Dispense vela www.nesw.it - Scuola Nautica NESW
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Scuola Nautica NESW Dispense vela Scuola Nautica NESW Via Teglio, 9 20158 Milano Tel 0283419865 Cell 335296612 info@nesw.it www.nesw.it 1
Scuola Nautica NESW Prefazione Navigare a vela significa navigare sfruttando la spinta del vento Questa arte, antica come l’uomo, ha naturalmente elaborato nei millenni un linguaggio specifico che l’esperienza ha ottimizzato per ogni situazione e che i marinai più attenti ben conoscono: è perciò opportuno e importante acquisire il corretto linguaggio perché ogni oggetto a bordo sia ben individuato e le manovre possano essere comprese da tutti in modo sicuro e veloce Per opportunità, la nomenclatura indicata di seguito è riferita a una moderna imbarcazione a vela armata a sloop con attrezzatura Marconi, cioè un albero con randa triangolare e fiocco L'imbarcazione Una unità a vela di qualsiasi tipo e misura é composta da tre parti fondamentali: lo scafo, che genera il sostentamento e la galleggiabilità per l'equipaggio e le cose trasportate; la velatura, che genera la propulsione; il timone, mezzo di governo indispensabile per condurre l'imbarcazione e fondamentale per il funzionamento sinergico dell'insieme barca, vento, acqua Lo scafo La linea di galleggiamento è la linea che il pelo libero dell'acqua disegna sullo scafo che galleggia e che divide lo scafo in due parti: l'opera viva, (carena), sotto il pelo dell'acqua; 2
Scuola Nautica NESW l'opera morta, (bordo libero), sopra il pelo dell'acqua. L'opera viva é tale perché, col proprio volume, genera attivamente e continuamente, spinte verso l'alto in proporzione all'acqua che sposta galleggiando e navigando L'opera morta invece non contribuisce costantemente e attivamente all'equilibrio dell'imbarcazione Le caratteristiche di una barca veloce sono date dalla forma dell'opera viva , ancora prima che dalle vele o dal motore. Diversi nomi accompagnano le varie parti dello scafo: Prua, la parte anteriore Mezza nave, la parte centrale Poppa, la parte posteriore Da destra a sinistra: Murata di dritta, fianco destro Murata di sinistra, fianco sinistro Simmetricamente: Sezione di simmetria, individuata dal piano perpendicolare a quello dell'acqua, orientato longitudinalmente e passante per il centro dello scafo. Sezione maestra, individuata dal piano perpendicolare al piano di simmetria e a quello dell'acqua, attraversa la barca nel punto di massima larghezza. 3
Scuola Nautica NESW Da sotto a sopra: Chiglia Masconi, possiamo definirli le guance dello scafo Giardinetto, si definisce così la porzione dei lati di poppa, destra e sinistra sopracoperta, prende questo nome per il fatto che sulle grandi navi del passato in questo punto, riparato dal mare durante la navigazione venivano curati vasi di piante e fiori Ruote ( che possono essere di prua e di poppa) Dritti ( di prua o di poppa) Coperta, il "pavimento" eterno della barca Pozzetto, zona protetta, aperta , sotto il piano di coperta, delle piccole e medie imbarcazioni ove l'equipaggio manovra Tuga, rialzo della coperta a guscio di tartaruga, aumenta l'altezza dello spazio sottocoperta Le parole che fondamentalmente definiscono le misure di una barca sono: Lunghezza fuori tutto, é la massima lunghezza misurabile fra due piani paralleli fra loro e perpendicolari all'acqua, che tocchino a prua e a poppa i primi maggiori estremi 4
Scuola Nautica NESW Lunghezza al galleggiamento, é la lunghezza della linea sottesa fra i due punti più estremi di prua e poppa coincidenti col pelo libero dell'acqua, cioè con la linea di galleggiamento Dislocamento, é il peso di liquido spostato dalla carena, pari al peso esatto della imbarcazione Stazza, é il volume del possibile carico ed é espresso in peso in quanto ci si riferisce al peso di un particolare legname che per il suo peso specifico occupava il volume di 2,88 metri cubi per tonnellata Da notare che i termini relativi al glossario nautico derivano dalla vecchia marineria a partire dal XVI° secolo Infatti la stazza deriva dalla capacità di trasporto di legname delle prime imbarcazioni mercantili Gli scafi possono essere costruiti con diverse tecnologie: legno, acciaio, alluminio, fibre di vetro e resine, compositi sotto vuoto ecc.. I particolari costruttivi dello scafo possono cambiare nome a seconda della tecnica usata nella costruzione, per cui noi faremo riferimento a quelli comuni e importanti Chiglia, é la spina dorsale della barca da cui partono le costole, dette ordinate Ordinate, sono le costole su cui viene fissato il fasciame di legno che forma lo scafo della barca. Nel caso di imbarcazioni di materiale diverso sono semplicemente di rinforzo alla struttura Puntale, é il puntello alla coperta che poggia sulla chiglia, ormai usato solo come termine riferito alla sua misura, importante riferimento nei calcoli della stazza 5
