DA WOJTYŁA A RATZINGER: LA SVOLTA CONSERVATRICE DEL VATICANO

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DA WOJTYŁA A RATZINGER:
                           LA SVOLTA CONSERVATRICE DEL VATICANO
                                     di Lawrence M.F. Sudbury

Periodicamente, con una frequenza quasi imbarazzante, i mass media propongono rievocazioni
storiche di quello che può, a buon titolo, essere considerato non solo uno dei più grandi Pontefici
del '900, ma anche una delle figure sociali più importanti del "secolo breve": Karol Wojtyła, o
meglio Sua Santità Papa Giovanni Paolo II.
La cosa non appare per nulla stupefacente: è assolutamente indubitabile che Wojtyła abbia
rappresentato un nodo fondamentale per lo sviluppo dell'oggi sotto molti punti di vista e che sia
stato anche una figura di estrema "rottura" (ma non certamente la sola e, in questo senso, basti
pensare a Papa Roncalli) nella immagine del Pontificato.
Le motivazioni della grandezza del Papa che il popolo cattolico, alla sua morte, ha richiesto
diventare "santo subito" sono numerose e vengono così di sovente ribadite che risulta pressoché
inutile analizzarle in questa sede. Solo per accenni possiamo ricordare che:
- certamente Papa Giovanni Paolo II è stato una delle concause dello sgretolarsi del blocco
comunista e della conseguente fine della logica dei blocchi. Per comprendere la parte avuta dal
Pontefice in questa vicenda, è necessario ricordare che l'uomo Wojtyła aveva vissuto gran parte
della sua vita sotto la tirannia: prima quella nazista, con i tedeschi che avevano invaso la Polonia
quando aveva solo diciannove anni, obbligandolo a trasformarsi da studente universitario a
lavoratore manuale, poi, per ben 33 anni, quella dei "liberatori" sovietici, con il loro tentativo di
diffondere un totalitarismo ateo. Così come la risposta di Wojtyła al nazismo era stata l'entrata
nell'UNIA, un ampio movimento di resistenza nazionale, la sua risposta al comunismo fu basarsi sul
pensiero relativo alla dignità umana e alla libertà elaborato dell'Arcivescovo Sapieha, conosciuto
durante la frequentazione del seminario sotterraneo1. Una volta divenuto a sua volta Arcivescovo di
Cracovia, Wojtyła evitò lo scontro diretto con il governo ma continuò a diffondere, quasi porta a
porta, il sentimento di un umanesimo cristiano capace di minare il marxismo dalle fondamenta e a
utilizzare tutte le armi psicologiche e di autorità morale in suo possesso per difendere i diritti del
popolo cristiano. Infine, eletto Papa nel 1978, la sua azione si fece più diretta e incisiva, già a partire
da quel "non abbiate paura" che oggi suona come un grido di battaglia contro i regimi dell'est e poi,
via via, con i discorsi sulla libertà di culto all'O.N.U., i pellegrinaggi in Polonia per ricordare ai suoi
connazionali che il Papato era loro vicino, l'incoraggiamento alle autorità ecclesiastiche (si pensi
all'appoggio al Cardinale ceco Tomasek) e il supporto (morale, economico e logistico) a quel libero
sindacato Solidarnosc che, fondato da un oscuro elettricista di Danzica, avrebbe determinato le
prima libere elezioni in Polonia in cinquant'anni e che mai avrebbe potuto sopravvivere senza l'aiuto
e la difesa (si pensi alla lettera scritta direttamente dal Papa a Breznev per metterlo in guardia dalla
possibilità di sviluppare una invasione in stile ungherese o praghese2) della guida spirituale di due
miliardi di persone3;
- un fondamentale contributo di Giovanni Paolo II alla contemporaneità è stata l'apertura verso le
altre Religioni. Fin dall'inizio del suo Pontificato il "Papa polacco" coltivò contatti personali con i
leader ebrei e continuò ad affermare, come già aveva fatto in patria, che gli Ebrei erano, per i
Cristiani, "fratelli maggiori nella fede". Nel 1986 fu il primo Pontefice (almeno di cui si abbia
conoscenza) ad entrare in una Sinagoga (e, in quell'occasione, abbracciò il Rabbino capo della
Sinagoga Maggiore di Roma); nel 1990 dichiarò l'antisemitismo un peccato contro Dio e contro
l'umanità e, alla fine del 1993, spinse il Vaticano a riconoscere lo Stato di Israele, ignorando le
obiezioni dei funzionari vaticani preoccupati per le conseguenze per le minoranze cristiane nei

