Covid: le origini del virus e la mistificazione iniziale - Filodiritto

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Tribunale Bologna 24.07.2007, n.7770 - ISSN 2239-7752
                                              Direttore responsabile: Antonio Zama

    Covid: le origini del virus e la mistificazione iniziale
                            Capitolo 4 - L'origine del virus SARS-cov-2
                                                   03 Marzo 2022
                                                   Ugo Rovigatti

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Dopo la presentazione nei cap. 1-3 dei dati sperimentali, ottenuti solo recentemente e quindi quasi alla
fine della narrativa, torno agli inizi.
Quando le notizie cominciarono a filtrare – a gennaio 2020 – da Wuhan e dall’intera Cina, in molti
abbiamo cercato di capire cosa stesse accadendo e di trovare ragionevolmente delle possibili cause.
Tuttavia improvvisamente e quando in Italia si contavano appena i primi casi di turisti cinesi o di italiani
rientrati dalla Cina, sono apparsi con grande clamore nella stampa locale, due lavori che hanno creato
una grave mistificazione iniziale, che stiamo ancora scontando.
Il primo è datato 7 Marzo 2020 (appare già in rete il 18 febbraio) ed è una lettera sulla prestigiosa rivista
britannica The Lancet, nella quale 27 ricercatori condannavano come complottismo (conspiracy
theories) qualunque ipotesi che suggerisse che COVID-19 non avesse un’origine naturale. Si scopre oggi,
grazie alla legge sulla libertà di informazione (FOIA o Freedom of Information Act) che 1) la lettera era
stata inizialmente scritta e sollecitata da Peter Daszak, che è stato fra i maggiori finanziatori dagli US del
laboratorio a Wuhan, grazie a contratti di ricerca ottenuti dall’NIH/NIAID che lui ha poi subappaltato
al WIV; 2) 5 dei 27 firmatari incluso Daszak erano tutti dipendenti con ruoli prominenti all’interno
dell’organizzazione EcoHealth Alliance di NY.
Questa, presieduta da Daszak, è appunto l’organizzazione che otteneva e poi subappaltava i contratti di
ricerca alla Cina, soprattutto al Wuhan Virology Institute (WIV). Gli altri 4 nomi sono: Rita Colwell e
James Hughes, ambedue membri del Board of Directors di EcoHealth Alliance; William Karesh, Executive
Vice President for Health and Policy e Hume Field, Science and Policy Advisor, sempre ad EcoHealth
Alliance, anche lui come Daszak attivo in questo tipo di ricerca. 3) Va qui ricordato il ruolo di Daszak, un
ricercatore britannico trapiantato negli Stati Uniti, nel coordinare e proprio finanziare la ricerca che si
svolgeva sia negli USA che al WIV in Cina. La cosa migliore è lasciare che “i dati” cioè le cifre dei
finanziamenti parlino e spieghino da sole.
Dopo un inizio con la Fondazione di Gerald Durrel Wildlife Trust, Daszak divenne presidente di EcoHealth
Alliance (EHA) e con questa ottenne vari grants sia dal forndo Emerging Pandemic Threats (EPT)
che da altre organizzazioni anche militari. Con una media di circa 17 milioni di dollari all’anno, EHA ha
accumulato un tesoretto di circa 120 milioni di dollari: 64 milioni dall’EPT con 4 diversi sottoprogrammi
(Predirre, Identificare, Rispondere e Prevenire), ben 39 milioni dal Pentagono (come rivelato dal
giornalista Sam Husseini, dopo notevoli sforzi contro la reticenza di EHA) e 20 milioni dal Department of
Health and Human Services (DHHS). Anche se torneremo su questo argomento in uno dei prossimi
capitoli, faccio qui solo un esempio della quantità di interazione e subappalto dei fondi di ricerca.
Quando l’amministrazione del presidente Barack Obama bloccò nel 2014 negli USA le manipolazioni
genetiche dei Coronavirus, a causa della potenziale pericolosità di questi esperimenti, Daszak ed EHA
avevano appena ottenuto un grant dall’Institute of Allergy and Infectious Diseases (NIAID). I fruitori del
grant quindi spostarono i fondi a partners stranieri, in primis il WIV che ottenne la somma di
600.000 dollari direttamente da EHA.
Quindi, vista la delicatezza della loro posizione in EcoHealth Alliance, in quanto l’ipotesi del Lab-Leak
mette ovviamente in discussione proprio questi finanziamenti e l’intero lavoro di ricerca eseguito al WIV,
la firma di Daszak e degli altri associati a EHA si configura come un gigantesco “conflitto d’interesse”
. Tuttavia, sulla lettera di Lancet si legge: “We declare no competing interests”, cioè non abbiamo alcun
conflitto d’interesse.
Dieci giorni dopo (17 marzo) appare come “Correspondance” cioè come una semplice lettera
– non un lavoro vero e proprio – la comunicazione Kristian Andersen et al. su Nature Medicine dal
titolo “The proximal origin of SARS-CoV-2”. Questo è diventato il testo scientifico più citato dalla
stampa ed i media italiani, in quanto avrebbe offerto una dimostrazione inconfutabile – a loro detta –
della validità della natural zoonosis (NZ). Già più di un anno fa scrissi per sottolineare la debolezza
scientifica della lettera di Andersen et al. Le mie ragioni erano:
1. l’illogicità di Andersen et al., (vedasi righe 37-69 della lettera): secondo loro, una struttura diversa per
il sito di legame al recettore (il Receptor Binding Site o RBD) rispetto a SARS1, che non si poteva
calcolare con strumenti di bioinformatica come strutture ad alta affinità sarebbe evidenza di un
meccanismo naturale. Il loro ragionamento contorto – come anche discusso nel Bulletin of Atomic
