"FARE INSIEME" II Premio letterario - Auser Forlì

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AUSER Volontariato di Forlì - Onlus

 Associazione per l'Autogestione dei Servizi e la Solidarietà

              II Premio letterario

            “FARE INSIEME”

Organizzato da AUSER Volontariato di Forlì – ONLUS
          per racconti, poesie e saggi giornalistici
  degli studenti del triennio della scuola media superiore

                        Elaborati
                       Anno 2014
II Premio letterario “Fare insieme” – Anno 2014

                                   Indice

Essere o ... non essere, Benedetta Bandini                         p. 7
Amicizia o amore? .... l' eterno problema!, Fabiola Fabbri         p. 9
La vita come un sogno, Rebecca Mazzotti                            p. 12
Sognare non costa nulla, Chiara Monterrastelli                     p. 14
Nel mare dei tuoi occhi, Chiara Palotti                            p. 15
La vita come un sogno, Francesco Ravaglioli                        p. 22
La doppia colpa dell’alcool, Elena Salvatori                       p. 23
In sogno, Tatiana Zapata                                           p. 25

Ringraziamenti                                                     p. 27

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II Premio letterario “Fare insieme” – Anno 2014

      Come mi piace il giovane che ha in sé qualche cosa del
vecchio, così mi piace il vecchio che ha in sé qualche cosa del
giovane.

     Chi segue questa norma potrà essere vecchio nel corpo,
ma nell’animo non sarà vecchio mai.

                                                  Cicerone, De senectute, XI

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II Premio letterario “Fare insieme” – Anno 2014

                    ESSERE O ... NON ESSERE
                            Benedetta Bandini

“Io non esisto più sono diventata invisibile ... “.
Questa frase si ripeteva nella mia testa, era un eco infinito, che lacerava la
mia anima, ero vuota dentro, il mondo mi aveva svuotata con la sua
cattiveria, le ferite ancora aperte, i lividi di un viola scuro erano le uniche
cose a ricordarmi di essere viva, di essere ancora intrappolata in questo
mondo.
A volte, durante l'ennesima lite, mentre venivo picchiata, le mani grandi
di mio padre mi creavano dolore anziché conforto con una carezza; mi
estraniavo, mi chiudevo nella mia anima che si trovava precisamente tra
il cuore e l’aorta: lì non sentivo alcun male causato dalle botte, ma
soffrivo lo stesso, era un dolore fantasma, un vuoto, un'ombra che
procedeva lentamente ed ero sicura che anche se avessi continuato a
correre, a nascondermi, lei mi avrebbe raggiunta e io sarei stata stremata
dal troppo a lungo correre e lì sarei morta dentro.
Sono nata nella paura e morirò nella paura. Fin da subito capii che era
meglio rimanere ferma a farmi picchiare, perché prima o poi avrebbe
smesso, mentre se fossi scappata il supplizio sarebbe durato di più. Mi
facevo picchiare come una bambola, mi facevo gettare a terra e non mi
alzavo, non reagivo. Non so neanche cosa vuol dire una carezza, mio
padre non me ne ha mai data una; non so cosa sia un: "Sono orgoglioso di
te", mio padre non ne ha mai pronunciato uno.
In confronto so cosa è la morte, l'ho vista in faccia pronta a strapparmi via
da qui, ma un angelo mi ha salvata, mi ha tolta dalla pozzanghera di
sangue in cui stavo annegando, ha preso i pugni, gli schiaffi al posto mio
e sempre al posto mio è morta: quell'angelo era mia madre e da mesi
cerco di raggiungerla. Ho tagli profondi come piste di atterraggio, ma
qualcosa mi fa rimanere in vita, forse nella mia anima c'è ancora un
                                      ~7~
II Premio letterario “Fare insieme” – Anno 2014

