Consiglio Nazionale dei Geologi - 24 novembre 2017 - Consiglio Nazionale dei ...

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Consiglio Nazionale dei Geologi - 24 novembre 2017 - Consiglio Nazionale dei ...
Consiglio Nazionale dei Geologi

          24 novembre 2017
Consiglio Nazionale dei Geologi - 24 novembre 2017 - Consiglio Nazionale dei ...
Quotidiano   Data     24-11-2017
                                        Pagina   8
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Ordine Nazionale Geologi
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Mensile   Data      10-2017
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24/11/2017           Risposta Sismica Locale e pianificazione urbanistica: domani a Milano corso di formazione per geologi - Protezione Civile, Il Giornale della

                                                   (/home)

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                                                   Risposta Sismica Locale e
                                                   piani cazione urbanistica: domani
                                                   a Milano corso di formazione per
                                                   geologi
                                                        Giovedi 23 Novembre 2017, 11:47

                                                         "L'analisi di Risposta Sismica Locale per la valutazione
                                                         dell'azione sismica nella piani cazione urbanistica e nella
                                                         progettazione edilizia: differenze ed analogie" è il titolo del
                                                         corso di formazione specialistica per geologi che si terrà
                                                         domani a Milano

                                                   Si terrà domani venerdì 24 novembre a Milano il corso di formazione
                                                   specialistica, organizzato dalla Fondazione Centro Studi del Consiglio
                                                   Nazionale dei Geologi (http://www.cngeologi.it/fondazione-centro-
                                                   studi-cng/),e     dell'Ordine    Geologi      della   Regione     Lombardia
                                                   (http://www.geolomb.it/), a titolo "L'analisi di Risposta Sismica Locale
                                                   per la valutazione dell'azione sismica nella piani cazione urbanistica
                                                   e nella progettazione edilizia: differenze ed analogie" (ore 09:00 -
                                                   17:30 Università degli studi di Milano - Aula G12 - Via Golgi N.° 19 - I
                                                   piano).
                                                   Il corso ha lo scopo di illustrare in maniera completa le modalità di
                                                   esecuzione delle analisi di risposta sismica locale (RSL) in assetto
                                                   monodimensionale,         nalizzate alla stima dell'azione sismica di
                                                   progetto, ai sensi delle vigenti e delle future norme tecniche per le
                                                   costruzioni. Il corso prevede una sessione teorica, in cui saranno
                                                   illustrate brevemente sia le basi siche connesse con i fenomeni di
                                                   ampli cazione sismica locale sia i principali strumenti in grado di
                                                   rappresentare la risposta sismica locale. "In una nazione in cui si
                                                   veri ca, mediamente ogni 15 anni, un terremoto di magnitudo
                                                   superiore a 6.3, è necessario operare per una riduzione del rischio
                                                   sismico su tutti i livelli, anche quello della formazione dei
                                                   professionisti". Così Fabio Tortorici, Presidente della Fondazione
                                                   Centro Studi CNG che spiega: "Il corso rivolto ai geologi è un ulteriore
                                                   tassello che si aggiunge al programma di iniziative per aggiornare e
                                                   perfezionare professionalmente la nostra categoria. L'argomento
                                                   dell'evento è di straordinaria attualità, poiché la risposta sismica locale,
                                                   è quella branca della geo sica che permette nella fase di progettazione

https://www.ilgiornaledellaprotezionecivile.it/attualita/risposta-sismica-locale-e-pianificazione-urbanistica-domani-a-milano-corso-di-formazione-per-geologi-
Consiglio Nazionale dei Geologi - 24 novembre 2017 - Consiglio Nazionale dei ...
24/11/2017           Risposta Sismica Locale e pianificazione urbanistica: domani a Milano corso di formazione per geologi - Protezione Civile, Il Giornale della
                                                   degli edi ci e di qualunque altra opera che fonda sul terreno, di
                                                   stabilire e conoscere la massima risposta di un sito alle sollecitazioni
                                                   di un terremoto. A parità di caratteristiche costruttive, - continua il
                                                   geologo - un fabbricato può subire danni più o meno ingenti, in
                                                   funzione delle speci cità dei terreni di fondazione, della locale
                                                   stratigra a e delle strutture geologiche e morfologiche presenti,
                                                   argomenti questi tutti di esclusiva pertinenza del geologo.

