risorse in un vicenda certamente oscura”. Commenta così con AGRICOLAE Filippo Gallinella, M5S, la bocciatura dell’emendamento per chiudere la faccenda relativa ai crediti dei dipendenti dei consorzi agricoli. “Con la mia proposta si sarebbe chiuso il contenzioso liquidando però solo le pendenze nei confronti del personale”, precisa Gallinella. Ma non solo: “Con questo emendamento oltretutto si sarebbe inibito qualunque futuro tentativo di accedere al tesoretto legato a alla
Federconsorzi. Forse è per questo – conclude – che ci hanno detto di no. Strane le obiezioni ricevute”. PESCA, VENITTELLI (PD): TRAGUARDO SIGNIFICATIVO PER SETTORE ITTICO Venittelli:Approvata una risoluzione che faciliterà l’accesso al credito da parte delle imprese di pesca. Conseguito un traguardo significativo “Un risultato storico” ottenuto ieri nella Commissione Agricoltura della Camera dei deputati dalla deputata dem Laura Venittelli che corona “un mandato caratterizzato anche per le battaglie al fianco della categoria degli operatori ittici e della pesca”. Approvata una risoluzione che faciliterà l’accesso al credito da parte delle imprese di pesca. Una proposta su cui la deputata “ha lavorato in profondità assieme ai suoi colleghi dem in Commissione, riuscendo a centrare
l’obiettivo”. “Non posso negare la consapevolezza di aver conseguito un traguardo significativo per il settore ittico, ma non ci fermeremo qui e in questo scorcio finale di legislatura proveremo a portare alla categoria ulteriori provvedimenti favorevoli, tanto che sulla base di questa risoluzione calendarizzeremo in Commissione Agricoltura anche delle ulteriori audizioni, per finalizzare al massimo lo sforzo che poi dovrà essere compiuto dal Governo”, ha commentato Venittelli, che con questo provvedimento impegna l’esecutivo di Palazzo Chigi a favorire l’accesso al credito delle imprese della pesca e dell’acquacoltura mediante le garanzie accordate da Ismea, con ogni strumento utile a legislazione vigente, anche mediante l’intervento diretto di Ismea, nei limiti delle risorse disponibili ed utilizzabili a tali scopi, verificando la percorribilità dell’impiego delle risorse del Feamp nel contesto della duplice finalità del più agevole accesso al credito e di un sistema efficiente di gestione del rischio. PESCA: M5S, OK A NOSTRE MISURE ANTI-CRISI
M5S: Approvata la nostra risoluzione a prima firma Silvia Benedetti che impegna il Governo ad attuare una serie di misure a sostegno del settore ittico “Approvata la nostra risoluzione a prima firma Silvia Benedetti che impegna il Governo ad attuare una serie di misure a sostegno del settore ittico, in particolare: consentire alle aziende del comparto di accedere alle misure assicurative per la pesca, oltre a quelle per l’acquacoltura e usare i finanziamenti anche per le consulenze sulle strategie aziendali e di mercato. Purtroppo però nella riformulazione del testo da parte della maggioranza non è stata accolta la parte in cui si chiedeva che per accedere al microcredito non fosse necessaria anche la valutazione economica finanziaria, condizione dunque con cui dovranno fare i conti gli operatori del comparto. E’ davvero un peccato non aver osato con un atto di coraggio in più, visto che le aziende sono strozzate da richieste di garanzie sempre più inasprite e da misure che di certo non facilitano l’accesso a questi fondi, oggi più che mai vitali per il settore”. Così i deputati del MoVimento 5 Stelle della Commissione Agricoltura commentano l’approvazione della risoluzione sul Fondo Europeo per gli Affari Marittimi e la Pesca (FEAMP).
