"FARE INSIEME" II Premio letterario - Auser Forlì
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AUSER Volontariato di Forlì - Onlus Associazione per l'Autogestione dei Servizi e la Solidarietà II Premio letterario “FARE INSIEME” Organizzato da AUSER Volontariato di Forlì – ONLUS per racconti, poesie e saggi giornalistici degli studenti del triennio della scuola media superiore Elaborati Anno 2014
II Premio letterario “Fare insieme” – Anno 2014 Indice Essere o ... non essere, Benedetta Bandini p. 7 Amicizia o amore? .... l' eterno problema!, Fabiola Fabbri p. 9 La vita come un sogno, Rebecca Mazzotti p. 12 Sognare non costa nulla, Chiara Monterrastelli p. 14 Nel mare dei tuoi occhi, Chiara Palotti p. 15 La vita come un sogno, Francesco Ravaglioli p. 22 La doppia colpa dell’alcool, Elena Salvatori p. 23 In sogno, Tatiana Zapata p. 25 Ringraziamenti p. 27 ~3~
II Premio letterario “Fare insieme” – Anno 2014 Come mi piace il giovane che ha in sé qualche cosa del vecchio, così mi piace il vecchio che ha in sé qualche cosa del giovane. Chi segue questa norma potrà essere vecchio nel corpo, ma nell’animo non sarà vecchio mai. Cicerone, De senectute, XI ~5~
II Premio letterario “Fare insieme” – Anno 2014 ESSERE O ... NON ESSERE Benedetta Bandini “Io non esisto più sono diventata invisibile ... “. Questa frase si ripeteva nella mia testa, era un eco infinito, che lacerava la mia anima, ero vuota dentro, il mondo mi aveva svuotata con la sua cattiveria, le ferite ancora aperte, i lividi di un viola scuro erano le uniche cose a ricordarmi di essere viva, di essere ancora intrappolata in questo mondo. A volte, durante l'ennesima lite, mentre venivo picchiata, le mani grandi di mio padre mi creavano dolore anziché conforto con una carezza; mi estraniavo, mi chiudevo nella mia anima che si trovava precisamente tra il cuore e l’aorta: lì non sentivo alcun male causato dalle botte, ma soffrivo lo stesso, era un dolore fantasma, un vuoto, un'ombra che procedeva lentamente ed ero sicura che anche se avessi continuato a correre, a nascondermi, lei mi avrebbe raggiunta e io sarei stata stremata dal troppo a lungo correre e lì sarei morta dentro. Sono nata nella paura e morirò nella paura. Fin da subito capii che era meglio rimanere ferma a farmi picchiare, perché prima o poi avrebbe smesso, mentre se fossi scappata il supplizio sarebbe durato di più. Mi facevo picchiare come una bambola, mi facevo gettare a terra e non mi alzavo, non reagivo. Non so neanche cosa vuol dire una carezza, mio padre non me ne ha mai data una; non so cosa sia un: "Sono orgoglioso di te", mio padre non ne ha mai pronunciato uno. In confronto so cosa è la morte, l'ho vista in faccia pronta a strapparmi via da qui, ma un angelo mi ha salvata, mi ha tolta dalla pozzanghera di sangue in cui stavo annegando, ha preso i pugni, gli schiaffi al posto mio e sempre al posto mio è morta: quell'angelo era mia madre e da mesi cerco di raggiungerla. Ho tagli profondi come piste di atterraggio, ma qualcosa mi fa rimanere in vita, forse nella mia anima c'è ancora un ~7~
II Premio letterario “Fare insieme” – Anno 2014 barlume e prima o poi anche questa fiamma fatua si spegnerà e raggiungerò la mia mamma. Il mio babbo come tutti i giorni è tornato a casa ubriaco, ha trovato un difetto futile in me e per questo mi ha picchiata per l'ennesima volta, ma questa era diversa: speravo che mi uccidesse, speravo che non si fermasse finché io, esangue, non avessi tirato l'ultimo respiro, ero pronta ad andarmene, non avrei sopportato più alcun dolore, non mi sarei di nuovo alzata, non avrei più pulito il mio sangue dal pavimento. L'odore nella camera era un misto tra fumo ed alcol, ma il sangue nella mia bocca lo alterava e mi sembrava dolce come il profumo che mia mamma si spruzzava. Mio padre si fermò, uscì e mi lasciò lì, sola, mentre la mia speranza moriva. Era una giornata di primavera e io decisi di morire. Mi misi il più bel vestito che possedevo, l'abito da sposa di mia madre, presi un coltello da