barlume e prima o poi anche questa fiamma fatua si spegnerà e
raggiungerò la mia mamma.
Il mio babbo come tutti i giorni è tornato a casa ubriaco, ha trovato un
difetto futile in me e per questo mi ha picchiata per l'ennesima volta, ma
questa era diversa: speravo che mi uccidesse, speravo che non si fermasse
finché io, esangue, non avessi tirato l'ultimo respiro, ero pronta ad
andarmene, non avrei sopportato più alcun dolore, non mi sarei di nuovo
alzata, non avrei più pulito il mio sangue dal pavimento. L'odore nella
camera era un misto tra fumo ed alcol, ma il sangue nella mia bocca lo
alterava e mi sembrava dolce come il profumo che mia mamma si
spruzzava.
Mio padre si fermò, uscì e mi lasciò lì, sola, mentre la mia speranza
moriva.
Era una giornata di primavera e io decisi di morire. Mi misi il più bel
vestito che possedevo, l'abito da sposa di mia madre, presi un coltello da
cucina, era presto, l'alba, mi incamminai. La strada era vuota, l'abito
creava un fruscio, io ero sola; da lì a poco tutti si sarebbero svegliati e io
mi sarei per sempre addormentata, ero al parco, era freddo, ero sotto un
pesco, i fiori col vento cadevano. Il coltello si infilò nel costato: un
sussulto, il sangue scorreva verso terra insieme alle mie forze, nero, gli
occhi si chiusero, i fiori e i merletti si tinsero di rosso. Mentre morivo, un
urlo, una persona che correva: era mio padre, si era pentito, ma io già
sentivo mia madre che mi chiamava, carezze e pianti le ultime cose che
sentii.
Una lettera caduta con su scritto: “Non siate in pena per me”.
Ora non ho più bisogno di diventare invisibile, ora ... sono invisibile,
sono per la prima volta felice, sono riuscita a raggiungere la mia mamma
ora sono un angelo anch’io”.

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II Premio letterario “Fare insieme” – Anno 2014

   AMICIZIA O AMORE? .... L' ETERNO PROBLEMA!
                               Fabiola Fabbri

Francesca,15 anni, vive a Milano da quando è nata, ha una sorella e un
fratello; sua sorella studia a Bologna da due anni e suo fratello invece a
Milano.
Come molti genitori quarantenni, i suoi sono separati, da quattro anni,
quindi lei, tutti i week-end deve fare su e giù, dividendosi tra il padre che
insegna e vive a Bologna e la madre che è professoressa di italiano nella
stessa scuola frequentata dalla ragazza. Avendo due genitori docenti,
Francesca logicamente va molto bene a scuola, poiché se ha bisogno
d'aiuto loro sono sempre presenti! Lei è al secondo anno del Liceo
artistico, si impegna molto perché è la scuola che ha sempre sognato di
fare ed, ora che la frequenta, deve dimostrare tutto il suo talento, anche se
la sua timidezza a volte la limita nell'esprimere tutto ciò che ha dentro!
Alessandra è la sua migliore amica dall'inizio delle superiori e raccoglie
tutte le sue confidenze, ma quest’anno, il primo giorno di scuola, il suo
sguardo viene attirato da un ragazzo nuovo; lei si avvicina per
conoscerlo, ma ci rinuncia perché lui sta parlando con altri ragazzi della
sua classe, ma durante la ricreazione Francesca prende il coraggio a
quattro mani e si avvicina a lui.
“Ciao, mi chiamo Fra e tu, sei nuovo?” Basta quella semplice frase a far
sì che i due diventino inseparabili amici, anche se in realtà i sentimenti
che la ragazza prova fin dall'inizio per Riccardo sono molto diversi, ma
lei, per paura di essere rifiutata, non si sogna neanche lontanamente di
dichiararsi.

                                      ~9~
II Premio letterario “Fare insieme” – Anno 2014

Un brutto giorno, prima delle vacanze di Natale, entrando in sala mensa,
Francesca sente un tuffo al cuore, vorrebbe sparire dalla faccia della terra,
non essere mai nata e diventare trasparente, perché vede la sua migliore
amica Alessandra e Riccardo baciarsi appassionatamente e guardarsi
negli occhi come si guardano due innamorati. Come hanno potuto le due
persone più importanti della sua vita dopo la famiglia, tenerla all'oscuro
di questa cosa? D'altronde Alessandra sa dei suoi sentimenti verso
Riccardo, come ha potuto quella traditrice? Anche se in quell'attimo si
sente morire, Fra raccoglie le forze, entra e saluta ambedue, che quando si
accorgono di lei assumono tutti i colori dell'arcobaleno, specie
Alessandra che cerca di fermare l'amica per giustificarsi. “... ma di che? -
esclama Francesca, - tientelo pure! Anzi, ..... a proposito, fate finta di non
conoscermi!”
Inutile descrivere i sentimenti che si agitano nel cuore di Francesca, ma
lei non sa cosa significhi la parola vendetta; l'unica cosa che vuole fare è
raccontare tutto alla sorella, sperando di avere uno dei suoi soliti, ottimi
consigli!
“Il tempo è un gran dottore e vedrai che le cose andranno a posto da
sole”, dice sua sorella che essendo più grande ha già una certa esperienza
in affari d'amore e ... altro! “Siediti sulla riva del fiume e vedrai che
prima o poi passerà il cadavere del nemico!” aggiunge la cara parente.
La sera dell'ultimo dell'anno, mentre tutti si preparano per il veglione,
Francesca, con superpigiamone di pile e pantofole di Hello Kitty, sta per
andare tristemente a letto, maledicendo la timidezza e bontà che hanno
causato la sua solitudine in quella sera in cui tutto il mondo sembra essere
accoppiato e felice, quando sente squillare l'Hi Phone e compare
l'immagine di Riccardo! Con le mani che tremano risponde e dall'altro
capo sente una voce imbarazzata che spiega: “Sai ho smesso con la Ale,
mi sono accorto che è un'altra che mi interessa ..... sei tu! Vuoi uscire con
me?”

