DISCIPLINA CRANIOSACRALE I LIVELLO 2016 - Associazione MU

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DISCIPLINA CRANIOSACRALE I LIVELLO 2016 - Associazione MU
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  DISCIPLINA CRANIOSACRALE

                       I° LIVELLO 2016

                                  “La creazione”, Michelangelo

                                                                     ASSOCIAZIONE CULTURALE MU
                                                                                       Via Diaz 225 – Lucca
                                           Socio CO.N.A.C.R.E.I.S. Coordinamento Nazionale Associazioni
                                            e Comunità di Ricerca Etica Interiore Spirituale - tessera n° 108
                                                  Registro APS (Associazioni di Promozione Sociale) n° 54
                                                                               0583-570830 333-4862234
                                                                        info@muassociazione.it
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E io vi vorrei pregare quanto posso (...) di
aver pazienza verso quanto non è ancora
risolto nel vostro cuore, e tentare di aver care
le domande stesse come stanze serrate e libri
scritti in una lingua molto straniera.

Non cercate ora risposte che non possono
venirvi date perché non le potreste vivere.

E di questo si tratta, di vivere tutto. Vivete
ora le domande.

Forse v'insinuate così a poco a poco,
senz'avvertirlo, a vivere un giorno lontano la
risposta.

                                                       Rainer Maria Rilke                                     1

                                              “Lettere a un giovane poeta”

1   Scrittore, poeta e drammaturgo austriaco, 1875-1926
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              CHE COS'E' LA DISCIPLINA CRANIO-SACRALE
In passato si parlava di discipline alternative, all'interno del più ampio campo della medicina
alternativa, dove si inserivano tutti quei metodi diversi dalla medicina allopatica (medicina
ufficiale): omeopatia, medicina cinese, fitoterapia, ecc. Tutte queste medicine avevano alle spalle
una lunga tradizione, alcune di migliaia di anni, altre più recenti, ma tutte in sintonia con un
approccio globale e naturale alla persona.
Oggi si parla di medicine e discipline complementari, nel senso che non sono
necessariamente alternative, cioè usate “al posto di”, ma complementari alla medicina ufficiale, con
la quale da qualche decennio è iniziato un dialogo e sono iniziate collaborazioni e integrazioni.
Anche se in Italia la strada da percorrere per un pieno riconoscimento di tante di queste discipline
è ancora lunga.

L'OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) nella storica definizione del 1948 definiva la salute
non come semplice assenza di malattia, ma come stato di completo benessere fisico,
psicologico e sociale. La salute è così un diritto che si pone alla base di tutti gli altri diritti
fondamentali delle persone e chiede che venga gestita non solo attraverso il sistema sanitario, ma
anche tramite la modifica di tutti quei fattori che influiscono negativamente sulla salute e la
promozione di tutti quei fattori che la favoriscono. Questo evidenzia che non basta curare, ma
anche prevenire, informare, sensibilizzare e promuovere i comportamenti sani e orientati al
benessere (fra i quali possiamo inserire la CS).
Nel 2011 l’OMS amplia la definizione di salute descrivendola come “la capacità di adattamento
e di auto gestirsi di fronte alle sfide sociali, fisiche ed emotive”. Questo mette in luce la
capacità dell’essere umano di adattarsi e di convivere con la malattia, l’invecchiamento e la
cronicità, approfondendo il concetto di salute in una direzione che sentiamo più affine alla Salute
con la S maiuscola di cui parliamo nella disciplina CS.

L'importanza del benessere e delle discipline che possono favorire questa salute a 360° sta
iniziando a essere riconosciuta anche a livello legislativo e lo sarà sempre di più. La disciplina CS
rientra in questo nuovo campo in espansione. Una delle prime leggi italiane che si occupa di queste
discipline e la Legge Regionale Toscana 2/2005.

Per la Legge Toscana il metodo CS fa parte delle discipline del benessere e bio-naturali, le
quali raggruppano le pratiche e le tecniche naturali esercitate per favorire il
raggiungimento, il miglioramento e la conservazione del benessere globale della
persona. Tali discipline non si prefiggono la cura di specifiche patologie, ma
intervengono a sostegno e potenziamento di uno stato di salute, che è presente anche nelle
condizioni di malattia.

La legge toscana definisce la CS come un “trattamento dolce e non invasivo attuato con diversi
stili e metodiche operative, che opera allo scopo di preservare, consolidare e favorire lo
stato di salute e benessere della persona, considerata nella sua globalità somatica. Si avvale
di specifiche tecniche manuali non invasive e rispettose che prevedono un contatto dolce e leggero,
applicato in varie zone corporee: direttamente o indirettamente collegate al Sistema CS o Sistema
Respiratorio Primario, comprese le zone connesse al sistema viscerale. Tali tecniche stimolano
l'attivazione delle risorse innate e delle intrinseche capacità di riequilibrio, nonché la
spontanea riorganizzazione, integrazione delle funzioni vitali e capacità di
armonizzazione con i ritmi naturali.”

Il lavoro della disciplina CS è basato sulla stimolazione della capacità di auto-guarigione
dell'individuo: è un trattamento che usa la palpazione e le capacità manuali per incoraggiare il
corpo a riequilibrarsi. Per questo può essere di supporto in problematiche come dolori di varia
origine (es. squilibri della masticazione, esiti da traumi e incidenti) ma anche stress e stanchezza.
Potenzia le difese del corpo e soprattutto aiuta e sostiene la parte sana della persona. E'
una disciplina che si affianca e coadiuva molto bene eventuali terapie mediche o riabilitative che
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la persona sta già facendo (interventi/cure odontoiatriche, riabilitazioni proposte dal fisiatra ecc.)
perché non è invasiva e non interferisce con gli approcci sanitari in atto.
La disciplina CS consiste, da parte dell'operatore, in un ascolto delicato con le mani di un
movimento, definito Respirazione Primaria (RP), che si esprime in tutto il corpo. A partire da
questo ascolto l’operatore valuta come procedere per sostenere le capacità di autoregolazione del
sistema.
La RP ha le sue origini in un movimento energetico alla base dello sviluppo di tutte le forme
viventi, e si esprime nella fisiologia del corpo, in particolare attraverso ciò che viene definito
Meccanismo Respiratorio Primario (MRP) o Sistema CS. E' un meccanismo che inizia la sua
formazione fin dall'inizio dello sviluppo embrionale ed è composto principalmente dal sistema
nervoso centrale (SNC), dalle membrane che lo avvolgono e dalle ossa che lo contengono, dal
cranio fino al sacro, e si estende a tutto il corpo grazie alle fasce direttamente e indirettamente ad
esso connesse.
Nella disciplina CS, il sistema CS è considerato alla base del funzionamento di tutto il corpo-mente-
spirito2. Il buon funzionamento del sistema CS influenza l’espressione degli altri sistemi:
respirazione, circolazione, omeostasi (capacità di riequilibrio di tutte le funzioni corporee),
postura, ecc. A sua volta, il sistema CS è influenzato ed eventualmente condizionato dal
funzionamento di tutti gli altri sistemi, con i quali intesse una costante relazione reciproca.
Quando questo sistema permette alla RP di esprimersi liberamente, ne consegue una
maggiore capacita di salute; quando invece il suo movimento è inibito, il corpo ha più
difficoltà a entrare in contatto con le proprie risorse, e ne consegue un minor grado
di accesso alla salute. E' quindi importante che questo movimento si esprima il più possibile in
maniera equilibrata in tutto il corpo.
Il lavoro di una sessione di CS è orientato al facilitare e sostenere la libera espressione della RP,
portando attenzione sia ai fattori fisiologici (es. lo scorrimento delle fasce) sia a fattori energetici
(es. la libera espressione delle forze che guidano la RP).
Facilitando lo scorrimento fasciale, si facilitano la respirazione cellulare e il movimento dei fluidi,
viene dato supporto al ripristino della comunicazione fra i vari sistemi e quindi si sostiene la
capacità di espressione della RP, tutti aspetti che sottostanno allo stato di salute.
Molta attenzione viene portata alle aree dove si creano tensioni di varia origine (traumatica,
emotiva, da interventi chirurgici o semplicemente da cattiva postura, ecc.).
Come operatori CS il nostro ruolo non è quello di “intervenire e manipolare”, ma di sostenere le
condizioni affinché il sistema possa auto-regolarsi e la salute sia potenziata.
L’orientamento alla Salute (che indichiamo con la S per distinguerla dal concetto comune di salute)
è una delle caratteristiche di questa disciplina: al centro di ogni distorsione la Salute opera per il
mantenimento del miglior equilibrio possibile. L'obiettivo del metodo CS è di sostenere la Salute in
modo da permettere la migliore espressione possibile della RP: non un'espressione standard,
uguale per tutti, ma la migliore possibile per quella persona, nel totale rispetto delle sue possibilità.

