Dissezione giuridica dell'inferno - Centro Einaudi

Pagina creata da Veronica Bianchini
 
CONTINUA A LEGGERE
Dissezione giuridica dell’inferno

                                     LUIGI LOMBARDI VALLAURI

   1. Problemi di esistenza e di oggetto                       che tu o io pensiamo. Mi chiederò solo se,
L’inferno, come il paradiso e ogni altro si-                   o in che senso, è etico, ed è giuridicamente
to escatologico, ha il guaio di non essere                     giusto, punire con l’inferno.
mai stato visto in modo da poterlo addita-                        Ho preparato io stesso l’obiezione: per-
re a qualcun altro; ed è gravato dai proble-                   ché occuparsi del valore di qualcosa di ir-
mi di concepibilità ontologica (dai koan)                      rappresentabile che verosimilmente non
che affliggono in genere gli enti immate-                      esiste di fatto? Risposte: 1) l’inferno esiste
riali e in specie le persone immateriali. È                    in molte menti umane che lo credono esi-
almeno possibile, se non verosimile, che                       stente o comunque ne hanno terrore; 2)
enti immateriali sostanziali personali quali                   l’inferno irrobustisce straordinariamente
Dio, gli angeli del paradiso, i diavoli del-                   il potere dei capi di molti sistemi religiosi
l’inferno, gli uomini-anima del paradiso                       sugli animi e sui portafogli – a volte sui
purgatorio e inferno non esistano. Ed è ve-                    corpi – umani; ora, è bene che il potere
rosimile, se non certo, che enti immateriali                   venga controllato; 3) molte discipline che
sostanziali non personali, come il fuoco e                     si occupano di enti ipotetici sono feconde
altri strumenti di tortura escatologica, non                   di risultati utili alla conoscenza e modella-
esistano. Posto che esistano, tutti questi                     zione del mondo reale: la critica assiologi-
enti sono comunque così irrappresentabi-                       ca dell’inferno potrebbe essere utile alla
li da giustificare il precetto (per esempio                    critica di istituzioni giuridiche terrene che
buddista, empirista, kantiano, wittgenstei-                    presentassero tuttora tratti infernali.
niano) di mantenere su essi un «nobile si-                        Quanto all’oggetto, l’inferno di cui mi
lenzio».                                                       occuperò sarà principalmente quello cat-
   Mi occuperò dunque di inferno solo                          tolico, sia perché nei contenuti è uno dei
sotto profili diceologici, attinenti cioè alla                 più spaventosi, sia soprattutto perché è il
valutazione, tralasciando la questione se                      solo di cui consta con certezza, in base a
l’inferno sia uno stato di cose reale, voglio                  esplicite dichiarazioni dogmatiche, l’eter-
dire indipendente, nell’esistere, da quello                    nità; il solo definito definitivo. Ci sono in-

Sono note le vicende che hanno portato all’allontanamento del Prof. Luigi Lombardi Vallauri dall’Università Cattolica
di Milano. Chi volesse un resoconto dettagliato può riferirsi al Quaderno 16, supplemento al n. 5540 della rivista
«ADISTA» (Agenzia di Stampa, Via Acciaioli 7, 00186 Roma, telefono 06-68.68.692), 22 febbraio 1999.
«Biblioteca della libertà» è lieta di avere l’opportunità di pubblicare questo saggio del Prof. Lombardi Vallauri, dove
egli espone in maniera sistematica le proprie tesi.

                 Biblioteca della libertà, XXXIV (1999), gennaio-febbraio, n. 148, pp. 51-68
52 LUIGI LOMBARDI VALLAURI

ferni blandi, come l’Ade greco-romano o                            magisteriale, teologica e pastorale, a sanci-
lo sheol ebraico, inferi piuttosto che infer-                      re eterno e senza speranza l’inferno catto-
ni, luoghi bui e desolati ma senza torture,                        lico1.
nei quali ci si trova quasi più perché si è                           Concentriamoci allora, anche per la sua
morti che perché si è cattivi; inferni di de-                      millenaria enorme presenza storica nell’a-
privazione. E ci sono inferni anche spa-                           rea culturale cui apparteniamo, sull’infer-
ventosi, come alcuni tra quelli induisti o                         no cattolico, sull’inferno agostiniano-ro-
buddisti, ma temporanei ed «evolutorii»,                           mano.
funzionali cioè al catabolismo di scorie
karmiche in un quadro reincarnazionista.
Gli inferni cristiani – a cominciare, come                                        2. L’inferno cattolico
vedremo, da quello di Gesù – sono tutti                            Il dogma può essere agevolmente rico-
inferni spaventosi, di atroce tortura; ma al-                      struito in base all’indice sistematico del
meno alcuni, segnatamente quello di Ori-                           «Denzinger»2; è semplice e ben chiaro.
gene e di altri teologi ortodossi (non segui-                      L’inferno è una pena eterna comminata
ti, ma neppure condannati dalla gerarchia                          per i peccati «mortali» dell’uomo, che so-
magisteriale orientale), si consumano, alla                        no da un lato il peccato «originale» o «ere-
fine del tempo, nell’apokatástasis: la gran-                       ditario» (Erbsünde), dall’altro i peccati
de reintegrazione, il grande ripristino per                        «attuali». La pena consiste appunto nella
cui tutte le creature, anche le cadute intelli-                    apparentemente ossimorica, in realtà ap-
genze angeliche, vengono vittoriosamente                           propriatamente denominata, «morte eter-
riportate all’originaria intenzione di Dio,                        na»: una vita cosciente interminabile priva
quella del suo «essere tutto in tutti». L’a-                       della visione di Dio e di ogni altra forma
pocatástasi è stata ufficialmente condanna-                        di bene (poena damni), abbinata o no al
ta dai papi romani, Vigilio nel VI secolo,                         tormento anche fisico del fuoco (poena
Giovanni Paolo II nel 1992; la porta della                         ignis). La morte eterna con semplice pena
speranza è stata chiusa. Ma anche se man-                          damni è dovuta secondo giustizia, ed
casse l’esplicita condanna della tesi contra-                      effettivamente somministrata, a tutti i con-
ria, basterebbe la diuturna affermazione,                          cepiti di donna che abbiano vissuto col so-

   1 Papa Vigilio (540-555): «Si quis dicit aut sentit, ad tempus esse daemonum et impiorum hominum supplicium, eiu-
sque finem aliquando futurum, sive restitutionem et redintegrationem fore daemonum aut impiorum hominum,
anathema sit» (D 211). Catechismo della Chiesa cattolica (1992), 1022: «Ogni uomo fin dal momento della sua morte... o
entrerà immediatamente nella beatitudine del cielo, oppure si dannerà immediatamente per sempre»; 1033: «per sempre
separati da lui per una nostra libera scelta... stato di definitiva auto-esclusione dalla comunione con Dio e con i beati»;
1035: «Le anime di coloro che muoiono in stato di peccato mortale, dopo la morte discendono immediatamente negli in-
feri, dove subiscono le pene dell’inferno, “il fuoco eterno”. La pena principale dell’inferno consiste nella separazione
eterna da Dio...»; 1861: «Il peccato mortale... provoca... la morte eterna dell’inferno: infatti la nostra libertà ha il potere
di fare scelte definitive, irreversibili»; 393: «A far sì che il peccato degli angeli non possa essere perdonato è il carattere
irrevocabile della loro scelta, e non un difetto dell’infinita misericordia divina. “Non c’è possibilità di pentimento per
loro dopo la caduta come non c’è possibilità di pentimento per gli uomini dopo la morte”».
   2 È l’autorevole raccolta delle dichiarazioni dei concili e dei papi. Cito dalla edizione Henrici Denzinger Enchiridion
Symbolorum, definitionum et declarationum de rebus fidei et morum, quod post Clementem Bannwart et Ioannem B.
Umberg S.I. denuo edidit Carolus Rahner S.I., Herder, Barcinone-Friburgi Brisg. – Romae MCMLVII (citato qui nelle
note «D» seguito dai numeri marginali).
DISSEZIONE GIURIDICA DELL’INFERNO 53