1 G. Weigel, Witness to Hope : The Biography of Pope John Paul II, HarperCollins 2005, pp.43-178 passim
2 Lettera del Papa a Leonid Breznev durante la prima crisi di Solidarnosc, dicembre 1980
3 G. Weigel, Citato, pp. 248 ss.
Paesi arabi4. Nel 2000, inoltre, Giovanni Paolo II fu il primo leader cattolico-romano ad incontrare
lo sceicco di al-Azhar, una delle più alte autorità religiose dell'Islam sunnita; nel maggio 2001
divenne il primo Papa a entrare in una Moschea (la Grande Moschea degli Omayyadi di Damasco) e
a pregare in compagnia di Religiosi musulmani e, lungo tutto il corso del suo Pontificato, tenne
circa 50 riunioni per discutere con i leader islamici (molte di più di quelle di tutti i Papi precedenti
messi insieme)5. Infine, Papa Wojtyła pregò nel 1982 con l'Arcivescovo di Canterbury, nel 1999
con il Patriarca della Chiesa Ortodossa Rumena, nel 2001 fu il primo Pontefice a visitare la Grecia
dopo 1291 anni (e a visitare il Patriarca della Chiesa Greco-Ortodossa) e incontrò otto volte il Dalai
Lama6;
- la sua opera evangelizzatrice in tutto il mondo è stata senza precedenti. Durante il suo Regno,
Giovanni Paolo II (non a caso detto dalla stampa "il Papa pellegrino"7) compì 104 viaggi all'estero
(più di tutti i Papi precedenti messi insieme), per un totale di più di 1.167.000 chilometri8: mentre
alcuni dei suoi viaggi furono in luoghi già visitati da Paolo VI (il primo Papa a viaggiare
estensivamente), molti altri furono in Paesi mai toccati prima da un Papa e in cui le grandi folle che
assistettero ai suoi discorsi e alle sue celebrazioni ricevettero una fortissima riassicurazione di
essere, in ogni caso, una parte importante di quella Cattolicità che la presenza papale rafforzava
enormemente;
- le "richieste di perdono" del Papa segnarono momenti storici. Nel 1992 Papa Wojtyła chiese
perdono da parte della Chiesa per la persecuzione di Galileo Galilei9, ancora nel 1992 per il
coinvolgimento di cattolici nella tratta degli schiavi africani10; nel 1995 per le guerre religiose che
seguirono la Riforma protestante11, di nuovo nel 1995 per le ingiustizie compiute verso le donne nel
nome di Cristo12, nelle celebrazioni in Vaticano per il Giubileo del 2000, per i peccati commessi in
ogni epoca dai Cattolici che violarono "i diritti di gruppi etnici e intere popolazioni, e dimostrarono
disprezzo per le loro culture e tradizioni religiose"13 e, nel 2001, via internet per gli abusi dei
missionari contro le popolazioni del Pacifico meridionale14;
- quella di Papa Wojtyła è stata una vera e propria crociata per la riscoperta dei valori cristiani,
illustrati attraverso un numero enorme di "esempi" da seguire: il numero dei personaggi fatti
ascendere agli onori degli altari è stato senza precedenti, con ben 500 Santi e 1350 Beati provenienti
da tutti gli ambiti della Chiesa e da tutte le latitudini, a fronte di 296 Santi e 1319 Beati da parte di
33 papi precedenti. In particolare, risulta notevole la differenza con alcuni degli ultimi Papi, come
come Pio X (che in undici anni di Pontificato proclamò solo quattro Santi), Benedetto XV (tre Santi
in otto anni) e Giovanni XXIII (dieci Santi in cinque anni)15;
- infine, la capacità mediatica e comunicativa di Giovanni Paolo II è stata senza precedenti nella
storia della Chiesa, con una vera e propria maestria nella gestione dell'immagine personale ed