Scuola Nautica NESW Baglio, é l'arco che sostiene la coperta, ad esso fa riferimento una misura di larghezza della barca in un punto qualsiasi della sua lunghezza. Il punto di baglio massimo é il punto sulla lunghezza della barca in cui la larghezza dello scafo é massima Mastra, é il foro di coperta attraverso il quale passa l'albero della barca Scassa, é il punto di appoggio dell'albero alla chiglia Pagliolo, é il piano di calpestio sottocoperta Sentina, é lo spazio che si trova fra i paglioli, che formano il pagliolato, e la chiglia, è il punto più basso dello scafo, dove si concentra tutta l’acqua eventualmente presente all’interno Non esistono buchi o fori in uno scafo, ma solo: Ombrinali, scarichi acqua dalla coperta al mare Boccaporti, passaggi per l'equipaggio da sopra a sottocoperta Osteriggi, areazioni e illuminazioni per i vani sottocoperta Prese a mare e passa scafo, tutti quei fori sulla opera viva che caricano o scaricano le acque di utilizzo a bordo Cubia, che vuol dire occhio, infatti nel passato era l'occhio della barca che vegliava sulla navigazione, oggi é l'uscita della cima o della catena per l'ancora o l'ormeggio 6
Scuola Nautica NESW Attrezzature e velature diverse L’insieme formato da alberi, aste e pennoni usati per imbrigliare la forza del vento, si dice attrezzatura L’albero, l’elemento principale, appoggia sulla sua base (piede d’albero) in coperta o sulla chiglia nell’apposito incastro (scassa). In questo caso passa attraverso un’apposita apertura sulla coperta chiamata mastra; nella sua faccia poppiera l’albero è munito di una scanalatura (canaletta dell’albero) dove viene inferita (infilata) la ralinga della randa, cioè la vela principale La nomenclatura di un veliero prende spunto da un armo a nave, cioè da un veliero con 3 alberi: albero di trinchetta (prodiero), l’albero di maestra (centrale a mezza barca), l’albero di mezzana (poppiero). Oggi le attrezzature più diffuse per il diporto sono: Sloop: solo l’albero di maestra Ketch: 2 alberi, maestra e mezzana, con questo albero posto a proravia dell’asse del timone Yawl: 2 alberi, maestra e mezzana, con questo albero posto a poppavia dell’asse del timone Schooner e goletta: 2 alberi, maestra e trinchetto di uguale altezza o il trinchetto appena più basso In alcuni casi, può essere presente il bompresso, quell’albero inclinato a prua, sempre presente nelle attrezzature più antiche Le varie aste usate per sostenere le vele hanno poi nomi diversi, secondo il tipo di velatura: Picco, per le vele a tarchia Antenna, per le vele latine Antennale, per le vele al terzo e al quarto Boma (per le vele triangolari dell’attrezzatura Marconi), l’asta incernierata sull’albero per mezzo di uno snodo cardanico (trozza) che gli permette di ruotare in tutti i sensi; anche il boma, come l’albero, è munito sulla faccia superiore di una canaletta per inferire la base della randa (non sempre) Tangone (per l’attrezzatura Marconi), l’asta articolata all’albero (a proravia) per sostenere lo spinnaker o altre vele per i venti portanti 7
Scuola Nautica NESW Manovre fisse L’insieme dei cavi necessari per sostenere l’alberatura è chiamato manovre fisse o dormienti L’albero è sorretto dallo strallo di prua che gli impedisce di cadere verso poppa, mentre la caduta dell’albero in avanti è impedita dallo strallo di poppa. Se questo cavo non è singolo , ma doppio ed è incernierato lateralmente, assume il nome di paterazzo Per bloccare gli alberi nel senso trasversale vengono usate le sartie e , per una migliore distribuzione dello sforzo delle sartie stesse e per evitare che l’albero fletta troppo lateralmente, vengono usate le crocette: si possono avere alberi con più ordini di crocette e quindi con sartie alte, intermedie e basse Stralli e sartie sono fissati allo scafo con apposite staffe, chiamate lande e sono regolati nella giusta tensione con viti senza fine, chiamate arridatoi La velatura Ferzo, un settore fra le cuciture Penna, l'estremità superiore Mura, l'estremità inferiore all'ingresso del vento Bugna, l'estremità inferiore all'uscita del vento Ralinga (o gratile), caduta fra penna e mura Balumina, caduta fra penna e bugna 8
Scuola Nautica NESW Base, il tratto compreso fra bugna e mura Stecche, i rinforzi di materiale elastico, inseriti in apposite tasche, che aiutano la vela ad impostare il profilo alare Corda, la linea immaginaria che unisce la balmina alla ralinga Prese di terzaroli, sono gli occhielli che cuciti in prossimità della balumina e della ralinga a circa un terzo della altezza della vela, permettono di ridurre la superficie della velatura in caso bisogni diminuire lo sbandamento dell'imbarcazione L'alberatura Albero, in legno, alluminio o fibre composite sostiene la vela ed è la spina dorsale della propulsione Boma, tiene tesa la randa fra bugna e mura, è collegato all'albero in modo da potersi orientare sia sul piano verticale che orizzontale Crocette, servono a distribuire i carichi in modo che l'albero non fletta o si spezzi sotto il carico delle vele Sartiame, i cavi solitamente in acciaio che sostengono l'albero.(fanno parte delle manovre che vedremo di seguito) Il vento rappresenta l’unica forza di propulsione di cui è possibile disporre navigando a vela Fin dall’inizio è necessario saper determinare in ogni momento: Direzione del vento 9
