Coralli in bianco e nero - #odiamoglisprechi - eon-energia.com/scuole - EON energia

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Capitolo 3

                 Coralli
        in bianco e nero
                         #odiamoglisprechi

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Coralli
                                                 in bianco e nero

    “L’uso smodato di pesticidi determina l’inquinamento progressivo di aria, acqua, suolo e cibo.
    La cosiddetta contaminazione diffusa è una delle più gravi minacce alla salute del…”.
    «Elio! Sei pronto?» grida Nami dal piano di sotto, «dai che abbiamo un treno da prendere!».
    Elio spegne velocemente il PC e preme l’interruttore della ciabatta. «Finirò di leggere
    quest’articolo quando torniamo» pensa. La questione dei pesticidi l’aveva davvero colpito,
    tanto da passare l’ultima settimana ad approfondire le tecniche dell’agricoltura biologica.
    «Arrivo! Hai preso le bombole?» chiede all’amica e poi aggiunge: «E la muta stagna?».
    «Sì, freddoloso, dai muoviti!» scherza Nami, caricandosi il pesante zaino sulle spalle.
    «Freddoloso un bel niente!» risponde Elio, facendole il verso: «Lo sai che la temperatura
    dell’acqua del mare in questo periodo è inferiore ai 20 °C! Almeno così non mi bagno e potrò
    mantenermi al caldo anche se l’acqua è fredda».
    Nami ed Elio corrono a prendere il bus per la stazione: dove stanno andando?

    «Ciao ragazzi, sono qui!». Una mano si agita tra la folla.
    «Salve professor Giuliacci!» esclamano Nami ed Elio, correndogli incontro nell’affollata
    hall della stazione.
    «Siete pronti? Ecco qui i vostri biglietti» dice porgendo loro una grossa busta gialla,
    «qui dentro trovate anche un po’ di informazioni sulla vostra prossima missione,
    ma vi spiegherò tutto in treno».
    «Non vediamo l’ora professore!» dice Nami incamminandosi verso il binario. «Diceva che
    andiamo a trovare un suo amico, giusto?».
    «Esatto Nami, un vecchio amico del liceo che ora vive al mare» risponde il professor Giuliacci.
    «Signori, posso avere i vostri biglietti?» li interrompe il controllore.

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«Continuiamo il discorso tra poco» bisbiglia il professor Giuliacci.
 I tre si mettono in fila lungo il binario e nel giro di pochi minuti salgono in
treno. «Che cos’è successo, professore?» chiede curioso Elio.
«Beh, dovete sapere che questo mio amico è un istruttore di sub e,
da che ho memoria, non fa che ripetermi quanto è fortunato a vivere al
mare: pesci, tartarughe, conchiglie e coralli di mille colori popolano da
sempre le acque. Ultimamente, però, ha notato qualcosa di strano: quei
bei fondali così ricchi di vita si stanno, come dire, scolorendo».

«Scolorendo?!» chiede attonita Nami, «ma in che senso?».
«Sembra proprio che i colori del fondale si stiano spegnendo! Insomma,
non sono più così accesi e brillanti come un tempo» continua il
professore, «è probabile che sia una conseguenza dell'inquinamento e
dei cambiamenti climatici in atto. Ecco perché lo stiamo raggiungendo:
per renderci conto insieme di cosa stia succedendo».
Elio guarda fuori dal finestrino. Stavano già costeggiando il mare,
un’enorme distesa blu a perdita d’occhio.
«Che meraviglia» pensa tra sé e sé «speriamo che non sia troppo tardi
per salvarlo».

Il sole splende alto nel cielo e si riflette sulle limpide acque. Nami
affonda i piedi nella calda sabbia. Vicino a lei, alcuni uomini stanno
armeggiando con delle grosse cime su una barca. D’improvviso, uno
di loro si volta: ha una folta barba argentata e gli occhi azzurri come il
ghiaccio.

«Andrea!» esclama l’uomo. «Da quanto tempo, finalmente sei arrivato!»
continua avanzando verso di loro.
«Amico mio!» il professor Giuliacci si avvicina alla barca e dice: «Che
bello rivederti!».
«E voi» continua il signore rivolgendosi a Nami ed Elio «dovete essere
i Green Detective, giusto? Salite a bordo!».
«Signorsì, istruttore!» risponde entusiasta Nami, aggrappandosi
al parapetto. Che bello conoscere un altro istruttore, proprio come
quello incontrato l’estate prima, quando lei ed Elio avevano partecipato
al loro primo corso di sub per principianti.

