Federazione Associazioni Apicoltori del Trentino - Apisole
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Federazione Associazioni Apicoltori del Trentino Associazione Apicoltori Fiemme e Fassa Associazione Apicoltori Valsugana Lagorai Associazione Apicoltori delle Valli di Sole, Pejo e Rabbi Apicoltori in Val Lagarina Associazione Associazione apicoltori val Rendena Notiziario n. 23 giugno 2021 Sommario Nasce una nuova associazione: Associazione Apicoltori Val Rendena Associazione Apicoltori Fiemme e Fassa: giornata mondiale delle api Lotta alla varroasi 2021 un protocollo con calendario degli interventi. Cosa fare per non perdere colonie di api in inverno? Nasce una nuova associazione: la Federazione cresce Spett. Federazione degli apicoltori del Trentino, è con grande soddisfazione ed un pizzico d’orgoglio che annunciamo finalmente la costituzione della Associazione apicoltori Val Rendena. Da anni la numerosa comunità di apicoltori operanti sul nostro territorio avvertiva la necessità di concretizzare un’associazione in grado di unire le forze nell’ obiettivo da tutti condiviso di garantire il miglior benessere possibile per le nostre api ,una politica di tutela e valorizzazione territoriale, un programma di sensibilizzazione e divulgazione di “ apicultura” soprattutto fra i giovani e nelle scuole nonché la possibilità di ottenere soddisfacenti risultati in termini produttivi. Obiettivi ambiziosi che richiederanno con ogni probabilità tutta la buona volontà, l’entusiasmo e la collaborazione dei soci ma che sapranno ampiamente ricompensare gli apicoltori con risultati che avranno in sé al contempo la dolcezza del miele e la forza derivante da conoscenza e consapevolezza. Un traguardo importante sarà per noi anche l’ammissione alla Federazione provinciale; la professionalità e l’impegno da Voi finora ampiamente dimostrati in ogni attività proposta, costituiscono uno stimolo di grande valore ed un’occasione unica di crescita individuale e di squadra. Cogliamo l’occasione per ringraziare il Presidente dell’Associazione Val di sole, Peio e Rabbi, l’amico Francesco Moratti, che con il suo contagioso entusiasmo e con la sua esperienza ci ha guidati con preziosi consigli fino alla meta. Un sincero ringraziamento anche al Presidente della Federazione, Romano Nesler, per averci fin da subito premurosamente coinvolti ed incoraggiati. Infine l’augurio che il futuro, in questo mondo incerto, possa riservare a tutti noi una sempre più consistente riscoperta dei preziosi segreti della natura e delle sue immutabili leggi. Un cordiale saluto Il Direttivo dell’Associazione apicoltori Val Rendena: Masè Elvio (Presidente) Villi Mauro (Vicepresidente) Marzoli Valentina(Segretario)
Salvaterra Mauro (Consigliere) Lucchini Manuel (Consigliere) Alimonta Paolo (Consigliere) Olivieri Mauro (Consigliere) Associazione apicoltori Fiemme e Fassa: giornata mondiale delle api L'associazione apicoltori di Fiemme e Fassa sta portando avanti diverse iniziative a favore della salvaguardia delle api e della biodiversità. Negli anni scorsi, grazie all'intenso lavoro di convincimento portato avanti dall'apicoltore Vincenzo Guadagnini, sono state seminate fasce di prato che fiancheggiano la pista ciclabile e strade di campagna nella piana di Predazzo, con essenze mellifere che, oltre a nutrire le api, hanno migliorato l'aspetto estetico della zona. Nella primavera del 2020 abbiamo scritto una lettera a tutti i comuni delle due valli invitandoli a considerare, nelle opere di ripristino dei danni causati da Vaia, la piantumazione anche di piante di interesse apistico, migliorando così anche la biodiversità e la resilienza del bosco. Per quest'anno invece si è pensato di reperire presso il vivaio forestale del Casteller di Trento di circa 250 piante, sia arbustive che arboree, da distribuire ai soci dell'associazione che le hanno piantate presso i loro apiari. Per la giornata mondiale delle api del 20 maggio, presso la sede di Ziano, saranno distribuite bustine di semi di piante erbacee mellifere. Sono piccoli gesti che hanno l'obiettivo di tenere viva l'attenzione verso la protezione delle api e al miglioramento della biodiversità. Lotta alla varroa 2021 un protocollo con calendario degli interventi. Cosa fare per non perdere colonie di api in inverno? La strage degli innocenti Possiamo dire che ogni anno vi sono perdite invernali di api, queste perdite possono essere considerate accettabili solo quando rimangono ampiamente sotto il 10%. Una perdita media del 5% negli ultimi 10 anni può ad esempio essere considerata un ottimo risultato. Al contrario in alcune annate abbiamo apicoltori che subiscono perdite importanti fino al 50% o al 100% del proprio patrimonio. Questa strage va evitata perché, il fatto che altri apicoltori, nelle medesime zone non subiscano perdite e addirittura vendano nuclei e colonie in primavera dimostra che un buon controllo della varroasi può essere fatto.
