Media education e comunicazione - Regione Emilia ...
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Media education Il presente quaderno è stato realizzato in attuazione del Protocollo d’intesa regionale sulla comunicazione interculturale e comunicazione nell’ambito del Progetto “Azioni di sistema per lo sviluppo della comunicazione interculturale in Emilia-Romagna” finanziato interculturale dalla Regione Emilia-Romagna con deliberazione di G.R. n. 1182/2013 - Capofila del Progetto: Cospe onlus. Supervisione dei testi e coordinamento operativo Barbara Burgalassi Servizio Politiche per l’accoglienza e l’integrazione sociale Regione Emilia-Romagna Coordinamento editoriale Tiziana Gardini Agenzia informazione e comunicazione Regione Emilia-Romagna Stampa a cura del Centro stampa regionale
Perché investire nella comunicazione interculturale in Emilia-Romagna In una realtà sempre più variegata per provenienze, lingue, culture e religioni, come quella dell’Emilia-Romagna, la comunicazione interculturale assume un’importanza sempre maggiore. I dati dell’Osservatorio regionale sul fenomeno migratorio1 confermano che l’Emilia-Romagna (con 536.022 cittadini stranieri residenti) si presenta come la regione con il più alto tasso di incidenza di stranieri sulla popolazione in Italia (12% contro l’8,1 della media nazionale) anche se nel corso degli ultimi anni, contestualmente alla crisi economica, si è registrata una dimi- nuzione dei flussi. L’immigrazione comunque presenta caratteristiche di stabilità, comprovate da una crescita della componente femminile (pari al 52,8%) e da una significativa presenza di minori stranieri (123.704 unità pari al 17,4% del totale dei minori residenti). La stabilità del fenomeno migratorio è confermata anche da una maggiore presenza di perso- ne titolari di permessi di soggiorno di lungo periodo (281.361) e da un aumento significativo della quota di persone che hanno acquisito la cittadinanza italiana (14.193). Al di là di questi numeri significativi, ciò che colpisce di più è l’estrema eterogeneità delle provenienze dei mi- granti con oltre 170 Paesi rappresentati. In tale contesto le politiche di integrazione sociale dei cittadini stranieri rappresentano un presupposto essenziale per lo sviluppo culturale e anche economico della società. L’integra- zione, infatti, costituisce un fondamentale processo dinamico e bilaterale di convivenza, di interazione e di scambio culturale tra cittadini immigrati e nativi2, nel rispetto e nella condi- visione dei diritti e dei doveri3. Tuttavia tale processo richiede tempi lunghi di realizzazione e, soprattutto, non può essere delegato semplicemente alla buona volontà dei cittadini o, di contro, governato sulla base di rigide regole di comportamento. La comunicazione interculturale svolge un ruolo attivo fondamentale nel promuovere una con- vivenza plurale rispettosa della dignità e dei diritti di tutta la cittadinanza. Imparare a co- municare in maniera efficace secondo un approccio interculturale può facilitare il processo di condivisione, scambio e apertura verso altre culture. Per questi motivi, da diversi anni, la Regione Emilia-Romagna interviene nel settore strategi- (1) L’Osservatorio regionale sul fenomeno migratorio, previsto dall’ art. 3, comma 4, della L.R. n. 5/2004, svolge attività di raccolta ed elaborazione dati ed informazioni utili nell’attività di monitoraggio dei flussi migratori e della condizione degli stranieri presenti sul territorio regionale e predispone un rapporto annuale sulla presenza dei cittadini stranieri in Emilia-Romagna. I dati riportati si riferiscono all’1-1-2014. (2) Cfr. Comunicazione della Commissione COM(2005) 389: “Un’agenda comune per l’integrazione. Quadro per l’in- tegrazione dei cittadini di paesi terzi nell’Unione europea” nell’ambito degli orientamenti per la politica di inte- grazione degli immigrati nell’Unione europea (Programma dell’Aia del 2004) – Azione 1. (3) Libro bianco sul dialogo interculturale «Vivere insieme in pari dignità» lanciato dai Ministri degli Affari Este- ri del Consiglio d’Europa a Strasburgo il 7 maggio del 2008. Il termine ricopre tutti gli aspetti dello sviluppo so- ciale e l’insieme delle politiche. L’integrazione richiede di tutelare i deboli e, al tempo stesso, di poter godere del diritto di essere diversi, di creare ed innovare. Politiche di integrazione efficaci sono necessarie affinché gli im- migrati possano partecipare pienamente alla vita del paese di accoglienza. 5
co della comunicazione interculturale4 e, il 17 febbraio 2014, ha firmato un “Protocollo d’intesa ni e/o minoranze; pensiamo ad esempio a questa delicata fase storica in cui una parte dell’in- sulla comunicazione interculturale” (il secondo dopo quello firmato nel 20095) di durata trien- formazione dipinge l’ “Islam” come una minaccia verso l’ “Occidente”. nale, a cui hanno aderito numerose Organizzazioni esperte nel settore6. Nell’ambito di questo asse di lavoro del Protocollo e con il sostegno della Regione Emilia-Ro- Oltre a sostenere alcune iniziative di ricerca, formazione e valorizzazione dei media intercul- magna, il Centro per l’educazione ai media Zaffiria di Bellaria-Igea Marina (RN)7 e Cospe On- turali, il nuovo Protocollo sulla comunicazione interculturale promuove l’attività di media edu- lus8, in collaborazione con altri soggetti firmatari, hanno realizzato un seminario di studio e cation in ambito scolastico ed extrascolastico. lavoro in forma residenziale il 14 e 15 giugno 2014 a Mercatino Conca (PU) con la presenza di Ci sembrava importante toccare anche questo tema visto che sempre più bambini e adolescen- esperti del settore per condividere progetti e pratiche innovative finalizzate a sperimentare ti, nativi e migranti, sono destinati a fare reciproca esperienza della diversità, anche perché un laboratorio di media education e comunicazione interculturale. non solo la scuola, ma la realtà sociale in cui vivono è caratterizzata dalla pluralità culturale. Il quaderno che vi presentiamo nasce da questo lavoro di scambio e formazione e contiene ap- Basti pensare che nell’anno scolastico 2013-2014 l’Emilia-Romagna ha accolto ben 93.434 stu- profondimenti su alcune pratiche di media education e comunicazione interculturale partico- denti stranieri, confermandosi prima fra le regioni italiane per incidenza percentuale di mino- larmente significative, realizzate in Emilia-Romagna. Riteniamo che questo documento per le ri stranieri sul totale degli iscritti al sistema scolastico (15,3% contro una media nazionale del riflessioni in esso contenute possa rappresentare un utile strumento per tutti i soggetti che a 9%). Inoltre, tra