Scuola Nautica NESW Intensità del vento Nome del vento Come si determina la direzione del vento? Attraverso un segnavento posto sull’imbarcazione Osservando sventolare una bandiera Come si determina l’Intensità del vento? Attraverso un apposito strumento definito “anemometro” Osservando l’increspatura delle onde sul mare L’intensità è misurata generalmente in “metri al secondo” o “nodi” Un nodo è definito come un miglio nautico internazionale (1852 m) per ora 1 nodo è equivalente a circa: 0,514 444 m/s 1,852 km/h 1,15 mi/h 1 nm/h I centri di forza Centro di deriva e centro velico La carena, la chiglia e il timone individuano sul piano di simmetria della barca una sagoma il cui centro geometrico è detto Centro di Deriva (Cd) La forza di reazione allo scarroccio, con cui l'acqua preme sullo scafo, si considera concentrata in quel punto Il Centro Velico (Cv) è il centro geometrico della velatura proiettata sullo stesso piano di simmetria La forza di propulsione applicata sulla vela si considera concentrata in quel punto 10
Scuola Nautica NESW Per il concetto di coppia è chiaro che a seconda della posizione di uno rispetto all'altro, visto che le forze in gioco premono in direzione opposta, si genererà una rotazione in un senso o nell'altro In particolare se il Centro Velico è arretrato rispetto al Centro di Deriva avremo la rotazione della prua controvento e questa tendenza si dirà Orziera, se invece il Centro Velico sarà più avanzato rispetto al Centro di Deriva, la prua tenderà ruotare a favore del vento e si dirà Poggera Perché la barca proceda in modo rettilineo senza correzioni sulla sua andatura dovrà essere Neutra, cioè con entrambi i centri geometrici sullo stesso asse perpendicolare al piano di navigazione Orziera Neutra Poggera Dato che le imbarcazioni sono sempre volutamente Orziere o Poggere, per questioni di progetto, è ovvio che il timone dovrà costantemente correggere la tendenza, diventando importante una sua bassa resistenza all'avanzamento anche in fase di lavoro e rendendo necessaria la mano di un timoniere sensibile, che capisca dove finiscono orza o poggia naturali della barca senza costringere questa a zigzagare improduttivamente Le andature In mare aperto, qualsiasi sia la direzione del vento, il velista deve poter raggiungere tutti i punti dell’orizzonte A seconda della direzione da cui viene il vento, la nostra barca riceverà impulsi diversi che la faranno “andare” in maniere assai differenti: le cosiddette Andature Le andature sono espressioni usate per indicare la direzione di avanzamento della barca rispetto 11
Scuola Nautica NESW al vento, cioè l’angolo che il vento forma con l’asse longitudinale dello scafo Le andature si distinguono in base all’angolo delineato tra l’asse longitudinale della barca e la direzione del vento Le principali sono: BOLINA: 45° TRAVERSO: 90° LASCO: 120° POPPA: 180° Una barca a vela può andare contro vento? No, esiste un limite per cui la barca non riesce a navigare controvento Tale limite è dato dall'angolo minimo che la barca può stringere di bolina Mure a dritta, mure a sinistra Le mura rappresentano le fiancate dell’imbarcazione Una barca naviga con mure a sinistra quando il vento colpisce per prima la parte sinistra della barca Naviga con mure a dritta (destra) quando il vento colpisce per prima la parte destra della barca 12
Scuola Nautica NESW Sopravento e Sottovento La fiancata sopravento dell’imbarcazione rappresenta la parte che viene colpita per prima dal vento Contrariamente, la fiancata sottovento è la parte che viene colpita per ultima dal vento Orzare e poggiare Attraverso lo spostamento del timone governiamo la barca Orzare = avvicinare la prua al vento Poggiare = allontanare la prua dal vento Regolazione delle vele Variando l’angolo fra la direzione del vento e l’asse longitudinale della barca è necessario modificare l’assetto delle vele per raggiungere la massima velocità possibile Ma come si regolano le vele? Una buona regola è quella di lascare le scotte sino a che le vele cominciano a fileggiare in prossimità delle inferiture e poi cazzarle di quel tanto che permetta di eliminare la vibrazione La pratica e l’esperienza condurranno il buon timoniere ad essere sempre più sensibile a portare la propria barca in assetto perfetto 13