                                     ~ 10 ~
II Premio letterario “Fare insieme” – Anno 2014

Le gambe di Francesca tremano, il cuore batte forte, l'istinto principale è
quello di mandarlo a .... farsi friggere, ma ricordandosi di quello che le ha
detto sua sorella, in quel momento visualizza l'immagine di Alessandra, il
cui "cadavere" sta passando nel fiume. Pensa quale migliore vendetta per
lei possa essere farsi vedere insieme a Riccardo dalla sua ex migliore
amica, si fa una sonora risata e risponde “Perché no? Sono stanca di
sprecare occasioni! Carpe diem!”. E corre incontro alla felicità!

                                     ~ 11 ~
II Premio letterario “Fare insieme” – Anno 2014

                   LA VITA COME UN SOGNO
                            Rebecca Mazzotti

Caro diario,
anche stanotte sono entrata nella mia vita attraverso un sogno.
Ho sognato di volare in alto nel cielo, mi sentivo leggera e dentro di me
regnava la pace.
Tutte le cose da lassù mi sembravano piccole e raggiungibili: le case, le
persone, persino il mare. Un'esplosione di colori, sapori e libertà. Puoi
capire quello che sto cercando di spiegarti? Le sensazioni che provo ogni
volta nei miei sogni?

E poi ... il risveglio. Improvvisamente mi ritrovo con i piedi per terra, la
leggerezza che provavo è scomparsa, per non parlare della pace.
Tutto intorno a me diventa troppo grande per essere raggiunto, i colori
scompaiono lasciando un nero indelebile e costante, i sapori diventano
amari e alla libertà vengono spezzate le ali con le quali era in grado di
girovagare libera e senza meta, come quando un animo curioso e
avventuroso viene rinchiuso senza più speranza d'uscita.
Forse tutto è scomparso così bruscamente perché la realtà ed i sogni
spesso non si incontrano, viaggiano separati pur percorrendo la stessa
strada.
Può però accadere che le due vie si intersechino lungo il tragitto, ed è
quel momento d'incontro a creare un momento fantastico, magico come il
sole che sorge dando luce dopo una notte senza stelle. L'incrocio è capace
di farti provare le emozioni dei primi amori, voli a mezz'aria, le cose
hanno un sapore amaro ma piano piano diventano dolci, il nero si fonde
in mille sfumature e ti senti libera, come se stessi volando pur con i piedi
a terra.

                                    ~ 12 ~
II Premio letterario “Fare insieme” – Anno 2014

Ecco in quel momento, quando i tuoi sogni occupano le giornate reali,
allora stai vivendo davvero.

Caro diario, sono pronta a volare per assaporare la mia vita e i miei sogni,
sono pronta a vivere e a essere libera.

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II Premio letterario “Fare insieme” – Anno 2014

           SOGNARE NON COSTA NULLA
                    Chiara Monterastelli

Non perdere
mai
la speranza
nell'inseguire i tuoi sogni.
Chi tocca un sogno,
non ha pelle.
I sogni sono leggeri,
soffici e fragili.
Così fragili da
poterli uccidere.
Non smettere
mai
di cercare.
Chi smette di cercare,
smette di sognare.

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II Premio letterario “Fare insieme” – Anno 2014