PUNTI SALIENTI DELLA PROFESSIONALITA' DI UN OPERATORE CS:
  1. Approccio olistico, globale alla persona e alla sua condizione.
  2. Promozione della salute e miglioramento della qualità della vita, conseguibili mediante
     la stimolazione delle risorse naturali della persona secondo le metodiche specifiche della
     disciplina CS.
  3. Educa a stili di vita salubri e rispettosi dell'ambiente.
  4. Non interferenza nel rapporto tra medici e/o psicologi e pazienti, e prevede
     l'astensione dal ricorso alla prescrizione di farmaci di qualsiasi tipo.

PUNTI SALIENTI DISCIPLINA CS:
  • DISCIPLINA DEL BENESSERE COMPLEMENTARE AD ALTRE, NON INTERFERISCE
    CON APPROCCI SANITARI IN ATTO, e NON SI SOSTITUISCE ALLE TERAPIE.
  • NON E' UNA TERAPIA IN SENSO CLASSICO, MA UN PROCESSO DI RICONNESSIONE

2 Con il termine “spirito” intendiamo un aspetto universale che si connette con una forma fisica specifica, animata di
consapevolezza.
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        CON LA SALUTE E CON I RITMI NATURALI INTRINSECI A OGNI SISTEMA VIVENTE.
    •   STIMOLA E SOSTIENE CAPACITA' DI AUTO-GUARGIONE che sono alla base di ogni
        sistema vivente. QUESTE CAPACITA' SONO DEFINITE nella disciplina CS COME
        “INTELLIGENZA” DEL SISTEMA.
    •   SALUTE NON COME SEMPLICE ASSENZA DI MALATTIA O DI SINTOMI, ma come un
        principio attivo inerente ai sistemi vitali. Il CS può aiutare a rendere più tollerabili
        situazioni croniche.
    •   CONSIDERA SEMPRE LA GLOBALITA' DELLA PERSONA: persona non vista come parti
        separate, ma come un insieme in cui ogni parte collabora al funzionamento generale.

PUNTI SALIENTI DEL LAVORO CS:
  • NON SI LIMITA A CRANIO E COLONNA VERTEBRALE (come il nome potrebbe
    suggerire), MA COINVOLGE, ATTRAVERSO LE FASCE, TUTTO IL CORPO.
  • NON E' UN METODO DI MANIPOLAZIONE, MA SI BASA FONDAMENTALMENTE SU
    ASCOLTO DI MOVIMENTI MOLTO SOTTILI E SUL SOSTENERE LA LORO NATURALE
    ESPRESSIONE.
  • PORTANDO ATTENZIONE ALLA GLOBALITA' SI VA A LAVORARE ANCHE CON PARTI
    LONTANE DALLE ZONE CHE ESPRIMONO IL DISAGIO.
  • PER PROBLEMI SPECIFICI, RIMANDARE SEMPRE IL CLIENTE AL SUO MEDICO
    CURANTE.

E' importante aver chiari gli aspetti inerenti alla propria disciplina e la
filosofia di vita che la sostiene, così come il fatto di essere pionieri in un
momento di grande evoluzione riguardo ai concetti di salute e ai metodi per
promuoverla e sostenerla, e quindi di far parte di un movimento globale,
culturale e sociale, che chiede a gran voce un cambiamento nell'approccio alla
persona, e in particolare al suo benessere.

                   EVOLUZIONE DEL CONCETTO CRANIOSACRALE
BIODINAMICA CRANIOSACRALE (BCS) – IL TOCCO DELLA VITA:
La disciplina CS ha origine dall’osteopatia e negli anni ha acquisito una sua indipendenza. In
particolare si è sviluppato l’approccio definito BIODINAMICA CS (BCS)

La BCS ha dunque le sue radici nell’Osteopatia, ma negli ultimi decenni si è sviluppata in una
disciplina a sé.

Parlare di Biodinamica può non essere facile. E’ un termine e come tale può significare cose
diverse. Ad es. in agricoltura c’è la Biodinamica di Rudolf Steiner3, in psicologia c’è la Psicologia
Biodinamica.
In ambito Cranioscrale (CS) il termine è stato preso dall’uso che ne ha fatto l’embriologo tedesco
Eric Blechschmidt4 per descrivere le proprietà dei movimenti organizzatori nello sviluppo
embrionale. Tali movimenti rappresentano sia una “categoria speciale di fenomeni vitali” sia
processi biochimici5.
Così usiamo il concetto biodinamico per descrivere le forze vitali che costantemente creano,
formano, mantengono e riparano gli esseri viventi.
Michael Shea6 (2006) sottolinea l’aspetto di interezza, globalità, unità con cui la Biodinamica
guarda all’organismo umano. Unità, interezza, in se stesso e nell’interazione con la Vita. Gli
organismi sono costantemente in interazione con l’ambiente interno ed esterno in una relazione

3 Filosofo, pedagogista, esoterista, artista e riformista sociale austriaco, 1861-1925
4 (1904-1992)
5 Michael Shea, “What does ‘Biodynamic’ mean? Implications for Manual Therapists.”, Incontro Annuale del Rolf

Institute USA, settembre 2006
6 Uno dei principali insegnanti internazionali di Biodinamica Craniosacrale, statunitense.
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globale, non separata.
Così come l’embrione mantiene una condizione di interezza e completezza nell’attraversare i vari
stadi del suo sviluppo così l’organismo adulto continua ad attraversare stadi di continuo
cambiamento senza mai perderla. Biodinamici sono i fenomeni che sottostanno a questa
dimensione di interezza e completezza: fenomeni biochimici sicuramente, ma innanzitutto
espressioni di una forza vitale che si muove nell’organismo ma non è dell’organismo stesso, bensì
appartenente a una dimensione più grande.
Ed è poi questa forza che orienta e organizza i fenomeni biochimici dell’organismo.