lo peccato originale, in pratica a tutti gli     precetto festivo, anche senza disprezzo
embrioni, feti, neonati e bambini vissuti        (D 1202); rompere il digiuno prescritto
senza raggiungere l’età della ragione, e a       dalla Chiesa, anche senza disprezzo o ri-
tutti gli eventuali adulti vissuti santamen-     bellione (D 1123); riporre speranza nelle
te, nel senso di serbatisi eroicamente im-       osservanze legali del Vecchio Testamento
muni da ogni peccato mortale personale,          anche dopo promulgato il Vangelo, in
ma senza aver ricevuto il battesimo cri-         particolare farsi circoncidere, anche sen-
stiano e dunque col peccato originale. La        za riporre in questo speranza (D 712);
morte eterna con anche pena ignis è do-          masturbazione, sodomia e bestialità
vuta secondo giustizia, ed effettivamente        (D 1124); commettere copula con donna
somministrata («statim in infernum de-           non sposata, o altri atti carnali gravi pur
scendunt»), a tutti i non cattolici-romani,      senza arrivare alla copula (D 1125); com-
compresi i cristiani battezzati ed eroica-       mettere copula con donna sposata, anche
mente virtuosi ma eretici (come i prote-         consenziente il marito (D 1200); aiutare il
stanti) o scismatici (come gli ortodossi), e a   padrone a scalare la finestra della donna
tutti gli uomini, anche cattolici, che abbia-    illecitamente amata (D 1201); in genere
no commesso un peccato mortale attuale           fornicare, anche senza adulterio (D 453,
non assolto, ossia non trattato con uno dei      cfr. D 1198); giacere con la propria moglie
tre sacramenti necessaria ad salutem (bat-       legittima compiendo l’atto coniugale in
tesimo degli adulti, penitenza, estrema un-      modo da evitare la concezione della prole
zione) validamente amministrato da sacer-        (D 2239 s.); in genere compiere atti vene-
dote cattolico.                                  rei («in rebus venereis non datur parvitas
   La perfetta giustizia esige infatti, dopo     materiae», D 5005), anzi anche semplice-
il peccato di Adamo e la salvezza portata        mente sensuali ma non venerei come il
da Cristo, la perdizione eterna di tutto il      bacio «secluso periculo consensus ulte-
genere umano, con la sola eccezione dei          rioris et pollutionis», ossia senza rischio
concepiti battezzati cristianamente morti        di escalation e di orgasmo (D 1140). Il
prima di raggiungere l’età della ragione, e      Catechismo della Chiesa cattolica del
degli adulti cattolici-romani osservanti che     1992, solennemente approvato da Gio-
o non abbiano commesso peccato mortale           vanni Paolo II, elenca come peccati mor-
o ne siano stati assolti tempestivamente dal     tali in materia sessuale: la masturbazione
clero cattolico-romano.                          (2352), la fornicazione (2353), la porno-
   I peccati che, se compiuti con piena co-      grafia (2354), la prostituzione in chi paga
scienza, meritano, a giudizio della Chiesa       (2355), la prostituzione in chi si vende
docente, la morte eterna sono molti, per         (2355), lo stupro (2356), l’omosessualità
esempio: disprezzare deliberatamente un          tradotta in atto (non la semplice tenden-
rito della Chiesa, le cerimonie dell’esorci-     za, naturalmente: 2357), l’impedimento
smo e del catechismo o dell’acqua battesi-       della procreazione nel matrimonio (a cer-
male (D 665); disprezzare, essendo cristia-      te condizioni, si capisce: 2370), l’adulte-
ni, il ricorso ai sacramenti della cresima,      rio (2380), il divorzio (2384), il contrarre
della penitenza, dell’estrema unzione, del       nuovo vincolo nuziale dopo il divorzio
matrimonio solenne (D 669); violare il           (2384: il risposato si trova «in una condi-
54 LUIGI LOMBARDI VALLAURI

zione di adulterio pubblico e permanen-                             In tutti i casi menzionati, la pena della
te»), l’incesto (2388), la libera unione (il                        morte eterna è dovuta per giustizia, una
convivere senza sposarsi: 2390); in sintesi                         giustizia alla quale Dio, come il Giusto e il
«l’atto sessuale deve aver posto esclusiva-                         Santo, non può derogare.
mente nel matrimonio; al di fuori di esso
costituisce sempre un peccato grave ed
esclude dalla Comunione sacramentale»                                                  3. Critica
(2390), ma ci sono peccati sessuali mor-                                    in termini di principi generali
tali anche nel matrimonio, come la con-                                           del diritto positivo
traccezione, la poligamia (2387) e gli atti                         Mi riferisco alle norme contenute nei, o ai
sessuali compiuti in un rapporto coniu-                             principi desumibili dai, seguenti testi fon-
gale seguito a un divorzio3. Tornando al                            damentali: Patto internazionale sui diritti
«Denzinger» e lasciando la materia ses-                             civili e politici, ONU 1966, entrata in vigo-
suale, sono peccati mortali anche: chia-                            re 1978; Convenzione europea di salva-
mare Dio a testimone di una menzogna                                guardia dei diritti dell’uomo e delle libertà
anche lieve (D 1174); rattristarsi, anche                           fondamentali, Consiglio d’Europa 1950,
con la dovuta moderazione, della vita di                            entrata in vigore 1955; Costituzione della
qualcuno o godere della sua morte natu-                             Repubblica italiana; Codici penale, di pro-
rale (D 1163); non restituire ciò che è stato                       cedura penale, civile, di procedura civile
sottratto mediante furti successivi di poca                         italiani. Si può affermare che quelle norme
entità, sebbene la somma totale sia im-                             e quei principi configurano una carta idea-
portante (D 1188). Naturalmente, sono                               le nella quale si riconoscono la maggior
ancora più gravemente e sicuramente                                 parte degli ordinamenti giuridici, dei go-
mortali le varianti non attenuate degli                             verni, delle organizzazioni governative e
stessi peccati, per esempio violare il pre-                         non governative, dei filosofi del diritto,
cetto festivo o rompere il digiuno con di-                          giuristi e cittadini degli Stati di diritto de-
sprezzo, commettere copula con donna                                mocratici contemporanei. Enuncio alcune
sposata non consenziente il marito, rat-                            riserve che alla luce di quelle norme e di
tristarsi della vita di qualcuno senza la                           quei principi possono formularsi nei con-
dovuta moderazione; e a fortiori i gran-                            fronti dell’inferno cattolico qualora con-
dissimi peccati contro la verità religiosa,                         cepito, analogicamente, come istituzione
in particolare, come già detto, l’eresia, lo                        penitenziaria di un ordinamento giuridico
scisma, l’apostasia, l’appartenenza alle re-                        terreno contemporaneo. Chiamerò «anti-
ligioni non cristiane, l’ateismo, il non-                           giuridico» ciò che contrasta con quella
cattolicesimo in genere4.                                           carta ideale.