PIZZA, DE LUCA: GRANDE RICONOSCIMENTO PER L’ITALIA, NAPOLI E LA CAMPANIA L’Arte del Pizzaiuolo Napoletano proclamata questa mattina Patrimonio dell’Umanità, è un grande riconoscimento per l’Italia, per Napoli e la Regione Campania “L’Arte del Pizzaiuolo Napoletano proclamata questa mattina Patrimonio dell’Umanità, è un grande riconoscimento per l’Italia, per Napoli e la Regione Campania”. Così il presidente della Regione Vincenzo De Luca ha commentato l’importante successo ottenuto grazie all’impegno del Capo dell’Ufficio Legislativo della Regione, prof. Luigi Petrillo, che ha seguito personalmente, da Parigi fino in Corea, il
dossier che ha portato a questo riconoscimento mondiale. L’iscrizione nella Lista Rappresentativa del Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità dell’UNESCO da parte del Comitato intergovernativo dell’UNESCO riunitosi in Corea, a Jeju, è avvenuta questa mattina a conclusione di un lungo iter che ha visto la Regione Campania protagonista accanto al Mipaf. Con il riconoscimento all’arte dei pizzaiuoli napoletani, la Campania si conferma la prima regione italiana al mondo per la sua produzione culturale agroalimentare. Infatti gli unici due elementi italiani iscritti nella lista dell’UNESCO del patrimonio culturale immateriale sono Campani: la Dieta Mediterranea iscritta nel 2010 e, oggi, l’arte dei pizzaiuoli napoletani. ##### “La Campania è il luogo in cui l’eccellenza alimentare diventa cultura, questo è quanto dimostra il riconoscimento dell’Arte del Pizzaiuolo quale Patrimonio Immateriale dell’UNESCO. Per il futuro la Campania deve muoversi nel sentiero di una valorizzazione innovativa del suo patrimonio, capace di unire la storia millenaria del territorio alla creatività di artigiani e famiglie. Sono loro, i pizzaiuoli, protagonisti di una tradizione che, a partire dalla manipolazione di prodotti semplici quali l’acqua e la farina, realizzano veri capolavori dell’alimentazione che tutto il mondo ci invidia” sottolinea il Presidente Vincenzo De Luca commentando il prestigioso riconoscimento. “Questo risultato premia la tenacia dei pizzaiuoli e delle loro associazioni, impegnati al fianco del Ministero dell’Agricoltura e della Regione Campania nella lunga strada che dal 2009 ad oggi ha portato al raggiungimento del fondamentale riconoscimento dell’UNESCO. Grazie anche al professor Pier Luigi Petrillo, capo dell’ufficio legislativo della Regione, che ha scritto il dossier di candidatura dei Pizzaiuoli napoletani e ha coordinato il negoziato internazionale” ha concluso De Luca.
OCM VINO, USCITE LE GRADUATORIE MA IN TOSCANA VANNO AL SORTEGGIO PUBBLICO Uscite le graduatorie con decreto direttoriale del ministero delle Politiche agricole. Ma in Toscana tirano la monetina in alto per decidere a chi andranno i fondi per promuovere il vino made in Italy all’estero Uscite le graduatorie con decreto direttoriale del ministero delle Politiche agricole. Ma in Toscana tirano la monetina in alto per decidere a chi andranno i fondi per promuovere il vino made in Italy all’estero. E la convocazione è il prossimo 12 dicembre 2017 alle ore 9:30 presso gli uffici Sviluppo Toscana Spa. Questo è quanto si legge dalla documentazione di cui AGRICOLAE