4
  D. G. Dalin, John Paul II and the Jewish People: A Christian-Jewish Dialogue, Rowman & Littlefield Publishers, Inc.
2007, passim
5
   K. Wojtyła (SS. Giovanni Paolo II), B. L. Sherwin, H. Kasimow, John Paul II and Interreligious Dialogue, Orbis
Books 1999, pp. 81-128
6
   Ivi, passim
7
  Così su CBS, BBC, CNS, e un numero enorme di giornali di tutto il mondo
8
  Dato tratto da AA.VV., Pope John Paul II: The Epic Life Of A Pilgrim Pope, Triumph Books 2005, p. 12
9
   "Grazie alla sua intuizione di fisico geniale e appoggiandosi su argomenti diversi, Galileo, che ha praticamente
inventato il metodo sperimentale, ha capito perché solo il sole potesse funzionare come il centro del mondo, come era
allora conosciuto, vale a dire, come un sistema planetario. L'errore dei teologi del tempo, quando hanno mantenuto la
centralità della Terra, è stato quello di pensare che la nostra comprensione della struttura del mondo fisico fosse, in
qualche modo, imposta dal senso letterale della Sacra Scrittura ...." (SS. Giovanni Paolo II, "L'Osservatore Romano"
N. 44 - 1264 , 4 Novembre 1992)
10
    "[Chiediamo perdono per] l'orribile aberrazione di coloro che hanno ridotto in schiavitù i fratelli e le sorelle che il
Vangelo aveva destinato per la libertà". (SS. Giovanni Paolo II, "Discorso a Gorée Island - Senegal", Febbraio 1992)
11
   K. Wojtyła (SS. Giovanni Paolo II), "Discorso nella Repubblica Ceca", Maggio 1995
12
   K. Wojtyła (SS. Giovanni Paolo II), Lettera Pastorale Mulieribus ex Omnibus Nationibus, 29 giugno 1995
13
   K. Wojtyła (SS. Giovanni Paolo II), Omelia del 12 marzo 2000
14
   K. Wojtyła (SS. Giovanni Paolo II), Messaggio per la Giornata mondiale della Pace, 8 dicembre 2001
15
   Dati tratti dagli Annuari Pontifici (www.vatican.va)
istituzionale16 e, soprattutto, nella interazione dialogica con singoli e masse, cosa che,
indubbiamente ha avuto un peso enorme, soprattutto presso i giovani, nel frenare la tendenza alla
laicizzazione estrema del nostro tempo.
Tutte queste sono, come detto, cose note, così sottolineate da chiunque si occupi del Papato
wojtyłiano che hanno finito per formare una sorta di icona stereotipata e ripetuta fino all'eccesso.
Di un elemento, però, si è parlato forse davvero troppo poco, soprattutto se si tiene conto della sua
centralità: quale era l'idea di fondo di Chiesa di Papa Wojtyła? O, in altre parole, su quali basi
ideologiche si è sviluppata la teologia che ha improntato il suo Regno?
Per rispondere a questa domanda è, senza dubbio, utile partire dalle opinioni di chi, durante e dopo
il terzo Papato più lungo della storia, ha sempre continuato a cantare fuori dal coro del "santo
subito" popolare: l'amico personale e feroce "avversario politico" di Wojtyła Hans Küng.
Küng, da molti considerato il più importante e profondo teologo del '900, dichiaratamente
progressista17, non poteva certamente allinearsi sulle posizioni evidentemente (e molto
comprensibilmente, sulla base sia di caratteristiche proprie del Cattolicesimo polacco, con la sua
interpretazione fortemente mistica della Fede, sia della storia personale e culturale dell'uomo Karol
Wojtyła, vissuto per buona parte della sua vita in un ambito in cui l'attaccamento alla tradizione
religiosa era, più che un'arma, addirittura una bandiera) conservatrici in campo morale di Papa
Giovanni Paolo II. Ebbene, proprio al termine del Pontificato di Wojtyła, un articolo di Küng18 ha
fatto scalpore, nel momento in cui il Sacerdote svizzero ha elencato tutti quelli che, secondo lui,
erano stati gli "errori", dettati proprio da una ideologia ultra-conservativa e pre-conciliare, compiuti
dal Papa. Ripercorriamo tali critiche, che, condivisibili o meno che siano (e, in questo, ovviamente,
molto dipende dall'ottica di base di chi le legge) danno, comunque, una idea dell'impianto
ideologico su cui il Papato di Giovanni Paolo II si è basato.
