Facebook e Twitter l'esperienza dell'Azienda USL di Bologna - Marco Grana Responsabile web
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Facebook e Twitter l’esperienza dell’Azienda USL di Bologna Marco Grana Responsabile web servizio Comunicazione Azienda USL di Bologna 19 novembre 2014
Perché? Tutto è cominciato con l’idea di trarre un video dalla Carta dei Servizi. Fatto il video ci siamo resi conto che avremmo potuto renderlo pubblico a costo zero caricandolo su YT. Di lì, coerentemente con la legge 150/2000, abbiamo realizzato che tutti i social potevano rappresentare uno strumento utile, ma andavano esplorati e sperimentati.
Come? Per prove ed errori. Grazie alla collocazione in staff alla direzione generale abbiamo potuto lavorare in assenza di eccessivi vincoli di natura burocratico-amministrativa, e abbiamo avuto la possibilità di assumere il rischio di sbagliare. Naturalmente la collocazione organizzativa ci ha consentito di avere la massima sensibilità possibile alla opportunità’ dei contenuti che via via abbiamo proposto attraverso i social.
Il soggetto (il destinatore) •Chi è il soggetto che parla su FB? •L’urpista (di sportello o telefono) può avere l’equivalente in un profilo FB? •L’addetto stampa ha un equivalente nel suo profilo FB? •La dichiarazione del direttore generale può essere sostituita da un post o da un Tweet? •Su FB, si può essere contemporaneamente musicista punkrock e funzionario di un’ausl? •La copertina e la foto
E i giornalisti? Cosa dicono su FB?
La cosa non è banale. Il giornalista che parla su FB parla come redattore della sua testata o a titolo privato?
1. Il codice: un alfabeto fatto di immagini, frasi, pittogrammi e rimandi •Solo emozioni? •Spazio/tempo per un ragionamento? •Che cosa funziona? •Possibile comunicare solo con battute, giochi di parole, slogan? •L’immagine •Il volto umano •I link
2. Il codice: grammatica dei social •Come può una istituzione a dare un messaggio sensato in 144 caratteri? •Cos’è un hashtag? •Cos’è una interazione? •Cos’è una conversazione? •Cosa implica il fatto che una conversazione tra me e un altro diventa pubblica? •Come si articola una conversazione su FB?
3.Il codice: significati specifici •La quantità come significato: gli amici, i seguaci, i like, i commenti, le interazioni, gli insight •Il tempo come significato:la tempestività •La viralità come significato: come si ottiene, perché dovremmo desiderarla?
1.Il messaggio Nel caso di FB, l’unica cosa che cambia rispetto ai media tradizionali è che il significato del messaggio risulta da una articolazione di elementi originale e particolarmente complessa rispetto ai media tradizionali (immagine, testo, lettering, lay out, tempo, tipo di relazione, reputazione,queste ultime tutte codificate o quantificate.) Twitter, al contrario, è in gran parte assimilabile a tante altre forme di testo breve a cui eravamo già abituati (telegramma, sms, slogan…).
I nostri contenuti •News •Eventi •Campagne •Servizi on line •Crisi •Notizie di servizio •Promuovere comunità di interesse (celiaci, obesi, proprietari di cani)
L’altro (il destinatario) Su FB chiunque è editorialista, chiunque è blogger, chiunque può dare un giudizio. A chi ci rivolgiamo? Chi sta sui social? Un cittadino, un cliente, un giovane, un malato, un utente, un grillino? Una comunità locale, professionale o di interessi? Le altre istituzioni? Gli altri media? Di certo, non a un telespettatore (definito dalla passività e dall’essere isolato da tutti gli altri) I social sono scalabili in altre forme relazionali? Possiamo passare dalla relazione su FB a quella di sportello e viceversa?
Il ritorno (il feedback) I social non fanno altro che portare al parossismo un elemento presente in tutti i media tradizionali. Si potrebbe sostenere che i social non siano altro che la strutturazione, la rappresentazione e la memoria del feedback.
Per chi deve iniziare a utilizzare i social, questa analisi, costruita sulla rappresentazione tradizionale dei media, offre, forse, spunti e qualche elemento utile, ma è, probabilmente, ancora insufficiente per capire che cosa c’è di specifico nei social.
Qualche intuizione sparsa per condividere i miei dubbi
La comunicazione istituzionale sui social è un ossimoro Istituzionale Social Validazione Immediatezza Razionale Emotiva Articolata Semplice Politically correct Spregiudicata Precisa Approssimativa Anonima Personale LENTA ROCK
2. Il messaggio: lo stream è il messaggio In termini generali, ciò che conta davvero, sui social, è lo stream (il susseguirsi apparentemente disarticolato dei post o dei tweet), esattamente come in un telegiornale ciò che conta davvero è l’impaginazione o in un quotidiano la gerarchia delle notizie. Impaginazione/gerarchia che nei media tradizionali corrisponde alla linea editoriale in FB e in TW è determinata da un algoritmo (opaco).
3. Il messaggio e il suo senso (testo e contesto) Quotidiani Gerarchia- Impaginazione TV Palinsensto - Impaginazione Social Stream-Algoritmo opaco
Facebook e Twitter non sono strumenti e non sono media ma sono ambienti Per capire i social serve più una ecologia che una analisi strutturale o una metrica passiva (cioè che misura quello che i social stessi misurano). In termini ecologici vedremmo un ambiente in continua e normale evoluzione, un luogo, cioè, dove i vari soggetti crescono e decrescono insieme, modificano reciprocamente i loro comportamenti, dipendendo l’uno dall’altro, in competizione e collaborazione l’uno con l’altro, in conflitto o in alleanza. Le loro interazioni contribuiscono a cambiare l’ambiente. Il comunicatore pubblico, in questo caso è osservatore e attore allo stesso tempo.
Facebook e Twitter non divorano messaggi, divorano identità Non si limitano a veicolare e strutturare il messaggio, non si limitano, come faceva la tv a divorare il messaggio (“the medium/the stream is the message”), ma tendono a strutturare e divorare anche gli interlocutori.
Facebook, infatti, rompe due dicotomie pubblico-privato e istituzionale-informale
Ancora il problema del soggetto Dal momento in cui si attiva il proprio profilo su fb, si concretizza una dimensione che non è né pubblica né privata, o meglio è al tempo stesso pubblica e privata. Si conversa con fbamici mai visti e mai sentiti in uno spazio/tempo pubblico e si lasciano tracce quasi indelebili.
Una istituzione con la faccia? Una istituzione giovane e leggera? Wikipedia non accetta come contributori organizzazioni o aziende, ma vuole solo persone fisiche. FB consente le organizzazioni, ma il sistema richiede spesso forzature. Sui social le istituzioni parlano direttamente col cittadino. Ma il cittadino è nel concreto e specifico del qui/ora, l’istituzione vive nell’astratto e generale dell’equità, dell’ubiquità, della permanenza nel tempo, nella complessità, nelle procedure, nel controllo democratico. Il rapporto sarebbe asimmetrico, ma fb crea il simulacro di un rapporto tra pari. Questo distorce tutto il tema della partecipazione.
I social come luogo di partecipazione o come rappresentazione di un simulacro di partecipazione?
Ad ogni modo, i social ospitano relazioni e atti di comunicazione reali ed efficaci, non virtuali
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