                                                   Al corso parteciperanno: Gaetano Butticé, Presidente dell'Ordine dei
                                                   Geologi della Lombardia e segretario della Fondazione Centro Studi del
                                                   Consiglio Nazionale dei Geologi e Raffaele Nardone, Tesoriere del CNG
                                                   che, in mattinata, farà un intervento su "Il nuovo quadro normativo sugli
                                                   aspetti sismici legati al progetto delle Opere".

                                                   red/pc
                                                   (fonte: CNG)

                                                   Programma del Corso:

                                                   (https://www.ilgiornaledellaprotezionecivile.it/binary_ les/_images/90schermata_2017_11_23_alle_11.38.59.png)

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Geologi CNG: Sicurezza e risposta sismica
locale – 24 novembre Università degli studi di
Milano

Pubblicato il: 24 novembre 2017 alle 06:44

“L’analisi di Risposta Sismica Locale per la valutazione dell’azione sismica nella pianificazione urbanistica e

nella progettazione edilizia: differenze ed analogie” 24 novembre 2017 – Università degli Studi di Milano

Venerdì 24 novembre 2017 la Fondazione Centro Studi del Consiglio Nazionale dei Geologi, con il patrocinio del CNG

e dell’Ordine Geologi della Regione Lombardia, organizza un Corso di formazione specialistica dal titolo “L’analisi di

Risposta Sismica Locale per la valutazione dell’azione sismica nella pianificazione urbanistica e nella

progettazione edilizia: differenze ed analogie” che avrà luogo dalle ore 09:00 alle 17:30 presso l’Università degli

studi di Milano (Aula G12 – Via Golgi N.° 19 – I piano).
Il corso ha lo scopo di illustrare in maniera completa le modalità di esecuzione delle analisi di risposta sismica locale

(RSL) in assetto monodimensionale, finalizzate alla stima dell’azione sismica di progetto, ai sensi delle vigenti e delle

future norme tecniche per le costruzioni. Il corso prevede una sessione teorica, in cui saranno illustrate brevemente sia

le basi fisiche connesse con i fenomeni di amplificazione sismica locale sia i principali strumenti in grado di

rappresentare la risposta sismica locale.

“In una nazione in cui si verifica, mediamente ogni 15 anni, un terremoto di magnitudo superiore a 6.3, è necessario

operare per una riduzione del rischio sismico su tutti i livelli, anche quello della formazione dei professionisti”.

Così Fabio Tortorici, Presidente della Fondazione Centro Studi CNG che spiega: “Il corso rivolto ai geologi è un

ulteriore tassello che si aggiunge al programma di iniziative per aggiornare e perfezionare professionalmente la nostra

categoria. L’argomento dell’evento è di straordinaria attualità, poiché la ‘risposta sismica locale’, è quella branca della

geofisica che permette nella fase di progettazione degli edifici e di qualunque altra opera che fonda sul terreno, di

stabilire e conoscere la massima risposta di un sito alle sollecitazioni di un terremoto. A parità di caratteristiche

costruttive, – continua il geologo – un fabbricato può subire danni più o meno ingenti, in funzione delle specificità dei

terreni di fondazione, della locale stratigrafia e delle strutture geologiche e morfologiche presenti, argomenti questi tutti

di esclusiva pertinenza del geologo.

Al corso parteciperanno: Gaetano Butticé, Presidente dell’Ordine dei Geologi della Lombardia e segretario della

Fondazione Centro Studi del Consiglio Nazionale dei Geologi e Raffaele Nardone, Tesoriere del CNG che, in mattinata,

farà un intervento su “Il nuovo quadro normativo sugli aspetti sismici legati al progetto delle Opere”.