   3 Sulla dottrina sessuale cattolica rinvio al mio saggio Modelli speculari di sessualità: libertinismo sadico, cattolicesimo,
in Autori vari, Trascendenza Trascendentale Esperienza. Studi in onore di Vittorio Mathieu, Biblioteca dell’Archivio di
Filosofia, Padova, Cedam, 1995.
   4 Sull’errore teologico come peccato mortale e sulla necessità di appartenere alla Chiesa cattolica per la salvezza, cfr. il
mio studio Singolarità della salvezza cristiana e pluralità delle religioni, in Autori vari, Exodus. Congedi dal II millen-
nio/2, Roma, Città Nuova Editrice-«Augustinus», 1944.
DISSEZIONE GIURIDICA DELL’INFERNO 55

  1. Peccato originale. È antigiuridico           una qualsiasi pena negli ordinamenti con-
punire un non-atto come un «peccato» o            temporanei. L’adulterio, la prostituzione,
«reato» ereditario, trasmesso per via bio-        l’omosessualità sono stati anche grave-
logica. La responsabilità penale è per            mente puniti in passato, molto sotto l’in-
comportamenti, non per modi d’essere,             fluenza della Chiesa. In ogni caso la pena
ed è personale. Punire con l’inferno gli es-      dell’inferno costituisce, per tutti, una vio-
seri umani in quanto tali, perché discen-         lazione macroscopica del principio di pro-
denti da un criminale antichissimo, viola il      porzionalità.
principio per cui nessuno risponde di fat-           7. Peccati attuali. In assoluto nessun at-
to altrui e il principio di colpevolezza. Nel     to per quanto grave, neppure compiuto
caso dei neonati e dei bambini c’è anche          con lucidità angelica, può meritare una pe-
difetto di capacità. È quindi antigiuridico       na infinita. Infatti la pena deve essere pro-
anche il sacramento del battesimo degli           porzionata al danno. Ora, il danno che si
infanti, almeno nei suoi presupposti.             può causare sulla Terra a qualunque nu-
  2. Peccato originale. Anche ammesso             mero di soggetti è necessariamente finito.
che sia un «verum et proprium peccatum,           Un dittatore che facesse torturare a morte
habens rationem peccati», e non una sem-          milioni di uomini causerebbe un danno di
plice disposizione al male (Concilio di           alcuni milioni di anni di sofferenza umana,
Trento), la pena dell’inferno damni, gra-         aggravata dalla perdita della vita mortale.
vissima, è antigiuridica per violazione del       Ma sarebbe impotente sulla vita immortale
principio di proporzionalità (Verhältnis-         delle sue vittime. Irrogargli l’inferno ignis
mässigkeitsprinzip).                              equivale a causare infiniti anni di atroce
  3. Peccato originale. Nessun autentico          sofferenza umana. Non c’è proporzione
reato può essere tolto versando acqua sulla       tra il danno e la pena: milioni di anni sono
testa del reo e pronunciando formule libe-        una goccia paragonati all’oceano dell’eter-
ratorie. Occorre o un risarcimento, o una         nità. La violazione della giustizia retributi-
pena, o un ravvedimento operoso.                  va è dunque infinita.
  4. Peccato di non cattolicesimo (eresia,           8. Peccati attuali. L’inferno viola il prin-
scisma, apostasia, appartenenza a religione       cipio di proporzionalità anche nel senso
non cristiana, noncredenza). Una comu-            che colpe estremamente diverse vengono
nità (il paradiso) che discriminasse tra i cit-   punite sostanzialmente con la stessa pe-
tadini in base alla religione sarebbe anti-       na. Quali che ne siano i gradi o i «gironi»,
giuridica sotto più profili (cfr. per esempio     nella dannazione eterna i tratti comuni
artt. 18 e 19 PIDCP; 3, 8, 19 e 21 Cost. it.).    prevalgono infatti incomparabilmente su
  5. Peccato di non cattolicesimo. Punir-         quelli differenzianti. È difficile graduare
lo con l’inferno ignis (Concilio ecumenico        l’infinito. In questo senso si riduce anche,
di Firenze) è antigiuridico per violazione        ingiustamente, la distanza tra l’inferno so-
del principio di proporzionalità.                 lo damni (quello dei bambini non battez-
  6. Peccati attuali (di comportamento, in        zati) e l’inferno damni et ignis.
antitesi a d’opinione). Nessuno degli atti,          9. Peccati attuali. L’inferno è antigiuri-
elencati sopra, giudicati dai papi oggettiva-     dico e anticostituzionale anche sotto il
mente meritevoli dell’inferno è colpito da        profilo della natura della pena. Nemme-
56 LUIGI LOMBARDI VALLAURI

no per i reati più gravi sarebbe consentito                      (PIDCP, 10); «Le pene devono tendere alla
dal diritto umanitario moderno il ricorso                        rieducazione del condannato» (Cost. it.,
al tormento prolungato del fuoco previ-                          27). Si tratta di un principio generale co-
sto da Gesù in numerosi passi evangelici,                        mune a tutti gli ordinamenti penitenziari
per esempio Matteo 25 («Andate male-                             moderni. Alla luce di un’interpretazione
detti nel fuoco eterno»). «Nessuno può                           sistematica per nulla forzata, è chiaro che
essere sottoposto alla tortura, né a pene o                      anche il trattamento penitenziario deve (ex
trattamenti crudeli, inumani o degradan-                         art. 3 Cost. it.) possibilmente promuovere,
ti» (PIDCP, 7; CEDU, 3); «Le pene non                            comunque non «impedire il pieno svilup-
possono consistere in trattamenti contra-                        po della persona umana». L’inferno catto-
ri al senso di umanità» (Cost. it., 27). Non                     lico, la cui definitività è ribadita dogmati-
c’è dubbio che tutte le descrizioni cristia-                     camente dall’esclusione dell’apocatástasi,
ne dell’inferno, da Gesù o sant’Agostino                         impedisce per sempre lo sviluppo della
o Dante o van der Weyden o Bosch o Mi-                           persona.
chelangelo fino alla catechesi terrorizzan-                         Io uso riunire i principi più avanzati del-
te delle innumerevoli chiese frescate eu-                        l’ordinamento internazionale e degli or-
ropee o dei predicatori gesuiti evocati da                       dinamenti nazionali contemporanei nel
Joyce5 ipotizzano «torture e trattamenti                         concetto di «diritto pleromatico»6. Certa-
crudeli, inumani o degradanti» «contrari                         mente l’inferno è l’istituzione antiplero-
al senso di umanità», che esigerebbero la                        matica estrema.
segnalazione immediata ad Amnesty In-                               11. È stata più volte messa in dubbio, an-
ternational e le più severe sanzioni della                       che in base ai principi sub 10, la giuridicità
comunità internazionale se compiuti in                           dell’ergastolo. La pena di morte, legittima-
violazione della legge; se introdotti in ba-                     ta da tutti i teologi cristiani e inflitta da tut-
se a leggi, almeno nei paesi democratici                         ti i sovrani cristiani, compresi i papi, per
l’immediata abrogazione per incostitu-                           secoli, è abolita nella maggior parte degli
zionalità.                                                       Stati democratici (con l’eccezione vistosa
   10. Peccati attuali. Sempre sotto il pro-                     di molti Stati americani) e messa in forte
filo della natura della pena, l’inferno è an-                    difficoltà da norme come l’art. 6 del PIDCP
tigiuridico anche perché totalmente privo                        e il VI Protocollo alla CEDU, del 1983.
di effetti rieducanti o riabilitanti sul con-                    L’inferno, come condanna a «morte eter-
dannato. Ora, «Il regime penitenziario de-                       na», cumula i problemi di giuridicità solle-
ve comportare un trattamento dei detenuti                        vati dall’ergastolo e dalla pena di morte:
che abbia per fine essenziale il loro ravve-                     una «morte a vita», senza pedagogia di ri-
dimento e la loro riabilitazione sociale»                        scatto, per sempre.