Scuola Nautica NESW Regola fondamentale: quando si orza, si cazzano le vele quando si poggia, si lascano le vele Virare: cambiare di mura passando con la prua nella direzione del vento La virata si esegue quindi di bolina Abbattere: cambiare di mura navigando con il vento in poppa Le manovre La variazione di andatura comporta la regolazione delle vele. Nelle andature portanti le vele debbono essere maggiormente aperte. Nelle andature controvento le vele invece debbono essere maggiormente strette. La regolazione principale si effettua con le scotte lascando le vele nelle poggiate e cazzando le vele nelle orzate. Altre regolazioni più fini si possono fare regolando il carrello, il caricabasso, le volanti, il meolo (serve per regolare la tensione della balumina) Quando si passa da un bordo di bolina a quello opposto si effettua una manovra che prende il nome di virata. La sucessione è la seguente: Il timoniere da il comando: Pronti alla virata! Ogni membro dell'equipaggio si prepara (prende in mano la scotta, raccoglie una maniglia o, piu' semplicemente, si prepara a spostarsi sopravento) e risponde: Pronto! Il timoniere dà il comando: Viro! Il timoniere orza con decisione Quando l'imbarcazione è controvento ed il fiocco fileggia viene mollata la scotta sopravento e cazzata quella sottovento (rispetto al nuovo bordo) L'equipaggio passa sopravento Ripresa velocità vengono effettuate le regolazioni di fino delle vele 14
Scuola Nautica NESW La manovra va eseguita con coordinazione altrimenti non riesce. L'imbarcazione infatti passa nel settore morto in cui procede esattamente contro vento ed è necessaria la giusta velocità nell'esecuzione della manovra. Nel caso in cui la manovra non riesca è necessario poggiare per far nuovamente prendere velocità alla barca e riprovare. La manovra per passare da un lato all'altro del lasco prende il nome di abbattuta. La successione è la seguente: Il timoniere da il comando: Pronti ad abbattere! Ogni membro dell'equipaggio si prepara (prende in mano la scotta, abbassa la testa o, piu' semplicemente, si prepara a sedersi sull'altro lato del pozzetto) e risponde: Pronto! Il timoniere poggia Quando la barca si trova in “fil di ruota” (vento in poppa) la randa si interpone fra il vento e il fiocco e , quest’ultimo, sventa completamente. E’ quello il momento in cui il timoniere dà il comando: Randa al centro! Il randista porta velocemente la randa al centro cazzando la scotta. Il timoniere da' il comando: Abbatto! La prima vela a passare sul nuovo bordo è il fiocco seguito subito dopo dalla randa. Non appena la randa prende il nuovo vento, il timoniere dà il comando: Lasca randa! Si cazza la scotta sottovento per regolare il fiocco L'equipaggio passa sopravento Ripresa velocità vengono effettuate le regolazioni di fino delle vele La manovra va eseguita correttamente altrimenti c'è il rischio che il boma si abbatta violentemente sul lato sottovento colpendo l'equipaggio o causando danni all'imbarcazione. 15
Scuola Nautica NESW Bordeggio di Bolina La barca a vela non può andare contro vento, ma è in grado di fare un angolo minimo che dipende dalle caratteristiche costruttive della barca (mediamente 45°) Come si può raggiungere un punto che si trova controvento? E’ necessario fare un bordeggio di bolina, ovverosia effettuare un certo numero di virate che permettano attraverso una rotta a “zig zag” di raggiungere il punto finale partendo dal punto iniziale Vento apparente Quale sarà l'andatura più favorevole per il velista? Tutti sarebbero pronti ad indicare l'andatura di poppa, cioè quella col vento da poppa In realtà questa è l'andatura che si cerca di evitare, in quanto per la stragrande maggioranza delle volte è l'andatura più lenta, (a meno di venti tesi) Per capire il perché bisogna inserire nel glossario del velista la definizione di Vento Apparente L'Apparente è un vento fittizio per un osservatore esterno alla barca ma è invece l'effettiva aria che investe la barca, la cui velocità (e direzione) è data dalla componente della velocità della barca e della velocità del vento reale L'apparente è il vento che effettivamente lambisce le vele Se aumenta la velocità dei filetti d'aria sulla vela, aumenta anche la forza con cui questa porta la barca, quindi il fatto che l'apparente aumenti o 16
Scuola Nautica NESW diminuisca influirà notevolmente sulla velocità della nostra navigazione Se ci sono 10 nodi di vento reale e navighiamo al traverso con una velocità di 5 nodi, dando ordine al timoniere di poggiare per andare in poppa, avremo una diminuzione dell'apparente dei 5 nodi della velocità che avevamo, quindi la nostra propulsione diminuirà e con essa la nostra velocità Se dal traverso ordineremo al timoniere di orzare fino ad andare di bolina, l'apparente crescerà, facendo quindi crescere la propulsione e con essa la velocità La cosa più bella è che aumentando la velocità tornerà ad aumentare l'apparente, che aumenterà la velocità, che aumenterà l'apparente che aumenterà la velocità che...ecc..ecc... , fino a che per questioni di resistenza di avanzamento nell'aria e per la lunghezza dello scafo (vedi velocità critica) le forze in gioco si equilibreranno e si arresterà l'aumento di velocità Per quanto possa essere incredibile sono parecchie le imbarcazioni da competizione che superano in velocità il vento (quasi contrario) che le muove Le leggi fisiche in gioco Quando il vento colpisce una vela, la