La prima critica (Küng le definisce "contraddizioni") riguarda la negazione da parte della Santa
Sede dei diritti dei suoi "sudditi", con la non sottoscrizione vaticana della Dichiarazione dei Diritti
dell’Uomo del Consiglio d’Europa. La ragione di tale rifiuto è, in sostanza, la teocrazia che governa
il diritto ecclesiastico, con la mancata separazione dei poteri: sottoscrivere la Dichiarazione avrebbe
significato dover rivedere troppi principi fondativi che, comunque, rendono la Santa Sede l'ultimo
stato medievale d'Europa.
Sempre di stampo per molti versi medievale è la condizione femminile propagandata dalla Chiesa e
fortemente ribadita durante il Pontificato di Wojtyła. Di fatto, riaffermando l'uso della pillola come
facente parte della cosiddetta "cultura della morte19" e negando, nonostante la enorme ammirazione
per Maria, il Sacerdozio femminile20, Giovanni Paolo II ha posto la donna in uno stato d'inferiorità
rispetto all'uomo che non trova più riscontro nella situazione sociale corrente e che, inevitabilmente,
porta all'allontanamento dalla Chiesa di molte fedeli o all'assunzione da parte di un numero
notevole di Cattolici di una sorta di "doppia morale", una per l'ambito religioso e una per la vita
quotidiana.
Tra l'altro, la questione del controllo delle nascite è fonte di un altro gravissimo errore vaticano:
prendere posizione, come ha fatto Wojtyła nel 1994 alla Conferenza del Cairo21, contro l'uso della
pillola o del profilattico, significa condannare, in nome di principi molto discutibile e discussi
persino in seno alla stessa gerarchia ecclesiastica, molti Paesi ad una crescita demografica
incontrollata e, conseguentemente, all'indigenza, ma anche alla proliferazione di malattie
epidemiche come l'HIV che stanno falcidiando intere nazioni, in particolare africane.

16
   P. Mitchell, John Paul II, We Love You: Young People Encounter the Pope, Servant Books 2007, pp.14-15
17
   H. Küng, My Struggle for Freedom: Memoirs, Wm. B. Eerdmans Publishing Company 2003, p.11
18
   In "Der Spiegel", 8 aprile 2005
19
   K. Wojtyła (SS. Giovanni Paolo II), Veritatis Splendor, Ed. Vaticana 1993
20
   K. Wojtyła (SS. Giovanni Paolo II), Lettera Apostolica Ordinatio Sacerdotalis, 22 maggio 1994
21
   K. Wojtyła (SS. Giovanni Paolo II), Discorso alla "Conferenza internazionale per la popolazione e lo sviluppo", Il
Cairo, settembre 1994
Anche sul versante maschile, la conservazione, fortemente voluta da Giovanni Paolo II22, di un
celibato ecclesiastico che non solo appare fuori dal tempo, ma che sembra, secondo Küng,
totalmente ignorare la dottrina biblica e la tradizione proto-cristiana nel segno del mantenimento di
diktat sessuofobici altomedievali finisce per avere conseguenze catastrofiche sul numero delle
vocazioni e corollari ancora peggiori con casi di pedofilia sacerdotale sempre più pubblicizzati e
aventi un effetto dirompente sulla credibilità stessa della Chiesa.
Sempre sulla linea della "restaurazione" conservatrice sono state numerose delle canonizzazioni
volute dal Papa, che hanno posto di fronte ai Cristiani come esempi da imitare figure molto
discutibili come l'ultrareazionario imperatore asburgico Carlo I23, l'ultimo "Papa-re" Pio IX24, che,
tra l'altro, si distinse anche per aver mandato soldati mercenari a sparare sui rivoltosi di Perugia nel
1859, il fiancheggiatore del governo ustascia Cardinal Stepinac25 o il notoriamente filo-fascista
fondatore dell'Opus Dei Josémaria Escrivá26. Di contro, ogni pensiero critico interno alla Chiesa
(Schillebeeckx, Balasuriya, Boff, Bulányi, Curran, Fox, Drewermann, etc.)27 è stato soffocato con
uno stile da inquisizione, svilendo i grandi pensatori e portando i teologi a scrivere unicamente in
modo conformista o a tacere.