   5 In Dedalus: Ritratto dell’artista da giovane, trad. di C. Pavese, «I Meridiani», V edizione, 1990, pp. 349-382, un te-
sto che andrebbe forse inserito nei programmi ministeriali di religione e/o educazione civica perché capace di evocare,
da solo, secoli di educazione religiosa e psicologica dell’anima europea.
   6 Cfr. Abitare pleromaticamente la Terra, in Autori vari, Il meritevole di tutela. Studi per una ricerca coordinata da
Luigi Lombardi Vallauri, Milano, Giuffrè, 1990; Etica e finanza. Relazione alla Conferenza mondiale banche ed assicu-
razioni (Ginevra, 3 luglio 1996), in «FIBA notizie quadri», VI (1997), n. 1, aprile.
DISSEZIONE GIURIDICA DELL’INFERNO 57

In base alle considerazioni fin qui svolte,     non trascurabili, le offese degli esseri fini-
sembra lecito concludere nel senso della        ti. Forse, più uno è grande e meno se la
antigiuridicità estrema, forse insuperabile,    prende.
dell’inferno.                                      14. Peccati attuali. Si potrebbe anche
                                                dire che merita una pena infinita (solo)
                                                l’atto che reca un danno infinito. Non
              4. Critica in termini             sembra che Dio possa subire un danno: è
           di filosofia della giustizia         impassibile. Se fosse passibile, non svolge-
I principi generali del diritto positivo con-   rebbe più la funzione per cui è stato pensa-
temporaneo contengono, incorporata, una         to: sostenere, come Esse subsistens, l’esse
filosofia della giustizia come «giustizia dei   contingente degli enti passibili. Può un
diritti umani» che io sostanzialmente con-      uomo (o un gruppo di uomini) subire un
divido, e che può considerarsi parte inte-      danno infinito? L’unico danno infinito
grante e irrinunciabile di quello che amo       pensabile è l’essere indotti a compiere atti
chiamare diritto naturale pleromatico po-       che meritano l’unico danno infinito, l’in-
sitivo. Le considerazioni che seguono vo-       ferno. È palese il circolo vizioso: merita
gliono alquanto ampliare tale filosofia del-    l’inferno solo chi causa a un altro l’inferno.
la giustizia, con maggiore indipendenza         Tolto l’inferno, cade l’inferno. Solo l’infer-
dalle norme giuridiche vigenti.                 no giustifica l’inferno.
   12. Peccato di non cattolicesimo. Sulla         15. Peccati in generale (originali, attuali
Terra è scusabile, in Cielo è impossibile7.     di opinione, attuali di comportamento). È
Si spiega quindi, se mai, il suo (spesso tre-   ingiusto nel senso di asimmetrico che il pa-
mendo, purtroppo) perseguimento sul             radiso – come affermano tutte le teologie
piano storico da parte del papato e dei so-     cristiane – non possa essere meritato per
vrani cattolici, non quello da parte di Dio.    giustizia, ma possa solo essere erogato per
   13. Peccati attuali. L’argomento apolo-      grazia, l’inferno invece sia meritato e quin-
getico che è infinita l’offesa perché è infi-   di dovuto per giustizia. Entrambi infatti
nito l’offeso, cioè Dio, porterebbe a con-      sono rapporti soprannaturali con Dio, nel
siderare infinito e quindi mortale ogni         senso che trascendono le possibilità e le at-
peccato. Inoltre l’argomento sembra pre-        tese della natura umana. Quindi o anche il
supporre che Dio, in quanto infinito, sia       rapporto-inferno viene erogato sopranna-
infinitamente suscettibile, alla maniera        turalmente, con una spaventosa «grazia ne-
dell’uomo d’onore mafioso, del nobile           ra» di Dio, che fa «dono» all’uomo di (lo
secentesco, del professore universitario.       «eleva» a) uno stato di grazia cui egli mai
Questo non è certo. Si potrebbe anche           potrebbe aspirare, oppure anche il rappor-
opinare (sono congetture, ovviamente)           to-paradiso viene meritato. Non si posso-
che Dio, in quanto infinito, è infinitamen-     no fare due pesi e due misure. Soluzione
te non suscettibile, infinitamente anegoi-      più probabile: l’inferno non può essere me-
co e saggio, e considera perdonabili, se        ritato; non può essere dovuto per giustizia.

  7 Vedi testo citato alla nota 4.
58 LUIGI LOMBARDI VALLAURI

   16. Peccati in generale. La giustizia del                      e creativo, dal Seduttore per essenza, inca-
Dio cristiano viene presentata come giu-                          pace di non avvincere col solo mostrarsi e
stizia di un «Padre». Che tipo di padre è                         in ogni caso infinitamente paziente. Come
quello che esclude per sempre la riconci-                         si chiarirà meglio in seguito, la pena divina
liazione? che infligge al figlio «un male co-                     non può avere altro significato che o la re-
sì totale, definitivo e irreparabile», «fero-                     tribuzione/espiazione giusta nel senso di
cemente eliminativo»8, come una morte                             proporzionata, o/e la conversione/purifi-
disperata vissuta senza alcuna distrazione                        cazione/crescita del punito. Il fallimento
per tutta l’eternità? È il tipo del padre pa-                     pedagogico del carcere statale da un lato
drone assolutizzato dall’onnipotenza e                            non sorprende, dall’altro non toglie inte-
dalla santità.                                                    ramente il significato, complesso se non
   17. Peccati in generale. Dire che Dio è                        internamente contraddittorio, della pena
«Padre» potrebbe significare che la sua                           umana. Il fallimento pedagogico di Dio da
giustizia è pedagogica, ossia suscitatrice,                       un lato stupisce, dall’altro lascia sussistere
potenziatrice, creativa. Che tipo di padre,                       sola e nuda la funzione afflittiva-retributi-
di maestro è quello che di fronte all’errore                      va9, svolta per di più con una dismisura
del figlio, dell’allievo, lo chiude a chiave in                   che rende la sanzione infernale, come ab-
una stanza buia per tutta la vita? Abbiamo                        biamo visto, infinitamente ingiusta. Punire
già visto che la pena dell’inferno è assolu-                      è raramente la reazione pedagogica più
tamente fallimentare alla luce della con-                         creativa; punire ingiustamente non lo è
cezione rieducativa-riabilitativa – accolta                       mai. Punire con la morte eterna bambini
nei grandi testi giuridici contemporanei –                        non imputabili, punirli a morte per il solo
della giustizia penale statale. Sappiamo,                         fatto di essere nati, è – sembra – il più gran-
d’altra parte, che il carcere rieduca, salvo                      de assurdo giuridico e pedagogico logica-
eccezioni, assai poco. Ma il fallimento pe-                       mente pensabile.
dagogico è forse accettabile per la pena                             18. Peccati attuali. Il fallimento peda-
umana, che deve comunque farsi carico                             gogico si traduce anche, profondamente e
anche delle finalità complementari della                          radicalmente, in fallimento etico. Il discor-
prevenzione, della difesa sociale, della tu-                      so può essere qui solo accennato, concer-
tela di beni giuridici minacciati; finalità che                   nendo un tema tra i più ardui e – malgrado
nell’Oltre non ha senso perseguire. Il falli-                     tutto – meno studiati della filosofia della
mento pedagogico non è invece accettabile                         giustizia. Anche supposto che per un de-
per una pena irrogata dal Padre divino,                           litto o peccato venisse inflitta la sanzione
cioè dal pedagogo supremamente efficace                           retributiva perfettamente giusta, non è af-