cucina, era presto, l'alba, mi incamminai. La strada era vuota, l'abito creava un fruscio, io ero sola; da lì a poco tutti si sarebbero svegliati e io mi sarei per sempre addormentata, ero al parco, era freddo, ero sotto un pesco, i fiori col vento cadevano. Il coltello si infilò nel costato: un sussulto, il sangue scorreva verso terra insieme alle mie forze, nero, gli occhi si chiusero, i fiori e i merletti si tinsero di rosso. Mentre morivo, un urlo, una persona che correva: era mio padre, si era pentito, ma io già sentivo mia madre che mi chiamava, carezze e pianti le ultime cose che sentii. Una lettera caduta con su scritto: “Non siate in pena per me”. Ora non ho più bisogno di diventare invisibile, ora ... sono invisibile, sono per la prima volta felice, sono riuscita a raggiungere la mia mamma ora sono un angelo anch’io”. ~8~
II Premio letterario “Fare insieme” – Anno 2014 AMICIZIA O AMORE? .... L' ETERNO PROBLEMA! Fabiola Fabbri Francesca,15 anni, vive a Milano da quando è nata, ha una sorella e un fratello; sua sorella studia a Bologna da due anni e suo fratello invece a Milano. Come molti genitori quarantenni, i suoi sono separati, da quattro anni, quindi lei, tutti i week-end deve fare su e giù, dividendosi tra il padre che insegna e vive a Bologna e la madre che è professoressa di italiano nella stessa scuola frequentata dalla ragazza. Avendo due genitori docenti, Francesca logicamente va molto bene a scuola, poiché se ha bisogno d'aiuto loro sono sempre presenti! Lei è al secondo anno del Liceo artistico, si impegna molto perché è la scuola che ha sempre sognato di fare ed, ora che la frequenta, deve dimostrare tutto il suo talento, anche se la sua timidezza a volte la limita nell'esprimere tutto ciò che ha dentro! Alessandra è la sua migliore amica dall'inizio delle superiori e raccoglie tutte le sue confidenze, ma quest’anno, il primo giorno di scuola, il suo sguardo viene attirato da un ragazzo nuovo; lei si avvicina per conoscerlo, ma ci rinuncia perché lui sta parlando con altri ragazzi della sua classe, ma durante la ricreazione Francesca prende il coraggio a quattro mani e si avvicina a lui. “Ciao, mi chiamo Fra e tu, sei nuovo?” Basta quella semplice frase a far sì che i due diventino inseparabili amici, anche se in realtà i sentimenti che la ragazza prova fin dall'inizio per Riccardo sono molto diversi, ma lei, per paura di essere rifiutata, non si sogna neanche lontanamente di dichiararsi. ~9~
II Premio letterario “Fare insieme” – Anno 2014 Un brutto giorno, prima delle vacanze di Natale, entrando in sala mensa, Francesca sente un tuffo al cuore, vorrebbe sparire dalla faccia della terra, non essere mai nata e diventare trasparente, perché vede la sua migliore amica Alessandra e Riccardo baciarsi appassionatamente e guardarsi negli occhi come si guardano due innamorati. Come hanno potuto le due persone più importanti della sua vita dopo la famiglia, tenerla all'oscuro di questa cosa? D'altronde Alessandra sa dei suoi sentimenti verso Riccardo, come ha potuto quella traditrice? Anche se in quell'attimo si sente morire, Fra raccoglie le forze, entra e saluta ambedue, che quando si accorgono di lei assumono tutti i colori dell'arcobaleno, specie Alessandra che cerca di fermare l'amica per giustificarsi. “... ma di che? - esclama Francesca, - tientelo pure! Anzi, ..... a proposito, fate finta di non conoscermi!” Inutile descrivere i sentimenti che si agitano nel cuore di Francesca, ma lei non sa cosa significhi la parola vendetta; l'unica cosa che vuole fare è raccontare tutto alla sorella, sperando di avere uno dei suoi soliti, ottimi consigli! “Il tempo è un gran dottore e vedrai che le cose andranno a posto da sole”, dice sua sorella che essendo più grande ha già una certa esperienza in affari d'amore e ... altro! “Siediti sulla riva del fiume e vedrai che prima o poi passerà il cadavere del nemico!” aggiunge la cara parente. La sera dell'ultimo dell'anno, mentre tutti si preparano per il veglione, Francesca, con superpigiamone di pile e pantofole di Hello Kitty, sta per andare tristemente a letto, maledicendo la timidezza e bontà che hanno causato la sua solitudine in quella sera in cui tutto il mondo sembra essere accoppiato e felice, quando sente squillare l'Hi Phone e compare l'immagine di Riccardo! Con le mani che tremano risponde e dall'altro capo sente una voce imbarazzata che spiega: “Sai ho smesso con la Ale, mi sono accorto che è un'altra che mi interessa ..... sei tu! Vuoi uscire con me?” ~ 10 ~