                  NEL MARE DEI TUOI OCCHI
                              Chiara Palotti

Io non esistevo più, ero invisibile. Più trasparente di un vetro. Mi guardai
allo specchio e vidi riflesso qualcuno che non ero io. Il volto raggiante su
cui spuntavano due allegri occhi e una bocca sempre volta all’insù erano
stati tramutati in un viso impassibile. Gli occhi erano colmi di trucco nero
sotto i quali si trovavano due profonde occhiaie, mentre le gracili labbra
erano coperte da un rossetto porpora. Il trucco era la mia maschera
preferita. Le persone preferivano concentrarsi su quello e dell’effetto che
faceva sugli occhi, anziché su cosa questi ultimi esprimevano. Gli occhi
non nascondono niente. Lì c’è scritto cosa proviamo, le nostre emozioni e
chi siamo. Per questo li nascondevo.
Essere invisibile nei confronti degli altri poteva essere un vero problema:
a nessuno piace “affondare” nella solitudine. Ma qualche volta era anche
una cosa buona, non eri mai sulla bocca di tutti e quando volevi potevi
risultare inesistente.
La verità è che ero invisibile perché avevo deciso di apparire così. Un
tempo possedevo tutto ciò che desideravo e ad un tratto tutto si era
capovolto, lasciandomi sola, senza un libretto delle istruzioni. Quel
giorno avevo capito che la vita non era tutta rose e fiori. Era quello il
mondo degli adulti? La tristezza assoluta? Da piccola mi avevano
convinta che sarebbe tutto finito bene. E invece vedevo solo un tunnel
buio, un inferno, che mi aspettava.
6,30 a.m.
L’assordante frastuono della sveglia mi fece aprire gli occhi. Restai
immobile qualche minuto, mentre quell’odioso “aggeggio “ continuava a
strillare. Poi, con le poche forze che avevo in corpo, sollevai il braccio

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II Premio letterario “Fare insieme” – Anno 2014

destro e la spensi, continuando a guardare il soffitto. Un’altra giornata di
lavoro mi attendeva “a braccia aperte”; in realtà non aspettava che
prendermi “a pugni in faccia”. Scivolai giù dal letto e in meno di una
mezz’ora mi trovai fuori casa. Il tempo non prometteva nulla di buono.
Mi avvicinai alla fermata del tram e aspettai con calma il suo arrivo. Non
possedevo un’ auto, dentro un tram mi sentivo più sicura. E poi c’era lui.
Con l’avvicinarsi del tram anche la pioggia decise di arrivare. Lui. Lo
trovai come di norma seduto nei primi posti, e come tutte le mattine i
nostri occhi si incrociarono. Di lui non conoscevo neanche il nome:
sapevo solo che si sedeva avanti e che scendeva alla fermata prima della
mia. Io, seduta qualche sedile dietro, lo osservavo. Quando ci si ritrova
soli anche le cose più stupide per le persone “normali” possono darci
forza: il suo sguardo mi dava la forza di affrontare la giornata, come se
mi sussurrasse: “Non preoccuparti, anche oggi passerà.” I suoi occhi.
Erano blu: blu come il mare in tempesta, ma anche azzurri, come la
quiete del cielo mattutino. Nel suo sguardo si racchiudevano le forze
della natura. Io li leggevo i suoi occhi: avevano l’aria di uno che ne
avesse affrontate tante, ma che comunque le aveva superate tutte, anche
se forse con qualche ammaccatura. Quando incrociavo il suo sguardo
avevo la netta sensazione che anche lui mi leggesse dentro: come se fosse
una parte di me.
Guardava fuori dal finestrino e osservava ogni particolare, mentre con
una penna appuntava qualcosa in un book. Studiava tutto ciò che lo
circondava.
Poi il nostro mezzo di trasporto si fermò bruscamente e, notando l’arrivo
di un controllore, introdusse tutto disordinatamente nello zaino che
teneva in spalla e volò giù.
La fermata dopo, come ormai era naturale anche per l’autista, mi avviai
per scendere, quando qualcosa attirò la mia attenzione. Un book era
appoggiato sul sedile di lui. Il suo book. Velocemente lo raccolsi e lo misi

