Ecco a voi il mio panino geniale ideato per "Facciamo 2chiacchiere" il programma web di Annamaria Parlato - Ritratti di territorio
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Ecco a voi il mio panino geniale ideato per “Facciamo 2chiacchiere” il programma web di Annamaria Parlato di Nunzia Gargano Mai dire mai… È proprio il caso di dirlo per descrivere la mia ultima avventura. Domenica scorsa, sono stata ospite del salottino web di Annamaria Parlato, “Facciamo 2chiacchiere”. Titolo della decima puntata: “il panino geniale”. Per affetto nei confronti di Annamaria e per la passione verso l’aggettivo “geniale” che accompagna i quattro volumi dell’amica di Elena Ferrante, mi sono messa a studiare. Non potevo arrivare impreparata all’appuntamento. In realtà, il panino era già dentro di me. Con l’arte della maieutica, sono riuscita a traghettarlo dal mondo ideale a quello reale.
Ed è nato così il “panino della memoria”. Non è una strategia comunicativa. Non sono il tipo, ma è il bisogno fisico e sentimentale di ribadire ancora una volta il legame con il proprio passato senza il quale oggi non sarei io. Siccome il mio paese è sempre dentro e fuori di me, l’ho reso protagonista attraverso l’arancia bionda di Pagani, così come viene ancora oggi definito l’agrume sui mercati napoletani. Perché proprio tra i filari di quegli alberi ho trascorso gli anni fino all’adolescenza nei giardini di via Perone, dove oggi c’è ancora un appezzamento di terra di famiglia. Ricordando un po’ gli ingredienti dell’insalata di agrumi, tipica pietanza dell’Agro Nocerino-Sarnese, ho proseguito in questo modo: ho tostato leggermente 2 fette di pane di San Sebastiano al Vesuvio su cui ho strofinato un pezzo di aglio locale con un filo di olio extravergine di oliva; ho tagliato due fette circolari di arancia e ho grigliato appena appena
una fetta di scamorza della selezione di Paolo Amato del Caseificio Aurora di Sant’Egidio del Monte Albino. Prima di presentarlo in trasmissione, ho usato una cavia e vi giuro che è ancora viva. Se volete saperne di più, potete riguardare la puntata al link di seguito: https://www.facebook.com/2ingredienti/videos/598660910781992/ Al Convento: Pasquale Torrente ha riaperto giovedì scorso con una selezione delle opere di “Monumenti” in collaborazione con Made in Cloister
Corpi che sono storie, che sono viaggi, che sono vite. Migranti. Uomini e donne che hanno solcato terre e mari e attraversato confini per ricominciare tutto in un altrove che non era casa, non più e non ancora. A queste figure e a questa umanità, era dedicata l’opera Monumenti che l’artista Liu Jianhua – uno degli artisti cinesi più rappresentativi della scena contemporanea – ha realizzato nel 2018 per la Fondazione Made in Cloister. L’opera, composta da 24 sculture di migranti in cartapesta, altrettanti basamenti in ceramica ed oltre 2000 composizioni floreali in porcellana, è stata esposta al Chiostro di S. Caterina a Napoli, sede della Fondazione, nel 2019. L’artista ha realizzato l’opera collaborando con i grandi Maestri delle tradizioni artigianali napoletane della Cartapesta, della porcellana di Capodimonte e della Ceramica. I Monumenti sono a Cetara dal 28 maggio scorso grazie al ristorante Il Convento dello Chef Pasquale Torrente. Negli ultimi mesi il mondo intero è stato stravolto dalla pandemia da Covid-19, ma oggi le attività stanno iniziando a ripartire con cautela affrontando anche la sfida dei cambiamenti che l’emergenza stessa ha generato.
L’idea dello Chef Torrente è quella di utilizzare opere d’arte proprio per realizzare quel distanziamento sociale oggi è previsto all’interno del suo ristorante. Il distanziamento che oggi siamo obbligati a rispettare non deve però far dimenticare l’importanza delle relazioni sociali, della condivisione del tempo e della integrazione. Utilizzare, dunque, proprio delle opere d’arte per realizzare il distanziamento sociale necessario. L’arte che unisce viene provocatoriamente usata come mezzo di distanziamento. L’amicizia che lega Pasquale Torrente alla Fondazione Made in Cloister ed al progetto Social Tables, con l’associazione Food for Soul dello chef Massimo Bottura, ha fatto sì che una “rappresentanza” dei migranti che compongono l’opera Monumenti si sia “spostata” dal Chiostro di S. Caterina a Napoli al suo Chiostro di S. Francesco a Cetara (Amalfi). Le sculture in cartapesta riproducono i migranti incontrati dall’artista Liu Jianhua a Porta Capuana e sono realizzate a grandezza naturale dall’artigiano Carlo Nappi, esperto della tradizionale lavorazione della cartapesta che accomuna il territorio campano alla Cina. Le sculture poggiano su piedistalli interamente ricoperti di piastrelle in ceramica di Vietri con 92 sfumature di colori, realizzate a mano dagli artigiani dell’azienda Ceramica Francesco De Maio.