è venuta in possesso in merito alla misura della promozione del vino sui mercati dei paesi terzi Regolamento (UE) 1308/2013. Campagna 2017/2018 – Convocazione sorteggio pubblico. “Al fine di procedere al sorteggio pubblico previsto al punto 8.5 dell’allegato A della deliberazione Giunta Regionale n. 1101 del 9 ottobre 2017, previsto in caso di parità di punteggio fra i soggetti proponenti che hanno aderito alla misura in oggetto, i soggetti in indirizzo sono convocati per il prossimo martedì 12 dicembre 2017 alle ore 9,30, presso gli uffici di Sviluppo Toscana Spa – Via Cavour 39 – Firenze 2° piano”, si legge in una nota dello Sviluppo Toscana. “E’ richiesta la partecipazione da parte del soggetto che ha firmato la domanda di contributo o di un suo delegato, munito di delega scritta accompagnata da fotocopia del documento di identità del delegante”. OCM VINO, ECCO LE GRADUATORIE MIPAAF Posted by Redazione × Pubblicato il 07/12/2017 at 12:06 Arrivati entro come previsto entro il 6 dicembre la graduatoria Ocm vino. Da quanto apprende AGRICOLAE però, fino a ieri al Mipaaf si era convinti di prorogare il termine e di aspettare le sentenze del Tar. Un’accelerazione che potrebbe far pensare che si stiano sciogliendo alcuni nodi Qui di seguito Agricolae pubblica la graduatoria:
Decreto_Direttoriale_n._88707_del_6_dicembre_2017_Approvazione _graduator… PIZZA UNESCO, DE CASTRO: ORA AVANTI CON COLLINE PROSECCO “Dopo la Dieta mediterranea nel 2010, primo elemento culturale al mondo a carattere alimentare iscritto nella lista dell’Unesco, arriva anche per l’arte dei pizzaiuoli napoletani il riconoscimento a patrimonio dell’umanità dell’Unesco”. Così Paolo De Castro, Primo Vice Presidente della Commissione agricoltura del Parlamento europeo, commenta la notizia arrivata questa notte dalla Corea. “Dopo la battaglia a Bruxelles- prosegue De Castro- che ha portato nel 2010 a iscrivere la pizza napoletana nell’elenco delle specialità tradizionali garantite dell’Unione europea, quello di oggi è un altro importante risultato ottenuto nel percorso di tutela e valorizzazione di quello che e’ forse uno dei prodotti più amati e conosciuti del Made in Italy agroalimentare”. L’eurodeputato conclude con un augurio: “speriamo che sia possibile ottenere la stessa bella notizia al più presto anche per “Le colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene” la cui candidatura è stata ufficialmente presentata quest’anno dal Ministro Martina”.
PIZZA UNESCO, C’E’ CHI E’ FELICE MA NON TROPPO. AD EXPO NON C’ERA. MENTRE IN USA RAPPRESENTAVA UN VERA E PROPRIA ‘SLICE’ DEL GOVERNO L ’ a r t e d e l p i z z a i u o lo napoletano è diventata patrimonio dell’umanità Unesco. Ma tra gaudio e soddisfazione, il deputato di Forza Italia Paolo Russo ricorda la ‘mortificazione’ ad Expo. Che ha escluso proprio la pizza. “L’Unesco riconosce all’arte dei pizzaioli napoletani il suo sigillo! Un successo per la Campania che con la Dieta Mediterranea e la Festa dei Gigli di Nola é la regione più presente nella lista rappresentativa del patrimonio culturale immateriale” scrive il deputato e coordinatore FI della città metropolitana di Napoli, Paolo
Russo. “Questo successo non mi fa però dimenticare, anzi esalta, gli imbarazzi, le titubanze e le scelte scellerate di quanti oggi esultano e saltano sul carro dei vincitori e dei pizzaioli, ma ieri relegarono proprio la pizza ad una insostenibile marginalità in occasione dell’Expo di Milano. Fu una scelta geopolitica: non vi erano multinazionali pronte ad investire, non vi erano avveduti ed apprezzati (prevalentemente dal sistema bancario!) imprenditori settentrionali, non vi erano – ha aggiunto il deputato – “giornaloni” pronti a sostenere le ragioni di un prodotto che rispondeva come nessuno alla domanda dell’Expo nutrire il pianeta” Agricolae aveva affrontato, proprio nel 2015, il tema. Approfondendo anche il potere delle lobby politiche americane: PIZZA: IN ITALIA CANDIDATA A PATRIMONIO UNESCO. IN USA UNA DELLE LOBBY DEL CIBO PIU’ POTENTI DI WASHINGTON. MA AD EXPO NON C’E’. SCHIERATA DALLA PARTE DEI REPUBBLICANI, A SUON DI EMENDAMENTI, CUI IL SETTORE HA DATO 1,3 MLN DOLLARI CONTRO I 157MILA DATI AI DEMOCRATICI Posted by Redazione × Pubblicato il 26/03/2015 at 14:45