D'altra parte, indubbiamente, durante il Pontificato di Giovanni Paolo II, è tutto lo spazio di libertà
interna alla Chiesa che si è drammaticamente ridotto: Wojtyła ha partecipato al Concilio Vaticano II
e ha sempre dichiarato fedeltà ai suoi dettami ma, divenuto Papa, si è allontanato radicalmente da
quella collegialità tra Pontefice e Vescovi che era stata uno dei maggiori lasciti conciliari28. Così,
aggiornamento, dialogo, collegialità e apertura ecumenica hanno lasciato il passo a restaurazione,
magistero, obbedienza, ri-romanizzazione e il criterio principe di nomina dei nuovi Vescovi è
diventato la fedeltà assoluta verso Roma, con un logico abbassamento intellettuale del livello di
discussione teologica.
Anche un altro grande tema conciliare, quello dell'ecumenismo, è stato, nonostante le apparenze di
un notevole riavvicinamento alle altre Fedi, largamente disatteso durante il Papato di Wojtyła: i
rapporti con le Chiese ortodosse e con quelle riformate sono stati fortemente compromessi dal
rifiuto vaticano di riconoscere numerosi loro funzionari e dall'assoluto divieto di ospitalità
eucaristica29, i rapporti con gli Ortodossi russi si sono infranti sullo scoglio della missionarietà di
Vescovi cattolici inviati in aree unicamente ortodosse30 e, in linea generale, ogni reale dialogo inter-
religioso è stato frenato dall'affermazione che ogni Religione non-cristiana è una "forma deficitaria
di fede"31.
A livello politico, inoltre, invece che garantire alla Chiesa un ruolo di moderatrice tra opposte
fazioni, il Papato di Wojtyła ha sviluppato una strategia di dura contrapposizione contro tutti coloro
che, sia in sede di Parlamenti nazionali che di Parlamento europeo, dimostravano posizioni
contrarie alle sue sui temi della morale sessuale che coinvolgevano elementi della cosiddette
"cultura di morte" (con ciò intendendo non solo la più che lecita questione sull'aborto, ma anche

22
   Ad esempio in K. Wojtyła (SS. Giovanni Paolo II), Esortazione apostolica Pastores Dabo Vobis, Ed. Vaticana 1992
23
   Beatificato il 3 ottobre 2004
24
   Beatificato il 3 settembre 2000
25
   Beatificato il 3 ottobre 1998
26
   Beatificato il 17 maggio 1992 e santificato il 6 ottobre 2002
27
   Sulla questione del trattamento riservato al dissenso cattolico si vedano, ad esempio, J. L. Allen, All the Pope's Men:
The Inside Story of How the Vatican Really Thinks, Image 2006 e L.M.F. Sudbury, Il Regno Visto da Sinistra, Seneca
Edizioni 2010
28
   Si pensi, in questo senso ai "motu proprio" Ad Tuendam Fidem e Apostolos Suos, entrambi del 1998
29
   K. Wojtyła (SS. Giovanni Paolo II), Ecclesia de Eucharistia, Ed. Vaticana 2003
30
   Si veda, sull'argomento, M. Martin, Keys of This Blood: Pope John Paul II Versus Russia and the West for Control of
the New World Order, Simon & Schuster 1991
31
   Congregazione per la Dottrina della Fede, Dichiarazione Dominus Iesus, approvata da Papa Giovanni Paolo II il 16
giugno 2000
quelle relative a contraccezione, divorzio e inseminazione artificiale), finendo per creare situazioni
di ingerenza indebita ben lontane dalla sacrosanta separazione tra Stato e Chiesa32.
Infine, veniamo al tanto lodato rapporto tra Papa e giovani. Questo rapporto è senza dubbio esistito
ma è stato spesso mediato da nuovi movimenti "radicali" e ultraconservatori (Focolarini, Opus Dei,
Sant'Egidio, Legionari di Cristo, Regnum Christi, etc.) che hanno portato ai grandi raduni mondiali
migliaia di ragazzi spesso acriticamente attratti più dalla figura del Papa che dai contenuti da lui
trasmessi. Ciò ha finito, tra l'altro, per aprire canali privilegiati tra gruppi, Ordini e Congregazioni
chiaramente tradizionaliste e spesso anche politicamente orientate al conservatorismo estremo e
Vaticano33.