Cosa fare Le domande a cui rispondere sono solo quattro: 1. Cosa fare? 2. Quando operare? 3. Quando nutrire? 4. Come invernare le colonie di api? Premessa apicoltori categoria di “X” e categoria “Y” Categoria “X” rischio varroasi molto alto Gli apicoltori che attuano un nomadismo spinto partendo da apiari di svernamento in zone di pianura a clima molto mite hanno un rischio molto alto per quel che riguarda l’infestazione da varroasi. In queste condizioni le famiglie di api sono già ben piene di ai e hanno circa 6 favi di covata a metà marzo. Il periodo in cui c’è molta covata si allunga di circa un mese rispetto agli apicoltori che raggiungono il medesimo risultato a metà aprile o a fine aprile perché operano a quota più alta e in ambienti a clima più freddo. Possiamo ragionevolmente valutare che a fine giugno il numero di acari nelle colonie dell’apicoltore “X” sia circa il doppio di quello dell’apicoltore “Y”. Categoria “Y” rischio varroasi alto Per gli apicoltori di categoria “Y” la cassa è piena di api e covata un mese più tardi circa a metà o fine aprile. Però anche in questo caso il rischio è alto, abbiamo solo un po’ più di margine per quanto riguarda i tempi di intervento. Cosa fare Questo tema è già stato trattato più volte, ma vale la pena di approfondire, le azioni importanti sono tre: 1. Attuare il blocco di covata con trattamento al ventiquattresimo giorno (indispensabile per far sopravvivere le famiglie di api) 2. Attuare il trattamento invernale in completa assenza di covata (indispensabile per far sopravvivere le famiglie di api) 3. Attuare qualche trattamento tampone in ottobre quando la covata sta calando da due favi a zero (caldamente consigliato). Nel 2020 l’infestazione da varroasi è stata molto alta: gli apicoltori che hanno attuato qualche trattamento tampone in ottobre non hanno avuto perdite di colonie. Blocco della covata: quando farlo Per gli apicoltori di categoria “X” (quelli che avevano le casse piene di apie e covata a metà marzo) il blocco va fatto necessariamente nel periodo 28 giugno – 3 luglio, aspettare di più significa rischiare moltissimo. Per gli apicoltori di categoria “Y” invece il periodo consigliato è fra il primo e il 10 di luglio, tenendo presente che, in ogni caso, facendolo nei primi giorni di luglio il rischio è decisamente minore. Blocco di covata: che tipologia? Abbiamo diversi modi per fare il blocco di covata: 1. Per orfanizzazione (senza effetto trappola)
2. Per segregazione della regina in una abbietta piccola (senza effetto trappola) 3. Per segregazione della regina su un intero favo da nido (con un effetto trappola sugli acari molto significativo) Consigliamo la terza tipologia attuando il blocco con telaio orizzontale usando escludi regina e cornice o ingabbiando un intero favo nel nido (più costoso). Con questa tipologia di blocco si raggiungono due importanti obiettivi: 1. Un numero significativo di acari restano intrappolati nel favo di covata e l’infestazione sulle api durante i 24 giorni del blocco è più bassa. 2. Il trattamento al ventiquattresimo giorno ha un’efficacia circa doppia rispetto ad un blocco senza effetto trappola e alla fine sopravvivono meno acari. Blocco di covata con telaio orizzontale: come fare Questo tipo di blocco si attua confinando la regina su un intero telaio che viene inserito in una cornice. La cornice ha le stesse dimensioni del nido, può essere alta da 6 a 10 centimetri e, nella parte interna è provvista di una fresatura perché le “orecchie” del telaio devono poter scendere nella cornice. Dal lato opposto della fresatura due chiodini sostengono il favo nella parte bassa. Ovviamente la