   8 Così, a proposito dell’ergastolo, che viene tendenzialmente equiparato alla pena di morte, M. Romano, Commenta-
rio sistematico del codice penale, Milano, Giuffrè, 1987, p. 197.
   9 La critica del retribuzionismo (tipico della tradizione giuridica cattolica) è comune agli indirizzi laico-secolari in
diritto penale, ai quali aderisce anche la scuola penalistica dell’Università Cattolica di Milano. Mi limito a citare, tra i
prodotti di questa scuola: L. Eusebi (a cura di), La funzione della pena: il commiato da Kant e da Hegel, Milano, Giuffrè,
1989; E. Wiesnet, Pena e retribuzione: la riconciliazione tradita. Sul rapporto fra cristianesimo e pena, trad. di L. Eusebi,
Milano, Giuffrè, 1987; A. Acerbi e L. Eusebi (a cura di), Colpa e pena? La teologia di fronte alla questione criminale,
Milano, Vita e Pensiero, 1998. Si può fare riferimento, in genere, a tutta l’opera di Luciano Eusebi.
DISSEZIONE GIURIDICA DELL’INFERNO 59

fatto chiaro se, e in che senso, la retribu-                      pensanti-bene), ma soprattutto con quelli
zione giusta sia un successo propriamente                         che sono stati le sue vittime durante la vita
etico. Infatti il solo successo propriamente                      terrena. Il Dio dell’inferno non subisce
etico è la conversione del cuore, la metá-                        questo, lo organizza in prima persona:
noia. Infliggere sofferenza a un cattivo che                      «Tra noi e voi» – spiega Abramo dal cielo –
resta cattivo è probabilmente un successo                         «è stato fissato inamovibilmente un gran
giuridico, non sembra un successo etico.                          baratro, in modo che quelli che da qui vor-
Per definizione il dannato è un non con-                          rebbero venirvi a trovare non possano, e
vertito, è un non condotto alla percezione                        nemmeno si possa venire qui da dove siete
del valore. Il fatto che venga, per questo,                       voi» (Luca 16, 26). Ogni progresso di
torturato senza fine sembra estrinseco al-                        comprensione reciproca, ogni processo di
l’etica. A titolo di riflessione personale an-                    chiarimento e di perdono è volutamente
cora acerba aggiungo che non vedo bene                            sbarrato. Si dirà che questo punto non
perché da un lato appaia grottesco punire                         concerne la giustizia. Ma almeno a propo-
o premiare con sanzioni estrinseche i com-                        sito della giustizia umana comincia a farsi
portamenti estetici (multare o imprigiona-                        strada anche presso i tribunali e gli uffici
re per il tempo giusto chi trova brutto                           legislativi, oltre che presso i filosofi del di-
qualcosa di bello, pagare il giusto prezzo a                      ritto, l’idea che l’accordo tra le parti possa
chi ama il mio romanzo), dall’altro appaia                        estinguere, anche per reati importanti, l’a-
normale sanzionare estrinsecamente i                              zione penale, e soprattutto che la media-
comportamenti etici. Occorre ulteriore ri-                        zione10 tra l’offensore e la vittima sia co-
flessione. Ma almeno in Dio dovrebbero                            munque un bene, se non addirittura che la
valere i principi del bene per il bene, della                     mediazione, conducendo le parti a risolve-
virtù premio a se stessa, e dunque l’omolo-                       re esse il conflitto, sia una forma di «co-
gazione del paradigma etico al paradigma                          struzione di pace» più perfetta del giudizio
estetico. Non dovrebbero sopravvivere                             calato dall’esterno su di loro. Se «opus iu-
che «sanzioni» intrinseche, ossia fruizioni                       stitiae pax», può essere giustizia molto alta
positive e negative, approvazioni e disap-                        quella, procedurale oltre che contenuti-
provazioni, puramente etiche. Il solo in-                         stica, operante anche direttamente e psi-
ferno eticamente decente dovrebbe essere                          cologicamente, non solo giuridicamente e
qualcosa come l’equivalente analogico di                          presuntivamente, per la pace. Il Dio del-
un serrato dibattito critico. L’inferno e il                      l’inferno è l’avversario supremo della co-
paradiso retributivamente perfetti rischia-                       municazione, della riconciliazione, della
no, eticamente, la volgarità.                                     mediazione, del perdono, della pace. E
   19. Peccati attuali. Oltre che etico, il                       dunque di una giustizia più alta di quella
fallimento è comunicativo-interpersonale.                         puramente retributiva, che intenda l’infli-
Per definizione il dannato è un non ricon-                        zione materiale di dolore e la soddisfazio-
ciliato con gli altri: con i benpensanti (o                       ne della richiesta di vendetta come extre-

  10 Cfr. C. Mazzucato, L’universale necessario della pacificazione. Le alternative al diritto e al processo, in Autori vari,
Logos dell’essere logos della norma. Studi per una ricerca coordinata da Luigi Lombardi Vallauri, Bari, Adriatica editri-
ce, 1999; G. Cosi, La responsabilità del giurista. Etica e professione legale, Torino, Giappichelli, 1998.
60 LUIGI LOMBARDI VALLAURI