pressione esercitata è sempre perpendicolare alla superficie della vela, qualunque sia l’angolo di incidenza. Questa pressione, chiamata spinta velica, si esercita al centro della superficie velica, il centro velico e si scompone in spinta laterale e spinta propulsiva, perpendicolari tra loro: la spinta laterale tende a far scarrocciare la barca e a sbandarla, la spinta propulsiva è invece la forza utile all’avanzamento della barca Per ridurre gli effetti negativi della spinta laterale, già contrastati dalla carena, si può ampliare e approfondire la carena stessa in modo da ridurre lo sbandamento e di trasformare parte dello scarroccio in spinta propulsiva: ciò lo si ottiene con la deriva, un’appendice applicata sotto la chiglia che può avere soluzioni e forme diverse (deriva mobile, a bulbo) 17
Scuola Nautica NESW Analizziamo la spinta propulsiva: il vento che colpisce la vela si divide in due flussi: uno scorre sulla parte anteriore (sottovento) della vela e l’altro sulla parte posteriore (sopravvento). In questo modo, il flusso sottovento deve percorrere nello stesso tempo un percorso maggiore del flusso sopravvento: per il principio di Bernoulli sui fluidi, nella zona ; è lo stesso effetto che si crea sull’ala di un aereo in volo. Quando l’angolo di incidenza tra il vento e la vela è tra 15° e 30°, questo fenomeno avviene in modo corretto ed efficiente, altrimenti il flusso diventa turbolento diminuendo la spinta propulsiva fino a giungere al punto di stallo. Naturalmente nelle andature di poppa la direzione del vento è tale che agisce solo una forza di spinta meno efficace, anche perché, il vento apparente diminuisce La Riduzione di Velatura Perché si riduce la velatura Quando lo sbandamento della barca diviene eccessivo, è il momento di ridurre la velatura; diminuendo la superficie esposta al vento, la barca torna in assetto e potremo continuare tranquillamente a veleggiare Quando si riduce la velatura Le vele vanno ridotte per tempo, quando le condizioni sono ancora tranquille; aspettare troppo può significare fare la manovra con il vento che nel frattempo è rinforzato molto Ridurre la velatura è una operazione semplice, di routine, che fa parte delle manovre abituali in navigazione Come si riduce la randa Ridurre la randa significa PRENDERE I TERZAROLI Vediamo la sequenza della manovra: 18
Scuola Nautica NESW a) il timoniere tiene la barca di bolina; si lasca scotta e vang per far fileggiare la randa; la barca prosegue la sua navigazione sotto spinta del fiocco b) si cazza l’amantiglio per alzare un po’ il boma c) si lasca la drizza, si incoccia la bugna di terzarolo al gancio sulla trozza del boma d) si cazza la drizza sino a tendere l’inferitura e) si cazza la borosa sino a portare la bugna aderente al boma f) si cazza la scotta di randa per tornare a farla portare, dopo aver lasciato l’amantiglio g) si fissa la parte eccedente del tessuto con i matafioni ATTENZIONE! Se non si cazza l’amantiglio, il boma cade in coperta! Come si tolgono i terzaroli La procedura è esattamente opposta: a) si tolgono i matafioni, barca di bolina b) si lasca scotta e vang, si mette in forza l’amantiglio c) si lasca completamente la borosa d) si lasca la drizza, si toglie la bugna dal gancio, e si cazza di nuovo la drizza e) si lasca l’amantiglio e si portare la randa 19
Scuola Nautica NESW Come si riduce il fiocco Il fiocco può essere ridotto mediante una SOSTITUZIONE (con barche dotate di vele di prua ingarrocciate) o mediante un AVVOLGIMENTO (con barche dotate di rollafiocco) Riduzione mediante avvolgimento a) il timoniere mette la barca in bolina b) si lasca la scotta del fiocco sino a farlo fileggiare completamente c) si tira la scottina di riavvolgimento del fiocco sino a ridurre il fiocco alla dimensione voluta d) si strozza la scottina di riavvolgimento e) si cazza la scotta del fiocco e lo si mette a segno ATTENZIONE! Non tentate mai rollare il fiocco quando questo porta ancora Recupero dell’uomo in mare Attenzione! Non perdere mai di vista l’uomo caduto in acqua!!! La caduta di un uomo in mare è una delle cose più drammatiche che possa accadere a bordo ed è essenziale che tutti i membri dell'equipaggio siano allenati a effettuare, senza indugio, un certo tipo di manovra per localizzare e poi ricuperare l'uomo in mare Tutti dovrebbero far pratica di ricupero sia a vela sia a motore e nelle diverse situazioni meteorologiche. Per fare ciò bisogna tenere presente alcune regole fondamentali: - Usare per l'allenamento una boetta luminosa o un paio di parabordi appesantiti da un bugliolo che simulano il naufrago - Ricordare che potrebbe essere lo skipper a finire in mare, quindi almeno un'altra persona a bordo deve essere in grado di prendere il comando 20