questi studenti, oltre il 54% è costituito da ragazzi che pur essendo nati in vario titolo si occupano di educazione, informazione e comunicazione interculturale. L’obiet- Italia sono considerati “stranieri”. Si tratta della cosiddetta «generazione involontaria» di cui tivo è quello di fornire spunti e idee che consentano di preparare le generazioni future a inve- parla Tahar Ben Jelloun: coloro che si trovano a essere migranti senza averlo deciso e talvolta stire sempre più sul dialogo, a valorizzare la diversità e a condividere i valori. senza nemmeno aver migrato. Eppure è evidente che proprio su questi giovani di origine stra- Questa è una delle scommesse che, insieme a Zaffiria, COSPE Onlus e agli altri firmatari del Pro- niera, figli di immigrati e cittadini di domani, si gioca l’importantissima sfida dell’integrazione. tocollo d’intesa regionale sulla comunicazione interculturale dell’Emilia-Romagna, continuere- In tale contesto pensiamo che i progetti su media education e dialogo interculturale, oltre a mo a portare avanti nei prossimi anni. sviluppare nei giovani una comprensione critica del sistema mediale e delle tecniche per pro- durre e diffondere messaggi, possano diventare mezzi privilegiati per individuare nuove forme di socializzazione e per educare al rispetto e alla comprensione della diversità. Elisabetta Gualmini L’attività di media education può davvero consentire ai giovani di acquisire competenze in grado Vicepresidente e Assessore al welfare di prevenire approcci emotivi di radicale condanna e rifiuto verso determinate culture, religio- e politiche abitative Regione Emilia-Romagna (4) Gli interventi di integrazione e comunicazione interculturale sono contemplati dalla normativa regionale in materia di integrazione sociale dei cittadini stranieri (L.R. 5/2004), ed in particolare dall’art. 17 attraverso la re- alizzazione e il consolidamento dei centri interculturali, lo svolgimento di iniziative pubbliche di informazione sui temi connessi all’immigrazione, la realizzazione di iniziative finalizzate a valorizzare le culture dei Paesi di origi- ne, l’avvio di interventi di comunicazione interculturale in ambito regionale, il consolidamento di competenze at- tinenti alla mediazione socio-culturale, ecc. (5) Al termine di tale attività, è stato realizzato un monitoraggio finale e una valutazione complessiva sull’effica- cia del Protocollo (febbraio 2009-2012) che ha dato esito positivo. I risultati di questo lavoro sono stati riportati sul Report “Ad Altr®a Voce – report finale sul protocollo regionale sulla comunicazione interculturale” scaricabile dal seguente indirizzo web: http://sociale.regione.emilia-romagna.it/immigrati-e-stranieri/approfondimenti/re- port-finale-del-protocollo-sulla-comunicazione-interculturale. (6) Il Protocollo è stato approvato con Deliberazione di G.R. n. 1790/2013. Le organizzazioni che hanno aderito al Protocollo sono state una trentina. Oltre alla Regione Emilia-Romagna, hanno firmato il Protocollo: CORECOM dell’Emilia-Romagna, Associazione della Stampa Emilia-Romagna, Associazione Italiana della Comunicazione Pub- blica e Istituzionale, Consulta regionale per l’integrazione sociale dei cittadini stranieri immigrati, Alma Mater Studiorum Università di Bologna – Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali e Master in Giornalismo, Rappresen- tanze regionali di ANCI e UPI, Legautonomie Emilia-Romagna e UNCEM Emilia-Romagna, Ufficio Scolastico Regio- nale per l’Emilia-Romagna, Centri Interculturali dell’Emilia-Romagna, testate giornalistiche e soggetti pubblici e (8) COSPE Onlus, è un’associazione che opera in 30 Paesi del mondo con circa 150 progetti. Si occupa di svilup- privati che prevedono, tra le proprie finalità statutarie, i contenuti oggetto del presente protocollo. po equo e sostenibile, rispetto dei diritti umani, pace e giustizia tra i popoli. Da oltre 15 anni è impegnato in at- tività di studio, ricerca e interventi per promuovere la diversità culturale nei media. COSPE Onlus è capofila del (7) Zaffiria è il primo Centro per l’educazione ai mass media che nasce in Italia presso il Comune di Bellaria-Igea Progetto regionale: “Azioni di sistema per lo sviluppo della comunicazione interculturale in Emilia-Romagna”, fi- Marina (RN) per disegnare la mappa della prassi dell’educazione ai media e per essere “laboratorio” e “officina” nanziato dalla Regione Emilia-Romagna con deliberazione di G.R. n. 1182/2013 a sostegno delle azioni del Proto- per le varie Università che si occupano di ricerca in questo settore. collo. Zaffiria è tra i partner del progetto. 6 7
Premessa Di cosa stiamo parlando Alessandra Falconi, Centro Zaffiria, Bellaria Igea Marina Il maestro Alberto Manzi, quello della famosa sperimentazioni e i percorsi che i firmatari trasmissione televisiva Non è mai troppo tar- hanno realizzato) e che non intendono indi- di e di Orzowei, scriveva: “La scuola dovreb- care delle buone pratiche da “copiare” quanto be sollecitare la formazione di un pensiero piuttosto aiutare a riflettere a partire dalle alto, ossia trasformarsi in scuola di pensiero fragilità, dagli sbagli, dalle cose che abbia- [...] che sia formazione totale dell’individuo. mo scoperto noi lavorando su questo tema. [...] per costruire la conoscenza e non inse- Per questo è un quaderno, scritto a più mani, gnare le cose da conoscere (le cose si dimen- come appunti condivisi e scambiati dove ticano, i “modi” diventano abitudini e con- ognuno di noi ha provato a mettere il meglio. sentono di essere preparati all’imprevisto)”. “Noi pensiamo tutte le volte che non abbia- Questo quaderno nasce dal lavoro di scam- mo soluzioni pronte” bio e formazione che è stato realizzato il 14 e 15 giugno 2014 a Mercatino Conca sotto E davanti alla mancanza di soluzioni pron- la guida e l’esperienza di Stefano Laffi ri- te ci siamo trovati noi, firmatari del Proto- cercatore presso l’Agenzia Codici di Mila- collo per la comunicazione interculturale, no. Il gruppo di lavoro era formato da una che avevamo il compito di capire come me- ventina di persone tra insegnanti e opera- dia education e dialogo interculturale stes- tori che lavorano nell’ambito dell’educazio- sero in rapporto tra loro, a scuola. Abbiamo ne interculturale e della media education. cominciato con il farci delle domande e alla È nella calma di quelle colline e di un mon- fine del percorso possiamo dire di avere al- diale di calcio che proprio non si riusciva a meno delineato alcune “buone domande”. vedere che abbiamo condiviso domande, ri- In questo quaderno quindi non ci sono ri- sorse, spunti, analisi. Quello che segue ne sposte ma solo tentativi di risposta (con le ripercorre i concetti principali. 9