Dunque la BCS è un approccio della pratica CS che riconosce le fondamenta più profonde del
sistema umano. Guarda all’essere umano come un’espressione dell’interezza della vita stessa e delle
vaste forze al lavoro nell’universo. Si occupa di come l’organismo incarna, incorpora in sé queste
forze.

Tutta la Vita (come la conosciamo) è governata da ritmi: circadiani, stagioni, maree, respiro
polmonare, ecc.
Nella BCS si parla di un principio Biodinamico organizzativo: il Respiro della Vita (RdV).
Il RdV è l'impulso vitale che genera specifici cicli ritmici, i quali coordinano, regolano e rigenerano
il corpo. Questi ritmi sono descritti sotto il nome di Respirazione Primaria (RP). La RP si esprime
nel corpo attraverso una serie di ritmi o maree che sono palpabili. La capacità di espressione della
RP esprime la Salute intrinseca dell’organismo umano e organizza tutte le funzioni cellulari e
tessutali, dal momento del concepimento fino alla morte.
La RP è considerata il fondamentale principio ordinatore del sistema umano, che regola il
mantenimento dell’equilibrio interno e della Salute. La RP è costantemente al lavoro per
mantenere il miglior equilibrio possibile e la condizione di interezza e completezza dell’organismo
anche nella situazione più disperata.

Il concetto di Energia Vitale è comune a molte tradizioni e culture. Per es. in Medicina Cinese, si
parla di Jing, nella Medicina Tibetana si parla di “vento delle forze vitali”.

Nell’attraversare l’esperienza della Vita l’organismo umano risponde alle esperienze attraverso il
sistema nervoso centrale (SNC), che mantiene l’organismo in equilibrio (omeostasi).
Tutto quello che FACCIAMO, SENTIAMO, PENSIAMO, attiva processi biologici. Passiamo
costantemente attraverso esperienze di ogni genere e il nostro organismo è disegnato per
affrontarle. La RP è la forza sottostante che ci sostiene in questo viaggio di crescita e continuo
cambiamento.
Tutte le stimolazioni dovute alle esperienze producono una sollecitazione all’organismo che
possiamo catalogare sotto il termine stress. Lo stress (che può rivolgersi alla sfera emotiva, fisica
e/o psichica) disturba l’equilibrio, l’omeostasi. Di conseguenza l’organismo si attiva per rispondere
e ritrovare un nuovo equilibrio. Fintanto che l’organismo è in una condizione di accesso alle
proprie risorse, il suo equilibrio è dinamico.
Sollecitazioni altamente stressanti (possono essere sia di natura piacevole sia spiacevole) e
continuative possono però danneggiare la capacità di ritrovare l’equilibrio.

L’intenzione della BCS è di ristabilire la relazione fra gli stati del corpo-mente-spirito con la
potenza del RdV. Il lavoro si basa sulla percezione di come il corpo esprime la Salute, pur in
presenza di condizionamenti, resistenze, malattie.
L’intenzione del lavoro della BCS non è di “mettere a posto” o curare quanto di incoraggiare e
sostenere la naturale capacità di auto-equilibrio del corpo-mente-spirito.

Il trattamento consiste in tocchi gentili che permettono un ascolto profondo del linguaggio del
corpo e delle sue intrinseche capacità di riequilibrio. Attraverso il tocco viene facilitato il
riallineamento di tutti gli aspetti del corpo-mente-spirito con le espressioni della RP.

Il cliente è sostenuto nel processo di acquisizione di consapevolezza di sé e del proprio corpo.
Durante la seduta il cliente può percepire sensazioni particolari, come movimenti nei tessuti, nei
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fluidi, calore, movimenti di energia, formicolii, stati particolari come rilassamento, senso di
integrazione, allineamento, interezza, senso di “ritornare a casa”, ecc. così come accedere a
memorie e/o vissuti antichi (ad es. embrionali) e/o passare attraverso stati critici. La BCS è un
viaggio alla scoperta di sé e delle forze profonde che ci animano. Ci apre alla possibilità di fare
esperienza attraverso il corpo di queste forze Biodinamiche e di trovare un linguaggio per
esprimerle.

Il viaggio nell’apprendimento dell’entrare in relazione con la RP e le sue manifestazioni è
innanzitutto un viaggio dentro noi stessi, alla scoperta dei principi che regolano i nostri processi di
riequilibrio ai suoi livelli più profondi. Quindi è un viaggio nel quale potranno emergere i nostri
condizionamenti, le nostre ferite, i nostri limiti.
Impareremo ad ascoltare la RP e le sue manifestazioni, a riconoscere la storia nel corpo del
ricevente (espressa dalle dinamiche nelle cellule, nei tessuti, nei fluidi del corpo), a relazionarci ai
condizionamenti presenti, a orientarci alla Salute che è sempre presente, a facilitare nel sistema del
nostro cliente la riconnessione con le forze biodinamiche della RP e con la Quiete dalla quale esse
emergono, per sostenere il processo di auto-equilibrio dell’organismo.
L’apprendimento della disciplina CS è fondamentalmente un processo esperienziale. Gli insegnanti
sono il dito che indica la luna: e di questa luna dobbiamo fare esperienza.

“La cultura e la conoscenza sono sicuramente nobili, ma non bisogna dimenticare che quello che
vale veramente la pena di sapere non si può insegnare.” Oscar Wilde7

       ORIENTAMENTO alla SALUTE e CONCETTO di UNITA’/INTEREZZA

Questi 2 principi sono di fondamentale importanza nella disciplina CS.
L’orientamento alla Salute è una caratteristica dell’approccio CS. La indichiamo con la S maiuscola
proprio per differenziarla dal comune concetto di salute, inteso come opposto al termine malattia.
Il concetto di Salute, nella disciplina CS, è intimamente connesso a quello di unità/interezza.

Il concetto di unità/interezza prende avvio dal momento del concepimento: è da un’unica
cellula che tutto prende origine. Iniziamo il nostro viaggio terrestre essendo UNO e questa
fondamentale unità resta l’impronta fondamentale nel nostro corpo-mente-spirito. Tutto ciò che
forma il nostro corpo (cellule, tessuti, organi) funziona come un insieme, ogni parte è
interdipendente con il resto. Il corpo funziona come un campo unificato. Questo vuol dire anche
che una qualsiasi cosa che accade in una parte dell’insieme (sia un trauma sia una liberazione) ha
un effetto sul tutto.

Anche la Salute è un principio che è presente fin dal momento del concepimento e che viene
veicolato dal RdV, questa potente energia vitale che ci sostiene dall’inizio alla fine della nostra
incarnazione in questo corpo. Questo principio di Salute non può essere né aumentato né
consumato. E’ un principio, e non dipende né dal nostro stato mentale né da quello fisico.

“La salute nella nostra comprensione, non è una funzione di nessun sistema del corpo. Non è
neanche una funzione della genetica o di nessuna struttura cellulare.
La salute è un'espressione di un principio universale.
E' incondizionata / assoluta ed è un'espressione dell'essenza di chi siamo, in quanto esseri umani.
La salute permea e anima.
E' sempre presente e non è mai persa, indipendentemente dallo stato del corpo o della mente.”
Franklin Sills8 (2000)9.