Scuola Nautica NESW - Se si è al comando di una barca che non si conosce bene, dedicate un certo tempo a fare pratica della manovra di ricupero anche se, in un' altra imbarcazione normalmente, siete capaci di cavarvela È essenziale saper eseguire questo esercizio in modo rapido e automatico sia per la sicurezza della barca sia per dare fiducia al naufrago che deve sapere di poter contare su una manovra rapida ed efficace per il suo ricupero E' importante inoltre tenere sempre almeno due salvagente e una boetta luminosa nel pozzetto, pronti per un lancio fulmineo (e il termine non sembri esagerato), quando capita una emergenza del genere Quando un uomo cade in mare bisogna effettuare diverse operazioni con la massima rapidità Si deve lanciare in mare il salvagente e la boetta luminosa (questo viene effettuato normalmente da chi assiste all'incidente) Sarebbe opportuno lanciare il salvagente sopravvento al naufrago affinché possa eventualmente derivare nella sua direzione Chi ha assistito all'incidente deve dare l'allarme al resto dell'equipaggio gridando “Uomo in mare!” e scagliare un secondo salvagente in acqua (se a bordo ce n'è più d'uno) Qualsiasi oggetto galleggiante va bene e aiuta a stabilire la posizione del naufrago Uno dei membri dell'equipaggio deve seguire a vista l'uomo in mare, eventualmente stabilendosi nel più alto punto d'osservazione possibile Mentre l'equipaggio assolve i diversi compiti, il timoniere dovrà immediatamente governare su una rotta come quella illustrata qui sotto Il navigatore o il timoniere deve registrare l'ora esatta e la rotta seguita al momento dell'incidente e la rotta che è stata adottata subito dopo (se l'uomo in mare è stato perso di vista può essere necessario usare questi dati per 21
Scuola Nautica NESW tornare sul luogo dell'incidente) Un membro dell'equipaggio deve preparare due cime da lanciare all'uomo che si trova in acqua, quando la barca gli si avvicina È di vitale importanza che il naufrago non venga perso di vista durante tutta la manovra La rotta da seguire Governare con andatura al traverso rispetto al vento apparente. Non appena c'è acqua sufficiente (Circa dieci volte la lunghezza della barca, poggiare ed abbattere. Orzare fino a trovarsi di bolina larga rispetto al vento apparente. Mollare la vela di prua in modo da rallentare e poi arrestare la barca in prossimità dell'uomo in mare Issare l'uomo a bordo Una volta affiancatisi all'uomo caduto in acqua, per prima cosa assicurarlo alla barca Il sistema da usare dipende se l' uomo in acqua è in grado di aiutare se stesso oppure no Nel primo caso si può lanciargli una cima con la quale darsi volta Nel secondo caso occorre poterlo afferrare o riuscire ad afferrare un lembo del suo vestiario con le mani o servendosi del mezzo-marinaio, mentre gli si da volta con una cima Dopo averlo avvicinato e assicurato al fianco della barca,sarà necessario studiare il modo di issarlo a bordo tenendo conto delle eventuali ferite conseguenti alla caduta Se invece sta bene sarà in grado di arrampicarsi lui medesimo sulla scaletta di poppa Se è debole o svenuto, un uomo robusto dell'equipaggio può sollevarlo tenendolo sotto le ascelle e con il viso rivolto verso il mare Un'altra soluzione è quella di improvvisare un paranco sulla varea del boma 22
Scuola Nautica NESW Si può anche ammainare la randa cosi che il boma poggi nel pozzetto e la vela penda in acqua Si spinge quindi l'infortunato nel cavo della tela e lo si alza a bordo alando sulla drizza Può essere necessario tagliare o togliere le draglie della battagliola intorno al pozzetto per facilitare l'operazione di ricupero Per tirar fuori l'uomo dall’acqua si può levare la ritenuta, fissandola alla varea del boma e usandola come paranco I NODI MARINARI I nodi usati in barca e in marineria devo possedere tre caratteristiche fondamentali: - sono semplici e veloci da realizzare - sono di sicura tenuta anche sotto grandi carichi e sforzi - sono facili da sciogliersi anche dopo essere stati fortemente assuccati ovvero sottoposti a fortissime tensioni Ed è proprio per queste caratteristiche che sono insostituibili in barca e in ambito marino Ne esistono di vari tipi ma quelli che andremo ad analizzare sono di tre tipi: - nodi di giunzione : per unire tra loro due o più cime - nodi di avvolgimento : per legare una cima ad un oggetto per esempio legare un cima di ormeggio ad un anello in banchina - nodi di arresto : all’estremità di una cima fare un nodo savoia per non farla scorrere oltre la lunghezza Di seguito vi illustriamo una serie di nodi fondamentali e tra i più usati in barca e che senza di essi corriamo il rischio di fare dei nodi che non riusciremmo più a sciogliere dato i carichi di lavoro a cui sono sottoposti ; inoltre un buon marinaio deve saper fare e disfare i nodi ad occhi chiusi 23
Scuola Nautica NESW 1) Nodo ad occhiello: Gassa d’amante la regina dei nodi per il suo ampio e svariato utilizzo è un nodo usato soprattutto nelle manovre correnti e nello specifico per issare, congiungere, recuperare 2) Nodo di arresto: Nodo Savoia 3) Nodo di giunzione : Nodo Bandiera Nodo Piano 24
