Dunque l'uomo non divida quello che Dio ha congiunto

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Dunque l'uomo non divida quello che Dio ha congiunto
«Dunque l’uomo non divida quello che Dio ha
                               congiunto»
                     Dal Vangelo secondo Marco (10,2-12) forma
                     breve:                                        ……..
                     In quel tempo, alcuni farisei si avvicinarono e,
                     per metterlo alla prova, domandavano a Gesù
                     se è lecito a un marito ripudiare la propria
moglie. Ma egli rispose loro: «Che cosa vi ha ordinato Mosè?».
Dissero: «Mosè ha permesso di scrivere un atto di ripudio e di
ripudiarla». Gesù disse loro: «Per la durezza del vostro cuore egli
scrisse per voi questa norma. Ma dall’inizio della creazione [Dio] li
fece maschio e femmina; per questo l’uomo lascerà suo padre e sua
madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una carne sola.
Così non sono più due, ma una sola carne. Dunque l’uomo non
divida quello che Dio ha congiunto».                    …………………..
A casa, i discepoli lo interrogavano di nuovo su questo argomento.
E disse loro: «Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un’altra,
commette adulterio verso di lei; e se lei, ripudiato il marito, ne sposa
un altro, commette adulterio».

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Meditazione: Dalla pagina del Libro della Genesi (1, 27 e 2, 24) si deduce che Dio ha
legato alla creazione delle creature umane anche il comando, per i coniugi, di formare
una unità indissolubile. L'uomo e la donna lasciano le rispettive famiglie per
appartenersi l'un l'altro in maniera inseparabile, "nella gioia e nel dolore, nella salute e
nella malattia".
Ancora una volta si sottolinea la vocazione dell'uomo e della donna alla comunione
reciproca. Il grido di gioia di Adamo nel vedere Eva esprime questa vocazione
all'amore; non certo al dominio dell'uomo sulla donna, o viceversa.
L'uomo e la donna sono stati creati per amarsi. Questo annuncio sgorga dalla
creazione stessa. Anche il matrimonio è iscritto in questo orizzonte. Ed è una
manifestazione così alta di amore da venir presentato come immagine dello stesso
amore di Dio con il suo popolo.
Dunque l'uomo non divida quello che Dio ha congiunto
Amos
                          Il libro di Amos contiene oracoli e visioni, quasi
                          sempre dominati dalla prospettiva del peccato e
                          dell'inevitabile castigo. La conclusione del libro
                          (9,11-15) si apre tuttavia alla speranza: Dio
                          ristabilirà la "capanna di Davide" (9,11). Il
                          contenuto dello scritto si può dividere in tre parti:

In Amos emerge la coscienza del ministero profetico come dovere. Egli si
scaglia soprattutto contro l'ingiustizia che domina i rapporti umani. Questo
vivere nell'ingiustizia rende insignificanti le celebrazioni religiose, che non
sono più un incontro con Dio, ma un'altra manifestazione di egoismo. Per
sradicare la falsa sicurezza d'Israele, Amos arriva a contestare l'idea stessa
della "elezione" d'Israele (9,7) o, meglio, le interpretazioni distorte che di
essa si davano, quasi si trattasse di una "garanzia" indipendente dalla
fedeltà e dalla giustizia.            …………………………………………..
Amos era originario di Tekòa, vicino a Betlemme, ma la sua predicazione
si svolse nel regno del Nord negli anni intorno al 760 a.C. e, prima della
chiamata del Signore, era allevatore di bestiame. I destinatari delle parole
di Amos sono gli abitanti del regno settentrionale, in particolare le persone
più ricche e i nobili. I suoi oracoli furono raccolti da qualche suo discepolo.

                                  Abdia
                         Di questo profeta non si hanno notizie certe. il
                         libro va datato negli ultimi decenni del VI sec. a.C.
                         E’ il libro più breve di tutto l'AT e si presenta
                         come una visione. È rivolto contro i nemici
                         d'Israele e il suo messaggio, dai toni piuttosto
                         violenti è un messaggio di speranza per Israele.Il
                         libro si può dividere in due parti:
                         Oracolo          contro         Edom          (1-14)
                         Oracolo contro tutte le nazioni (15-21).
Dunque l'uomo non divida quello che Dio ha congiunto
Brasilia, indigeni in marcia per la terra
Migliaia di indigeni hanno manifestato ieri nella capitale, dove la Corte
Suprema avrebbe dovuto pronunciare una sentenza cruciale sulle loro terre
ancestrali. Erano in seimila circa, i membri di 170 tribù che ieri hanno
marciato a Brasilia. Per l'Associazione dei Popoli Indigeni del Brasile (Apib)
che coordina la mobilitazione, si è trattato della più importante manifestazione
di indigeni mai organizzata in Brasile. Destinazione della loro marcia pacifica
la Corte suprema, che sta decidendo sulla costituzionalità del cosiddetto
'marco temporal', che riconosce come eredidate dagli antenati solo le terre che
erano occupate dagli indigeni quando la Costituzione fu promulgata nel 1988.
Amazzonia: un popolo straziato dalla pandemia e una terra divorata
dall’agrobusiness.
I leader indigeni hanno presentato alla Corte Suprema un manifesto firmato
da centomila persone, tra intellettuali, artisti, religiosi e cittadini comuni, in
cui viene considerato come "incostituzionale" il 'marco temporal' e
denunciato l'interesse dei difensori dell'agrobusiness, dell'estrazione
mineraria e dei taglialegna alle loro riserve. In Brasile sono circa 900mila
gli indigeni, rappresentano lo 0,5% dei 212 milioni di abitanti del Paese e le
loro terre coprono il 13 per cento del territorio nazionale.
I timori dell'Onu - "Se la Corte Suprema accetta il 'marco temporal' - ha
affermato Francisco Cali Tzay, relatore speciale delle Nazioni Unite per i
diritti delle popolazioni indigene - potrebbe legittimare la violenza contro
le popolazioni indigene ed esacerbare i conflitti nella foresta pluviale
amazzonica e in altre regioni"
Elvira Ragosta – Città del Vaticano 09/08/2021
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 4 ottobre: Festa di San Francesco d’Assisi, patrono d’Italia e
‘fratello’ degli animali
Figlio di un mercante appartenente alla piccola nobiltà cittadina, Francesco
dopo la chiamata divina, abbandona la sua vita adagiata per iniziarne una fatta
di penitenza e solitudine in totale povertà.
Filo conduttore della sua esistenza è stato l’amore per la natura declinato in
tutte le sue forme, non a caso San Francesco chiamava fratello il Sole e sorella
la Luna, per lui tutti gli animali meritavano rispetto e il suo Cantico delle
creature inizia proprio con una lode: Laudato sie, mi Signore cum tucte le
Tue creature. In tutti i suoi racconti, nelle sue preghiere sono presenti gli
animali come pesci, agnelli e soprattutto uccelli. Ma sicuramente, la
leggenda più conosciuta è quella legata al lupo che terrorizzava la città di
Gubbio.
Francesco ha vissuto una vita in armonia e nel rispetto di ogni essere
vivente e per noi rimane un esempio da seguire soprattutto in questo periodo in
cui il mondo sta attraversando una crisi che rischia di diventare irreversibile.
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