7Scrittore, poeta, saggista, aforista, giornalista, drammaturgo irlandese, 1854-1900.
8Uno dei principali insegnanti internazionali di Biodinamica Craniosacrale, statunitense.
9 “Il principio dell’ordinamento biologico” (apparso sul giornale della UK Craniosacral Therapy Association, “The

Fulcrum”, n° 19, 2000 – Traduzione a cura dell'ITCS di Latina).
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Come dice Jeames Jealous10, la Salute “(…) è disponibile 24 ore al giorno dal concepimento fino
alla morte, poi traspira. Non espira.” (citato da Sills, 2001).

Il principio di Salute è intrinseco all’espressione della RP, così come lo è il principio di
unità/interezza.
Non sono principi che possono essere capiti solo cognitivamente, vanno indagati nella nostra
pratica e nella nostra vita, ne dobbiamo fare esperienza diretta.

RISORSE.
“L’unico scopo del trattamento è il risveglio delle risorse totali della struttura fisiologica propria del
cliente.
Assisto il corpo nell’utilizzo delle proprie risorse necessarie per quel particolare progetto di salute.
Il corpo è un organismo vivente e dinamico.
Possiede tutte le risorse necessarie per le proprie necessità.
Per entrare in uno stato di equilibrio fisiologico bisogna cooperare con esso, utilizzando il
meccanismo proprio del corpo”.
R. E. Becker11

Le risorse sono qualsiasi cosa che è di sostegno alla Salute.
Le risorse aiutano a dare supporto e stabilità, a bilanciare il SN e l'autoregolazione. Le risorse sono
necessarie per poter affrontare le difficoltà. Così come operatori è necessario individuare le nostre
risorse ed entrarci in contatto mentre lavoriamo, è fondamentale aiutare il cliente a trovare le sue
risorse.
Lo stato risorsa può essere percepito a livello fisico, emotivo, psicologico, mentale o spirituale e
possono dividersi in risorse esterne e interne.
Le risorse interne riguardano la persona. Possono riguardare una parte del corpo, in particolare
un senso di agio in una certa parte; oppure uno stato interiore (ad es. come mi sento quando mi
raccolgo in meditazione) o una caratteristica della nostra persona (es. il fatto di essere ottimisti o
fiduciosi); oppure una capacità; o anche un'idea (positiva o costruttiva) come “c'è sempre qualcosa
da imparare”. Queste sono le risorse a cui daremo maggiore attenzione nel corso del training di
base.
Le risorse esterne si riferiscono a qualcosa di esterno alla persona. Possono essere persone (su
cui si può contare, o che ci mettono particolarmente a nostro agio, ecc.), ma anche animali od
oggetti. Possono anche essere attività che ci piace fare, con cui interagiamo con l'ambiente (ad es. il
giardinaggio o passeggiare).
Nel nostro lavoro è particolarmente importante connettere la risorsa a un sentire nel corpo. Ad es.:
“Come ti senti nel corpo quando fai giardinaggio? C'è una zona in cui ti senti particolarmente a tuo
agio che è connessa con il piacere di fare giardinaggio?”.
Quindi le risorse possono essere qualcosa che è presente in questo momento, oppure qualcosa che
anche se non è presente, tramite il contatto immaginario, permette un aumento del benessere. Una
risorsa può essere anche un qualcosa che viene immaginato: “Puoi immaginare qualcosa che ti
sarebbe di aiuto?”.

Risorse come processo di orientamento alla Salute:
   • Mettono in contatto con se stessi, con un senso di interezza e integrità, con un senso più
      profondo di sé.
   • Permettono di affrontare momenti difficili, situazioni minacciose.
   • Aiutano a bilanciare il SN e favoriscono così l’autoregolazione.

AIUTARE A INDAGARE LE RISORSE NEL CORPO:
Per iniziare possiamo semplicemente domandare “C’è una zona dove ti senti bene nel corpo in
questo momento?”. Approfondiremo pian piano la modalità di indagine.

10   Osteopata statunitense, 1943
11   Uno degli allievi di Sutherland a lui più vicini. Osteopata, statunitense, 1910-1996.
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Se il ricevente dovesse rispondere “non c’è nessuna zona in cui mi sento bene” possiamo invitarlo a
esplorare in quale zona si sente meno male.

            IMPARARE CON LA PARTE DESTRA DEL CERVELLO
“Il lavoro sul corpo è lavoro dell’anima. L’immaginazione è il ponte fra il corpo e l’anima.”
                                                                         Marion Woodman12

                                         neuroni (www.laboratoriocognitivo.it)

I due emisferi cerebrali hanno ognuno le loro specializzazioni. Nei destrimani, la parte sinistra
generalmente corrisponde alla mente logica, razionale, verbale e critica. Questa parte ci dice
verbalmente cosa dobbiamo fare.
Al contrario, la parte destra generalmente corrisponde alla mente intuitiva, che va oltre l’analisi
razionale, è fonte di ispirazione, ed è non verbale. Questa parte ci mostra cosa fare presentandoci
simboli, immagini e metafore e funziona attraverso schemi di pensiero creativo, configurazioni
spaziali e visualizzazioni.
Questo ha profonde implicazioni per quanto riguarda l’apprendimento. Usare entrambe le parti ci
porta a integrare l’intuizione con la logica.
Carl Jung13 defini l’intuizione “la funzione che esplora lo sconosciuto, e che percepisce possibilità
ed implicazioni che potrebbero non essere esplicite”.

Il nostro successo evolutivo è basato sulla nostra capacità di imparare. Studiando i ratti in
laboratorio, gli scienziati hanno appurato che più sono esposti ad ambienti ricchi di stimoli, più
aumenta il numero dei neuroni14 e delle loro connessioni sinaptiche15 nella corteccia cerebrale, che
è la zona del cervello responsabile dell’intelligenza e della creatività.
Durante l’apprendimento, un vasto numero di neuroni si connette con altri neuroni vicini,
formando una rete. Ciò che permette la memorizzazione di ciò che si sta apprendendo è la
focalizzazione: se non si porta completa attenzione a quello che si sta facendo nel momento
presente, il cervello attiva altre reti neurali che lo possono distrarre dal memorizzare. Quando
impariamo cose nuove, crescono nuovi circuiti nervosi, ma se non si presta piena attenzione alla
stimolazione derivante dalla nuova attività, allora le connessioni nervose non si sviluppano
appieno. Se invece siamo focalizzati favoriamo tale sviluppo, soprattutto quando impariamo
ASSOCIANDO un concetto nuovo con altri concetti già memorizzati, quindi associando una rete
neurale con un’altra rete neurale.
Un modo più profondo in cui creiamo connessioni sinaptiche è attraverso l’ESPERIENZA. Quando
connettiamo dati intellettuali con l’esperienza, le connessioni sinaptiche vengono rafforzate
dall’interazione con i sensi, coinvolgendo le emozioni.
Sia quando ripetiamo l’associazione, sia quando ripetiamo l’esperienza, fortifichiamo le
connessioni sinaptiche del circuito nervoso associato.

12 Innovativa analista Junghiana canadese, 1928.
13 Psichiatra, psicanalista e antropologo svizzero, 1875-1961.
14 Cellule del sistema nervoso.
15 Connessioni fra cellule nervose che permettono il passaggio di informazioni.
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Ripetendo, ciò che all’inizio sembrava insolito diventa facile e naturale, ciò che prima veniva
ripetuto con richiesta di sforzo, diventa spontaneo.