II Premio letterario “Fare insieme” – Anno 2014 Le gambe di Francesca tremano, il cuore batte forte, l'istinto principale è quello di mandarlo a .... farsi friggere, ma ricordandosi di quello che le ha detto sua sorella, in quel momento visualizza l'immagine di Alessandra, il cui "cadavere" sta passando nel fiume. Pensa quale migliore vendetta per lei possa essere farsi vedere insieme a Riccardo dalla sua ex migliore amica, si fa una sonora risata e risponde “Perché no? Sono stanca di sprecare occasioni! Carpe diem!”. E corre incontro alla felicità! ~ 11 ~
II Premio letterario “Fare insieme” – Anno 2014 LA VITA COME UN SOGNO Rebecca Mazzotti Caro diario, anche stanotte sono entrata nella mia vita attraverso un sogno. Ho sognato di volare in alto nel cielo, mi sentivo leggera e dentro di me regnava la pace. Tutte le cose da lassù mi sembravano piccole e raggiungibili: le case, le persone, persino il mare. Un'esplosione di colori, sapori e libertà. Puoi capire quello che sto cercando di spiegarti? Le sensazioni che provo ogni volta nei miei sogni? E poi ... il risveglio. Improvvisamente mi ritrovo con i piedi per terra, la leggerezza che provavo è scomparsa, per non parlare della pace. Tutto intorno a me diventa troppo grande per essere raggiunto, i colori scompaiono lasciando un nero indelebile e costante, i sapori diventano amari e alla libertà vengono spezzate le ali con le quali era in grado di girovagare libera e senza meta, come quando un animo curioso e avventuroso viene rinchiuso senza più speranza d'uscita. Forse tutto è scomparso così bruscamente perché la realtà ed i sogni spesso non si incontrano, viaggiano separati pur percorrendo la stessa strada. Può però accadere che le due vie si intersechino lungo il tragitto, ed è quel momento d'incontro a creare un momento fantastico, magico come il sole che sorge dando luce dopo una notte senza stelle. L'incrocio è capace di farti provare le emozioni dei primi amori, voli a mezz'aria, le cose hanno un sapore amaro ma piano piano diventano dolci, il nero si fonde in mille sfumature e ti senti libera, come se stessi volando pur con i piedi a terra. ~ 12 ~
II Premio letterario “Fare insieme” – Anno 2014 Ecco in quel momento, quando i tuoi sogni occupano le giornate reali, allora stai vivendo davvero. Caro diario, sono pronta a volare per assaporare la mia vita e i miei sogni, sono pronta a vivere e a essere libera. ~ 13 ~
II Premio letterario “Fare insieme” – Anno 2014 SOGNARE NON COSTA NULLA Chiara Monterastelli Non perdere mai la speranza nell'inseguire i tuoi sogni. Chi tocca un sogno, non ha pelle. I sogni sono leggeri, soffici e fragili. Così fragili da poterli uccidere. Non smettere mai di cercare. Chi smette di cercare, smette di sognare. ~ 14 ~
II Premio letterario “Fare insieme” – Anno 2014 NEL MARE DEI TUOI OCCHI Chiara Palotti Io non esistevo più, ero invisibile. Più trasparente di un vetro. Mi guardai allo specchio e vidi riflesso qualcuno che non ero io. Il volto raggiante su cui spuntavano due allegri occhi e una bocca sempre volta all’insù erano stati tramutati in un viso impassibile. Gli occhi erano colmi di trucco nero sotto i quali si trovavano due profonde occhiaie, mentre le gracili labbra erano coperte da un rossetto porpora. Il trucco era la mia maschera preferita. Le persone preferivano concentrarsi su quello e dell’effetto che faceva sugli occhi, anziché su cosa questi ultimi esprimevano. Gli occhi non nascondono niente. Lì c’è scritto cosa proviamo, le nostre emozioni e chi