L’installazione è completata da fiori di porcellana bianca di Capodimonte la cui delicatezza evoca la fragilità della vita e8 dei migranti. I campioni sono stati realizzati dall’artista nella bottega dell’artigiano Pasquale De Palma e prodotti poi dagli studenti e dai maestri ceramisti dell’Istituto ad Indirizzo Raro della Ceramica e della Porcellana Caselli – De Sanctis, continuatori della tradizione artigianale della Real Fabbrica della Porcellana di Capodimonte. Un’opera complessa che parla decisamente al presente, in cui convergono saperi e tradizioni artigiane che uniscono mondi e culture, proprio come i migranti che ne sono protagonisti. Uno sguardo che è insieme politico ed intimo, che ci ricorda le priorità ed inverte le gerarchie. La Fondazione Made in Cloister Lo spazio dell’ex-Chiostro della Chiesa di S. Caterina a Formiello, affidato alla Fondazione Made in Cloister nell’ambito di un articolato progetto di rinascita e rigenerazione dell’area di Porta Capuana, è stato inaugurato nel Maggio 2016 – dopo un lungo lavoro di recupero e restauro – con la grande mostra di Laurie Anderson, The Withness of the Body. Da allora ogni anno la Fondazione invita un artista internazionale a realizzare un’opera site specific in grado di dialogare con lo spazio, con il quartiere e con le tecniche artigianali locali. Mission della Fondazione è infatti la creazione di un progetto culturale che rilanci le tradizioni artigianali rinnovandole con spirito contemporaneo grazie alla collaborazione di artisti e designer. Dal 2018 ospita il progetto Social Tables Made in Cloister, lanciato in collaborazione con l’associazione Food for Soul dello Chef Massimo Bottura. Una mensa sociale che vede ogni lunedi chef della Campania utilizzare il surplus alimentare donato dal Gruppo Carrefour per cucinare pasti per una comunità di circa 50 persone (prevalentemente migranti) in difficoltà dell’area di Porta Capuana.
Pierluigi Giglio “Di Corbara” è il contadino custode del seme del locale pomodorino e si prepara al “Corbarino Tour 2020” Pierluigi Giglio Lo sguardo del turista che decide di raggiungere la Costiera Amalfitana passando per Corbara rimane colpito da un cartello rettangolare. “Corbarino Tour” è ciò che si legge e il passante incomincia a porsi qualche domanda. Di che si tratta?
È l’intuizione geniale di Pierluigi Giglio che ha segnato l’estate 2019 nel piccolo paese dell’Agro Nocerino-Sarnese. Dopo tanti anni trascorsi nella grande distribuzione, arriva la svolta. Pierluigi, di origini peruviane, decide di mettere a coltura il terreno di famiglia, a pochi metri da casa, in via Casa Mola, dove la mamma, da bambina, mangiava pane e olio. L’allestimento del Corbarino Tour Quale scelta migliore della coltivazione del pomodorino corbarino che qui ha la sua patria? È nato così il marchio “Di Corbara” della società “Terre Corbaresi”. Pomodorino corbarino in acqua e sale,
passata di pomodorino corbarino, pomodorino corbarino intero in succo sono i prodotti con i quali ha debuttato nella società degli agricoltori e dei produttori dell’oro rosso locale. L’azienda è giovane, ma Giglio è un agricoltore completo e un ambasciatore delle tipicità nostrane. Non a caso è parte integrante della comunità del contadino Slow Food del comprensorio. Inoltre è stato nominato contadino custode dei semi del corbarino.