La media messaggi, contenuti, pratiche, immaginari, le persone, professioniste, che è possibi- Le domande chiave sono: education vissuti. Di tutti gli attori chiamati in cau- sa, almeno in questo caso: studenti, geni- le attivare e coinvolgere: sarà il blogger, il giornalista, il conduttore radiofonico, il vi- - Quali sembrano essere i pericoli secondo l’insegnante? Piero Bertolini scriveva: «Occorre sostenere tori, insegnanti. deomaker… sarà l’incontro esemplare con - Quali sono invece i rischi che il ragazzo o con forza che qualsiasi educatore deve avere La media education “si riferisce alla capa- queste persone che permetterà di esplorare la ragazza possono affrontare? la volontà e la capacità di assumere il feno- cità di accedere ai media, di comprendere, le potenzialità del mezzo e la conoscenza meno mediatico come importantissimo per apprezzare e valutare criticamente diversi di prodotti di qualità. Queste competenze Dai rischi discendono le sfide che possiamo realizzare con gli educandi un’autentica co- aspetti dei media e dei loro contenuti e di specifiche, vedremo anche in seguito, raf- proporre al gruppo. municazione. Ciò significa e comporta una creare comunicazioni in diversi contesti […] forzano il progetto ma potrebbero necessi- piena consapevolezza che il rapporto con i influisce sull’inclusione e sulla cittadinanza tare risorse che non sempre le scuole han- Bisogna poi conoscere al meglio gli studen- media rappresenta comunque un evento edu- nell’odierna società dell’informazione”. Que- no: un lavoro attento di monitoraggio delle ti con i quali si sta lavorando: “Dovrebbero cativo significativo, intervenendo (nel bene sta la definizione della Commissione Euro- professionalità presenti sul territorio o tra essere gli stessi giovani che pongono e pro- e nel male) nel processo formativo di ogni pea, che propone la chiave di lettura e di i genitori a scuola può essere una parzia- pongono il problema. Il primo lavoro dell’e- persona, ovviamente complessificandolo.» lavoro dell’inclusione e della cittadinanza. le soluzione per non rinunciare all’incon- ducatore non è di prendere la parola, non è di I media abitano il mondo, raccontano storie, tro con chi fa quello specifico mestiere. educare, ma osservare, vedere, conoscere”. La producono e propongono immaginari, eroi, I media sono mezzi da analizzare per rinfor- Uno degli autori di riferimento più interes- domanda chiave è: la nostra conoscenza degli destini desiderabili, interagiscono con il fare zare la propria cassetta degli attrezzi dello santi per quanto riguarda la progettazione studenti è sufficientemente approfondita? e il pensare, permettono di essere informa- stare al mondo. Sono il luogo in cui avven- della media education è il prof. Thierry De È importante concepire un metodo adegua- ti e disinformati, condizionano e producono gono cose: si condividono storie, si preci- Smedt dell’Università di Louvain-la-Neuve. to e adatto agli obiettivi e agli studenti. comportamenti, “ci forniscono i codici vir- sa la propria visione del mondo, si perfe- Egli suggerisce alcuni strumenti e questioni Valutare i metodi educativi adottati signifi- tuali per l’interpretazione del mondo reale, ziona il racconto di sé… Al centro ci sono aperte utili a tracciare i confini dell’ambito ca tener presente che “se l’educatore non può indipendentemente dall’uso che se ne fa”, i ragazzi e le ragazze: sono loro che con- di intervento e rendere maggiormente con- praticare tutti i metodi, egli deve, da vero “si trasforma il modo di fa- re esperienza”. centrano la nostra attenzione e ci indica- sapevole l’educatore fornendo una check- professionista, essere capace di confrontar- Eccoci allora qui a parlare di media education. no, nelle varie fasi, cosa “trattenere” del list per valutare e autovalutarsi. li nella loro efficacia e soprattutto nei loro Cominciamo dalla definizione. I ricercato- grande racconto mediale perché ha senso Egli sostiene l’importanza di problematiz- limiti per poter compensare la debolezza del ri inglesi David Buckingham e Cary Bazal- nel qui ed ora, cosa riusare delle gramma- zare la relazione giovani-media: “Quello metodo scelto”. gette propongono la media education come tiche mediali per articolare un proprio rac- che fonda l’educazione ai media è essenzial- “processo” e la media literacy come “risul- conto. Si sceglie quindi liberamente se ricor- mente la complessità della relazione che in- Le domande chiave sono: tato”, ovvero “la conoscenza e le competen- rere a testi o immagini, se usare ritagli di trattengono i giovani con i media”. Occor- - Con quali metodi realizzo il lavoro? ze che gli studenti acquisiscono in tema di giornale o video attinti dal web, se scrive- re poter leggere al meglio la situazione di - Quali effetti possono produrre sul pubbli- mezzi di comunicazione”. Definiamo la me- re un «manifesto generazionale» o una can- partenza degli studenti. co identificato? dia education come quel processo che svi- zone rap, se fare un reportage fotografico luppa e fornisce agli studenti strumenti per o realizzare una fiction...: le scelte media- Le domande chiave da porsi sono: A questo punto possiamo procedere con la una maggiore comprensione dei media, della no fra le competenze presenti, le esigenze - Qual è il tema/problema identificato? realizzazione degli strumenti educati- tecnologia e del proprio rapporto con essi e espressive, lo specifico di ogni linguaggio. - In che aspetti si coglie questa complessi- vi, imparando a valutarne la qualità: “An- col mondo. Si tratterà, ad esempio, di lavo- E la media education è quella strategia edu- tà/problematicità? che quelli che sembrano ben concepiti, ben rare su immaginari, conoscenze pregresse e cativa che dovrebbe permettere di pescare adattati, ben pensati non durano comunque nozioni scientifiche, vissuti emotivi e stru- ciò che è più utile e fecondo per il percor- Serve, inoltre, elaborare una strategia di ri- molto tempo. Dunque, di nuovo, l’efficacia menti di analisi, pratiche di consumo e di so che stiamo attuando. Se il media edu- soluzione distinguendo pericolo e rischio. degli strumenti necessita che siano continua- utilizzo dei media. È, secondo noi, una que- cator può essere inquadrato come “un di- Questo ci permette di mettere in discussio- mente rimessi in discussione sia per piccoli stione di ‘costruzione del senso’, possibili- rettore d’orchestra” che può vestire i panni ne quelle che pensiamo siano le difficoltà, o grandi aggiustamenti, sia per renderli più tà di problematizzare, di dare significato a del docente, i singoli musicisti sono quel- ma anche le capacità dei giovani. efficaci rispetto ai loro obiettivi”. 10 11