«Ho bisogno di una mano: voi sapete immergervi, giusto?».
Il professor Giuliacci glielo aveva confidato qualche settimana prima:
«Dovete aiutarmi a scoprire cosa sta succedendo al nostro mare!».
Nami ed Elio annuiscono, pronti a risolvere un altro mistero per il bene
del Pianeta.

«Bene ragazzi, tenetevi forte, lasciamo la terraferma!» dice l'amico
accendendo il motore della barca.
«Ci spieghi, istruttore» chiede ansiosa Nami «cosa sta succedendo?».

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«Come sapete» continua lui «i fondali ospitano piccole barriere coralline,
    ecosistemi complessi e delicati in cui vivono una molteplicità di organismi diversi
    come polpi, molluschi, spugne, murene, crostacei e perfino tartarughe.
    Le barriere coralline sono fondamentali per l’assorbimento dell’anidride carbonica
    atmosferica, proprio come gli alberi. Ora però, questo prezioso ecosistema non è
    più in salute: conchiglie e coralli stanno lentamente perdendo colore e struttura e
    le barriere si stanno spopolando. Riuscite a immaginare le conseguenze?».
    «Ma com’è possibile che si siano scolorite?» chiede Nami allibita.
    «Presto lo vedrai con i tuoi occhi, cara ragazza» le risponde con un fondo di
    malinconia, «siamo quasi arrivati: prepariamoci per l’immersione».
    Nami ed Elio iniziano a disfare i bagagli, disponendo l’attrezzatura sui grandi
    cuscini della barca: muta, pinne, computer subacqueo, telecamera, bombole.
    «Quella non ti servirà proprio!» dice l’istruttore indicando la grossa muta stagna di Elio.
    «Ma come, non fa freddo sott’acqua? Siamo in novembre!» esclama incredulo Elio.
    «Forse qualche anno fa» continua l’istruttore «ma ultimamente la temperatura
    dell’acqua è molto alta per essere novembre, pensate che in superficie è possibile
    ancora farsi il bagno! Tieni, con questa muta leggera non soffrirai il caldo».
    «Incredibile» pensa Elio tra sé e sé infilandosi i calzari «stiamo facendo
    un’immersione vestiti come se fosse estate! Qualcosa non quadra».
    «Bene ragazzi, avete tutto?» chiede il professor Giuliacci, porgendo loro microfoni
    e trasmettitori: «Con questi potrete comunicare sott’acqua! Io vi aspetterò qui,
    buona immersione!».
    I tre finiscono di vestirsi, si caricano le bombole sulla schiena e siedono sul
    parapetto della barca.
    «Pronti?» chiede l’istruttore. «Adesso ci immergeremo per qualche metro, ma poi
    proseguirò io alla ricerca dei coralli con la telecamera, mentre voi potrete seguirmi
    tramite lo schermo dalla barca!».
    Nami ed Elio mimano il segnale di “ok” con la mano aperta e il pollice e l’indice
    uniti a disegnare uno zero.
    3… 2… 1… SPLASH! I tre si lanciano dalla barca, scivolando nelle calde acque
    del mare.
    «Chissà quanti pesci colorati vedremo!» pensa Nami sistemandosi l’erogatore.

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«Ora si scende, seguitemi!» dice l’istruttore pinneggiando verso uno
scoglio, «mi raccomando, tenete gli occhi aperti e state vicini a me».
I due procedono dopo di lui, seguendo il profilo del fondale.
«Fai attenzione ai ricci, Nami» la ammonisce Elio, indicando una cavità
nello scoglio a qualche metro dalla superficie. Nami si avvicina cauta e nota
che la roccia è ricoperta di ricci e piccoli molluschi colorati. «È un buon
segno» pensa tra sé e sé.
I tre continuano la discesa, incrociando lo sguardo di qualche orata curiosa.
A qualche metro di profondità, l’istruttore si ferma su una sporgenza, per
osservare alcune grosse conchiglie.
«Che strano» dice Elio prendendone una tra le mani, «queste conchiglie
di solito sono rosse o arancio, ma non bianche!».
«Guarda, sono anche tutte rovinate» continua Nami passando il guanto
sulla valva consumata.
«Ragazzi da qui la discesa è più faticosa a causa della pressione molto
forte. Proseguo io, voi tornate in superficie e osservate con attenzione
lo schermo: proverò ad inquadrare i coralli del fondale!».