ma ratio e assuma invece in sé, almeno al-        meno illimitatamente empatico di quello
l’inizio, quelle finalità.                        di una mamma, i cui sentimenti non possa-
   20. Peccati in generale. Oltre che tutti i     no essere cancellati dall’esultanza per il
fallimenti già detti, l’inferno è necessaria-     trionfo infernale della giustizia divina. Po-
mente un fallimento eudaimonistico tota-          sto che ciò causasse loro sofferenza (forse,
le. La giustizia di Dio viene presentata co-      sofferenza infinita), il fallimento eudaimo-
me parte integrante della beatitudine sua e       nistico implicherebbe, nei beati, anche il
degli eletti. Ciò significa che le pene dei       fallimento retributivo, non ottenendo essi
dannati, in quanto giuste, sono ornamento         il premio eterno della felicità, motore del-
essenziale del paradiso. Contribuiscono a         l’inquietudine costitutiva dell’animo uma-
rendere beati i beati. La mia opinione (cer-      no. Ci sarebbe pari sofferenza (anche se di
to ipotetica, basata sull’umanità dell’uomo       segno contrario) in paradiso e in inferno.
come lo conosciamo) è che la malvagità, la        In Dio, negli angeli e negli uomini. Dap-
solitudine, la tortura per tutta l’eternità       pertutto, per sempre.
anche di un solo condannato meritata-
mente all’inferno non può non guastare la
festa di un paradiso degno di questo nome,                      5. Conseguenze
che dev’essere una comunione di spiriti                    in tema di autorevolezza
universalmente compassionevoli e amanti,               del magistero cattolico romano
non può essere un club esclusivo di aristo-       Anche astraendo dai problemi di intelligi-
cratici della virtù o di borghesi della giusti-   bilità ontologica e dunque di esistenza de-
zia farisaica o di moralisti del risentimento     gli enti concernés dalla problematica del-
deliziati dal poter finalmente assistere «al-     l’inferno, il modello diceologico risulta,
l’inflizione di crudeltà con buona coscien-       come abbiamo visto, inaccettabile. Ora, es-
za» (Russell).                                    so è interamente formato da enunciati dot-
   Tutti i dannati umani (non parlo di quel-      trinali solenni di papi e di concili ecumenici
li angelici) nati prima dell’ingegneria gene-     approvati da papi. Ne segue l’inaccettabi-
tica hanno una mamma. Può una mamma               lità della tesi cattolica dell’autorevolezza
degna di questo nome godersi la sua beati-        degli enunciati dei papi in materia di fede.
tudine al cospetto della dannazione eterna
di un figlio? Si dirà (gli avvocati di Dio di-
ranno): ma è una dannazione meritata, e la                      6. Conseguenze
mamma gode di vedere trionfare nella                       in tema di autorevolezza
dannazione di suo figlio la giustizia divina.                del magistero di Gesù
Risposta (represso l’istintivo insulto): go-      Basta leggere e sottolineare Matteo o Luca
drà sotto il profilo della giustizia, ma sof-     per rendersi conto della terribilità degli
frirà sotto i profili della tortura intermina-    enunciati di Gesù sull’inferno. I passi sono
bile e della malvagità inguaribile del figlio.    talmente numerosi, fondamentali e diffe-
Quindi, almeno per le mamme degne di              renziati da escludere che l’inferno sia una
questo nome, addio beatitudine.                   invenzione successiva delle comunità e
   Ma in linea generale si deve presumere         non risalga a Gesù. La mente di Gesù sem-
che tutti i beati abbiano un cuore non            bra completamente dominata dalla visione
DISSEZIONE GIURIDICA DELL’INFERNO 61

che alla fine del tempo una parte consi-                      per edificare il Gesù accettabile, il criterio
stente dell’umanità verrà respinta da Dio                     allora non è il Vangelo, anche per i cre-
nelle tenebre, nello stridore di denti, nel                   denti il criterio è un altro.
fuoco, eterni. La Chiesa romana non è sta-
ta infedele al Vangelo col sancire e ribadire,
fino al Catechismo del 1992, l’immedia-                               7. Vie d’uscita ermeneutiche?
tezza e l’irrimediabilità per sempre della                    Si conosce il virtuosismo ermeneutico dei
dannazione, contro la dottrina dell’apo-                      teologi. L’interpretazione di testi rivelati o
catástasi. I passi evangelici, se non impon-                  comunque autoritativi avvicina, come no-
gono, certo consentono pienamente la sua                      tava il mio maestro Emilio Betti, teologi e
interpretazione. Gesù non sa nulla di un                      giuristi: entrambi devono trovare risposta
peccato originale ereditario di tipo agosti-                  a tutto – anche a problemi inediti – traen-
niano, che colpisce di meritevolezza di                       dola da un corpus preesistente e limitato,
morte eterna anche i bambini. Ma col pec-                     che viene postulato potenzialmente com-
cato degli adulti è terribile. Quella di                      pleto. Entrambi quindi compiono straor-
sant’Agostino e dei papi è la più spavento-                   dinarie acrobazie.
sa «novella» mai annunciata da una qua-                          La mia – scarsa, devo ammetterlo – fre-
lunque delle religioni del mondo sulla                        quentazione dei teologi cattolici dopo la
condizione umana; quella di Gesù la segue                     messa in circolazione del mio principale
a non troppa distanza.                                        studio critico11 ha dato, finora, risultati
   Gesù preso come un tutto è grande-                         sorprendenti. L’affermazione solenne, se-
mente più simpatico del cattolicesimo ro-                     colare, che fuori della Chiesa romana non
mano. Povero per scelta, antiformalista,                      c’è salvezza significa, correttamente in-
innovatore, universalista, dolcissimo e                       terpretata, che anche fuori della Chiesa
capace di amicizia con i discepoli, vio-                      romana c’è salvezza. La solenne anatema-
lentissimo di temperamento, autore di                         tizzazione (Trento) di chi asserisca i sacra-
straordinarie parole sagittali, alieno dal                    menti essere in numero diverso da sette e
potere, autentico irriguardoso profeta e                      non necessari alla salvezza significa, cor-
come tale nobilitato dall’establishment                       rettamente interpretata, che i sacramenti
sacerdotale con la morte di croce, esercita                   sono in numero non apoditticamente pre-
un fascino ben diverso dagli imperatori                       cisabile e non necessari alla salvezza. La
romani del dogma. Tuttavia esiste, senza                      chiusura, da parte di Alessandro VII Chi-
dubbio, un Gesù difficilmente accettabi-                      gi, della secolare controversia teologico-
le. Che viene infatti accantonato, edulco-                    morale se il bacio senza escalation possa
rato, riformulato dai credenti motivati (o                    considerarsi peccato non mortale, chiusu-
coatti) a cercare nel cristianesimo stesso la                 ra nel senso che esso è peccato mortale, si-
critica dei cristianesimi. In questa sede                     gnifica, correttamente interpretata, che il
preferisco lasciare aperta la questione.                      bacio senza escalation non è peccato mor-
Certo è che se si sceglie tra testi evangelici                tale. La condanna della proposizione 33 di

  11 L’edizione più estesa, in italiano, è tuttora inedita. Versione inglese: A Roman Catholic Concept of Justice, in
«Ratio Juris», 1992, pp. 308-330.
62 LUIGI LOMBARDI VALLAURI