Le domande chiave sono: ragazzo, nonché la sua capacità di ripercor- (e non) le competenze per esprimersi piena- Quello che qui intendiamo come approccio - Quali strumenti, strategie e dispositivi uso rere le tappe del lavoro per valutare even- mente attraverso questi strumenti (educa- interculturale all’educazione discende invece per l’attività? tuali cambiamenti. re per i media). da un approccio olistico, che tiene conto del- - Che tipo di efficacia possono avere? la complessità in cui siamo immersi quando La domanda chiave è: operiamo. Alunni ed alunne assumono dun- Una volta costruiti gli strumenti educativi - I cambiamenti raggiunti indurranno una Educazione que necessariamente un ruolo centrale: ciò occorre valutare in che modo coinvolgono modificazione più generale sulla relazione interculturale significa tenere conto del loro background, gli studenti, selezionando solamente quelli che permetteranno allo studente di vivere e giovani-media? e scuola delle loro esperienze, dei contesti familiari, sociali, delle classi e dei gruppo dei pari an- comprendere l’azione educativa. Quando si parla di Media Education, dun- Margherita Longo e Maria che fuori da casa e da scuola, di quelle che que, si parla di un campo complesso che va Omodeo, COSPE, Firenze e Bologna sono le loro inclinazioni identitarie, del loro Le domande chiave sono: a collocarsi in uno spazio pedagogico di im- rapporto con le figure adulte con cui si rap- - Quale coinvolgimento rendono possibile gli portanza cruciale: formare i cittadini di do- Quando si parla di “educazione intercultu- portano, a partire dagli insegnanti. strumenti ideati? mani, e di oggi (poiché anche gli adulti, ge- rale”, spesso la si intende come conseguen- Il substrato dell’approccio interculturale deve - Quali strategie per coinvolgere gli studenti? nitori, insegnanti e anziani, hanno bisogno za della presenza nella scuola di studenti tenere conto del formarsi delle identità col- di essere media-educati). Persone che vivo- di origine straniera, come se “fare inter- legate a genere, età, esperienze di vita, luo- Sarà poi necessario valutare gli effetti no in un contesto fatto di convergenza fra cultura” costituisse una risposta educati- ghi in cui si è cresciuti e non solo dell’origi- educativi degli strumenti messi in cam- spazi reali e virtuali, fatto di dispositivi e va ai cambiamenti introdotti nella nostra ne nazionale dei nuclei familiari, del resto po individuando i risultati che si intendono nuove tecnologie che stanno velocemente società dai fenomeni migratori o alle diver- sempre più compositi e mobili. raggiungere e immaginando che tipo di cam- modificando anche le abitudini più comuni sità che la presenza di minoranze comporta Il concetto di identità perde dunque rigidità biamento si intende provocare. “Per proget- e fatto, anche, da modelli culturali veicola- nel contesto classe, senza tenere in consi- per diventare fluido, in continuo mutamento tare un’azione educativa bisogna immaginare ti più o meno esplicitamente; ma persone derazione il fatto che la pratica educati- e ridefinizione, non solo per quanto riguar- il modo in cui il tema/problema rilevato può che hanno sempre gli stessi bisogni, siano va mette sempre in gioco le nostre stesse da chi si trova in quella che viene definita essere risolto, ridotto, specificato”. Questa essi mediati o no da uno schermo. Parliamo identità e diversità e quindi le nostre com- “età dello sviluppo”, ma anche per quanto chiarezza permetterà poi di valutare i risul- di bisogni più “cognitivi” come l’imparare, petenze interculturali. riguarda coloro - spesso adulti - che guida- tati ottenuti, sia auspicati sia imprevisti. o l’informarsi, e parliamo anche di bisogni Ciò dà origine ad un’ambiguità nell’inter- no il processo educativo. La consapevolezza più “socio-relazionali” come quello di saper pretazione dell’educazione intercultura- del fatto che il modo in cui guardiamo gli al- Le domande chiave sono: comunicare con gli altri in maniera autenti- le, considerata a volte come una materia tri è culturalmente orientato spinge infatti - Gli strumenti preparati sono in grado di ca, il riuscire a risolvere in modo costrutti- da insegnare o un’insieme di attività a sé a riposizionare il proprio punto di vista, la produrre gli effetti previsti? vo un conflitto o riuscire a gestire la sfera stanti, che spesso si riducono all’organiz- propria collocazione in relazione agli altri - Come valuto gli strumenti utilizzati? emozionale che viene toccata quando ognu- zazione di feste, spettacoli o eventi “cul- e di conseguenza la propria autopercezione. no di noi si muove in un modo fatto di re- turalmente caratterizzati” e che rischiano Altrettanto importante è vedere la scuola nel È importante, infine, valutare l’azione e la lazioni e scambi. di promuovere un’immagine stereotipata e suo rapporto con il territorio e, allo stesso portata dei cambiamenti operati sulla re- Non è però necessario solamente essere in rigida dei gruppi le cui caratteristiche si tempo, intendere il territorio come luogo di lazione giovani-media. Questo segmento grado di leggere in maniera critica questo intende esaltare. Questo approccio mette relazioni. Vedere / evidenziare ogni aspet- obbliga a tener presente che anche se si in- spazio complessissimo (educare ai media) spesso in grave difficoltà proprio gli stu- to della convivenza ed i relativi elemen- terviene su un determinato genere o su un e saper utilizzare gli strumenti e le nuove denti per favorire i quali tali attività sono ti di contraddittorietà, favorisce lo svilup- solo mezzo di comunicazione, occorre però tecnologie in maniera efficace per la cre- pensate. Essere oggetto di uno stereotipo, po di una componente dialettica – critica. che lo studente abbia maturato competenze scita individuale e per il proprio accresci- ancorché positivo, priva la persona che ne L’interculturalità in questo senso non è dun- trasversali, che possano aiutarlo ad approc- mento culturale (educare con i media). È al- è colpita del diritto di essere considerata que intesa come materia di studio e cono- ciarsi ai media in maniera più consapevole. trettanto importante riuscire ad attivare un individuo e di autodeterminare la pro- scenza delle specificità culturali dei diver- Entra in questo ambito l’autovalutazione del percorsi educativi che forniscano i ragazzi pria identità. si gruppi nazionali o minoranze presenti in 12 13