siamo. Per questo li nascondevo. Essere invisibile nei confronti degli altri poteva essere un vero problema: a nessuno piace “affondare” nella solitudine. Ma qualche volta era anche una cosa buona, non eri mai sulla bocca di tutti e quando volevi potevi risultare inesistente. La verità è che ero invisibile perché avevo deciso di apparire così. Un tempo possedevo tutto ciò che desideravo e ad un tratto tutto si era capovolto, lasciandomi sola, senza un libretto delle istruzioni. Quel giorno avevo capito che la vita non era tutta rose e fiori. Era quello il mondo degli adulti? La tristezza assoluta? Da piccola mi avevano convinta che sarebbe tutto finito bene. E invece vedevo solo un tunnel buio, un inferno, che mi aspettava. 6,30 a.m. L’assordante frastuono della sveglia mi fece aprire gli occhi. Restai immobile qualche minuto, mentre quell’odioso “aggeggio “ continuava a strillare. Poi, con le poche forze che avevo in corpo, sollevai il braccio ~ 15 ~
II Premio letterario “Fare insieme” – Anno 2014 destro e la spensi, continuando a guardare il soffitto. Un’altra giornata di lavoro mi attendeva “a braccia aperte”; in realtà non aspettava che prendermi “a pugni in faccia”. Scivolai giù dal letto e in meno di una mezz’ora mi trovai fuori casa. Il tempo non prometteva nulla di buono. Mi avvicinai alla fermata del tram e aspettai con calma il suo arrivo. Non possedevo un’ auto, dentro un tram mi sentivo più sicura. E poi c’era lui. Con l’avvicinarsi del tram anche la pioggia decise di arrivare. Lui. Lo trovai come di norma seduto nei primi posti, e come tutte le mattine i nostri occhi si incrociarono. Di lui non conoscevo neanche il nome: sapevo solo che si sedeva avanti e che scendeva alla fermata prima della mia. Io, seduta qualche sedile dietro, lo osservavo. Quando ci si ritrova soli anche le cose più stupide per le persone “normali” possono darci forza: il suo sguardo mi dava la forza di affrontare la giornata, come se mi sussurrasse: “Non preoccuparti, anche oggi passerà.” I suoi occhi. Erano blu: blu come il mare in tempesta, ma anche azzurri, come la quiete del cielo mattutino. Nel suo sguardo si racchiudevano le forze della natura. Io li leggevo i suoi occhi: avevano l’aria di uno che ne avesse affrontate tante, ma che comunque le aveva superate tutte, anche se forse con qualche ammaccatura. Quando incrociavo il suo sguardo avevo la netta sensazione che anche lui mi leggesse dentro: come se fosse una parte di me. Guardava fuori dal finestrino e osservava ogni particolare, mentre con una penna appuntava qualcosa in un book. Studiava tutto ciò che lo circondava. Poi il nostro mezzo di trasporto si fermò bruscamente e, notando l’arrivo di un controllore, introdusse tutto disordinatamente nello zaino che teneva in spalla e volò giù. La fermata dopo, come ormai era naturale anche per l’autista, mi avviai per scendere, quando qualcosa attirò la mia attenzione. Un book era appoggiato sul sedile di lui. Il suo book. Velocemente lo raccolsi e lo misi ~ 16 ~
II Premio letterario “Fare insieme” – Anno 2014 in borsa. Probabilmente era una cosa a cui teneva. Mentre camminavo verso il mio Starbucks preferito al centro di Londra e la pioggia scendeva sempre più fittamente, nella mia mente riordinavo le cose da eseguire in quella fredda giornata: per un’ora sarei rimasta dentro il bar a ripassare le materie che studiavo all’università. Mi sarei laureata a breve in psicologia. Mi sedetti al tavolo dopo aver ordinato un caffè e un muffin. Aprendo la borsa mi ricordai di possedere il suo book e senza farmi troppi scrupoli lo aprii e iniziai a sfogliarlo. Disegni, descrizioni, spartiti, poesie, pensieri e canzoni. Lì dentro c’era un mondo, il suo. Ogni cosa indicava la sua perfezione maniacale. Sembrava esperto in tutto. Quel book era qualcosa di straordinario: era qualcosa ai limiti della realtà, qualcosa di quasi surreale. Come i suoi occhi: mi ci potevo immergere e volarci dentro. Erano la mia debolezza e la mia forza più grande. Il suo sguardo era una calamita che più mi attraeva e sempre più vi leggevo qualcosa di nuovo dentro. Ero seduta in quel piccolo bar a pensare a lui, ancora. Mi chiedevo spesso se era un angelo caduto dal cielo, che vegliava su di me. Mentre sfogliavo il book e sorseggiavo il mio caffé, al centro di una pagina a caso trovai una frase, una domanda rivolta forse a se stesso, ma comunque senza una risposta. Come se mancasse qualcosa. “Come si fa a ricominciare?”