La sostanza chimica che favorisce le connessioni sinaptiche si chiama fattore di crescita neurale, ed
è rilasciato solo quando un numero sufficiente di cellule nervose vengono stimolate assieme
creando reti neurali. Una volta che una rete neurale si è formata nel cervello, quelle cellule nervose
si connettono ad altre cellule nervose che escono dal cervello e viaggiano attraverso il midollo
spinale per comunicare con ogni cellula del nostro corpo.

All’inizio dell’apprendimento della disciplina CS sono richieste molte abilità percettive che restano,
per alcuni di più e per altri di meno, al di fuori della capacità di percezione ordinaria. Palpare i
ritmi della Respirazione Primaria richiede un tocco molto leggero e una mente aperta. Nelle
persone focalizzate analiticamente questo può portare ad una serie di insicurezze, dal mettere in
dubbio la propria capacità di percepire, alla paura di “immaginare” il movimento e che questo non
ci sia veramente. In realtà possiamo usare l’immaginazione come un alleato che ci permette di
entrare in un territorio sconosciuto, e man mano verificare con l’esperienza quello che sta
accadendo.
Come diceva Einstein: “L’immaginazione è tutto. E’ l’anteprima delle attrazioni che il futuro ci
riserva. L’immaginazione è più importante della conoscenza. La conoscenza è limitata,
l’immaginazione abbraccia il mondo.”

Nella disciplina CS proviamo a permetterci che l’immaginazione, l’apertura e l’osservazione acritica
diventino il metodo naturale di approccio, e lasciamo che l’analisi sia il passo successivo. Questo
approccio potrebbe svelarci scoperte inaspettate.
Quando le domande analitiche affollano la nostra mente, ricordiamoci che l’esperienza di migliaia
di operatori sparsi per il mondo oltre che un certo numero di evidenze scientifiche supportano
questo lavoro. Coltiviamo fiducia in noi stessi, nelle nostre percezioni, e diamoci il permesso di fare
esperienza, rivolgendo la nostra attenzione al momento presente.
Permettendoci di rimanere presenti all’esperienza del momento, modelliamo la nostra struttura
rendendola più elastica; restando aperti permettiamo a nuove conoscenze di rivelarsi;
focalizzandoci sul momento presente aiutiamo il nostro sistema nervoso a creare nuove
connessioni sinaptiche; ricominciando da capo con pazienza tutte le volte che ci scoraggiamo o che
non sentiamo niente, aumentiamo la nostra possibilità di imparare: quello che oggi ci sembra
impossibile, col tempo diventerà facile e naturale. Ricordiamoci sempre che altri prima di noi
hanno intrapreso questa strada e ci sono riusciti. Restare aperti e fiduciosi ha effetti
biologici.

    Chi non ha mai commesso errori non ha mai provato a fare cose nuove.
                                               Albert Einstein
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                                           MEDITAZIONE

                           Il Buddha della medicina – www.abuddhistlibrary.com

“Fino a qualche anno fa la parola ‘meditazione’ era, per molti, sospetta e associata a immagini di
ciarlatanerie mistiche. Ciò era in parte dovuto all’ignoranza del fatto che, l’essenza della
meditazione, consiste semplicemente nel fare attenzione alla propria esperienza. Questo fatto è
oggi più conosciuto; e, poiché l’attenzione è un’esperienza di tutti, almeno occasionalmente, la
meditazione non ci appare più tanto esotica o estranea alla nostra vita quanto potevamo un tempo
pensare.
Tuttavia, quando attraverso la meditazione cominciamo a osservare un po’ più da vicino il modo in
cui funziona la nostra mente, troviamo che la maggior parte del tempo la nostra attenzione è rivolta
piuttosto al passato o al futuro che al presente. Perdiamo molti momenti della nostra vita perché
non siamo del tutto presenti a viverli, di questo possiamo accorgerci particolarmente attraverso la
meditazione, ma è una caratteristica di ogni momento della nostra vita: l’inconsapevolezza domina
la nostra mente la maggior parte del tempo e perciò influisce su tutto ciò che facciamo.
Osservandoci, scopriamo che funzioniamo quasi sempre ‘con il pilota automatico’,
meccanicamente, senza renderci pienamente conto di quello che stiamo facendo o vivendo. È come
se, gran parte del tempo, non fossimo ‘in casa’. O come se, in altre parole, fossimo sveglio solo per
metà.
Per familiarizzarti con questo concetto puoi pensare a un’esperienza che si presenta comunemente
guidando la macchina. Ti sarà capitato di andare in un certo posto e di non ricordare quasi nulla di
quello che hai incontrato lungo il percorso. Probabilmente il tuo ‘pilota automatico’ era in funzione.
Non eri del tutto presente: eri presente solo, sperabilmente, quanto basta per guidare con sicurezza
e senza problemi.
Anche se cerchi deliberatamente di fare attenzione a una certa azione, che sia guidare o qualsiasi
altra cosa, scoprirai probabilmente che ti è difficile restare presenta a lungo. La nostra attenzione
viene facilmente distratta. La mente tende a vagare: dopo un po’ ti trovi a essere immerso in
pensieri o fantasie.

I nostri pensieri sono tanto potenti, soprattutto in momenti di crisi o di turbamento emotivo, da
annebbiare facilmente la consapevolezza del presente. Anche quando siamo relativamente calmi
rapiscono tutti i nostri sensi. Un altro esempio tratto dalla guida: succede a volte che una certa
impressione, un’immagine, un suono, rapiscano la mente e la trattengano un po’ più a lungo di
quanto sarebbe raccomandabile per la sicurezza della guida. Mentre l’auto continua ad avanzare, la
mente resta indietro, si sofferma su quella mucca in mezzo al prato, su quel camion, o quel che sia
che ne ha catturato l’attenzione, incurante delle nuove impressioni che continuano ad arrivare.
Ma non è forse quasi sempre così, qualsiasi cosa tu stia facendo? Nota quanto facilmente, in
qualsiasi situazione, la tua attenzione viene distratta dal momento presente, portata via dalla
corrente di pensieri. Prova a osservare quanto spesso nel corso di un giorno ti trovi a pensare al
passato o al futuro. Resterai sorpreso. Puoi verificare la forza d’attrazione esercitata dal pensiero
eseguendo questo semplice esperimento. Chiudi gli occhi e stai seduto con la schiena dritta, senza
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irrigidirti. Porta l’attenzione al tuo respiro. Non cercare di controllarlo, lascia che accada da sé e
semplicemente sentilo, sii consapevole del suo scorrere, del suo entrare e uscire. Prova a
mantenere l’attenzione concentrata sul respiro in questo modo per tre minuti.
Se sopraggiunge il pensiero che è sciocco o noioso star semplicemente seduto a osservare il respiro
che entra e che esce, nota che questo è semplicemente un pensiero, un giudizio della tua mente.
Lascia che questo pensiero passi e riporta l’attenzione al respiro. Alla fine dei tre minuti, nota come
ti sei sentito durante l’esperimento e nota per quanto tempo la tua mente si è distratta, perdendo la
consapevolezza del respiro. Che cosa sarebbe successo se avessi continuato per dieci minuti, per
mezz’ora, per un’ora?
La mente di quasi tutti noi tende a vagare e a saltare facilmente da una cosa all’altra. Ciò rende
difficile mantenere l’attenzione concentrata su una cosa, per esempio sul respiro, per un certo
tempo, se non impariamo a calmare e stabilizzare la nostra mente. Questo esperimento di tre
minuti è un assaggio di che cos’è la meditazione. Meditazione è osservare deliberatamente il tuo
corpo e la tua mente, lasciando che le tue esperienze scorrano liberamente di momento in
momento e accettandole così come sono. Meditazione non significa rifiutare i pensieri o bloccarli o
reprimerli. Non significa controllare alcunché, eccetto la direzione della tua attenzione.