un determinato contesto scolastico o terri- ne distinte, ognuna delle quali ha una vita la xenofobia, in cui si focalizza l’attenzione toriale, ma diventa un approccio trasversa- le al processo educativo, che diventa a sua Educazione diversa dall’altra. In questo senso, l’intercul- tura riguarda tutti ed è necessaria pensarla sul rafforzamento della conoscenza delle caratteristiche di una società intercultura- volta lo spazio di costruzione di una socie- e media e agirla ogni giorno, a maggior ragione se le e sul potenziamento di attività che pos- tà che tenga in considerazione i bisogni e le interculturali si pensa alla complessità della composizio- sano frenare atteggiamenti razzisti e xeno- specificità di tutte e tutti nella loro quali- tà di individui in relazione fra loro, confer- dall’Europa ne sociale d’Italia e d’Europa, innervata da una diversità culturale che è radicata nella fobi, citando come “decisivo” il ruolo degli insegnanti e la cooperazione tra gli istitu- mando e mantenendo il principio dell’equi- all’Italia sua storia e che è amplificata dalla globa- ti scolastici e il contesto in cui sono inse- tà nell’accesso agli apprendimenti. Damiano Razzoli, Fondazione lizzazione e dalle migrazioni. riti. In dettaglio, la risoluzione poneva le L’interculturalità è la base indispensabile per Mondinsieme, Reggio Emilia Nel 2012, il 15% degli studenti in Emilia- fondamenta per l’elaborazione di politiche una scuola ed una società realmente inclusi- Romagna era di origine straniera, 87 mila educative interculturali volte a fronteggia- ve, che offrano prospettive nelle società in Anni fa, un professore raccontò l’impatto che in tutta la regione. Nel 2020 un quarto dei re fenomeni discriminatori: rapida trasformazione, che sappiano ridefi- un laboratorio di educazione interculturale cittadini italiani sarà di origine non italia- nire i curriculum educativi e formativi, in- ebbe su un suo studente di origine straniera. na, nel 2050 un terzo. Le scuole sono luogo “L’istruzione e la formazione svolgono un ruo- dipendentemente dalla presenza di alunni/e Basata sulla narrazione di esperienze perso- dove la scommessa di questo incontro tra di- lo di grande importanza che comporta l’impe- e cittadini/e d’origine familiare straniera o nali, vissute direttamente dagli studenti o versità viene affrontata nel quotidiano, ter- gno a livello locale, nazionale ed europeo, a di minoranza. L’interculturalità è la norma- dalle loro famiglie, riflesse all’interno delle reno fertile per chiedersi quale società del combattere il razzismo e la xenofobia. Compi- le condizione dell’esperienza umana. Ogni loro case, l’attività consisteva nel rielabo- futuro vogliamo e come far interagire para- to fondamentale dei sistemi d’istruzione è la ambiente educativo deve condurre fino in rare la propria storia in classe e nel sceneg- bole di vite dalle traiettorie più varie nello promozione del rispetto di tutti gli esseri uma- fondo il proprio processo di interculturaliz- giarla in un cortometraggio, insieme ai pro- spazio di uno sguardo. ni, indipendentemente dalle origini culturali e zazione (e per quanto possibile internazio- pri compagni di classe. Il giovane, arrivato dalle idee religiose. Inoltre, essi possono svol- nalizzazione). da poco in città, ebbe modo di manifesta- Educazione e diversità gere un ruolo insostituibile nel miglioramento La scuola, facendosi portatrice di questo ap- re il suo senso di marginalità culturale, eti- nell’Unione europea: della conoscenza della diversità culturale. Lo proccio, può davvero diventare il luogo in- chettato come straniero tra altri coetanei, un excursus sviluppo dell’insegnamento, soprattutto della clusivo ed accessibile dove si acquisiscono senza motivazione per migliorare un profit- storia e delle scienze umane, può accentuare e sviluppano le competenze utili a diventare to scolastico non eccellente. Attraverso lo A partire dagli anni Novanta, a livello euro- la consapevolezza della diversità culturale eu- cittadine e cittadini di un mondo comples- sviluppo e il consolidamento delle relazioni peo è cominciata una riflessione organica sul ropea ed eliminare gli stereotipi”. so, quale è quello in cui viviamo. tra i compagni, nello svolgere le operazioni tema del dialogo interculturale. Come dimo- previste dal laboratorio educativo, è stato stra il racconto del professore sul riscatto Nel biennio 1996-98 si continua a investire loro possibile conoscersi e decostruire pre- del suo studente, l’educazione ne costitui- sull’educazione con il Libro Bianco Insegnare giudizi. Il ricorso a nuovi linguaggi, come la sce uno degli assi principali. Vi sono state e Apprendere: verso la società cognitiva, oltre Questi laboratori scrittura creativa e la recitazione, e a nuovi alcune tappe principali che hanno portato che con il piano d’azione “Apprendere nella richiedono quasi sempre strumenti, quali la videocamera, ha rimesso attenzione sul rapporto tra scuola, diver- società dell’informazione”, il quale offriva di rinunciare ad una in moto qualcosa di assopito. Quello studente sità culturale e società dell’informazione. un interessante spunto di analisi, inserendo logica interculturale, ha visto, nel suo protagonismo all’interno del Uno dei primi passi è stato compiuto nel nella riflessione sulla formazione scolastica perché dentro il gruppo laboratorio, un motivo di riscatto, trovando 1995, con l’istituzione del programma So- a livello comunitario il tema dei mezzi di co- non ci sono culture ma un ambito in cui poter essere ascoltato, po- crates, che comprendeva un’azione dedica- municazione e della media education. La pre- ter crescere, e così cominciare a migliorare ta all’istruzione interculturale. Nello stesso sentazione del piano si apriva così: “In una ragazzi e ragazze sensibilmente il suo approccio alla scuola. anno, il Consiglio dell’Unione europea e dei società sempre più basata sulla conoscenza e con le loro storie Educarsi ed educare alla percezione dell’altro rappresentanti degli stati membri ha vota- gli scambi, gli europei devono apprendere fin ha una dimensione aperta, già interculturale, to una risoluzione sulla risposta dei siste- dalla più giovane età a controllare i nuovi stru- in quanto presuppone il contatto tra perso- mi scolastici ai problemi del razzismo e del- menti di informazione e di comunicazione”. 14 15