Nami ed Elio risalgono, fino alla barca, mentre l’istruttore prosegue
l’immersione. Quello che si vede nello schermo è davvero strano: più si
scende in profondità, più il fondale perde colore. Nami ripensa alle lezioni
di sub dell’estate passata, quando le spiegarono che l’acqua, come un
filtro, è in grado di assorbire i colori di cui è composta la luce e che, in base
alla profondità, alcuni colori appaiono più spenti. «Il rosso è il colore che
scompare per primo» ricorda «forse è per quello che le conchiglie sono
scolorite!».

Dopo una ventina di metri di discesa dell’istruttore, la luce si fa sempre più
debole e la visibilità più ridotta. Sullo schermo cominciano a intravedersi
delle sagome appuntite. «Devono essere i coralli!» esclama Nami.
D’improvviso, nell’immagine si apre una foresta di giganteschi coralli.
Ma, proprio come le conchiglie, erano tutti sbiaditi. Nami ed Elio non
potevano credere ai loro occhi: non c’era nemmeno un corallo rosso!
Con la telecamera, l’istruttore continuava ad inquadrare il paesaggio
circostante: non si vedeva nulla. Non un pesce, non un’alga, non un
crostaceo, non un colore. Solo un’enorme foresta pietrificata.
Il sub si avvicina a un corallo e allunga la mano per toccarlo, ma… crack!
Il corallo si frantuma in mille pezzi.
«Cosa sta succedendo ai coralli?» chiede preoccupato Elio. «È come se
qualcosa li stesse consumando: sembrano quasi morti».
Nami guarda sconsolata quell’enorme foresta bianca. Quell’immagine
stava sbiadendo i vividi ricordi della sua ultima immersione, proprio come
stava succedendo ai coralli sotto di lei. L’istruttore era appena tornato nella
barca, per parlare insieme ai ragazzi di quelle tristi immagini.
«Mmh, coralli e conchiglie sbiaditi» ricapitola il professor Giuliacci
«surriscaldamento globale, inquinamento. Ci dev’essere una connessione!
I coralli sono fatti di carbonato di ca… Ecco cos’è successo!» esclama.
«Ci dica professore!» rispondono in coro Nami ed Elio.

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«Partiamo dal principio: la caratteristica più evidente
    del cambiamento climatico è senz’altro il riscaldamento
    dell’atmosfera, giusto? E in un Pianeta più caldo, anche gli
    oceani tendono a riscaldarsi, con conseguenze catastrofiche
    per i delicati ecosistemi che ospitano. Ne sono un esempio
    evidente le barriere coralline, che in diverse regioni del Mondo
    stanno andando inesorabilmente incontro al fenomeno dello
    sbiancamento».
    «Sbiancamento? È questo che è successo?» chiede l’amico.
    «La colorazione tipica dei coralli» continua il professor
    Giuliacci «deriva dai piccoli organismi, chiamati polipi, che
    abitano la barriera e che, poco alla volta, ne costruiscono
    letteralmente la struttura scheletrica: i polipi, infatti, vivono
    in simbiosi con delle alghe microscopiche che, attraverso la
    fotosintesi, forniscono loro nutrimento e donano colore a
    tutta la struttura. Tuttavia, se la temperatura dell’acqua sale
    anche solo di qualche grado, le alghe non sono più in grado di
    produrre le sostanze nutrienti e i polipi le espellono.
    Ecco allora che, senza più la colorazione garantita dalla
    fotosintesi delle alghe, i coralli perdono il loro colore e
    tendono letteralmente a sbiancarsi, mentre i polipi, senza più
    fonte di nutrimento, muoiono. Il problema è davvero grave
    se si pensa che, ad esempio, in base a un recente rapporto
    dell’ONU (“Sixth Status of Corals of the World 2020 Report”),
    tra il 2009 e il 2018 il riscaldamento degli oceani ha causato la
    morte di circa il 14% della barriera corallina del Pianeta».
    «Ma cosa c’entra l’inquinamento in tutto ciò?» chiede Elio.
    «Anch’esso ha un ruolo fondamentale nel fenomeno dello
    sbiancamento» risponde il professore. «Dovete sapere che
    il benessere delle barriere coralline dipende non solo dalla
    temperatura, ma anche dal livello di acidità degli oceani.
    Quest’ultimo viene misurato tramite una grandezza fisica
    chiamata pH e corrisponde a un valore compreso tra 0 e 14.
    Il pH dell’acqua pura è pari a 7, esattamente a metà di questa
    scala e, per questo, viene definito “neutro”.