Tuttavia, sarebbe sbagliato ritenere che la meditazione sia un processo passivo. Dirigere
l’attenzione e restare in uno stato di autentica calma non reattiva, richiede molta energia e molto
impegno. Eppure, paradossalmente, la via della consapevolezza non comporta alcuno sforzo per
raggiungere un certo risultato o una particolare esperienza. Essa richiede invece che tu ti permetta
di essere nella realtà che è la tua, di familiarizzare con la tua esperienza momento per momento.
Perciò, se durante i tre minuti dell’esperimento non ti sei sentito particolarmente rilassato o se
l’idea di osservare il respiro per mezz’ora ti sembra inconcepibile, non preoccuparti. Il rilassamento
viene da sé con la continuità della pratica; lo scopo di questo esercizio era solo di farti notare che
cosa succede quando provi a concentrare l’attenzione su una cosa.
Se comincia a fare attenzione a ciò che passa per la tua mente, momento per momento, durante il
giorno, probabilmente scoprirai che una parte notevole del tuo tempo e della tua energia è
assorbita da ricordi, fantasticherie, rimpianti legati al passato. E una parte altrettanto grande, o
forse maggiore, è assorbita dall’attesa, dalla pianificazione, dalle preoccupazioni e dalle
fantasticherie riguardo al futuro e a ciò che vorresti o non vorresti che accadesse. Per via di questo
traffico interno che ci occupa quasi continuamente perdiamo gran parte della ricchezza di
esperienza della nostra vita; o quanto meno tendiamo a sottovalutarne il valore e il significato.
Per esempio, stai guardando un tramonto, colpito dal gioco di luce e di colori fra nubi e cielo. Per
un momento sei veramente presente, lo assorbi, lo vedi veramente. Poi entra in gioco il pensiero, e
magari ti ritrovi a commentare la scena con qualcuno che è lì con te, a dire com’è bello il tramonto
oppure a parlare di qualcos’altro che ti ha fatto venire in mente. Parlando, disturbi l’esperienza
preziosa di quell’attimo. Perdi quella particolare qualità di percezione del sole, del cielo, della luce.
Sei in balia dei tuoi pensieri e dell’impulso di esprimerli.
Le tue parole rompono l’incantesimo. O magari non dici nulla, ma il pensiero o il ricordo che sono
affiorati ti hanno distratto dal tramonto. A questo punto sei assorbito dal tramonto che si trova
dentro la tua testa anziché dal tramonto reale che hai davanti agli occhi. Magari pensi di di stare
ancora godendoti il tramonto, ma in realtà ora lo vedi attraverso il filtro del ricordo di altri
tramonti o altre associazioni che ti ha evocato. Tutto questo può accadere a un livello del tutto
subliminale; e, quel che più conta, dura solo un attimo. Poi passa, con il continuo mutare delle
situazioni e delle sensazioni. (…)
L’utilità della consapevolezza, non si limita (…) al fatto di permetterci di godere più profondamente
dei tramonti. Quando la mente è dominata dall’inconsapevolezza, tutte le nostre decisioni e le
nostre azioni ne risentono. Perdiamo il contatto con il nostro corpo, e con i suoi segnali e messaggi,
il che a sua volta può causare altri guai fisici, di cui non ci rendiamo nemmeno conto di essere
responsabili. E vivere in uno stato di cronica inconsapevolezza, ci fa perdere gran parte di ciò che è
bello e significativo nella vita. (…)” Jon Kabat-Zinn16 (1990)17

16 biologo e scrittore statunitense, Professore Emerito di Medicina e fondatore della Stress Reduction Clinic e del Center
for Mindfulness in Medicine, Health Care and Society presso la University of Massachusetts Medical School, 1944
17 “Vivere momento per momento” pagg. 24-26
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“Pratichiamo la consapevolezza ricordandoci di essere presenti in tutti i momenti della nostra vita.
Possiamo portare via la spazzatura consapevolmente, mangiare consapevolmente, guidare
consapevolmente. Pratichiamo la consapevolezza navigando attraverso tutti gli alti e i bassi della
vita, attraverso le tempeste del corpo e quelle della mente, le tempeste esterne e quelle interne.
Possiamo imparare a fare attenzione alla nostra paura e al nostro dolore, restando nel contempo
centrati e radicati in qualcosa di più profondo dentro di noi, in una saggezza discriminante che ci
aiuta ad attraversare e a trascendere paura e dolore, e a trovare pace e speranza nella nostra
situazione così com’è.
Quando diciamo ‘praticare la consapevolezza’, usiamo la parola pratica in un senso speciale. In
questo contesto, ‘pratica’ non significa una prova, un esercizio per mettere a punto una certa
capacità da utilizzare in un altro momento. Nel contesto della meditazione, ‘pratica’ significa
‘essere presenti deliberatamente’. Il mezzo e il fine della meditazione, in realtà, coincidono. Non
cerchiamo di arrivare a una meta, cerchiamo solo di essere dove siamo già e di esserci pienamente.”
Jon Kabat-Zinn (1990)18

LA MEDITAZIONE: FULCRO DELLO SVILUPPO DELL’OPERATORE CS

Il termine inglese che traduciamo con consapevolezza è ‘mindfulness’. La pratica proposta da
Kabat-Zinn oggi viene indicata con il nome di Meditazione Minfulness (MM). Kabat-Zinn (1990)
ha dato una specifica definizione per cosa intendere con consapevolezza mindfulness: una
consapevolezza che emerge dal fare attenzione, in modo intenzionale, nel momento presente, e in
modo non giudicante.
Negli ultimi 10-15 anni c’è stato un forte incremento degli studi scientifici sugli effetti dello
sviluppo della consapevolezza basata sulla MM. Sono stati scientificamente riconosciuti effetti
benefici sulla nostra fisiologia (es. condizioni dovute allo stress, malattie di vario genere – incluso
dolore cronico, ipertensione, fibromialgia, cancro, asma, problemi cardiaci, ecc., condizioni
psicologiche – es. ansia, panico, depressione), sulle funzioni mentali (es. attenzione, memoria) e
sulle relazioni interpersonali.

La pratica della meditazione è particolarmente importante per l’operatore CS per lo sviluppo di
tutte le abilità specifiche che questa disciplina richiede. Innanzitutto la capacità di sviluppare un
acquietamento interiore e un’attenzione neutrale, necessari per poter entrare in contatto con le
manifestazioni sottili del sistema CS e per poterlo fare senza interferire con i processi in atto.
Quindi la meditazione diventa la base per poter sviluppare capacità percettive sempre più sottili e
sofisticate e soprattutto per sostenere per tempi lunghi (i tempi delle sessioni) la capacità di
accoglienza, di amorevolezza e di non giudizio necessaria per permettere al lavoro di procedere
secondo le priorità del sistema e non secondo le priorità dell’operatore.
Buona parte del lavoro CS è basato sulla capacità del sistema del ricevente di risuonare con spazi di
centratura ed apertura sostenuti dall’operatore. In questo ambito vedremo come lo stato interno
dell’operatore sia un faro che guida il sistema del ricevente.

