Dal programma della Lega Nord per le elezioni 2013
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Dal programma della Lega Nord per le elezioni 2013 L’AGRICOLTURA PADANA – INQUADRAMENTO I parametri con cui la Lega Nord deve affrontare le tematiche sull’agricoltura riprendono i principi che hanno, da sempre, costituito le linee fondanti del nostro Movimento. Il presupposto fondamentale è la consapevolezza che il comparto agroalimentare rappresenta, prima di tutto, un patrimonio di cultura, di valori e di storia che ha da sempre caratterizzato la nostra terra. Dobbiamo quindi evitare una visione dei problemi legata esclusivamente agli aspetti economici, anche in considerazione di uno scenario internazionale in continuo mutamento (all’interno del quale la bilancia si sposta sempre di più a favore dei Paesi del nord dell’Europa e dove mancano ancora meccanismi di “tutela” del mercato interno europeo nei confronti delle importazioni estere) il pericolo di una globalizzazione “senza freni” minaccia le piccole, tipiche produzioni a vantaggio della grande industria e della grande distribuzione. Manca perciò lo scudo del locale a parare i colpi di una globalizzazione che non ha carattere democratico e pretende di assoggettare tutti i popoli al “pensiero unico”,anche in tema di alimentazione. Il sostegno al pensiero del “glocal” (globale con l’impronta del locale) deve manifestarsi anche e soprattutto sull’agroalimentare,difendendo e valorizzando tutte le produzioni, comprese le più piccole e caratteristiche, per mostrarle, anche economicamente, al resto del Mondo. Mettere “in vetrina” le nostre produzioni comporta, parallelamente, moltiplicare gli sforzi in fatto di tracciabilità e sicurezza. Troppo spesso le Regioni si trovano ancora a“lottare” sul piano europeo per preservare i nostri prodotti ed evitare attacchi e raggiri ai disciplinari. La definizione dei prodotti tutelati attraversa quindi una fase di confusione nei confronti della quale occorre intensificare gli sforzi in nome della chiarezza, prima di tutto verso il consumatore. Le Regioni si devono fare promotrici di tutti gli strumenti necessari alla corretta applicazione delle norme contenute nella PAC, cercandone, il più possibile, un’applicazione basata sulle esigenze peculiari del proprio territorio; le amministrazioni regionali giocheranno un ruolo fondamentale, anche in vista della nuova PAC post 2013, nel sostegno degli agricoltori per una corretta interpretazione dei nuovi strumenti che l’Ue predisporrà. Proprio nei confronti dell’Unione Europea, spesso responsabile di alcuni provvedimenti legislativi penalizzanti per il nostro modello “padano” di agricoltura, il Governo ha il dovere di condurre, attraverso il proprio ministro dell’agricoltura, i negoziati con grande determinazione; troppo spesso l’agricoltura del Nord è stata vittima di scelte lontane dal proprio modello a causa della poca efficacia dell’azione governativa nazionale; in passato
funzionari e dirigenti ministeriali,“delegati” dal ministero, non hanno saputo incidere in maniera positiva sulle trattative. L’ORIGINE IN ETICHETTA, STRUMENTO PER LA COMPETITIVITÀ Siamo, da sempre, convinti sostenitori di un modello agricolo che possa sopravvivere non solo con un corretto regime di aiuti ma, soprattutto, facendo valere sui mercati la distintività delle produzioni. Nessun imprenditore agricolo può oggi ignorare il percorso, anche commerciale, che le sue produzioni dovranno fare fuori dai cancelli della propria azienda. Crediamo nella valorizzazione della qualità e delle peculiarità dei nostri prodotti. Per questo siamo sempre stati sostenitori dell’obbligo di indicazione in etichetta dell’origine delle materie prime che, oggi, sussiste solo per alcuni prodotti alimentari. Siamo convinti che la trasparenza in etichetta non sia più differibile per il nostro sistema agricolo ed agroalimentare perché: 1. Permetterebbe al consumatore di compiere scelte consapevoli sull’acquisto dei prodotti alimentari premiando così le realtà produttive (come quella italiana e padana, soprattutto) nelle quali il rispetto delle norme di sostenibilità ambientale e sanitarie, unite a processi di trasformazione che valorizzano la qualità delle produzioni, sono cardini fondamentali dell’attività agricola e di trasformazione. 