. Lì, scritta nera sulla pagina bianca. Appoggiai la tazzina vuota di caffè e chiusi il book. In basso a destra era stato scritto con l’inchiostro nero “JAKE”. Oggi avevo scoperto molte cose in più di lui che dall’indeterminato tempo passato dalla prima volta che avevo incontrato i suoi occhi. Scriveva, disegnava, suonava, e si chiamava Jake. Oggi a scuola la mia attenzione andava e veniva e di ogni argomento ne capivo la metà. La mia mente passava dal ricordo di lui al cercare di memorizzare ciò che mormorava il professore. Così mi ritrovavo nei miei appunti il suo nome e le parole di Jake. Chiusi il quaderno in cui scrivevo ~ 17 ~
II Premio letterario “Fare insieme” – Anno 2014 e con l’indelebile nero scrissi il mio nome in basso a destra, proprio come lui. “CHIARA”. Gli angoli della mia bocca si sollevarono rivelando un piccolo sorriso soddisfatto. Ormai (e purtroppo) della lezione del professore non avevo capito niente. Aprii il suo book. “Come si fa a ricominciare?”. Come si faceva? Bisogna cambiare qualcosa, non di noi ma della nostra vita. Lui, che scriveva tanto dei posti che avrebbe voluto visitare, aveva solo viaggiato per i vari quartieri di Londra. “Devi scegliere una strada nuova.”, scrissi soddisfatta. “Non devi MAI rinunciare ai tuoi sogni, anche se sembrano impossibili. Guarda la parola IMPOSSIBLE. Dentro questa parola ci puoi trovare il significato opposto. Il POSSIBLE. Sai cosa significa? Che niente è impossibile e che ogni persona ha una possibilità. Ci devi solo credere. “ 6,58 a.m. Quella maledetta sveglia il giorno successivo aveva deciso di prendermi in giro non suonando. Mi alzai di scatto dal letto provocandomi un leggero mal di testa e la vista sfuocata. Quella giornata era davvero iniziata nei “migliori” dei modi. Presi dei libri a caso e li buttai dentro la mia borsa, immergendoci anche con più prudenza il book di Jake. Mi infilai i jeans saltellando e contemporaneamente mi lavai i denti per non perdere altro tempo. Imbucai i miei piedi negli stivaletti neri e, mettendomi la prima maglia che avevo trovato in camera, mi affrettai ad uscire raccogliendo la borsa e tenendo in un avambraccio il cappotto. Corsi velocemente verso la fermata del mio tram che riuscii a non perdere fermando l’autista che stava chiudendo le porte. Mi appoggiai al primo sostegno prendendo fiato dopo l’affaticamento appena affrontato e dissi un leggero grazie rivolgendomi a lui. Jake era lì. Lo guardai per un tempo indeterminato e poi mi decisi a rivolgergli la parola mostrandogli il book. “L’ho trovato ieri al tuo posto.” Forse ero stata troppo fredda, così per sciogliere un po’ la situazione gli rivolsi un sorriso imbarazzato. ~ 18 ~
II Premio letterario “Fare insieme” – Anno 2014 “Oh, grazie” mormorò lui, abbastanza a disagio portandosi una mano alla nuca e con l’altra prendendolo. Non avendo più niente da dirgli avanzai e mentre lo superavo per sedermi al mio solito posto, mi prese per il polso facendomi irrigidire. “Davvero, grazie. Mi sarei perso col book se non ci fossi stata tu”. Mi sorrise. Non so di preciso quanti battiti abbia perso il mio cuore in quel momento. Il suo sorriso era il più perfetto che un ragazzo avesse potuto mostrarmi. Nelle guance sprofondavano due leggere fossette che rendevano il suo viso ancora più morbido e dolce di quanto fosse. Involontariamente sorrisi anch’io. In quel momento mi osservava con una tale attenzione da farmi sentire un soggetto dei suoi disegni. Il mondo si era fermato: eravamo entrambi incantati nell’osservarci. La sua mano premeva ancora sul mio avambraccio, e