Tutti questi elementi non possono che far pensare ad una vera e propria svolta conservatrice della
Chiesa nel lungo periodo di regno di Wojtyła, una svolta che, al di là dell'affermazione legittima di
un pensiero forte e di una identità religiosa profonda da parte delle alte sfere cattoliche, ha
sicuramente riavvicinato alla Chiesa il popolo tradizionalista per qualche tempo disorientato dagli
orientamenti progressisti del Concilio Vaticano II e quella parte di gioventù che, lasciata senza
punti di riferimento, andava alla ricerca di messaggi netti e indiscutibili, ma ha finito per allontanare
o almeno intiepidire quella parte di fedeli che ha visto in indirizzamenti come quelli menzionati un
passo indietro del Cattolicesimo rispetto ai progressi degli anni '6034.
E oggi?
Con l'ascesa al Soglio di Pietro del Cardinale Joseph Ratzinger, ex Prefetto della Congregazione per
la Retta Dottrina durante il Regno di Giovanni Paolo II e, in sostanza, da molti visto come "braccio
destro" del Papa polacco, un certo numero di fedeli si aspettava una linea di continuità assoluta con
il suo predecessore tanto da rimanere addirittura sorpreso dal fatto che il nuovo Papa tedesco, non
scegliendo di chiamarsi Giovanni Paolo III, mostrasse al mondo un legame ideale con Benedetto
XV, il Pontefice della Prima Guerra Mondiale, e non con Wojtyła.
In realtà, chi si occupa di questioni vaticane sapeva che, pur nella stretta collaborazione che li
univa, Wojtyła e Ratzinger avevano avuto spesso idee piuttosto distanti.
Ad esempio, Ratzinger non amava le grandi Liturgie di massa di Giovanni Paolo II, né certi
"scivolamenti" verso atteggiamenti capaci sì di attirare le simpatie del grande pubblico, ma anche
passibili di biasimo perché interpretabili come "scadimenti" dell'altissima dignità della figura papale
(si pensi alle celeberrime immagini di Wojtyła con copricapi tribali, così lontane dalla
riproposizione ratzingeriana del camauro)35. Ma, più che su aspetti puramente formali, le sue
critiche, per altro sempre apertamente espresse (seppur nel velato stile tipico delle alte sfere
trasteverine), si incentravano su questioni sostanziali, teologiche. Il futuro Papa Benedetto XVI,
solo per citare qualche elemento paradigmatico, non fu mai un sostenitore degli incontri
interreligiosi (al primo, ad Assisi nel 1986, neppure partecipò), ritenendoli pericolosi perché
leggibili come attestazioni di "indifferentismo" (e, non a caso, nel 2000 la dichiarazione Dominus
Jesus della Congregazione da lui diretta spazzò ogni dubbio in questo senso); allo stesso modo, fu
notevolmente contrariato dai vari "mea culpa" del pontificato wojtyłiano e reagì contro essi in modo
peculiarmente curiale, con una lettera pastorale in cui "difendeva" il Papa dalle obiezioni mosse da
alcuni Cardinali conservatori (come il Cardinal Biffi di Bologna) ma facendo in modo che tali
obiezioni risaltassero nel documento ben più delle risposte ad esse, apparentemente deboli e
inconcludenti36. Neppure l'enorme numero di canonizzazioni di Giovanni Paolo II vide il Papa
polacco e il Cardinale bavarese concordi: Ratzinger fece in modo che la sua opinione, riguardante il
fatto che troppi Santi "anonimi" rischiavano di confondere i fedeli più di pochi chiari esempi di

32
   A tal proposito si legga: C. Holloway, The Way of Life: John Paul II and the Challenge of Liberal Modernity, Baylor
University Press 2008
33
   J. Cornwell, Un Papa d'Inverno. Trionfi e Conflitti nel Pontificato di Giovanni Paolo II, Garzanti 2005, pp. 267 ss.
34
   Ivi, pp202 ss.
35
   Qui e in seguito, cfr. A. Derrouriex, John Paul II and Benedict XVI: Two Popes and Their Love and Hate Relation,
Carmel Books 2009, passim
36
   S. Magister, "Benedetto XVI. Il papa, il programma", Espresso Online, 20 aprile 2005
virtù, fosse ben chiara e nota e, infatti, il rallentamento delle canonizzazioni è ora sotto gli occhi di
tutti37.