2. Darebbe al settore una fortissima “leva commerciale” qualificando le produzioni di qualità e arginando il fenomeno della contraffazione agroalimentare che, ogni anno, infligge un danno al comparto di oltre 50 miliardi di euro. Per prima la Lega Nord, con l’approvazione della legge sull’etichettatura degli alimenti, ha stimolato il Parlamento italiano a normare l’origine della materia prima in etichetta dei prodotti alimentari; le difficoltà maggiori esistono tuttora in ambito comunitario, ancora troppo incline ad assecondare gli interessi delle grandi lobbies dell’industria agroalimentare e della grande distribuzione rendendo, di fatto, pericolosissime le importazioni di materie prime agricole per la trasformazione e i prodotti finiti provenienti dall’estero per il nostro mercato. A oggi l’immobilismo dell’Ue nell’armonizzare le normative nazionali e la volontà di lasciare l’obbligatorietà dell’indicazione della provenienza della materia prima solo per alcune produzioni agricole impedisce la completa applicazione del principio della trasparenza. L’attività parlamentare della Lega Nord promuove e sostiene tutte le iniziative che, sulla base delle diverse esigenze delle filiere, contribuiscono a una maggiore chiarezza in etichetta per il consumatore e contrastano fenomeni di concorrenza sleale, sia all’interno dell’UE che nei confronti di Paesi terzi. La recente approvazione, in sede legislativa da parte della Commissione agricoltura della Camera, delle “norme sulla qualità e la trasparenza della
filiera degli oli di oliva vergini” è un buon esempio in questa direzione. Questi i principali punti del provvedimento: - Indicazione di origine distinguibile da altri elementi grafici sulla parte anteriore del recipiente; - Obbligo dell’utilizzo del termine “miscela” in presenza di miscele di oli di diversa provenienza (comunitaria e non); - Divieto di utilizzo di informazioni che evocano zone di origine non corrispondenti a quelle effettive oppure di omissioni che possono ingenerare false convinzioni circa l’origine delle olive; - Non possono essere registrati come marchi di impresa segni che possono ingannare i consumatori sulla provenienza geografica delle materie prime degli oli vergini; - E’ stabilito in 18 mesi il termine minimo di conservazione entro il quale gli oli di oliva vergini conservano le loro proprietà dalla data di imbottigliamento in adeguate condizioni di trattamento. Le confezioni dovranno riportare la dicitura “da consumarsi preferibilmente entro” seguita dalla data. Più in generale, i principali elementi che guidano l’azione legislativa della Lega in materia sono: 1. La chiara indicazione di origine della materia prima utilizzata (o di quella prevalente nel caso dei trasformati) da riportare in etichetta; 2. Il divieto assoluto nell’utilizzo di terminologie o di elementi grafici direttamente riconducibili al “made in Italy” di qualità in assenza dei precedenti requisiti di origine e di certificazione necessari a comprovarne l’effettiva composizione; 3. La sostenibilità delle norme e l’efficacia dei sistemi di monitoraggio e controllo in sinergia con l’azione degli organismi competenti in materia (Nas, Icqrf e tutti i corpi di Polizia); Il Movimento è impegnato affinché il Parlamento elabori le norme applicative e solleciti, attraverso il Governo, una nuova posizione comunitaria in materia di etichettatura degli alimenti che sia finalmente chiara, a tutela del consumatore e delle aziende (L’ultimo esempio negativo è stato il recente voto del Parlamento europeo che ha dato il via libera alla proposta della Commissione che ha modificato lo schema attuale di etichettatura volontaria delle carni e ha rinviato di almeno cinque anni l’obbligatorietà del chip per i bovini). Non è più differibile una nuova legislazione comunitaria in materia che possa tutelare, in senso restrittivo, le produzioni agroalimentari di qualità; in caso contrario l’unico scenario auspicabile è la libertà, per gli Stati membri e all’interno di un contesto comunitario generale, di poter tutelare in maniera “puntuale” la propria offerta di prodotti agroalimentari sui mercati. Le frodi alimentari costituite dalla contraffazione alimentare e dall’utilizzo del cosiddetto “italian sounding” creano un danno stimato di circa 60 miliardi euro/anno, rappresentando, di fatto un danno per il settore agroalimentare di valore doppio rispetto a quello del suo export.