Per il ricercatore nel campo della mente relazionale Daniel Siegel (2009) la mindfulness è una
“forma di relazione con noi stessi”, “una forma di relazione sana con se stessi”. A partire da questa
relazione con se stesso, l’operatore si apre al ricevente e al suo sistema. La consapevolezza permette
che si crei una forma di sintonizzazione interpersonale. Per Siegel (2009) la capacità di
sintonizzazione è al “cuore di tutte le relazioni che implicano il prendersi cura di un'altra persona”.
Nella sintonizzazione accade una risonanza fra gli stati interiori delle persone coinvolte nella
relazione. La risonanza che si crea a partire dalla capacità dell’operatore di sostenere uno spazio di
centratura e consapevolezza è alla base del processo di riequilibrio del sistema CS.

18   “Vivere momento per momento”, pag. 30
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                             ASSI E PIANI DI RIFERIMENTO
E’ importante costruire un linguaggio
comune con il quale comunicare
all’interno di una stessa comunità.
Iniziamo con prendere confidenza con
alcuni termini anatomici. Possiamo
considerare 3 piani nello spazio con il
corpo in posizione anatomica, cioè in
piedi, con i palmi delle mani rivolti in
avanti, incluso in un parallelepipedo
diviso da 3 piani (vedi immagine).

PIANO SAGITTALE ! divide il
corpo in 2 metà, destra e sinistra.
PIANO MEDIALE o CORONALE !
divide esattamente il corpo in anteriore
o ventrale e posteriore o dorsale.
PIANO          ORIZZONTALE             o
TRASVERSALE ! divide il corpo in
superiore ed inferiore.

Possiamo immaginare che il corpo
scorra su questi piani per effettuare
tutti i vari movimenti: flessioni,
estensioni,      inclinazioni laterali,
rotazioni e torsioni.

Utilizziamo inoltre i seguenti
termini di riferimento:
CEFALICO ! in direzione della testa.
CAUDALE ! in direzione del bacino.
PODALICO ! in direzione dei piedi.
PROSSIMALE ! vicino al cuore.
DISTALE ! lontano dal cuore.
FRONTALE ! verso la parte
anteriore del corpo.
DORSALE ! verso la parte posteriore
del corpo.
LATERALE ! verso il lato del corpo.
MEDIALE ! verso la linea mediana
del corpo.
SUPERIORE ! in alto.
INFERIORE ! in basso.
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                      IL MECCANISMO RESPIRATORIO PRIMARIO
                                       (o SISTEMA CRANIO-SACRALE)

                                Il corpo (...): quella parte di Anima percepita dai 5 sensi. William Blake19

Il Meccanismo Respiratorio Primario (MRP) (detto anche sistema cranio-sacrale – SCS) è un
sistema fisiologico che esiste negli esseri umani e negli animali dotati di cervello e midollo spinale.
Deve il suo nome a Sutherland (padre di questa disciplina), il quale individuò le specifiche strutture
anatomiche e fisiologiche che fungono da porte di accesso per le espressioni della Respirazione
Primaria (RP). Questo Meccanismo comprende le seguenti strutture, dallo strato più interno a
quello più esterno:
    • Il fluido cefalorachidiano o liquor, prodotto all’interno del cervello.
    • Le meningi o membrane a tensione reciproca, che rivestono il sistema nervoso centrale
        (SNC): le meningi craniche, con i loro sdoppiamenti in falce e tentorio, e il tubo durale che
        connette cranio e sacro.
    • Strutture ossee: cranio, colonna vertebrale, sacro e coccige, che proteggono il SNC.
Tutte queste componenti hanno la capacità di esprimere un movimento involontario che
contribuisce alla manifestazione della RP. Per Sutherland il termine “involontario” si riferiva al
fatto che tali movimenti vengono guidati da una forza vitale, a cui aveva dato il nome di Respiro
della Vita (RdV).

ASPETTI FISIOLOGICI CHE CONTRIBUISCONO ALL'ESPRESSIONE DELLA
RESPIRAZIONE PRIMARIA

Sutherland individuò alcune strutture anatomiche e alcune loro funzioni e interrelazioni come
elementi strategici per l’espressione della RP:

       •    FLUTTUAZIONE DEL LIQUOR
       •    MOTILITA' DEL SNC
       •    MOBILITA' e MOTILITA’ DELLE MEMBRANE A TENSIONE
            RECIPROCA
       •    MOVIMENTO DELLE OSSA CRANICHE
       •    MOVIMENTO INVOLONTARIO DEL SACRO FRA LE ILIACHE

Con il termine MOBILITA’ si intende la capacità di una struttura di muoversi in relazione rispetto
ad un’altra struttura, come per es. il movimento delle ossa del cranio l’una in relazione con le altre.
Vedremo nel corso del training come ogni struttura singola nel corpo esprime un suo schema
specifico in relazione al movimento della RP. In particolare la mobilità delle singole strutture è
presa in considerazione a livello dell’espressione più veloce della RP, cioè a livello dell’Impulso
ritmico craniale (IRC) o ritmo Craniosacrale (RCS).
Con il termine MOTILITA’ ci si riferisce invece a un movimento intrinseco di una singola
struttura o di un insieme, cioè un movimento interno, guidato dal RdV. La motilità viene presa in
considerazione soprattutto a livello delle espressioni più lente della RP, in particolare della Marea
Media (MM) e in questi casi è l’espressione di un campo unificato, come avremo modo di
approfondire andando avanti.
Motilità e mobilità esprimono 2 aspetti distinti di una stessa struttura.

La FLUTTUAZIONE del LIQUOR: continuamente all’interno del SNC il liquor viene prodotto,
mandato in circolo e riassorbito. Questo processo si esprime attraverso cicli in cui si alternano fasi
di espansione e di ritorno. Sembrano esserci evidenze per cui la produzione ed il riassorbimento
del LCS causano un ritmico aumento e diminuzione di pressione del liquido all’interno del SCS. In
ogni caso il movimento intrinseco del liquor si trasmette ai confini del sistema modellandolo. I
confini sono rappresentati dalle meningi, il cui strato più esterno è appunto la dura madre.

19   Poeta, incisore e pittore inglese, 1757-1827
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Essendo le meningi in continuità con la scatola cranica, formandone il rivestimento interno, la
pressione esercitata si trasferisce alle ossa craniche, inducendo un sottile movimento ritmico che
possiamo percepire attraverso le nostre mani.

La MOTILITA’ del SNC: grazie alla capacità delle cellule nervose di espandersi e contrarsi, il
cervello e il midollo spinale esprimono una motilità ritmica.

La MOBILITA’ e MOTILITA’ delle MEMBRANE A TENSIONE RECIPROCA (MTR) si
riferisce alla capacità del tessuto meningeo, pur non essendo elastico, di poter esprimere
movimenti di allargamento e accorciamento o in alternativa di restringimento e di allungamento.

