Democrito e Aristotele - AulaWeb 2020
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Democrito e Aristotele Per Democrito (460 a.C.) l’universo è costituito da atomi immersi nel vuoto. L’atomo è la particella originaria, indivisibile, eterna e immutabile che esiste da sempre e sempre esisterà. Non è percepibile a livello sensibile, ma solo con un processo intellettuale. Per Aristotele (384 a. C.) esistono 4 elementi (fuoco, aria, terra e acqua) immersi nell’etere, un quinto elemento senza peso che non reagisce. Il vuoto non esiste.
2000 anni dopo … Esperienza di Evangelista Torricelli (Faenza 1607) del 1644 a Firenze (G. Galilei è morto da soli 2 anni, il rinascimento non ha portato sviluppo solo umanistico). Il vuoto sopra il livello del mercurio nel tubo di vetro dimostrava che la natura non ha l'horror vacui e che uno dei postulati fondamentali della teoria atomistica era corretto: il vuoto esiste.
Cartesio e Newton Renè Descartes o Cartesio (1596) elabora induttivamente la struttura della materia, concezione meccanicistica, con un dualismo tra materia e spirito, poi importante nodo nel pensiero scientifico. Isaac Newton (1643) dimostra matematicamente nel 1687 l'erroneità cartesiana ed enuncia il corpuscolarismo, senza mai riuscire a provarlo.
Tra il XVIII e XIX secolo - 1 Lavoisier (1774) Legge della conservazione della massa: in un sistema chiuso, la massa dei reagenti è esattamente uguale alla massa dei prodotti. Proust (1799) Legge delle proporzioni definite: quando due o più elementi reagiscono, per formare un determinato composto, si combinano sempre secondo proporzioni in massa definite e costanti.
Tra il XVIII e XIX secolo - 2 Dalton (1804) Legge delle proporzioni multiple: quando due elementi si combinano con rapporti ponderali diversi dando composti diversi, le quantità di uno di essi che nei vari casi si combinano con la medesima quantità dell’altro stanno fra loro in rapporti espressi da numeri interi piccoli. Gay-Lussac (1808) Legge dei gas: a pressione costante il volume aumenta linearmente con la temperatura.
Tra il XVIII e XIX secolo - 3 Avogadro (1811) Uniformità del volume molare dei gas: volumi uguali di gas diversi, in uguali condizioni di temperatura e pressione, hanno lo stesso numero di particelle. Cannizzaro (1858) Misura dei pesi molecolari con l’ipotesi di Avogadro: le varie quantità in peso di uno stesso elemento, contenute nelle molecole di sostanze diverse, sono tutte multipli interi di una stessa quantità, il peso atomico dell'elemento.
Composizione degli atomi La materia, in ogni sua forma, è costituita da atomi nei quali si possono individuare particelle diverse per massa e carica: un nucleo (positivo) e uno o più elettroni (negativi). Il nucleo a sua volta è costituito da neutroni (neutri) e da protoni (positivi) il cui raggio è intorno ai 10-18 m . La carica di un elettrone, pari a 1.602 10-19 C, è uguale, in valore assoluto, alla carica di un protone. In un atomo isolato (raggio circa 10-11 m), gli elettroni sono in numero pari alle cariche positive del nucleo rendendo così l’atomo elettricamente neutro. Sono state isolate altre particelle di massa inferiore che si possono trascurare nelle trasformazioni chimiche.
Elementi chimici Un elemento chimico s’identifica attraverso il numero di protoni Z detto numero atomico (o di carica). Ad ogni elemento si attribuisce un simbolo, una lettera maiuscola o una coppia di lettere di cui solo la prima maiuscola. All’elemento costituito da un solo protone si è dato il nome idrogeno e simbolo H, a quello costituito da 2 protoni si è dato il nome elio e simbolo He e via di seguito. Al momento noti più di 110 elementi, di cui solo poco più di 91 presenti in natura e gli altri sintetizzati in laboratorio, ma sono numeri soggetti a variazioni e interpretazioni. Il numero di neutroni presente in un nucleo di uno stesso elemento invece può variare.