Scuola Nautica NESW 4) Nodo di avvolgimento : Nodo Parlato Nodo d’Ormeggio Nodo di Galloccia COME ADDUGLIARE ( AVVOLGERE ) UNA CIMA Cominciamo dicendo che addugliare una cima significa “avvolgere a spira una cima“ 25
Scuola Nautica NESW Una cima è composta da una parte che lavora denominata corrente e da una parte che riposa denominata dormiente Saper addugliare correttamente una cima vuol dire che essa occuperà il minimo ingombro una volta riposta nel gavone, la possiamo riprendere e riutilizzare velocemente senza intoppi e senza che essa si disfi , la sua vita sarà più lunga Cominciamo con la mano sinistra a sorreggere la matassa che andremo a formare e con la mano destra a fare delle volte in senso orario e che abbiano tutte la stessa lunghezza , man mano che addugliamo lavorando con il pollice e l’indice della mano destra togliamo le torsioni e gli arricciamenti che normalmente si formano COME LANCIARE UNA CIMA Una cima deve essere lanciata in modo da non colpire chi la accoglie e deve stendersi durante il lancio per tutta la sua lunghezza, ovviamente ci saremo sincerati che la cima sia ben addugliata e in chiaro e con un po’ di allenamento su una buona tecnica riusciremo nel lancio senza che esso sia troppo corto 26
Scuola Nautica NESW LA NOMENCLATURA MARINARESCA Le Imbarcazioni: DERIVA- Alcuni tipi di imbarcazioni a vela da regata. GOLETTA - Nave a vela a due alberi e bompresso. Gli alberi sono leggermente inclinati verso poppa e portano vele auriche. KETCH - Imbarcazione a vela a due alberi, con l’albero di mezzana a proravia dell’asse del timone. SLOOP- Imbarcazione a vela attrezzata con randa Marconi e fiocco. YAWL - Imbarcazione a due alberi, con la mezzana a poppavia dell’asse del timone. La Navigazione: ANDATURA - Assetto della barca nei confronti della direzione del vento. ORZARE - Modificare la direzione della barca avvicinando la prua al vento. PUGGIARE - Modificare la direzione della barca allontanando la prua dal vento. STRAORZARE - Andare velocemente all’orza in modo accidentale. STRAPUGGIARE - Allontanare velocemente la prua dal vento. MURE A DRITTA- Navigare con il vento proveniente dal lato destro della barca. MURE A SINISTRA -Navigare con il vento proveniente dal lato sinistro della barca. VIRARE - Cambiare le mura avvicinando la prua al vento (orzando). STRAMBARE - Cambiare le mura allontanando la prua dal vento (puggiando). ABBRIVIO o ABBRIVO - Spostamento dell’imbarcazione nei confronti dell’acqua. ACCOSTARE - Modificare la direzione della prora, a dritta e a sinistra. BORDEGGIO - Continuo cambiamento di direzione, per risalire il vento. CAPPA - Andatura che consente di tenere una velocità molto ridotta, per affrontare meglio i fortunali. FARE ROTTA - Assumere la rotta stabilita. SCARROCCIO - Spostamento laterale della barca dovuto al vento. DERIVA- Spostamento laterale di una nave a causa di una corrente non in filo di chiglia; INGAVONARSI - L’abbattersi di un’imbarcazione su un fianco, fino ad avere l’acqua sul trincarino. IMBARDATA - Forte rollio dovuto alle andature poppiere, quando c’è del moto ondoso. ROLLARE - Movimento oscillatorio della barca, per madiere. BECCHEGGIO - Oscillazioni in senso longitudinale. SCUFFIA - Capovolgimento laterale di una barca. RIDONDARE - Spostamento verso poppa della direzione del vento. 27
Scuola Nautica NESW RIFIUTARE - Spostamento verso prua della direzione del vento. I tipi di Vele: RANDA - Vela triangolare che viene inferita sull’albero. RANDA DI CAPPE - Vela triangolare non inferita sul boma, di tessuto molto resistente. FIOCCO - Vela di strallo, sistemata a prua dell’imbarcazione. GENOA - Fiocco molto grande con la bugna che arriva molto a poppavia dell’albero. GHOSTER - Genoa molto leggero con la balumina allunata. TALL BOY - Vela prodiera molto alta e sottile, da usare assieme allo spinnaker. GENNAKER - Via di mezzo tra genoa e spinnaker. SPINNAKER - Vela molto grande e generalmente colorata, a forma quasi semisferica. Viene usata per andature portanti. STAR-CUT - Spinnaker con ferzi disposti a stella (radiali). Utile per andature strette o di poppa. FLOATERL - Spinnaker molto leggero e piatto da usarsi in bonaccia. Sulle Vele: A COLLO - Vela bordata sopravento. AMMAINARE - Calare una vela - togliere la bandiera. ALARE - Issare a riva una vela - tirare a secco una barca. BALUMINA - Lato poppiero di una vela, detta anche caduta poppiera. BASE - lato inferiore di una vela. BUGNA - Angolo poppiero di una vela Marconi, al quale viene fissata la scotta. FACCIA - Lato di una vela rivolto a prora. FERZO - Striscia di una vela. FILEGGIARE - Sbattere di una vela al vento. GRATILE - (o ralinga) Bordo di una vela che deve essere inferita su un albero o su un boma. IMBROGLIARE - Stringere una vela per poterla serrare. MURA - Angolo inferiore di una vela che viene fissato al boma o sul ponte. PENNA - Angolo superiore di una vela. RALINGA - Bordo della vela. TERZAROLO - Porzione di vela che può essere ripiegata per diminuire la tela qualora il vento rinforzo DARE VENTO ALLE VELE - Orientare le vele per far loro prendere vento. Lo Scafo: BULBO - Zavorra applicata in fondo alla lama della deriva. CHIGLIA - Trave longitudinale della carena posta nella parte inferiore. 28