I n I t a l i a è c a n d i d ata a diventare patrimonio Unesco dopo la bocciatura del 2012, dall’altra parte dell’Oceano è espressione di una delle più potenti lobby del cibo Usa e motivo di opposizione fra democratici e repubblicani. Ma ad Expo sarà un prodotto come un altro inserito nel percorso sensoriale assieme alle eccellenze agricole ed agroalimentari italiane. Ma se lo spot Expo-Rai andato in onda sulle reti pubbliche prendeva proprio la pizza come esempio dell’italianità “mancata” e non sfruttata riportando il caso dell’inglese che ne ha fatto un business mondiale, al padiglione Italia di Milano se ne parlerà poco. “Parliamone all?expo”, chiudeva lo spot. E la “forza” che la pizza ha all’estero è la dimostrazione di quanto potrebbe essere – a dirla con lo spot Rai – una vera occasione mancata. Negli Stati Uniti infatti rappresenta a tutti gli effetti una vera e propria “slice” di governo del paese. Negli Usa è anche espressione di chi difende – a suon di emendamenti – gli interessi di quella fresca e chi invece quelli della surgelata. Si parla della pizza, alimento simbolo del Made in Italy nel mondo. Proprio oggi la pizza è protagonista di una giornata di mobilitazione in occasione della convocazione della Commissione Italiana Unesco a Roma per l’atteso via libera nazionale all’inserimento dell’Arte
dei Pizzaiuoli napoletani nella “Lista del patrimonio culturale immateriale dell’umanità”. Un alimento molto amato, anche negli Stati Uniti, dove però negli ultimi anni è finito sotto attacco nell’ambito delle campagne salutistiche portate avanti in primis dalla first lady Michelle Obama. A l c o n t r a r i o d i a ltre lobby del cibo rappresentate a Washington, quella della pizza non ha assecondato le richieste del governo, come ha riscostruito un’inchiesta dell’agenzia americana Bloomberg intitolata “Dentro la potente lobby che sta combattendo per il tuo diritto di mangiare pizza”. Circa 41 milioni di americani, più della popolazione della California, mangia un pezzo di pizza tutti i giorni. Da qualche anno però l’atteggiamento è cambiato e la pizza è diventata un bersaglio al pari di soda e patatine fritte. I nuovi standard federali sulla nutrizione per i pasti scolastici, parte di una legge del 2010, l’hanno messa in discussione. Le regole di etichettatura dei menu, entrate in vigore alla fine di quest’anno, sono sembrate particolarmente onerose per i proprietari di pizzerie. Le nuove leggi e l’opinione pubblica avevano convinto altri a cambiare le proprie politiche molto prima che il governo lo richiedesse.
McDonald, per esempio, ha tolto volontariamente la soda dagli Happy Meals e ha aggiunto il numero delle calorie ai suoi menu. I sostenitori della pizza hanno optato invece per una strada diversa. Si sono separati dalle altre lobby alimentari e hanno scelto una via più combattiva. L’anno scorso per attività di lobbying hanno speso 500 mila dollari, e 1,5 milioni di dollari in contributi nelle ultime due tornate elettorali. L’American Pizza Community (APC) ha fatto notare che visto le potenziali combinazioni di condimenti della pizza, fornire informazioni precise sulle calorie sarebbe “quasi impossibile”, mentre le catene specializzate in consegna hanno sostenuto che non avrebbe senso un menu con informazioni sulle calorie quando pochissimi clienti le leggerebbero. Altro punto che ha fatto storcere il naso è stato che nei regolamenti proposti dalla Food and Drug amministration le pizzerie dovevano indicare le calorie di una pizza intera piuttosto che di una sola fetta. Quasi tutte le pizze di solito non supera le 4000 calorie – riporta ancora Bloomberg - , ma i sostenitori della pizza fanno notare come la maggior parte degli americani ne mangia uno o più fette ma quasi mai una intera.