Parallelamente, si avvia a maturazione un tomatiche, ma vanno acquisite. litiche interculturali organiche a livello mu- sione di informazioni sul dialogo intercultu- processo che porterà a declinare la questio- L’Unesco ha affermato che la scuola, in quan- nicipale, di cui l’educazione e il rapporto tra rale e sulle discriminazioni tra i professio- ne del rispetto de diritti umani con quello to una delle principali istituzioni sociali, scuola e città è uno dei primi ambiti da cui nisti nei media. Tale campagna è confluita della diversità. Nel 2000 esce la Carta dei Di- ha il compito di stimolare il potenziale de- partire per combattere separazione ed esclu- in due progetti seguenti, dedicati alla me- ritti Fondamentali dell’Unione europea, nel gli studenti attraverso la trasmissione del- sione culturale e per stimolare relazioni tra dia education e alla formazione dei giorna- 2001 l’Unesco pubblica la Dichiarazione Uni- la conoscenza e la creazione di competen- culture diverse. listi sulle tematiche della diversità cultura- versale sulla diversità, mentre nel 2006 le ze, attitudini e valori che li rafforzano per A partire dal 2006, il Consiglio d’Europa, inol- le, Mars (Media Against Racism in Sport) e Nazioni Unite istituiscono la prima Giorna- vivere in società. Uno di questi valori è di tre, ha colto il ruolo dei mass-media nella Mediane (Media in Europe for Diversity In- ta mondiale del Migrante. Nel giugno 2007, certo lo scambio e il dialogo che partono da costruzione di significati sociali condivi- clusiveness), concluso nel dicembre 2014. il Consiglio dell’Unione europea arriva alle un mutuo riconoscimento e dalla pari digni- si, insistendo sul loro coinvolgimento nel- In un contesto educativo, il focus sui media conclusioni di rinvigorire le politiche di in- tà di ogni cultura, popolo e civiltà, presenti la promozione del dialogo e della diversi- per sensibilizzare alla diversità è strategico. tegrazione mediante la promozione dell’uni- insieme nelle nostre scuole. tà culturale. Infatti, se il mondo che ci circonda viene di- tà nella diversità. Il Libro Bianco sul Dialogo Interculturale ri- Da una parte, il programma Pestalozzi cita schiuso e rappresentato con lenti multiple di È con il 2008 che la sensibilità europea sul- prende tale principio, specificando come le i media come strumento didattico rilevan- testi scritti, orali, audiovisivi, che si assur- le politiche a favore dell’incontro tra civil- scuole debbano introdurre “il rispetto dei di- te, mentre quello delle Intercultural Cities gono a elementi imprescindibili del tessu- tà e culture diverse subisce una significati- ritti umani come base per affrontare la diver- li considera quale dimensione che incide si- to generale dell’esperienza, i media possono va accelerazione. sità, stimolando così apertura verso le altre gnificativamente sulle politiche di una cit- avere una notevole influenza sulle relazio- culture”. Tuttavia, ricorda anche la centrali- tà; basti pensare alle percezioni sulla diver- ni interculturali, in termini sia positivi sia Il Libro Bianco sul tà dell’insegnamento superiore e delle uni- sità, orientate da coperture giornalistiche negativi. La penetrazione delle immagini e Dialogo Interculturale versità, dell’apprendimento non-formale e equilibrate o stereotipate, che possono co- dell’informazione nella vita quotidiana me- informale, della formazione degli educatori. esistere in un contesto urbano variegato o diante device mobili, come gli smart-phone, Il Consiglio d’Europa, da sempre attivo sul conflittuale. costringono a una valutazione d’insieme sul- fronte della cooperazione culturale europea, I programmi del Dall’altra parte, sono stati lanciati program- le pratiche educative interculturali proget- pubblica il Libro Bianco sul Dialogo Intercultu- Consiglio d’Europa: mi paralleli dedicati specificatamente ai pro- tate con i media. rale, uscito in concomitanza con l’anno eu- diversità, educazione, media fessionisti della comunicazione. Proprio nel ropeo dedicato allo stesso tema, come san- 2006 è stata promossa la campagna All Diffe- cito dall’Unione europea. Come sono applicate, in concreto, tali indi- rent All Equal sulla promozione della diversi- Ragazzi e ragazze L’educazione interculturale, insieme alla go- vernance della diversità, all’importanza della cazioni sulle politiche interculturali euro- pee in materia di educazione? Il Consiglio tà, dei diritti umani e della partecipazione, che conteneva anche un toolkit con informa- al centro cittadinanza attiva e della partecipazione, d’Europa, per esempio, ha istituito due pro- zioni e strumenti laboratoriali da usare con i Alessandra Falconi, Centro alla cura degli spazi urbani e alle relazioni grammi al riguardo, che hanno uno spes- più giovani, proseguita poi con la campagna Zaffiria, Bellaria Igea Marina internazionali, rappresenta una delle aree sore fondamentale. Il primo è il Pestalozzi Speak Out Against Discrimination che preve- strategiche sulle quali intervenire per salva- Program, concepito per riconoscere e sup- deva tre linee di azione: costruire partena- I firmatari del Protocollo lavorano con ado- guardare e sviluppare i diritti umani, la de- portare la rilevanza dell’educazione e della riati con media a larga diffusione e media lescenti che frequentano le scuole secon- mocrazia, il significato delle leggi, così come formazione dei docenti nelle società multi- multiculturali per fornire informazioni sulle darie di primo e secondo grado realizzan- promuovere la conoscenza reciproca. Le ra- culturali e sempre più eterogenee, con un fo- questioni interculturali e sulle politiche di do esperienze che sono state riutilizzate gioni di una simile scelta sono riconducibi- cus marcato sulle modalità di sviluppo delle lotta alle discriminazioni; sostenere l’acces- per costruire una nuova “legenda” che per- li al fatto che l’abilità di capire gli altri, al competenze interculturali attraverso l’edu- so alle professioni e alle produzioni dell’in- mettesse di leggere la mappa in modo di- di là di ogni tipo di barriera culturale, è un cazione. Il secondo, avviato congiuntamen- dustria dei media di persone appartenenti a verso, provando a cambiare il proprio punto prerequisito fondamentale per fare in modo te alla Commissione Europea, è l’Intercultu- minoranze, contribuendo così a una maggio- di osservazione. Siamo davanti ad adole- che le nostre società democratiche e diver- ral Cities Program, nato per mettere in rete re espressione della diversità; incoraggiare scenti che spesso vengono guardati per le se funzionino. Tali competenze non sono au- città europee che hanno implementato po- la condivisione di buone prassi per la diffu- loro mancanze, per quello che non sono, per 16 17