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Sostanze con un pH inferiore al 7 sono definite “acide”, come il succo di limone, mentre
quelle con un pH superiore al 7 “basiche”, come il bicarbonato di sodio. Il pH dell’acqua
di mari e oceani si aggira intorno a 8.2, un valore leggermente basico dato dalla presenza
di sostanze disciolte, come il sale o altri minerali. Il pH di una sostanza può diminuire
o aumentare in seguito all’aggiunta di sostanze acide o basiche o per cambiamenti
dell’ambiente circostante. Questo è proprio ciò che sta succedendo attorno a noi!
L’inquinamento, l’uso di combustibili fossili, le piogge acide e l’aumento di gas serra in
atmosfera sono condizioni che vanno a ridurre il pH dell’acqua di mari e oceani, ovvero
ad acidificarla. In un ambiente più acido, non solo le alghe faticano a sopravvivere,
determinando lo sbiancamento delle barriere coralline, ma coralli e conchiglie faticano
a crescere diventando più fragili e soggetti all’attacco di agenti esterni».

«Ma professore» interviene Nami aggrottando la fronte, «l'oceano e i mari non sono in
grado di assorbire l’anidride carbonica come le nostre foreste?».
«Certamente Nami, ma questa capacità non è infinita!» risponde il professor Giuliacci.
«Mari e oceani assorbono circa un terzo dell’anidride carbonica atmosferica, grazie a
una reazione che produce un acido chiamato acido carbonico. La sua presenza in acqua
andrà quindi a ridurne il pH, causando l’acidificazione. Cosa succede se con il traffico,
l’inquinamento e le industrie aumentiamo notevolmente la concentrazione di anidride
carbonica in atmosfera?».
«Gli oceani diventeranno sempre più acidi…» risponde Elio.
«Incredibile» mormora Nami «e noi cosa possiamo fare?».
«La risposta in realtà è molto semplice» risponde il professore, «basterebbe inquinare
meno! Da come ci spostiamo a quello che mangiamo, ogni nostra scelta implica
l’immissione in atmosfera di una certa quantità di gas serra. Più ci impegniamo a fare
scelte sostenibili e più saremo in grado di ridurre la quantità di anidride carbonica
in atmosfera, contrastando non solo l’acidificazione degli oceani, ma anche il
surriscaldamento del Pianeta! In questo contesto hanno un ruolo fondamentale le
tecnologie che sfruttano l’energia proveniente da fonti rinnovabili, come le pale eoliche o
i pannelli fotovoltaici. L’uso di fonti energetiche pulite, come il vento o il sole, ci permette
di vivere in maniera più sostenibile, senza gravare sulla salute del nostro Pianeta».
«C’è un'altra cosa che potete fare» interviene l’istruttore, «prendervi cura di mari
e oceani aderendo alle molte iniziative di tutela ambientale come quelle promosse
da E.ON nel progetto Energy4Blue: dalla pulizia delle spiagge alla protezione dei
fondali, fino alla cura e il ripristino della biodiversità marina. In più, fate attenzione alle
creme solari che utilizzate: alcune di esse contengono filtri chimici che danneggiano
gravemente i coralli una volta disciolti in acqua! Per le prossime vacanze assicuratevi
di comprare creme solari contenenti filtri di tipo fisico, reef-friendly e non dannosi per
l’ambiente».
«Wow! Non ne sapevo nulla! Ma c’è ancora una cosa che non capisco» li interrompe Elio:
«Di quanto è sceso il pH dell’acqua per fare tutti questi danni?».
«In realtà bastano leggerissime variazioni» risponde il professor Giuliacci: «Pensa che
stiamo parlando di oscillazioni inferiori all'unità nel giro di centinaia di anni».
«Ma quindi come facciamo a capire che il pH si sta abbassando? Come si misura?»
chiede Nami.
«E cosa c’è di più acido dell’acqua?» aggiunge Elio.
«Il pH è un concetto complesso» continua il professore, «ma esiste un modo semplice
per comprenderlo: volete fare un esperimento come due veri Green Detective?».