N e l 2 0 1 0 , i l C o n g resso ha approvato un aggiornamento nutrizionale per il pranzo delle scuole federali sovvenzionate, sostenuto da Michelle Obama. Quando l’Usa, il Dipartimento dell’Agricoltura americano, ha pubblicato i dettagli è comparsa una norma apparentemente oscura che aumentava la quantità minima di concentrato di pomodoro necessario per essere considerata come una porzione di verdura – e si è acceso un faro sulla lobby della pizza surgelata (che ormai si muove in modo separato da quella fresca forse da quando Domino – una della più grandi catene del settore – l’aveva definita pochi anni fa come “la radice di tutti i mali” sui suoi cartoni). Al concentrato di pomodoro veniva dato un credito supplementare. Quindi 2 cucchiai di concentrato di pomodoro – grosso modo la quantità su una fetta di pizza – era considerato l’equivalente di una porzione di verdure. Ma le nuove regole dovrebbero modificare questo aspetto. Nel 2011 l’Istituto nazionale della pizza congelata ha inviato una lettera all’Usda sostenendo che si sarebbe dovuta aumentare così tanto la quantità di pomodoro concentrato da rendere poi impossibile aggiungere formaggio o altri condimenti. Nell’agosto dello stesso anno un nutrizionista parlando al Congresso sottolineò come le norme proposte avrebbero
eliminato dalle mense molti alimenti ricchi di nutrienti fra cui appunto la pizza. Nel novembre 2011, il Congresso ha bloccato alcuni cambiamenti nutrizionali proposti dal Dipartimento dell’agricoltura. Da allora, le riduzioni di sodio e gli aumenti di cereali integrali hanno subito dei ritardi – appoggiati dalla lobby della pizza surgelata. La lobby della pizza spera ora in tempi migliori. Da sempre infatti tende a sostenere i repubblicani. Negli ultimi due cicli elettorali, i candidati federali repubblicani hanno ricevuto circa 1,3 milioni dollari dal settore a fronte dei 157 mila dollari andati ai democratici. (Il più grande beneficiario nel 2012 è stato il candidato presidenziale Mitt Romney). Adesso con i repubblicani che guidano il Congresso, si parla di invertire alcune politiche nutrizionali che i conservatori considerano come progetti della first lady e un esempio di politica sbilanciata. Per gli amanti della pizza la speranza è che le due lobby del settore, fresca e congelata, possano superare le loro spaccature e unire le forze in difesa di un alimento che è diventato simbolo d’America al pari della torta di mele. PIZZA, RUSSO, FI: MENO MALE CHE C’E’ L’UNESCO.
RICONOSCIMENTO RIPAGA MORTIFICAZIONE EXPO L’Unesco riconosce all’arte dei pizzaioli napoletani il suo sigillo! Un successo per la Campania che con la Dieta Mediterranea e la Festa dei Gigli di Nola é la regione più presente nella lista rappresentativa del patrimonio culturale immateriale”: così il deputato e coordinatore FI della città metropolitana di Napoli, Paolo Russo. “La nostra impareggiabile storia, la cultura e le manifatture, i luoghi, il clima, la bonomia, la giovialità ed il saper vivere: questa la ricetta del nostro successo. Grazie a quanti hanno consentito tutto ciò, a partire da Alfonso Pecoraro Scanio e da Coldiretti che hanno iniziato questa avvincente sfida”: ha proseguito Russo. “Questo successo non mi fa però dimenticare, anzi esalta, gli imbarazzi, le titubanze e le scelte scellerate di quanti oggi esultano e saltano sul carro dei vincitori e dei pizzaioli, ma ieri relegarono proprio la pizza ad una insostenibile marginalità in occasione dell’Expo di Milano. Fu una scelta geopolitica: non vi erano multinazionali pronte ad investire, non vi erano avveduti ed apprezzati (prevalentemente dal sistema bancario!) imprenditori settentrionali, non vi erano – ha aggiunto il deputato – “giornaloni” pronti a sostenere le ragioni di un prodotto che rispondeva come nessuno alla domanda dell’Expo nutrire il pianeta” “Un prodotto facilmente replicabile, a basso costo, ad alto valore nutritivo, dalla grande storia ed interprete di una agricoltura legata ai territori. Olio, mozzarella, farina e pomodoro. Ma tant’è. Oggi godiamoci questo successo e proviamo a declinarlo in chiave di valore condiviso di civiltà e