quel contatto mi stava provocando un’infinità di brividi che salivano e scendevano per il mio corpo. Il mio corpo era completamente “elettrico”. I miei occhi godevano della vista più bella di sempre. Eravamo attratti come due poli opposti, e nessuno osservandoci avrebbe potuto negarlo. Quando il tram frenò quasi gli caddi addosso, ma le sue forti braccia mi sostennero in piedi. Si alzò. Quel magico momento era finito. La sua altezza rispetto alla mia era incombente. Mi porse la mano che poco prima mi stringeva delicatamente. “E’ stato un piacere conoscerti, Ragazza Struccata”. Arrossii. Quella mattina il tempo ristretto mi aveva impedito di truccarmi. “Mi chiamo Chiara. E’ stato un piacere anche per me, Jake.” Sorrise. “Sai, sei molto più carina senza trucco.” Si voltò e mentre scendeva le scalinate si rigirò verso di me e mi fece un occhiolino. Ero immobile, al centro del tram, ancora sotto shock. Il mio cuore batteva ad un ritmo indeterminato e le mie labbra erano entrambe sollevate sui lati della bocca. Feci un giro su me stessa con la felicità che spuntava da ogni poro della mia pelle. Mi sedetti nel suo posto dove ancora era impresso il suo odore fresco. ~ 19 ~
II Premio letterario “Fare insieme” – Anno 2014 Quando entrai nel mio Starbucks mi limitai a prendere una ciambella ricoperta di cioccolata. Ripensavo a lui continuamente; era come aver ritrovato una parte di me e il suo tocco era la chiave. Mi sentivo meno trasparente, come se qualcuno avesse notato la mia anima dietro i miei occhi liberi. Perché quel giorno, dopo vari anni, lo erano: erano struccati e mi facevano sentire più me stessa. Ora sapevo come andare avanti: dovevo semplicemente sorridere. Dovevo sorridere, ridere, scherzare, essere felice solo per me e per il futuro. Domani sarebbe stato un nuovo giorno. Non c’è niente di meglio della voglia di vivere, di urlare a pieni polmoni la felicità, come quando passi la maturità! A pranzo, dopo scuola, mi fermai da Pizza Hut; non c’era niente di meglio che festeggiare con una buona pizza. Quando salii sul tram per tornare a casa, l’autista mi guardò “storto”, come se avessi avuto qualcosa addosso che non andava. Involontariamente mi passai una mano tra i capelli. “Lei è la signorina Chiara?” “Sì”. Ero spaesata. Chi era? Come mi aveva trovata? Cosa voleva da me? “Un ragazzo mi ha lasciato questa lettera per lei”. Gliela strappai dalle mani e senza ringraziarlo mi sedetti e l’aprii. “Ciao Chiara. Sono Jake.” Un nuovo battito perso. “Volevo ringraziarti ancora per il book. Ma soprattutto volevo ringraziarti per quanto tu sia riuscita a cambiare la mia vita in una giornata. Quando leggerai questo lettera, io sarò già in viaggio per l’Edimburgo. Sai, quella città mi ha sempre ispirato. Non ho mai trovato il coraggio necessario per partire, ma come dici tu devo scegliere una strada nuova. Ho deciso di partire subito, di non perdere altro tempo a Londra. Sono felice di averti conosciuta. Sei una delle persone più particolari che io abbia mai conosciuto. La tua semplicità e la tua comprensione sono caratteristiche da cui le persone dovrebbero imparare. Quando ti guardo negli occhi ti ~ 20 ~
II Premio letterario “Fare insieme” – Anno 2014 vedo: vedo ogni singola tua paura ed emozione. Mi sembri trasparente, spoglia di ogni cosa. Spero di aver l’onore di poterti ancora incontrare un giorno. Grazie per la tua spinta di incoraggiamento per il mio futuro. Meriti tutto ciò che desideri. JAKE” In basso a sinistra era stata scritta una sequenza di numeri, seguita dalla frase “Ogni volta che hai bisogno chiamami”. In quel momento mi sentivo piena e vuota esattamente come ci si sente quando si finisce un libro. Potevo scegliere anch’io il mio percorso, dovevo solo crederci. Finalmente avevo davvero trovato la positività nella parola “TRASPARENTE”: essere talmente trasparente da potersi lasciare leggere dentro. ~ 21 ~