Lutero: «è contro la volontà dello Spirito                      terpretative, o liberamente, senza quasi
santo che siano bruciati vivi gli eretici»                      più curarsi degli enunciati evangelici e ma-
(D 773, anno 1520) significa, correttamente                     gisteriali, economizzando quindi le acro-
interpretata, che ha ragione Lutero: è con-                     bazie. Questa seconda è la tipica soluzione
tro la volontà dello Spirito santo che siano                    dei «filosofi cattolici».
bruciati vivi gli eretici. Oserei dire che for-                    L’argomento è troppo complesso per es-
se tutti gli enunciati magisteriali citati so-                  sere ora sviluppato. Andrebbe in ogni caso
pra al § 2 significano, correttamente inter-                    considerato il modello reincarnazionista:
pretati, il loro contrario.                                     che a prescindere dalla questione di effetti-
  Lo sconcertante reperto ermeneutico                           va esistenza, soddisfa esigenze diceologi-
vale per molti, sarei tentato di dire per la                    che irrinunciabili, completamente disat-
maggioranza degli enunciati solenni dei                         tese dal modello biblico e cristiano della
papi anche fuori del campo diceologico.                         sorte eterna determinata da una sola, con-
Un’ipotesi di spiegazione è che ci siano                        tingente, breve, a volte brevissima, spesso
realmente nel corpus «rivelato» elementi                        insignificante, vita mortale12. Il minimo
contraddittori in quantità sufficiente a                        che si deve pretendere da un ripensamento
permettere di ottenere per interpretazione                      non reincarnazionista dell’éschaton è la
«sistematica», senza una troppo evidente                        trasformazione del purgatorio in un evo-
lesione della probità intellettuale, quasi                      lutorio che sia l’equivalente funzionale
qualsiasi risultato.                                            delle reincarnazioni.
  Il prezzo da pagare per la soluzione                             Restando in ambito occidentale andreb-
acrobazie ermeneutiche è il dover ammet-                        bero considerate le teorie diciamo esi-
tere che l’interprete la sa più lunga dell’au-                  stenzialistiche degli avvocati di Dio, che
tore sacro e gli spiega cosa egli (l’autore sa-                 addirittura capovolgono il modello agosti-
cro) veramente pensa.                                           niano-romano: non è più Dio, la santità
                                                                necessariamente spietata di Dio, a respin-
                                                                gere lungi da sé, con sentenza di giustizia
          8. La reincarnazione.                                 retributiva, e a sprofondare nell’inferno i
    La temporalità dell’istante eterno                          portatori di status, o gli autori di atti, me-
           e la decisione finale                                ritevoli di dannazione; è ora l’uomo stesso,
L’inferno agostiniano-romano, che ha ter-                       contro la volontà amorosa di Dio resa im-
rorizzato l’Occidente e che volentieri si                       potente dal rispetto per la libertà, ad auto-
espanderebbe, potendo, a terrorizzare il                        dannarsi. Ciò non può che abolire, ovvia-
mondo, appare per la consapevolezza di-                         mente, la dannazione in base agli status,
ceologica evoluta una specie di monstrum:                       segnatamente quella dei bambini non bat-
l’ingiustizia infinita. Di qui i tentativi di                   tezzati; e rende impossibile tenere in piedi
riformularlo: o attraverso le acrobazie in-                     la casistica dei peccati mortali attuali codi-

   12 Tema ampiamente sviluppato in F. Dal Pozzo, Giustizia e salvezza. Il problema diceologico fondamentale con
particolare riferimento ai modelli «purgatorio» e «reincarnazione», Milano, Giuffrè, 1983. Vedi ora E. Vaghi, La giusti-
zia ultima nei modelli reincarnazionista e resurrezionista, tesi di laurea, Milano, Università Cattolica, anno accademico
1996/1997, discussa il 6 aprile 1998.
DISSEZIONE GIURIDICA DELL’INFERNO 63

ficata dai papi. Per auto-dannarsi, per non                        pace di significare esaustivamente e per
voler essere salvati13, occorre qualcosa co-                       sempre la sua esistenza, prima della sepa-
me una «opzione fondamentale» contro                               razione dal corpo. E può compierlo solo a
Dio inteso come l’intero orizzonte della                           condizione che dopo la morte esca dal-
comunicazione e del bene14. Tralascio an-                          l’ontologia successivo-temporale, diventi
che queste teorie; mi limito a osservare che                       un puro spirito esistente tutto-in-una-
l’opzione fondamentale deve ritenersi on-                          volta (totus simul) in un unico atteggia-
tologicamente possibile solo dopo la mor-                          mento che viene fissato per sempre dal
te, secondo il modello della «decisione fi-                        flash dell’eternità. L’indurito assume que-
nale»15.                                                           sto atteggiamento sotto lo sguardo coster-
   In primo luogo, infatti, sembra da esclu-                       nato del Dio infinitamente buono e desi-
dere che nel crepuscolo della condizione                           derabile, che non può modificare la nuova
terrena (quello per cui, ad esempio, una                           ontologia «eternale» dell’uomo, simile or-
donna o una villa possono apparire, alla                           mai a quella dell’angelo.
mente-corpo obnubilata, più desiderabili                              Enuncio, senza pretesa di completezza,
di un angelo o di Dio stesso) l’uomo abbia                         alcune critiche a questo modello.
una sufficiente, complessiva evidenza del                             1. Sembra difficile che un uomo possa
bene e del male. Ora, l’opzione fondamen-                          divenire puro spirito atemporale rimanen-
tale dev’essere compiuta con piena cono-                           do il se stesso terreno. Ci sarebbe, sembra,
scenza di causa, ossia nella piena luce della                      nuova creazione e discontinuità tra le due
verità, nello splendore dell’ordine etico e                        creature, quella umana e quella spirituale;
ontologico pienamente dispiegato.                                  il peccato mortale apparterrebbe tutto alla
   In secondo luogo, nella condizione cor-                         seconda.
porea e successivo-temporale è ontologi-                              2. Quale allora la rilevanza della biogra-
camente impossibile a un soggetto com-                             fia terrena per la decisione finale? Un’ipo-
piere un atto irriformabilmente definitivo.                        tesi è che la biografia terrena lasci delle
Egli può sempre ancora cambiare atteg-                             tracce, degli engrammi, e segnatamente
giamento, in male (vedi la dottrina per cui                        degli attaccamenti, delle solidarietà, verso
nessun santo è «confermato in grazia»)                             le scelte e i ricordi. Lo spirito «stato» un
come in bene (vedi il buon ladrone sul                             uomo complessivamente buono sarebbe
Calvario). Segue da questa seconda acqui-                          facilitato nel compiere l’opzione finale
sizione che nessun uomo può compiere                               giusta; lo spirito «stato» un uomo cattivo,
un atto di rifiuto di Dio irrevocabile, e ca-                      posto di fronte alla necessità di un’estesa

   13 È questa la linea di difesa di Dio adottata per esempio da M. Leonardi nel saggio La paura dell’inferno, in «Studi
cattolici», novembre 1996, n. 429, che merita di essere letto da chi dubitasse dell’attualità dell’inferno cattolico. Dato che
la rivista è dell’Opus Dei, si può presumere che le posizioni alla Leonardi siano largamente condivise anche oggi in
questa potente associazione.
   14 Cfr. J. Fuchs, Libertà fondamentale e morale, in Autori vari, Esiste una morale cristiana? Questioni critiche in un
tempo di secolarizzazione, Brescia, Herder-Morcelliana, 1970; H. Reiners, Grundintention und sittliches Tun, Friburgo
in Brisgovia, Herder, 1966.
   15 Cfr. L. Boros, Mysterium mortis. L’uomo nella decisione ultima, Brescia, Queriniana, 1965; in senso critico
B. Schüller, Todsünde. Sünde zum Tod?, in «Theologie und Philosophie», 1967, n. 42.
64 LUIGI LOMBARDI VALLAURI