Su una cosa, però, Wojtyła e Ratzinger sono sempre apparsi concordi e Benedetto XVI sembra oggi
mantenere una linea di continuità con il suo predecessore: l'ossequio formale e la critica sostanziale,
effettuale ai risultati del Concilio Vaticano II e, conseguentemente, il ritorno ad un sistema di
pensiero ecclesiastico tradizionale.
Forse, in questo senso, la posizione di Ratzinger è ancora più netta di quella di Wojtyła e,
certamente, è stata espressa con maggiore chiarezza in un testo di circa venticinque anni fa, una
lunga intervista rilasciata a Vittorio Messori nel Seminario di Bressanone in cui l'allora Prefetto
della Congregazione per la Retta Dottrina, che pure aveva partecipato al Concilio come perito del
Cardinale di Colonia Joseph Frings, esprimeva tutte le sue perplessità per un rinnovamento che
aveva permesso a tutti di fare tutto, di interpretare la Fede a proprio piacimento e di trasformare la
Liturgia (quella stessa Liturgia da lui riproposta come possibile anche in latino) in uno spettacolo38.
E sul ritorno ad una Fede "pura", aliena da ogni forma anche velata di accodiscendimento alla
morale corrente, da ogni "dittatura del relativismo", non vi è alcun dubbio, a partire dal suo
programma che vuole i Cristiani "adulti nella Fede ... e non fanciulli in stato di minorità, sballottati
dalle onde e portati qua e là da qualsiasi vento di dottrina"39. Poco importa al Papa che come
Cardinale aveva bollato come gravemente erronea, in un documento del 1984 contro la "Teologia
della liberazione", ogni indulgenza al socialismo (teoria definita "vergogna del nostro tempo" e
"schiavitù indegna dell'uomo"40), se ciò porta ad essere bollati come fondamentalisti (quando si
tratta solo di avere una "Fede chiara"), poco importa se i rapporti con le Chiese orientali si stanno
spegnando alla luce della cosiddetta "dottrina Ratzinger" ("Roma deve esigere dalle Chiese
ortodosse per ciò che riguarda il primato del Papa niente più di ciò che nel primo millennio venne
stabilito e vissuto"41) e se le relazioni con il mondo islamico sono state messe duramente alla prova
dal "Discorso di Ratisbona", poco importa se Ordini che da secoli formano l'"intellighenzia" della
Chiesa come quello Gesuita vengono sostituiti nelle "grazie" pontificie da Prelature personali e
Movimenti che si sono attirati le critiche di gran parte del mondo laico (e non solo) per la loro
visione medievalizzante della Cristianità, poco importa se persino un insospettabile come il
Cardinal Kasper si è lamentato (nel 2000) dell'ultra-centralismo romano ed è stato duramente
redarguito da Ratzinger: ciò che conta è che venga a cadere questa cultura che si è imposta in
Europa e che "costituisce la contraddizione in assoluto più radicale non solo del cristianesimo, ma
delle tradizioni religiose dell’umanità"42.
Il dubbio, verrebbe da pensare, è se sia solo riaffermazione legittima (forse doverosa) di "pensiero
forte" o non ci sia, in questa linea, qualche venatura di "Deus lo vult".
Di fatto, la costante diminuzione dei praticanti (solo circa il 20% dei battezzati secondo gli ultimi
sondaggi43) non può che impensierire ...

37
   Ivi
38
   J. Ratzinger (SS.Benedetto XVI), V. Messori, Rapporto sulla Fede, San Paolo 1984, p. 86 ss.
39
   Missa Pro Eligendo Romano Pontefice: Omelia del Card. J. Ratzinger, 18 aprile 2005
40
   Congregazione per la Dottrina della Fede, Libertatis Nuntius, Ed. Vaticana 1984
41
   Congregazione per la Dottrina della Fede, Risposte ai Quesiti Riguardanti Alcuni Aspetti Circa la Dottrina sulla
Chiesa, Ed. Vaticana, 29 giugno 2007
42
   J. Ratzinger (SS. Benedetto XVI), L'Europa di Benedetto nella Crisi delle Culture, Cantagalli 2005, p. 37
43
   Dati AVIR-Europe 2009
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