Isotopi Il numero di neutroni in un nucleo di uno stesso elemento invece può variare. La somma dei protoni e dei neutroni presenti in un nucleo è il numero di massa A o N. Uno stesso elemento può possedere diversi numeri di massa A, si parla allora di diversi isotopi. La maggior parte degli elementi naturali è costituita da una miscela d’isotopi in proporzioni costanti e indipendenti dall’origine dell’elemento. L’idrogeno, ad esempio, presenta 3 isotopi (H = 99.985%; D = 0.015%; T = tracce). Per identificare in modo univoco un generico isotopo, si antepone al simbolo X il numero di massa ad apice e il numero atomico a pedice, AZX.
Masse atomiche La massa degli atomi varia tra i 10-27 e 10-25 kg ed è concentrata nel nucleo, in quanto la massa dell’elettrone, 9.109 10-31 kg, è molto inferiore a quella di protoni e neutroni, rispettivamente 1.673 10-27 e 1.675 10-27 kg. Essendo quantità estremamente piccole, in chimica è più agevole esprimersi in un sistema di masse relative che convenzionalmente assegna all’isotopo 126C = 12 u.m.a. (Unità di Massa Atomica). Le masse di tutti gli atomi sono quindi indicate in u.m.a. dove: 1 u.m.a. = 1/12 della massa dell’isotopo 12 del C.
Mole Per legare gli u.m.a. ai convenzionali metodi metrici, occorre conoscere il numero d’atomi contenuti in una data massa d’elemento puro. Si è valutato che il numero d’atomi contenuti in 12 g di C purissimo corrisponde al Numero di Avogadro N pari a 6.023 1023. Un singolo atomo di 12C avrà massa: m(12C) = 12 / 6.023 1023 = 1.99 10-25 kg. Si definisce mole (simbolo mol) un numero di entità elementari pari a N. Questa grandezza, una delle 7 unità di misura fondamentali del sistema di misura internazionale, consente di esprimere la massa degli atomi in termini di peso atomico.
Peso molecolare Più semplicemente, il peso atomico corrisponde al peso in grammi di N atomi, di conseguenza il numero di moli n presenti in una determinata massa in grammi g di un elemento di peso atomico PA si può calcolare dalla relazione: n = g/PA Analogamente per una molecola o per un composto ionico, costituiti rispettivamente da un ben definito numero o rapporto di atomi, vale la medesima relazione sostituendo al peso atomico il peso molecolare o il peso formula.
Isotopi e radioattività Finché il rapporto tra i nucleoni è bilanciato, l’atomo è stabile; se viene a mancare si ha emissione di particelle ed energia e quindi radioattività. L’emissione di radiazione avviene perché l’atomo, in accordo ai principi di conservazione della massa/energia, tende ad un livello energetico minimo possibile. Il processo di perdita delle particelle e quindi di trasformazione da un isotopo all’altro, viene definito decadimento radioattivo o disintegrazione. Per tenere insieme protoni e neutroni nel nucleo: si fa riferimento alla forza nucleare, o interazione forte, che, a parità di raggio d’azione, è molto più intensa di quella coulombiana (repulsione tra protoni).
Difetto di massa il valore della massa del nucleo di un atomo è sempre di poco inferiore alla somma delle masse delle particelle p+ e n. Tale differenza prende il nome di difetto di massa ed è quantizzabile in termini energetici secondo la ben nota legge relativistica di Einstein: E = mc2 dove E = energia; m = massa; c = velocità della luce. Esprimendo il difetto di massa in termini energetici: Δm = − E/c2
Tipi di radiazioni Il fenomeno della radioattività è caratterizzato dall’emissione di energia da parte dell’atomo sotto diverse forme: di nucleoni, di elettroni e di onde elettromagnetiche. Osservando l’effetto di un campo elettrico sulla propagazione di queste radiazioni, si sono identificati tre tipi principali di radioattività
Serie radioattive Con Z > 83 tutti i nuclidi sono instabili e il decadimento avviene con reazioni nucleari successive costituite da una sequenza di emissioni α e β (serie radioattiva). In natura sono state individuate tre serie radioattive: 238U 206Pb; N = Numero di massa Z = Numero atomico 235U 207Pb; 232Th 208Pb
Cinetica di decadimento La disintegrazione segue una cinetica del primo ordine che si può riassumere nella legge del decadimento radioattivo: ln(N/N°) = -kt Dove: t = tempo; k = costante; N e N° rispettivamente atomi al tempo t e al tempo 0. Il tempo di dimezzamento invece è il tempo in cui metà degli atomi radioattivi inizialmente presenti in una data quantità di materia subisce il decadimento; viene anche chiamato tempo di semivita ed è caratteristico per ogni nuclide, infatti: t1/2 = 0.69 / k
Energia nucleare L’energia nucleare può essere quindi prodotta grazie a due processi: il primo con rottura dei nuclei a numero atomico inferiore che prende il nome di fissione e un secondo, opposto, nel quale due nuclei leggeri ne formano uno più pesante, detta fusione. Attualmente più diffusa è la prima, con oltre 400 centrali in funzione nel modo, di cui un 40% circa in Europa.