Scientists da Nicholas Wade – è il seguente: un gruppo di bioterroristi che avesse voluto costruire un virus
patogeno avrebbe seguito i dettami dei calcoli di bioinformatica. Ma innanzi tutto: chi ha mai pensato a
dei bioterroristi? Si è sempre pensato proprio ad un errore di laboratorio, soprattutto nel far crescere il
virus e passandolo ripetutamente su cellule umane o su animali transgenici umanizzati.
2. sul punto poi dell’aggiunta di un sito FCS (vedasi righe 94-120 della lettera) ho già discusso anche un
anno fa; avevo ricordato come queste sequenze possano venire aggiunte (o eliminate) anche grazie al
passaggio di questo coronavirus (o altri virus) in coltura. Aggiungerò in un capitolo successivo nella parte
conclusiva di questa carrellata sull’origine di SARS2, alcuni commenti e nuove scoperte su come un sito
FCS possa essere stato aggiunto con tecniche molto particolari ed “invisibili” di GOF.
3. Nelle ultime settimane, si è venuto a sapere grazie al FOIA (Freedom of Information Act)
ed agli sforzi – soprattutto legali, con coinvolgimento di avvocati e giudici – dei gruppi US Right to Know
ed INTERSECT che Jeremy Farrar e Francis Collins (allora era direttore dell’NIH, adesso è
dimissionario da alcune settimane) avevano contattato i 5 futuri autori della lettera su Nature Medicine
(Andersen, Rambaut, Lipkin, Holmes and Garry) e li aveva spronati a scriverla. Perché questo è grave?
Farrar in UK è a capo del Welcome Trust, l’ente che finanzia insieme all’americano NIAID ovvero la
NIH che era allora diretta da Collins proprio questo tipo di ricerche con milioni di dollari (o
sterline/pounds). Quindi qui il “conflict of interest” non è grave, ma mostruoso.
4. Sempre recentemente e con simili pressioni legali, grazie al FOIA, Intercept e USA RTK (right to
know), sono state svelate alcune delle emails inviate per la preparazione di un Summit fra i principali
gruppi che lavoravano sui Coronaviruses già ad inizio pandemia. La data del Summit venne poi concordata
per il 1° febbraio 2020 da remoto e da ambedue le sponde dell’Atlantico, principalmente da USA e UK,
con pochi altri scienziati – anche da altre nazioni europee e dall’Australia – che parteciparono. Oltre che
dalle emails, questi eventi sono narrati dal libro di Farrar, Spike.
Il quadro che emerge è piuttosto sconcertante: alla vigilia del meeting, la maggior parte degli scienziati
coinvolti e che scriveranno poi la citata lettera per Nature Medicine, i.e., Holmes, Andersen e Garry
dimostravano di propendere per l’ipotesi del lab-leak, con percentuali di probabilità riportate da Farrar
fra 60 e 80%. Anche l’altro firmatario, Andrew Rambaut, aveva espresso forti perplessità. La maggior
perplessità è stata recentemente espressa dal 5° firmatario, Ian Lipkin della Columbia University, quando
è stato rivelato che molti degli esperimenti in questione al WIV venivano effettuati non in strutture di
laboratorio ad alto contenimento (i.e., Biosafety Level 4, BSL-4), bensì ad un livello molto più basso
(BSL-2).
Rimane quindi un mistero che cosa abbia fatto improvvisamente, fra il 2 e 4 febbraio 2020
, cambiare repentinamente idea al gruppo dei 5, tanto da inviare poi il manoscritto con toni forti e polemici
(ma con dati e logiche molto scarse, come ho precedentemente indicato) a favore della NZ (natural
zoonosis) e contro il LL (laboratory-leak). Poiché pochissimi erano i dati e nessun nuovo dato scientifico
era divenuto disponibile, l’ipotesi più probabile è che vi sia stata durante il Summit una forte pressione
per non dare alcuno spazio all’ipotesi LL. Quest’ultima avrebbe infatti fortemente indebolito
l’immagine di un’autorità scientifica che si apprestava ad affrontare la nuova pandemia COVID-19
ed alla quale veniva chiesto di sconfiggerla. I principali responsabili di questa virata a 180° appaiono
essere Jeremy Farrar in UK e Francis Collins negli USA: questi erano ad inizio 2020 i principali
controllori ed elargitori di fondi di ricerca sulle due sponde dell’Atlantico, essendo a capo
rispettivamente del Welcome Trust e dell’NIH (National Institute of Health).
In conclusione, su questi due unici lavori: una lettera di opinione e quindi non-scientifica su The Lancet
ed una breve lettera su Nature Medicine che è molto debole da un punto di vista scientifico e logico si è
imbastita una vera e propria campagna intimidatoria contro chiunque non concordasse sull’origine naturale
per zoonosi di SARS2 e della pandemia COVID-19, che oggi sappiamo ha già fatto circa 6 milioni di
morti (la cifra reale è valutata a circa il doppio, cioè 15 milioni). Io stesso sono stato bersagliato di insulti:
dal “complottista”, all’“idiota”, al “vecchio ubriacone” (sono praticamente astemio) solo per aver usato il
mio cervello per valutare le evidenze (vedasi la mia risposta al CICAP):
Dalle varie discussioni su giornali e media, non mi risulta però che alcun giornalista italiano abbia
   veramente letto e valutato indipendentemente – con la sua testa – la lettera su Nature Medicine di Andersen
   et al. Certamente, il peggior errore di Andersen-Daszak e collaboratori è stato quello di presentare
   all’opinione pubblica la mistificazione che l’origine naturale fosse l’unica teoria scientificamente valida
   ed accettabile. Tutto questo ad appena poche settimane dall’inizio di COVID-19 (metà febbraio e 1°
   Marzo 2020), quando evidenze scientifiche chiare a favore di un’ipotesi o dell’altra erano del tutto
   assenti.