cornice, qui appoggiata per terra, va messa sopra all’escludi regina del nido. Un favo vecchio come questo andrebbe bene visto che esso sarà poi eliminato. Sopra al nido viene messo a dimora un escludi-regina e, sopra ad esso, la cornice di legno con il telaio. Ce vedremo la scelta del telaio giusto è importante. Telaio orizzontale a dimora, su di esso si trova la regina. A destra è ben visibile l’escludi- regina posto fra il nido e il telaio. In questo modo la regina dovrà deporre solo su quel telaio e non potrà scendere nel nido. In questo caso l’apicoltore ha scelto un favo di covata opercolata che nascerà tutta nei prossimi 10 giorni: in questo modo la covata deposta dalla regina sarà recettiva principalmente fra il decimo e il ventesimo giorno di blocco, proprio nel periodo in cui l’infestazione da acari sarà più alta. Posizionamento della cornice Il posizionamento della cornice è scontato nel caso in cui non vi sia il melario, in questo caso dal basso abbiamo: nido, escludi-regina, cornice con il telaio, copri-favo e coperchio. Nel caso in cui vi siano dei melari essi verranno posizionati sopra alla cornice, ma serviranno due escludi-regina uno fra nido e cornice ed uno fra cornice e melari. La regina anche in questo caso resterà confinata nella cornice. Il vantaggio più importante
Si ha quindi un doppio effetto interessante perché la varroa presente nel periodo precedente al trattamento in parte resta sulle api, ma in parte finisce nella covata del telaio che verrà poi eliminato e quindi si diminuisce di molto la carica di acari che si trovano sulle api adulte nei 24 giorni che trascorrono fra l’ingabbiamento e il trattamento con acaricida. In seguito all’applicazione di questo metodo ho potuto constatare che. In condizioni ideali, nel telaio trappola possono restare anche centinaia di acari. Per verificarlo basta “sforchettare” un decimetro quadrato di covata contare gli acari e stimare quanta varroa può esserci in tutto il favo. Si trovano anche celle che contengono più di un acaro. Per questo motivo le cadute al trattamento del ventiquattresimo giorno sono di molto inferiori rispetto al blocco attuato senza effetto trappola. Voglio fare un esempio tipico per essere più chiaro, mettendo a confronto un blocco di covata con confinamento su telaio o in piccola gabbietta e ipotizzando una pari infestazione da varroa pari a 600 acari: Tipologia di blocco Acari presenti Acari morti (efficacia 94%) Acari che restano sulle api (6%) Con gabbietta piccola 600 564 36 Con telaio orizzontale 600 384 (i restanti 200 sono nel telaio!) 24 Dato che una parte sostanziale di acari restano intrappolati nel telaio che verrà eliminato (dove la regina ha deposto), la caduta in seguito al trattamento è più bassa perché è rimasta meno varroa sulle api. Di conseguenza, a parità di efficacia del prodotto usato (96%) e a parità di infestazione (600 acari), rimangono meno varroe sulle api dopo il trattamento perché il 6% di 600 è 36, mentre il 6% di 400 è 24! La scelta del favo da utilizzare Dato che il favo sarà poi bruciato o sciolto in sceratrice vale la pena di sceglierne uno vecchio di colore nero. La regina potrà facilmente essere spostata sul favo che ci interessa usando il fermaglio. Se usiamo un favo vuoto, privo di covata, l’effetto trappola in realtà si realizza principalmente nei primi 10, giorni quando la covata è recettiva (covata aperta in fase larvale), perché la regina satura ben presto tutto lo spazio disponibile sul telaio e del resto quando nascono le prime api dopo 21 giorni e la regina depone nelle cellette vuote siamo ormai agli ultimi 3 giorni di blocco e l’uovo non è ricettivo per