Fissione nucleare Una volta iniziata la reazione di fissione, questa può autoalimentarsi se durante il processo si formano più neutroni di quelli necessari per innescarla, e la reazione diventa a catena, per esempio: 235 U + n 141 Ba + 92 Kr + 3n 92 56 36 La reazione a catena procede però solo se è presente un numero adeguato di atomi fissili detto massa critica.
Fusione nucleare Si basa sul processo opposto: due nuclei leggeri vengono avvicinati per formarne uno nuovo più pesante e stabile, con liberazione di neutroni; questa operazione deve vincere la repulsione elettromagnetica tra particelle che hanno stessa carica (protoni), facendo così prevalere l’interazione forte a corto raggio che andrà a costituire il nuovo nucleo.
Modelli atomici classici Il primo modello di atomo è di J.J. Thomson, che, dopo gli studi sui raggi catodici di J.B Perrin, pensa a elettroni negativi all’interno di una sfera fluida elettricamente positiva (1904). Nel 1911 il modello è superato da E. Rutherford, che propone un atomo costituito da un nucleo piccolo e positivo nel quale è concentrata la massa dell’atomo e da elettroni negativi che ruotano intorno ad esso come i pianeti intorno al sole.
Problema 1 … Questo modello è però in forte contraddizione con le leggi della fisica classica, in quanto, secondo l’elettromagnetismo, l’elettrone, che si muove di moto circolare, quindi soggetto a una accelerazione, dovrebbe emettere una radiazione di energia decrescente e cadere sul nucleo in 10-11 secondi.
… e problema 2 Dagli studi sul corpo nero (oggetto ideale che assorbe tutta l’energia radiante che lo colpisce), M. Planck evidenzia che l’energia di un elettrone è quantizzata cioè circoscritta a valori discreti (quanti) e quindi tale energia non può essere emessa (o assorbita) in continuo, ma solo in “pacchetti” secondo l’equazione: E = nhν (E = energia; n = numero intero; h = costante di Planck (6.63 10-34 Joule s); ν = frequenza dell’onda e.m.).
Onde elettromagnetiche Un’onda elettromagnetica è costituita da una variazione, lungo l’asse di propagazione, di un campo elettrico E e di un campo magnetico M ad esso perpendicolare. La frequenza ν di un’onda è definita come il numero di cicli nell’unità di tempo (tempo-1) e si misura generalmente in Hertz (Hz). La lunghezza d’onda λ è la distanza tra due creste o due avvallamenti dell’onda. Frequenza e lunghezza d’onda sono in relazione tra loro secondo la relazione: λ = c/ ν dove c = velocità della luce, pari a circa 300000 km/sec L’insieme di tutte le onde elettromagnetiche è detto spettro elettromagnetico.
Atomo di Bohr - 1 Nel 1913 N. Bohr propone, la sua ipotesi quantistica: gli elettroni hanno a disposizione delle orbite fisse, caratterizzate da energie quantizzate. Il modello si basa sulla quantizzazione dell’energia. In altri termini, gli elettroni non emettono naturalmente alcuna radiazione in quanto si trovano in stati stazionari e che l’assorbimento, e la conseguente emissione, di energia avviene per salti quantici tra gli stati stazionari.
Atomo di Bohr - 2 Applicando le leggi della fisica classica e aggiungendo l’ipotesi di una quantizzazione del momento angolare mvr = nh/2 Bohr determina il raggio e l’energia delle orbite accessibili all’elettrone dell’atomo di idrogeno E = -e2/2r = -22me4/n2h2
Conclusioni di Bohr - 1 • L’elettrone si muove intorno al protone centrale in un’orbita circolare; sono consentite solamente orbite di un determinato raggio ed energia, caratterizzate da un numero intero detto numero quantico. • Un elettrone su queste orbite si trova in uno stato elettronico permesso che può essere fondamentale se corrispondente al valore di minima energia o eccitato per tutti gli altri valori.