dignità”, ha concluso Paolo Russo. Agricolae aveva scritto: PIZZA: IN ITALIA CANDIDATA A PATRIMONIO UNESCO. IN USA UNA DELLE LOBBY DEL CIBO PIU’ POTENTI DI WASHINGTON. MA AD EXPO NON C’E’SCHIERATA DALLA PARTE DEI REPUBBLICANI, A SUON DI EMENDAMENTI, CUI IL SETTORE HA DATO 1,3 MLN DOLLARI CONTRO I 157MILA DATI AI DEMOCRATICI Posted by Redazione × Pubblicato il 26/03/2015 at 14:45 I n I t a l i a è c a n d i d ata a diventare patrimonio Unesco dopo la bocciatura del 2012, dall’altra parte dell’Oceano è espressione di una delle più potenti lobby del cibo Usa e motivo di opposizione fra democratici e repubblicani. Ma ad Expo sarà un prodotto come un altro inserito nel percorso sensoriale assieme alle eccellenze agricole ed agroalimentari italiane. Ma se lo spot Expo-Rai andato in onda sulle reti pubbliche prendeva proprio la pizza come esempio dell’italianità “mancata” e non sfruttata riportando il caso dell’inglese che ne ha fatto un business mondiale, al padiglione Italia di Milano se ne parlerà poco. “Parliamone all?expo”, chiudeva lo spot. E la
“forza” che la pizza ha all’estero è la dimostrazione di quanto potrebbe essere – a dirla con lo spot Rai – una vera occasione mancata. Negli Stati Uniti infatti rappresenta a tutti gli effetti una vera e propria “slice” di governo del paese. Negli Usa è anche espressione di chi difende – a suon di emendamenti – gli interessi di quella fresca e chi invece quelli della surgelata. Si parla della pizza, alimento simbolo del Made in Italy nel mondo. Proprio oggi la pizza è protagonista di una giornata di mobilitazione in occasione della convocazione della Commissione Italiana Unesco a Roma per l’atteso via libera nazionale all’inserimento dell’Arte dei Pizzaiuoli napoletani nella “Lista del patrimonio culturale immateriale dell’umanità”. Un alimento molto amato, anche negli Stati Uniti, dove però negli ultimi anni è finito sotto attacco nell’ambito delle campagne salutistiche portate avanti in primis dalla first lady Michelle Obama. A l c o n t r a r i o d i a ltre lobby del cibo rappresentate a Washington, quella della pizza non ha assecondato le richieste del governo, come ha riscostruito un’inchiesta dell’agenzia americana Bloomberg intitolata “Dentro la potente lobby che sta combattendo per il tuo diritto di mangiare pizza”.
Circa 41 milioni di americani, più della popolazione della California, mangia un pezzo di pizza tutti i giorni. Da qualche anno però l’atteggiamento è cambiato e la pizza è diventata un bersaglio al pari di soda e patatine fritte. I nuovi standard federali sulla nutrizione per i pasti scolastici, parte di una legge del 2010, l’hanno messa in discussione. Le regole di etichettatura dei menu, entrate in vigore alla fine di quest’anno, sono sembrate particolarmente onerose per i proprietari di pizzerie. Le nuove leggi e l’opinione pubblica avevano convinto altri a cambiare le proprie politiche molto prima che il governo lo richiedesse. McDonald, per esempio, ha tolto volontariamente la soda dagli Happy Meals e ha aggiunto il numero delle calorie ai suoi menu. I sostenitori della pizza hanno optato invece per una strada diversa. Si sono separati dalle altre lobby alimentari e hanno scelto una via più combattiva. L’anno scorso per attività di lobbying hanno speso 500 mila dollari, e 1,5 milioni di dollari in contributi nelle ultime due tornate elettorali. L’American Pizza Community (APC) ha fatto notare che visto le potenziali combinazioni di condimenti della pizza, fornire informazioni precise sulle calorie sarebbe “quasi impossibile”, mentre le catene specializzate in consegna hanno sostenuto che non avrebbe senso un menu con informazioni sulle calorie quando pochissimi clienti le leggerebbero. Altro punto che ha fatto storcere il naso è stato che nei regolamenti proposti dalla Food and Drug amministration le pizzerie dovevano indicare le calorie di una pizza intera piuttosto che di una sola fetta. Quasi tutte le pizze di solito non supera le 4000 calorie – riporta ancora Bloomberg - , ma i sostenitori della pizza fanno notare come la maggior parte degli americani ne mangia uno o più fette ma quasi mai una intera.