Il MOVIMENTO DELLE OSSA CRANICHE si riferisce alla capacità delle varie ossa di
muoversi grazie al fatto che le suture che le connettono non sono fisse ma permettono una certa
mobilità. Oltre ad essere mobili l’una in relazione alle altre, le ossa del cranio esprimono anche una
motilità intrinseca.

Il MOVIMENTO INVOLONTARIO DEL SACRO FRA LE ILIACHE è un movimento
intrinseco del sacro, che si differenzia dai movimenti generati dal cambiamento di posizione del
corpo. E’ un movimento che si può manifestare attraverso la mobilità del sacro in relazione alle
strutture con cui si articola (iliache e colonna vertebrale) oppure attraverso la motilità che lo guida
da dentro.

Il MRP viene anche definito sistema “cranio-sacrale” perché include tutta l'area del cranio (capo,
faccia e bocca) e si estende lungo la colonna vertebrale fino al sacro.

Attraverso il sistema fasciale, un insieme sottile e continuo di tessuto connettivo, dotato di un certo
grado di scorrimento, la RP si esprime in tutto il corpo.

LE VARIE COMPONENTI DEL MRP VENGONO APPROFONDITE SEPARATAMENTE PER
COMODITA’ DI STUDIO MA DOBBIAMO TENER PRESENTE CHE SONO DIFFERENZIAZIONI
DI UN’UNITA’ E CHE PARTECIPANO CONTEMPORANEAMENTE ALL’ESPRESSIONE DELLA
RP.

LA SCOPERTA DEL MECCANISMO RESPIRATORIO PRIMARIO

La scoperta del MRP risale agli inizi del 1900 grazie al lavoro del Dottor
William Garner Sutherland (1873-1954) (nella foto20), osteopata.
Sutherland fu affascinato dalla struttura delle ossa del cranio, convinto
che tale struttura permettesse un movimento che non si esauriva con le
necessità della nascita e dello sviluppo nell’infanzia. Ancora studente,
osservando la particolare struttura delle suture delle ossa temporali,
ebbe un'intuizione: “smussate come branchie di un pesce per la
Respirazione Primaria!”. Questa intuizione guidò il lavoro di tutta la sua
vita. Iniziò quindi una serie di esperimenti su di sé, usando un elmetto
di sua invenzione, con cui poteva variare e controllare la pressione sulle
varie parti del cranio. La moglie collaborò prendendo nota di tutti i
cambiamenti che intervenivano man mano, da quelli dell’umore a quelli
di coordinazione. Questo lo portò alla conclusione che esistesse un movimento cranico anche
nell’adulto.
Sviluppò approcci manuali per l’individuazione di schemi distorti nel movimento del cranio e per la
loro liberazione. Lavorò e sperimentò su di sé per molti anni, prima di iniziare a trasferire le sue
scoperte sui suoi pazienti.

20   www.tuttosteopatia.it
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Le sue prime presentazioni pubbliche dei risultati ottenuti furono per lungo tempo ignorate
dall’ambiente accademico. Fu anche trattato da eretico. Solo nel 1946 il suo lavoro cominciò a
essere riconosciuto in ambito osteopatico.
Nel frattempo la sua comprensione del lavoro si era ulteriormente approfondita, portandolo a una
svolta nel suo lavoro: il riequilibrio del MRP non era più ricercato applicando forze esterne
(intervento dell’operatore) ma sfruttando le forze interne.
Il suo lavoro è stato poi portato avanti e approfondito da una stretta cerchia di allievi, come il Dr.
Rollin Becker e per molti anni rimase un approccio praticato da pochi.

Nel 1970 il Dottor John Upledger (1932-2012) si trovò ad assistere un intervento di rimozione di
una calcificazione sulla superficie della membrana durale spinale. Il suo lavoro consisteva nel tener
ferma la membrana affinché il chirurgo potesse rimuovere la placca. Nonostante tutti i tentativi, il
Dottor Upledger non riuscì a tenerla ferma, e poté osservare che questa membrana sembrava avere
un ritmo proprio, indipendente da quello del cuore e della respirazione. In seguito non riuscì a
trovare spiegazione a quanto aveva esperito, finché si imbatté nel lavoro del Dottor Sutherland. Nel
1975 iniziò a collaborare con un team di ricerca all’università del Michigan, con il quale dimostrò le
basi del movimento osseo del cranio, grazie allo studio su crani freschi anziché quelli preservati
chimicamente o a secco normalmente usati per lo studio del cranio, e grazie a strumenti scientifici
sofisticati. Si poté quindi dimostrare che le suture della testa non sono strutture ossificate
immobili, bensì vive, con vasi sanguigni, fibre nervose, recettori di stiramento e fibre collagene, che
permettono una certa mobilità alle ossa. Il team fu inoltre in grado di misurare ampiezza e
frequenza del movimento.
La documentazione di queste ricerche fu pubblicata nel 1982, in cooperazione con il Dottor Jon
Vredevoodg, nel libro “Terapia Cranio-sacrale” (ed Red).
Grazie al suo lavoro di divulgazione della disciplina CS anche in ambito non medico, il CS iniziò a
diffondersi e a suscitare interesse.

La disciplina ha continuato a crescere e svilupparsi e fra le figure di spicco che rappresentano oggi
un riferimento importante nel nostro lavoro ricordiamo:
-   Franklyn Sills21. Statunitense, vive in Inghilterra dove con la ex moglie ha fondato nel 1984 il
    Karuna Institute, un centro di riferimento per un approccio contemplativo alla Salute. E’ uno
    dei primi centri occidentali in cui la Mindfulness è stata integrata nell’insegnamento delle
    abilità professionali di cura. L’integrazione delle pratiche di Mindfulness con la psicoterapia
    occidentale e con la BCS è unica nel suo genere. Le specializzazioni di Franklyn spaziano dalla
    Polarity Process, alla psicologia pre e perinatale, al lavoro sul trauma, alla neurobiologia della
    Mindfulness. E’ stato monaco Buddhista sotto il Venerabile Taungpulu Kaba Aye Sayadaw.
- Michael Shea22. E’ una figura di spicco nel campo della psicologia somatica, del rilascio mio
    fasciale e della BCS. Il suo lavoro si sviluppa dalla conoscenza approfondita dell’embriologia
    umana. Essendo allievo del Dalai Lama, ha sviluppato la pratica manuale della BCS radicandola
    nella pratica spirituale della compassione. Combina inoltre il suo lavoro con la conoscenza delle
    pratiche Navajo, essendo stato allievo per anni di un Uomo di Medicina di questa tribù. E’
    specializzato nel trattamento di traumi pre e perinatali, sia nei bambini sia negli adulti.
- Jeames Jealous23. Si occupa di Osteopatia craniale dal 1966. E’ un insegnante di rara
    integrità e umiltà, al servizio del Respiro della Vita: “Attraverso l’aiuto e la gentilezza di
    insegnanti eccezionali e di anni di interesse personale, la bellezza della Respirazione Primaria è
    diventata momento dopo momento una realtà nella mia vita.”

A tutti loro (e non solo!) dobbiamo molto. Che il nostro lavoro possa essere al
servizio dello sviluppo della consapevolezza nel rispetto di ciò che ci è stato insegnato
e nella personale integrazione che ne abbiamo fatto.

21 www.karuna-institute.co.uk
22 www.michaelsheateaching.com
23 www.jamesjealous.com
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