Visualizza qui il Programma del Corso

Com. Stam.
24/11/2017                                   Piano periferie, parte la fase 2: prima firma di Gentiloni a Viterbo, le altre entro Natale

          24 Nov 2017

          Piano periferie, parte la fase 2: prima firma
          di Gentiloni a Viterbo, le altre entro Natale
          A.A.

          Il premier Paolo Gentiloni ha aperto ieri a Viterbo la fase II del Piano periferie 2016 (le ultime
          novità e i link), ha cioè firmato il primo dei 96 progetti di comuni capoluogo e città
          metropolitane che mancano all'appello per completare il quadro dei 120 progetti inseriti nella
          graduatoria del dicembre 2016.
          La firma si è resa possibile grazie alla pubblicazione (avvenuta solo il 13 novembre scorso) della
          delibera Cipe 7 agosto 2017 che assegna gli ultimi 761 milioni di finanziamenti statali (fondi Fsc),
          che per un complesso gioco di incastri era condizione necessaria per sbloccare anche gli altri
          800 milioni, dal Dpcm comma 140 andato in gazzetta a fine giugno. Gedntiloni fimerà tutti gli
          altri 95 progetti - queste le intenzioni - entro Natale, in parte andando sui territori interessati in
          parte convocando a Roma i sindaci.

          In tutto, come noto, il Piano periferie vale 2.053 milioni di euro di finanzismenti statali, che
          diventano 3,7 di investimenti stimati considerando anche altri finanziamenti pubblici e privati
          attivati dai Comuni (in parte, però, si tratta di iniziative già avviate o previste).

          «Oggi a Viterbo - ha detto Gentiloni - parte la fase due, che vedrà gli accordi con quasi 100 citta',
          sono tutti progetti gia' finanziati e mi auguro di poter visitare non dico tutti ma molti di questi
          territori».

          «Abbiamo varato due anni fa - ha ricordato Gentiloni - un bando, approvato 120 progetti che
          riguardano aree metropolitane e capoluoghi di province e messo assieme risorse per 3,8
          miliardi: 2 di finanziamenti statali e 1,8 miliardi di finanziamenti privati, un progetto esemplare
          anche dal punto di vista del mix di risorse. Con i primi 24 vincitori abbiamo firmato a marzo le
          convenzioni che davano il via ai progetti», e da oggi si parte con gli altri 96. Il messaggio, ha
          spiegato il capo del Governo, «è di continuazione nell'impegno a ricucire i nostri tessuti urbani,
          un'espressione, il rammendo, che ha usato l'architetto Renzo Piano, che ci ha dato una mano
          all'inizio a impostare questo lavoro».
          «Investire per dare alle zone periferiche sostenibilita', dignita' e inclusione - ha rimarcato
          Gentiloni - è un progetto a cui il Governo tiene molto».

          «L'Italia ha bisogno di coesione sociale - ha aggiunto Gentiloni a Viterbo - il paese si sta
          riprendendo ma non ha affatto superato le difficoltà sociali, i traumi della crisi, i problemi di
          lavoro. Ha quindi bisogno di un'iniezione di fiducia e migliorare il tessuto urbano è un modo
          anche per curare ferite immateriali».

          A Viterbo - spiega Gentiloni - «si tratta di un progetto interessante che interessa il quadrante
          nord della zona del Poggino dove già ci sono già piccole e medie imprese, con un progetto di
http://www.ediliziaeterritorio.ilsole24ore.com/print/AEFwasGD/0                                                                           1/2
24/11/2017                                   Piano periferie, parte la fase 2: prima firma di Gentiloni a Viterbo, le altre entro Natale

          quasi 22 mln di cui 17 milioni dallo Stato con ammodernamenti di impianti sportivi, piste
          ciclabili, parcheggi, scuole e asili nidi ma quello che conta è che l'insieme di interventi, sostenuti
          anche con i progetti della Regione Lazio che ha indicato Zingaretti, possa produrre negli anni un
          cambiamento e potenziare le capacità di quest'area».