Conclusioni di Bohr - 2 • In assenza di energia radiante l’elettrone può restare indefinitamente nello stato fondamentale E0, ma l’interazione con la radiazione può risolversi nell’assorbimento di energia ed il conseguente passaggio ad un altro stato energetico superiore permesso E1. • La frequenza ν della radiazione assorbita si determina dalla differenza di energia (ΔE) esistente tra i due stati energetici: ΔE = E1-E0 = hν
Ancora problemi … Il modello spiega gli spettri a righe e la quantizzazione delle energie, ma: Non giustifica ancora su base scientifica la mancanza di perdita di energia per emissione di radiazioni da parte di una particella carica in moto circolare. Funziona solo per l’idrogeno, e si devono introdurre nuovi numeri quantici, oltre a quello per la quantizzazione del momento angolare, senza un significato fisico.
… ma Davisson e Germer Un passo fondamentale avviene nel 1925, quando C. Davisson e L. Germer osservano che un fascio di elettroni indirizzato su un cristallo forma una figura di diffrazione del tutto simile alla figura che si ottiene quando un raggio di luce monocromatica passa attraverso un foro.
… e de Broglie Nello stesso periodo L. de Broglie suggerisce: = h/p Un elettrone con velocità pari a 1/5 della velocità della luce c, ha una λ di 2.4 10-7 m (campo spettrale dei raggi X) infatti: m = 9 10-31 kg; c = 3 108 m/sec; h = 6.63 10-34 J sec Un uomo di 70 kg che cammina a 5 km/h, ha λ pari a 6.8 10-33 m (la λ più piccola, i raggi γ, sono dell’ordine dei 10-12 m)
Le funzioni d’onda - 1 Il superamento dell’idea classica di particella che si sposta lungo una traiettoria, con quella di particella che si distribuisce nello spazio come un’onda comporta che, per descrivere l’elettrone intorno al nucleo, si debba ricorrere a una funzione d’onda . In fisica classica l’onda è una perturbazione che si propaga nel tempo e nello spazio rappresentabile da equazioni d’onda (onde acustiche, onde e.m., onde marine …)
Le funzioni d’onda - 2 Passando dalla fisica classica alla meccanica ondulatoria, la funzione d’onda è una funzione matematica delle coordinate di posizione x, y e z della particella e nel tempo t e contiene tutta l’informazione che si può apprendere circa la particella. Nel 1926 E. Schrödinger propone una equazione idonea per individuare una funzione d’onda in un qualsiasi sistema, detta appunto equazione di Schrödinger
Equazione di Schrödinger - 1 Essendo una equazione differenziale al primo ordine nel tempo, essa ammette infinite soluzioni e ad ogni soluzione dell’equazione, corrispondente ad uno stato energetico dell’atomo, è associata una determinata funzione d’onda , detta anche orbitale atomico. Tra le infinite soluzioni, sono accettabili solo quelle che soddisfano alcune condizioni al contorno, queste sono dette autofunzioni e sono associate a valori di energia detti autovalori.
Equazione di Schrödinger - 2 Condizioni al contorno significa introdurre vincoli da rispettare. Un semplice esempio è quello della corda vibrante. Se la vibrazione deve essere in fase, l’onda deve avere un numero intero di cicli ( = 2L/n; n = 1, 2, 3, …). Sostituendo in de Broglie la : Ecinetica = p2/2m = n2h2/8mL2 n prende il nome di numero quantico. Importante implicazione è che l’energia è quantizzata.
Meccanica quantistica - 1 La quantizzazione dell’energia si era già vista nel modello di Bohr, ma, in quel caso era una ipotesi basata sulle evidenze sperimentali, mentre con l’equazione di Schrödinger compare nella soluzione dalle condizioni al contorno presenti nel sistema. La meccanica ondulatoria non contraddice il modello di Bohr, anzi lo completa e porta alla definizione di un modello atomico sulla base della meccanica quantistica.
Meccanica quantistica - 2 Da non si ricava ancora un’indicazione diretta sullo stato della particella ma, ricordando che il quadrato dell’ampiezza di un’onda e.m. individua l’intensità della radiazione (quindi in termini quantistici il numero di fotoni), si può associare, secondo M. Born, al valore di 2 la densità di probabilità di trovare la particella in una certa porzione di spazio.