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in borsa. Probabilmente era una cosa a cui teneva.
Mentre camminavo verso il mio Starbucks preferito al centro di Londra e
la pioggia scendeva sempre più fittamente, nella mia mente riordinavo le
cose da eseguire in quella fredda giornata: per un’ora sarei rimasta dentro
il bar a ripassare le materie che studiavo all’università. Mi sarei laureata a
breve in psicologia.
Mi sedetti al tavolo dopo aver ordinato un caffè e un muffin. Aprendo la
borsa mi ricordai di possedere il suo book e senza farmi troppi scrupoli lo
aprii e iniziai a sfogliarlo. Disegni, descrizioni, spartiti, poesie, pensieri e
canzoni. Lì dentro c’era un mondo, il suo. Ogni cosa indicava la sua
perfezione maniacale. Sembrava esperto in tutto. Quel book era qualcosa
di straordinario: era qualcosa ai limiti della realtà, qualcosa di quasi
surreale. Come i suoi occhi: mi ci potevo immergere e volarci dentro.
Erano la mia debolezza e la mia forza più grande. Il suo sguardo era una
calamita che più mi attraeva e sempre più vi leggevo qualcosa di nuovo
dentro. Ero seduta in quel piccolo bar a pensare a lui, ancora. Mi
chiedevo spesso se era un angelo caduto dal cielo, che vegliava su di me.
Mentre sfogliavo il book e sorseggiavo il mio caffé, al centro di una
pagina a caso trovai una frase, una domanda rivolta forse a se stesso, ma
comunque senza una risposta. Come se mancasse qualcosa. “Come si fa a
ricominciare?”. Lì, scritta nera sulla pagina bianca.
Appoggiai la tazzina vuota di caffè e chiusi il book. In basso a destra era
stato scritto con l’inchiostro nero “JAKE”. Oggi avevo scoperto molte
cose in più di lui che dall’indeterminato tempo passato dalla prima volta
che avevo incontrato i suoi occhi. Scriveva, disegnava, suonava, e si
chiamava Jake.
Oggi a scuola la mia attenzione andava e veniva e di ogni argomento ne
capivo la metà. La mia mente passava dal ricordo di lui al cercare di
memorizzare ciò che mormorava il professore. Così mi ritrovavo nei miei
appunti il suo nome e le parole di Jake. Chiusi il quaderno in cui scrivevo

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e con l’indelebile nero scrissi il mio nome in basso a destra, proprio come
lui. “CHIARA”. Gli angoli della mia bocca si sollevarono rivelando un
piccolo sorriso soddisfatto. Ormai (e purtroppo) della lezione del
professore non avevo capito niente. Aprii il suo book. “Come si fa a
ricominciare?”. Come si faceva? Bisogna cambiare qualcosa, non di noi
ma della nostra vita. Lui, che scriveva tanto dei posti che avrebbe voluto
visitare, aveva solo viaggiato per i vari quartieri di Londra. “Devi
scegliere una strada nuova.”, scrissi soddisfatta. “Non devi MAI
rinunciare ai tuoi sogni, anche se sembrano impossibili. Guarda la parola
IMPOSSIBLE. Dentro questa parola ci puoi trovare il significato
opposto. Il POSSIBLE. Sai cosa significa? Che niente è impossibile e
che ogni persona ha una possibilità. Ci devi solo credere. “
6,58 a.m.
Quella maledetta sveglia il giorno successivo aveva deciso di prendermi
in giro non suonando. Mi alzai di scatto dal letto provocandomi un
leggero mal di testa e la vista sfuocata. Quella giornata era davvero
iniziata nei “migliori” dei modi. Presi dei libri a caso e li buttai dentro la
mia borsa, immergendoci anche con più prudenza il book di Jake. Mi
infilai i jeans saltellando e contemporaneamente mi lavai i denti per non
perdere altro tempo. Imbucai i miei piedi negli stivaletti neri e,
mettendomi la prima maglia che avevo trovato in camera, mi affrettai ad
uscire raccogliendo la borsa e tenendo in un avambraccio il cappotto.
Corsi velocemente verso la fermata del mio tram che riuscii a non perdere
fermando l’autista che stava chiudendo le porte. Mi appoggiai al primo
sostegno prendendo fiato dopo l’affaticamento appena affrontato e dissi
un leggero grazie rivolgendomi a lui.
Jake era lì. Lo guardai per un tempo indeterminato e poi mi decisi a
rivolgergli la parola mostrandogli il book. “L’ho trovato ieri al tuo
posto.” Forse ero stata troppo fredda, così per sciogliere un po’ la
situazione gli rivolsi un sorriso imbarazzato.