II Premio letterario “Fare insieme” – Anno 2014 LA VITA COME UN SOGNO Francesco Ravaglioli Un altro giorno nasce, come un fanciullo in fasce, si imposta il rito umano, del fare quotidiano, restando indifferente, al bene della gente. Ogni dialogo rammenta, una cronaca violenta, soprusi disattesi, a danno di indifesi, mancanza di rispetto, anche verso i senzatetto. Vorrei vedere abbracci, coprir chi veste stracci, più razze e più partiti, a un tavolo riuniti, discuter senza guerra, per il bene della terra; è questo che io agogno, "la vita come un sogno"! ~ 22 ~
II Premio letterario “Fare insieme” – Anno 2014 LA DOPPIA COLPA DELL’ALCOOL Elena Salvatori Stefania ora ha più di 30 anni, ma ricorda perfettamente come l’abuso di sostanze alcoliche le ha cambiato l’esistenza. Aveva appena quattro anni quando sua madre perse la vita in un incidente stradale. Era una tranquilla domenica di primavera e la famiglia di Stefania rientrava a Predappio da una gita al mare. Da Predappio partiva un appena ventenne dopo un pomeriggio di bevute e risate insieme a coetanei. Il ragazzo in preda alla gioia dei vent’anni e al senso di onnipotenza dato dall’alcool, fece una scommessa: arrivare a Forlì in soli 10 minuti. Si mise alla guida del proprio autoveicolo, spavaldo e sicuro nonostante i molti bicchieri bevuti in compagnia. Purtroppo, perse la scommessa più importante della sua vita. Infatti l’autoveicolo portato ad alta velocità in una curva sbandò e si schiantò contro l’automobile del padre di Stefania provocando la morte immediata della madre e gravi lesioni al padre. Come sia cambiata da quel giorno la vita di Stefania e della sua famiglia non è certo difficile da immaginare. Il padre ha provato in ogni modo a non farle mancare nulla, ma a volte una bambina ha solo bisogno della propria mamma. Il grande dolore e la rabbia nei confronti del “pirata della strada” che aveva ucciso sua madre non l’hanno abbandonata negli anni e hanno influenzato ogni sua scelta. Difficilmente si lascia andare a un bicchiere di vino di troppo e ancora più difficilmente accetta di salire in automobile con chi sottovaluta gli effetti dell’alcool. Lei sa perfettamente che ogni bicchiere di vino in più rallenta e modifica la percezione della mente e che i riflessi diventano meno pronti. Guidare in questo stato le ha tolto il suo bene più grande. “In quegli anni c’erano leggi meno severe e i controlli sullo stato di ebbrezza erano ~ 23 ~
II Premio letterario “Fare insieme” – Anno 2014 meno frequenti. Oggi, forse, una prova del palloncino avrebbe salvato la vita a mia mamma”. Questo è il commento di Stefania a distanza di 30 anni. Eppure c’è qualcuno che quel giorno è rimasto profondamente segnato quanto lei. Come sarà cambiata la vita del giovane che così leggermente provocò tanto dolore? Come sarà cambiato il suo mondo, il suo modo di pensare, quanto avranno sofferto le persone vicino a lui? Se potessimo chiedergli come ha vissuto questi anni, come ha potuto sopportare il peso di aver distrutto una famiglia. E’ rimasto fisicamente quasi illeso dall’incidente ma nel cuore e nella mente credo che difficilmente sia potuto essere lo stesso giovane spensierato e sicuro di sé. Credo che per molti anni sia andato a dormire con il rimorso, con negli occhi le immagini di quel corpo, nelle orecchie il pianto straziante della piccola e il fortissimo suono dell’ambulanza. Forse, se potesse tornare indietro oggi, prima di mettersi in auto e di sfidare il proprio destino e quello degli altri, misurerebbe il proprio grado di alcool con uno di quei test che si trovano frequentemente nei locali. Ormai sono diventati una moda e si trovano quasi dovunque! Oggi qualche amico gli potrebbe impedire di iniziare quel viaggio. Magari in quel gruppo qualcuno gli potrebbe dire: “Non dire sciocchezze!... a Forlì ci andiamo domani, con calma. Che bisogno c’è di arrivarci in dieci minuti?” oppure ripetendo la frase della pubblicità: “Se bevi non guidare”… Si sente spesso alla radio tra una canzone e l’altra! Mi piace pensare che a qualche giovane possa rimanere davvero in testa quella frase e che non si vergogni ad usarla per sé o per qualche amico un po’ meno attento. Ho solo quindici anni e bevo solo acqua naturale, non so davvero perché si senta il bisogno di ricorrere a certe sostanze. Non so cosa si intenda con il termine “sballare”, forse sono ancora piccola, vedo solo i danni che quelle sostanze hanno causato, troppo spesso. ~ 24 ~