quello che dovrebbero essere. È più fecon- se possiamo trovare il ritratto più autentico e le aspettative, anticipare le difficoltà, za stampa diventano modi per proiettare i do e produttivo valorizzarli per quello che degli adolescenti che abbiamo davanti: i loro chiarire gli interlocutori e i limiti perso- ragazzi e le ragazze nella sfera pubblica. sanno, fanno, hanno. Per questo è più pro- sogni, le loro aspettative, i loro eroi, cosa nali e strutturali; mettente una domanda sul futuro che una li fa ridere, le loro sfide, i loro riti. Letizia • quale narrazione pubblica dell’adolescen- La trasformazione passa dal protagonismo sul passato. Cambia il punto di vista di chi Caronia scrive che “i media e i loro conte- za, dell’Altro, dell’uso dei social? Con qua- (di gruppo), dal piacere del fare, da una in- conduce il laboratorio che esce dalla dialet- nuti sono [...] vie d’accesso a mondi in co- le sfondo culturale facciamo i conti? Che dispensabile leggerezza che sa coinvolge- tica disagio/benessere per entrare in una di- mune localmente condivisi”: ogni gruppo- storia nuova possiamo raccontare alla co- re anche gli altri, sa parlare ad una comu- mensione più esplorativa. Con i ragazzi e le classe o gruppo-gruppo crea giochi, ruoli, munità? La media education prevede di in- nità più ampia. ragazze si esplorano temi, argomenti, luo- riti, storie, valorizza personaggi, canzoni, dagare questi aspetti per aiutare gli stu- Il progetto può allora essere il luogo in cui ghi, storie alla ricerca di una “enciclopedia parole e prodotti. denti a rendersi conto dell’intreccio tra si avvia un percorso trasformativo non solo delle possibilità” che svela agli studenti il “Non sono i media in sé a essere componenti narrazione personale e mediale, per sco- per gli adolescenti ma anche per le istituzio- non-visto, il non-detto, il non-colto. Stefa- salienti della cultura quotidiana, ma il fat- prire cosa del “mare magnum” mediale en- ni coinvolte che accettano di vivere (e non no Laffi, sociologo e formatore per l’agen- to che essi vengono per così dire catturati tra nelle loro pratiche e costruisce senso e solo di far vivere) una proposta culturale che zia Codici, propone “la positività come que- da pratiche comunicative. Credo che le cose riti condivisi con gli altri; ha un profondo valore etico. stione di metodo, non di valori”. stiano più o meno così: i media e le rappre- • mappare le risorse che la città offre pas- Questo spostamento del punto di vista com- sentazioni del mondo che essi propongono sando da quelle più strutturate (come mu- È importante trovare i temi giusti, quelli che porta un’aumentata fiducia nei confronti de- si offrono come oggetti culturali possibi- sei, biblioteche, cinema, festival) a quelle sanno essere dei veicoli di interesse. A que- gli adolescenti che possono così sperimen- li, porzioni di mondo suscettibili di diven- più “indefinite” (gruppi su Facebook, grup- sto proposito, Geneviève Jacquinot, esper- tare nuovi ruoli: quello di esploratore della tare parte del mondo sociale, intendendo pi informali, singole storie esemplificati- ta di media education, ci ricorda che : “Non comunità e trasformatore di essa. Il tema con questo il mondo quale è costruito e de- ve…) per appoggiare il progetto su una bisogna mai lasciare fuori dalla scuola tutto del “protagonismo” così difficile da realizza- costruito attraverso l’interazione quotidia- rete cucita sulla realtà che gli adolescenti ciò che costituisce il pane mediatico quoti- re e da ‘delineare’, trova nelle parole “esplo- na. Ma l’ingresso non è scontato: perché ciò vivono ma spesso non conoscono. Stefano diano; non bisogna mai limitarsi alle grandi ratore” e “trasformatore” un respiro profon- avvenga essi devono divenire oggetti di di- Laffi ne parla con la metafora del “solco”: opere del repertorio cinematografico, ma osa- do, un senso nuovo che riposiziona anche scorso oppure focus di un’attenzione condi- “gli adolescenti a volte hanno pochi pun- re lavorare anche sulla produzione corrente, gli altri interlocutori. La scuola diventa il visa, vettori o mediatori di azioni congiun- ti di riferimento e fanno il solco per muo- sulle sue ragioni d’essere, le sue manifesta- luogo dove sognare una nuova realtà, luogo te tra attori sociali”. versi tra quelli”. Un progetto sulla parte- zioni; non bisogna ridurre la stampa scritta dell’immaginazione e della trasformazione. I Che cosa possiamo trovare in questi discor- cipazione dovrebbe aprire nuovi sentieri, allo studio dei quotidiani quando sappiamo progetti dovrebbero quindi porsi l’obiettivo si mediali? Cosa crea attenzione condivisa? allargare la mappa e l’elenco dei punti di bene che i giovani preferiscono certa stam- di traghettare i ragazzi e le ragazze laddo- riferimento; pa specializzata (penso alle riviste dedica- ve da soli non potrebbero arrivare. L’adulto Come progettare • come proietto il lavoro nella dimensione te ai videogiochi delle quali si è dimostra- diventa un’opportunità e la garanzia stessa pubblica? che fine fanno i video realizzati, to l’importante ruolo nella socializzazione che quella opportunità possa essere creata. Lavorando con adolescenti la parola chia- le foto, il giornale, la pagina Facebook… Il dei giovani)”. Occorre “[...] ripensare l’edu- E l’esperienza è più forte quando gli adole- ve diventa “partecipazione”: generare per- lavoro di valorizzazione del prodotto spes- cazione ai media - sarei tentata di dire l’e- scenti possono lavorare per davvero e non corsi di partecipazione è il compito stori- so arriva alla fine, quando documentazio- ducazione tout court - cominciando a pren- per finta, con professionisti veri e non solo co degli adulti. ne, rendicontazione e stanchezza assorbo- dere sul serio le mediaculture dei giovani, sulla simulazione del vero. Se l’adolescenza Come progettare percorsi di partecipazione no le energie rimaste. Questa fase invece altrimenti si corre il rischio di una grande è sfida occorre trovare quella “giusta”, una che abbiano davvero senso? è fondamentale perché è solo da qui che il ‘disgiunzione’, persino nell’educazione ai sfida che permetta una trasformazione, un’e- Alcune riflessioni per analizzare il contesto punto di vista, il racconto, il prodotto me- media, tra le generazioni degli insegnanti sperienza memorabile che segni in positivo prima del progetto: diale diventa oggetto culturale che entra e quella degli studenti”. la biografia personale. • occorre che vengano preparate le istituzio- nella sfera pubblica e dialoga con le per- Il tema giusto rischia quindi di essere na- Perché partire dalla media education? Per- ni che si intendono coinvolgere: condivi- sone e le istituzioni. Partecipare a festi- scosto nella quotidianità dei ragazzi e delle ché nello specchio delle pratiche mediali for- dere il senso del progetto, i diversi ruoli val, organizzare una mostra, una conferen- ragazze, in quelle pratiche scontate e poco 18 19