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“Oh, grazie” mormorò lui, abbastanza a disagio portandosi una mano alla
nuca e con l’altra prendendolo. Non avendo più niente da dirgli avanzai e
mentre lo superavo per sedermi al mio solito posto, mi prese per il polso
facendomi irrigidire. “Davvero, grazie. Mi sarei perso col book se non ci
fossi stata tu”. Mi sorrise. Non so di preciso quanti battiti abbia perso il
mio cuore in quel momento. Il suo sorriso era il più perfetto che un
ragazzo avesse potuto mostrarmi. Nelle guance sprofondavano due
leggere fossette che rendevano il suo viso ancora più morbido e dolce di
quanto fosse. Involontariamente sorrisi anch’io. In quel momento mi
osservava con una tale attenzione da farmi sentire un soggetto dei suoi
disegni. Il mondo si era fermato: eravamo entrambi incantati
nell’osservarci. La sua mano premeva ancora sul mio avambraccio, e quel
contatto mi stava provocando un’infinità di brividi che salivano e
scendevano per il mio corpo. Il mio corpo era completamente “elettrico”.
I miei occhi godevano della vista più bella di sempre. Eravamo attratti
come due poli opposti, e nessuno osservandoci avrebbe potuto negarlo.
Quando il tram frenò quasi gli caddi addosso, ma le sue forti braccia mi
sostennero in piedi. Si alzò. Quel magico momento era finito. La sua
altezza rispetto alla mia era incombente. Mi porse la mano che poco
prima mi stringeva delicatamente. “E’ stato un piacere conoscerti,
Ragazza Struccata”. Arrossii. Quella mattina il tempo ristretto mi aveva
impedito di truccarmi.
“Mi chiamo Chiara. E’ stato un piacere anche per me, Jake.”
Sorrise. “Sai, sei molto più carina senza trucco.” Si voltò e mentre
scendeva le scalinate si rigirò verso di me e mi fece un occhiolino.
Ero immobile, al centro del tram, ancora sotto shock. Il mio cuore batteva
ad un ritmo indeterminato e le mie labbra erano entrambe sollevate sui
lati della bocca. Feci un giro su me stessa con la felicità che spuntava da
ogni poro della mia pelle. Mi sedetti nel suo posto dove ancora era
impresso il suo odore fresco.

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II Premio letterario “Fare insieme” – Anno 2014

Quando entrai nel mio Starbucks mi limitai a prendere una ciambella
ricoperta di cioccolata. Ripensavo a lui continuamente; era come aver
ritrovato una parte di me e il suo tocco era la chiave. Mi sentivo meno
trasparente, come se qualcuno avesse notato la mia anima dietro i miei
occhi liberi. Perché quel giorno, dopo vari anni, lo erano: erano struccati
e mi facevano sentire più me stessa. Ora sapevo come andare avanti:
dovevo semplicemente sorridere. Dovevo sorridere, ridere, scherzare,
essere felice solo per me e per il futuro. Domani sarebbe stato un nuovo
giorno. Non c’è niente di meglio della voglia di vivere, di urlare a pieni
polmoni la felicità, come quando passi la maturità!
A pranzo, dopo scuola, mi fermai da Pizza Hut; non c’era niente di
meglio che festeggiare con una buona pizza.
Quando salii sul tram per tornare a casa, l’autista mi guardò “storto”,
come se avessi avuto qualcosa addosso che non andava.
Involontariamente mi passai una mano tra i capelli. “Lei è la signorina
Chiara?”
“Sì”. Ero spaesata. Chi era? Come mi aveva trovata? Cosa voleva da me?
“Un ragazzo mi ha lasciato questa lettera per lei”.
Gliela strappai dalle mani e senza ringraziarlo mi sedetti e l’aprii.
“Ciao Chiara. Sono Jake.”
Un nuovo battito perso.
“Volevo ringraziarti ancora per il book. Ma soprattutto volevo ringraziarti
per quanto tu sia riuscita a cambiare la mia vita in una giornata. Quando
leggerai questo lettera, io sarò già in viaggio per l’Edimburgo. Sai, quella
città mi ha sempre ispirato. Non ho mai trovato il coraggio necessario per
partire, ma come dici tu devo scegliere una strada nuova. Ho deciso di
partire subito, di non perdere altro tempo a Londra. Sono felice di averti
conosciuta. Sei una delle persone più particolari che io abbia mai
conosciuto. La tua semplicità e la tua comprensione sono caratteristiche
da cui le persone dovrebbero imparare. Quando ti guardo negli occhi ti

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II Premio letterario “Fare insieme” – Anno 2014

vedo: vedo ogni singola tua paura ed emozione. Mi sembri trasparente,
spoglia di ogni cosa. Spero di aver l’onore di poterti ancora incontrare un
giorno. Grazie per la tua spinta di incoraggiamento per il mio futuro.
Meriti tutto ciò che desideri.
                                                                    JAKE”

In basso a sinistra era stata scritta una sequenza di numeri, seguita dalla
frase “Ogni volta che hai bisogno chiamami”.
In quel momento mi sentivo piena e vuota esattamente come ci si sente
quando si finisce un libro.
Potevo scegliere anch’io il mio percorso, dovevo solo crederci.
Finalmente avevo davvero trovato la positività nella parola
“TRASPARENTE”: essere talmente trasparente da potersi lasciare
leggere dentro.