Meccanica quantistica - 3 Per una particella con traiettoria definita, la fisica classica consente di determinare posizione e momento lineare, ma per un’onda non è così. Nella corda vibrante l’onda si distribuisce su tutta la corda, non in un punto preciso. Questa, e altre osservazioni, hanno indotto W. Heisenberg ad enunciare nel 1927 il principio di indeterminazione: px = 1/2h
Orbitali atomici L’espressione matematica degli orbitali atomici si può esprimere in diversi modi, il più conveniente è come prodotto di una funzione d’onda radiale, che determina l’estensione e di una funzione d’onda angolare, che ne definisce la forma. Ciascuna funzione d’onda possiede 3 numeri quantici n, l e m.
Numeri quantici Ogni orbitale può quindi essere definito in base ai tre numeri quantici che hanno una complessa origine matematica, ma ai quali si possono dare dei semplici significati fisici ben distinti: n specifica il livello energetico e le dimensioni; l (n – 1) dà informazioni sulla simmetria e forma; ml (± l) indica l’orientamento spaziale. Un quarto numero quantico ms indica il senso di rotazione di un elettrone.
Atomi multi-elettronici La soluzione esatta dell’equazione di Schrödinger relativa ad un atomo contenente più elettroni, detto multi-elettronico, è una funzione d’onda estremamente complessa, molto più complicata di quella trovata per l’atomo di idrogeno, in quanto dipende simultaneamente dalle coordinate di tutti gli elettroni: (r1, r2… rN) Inoltre il maggior numero di cariche positive presenti nel nucleo di un atomo multi elettronico attira maggiormente gli elettroni abbassandone l’energia; per contro, più elettroni vicini gli uni agli altri si respingono e tale repulsione, al contrario di prima, aumenta l’energia degli orbitali. Con alcune considerazioni, si arriva però ad una soluzione.
Carica nucleare effettiva - 1 Il moto di ogni singolo elettrone va visto come combinazione del campo attrattivo prodotto dai protoni presenti nel nucleo, e della carica negativa globale data dall’effetto medio di tutti gli altri elettroni presenti tra il nucleo e l’elettrone che si sta prendendo in considerazione. Per questo si dice che l’elettrone è schermato e che questo schermaggio riduce considerevolmente la presa del nucleo sul singolo elettrone, cosicché la carica nucleare effettiva Zeff subita dall’elettrone è sempre inferiore, con modalità che dipende da quali tipi di orbitali sottostanti sono occupati, alla carica del nucleo Ze.
Carica nucleare effettiva - 2 La determinazione rigorosa con la meccanica ondulatoria di Zeff non è possibile, ma se ne può avere una stima empirica in grado di giustificare tutte le evidenze sperimentali. Questa approssimazione rende possibile e semplifica notevolmente i calcoli. Infatti si può immaginare ciascun elettrone di un atomo multi elettronico come se fosse associato a un orbitale atomico idrogenoide, ma con autovalori di energia leggermente modificati. In termini matematici vale a dire che la funzione d’onda comprensiva di tutti gli elettroni si può approssimare al prodotto di N funzioni d’onda idrogenoidi: = ( r1) ( r2) …( rN)
Aufbau Si può quindi procedere nella elaborazione della configurazione elettronica di minima energia degli atomi multi elettronici. Prima si stabilisce l’ordine nel quale si susseguono i valori dell’energia degli orbitali atomici, poi si introducono gli elettroni negli orbitali partendo da quello di minima energia. Per la prima fase il livello energetico degli orbitali si può schematizzare, al variare del numero atomico, nella figura a fianco:
Configurazioni elettroniche - 1 Si può costruire un modello di configurazione elettronica per gli atomi isolati riempiendo gli orbitali secondo l’ordine: 1s, 2s, 2p, 3s, 3p, 4s, 3d, 4p, … Per i primi cinque elementi si ottiene: H He Li Be B 1s 1s2 1s2 2s 1s2 2s2 1s2 2s2 2p
Configurazioni elettroniche - 2 Quando si è in presenza di riempimento di orbitali degeneri si adotta la regola di Hund: C N O 1s2 2s2 2p2 1s2 2s2 2p3 1s2 2s2 2p4 1s2 2s2 2px 2py 1s2 2s2 2px 2py 2pz 1s2 2s2 2px2 2py 2pz F Ne Na 1s2 2s2 2p5 1s2 2s22p6 1s2 2s22p63s 1s2 2s2 2px2 2py2 2pz 1s2 2s2 2px2 2py2 2pz2 1s2 2s2 2px2 2py2 2pz23s
Sistema periodico La classificazione degli elementi in funzione delle proprietà chimiche e fisiche su base sperimentale è ben rappresentata della Tavola (o Sistema) periodica degli elementi (o di Mendeleev), fin dal 1869. Ogni periodo (riga) corrisponde al completamento di un orbitale p e il numero del periodo coincide con il valore del numero quantico principale degli orbitali s e p. La prima riga riempie solo l’orbitale s e la vera periodicità, di fatto, inizia, dal terzo elemento, un metallo alcalino, con configurazione elettronica esterna s1 e termina con un gas nobile con configurazione elettronica esterna s2p6. Ogni gruppo (colonna) della tavola periodica è costituito da elementi con la stessa configurazione elettronica esterna.