pensate che emergono solo se gli adolescenti il vero nemico degli adolescenti spesso è la non parlare di media, pratiche mediali, rap- vita che facilitano l’essere cittadini attivi, hanno voglia di condividerle con gli adulti. noia, come ci ricorda Laffi. Se il progetto presentazioni della realtà, racconto, stere- ne sono causa e effetto allo stesso tempo. La progettazione richiede anche di pensare ha come obiettivo delle esperienze trasfor- otipo, piano dei valori. Se diamo per asso- al “dopo” progetto, ovvero all’autonomia del mative, occorre pensare a come progettare dato che la maggior parte dei racconti che processo nel lungo periodo: un buon stru- e valutare il lavoro affinché gli adolescenti contribuiscono a creare la nostra immagi- Le life skills sono mento può essere l’attivare processi di edu- abbiano una netta percezione della differen- ne del mondo arrivi da quei grandi narra- una gamma di abilità cazione tra pari e intercettare luoghi che za di sé prima e dopo. Questo implica porre tori che sono i media, se consideriamo il cognitive, emotive e relazionali di base possano accogliere quanto è nato dal per- sfide, ovvero proiettare i ragazzi verso una tempo passato nelle piazze virtuali a rac- che consentono alle corso: un gruppo di ragazzi e ragazze con dimensione pubblica che spesso non incon- contare grandi e piccole cose, se pensiamo persone di operare con nuove competenze che ha sperimentato il trano (la città, le istituzioni, i giornali,...) a come noi per primi mettiamo in forma il competenza sia sul piacere del fare insieme riconosciuto anche superando il riferimento ai soli pari, farli mondo e noi stessi, ecco allora che media piano individuale che su dalla comunità. immergere in contesti che non sono abitua- education e partecipazione trovano aree quello sociale. Si tratta della capacità Il trasferimento di competenze è facilitato li, secondo una logica di «presenti alterna- di intersezione fondamentali ad entrambe. di prendere decisioni, dall’incontro con le competenze reali, quelle tivi possibili» alla condizione di partenza. I percorsi di cittadinanza, ovvero di cono- capacità di risolvere maturate in mestieri che solitamente stanno Ecco che serve tempo, quello che la scuola scenza o consapevolezza di diritti e do- i problemi, saper fuori dalla scuola: giornalisti, artisti, pub- sembra non avere mai. L’esperienza trasfor- veri, di presa di parola, di interlocuzione usare pensiero critico blicitari, videomaker, scrittori… mativa ha bisogno di un tempo “curato” che con le istituzioni, di interrogazione della e creativo, avere una comunicazione Adrian Paci, artista albanese, nell’incontro l’insegnante mette e costruisce con piace- città... partono dal presupposto che ci sia efficace e capacità di con gli studenti di III C dell’Istituto Compren- re, convinzione e partecipazione. È un nodo una messa in forma di un contenuto e ci sia relazioni interpersonali, sivo di Bellaria Igea Marina li ha fatti riflet- fondamentale da sciogliere: se la prima do- necessità di uno spazio in cui scambiarlo autocoscienza e tere proponendo loro esempi su come l’arte manda della scuola è “quante ore porterà e discuterlo. Qui misuriamo anche il limite empatia, saper gestire le possa trasformare le esperienze in espres- via?” forse è meglio non cominciare neppu- dei media: scopriamo che la presa di paro- emozioni e lo stress. sione: “attraverso il racconto si fa uscire l’e- re. Il tempo lungo è necessario per rivedere la dei ragazzi e delle ragazze, nelle stesse sperienza da una dimensione quotidiana e il progetto, rimetterlo in pista laddove gli comunità di vita, ottiene meno “mi piace” la si porta in un’altra dimensione”. È un rac- stimoli non abbiano funzionato bene, lad- dell’ultima banale notizia di cronaca loca- Scuola - extrascuola conto fatto per parole e/o immagini, confe- dove l’attivazione sia stata poco significa- le; che la voglia di implicarsi, coinvolger- zionato in forma di video, giornale, instal- tiva o dove la necessaria rielaborazione ab- si, farsi tirare in causa dalle opinioni degli La scuola è incubatrice dell’immaginabile, lazione, mostra fotografica. bia mostrato delle mancanze e delle lacune. adolescenti non è poi così facile. garantisce e rende possibile un esercizio di Da dove cominciare? Dove trovare l’ispirazione? È probabile che le cose non vadano come Se la media education prevede fasi di sco- immaginazione sulla trasformazione della re- Gli strumenti per l’attivazione sono molte- ci si aspetti, la serenità della valutazione perta e analisi delle proprie pratiche media- altà che porta gli adolescenti a essere citta- plici: sollecitazioni emotive, attivazione te- serve a illuminare le modifiche necessarie, li, se prova a studiare un po’ in profondità dini propositivi e costruttivi. È una istitu- atrale e espressiva, l’importante è che anche i ripensamenti, i cambiamenti di strategia funzionamenti e messaggi è per dare agli zione riconosciuta e legittimata a prendere il corpo si metta in movimento e in ricer- e/o alleanze. Nei progetti è importante che alunni la possibilità di usare in maniera cre- parola sulla “cosa pubblica”, è insomma nel ca, privilegiando l’azione, il fare alla paro- ci sia apprendimento rispetto ai temi scel- ativa e ragionata, ma anche con leggerezza ruolo migliore per aprire, ai propri ragazzi e la (che viene poi contemporaneamente al ti, alle competenze che ci si era impegnati poetica (laddove possibile) quei linguaggi ragazze, quelle porte inaccessibili senza un fare, spesso più nitida e chiarita dall’azio- a sviluppare, ai problemi che si era deciso e quelle grammatiche che ci permettono di aiuto. Non è un caso che i migliori Consigli ne). Si può ricorrere a quei temi e a quelle di affrontare: il fattore tempo è fondamen- parlare oggi. Di dialogare. “L’ambizione è - Comunali dei ragazzi, almeno nella nostra situazioni capaci di generare carica emoti- tale perché ci sia apprendimento e non solo come scrive Stefano Laffi - anche quella di Regione, originano da scuole che prendono va: elementi ‘narrativi’ della quotidianità, si- una positiva attivazione in quella direzio- cambiare la narrazione pubblica rispetto a sul serio il loro ruolo culturale nella comu- tuazioni che danno vita a sfide e complicità ne, non solo la scoperta di qualcosa che po- questi ragazzi, ridarle autenticità, comples- nità. La scuola spesso è vista come il luogo all’interno del gruppo. L’importante è par- trebbe essere interessante. sità, positività, «autobiografia»”. in cui dover passare per dare visibilità alle tire dal desiderio e non dal disagio, perché Quando si parla di cittadinanza non si può Gli studenti rinforzano quelle competenze di attività per bambini, adolescenti e fami- 20 21
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