                                    ~ 21 ~
II Premio letterario “Fare insieme” – Anno 2014

 LA VITA COME UN SOGNO
        Francesco Ravaglioli

          Un altro giorno nasce,
       come un fanciullo in fasce,
        si imposta il rito umano,
           del fare quotidiano,
          restando indifferente,
           al bene della gente.
        Ogni dialogo rammenta,
          una cronaca violenta,
             soprusi disattesi,
           a danno di indifesi,
          mancanza di rispetto,
        anche verso i senzatetto.
         Vorrei vedere abbracci,
         coprir chi veste stracci,
          più razze e più partiti,
            a un tavolo riuniti,
          discuter senza guerra,
          per il bene della terra;
         è questo che io agogno,
        "la vita come un sogno"!

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II Premio letterario “Fare insieme” – Anno 2014

              LA DOPPIA COLPA DELL’ALCOOL

                              Elena Salvatori

Stefania ora ha più di 30 anni, ma ricorda perfettamente come l’abuso di
sostanze alcoliche le ha cambiato l’esistenza. Aveva appena quattro anni
quando sua madre perse la vita in un incidente stradale. Era una tranquilla
domenica di primavera e la famiglia di Stefania rientrava a Predappio da
una gita al mare. Da Predappio partiva un appena ventenne dopo un
pomeriggio di bevute e risate insieme a coetanei. Il ragazzo in preda alla
gioia dei vent’anni e al senso di onnipotenza dato dall’alcool, fece una
scommessa: arrivare a Forlì in soli 10 minuti.
Si mise alla guida del proprio autoveicolo, spavaldo e sicuro nonostante i
molti bicchieri bevuti in compagnia.
Purtroppo, perse la scommessa più importante della sua vita. Infatti
l’autoveicolo portato ad alta velocità in una curva sbandò e si schiantò
contro l’automobile del padre di Stefania provocando la morte immediata
della madre e gravi lesioni al padre.
Come sia cambiata da quel giorno la vita di Stefania e della sua famiglia
non è certo difficile da immaginare. Il padre ha provato in ogni modo a
non farle mancare nulla, ma a volte una bambina ha solo bisogno della
propria mamma.
Il grande dolore e la rabbia nei confronti del “pirata della strada” che aveva
ucciso sua madre non l’hanno abbandonata negli anni e hanno influenzato
ogni sua scelta. Difficilmente si lascia andare a un bicchiere di vino di troppo
e ancora più difficilmente accetta di salire in automobile con chi sottovaluta
gli effetti dell’alcool. Lei sa perfettamente che ogni bicchiere di vino in più
rallenta e modifica la percezione della mente e che i riflessi diventano meno
pronti. Guidare in questo stato le ha tolto il suo bene più grande. “In quegli
anni c’erano leggi meno severe e i controlli sullo stato di ebbrezza erano
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II Premio letterario “Fare insieme” – Anno 2014

meno frequenti. Oggi, forse, una prova del palloncino avrebbe salvato la vita
a mia mamma”. Questo è il commento di Stefania a distanza di 30 anni.
Eppure c’è qualcuno che quel giorno è rimasto profondamente segnato
quanto lei.
Come sarà cambiata la vita del giovane che così leggermente provocò
tanto dolore?
Come sarà cambiato il suo mondo, il suo modo di pensare, quanto
avranno sofferto le persone vicino a lui?
Se potessimo chiedergli come ha vissuto questi anni, come ha potuto
sopportare il peso di aver distrutto una famiglia. E’ rimasto fisicamente
quasi illeso dall’incidente ma nel cuore e nella mente credo che
difficilmente sia potuto essere lo stesso giovane spensierato e sicuro di sé.
Credo che per molti anni sia andato a dormire con il rimorso, con negli
occhi le immagini di quel corpo, nelle orecchie il pianto straziante della
piccola e il fortissimo suono dell’ambulanza.
Forse, se potesse tornare indietro oggi, prima di mettersi in auto e di
sfidare il proprio destino e quello degli altri, misurerebbe il proprio grado
di alcool con uno di quei test che si trovano frequentemente nei locali.
Ormai sono diventati una moda e si trovano quasi dovunque!
Oggi qualche amico gli potrebbe impedire di iniziare quel viaggio. Magari
in quel gruppo qualcuno gli potrebbe dire: “Non dire sciocchezze!... a Forlì
ci andiamo domani, con calma. Che bisogno c’è di arrivarci in dieci
minuti?” oppure ripetendo la frase della pubblicità: “Se bevi non
guidare”… Si sente spesso alla radio tra una canzone e l’altra! Mi piace
pensare che a qualche giovane possa rimanere davvero in testa quella frase
e che non si vergogni ad usarla per sé o per qualche amico un po’ meno
attento. Ho solo quindici anni e bevo solo acqua naturale, non so davvero
perché si senta il bisogno di ricorrere a certe sostanze. Non so cosa si
intenda con il termine “sballare”, forse sono ancora piccola, vedo solo i
danni che quelle sostanze hanno causato, troppo spesso.