II Premio letterario “Fare insieme” – Anno 2014 IN SOGNO Tatiana Zapata Durante la notte sogno: alberi, fringuelli, stelle, fantasmi,bestie che ballano. Quando mi sveglio vedo ovunque: alberi, fringuelli, stelle, fantasmi,bestie che urlano. ~ 25 ~
II Premio letterario “Fare insieme” – Anno 2014 Ringraziamenti A questa seconda edizione del Premio letterario “Fare insieme” hanno partecipato l’Istituto di Istruzione superiore Saffi-Alberti e il Liceo Artistico e Musicale di Forlì. Al Dirigente scolastico, Prof. Luigi Ascanio, ai Docenti, agli Allievi giungano i più sentiti ringraziamenti. Si unisce una sintetica presentazione dei suddetti Istituto e Liceo. ~ 27 ~
II Premio letterario “Fare insieme” – Anno 2014 L’Istituto Tecnico “Saffi-Alberti” di Forlì, unificato recentemente, comprende tre importanti e peculiari indirizzi di studio: - Costruzioni, ambiente e territorio (ex geometri); - Sistema Moda; - Biotecnologie Sanitarie ed Ambientali. L’Istituto, frequentato da circa 800 studenti, si è qualificato, in questi ultimi anni, per la qualità dei laboratori, la progettualità, il raccordo con il territorio ed il mondo del lavoro, la promozione di iniziative culturali e didattiche (mostre, convegni, concorsi, ecc.). Recentemente l’Istituto Tecnico “Saffi-Alberti” ha collaborato con la Fondazione della Cassa dei Risparmi di Forlì e con il Comune per la realizzazione del progetto Liberty (moda, arte, musica), in rete con il Liceo Artistico e Musicale, nell’ambito della mostra del San Domenico, a testimonianza del legame con la città. ~ 28 ~
II Premio letterario “Fare insieme” – Anno 2014 Il Liceo Artistico e Musicale di Forlì, ex Istituto D’Arte, è stato istituito ufficialmente nell’anno scolastico 2011 – 2012, come importante polo culturale regionale, unico nel suo genere. Il Liceo Artistico comprende oggi cinque indirizzi di studio: Arti Figurative, Design Industriale, Design dei Metalli, Architettura e Ambiente, Scenografia, che rappresentano importanti percorsi didattici e laboratoriali, in grado di preparare gli studenti all’accesso sia a qualsiasi facoltà universitaria, sia alle professioni artistiche. Il Liceo Musicale, che comprende tre classi, è ospitato in parte presso il Palazzo San Giorgi per gli insegnamenti individuali di strumento. Può contare su un valido gruppo di docenti con esperienze anche a carattere internazionale. Il Liceo Artistico e Musicale di Forlì fra i suoi obiettivi formativi ha stabilito di porsi in stretta relazione con il territorio, sia per aderire alle iniziative culturali, sia per proporle, nell’ottica della collaborazione e della partecipazione. ~ 29 ~
II Premio letterario “Fare insieme” – Anno 2014 Si ringrazia il Comune di Forlì per il Patrocinio e per la gentile concessione della Sala Santa Caterina. Si ringrazia Cesarina Lucca, ideatrice del Premio “Fare insieme” e sua instancabile promotrice. Maggio 2014 La Curatrice del Concorso Flavia Bugani ~ 30 ~
II Premio letterario “Fare insieme” – Anno 2014 forlì II Premio Letterario “Fare insieme” L’Associazione, iscritta al registro regionale del Volontariato, opera prevalentemente con e per gli anziani – o, meglio – diversamente giovani. Promuove, nell’ambito della cultura, l’incontro fra generazioni, affinché l’anziano possa esprimere nella società le sue conoscenze e capacità a favore del prossimo. L’Auser è una “Associazione di Progetto” tesa alla valorizzazione delle persone e delle loro relazioni ed è ispirata ai principi di equità sociale e di rispetto delle differenze, di tutela dei diritti, di sviluppo delle opportunità e dei beni comuni. ~ 31 ~
Stampato in proprio Maggio 2014 c/o Digicopy Forlì
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