Carattere chimico Il riempimento degli orbitali atomici determina il carattere chimico degli elementi.
Proprietà periodiche Il comportamento chimico all’interno di un gruppo è simile, in particolar modo a partire dagli elementi del terzo periodo in poi, mentre in uno stesso periodo le differenze variano in modo graduale, più evidente nei blocchi s e p, molto più limitatamente nei blocchi d ed f, spostandosi da un metallo alcalino a un gas nobile. Tra le proprietà periodiche più significative si possono ricordare il raggio atomico, il potenziale di ionizzazione, l’affinità elettronica e l’elettronegatività. Si può riassumere che lungo un periodo si osserva una diminuzione del carattere metallico da sinistra a destra, e che lungo un gruppo la perdita di carattere metallico procede dall’alto al basso. Il F è l’elemento meno metallico, il Cs quello stabile più metallico.
Elettronegatività L’elettronegatività è una grandezza relativa in grado di stimare, all’interno di un legame, quanto gli elettroni siano tendenzialmente Covalente, legame tra atomi molto ceduti o acquistati elettronegativi; dagli atomi che Metallico, legame tra atomi poco elettronegativi; contraggono il Ionico, legame tra atomo molto elettronegativo e legame. atomo poco elettronegativo.
Blocco s I blocchi s, d ed f presentano spiccate caratteristiche metalliche (facile ossidabilità, comportamento alcalino in soluzione acquosa, formazione di legame ionico o metallico in base all’elettronegatività del partner di legame). Un elemento del blocco s, cede facilmente i suoi elettroni più esterni formando cationi E+ (alcalini) e E2+ (alcalino- terrosi), tanto che non è possibile trovare questi elementi in natura allo stato nativo, ma solo in forma ossidata. Presentano tutti spiccate caratteristiche metalliche, eccetto il Be e tutti, eccetto il Be, reagiscono con H2O formando i corrispondenti idrossidi. I composti di tutti questi elementi sono ionici.
Blocco p Il blocco p presenta invece una certa eterogeneità di comportamento sulla base di diversi fattori e si possono individuare 4 tipi di carattere chimico. Nella colonna all’estremità di destra del blocco i gas nobili sono caratterizzati da una forte inerzia chimica; quelli sotto la diagonale (elettronegatività circa 2), che parte dal vertice in alto a sinistra e che divide in due la parte rimanente di questo gruppo, da carattere metallico; quelli sopra la diagonale da carattere non metallico quelli a cavallo della diagonale da carattere non ben definito, detto semi metallico.
Blocco d Quelli che si trovano a destra sono i meno reattivi ed è relativamente possibile trovarli in natura allo stato nativo. Una caratteristica peculiare di questi elementi è la capacità di formare molti ioni con diversi numeri di ossidazione. In generale, per un metallo di transizione in grado di avere più di 3 stati di ossidazione, nei numeri più alti si avvicina a un non metallo, in quelli più bassi a quello di un metallo. Un tipico esempio è il Cr che è stabile come ione metallico cromoso Cr2+ e cromico Cr3+, mentre con il numero di ossidazione +6 si trova in forma di anione cromato CrO42- o dicromato Cr2O7-2 al variare del pH.
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