auto-smentita, incontrerebbe invece forti          Può l’Onnipotente subire uno scacco irre-
resistenze. Il buono avrebbe quindi mag-           parabile?
giori probabilità di non compiere peccato             5. È proprio certo che un puro spirito è
mortale del cattivo. Ma non si possono             totus simul, insuccessivo/atemporale? A
escludere dei capovolgimenti: una decisio-         ben guardare, sappiamo abbastanza poco
ne finale sbagliata che butta via un’intera        dei puri spiriti. Ragionando (per così dire)
vita (più o meno) giusta, una decisione fi-        sugli angeli, quello che è certo è che hanno
nale giusta che salva un’intera vita (più o        vissuto un prima, un durante e un dopo la
meno) sbagliata. Questa discontinuità par-         loro scelta per o contro Dio; dunque o non
ziale toglie comunque molto senso alla             erano spiriti o gli spiriti non sono comple-
«prova» terrena.                                   tamente atemporali. Ma allora Dio do-
   3. La decisione finale è presa per defini-      vrebbe poter proporre agli spiriti malvagi
zione in presenza del Bene tutto dispiega-         nuove opportunità. Sembra comprensibile
to. Ora, sembra difficile che al Bene venga        che ci sia definitività quando si è fatta la
opposto un rifiuto radicale da un’intelli-         cosa giusta e beatificante, perché allora
genza e da una volontà razionali cui esso          non sussistono più motivi per cambiare;
sia stato reso evidente; che alla ragione sia      quando si è fatta la cosa sbagliata e infelici-
ontologicamente consentita la completa             tante, ci si trova in uno stato non approva-
stoltezza. La più autorevole dottrina cat-         bile che lavora l’intelligenza e la volontà
tolica della libertà, quella tomista, vede         come un pungolo.
l’origine della libertà nell’apertura trascen-        6. Se dagli angeli passiamo agli uomini, è
dentale del desiderio umano, coestensivo a         (per così dire) ben noto che i beati purgan-
tutto l’essere e quindi fatto per l’infinito in    ti pur dopo la loro decisione finale positiva
atto, per Dio. Con il corollario che chi ve-       continuano a mutare, a progredire nell’e-
de faccia a faccia il Bene perde la libertà di     spiazione dei loro peccati, tanto che si pos-
scelta. Se lo spirito è libero di fronte a tutto   sono applicare loro «indulgenze» concepi-
ciò che non è Dio perché è fatto per Dio,          te in termini temporali. Ma non si vede
come può rimanere libero di fronte a Dio?          perché i beati purganti (e forse gli stessi
Come può respingere il Bene che è feli-            beati-beati in paradiso, se c’è escalation
cità/amore/compagnia e preferirgli il Male         nella loro comprensione/fruizione di Dio)
che è infelicità/odio/segregazione?                dovrebbero essere meno spirituali dei dan-
   (È il problema – per così dire – di come,       nati. Se c’è il prima e il dopo per i beati, do-
e a quale scopo, abbiano potuto peccare gli        vrebbe esserci anche per i dannati; se c’è
angeli).                                           tempo per la purificazione, dovrebbe es-
   4. È proprio necessario che Dio assista         sercene anche per la conversione. Del re-
impotente, paralizzato dal suo infinito ri-        sto, è davvero difficile smantellare dall’e-
spetto per la libertà? Non può dare una            scatologia cristiana l’idea che in paradiso si
grazia che seduca a scegliere bene (ammes-         canti e all’inferno si maledica e si venga
so che non sia già grazia sufficiente il mo-       torturati; ma i canti, le maledizioni, le tor-
strare il Sommo Bene faccia a faccia)? Non         ture sono processi temporali: non si può
è tipico dell’amore e della creatività infiniti    cantare in modo inesteso, e bisogna pur
saper agire sulle libertà pur rispettandole?       variare le maledizioni, i lamenti.
DISSEZIONE GIURIDICA DELL’INFERNO 65

   7. Se la decisione finale deve necessaria-    ti «glorioso», per i dannati abominevole.
mente essere proposta a un uomo già spi-         Ora – a parte la temporalità concernente
ritualizzato, ed essa implica un prima (la       l’anima separata – un corpo è quasi per de-
visione del Bene), un durante (la delibera-      finizione cosa temporale. Gli avvocati di
zione, la scelta) e un dopo (le conseguenze      Dio e sostenitori della decisione finale che
della scelta), la spiritualità è in qualche      vogliano muoversi all’interno del risurre-
modo compatibile con la temporalità. Se          zionismo cattolico difficilmente possono
uno spirito ha un futuro una volta, non          negare il tempo escatologico. Ma allora
può perderlo.                                    difficilmente possono mantenere la teoria
   8. Dio, si dice, è paralizzato dal rispetto   dell’uomo che si immobilizza completa-
per la libertà; e non è vera libertà quella      mente nel flash eternale.
non in grado di compiere atti definitivi.
Osserverei: fa parte della libertà compiere
atti soggettivamente vissuti come definiti-                   9. Per un inferno
vi. Che lo siano ontologicamente è un’al-                        degno di Dio
tra cosa. Uno che resta ontologicamente          Mi rendo conto con imbarazzo di avere la-
capace di cambiare idea è più libero di uno      sciato, nel paragrafo precedente, il terreno
che non può cambiarla. Forse è questa la         della filosofia della giustizia per quello, as-
libertà che non può non essere rispettata.       sai meno affidabile, della fanta-ontologia.
   9. All’uomo spiritualizzato che compie        Tuttavia l’incubo dell’inferno eterno è al
la scelta finale manca l’esperienza delle        centro stesso del cattolicesimo; ha dunque
conseguenze; al futuro dannato manca l’e-        implicazioni psicologiche e (in quanto ali-
sperienza dell’inferno. Questa esperienza        menta il potere della Chiesa) storico-poli-
costituisce il fatto nuovo che può innesca-      tiche rilevanti anche per chi si attenga rigo-
re il mutamento. Un dannato non è la pro-        rosamente al precetto wittgensteiniano. E
pria dannazione come il tre è il tre.            non è possibile criticarlo isolando del tutto
   10. Tutto questo serve a mostrare che         la diceologia dall’ontologia.
nemmeno per un puro spirito, angelico o             Resta, al filosofo della giustizia, l’onere
para-angelico, sembra esclusa una qualche        di fare almeno intuire il modello che sul
successività/temporalità. Ma non è detto         piano diceologico lo convincerebbe. Esso
che l’uomo dopo la morte divenga un puro         dovrebbe tenere conto di tutte le conside-
spirito. Anche senza accettare il reincarna-     razioni emerse nel discorso fin qui svolto.
zionismo, nel confuso groviglio delle an-           Il modello è semplicissimo. L’inferno è
tropologie escatologiche germogliate dal         Dio. Con la morte tutte le anime vengo-
risurrezionismo cristiano quella adottata        no gettate nel «fuoco eterno» perché Dio
per secoli dal magistero cattolico è che l’a-    (cfr. Esodo 3, 2) è un eterno roveto arden-
nima, in quanto spirituale, è naturalmente       te di amore santo, e l’incontro con Dio è
immortale, ma non indiveniente e succes-         ineludibile. Chi viene gettato in Dio subi-
siva; e che dopo un «periodo» di smate-          sce un impietoso processo di esposizione
rializzazione dovuto alla separazione dal        alla verità del Bene. Chi ha vissuto pre-
corpo cosmico viene munita da Dio di un          valentemente secondo la verità del Bene
nuovo «corpo» metacosmico, per i bea-            si troverà per così dire beato: il fuoco sa-
Puoi anche leggere