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II Premio letterario “Fare insieme” – Anno 2014

                            IN SOGNO
                         Tatiana Zapata

Durante la notte sogno:
alberi, fringuelli, stelle, fantasmi,bestie
che ballano.

Quando mi sveglio vedo ovunque:
alberi, fringuelli, stelle, fantasmi,bestie
che urlano.

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II Premio letterario “Fare insieme” – Anno 2014

                          Ringraziamenti

     A questa seconda edizione del Premio letterario “Fare insieme”
hanno partecipato l’Istituto di Istruzione superiore Saffi-Alberti e il Liceo
Artistico e Musicale di Forlì.

    Al Dirigente scolastico, Prof. Luigi Ascanio, ai Docenti, agli Allievi
giungano i più sentiti ringraziamenti.

    Si unisce una sintetica presentazione dei suddetti Istituto e Liceo.

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II Premio letterario “Fare insieme” – Anno 2014

      L’Istituto Tecnico “Saffi-Alberti” di Forlì, unificato recentemente,
comprende tre importanti e peculiari indirizzi di studio:

   -   Costruzioni, ambiente e territorio (ex geometri);
   -   Sistema Moda;
   -   Biotecnologie Sanitarie ed Ambientali.

        L’Istituto, frequentato da circa 800 studenti, si è qualificato, in
questi ultimi anni, per la qualità dei laboratori, la progettualità, il
raccordo con il territorio ed il mondo del lavoro, la promozione di
iniziative culturali e didattiche (mostre, convegni, concorsi, ecc.).

        Recentemente l’Istituto Tecnico “Saffi-Alberti” ha collaborato
con la Fondazione della Cassa dei Risparmi di Forlì e con il Comune per
la realizzazione del progetto Liberty (moda, arte, musica), in rete con il
Liceo Artistico e Musicale, nell’ambito della mostra del San Domenico, a
testimonianza del legame con la città.

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II Premio letterario “Fare insieme” – Anno 2014

         Il Liceo Artistico e Musicale di Forlì, ex Istituto D’Arte, è stato
istituito ufficialmente nell’anno scolastico 2011 – 2012, come importante
polo culturale regionale, unico nel suo genere.

        Il Liceo Artistico comprende oggi cinque indirizzi di studio: Arti
Figurative, Design Industriale, Design dei Metalli, Architettura e
Ambiente, Scenografia, che rappresentano importanti percorsi didattici e
laboratoriali, in grado di preparare gli studenti all’accesso sia a qualsiasi
facoltà universitaria, sia alle professioni artistiche.

       Il Liceo Musicale, che comprende tre classi, è ospitato in parte
presso il Palazzo San Giorgi per gli insegnamenti individuali di
strumento. Può contare su un valido gruppo di docenti con esperienze
anche a carattere internazionale.

     Il Liceo Artistico e Musicale di Forlì fra i suoi obiettivi formativi ha
stabilito di porsi in stretta relazione con il territorio, sia per aderire alle
iniziative culturali, sia per proporle, nell’ottica della collaborazione e
della partecipazione.

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II Premio letterario “Fare insieme” – Anno 2014

       Si ringrazia il Comune di Forlì per il Patrocinio e per la gentile
concessione della Sala Santa Caterina.

       Si ringrazia Cesarina Lucca, ideatrice del Premio “Fare
insieme” e sua instancabile promotrice.

    Maggio 2014

                                        La Curatrice del Concorso

                                               Flavia Bugani

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II Premio letterario “Fare insieme” – Anno 2014

                                   forlì

                   II Premio Letterario

                         “Fare insieme”

     L’Associazione, iscritta al registro regionale del Volontariato, opera
prevalentemente con e per gli anziani – o, meglio – diversamente giovani.
      Promuove, nell’ambito della cultura, l’incontro fra generazioni,
affinché l’anziano possa esprimere nella società le sue conoscenze e
capacità a favore del prossimo.
      L’Auser è una “Associazione di Progetto” tesa alla valorizzazione
delle persone e delle loro relazioni ed è ispirata ai principi di equità
sociale e di rispetto delle differenze, di tutela dei diritti, di sviluppo delle
opportunità e dei beni comuni.

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Stampato in proprio
   Maggio 2014
 c/o Digicopy Forlì
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