la varroa. Se usiamo un favo di covata opercolata essa nascerà nei primi 10 giorni e la regina deporrà covata recettiva per la varroa principalmente nel periodo fra il decimo e il ventesimo giorno quando gli acari sono in numero maggiore. Se si usa un solo telaio (si veda qui di seguito l’uso di due telai) conviene questa seconda scelta usando un telaio di covata opercolata. Per aumentare l’effetto trappola si può lavorare con telai di covata mista (aperta ed opercolata) e, al dodicesimo giorno, si può eliminare il telaio presente e mettere la regina su un altro telaio vuoto dove essa possa iniziare da capo la deposizione. Questa tecnica, se pur laboriosa, aumenta ulteriormente l’effetto trappola anche se richiede naturalmente il sacrificio di due favi anziché uno. Dopo 24 giorni … trattare e nutrire Dopo 24 giorni si fa scendere la regina nel nido, si brucia (o si scera) il favo di covata e si tratta con acido ossalico gocciolato. Benché le api sopportino abbastanza bene
questo evento del blocco di covata si tratta pur sempre di uno stress per la famiglia perché la deposizione si ferma per un mese (il avo orizzontale infatti verrà eliminato…). Dopo il trattamento è bene nutrire per un certo periodo con un duplice scopo: 1. Le api sopportano meglio il trattamento con acido ossalico se vengono nutrite 2. La nutrizione favorisce una rapida ripartenza della colonia quando la regina, liberata nel nido, inizia a deporre a pieno ritmo. In questo periodo ancora molto caldo (siamo in agosto) è opportuno nutrire con sciroppi non troppo concentrati come ad esempio quelli realizzati con un litro di acqua e un chilo di zucchero. Si può somministrare un nutritore piccolo ogni settimana fino ad ottenere un nido sufficientemente ricco di scorte per il periodo invernale. Trattamenti tampone autunnali Io consiglio caldamente questo intervento. Ritengo che per gli apicoltori di tipo “X” esso sia assolutamente indispensabile, ma credo anche per gli altri decisamente utile. Si tratta di intervenire quando la covata sta passando da 2 a zero favi, fase che nelle nostre zone e climi si verifica di solito in ottobre Come fare? Si può intervenire quando vi è un solo favo di covata ad esempio con un ossalico sublimato e verificare l’entità della caduta di acari. A seconda dei numeri di caduta si può decidere se sospendere o se fare un secondo trattamento dopo 8-10 giorni. A solo titolo di esempio presento tre casi diversi che potrebbero verificarsi: 1. Cadono 20 acari (pochissimi) non si fanno altri interventi e si aspetta il blocco invernale. 2. Cadono 150-200 acari (un numero rilevante, ma non altissimo), si può fare un secondo trattamento dopo 10 giorni. 3. Cadono 400 o più acari (un numero molto alto) conviene intervenire anche più volte ogni 7-8 giorni fino ad arrivare a numeri più ragionevoli (decine) Invernamento e trattamento invernale Molti apicoltori sottovalutano l’importanza di invernare famiglie forti. Coloro che invernano colonie forti dopo aver attuato i trattamenti tampone hanno due importanti garanzie in più: 1. Affrontare l’inverno con molte api in condizioni ideali. 2. Affrontare l’inverno con api sane con aspettativa di vita lunga Per quanto riguarda il trattamento invernale è importante che esso sia fatto n completa assenza di covata e non appena questa condizione si verifica. Se siamo fortunati e ai primi di novembre siamo già completamente senza covata è bene trattare subito abbattendo gli acari, per salvaguardare le api autunnali che devono assolutamente rimanere sane e vitali. Buon lavoro e buona apicoltura a tutti Romano Nesler
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