N e l 2 0 1 0 , i l C o n g resso ha approvato un aggiornamento nutrizionale per il pranzo delle scuole federali sovvenzionate, sostenuto da Michelle Obama. Quando l’Usa, il Dipartimento dell’Agricoltura americano, ha pubblicato i dettagli è comparsa una norma apparentemente oscura che aumentava la quantità minima di concentrato di pomodoro necessario per essere considerata come una porzione di verdura – e si è acceso un faro sulla lobby della pizza surgelata (che ormai si muove in modo separato da quella fresca forse da quando Domino – una della più grandi catene del settore – l’aveva definita pochi anni fa come “la radice di tutti i mali” sui suoi cartoni). Al concentrato di pomodoro veniva dato un credito supplementare. Quindi 2 cucchiai di concentrato di pomodoro – grosso modo la quantità su una fetta di pizza – era considerato l’equivalente di una porzione di verdure. Ma le nuove regole dovrebbero modificare questo aspetto. Nel 2011 l’Istituto nazionale della pizza congelata ha inviato una lettera all’Usda sostenendo che si sarebbe dovuta aumentare così tanto la quantità di pomodoro concentrato da rendere poi impossibile aggiungere formaggio o altri condimenti. Nell’agosto dello stesso anno un nutrizionista parlando al Congresso sottolineò come le norme proposte avrebbero
eliminato dalle mense molti alimenti ricchi di nutrienti fra cui appunto la pizza. Nel novembre 2011, il Congresso ha bloccato alcuni cambiamenti nutrizionali proposti dal Dipartimento dell’agricoltura. Da allora, le riduzioni di sodio e gli aumenti di cereali integrali hanno subito dei ritardi – appoggiati dalla lobby della pizza surgelata. La lobby della pizza spera ora in tempi migliori. Da sempre infatti tende a sostenere i repubblicani. Negli ultimi due cicli elettorali, i candidati federali repubblicani hanno ricevuto circa 1,3 milioni dollari dal settore a fronte dei 157 mila dollari andati ai democratici. (Il più grande beneficiario nel 2012 è stato il candidato presidenziale Mitt Romney). Adesso con i repubblicani che guidano il Congresso, si parla di invertire alcune politiche nutrizionali che i conservatori considerano come progetti della first lady e un esempio di politica sbilanciata. Per gli amanti della pizza la speranza è che le due lobby del settore, fresca e congelata, possano superare le loro spaccature e unire le forze in difesa di un alimento che è diventato simbolo d’America al pari della torta di mele. PIZZA, CONFEURO: RICONOSCIMENTO IMPORTANTE.