GLI ORGANISMI GENETICAMENTE MODIFICATI Gli organismi geneticamente modificati sono oggetto di un’apposita commissione a livello europeo e la UE, attraverso i suoi organismi tecnici, approva gli OGM “idonei” alla commercializzazione. E’ tuttavia doveroso ricordare il ritardo della “politica” europea nel non essere stata in grado (o di non aver voluto, condizionata dagli interessi delle grandi multinazionali sementiere), negli anni, promuovere una vera sperimentazione sulle biotecnologie in agricoltura che potesse essere terza nei confronti delle multinazionali del settore, degli agricoltori e dei cittadini. Per questo il dibattito sugli OGM continua a essere al centro delle tematiche agricole e sanitarie comunitarie e nazionali. La Lega Nord resta fermamente contraria all’utilizzo di OGM in agricoltura e alla loro sperimentazione in “campo aperto”. La loro utilità per assicurare alle zone affamate del Pianeta una riserva alimentare è messa in discussione dall’impossibilità di queste, a livello economico, di accedere a quel possibile mercato. A questi dubbi si aggiunge lo spettro di una difficile regolamentazione per la commercializzazione sulla quale non possiamo, oggi, scongiurare abusi da parte dei detentori dei brevetti. I “perché” della nostra contrarietà: • Il mondo “scientifico” è diviso sui possibili effetti nocivi per la salute umana dell’impiego, nel lungo periodo, degli OGM in agricoltura; • Non ci sono le condizioni che garantiscano la coesistenza fra coltivazioni OGM e coltivazioni OGM-free; • Gli OGM non portano maggiore redditività agli agricoltori: la maggiore produttività in campo, data la nostra dimensione media aziendale che è di 6 ettari, non comporta un aumento sensibile delle produzioni e dei loro ricavi. Per noi non vale la legge dei grandi numeri. Sui mercati dei cereali degli Stati dove si coltivano OGM il prezzo pagato agli agricoltori è inferiore a quello spuntato dai cereali OGM Free; • Gli OGM non combattono la fame nel Mondo: il mercato mondiale, sulle commodities, non assorbe tutte le produzioni. Ne conseguono quindi speculazioni e crollo dei prezzi. Nonostante questo più di un miliardo di persone oggi ha problemi di approvvigionamento al cibo perché non hanno ad esso accesso gratuito, non esistono accordi “etici” per la distribuzione gratuita di alimenti nei confronti dei Paesi poveri. Gli OGM seguirebbero lo stesso triste destino; • Siamo la culla della biodiversità con i nostri 4500 prodotti tipici e vorremmo poterne salvaguardare le caratteristiche dalla minaccia delle contaminazioni agricole da OGM; • Nei Paesi dove si coltivano OGM il consumo alimentare si divide sempre di più tra alimenti OGM, acquistati dai ceti più poveri, ed alimenti biologici consumati da quelli più ricchi. Un principio che, eticamente, non possiamo accettare;
• Non possiamo vincolare i nostri agricoltori alla dipendenza “colturale” dalle grandi multinazionali del seme OGM, affidando il nostro comparto primario ad un ristretto “cartello” che opera in regime di monopolio. Il 19 Marzo 2010 l’ex-ministro Luca Zaia ha firmato un decreto-legge che vieta la coltivazione in campo aperto di OGM. LA CACCIA, UN’ATTIVITA’ DA DIFENDERE E RILANCIARE La Lega Nord, da sempre, difende l’attività venatoria e la inserisce in un più ampio quadro di “gestione faunistica” che possa garantirne l’esistenza preservando il patrimonio della fauna e degli habitat di un territorio, ponendo l’accento sul ruolo fondamentale dei cacciatori nella sua gestione e nel suo controllo; il Movimento difende i metodi di caccia tradizionale nel rispetto delle norme nazionali e comunitarie. L’attività venatoria è normata, a livello nazionale dalla Legge n.157/92 che ne disegna un quadro di riferimento, assegna alle Regioni le funzioni amministrative di programmazione e di coordinamento ai fini della pianificazione faunistico-venatoria insieme alle Province. Alla luce del mutamento dell’assetto amministrativo in atto (ridefinizione degli enti locali e delle loro funzioni) e al fine di migliorare il quadro delle indicazioni in materia venatoria è necessario rivedere e aggiornare la L. 157/92 in alcuni dei suoi aspetti principali, tra i quali: · L’elenco delle specie cacciabili ed i relativi periodi di caccia, con particolare attenzione alla definizione di quelle alloctone invasive per le attività agricole e sociali; nuove considerazioni sullo strumento della “caccia in deroga”. · Porre le basi per ridefinire il ruolo e i compiti dell’ente tecnico di supporto, l’ISPRA, affinché l’attività venatoria possa essere affiancata da un quadro certo e imparziale di studi e monitoraggi scientifici. · Rivedere il ruolo dei corpi di Polizia Provinciale nell’applicazione dei piani di controllo; oggi, per dimensioni e mezzi, sono insufficienti a svolgere questa fondamentale funzione. · Ridefinizione del ruolo degli istituti privati, prevedendone la pianificazione salvaguardando le aree destinate alla caccia “sociale” in armonia con gli altri strumenti di pianificazione territoriale. · Indicazioni alle Regioni per adeguare le normative regionali garantendo un miglior funzionamento della parte amministrativa (anche di competenza degli ambiti territoriali) e delle risorse necessarie all’indennizzo completo degli importi relativi ai danni da fauna selvatica per le aziende agricole professionali; lo spopolamento delle zone rurali e la conseguente concentrazione delle attività agricole nelle zone vocate impongono una gestione faunistico-venatoria che possa rendere compatibile e, addirittura, utile, il servizio dei cacciatori nelle operazioni di controllo e abbattimento delle specie opportuniste e della fauna selvatica oggetto di eradicazione e dei piani di prelievo.
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