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Siete pronti ad aiutare Nami
                      ed Elio in questa missione?
    Ecco quello che dovete fare:

    1. Stampate 2 copie a colori della prossima pagina “Scala del pH”.
    2. Prendete dal kit che avete ricevuto (se vi siete iscritti al progetto di
       Odiamo gli Sprechi), il set di cartine tornasole e le pipette.
    3. Procuratevi i seguenti materiali e disponeteli sulla cattedra, all’interno
       di piccoli bicchieri etichettati: sapone liquido per piatti, tè,
       succo di limone, aceto, caffè, bicarbonato di sodio disciolto in acqua.
    4. Create due squadre all’interno della classe: una sarà la squadra “Nami”
       mentre l’altra la squadra “Elio”.
    5. Ogni squadra dovrà avere una scheda “Scala del pH”, una penna,
       7 cartine tornasole, 1 pipetta, 1 bicchiere di acqua e della carta
       assorbente.
    6. Ogni squadra dovrà completare la propria scala del pH, inserendo
       il valore corrispondente di ogni sostanza presente sulla cattedra.
       Per farlo, leggete insieme il funzionamento della cartina tornasole
       presente sulla scheda successiva.
    7. A turno, un componente di ogni squadra dovrà prelevare con la pipetta
       una piccola quantità di liquido da uno dei bicchieri posti sulla cattedra
       e far cadere una goccia sull’estremità di una cartina tornasole,
       posta sopra alla carta assorbente. Dopo aver scoperto il suo pH,
       scrivete il nome della sostanza in corrispondenza del valore all’interno
       della scala. Sciacquate poi la pipetta nel bicchiere di acqua e proseguite
       con la rilevazione successiva.
    8. Potete giocare insieme, suggerendovi tra squadre il pH delle varie
       sostanze. Oppure, eseguite separatamente tutte le rilevazioni, sfruttando
       le due estremità delle cartine tornasole. Mi raccomando, fate attenzione
       a non far gocciolare i liquidi troppo vicini tra loro!
    9. Le cartine avanzate serviranno per testare sostanze a piacimento
       delle due squadre, come bibite gasate, latte o succo di pomodoro.
       Quale squadra riuscirà a completare la propria scala di pH?

    Buon divertimento!

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Scala del pH
Cos’è una cartina tornasole?
La cartina tornasole è una speciale carta assorbente in grado di rilevare il pH di
una soluzione tramite una variazione di colore. Al contatto con una sostanza, essa
può assumere colorazioni che vanno dal giallo al rosso in base al grado di acidità
del liquido o dal verde al blu in base al grado di basicità. Per scoprire il pH di una
sostanza, vi basterà confrontare il colore ottenuto sulla cartina con quelli presenti
in questa scala:

          Acido       pH 0      ...............................................................

                      pH 1      ...............................................................

                      pH 2      ...............................................................

                      pH 3      ...............................................................

                      pH 4      ...............................................................

                      pH 5      ...............................................................

                      pH 6      ...............................................................

         Neutro       pH 7      Acqua pura
                      pH 8      ...............................................................

                      pH 9      ...............................................................

                     pH 10      ...............................................................

                     pH 11      ...............................................................

                     pH 12      ...............................................................

                     pH 13      ...............................................................

         Basico      pH 14      ...............................................................

Esempio: se al contatto con una sostanza la cartina tornasole si tinge di arancione,
quella sostanza avrà un pH compreso tra 3-4 e potrà essere definita “acida”.

Completate la scala del pH, inserendo il nome delle sostanze in corrispondenza
del valore riscontrato.

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