Con un po’ di follia e tanta voglia di originalità, la scorsa estate, con “Corbarino Tour” ha accolto migliaia di turisti provenienti da diverse parti del mondo, motivati dalla curiosità di conoscere i terreni e i luoghi di un ortaggio che cresce in assenza di acqua, la caratteristica che lo rende diverso dal cugino San Marzano. Dopo il giro e il racconto, gli ospiti completavano il tour con una degustazione di piatti tipici in cui era protagonista il corbarino. Quando parla del suo lavoro, a Pierluigi brillano gli occhi e sopraggiunge un po’ di malinconia. A causa della pandemia, non può programmare il tour 2020. Di certo, i pomodori sono già stati seminati e attendono la raccolta a tempo debito. Terre Corbaresi, via Casamola n. 4, Corbara (Sa) Mob. 3891749400 Festa a Vico maggiorenne con festeggiamenti adeguati alla
situazione Festa a Vico si farà, non potrebbe essere altrimenti. Speriamo di comunicare al più presto “quando e come” perché ovviamente le modalità della Festa cambieranno e terranno conto di quello che tutti stiamo vivendo. Non potevamo, però, abdicare al ruolo che la Festa ha assunto in questi anni, quella di unire il mondo degli chef e – ormai – anche dei produttori. Certo, l’abbraccio che ci scambieremo sarà in molti casi virtuale e non sarà possibile raccogliere fondi in beneficenza come abbiamo sempre fatto. Tuttavia, l’interesse e le pressanti richieste che abbiamo ricevuto in merito alla Festa – specie dopo il successo della passata edizione – ci hanno convinto che dovevamo provarci anche quest’anno a rinsaldare il legame tra noi “Brother in Food”, amici nel cibo che si sono dati appuntamento per 17 anni di fila a Vico Equense. La Festa diventerà dunque “maggiorenne” e quindi sarebbe stata comunque una edizione diversa dalle altre. Ci stiamo attrezzando per far sì che sia comunque un modo per incontrarsi e condividere saperi e sapori. Dateci soltanto il tempo di organizzarci, impegnati come siamo al momento in vista della riapertura delle attività e nel lavoro dei “Brother in Food” all’interno della task force sulla
ristorazione in Campania. Seguiteci come state facendo, con affetto e trepidante attesa. Conca dei Marini: come sarà la stagione turistico- balneare nella Divina Costiera? Se lo chiede Antonio Ferrara, non uno studente qualunque… Antonio Ferrara, quindici anni, è un alunno del secondo anno dell’Istituto alberghiero “Raffaele Viviani” di Agerola. Figlio di Giuseppe che, con il fratello Pasquale, da anni, è il titolare del suggestivo stabilimento balneare, bar, ristorante, pizzeria “Capo di Conca” a Conca Dei Marini. Antonio, mio alunno, ha scritto un’interessante riflessione personale sulla Festa dei Lavoratori al tempo della pandemia. Vale la pena di leggerla perché esamina il problema dal punto di vista dei lavoratori del settore turistico-balneare.
Antonio Ferrara 1° Maggio – Festa del Lavoro Art. 1 della Costituzione Italiana: «L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione». Quando fu scritto questo articolo della Costituzione, nel 1947, dopo la seconda guerra mondiale, non ci si poteva mai immaginare che si arrivasse alla situazione del 1° maggio 2020. L’Italia è stata colpita dalla pandemia Coronavirus o Covid19 e, da mesi ormai, ognuno deve fare i conti con questa triste realtà in vari settori: primo tra tutti, il lavoro. In questo periodo, il lavoro è stato “vietato”, “sospeso” e, purtroppo, “negato”. Ho fatto questa mia riflessione ed ora spiego cosa intendo.
Vietato: i titolari di attività commerciali (di ogni genere) hanno dovuto abbassare le saracinesche e chiudere. Questi, forse, non sono nelle condizioni peggiori. Certo, non guadagneranno, ma avranno pur sempre un lavoro quando il virus passerà. Nel frattempo, però, a loro è stato vietato di lavorare. Sospeso: è una conseguenza del lavoro vietato. Tutti i dipendenti delle attività commerciali di ogni genere sono stati sospesi dal lavoro e messi in cassa integrazione perché titolari di un contratto di lavoro. Ciò significa che, pur non lavorando, percepiscono un minimo di salario che consente loro di poter andare avanti, forse! Questa categoria sta peggio della prima, ma può sperare di ritornare a lavorare quando le attività riprenderanno. Negato: tutti i lavoratori cosiddetti stagionali che attendevano la riapertura degli stabilimenti balneari, degli alberghi, dei ristoranti in vista della stagione estiva sono rimasti “a spasso”. Ancora oggi non è chiara la situazione: lo vedo dalla mia esperienza, figlio di un titolare di stabilimento balneare. La legge non ci ha ancora detto se possiamo aprire e, se ce lo dirà, sicuramente si dovranno rispettare tante regole che non consentiranno più l’afflusso di gente degli scorsi anni.
Ciò significa che, mentre negli anni precedenti, mio padre aveva già otto-dieci persone assicurate a lavorare con lui per la preparazione e la sistemazione di tutto, quest’anno ne ha uno solo e… chissà! La stessa cosa vale per tutti quelli del settore. Quindi, a tutte queste persone, il lavoro è stato negato ed è quella categoria che sta peggio di tutti perché non intravede un futuro migliore. Anche se si riprenderà a lavorare, saranno sicuramente meno le persone assunte e per meno tempo. Capo di Conca adesso E’ stato davvero triste questo 1° maggio ma, anche negli anni passati, c’è stato chi non ha potuto festeggiare questo giorno perché purtroppo tante persone non hanno il lavoro.
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