ISTITUIRE CARTA MIGLIORI PRODUZIONI REGIONALI “L’iscrizione da parte dell’Unesco dell’arte del pizzaiuolo napoletano nella lista degli elementi dichiarati patrimonio dell’umanità – dichiara in una nota il presidente nazionale Confeuro, Andrea Michele Tiso – rappresenta un riconoscimento importante per l’enogastronomia campana e italiana, nonché un chiaro segnale su quale evoluzione deve avere il settore primario nostrano nel prossimo futuro. Come Confeuro – prosegue Tiso – siamo assolutamente certi del valore della qualità delle produzioni agroalimentari del Bel Paese; ed è per questo che insistiamo sulla necessità di avere politiche agricole nazionali ed europee che guardino a questo aspetto più che a quello della quantità delle derrate alimentari prodotte. Ci teniamo inoltre a sottolineare – conclude Tiso – che riteniamo ancora valida la nostra proposta di istituire una carta delle migliori produzioni agricole regionali. Il riconoscimento da parte dell’Unesco dell’arte del pizzaiuolo napoletano conferma infatti il valore culturale e sociale delle produzioni locali italiane e il grande potenziale, ancora inesplorato, che si cela dietro di esse”. PAC POST 2020, AGROMECCANICI VENETO PRONTI A SFIDA
INNOVAZIONE Pac post 2020: agromeccanici del Veneto, con le loro 1.200 le imprese associate a Fimav, pronte a raccogliere la sfida dell’innovazione “Gli agromeccanici del Veneto, con le loro 1.200 le imprese associate a Fimav, sono pronte a raccogliere la sfida dell’innovazione, della lotta ai cambiamenti climatici, della sostenibilità sociale ed occupazionale, con l’obiettivo di accompagnare la diffusione della tecnologia nelle imprese agricole e migliorarne la redditività. Il nostro comparto, che sviluppa un fatturato aggregato di 50 milioni di euro su scala regionale, non può tuttavia essere l’unico anello della filiera chiamato ad assumersi il rischio di impresa”. Lo ha detto Gianni Dalla Bernardina all’assemblea dei quadri e dirigenti della Federazione delle imprese di meccanizzazione agricola del Veneto, che ha visto la partecipazione di oltre 120 persone e più di 70 imprese dei servizi per conto terzi in agricoltura. ##### L’attenzione al settore è stata manifestata anche dal governatore del Veneto, Luca Zaia, in un messaggio e dall’assessore all’Agricoltura del Veneto, Giuseppe Pan,
presente all’evento, che ha rassicurato la platea annunciando che ha preso il via l’iter per permettere ai contoterzisti di edificare in aree rurali e altre attività legate alla certificazione e all’innovazione. Nel mirino di quadri e dirigenti di Fimav, anche la Politica agricola comune 2020-2027, che si pone gli obiettivi di garantire l’equo tenore di vita degli agricoltori, la protezione dell’ambiente, contrastare i cambiamenti climatici. “Il nuovo modello della Pac – ha detto Alberto Zannol della Direzione Agroalimentare della Regione Veneto – stabilisce che l’Unione europea fissi i parametri politici di base, come ad esempio gli obiettivi economici, sociali e ambientali, approva i piani strategici nazionali e regionali, mentre gli Stati Membri scelgono ed elaborano gli interventi in funzione la propria realtà, elaborano un piano strategico per il Primo e Secondo pilastro, definiscono il loro contributo agli obiettivi dell’Ue, stabiliscono le conformità e le misure di controllo, hanno la responsabilità del rispetto del bilancio”. ##### Sarà una Pac che guarda con attenzione agli investimenti, alle nuove tecnologie, i big data, l’economia circolare, che pianifica attentamente un modello di gestione dei rischi e che, nell’ambito dell’innovazione, stabilisce una forte sinergia con le politiche di ricerca e sviluppo, formazione e consulenza. “Le imprese di meccanizzazione agricola, in quest’ambito, potranno svolgere un ruolo di ancora maggiore responsabilità, per garantire una produzione crescente, una più equa redistribuzione dei redditi, nel rispetto della sostenibilità ambientale, occupazionale ed economica”, ha ribadito Dalla Bernardina. Alcune azioni mirate agli investimenti si ritroveranno anche nella Legge di Stabilità, che per il 2018 replica sostegni strategici per le imprese agromeccaniche come il super-ammortamento del 140%, l’iper-ammortamento al 250%
per investimenti innovativi e digitali inseriti nel Piano industria 4.0, la Sabatini Ter, dedicata alle micro, piccole e medie imprese che vogliono acquisire impianti, attrezzature, macchinari e beni strumentali, hardware, software e tecnologie digitali ad uso produttivo.
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