Scuola Nautica NESW ORDINATE - Parti strutturali della barca, trasversali alla chiglia. MADIERE - Parte centrale delle ordinate che si uniscono alla chiglia. OPERA MORTA - Parte dello scafo al di sopra del galleggiamento. OPERA VIVA (o CARENA) - Parte dello scafo al di sotto del galleggiamento. BAGLIO - Asse strutturale trasversale da murata a murata. BOCCAPORTO - Apertura nella coperta, per accedere ai locali sottostanti. BARICENTRO - Punto di applicazione della forza di gravità sullo scafo. CENTRO DI CARENA - E’ il centro del volume della parte immersa dello scafo. STAZZA - Volume degli spazi di una nave. Una tonnellata di stazza corrisponde a 2,83 metri cubi , DISLOCAMENTO - Peso del volume d’acqua spostato dalla nave, che corrisponde al peso della nave stessa e varia col variare del carico a bordo. MASCONE - Parte tondeggiante della prua. GIARDINETTO - Parte tondeggiante della nave verso poppa. MASTRA - Foro praticato in coperta per consentire il passaggio dell’albero. LOSCA - Foro praticato nella volta di poppa, per consentire il passaggio dell’asse del timone. SCASSA – Alloggiamento sul quale si incastra il piede dell’albero. TUGA - Sovrastruttura di coperta che consente il passaggio laterale. POZZETTO - Alloggiamento per l’equipaggio in coperta. RATING - Lunghezza fittizia in piedi di un’imbarcazione. BAGNASCIUGA - Superficie compresa fra il minimo ed il massimo galleggiamento FLUSH DECK - Ponte senza tuga. OSTERIGGIO - Boccaporto che serve a dare luce sottocoperta. PAGLIOLO - Pavimento delle barche. PARAMEZZALE - Parte strutturale che serve di rinforzo alla chiglia, esteso per tutta la sua lunghezza. PASTECCA - Bozzello apribile. SENTINA - Parte interna di un’imbarcazione, compresa fra il fondo ed il pagliolato. PUNTALE - Altezza compresa fra il paramezzale e la corda del baglio di coperta. TAMBUCCIO - Casotto più piccolo di una tuga, munito di sportelli. Le Manovre: PATERAZZO - Manovra fissa che serve a sostenere l’albero verso poppa. STRALLO - Manovra dormiente che ha la funzione di sostenere l’albero verso prua. SARTIA - Manovra fissa che serve a sostenere l’albero trasversalmente. SCOTTE - Manovre correnti atte a manovrare le vele. CIMA - Cavo non metallico, di medio diametro. GERLO - Cima sottile che si abbiscia alle vele per tenerle serrate. DRIZZA - Cima usata per alzare una vela o altro oggetto. MERLINO - Cima sottile per impiombature e cuciture. 29
Scuola Nautica NESW AMANTIGLIO - Manovra corrente che serve a mantenere sollevato il boma, il tangone, il pennone o qualsiasi altra antenna orizzontale. BRACCIO - Scotta sopravento dello spinnaker passata in varea al tangone. MATAFIONE - Cavetto che serve a dar volta alle vele per ridurne la superficie. SAGOLA - Piccolo cavo di fibra sintetica e no, di diametro limitato. L' Equipaggiamento: EQUIPAGGIAMENTO - Insieme delle dotazioni e scorte. BOMA - Antenna orizzontale sulla quale è inferita la randa. PICCO - Antenna inclinata che serve a sorreggere le vele auriche. TANGONE - Antenna che serve a tenere sopravento il punto di mura di uno spinnaker o di un fiocco. BUTTAFUORI - Asta che serve a tenere lontano dalle sartie il braccio, quando il tangone è strallato. BOMPRESSO - Asta sporgente di prua, sulla quale viene ancorato lo strallo. GAFFA - Asta di legno con un gancio ad una estremità. PENNONE - Asta orizzontale destinata a sostenere le vele quadre. VANG - Paranco a trattenere verso il basso la parte mediana del boma. CARICABASSO - Paranco che ha il compito di tesare l’inferitura della randa o il bordo dello spinnaker. BARRA - Asta collegata all’asse del timone. TRIMMER - Timone supplementare indipendente da quello principale, applicato a poppavia della lama della deriva. SKEG - Pinna a proravia del timone. WINCH - Verricello. BOZZELLO - Carrucole. DRAGLIA - Straglio di prua atto a sostenere il fiocco o altra vela di staglio. FORMAGGETTA - Pomo posto in cima a un albero o all’asta della bandiera. GALLOCCIA - Accessorio sul quale viene avvolta una cima. GARR0CCIO - Moschettone fissato al fiocco per inferirlo sullo strallo. GOLFARE - Perno con testa ad anello sul quale si fissano pastecche, bozzelli ecc. GRILLO - Ferro ad U munito di un perno a vite. LANDA - Staffa metallica solidamente fissata allo scafo sulla quale si fissano le sartie, mediante un arridatoio. PENNACCINO - Piccola crocetta solitamente a «V» rivolta verso prua. PULPITO - Intelaiatura in acciaio installato a pura. REDANCIA - Anello a forma di goccia, aperto da una parte, che serve ad evitare l’usura di una gassa o per impiombare la parte terminale di una cima o di una drizza. VAREA - Parte estrema affusolata di un’asta. GRISELLE - Cavetti fissati orizzontalmente fra le sartie, per permettere di salire a riva. SCALMIERA - Forcella atta a sostenere un remo. 30
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