1. Andersen, K. G., A. Rambaut, et al., (2020). "The proximal origin of SARS-CoV-2." Nature Medicine 26
   (4): pp. 450-452.
2. Horton, R. (2021). "Offline: The origin story—division deepens." The Lancet 398 (10318): p. 2221.
3. Rovigatti, U. (2020). "Risposta a "Quando il complottista è un premio Nobel" di S. Fuso." https://
   www.queryonline.it/2020/04/20/quando-il-complottista-e-un-premio-nobel/: 1-8.
4. Ruskin, G. (2022). "FOI documents on origins of Covid-19, gain-of-function research and biolabs." US
   Right to Know 2022 (February 24th 2022): pp. 1-5 https://usrtk.org/biohazards/foi-documents-on-origins-
   of-sars-cov-2-risks-of-gain-of-function-research-and-biosafety-labs/.
5. Suryanarayanan, S. (2020). "EcoHealth Alliance orchestrated key scientists’ statement on “natural origin”
   of SARS-CoV-2." US Right to Know 2020 (November 18th, 2020): https://usrtk.org/biohazards-
   blog/ecohealth-alliance-orchestrated-key-scientists-statement-on-natural-origin-of-sars-cov-2/.
6. Suryanarayanan, S. (2022). "EcoHealth Alliance wanted to block disclosure of Covid-19-relevant virus
   data from China." US Right to Know 2022 (January 10th 2022): https://usrtk.org/biohazards-
   blog/ecohealth-alliance-wanted-to-block-disclosure-of-covid-19-relevant-virus-data-from-
   china/?mc_cid=717a530cbc&mc_eid=4677b124c8.
7. Wade, N. (2021). "The origin of COVID: Did people or nature open Pandora’s box at Wuhan?" The
   Bulletin of Atomic Scientists May 5th 2021 (https://thebulletin.org/2021/05/the-origin-of-covid-did-
   people-or-nature-open-pandoras-box-at-wuhan/): 63.

   TAG: Covid-19, origine Covid, pandemia, coronavirus

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