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24/11/2017                         Piano periferie/2. Nasce coordinamento dei comitati. Gabrielli: «Anche le istituzioni devono saper fare rete»

          24 Nov 2017

          Piano periferie/2. Nasce coordinamento dei
          comitati. Gabrielli: «Anche le istituzioni
          devono saper fare rete»
          Alessandro Arona

          È stato costituito ieri a Roma, nel corso di un convegno organizzato nella sala Aldo Moro alla
          Camera dei Deputati, il "coordinamento delle periferie", e cioè la prima rete nazionale di
          associazioni ed enti di "animazione sociale" che fanno da collante e sostegno alle azioni (le più
          varie) di rilancio fisico e sociale dei quartieri degradati di sette grandi città: Roma, Napoli, Bari,
          Bologna, Milano, Torino e Palermo.

          CLICCA QUI PER IL VIDEO INTEGRALE DELLA GIORNATA E I DOCUMENTI

          Si tratta di realtà diverse. Comitati o associazioni (sempre con ruoli di "collante", non per
          specifiche iniziative): Corviale Domani (Roma), promotore dell'iniziativa, Comitati dei quartieri
          Libertà e Nuova San Paolo a Bari, Comitato Le Vele di Scampia a Napoli, Laboratorio Zen
          insieme a Palermo. Soggetti a cavallo tra pubblico e privato, come le Case di quartiere a Torino.
          Soggetti pubblici ma con ruolo di "mediazione", come l'Urban Center di Bologna. Soggetti privati
          come Avanzi a Milano, architetti urbanisti specializzati in urbanistica partecipata e attivi in vari
          progetti a Milano.

          L'ambizione del coordinamento (che si chiama «La realtà si vede meglio dalle periferie», citando
          una recente frase di papa Francesco) è quella, oltre a fare rete dal basso, di portare stabilmente
          la voce delle associazioni di quartiere nei palazzi delle istituzioni. (si veda il documento).

          L'iniziativa ha ricevuto il sostegno del capo della Polizia Franco Gabrielli, che è intervenuto al
          convegno con una video intervista: «La crisi ha colpito di più le periferie. Ma esistono
          potenzialità enormi, è fondamentale che ci sia partecipazione ed è importante il coordinamento
          che avete costituito oggi. Ma anche le istituzioni devono imparare a fare rete, mentre spesso
          questo non avviene. Le istituzioni devono sporcarsi le mani, ascoltare i territori, non spaventarsi
          se spesso il dialogo è un po' urlato e teso; e il dialogo va preso sul serio, gli impegni vanno
          rispettati, e bisogna che le istituzioni si parlino per affrontare i problemi e sappiano fare rete nel
          cercare di risolverli». Un intervento, quello di Gabrielli, che senza dubbio mette a frutto anche la
          sua esperienza di prefetto di Roma e capo della Protezione civile.

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24/11/2017                                        Edilizia scolastica, via libera alla programmazione triennale da 1,7 miliardi

          24 Nov 2017

          Edilizia scolastica, via libera alla
          programmazione triennale da 1,7 miliardi
          Massimo Frontera

          Accordo fatto, ieri in conferenza unificata, sui criteri e le priorità che governeranno la
          formazione della programmazione nazionale di edilizia scolastica per il triennio 2018-2020.
          Programmazione che può per ora contare su 1,7 miliardi di euro (nel bilancio di previsione).

          L'accordo di ieri pomeriggio è arrivato dopo alcune modifiche allo schema di decreto Economia-
          Istruzione-Infrastrutture chieste dalle province che reclamavano una maggiore attenzione alle
          strutture da loro gestite. In risposta a questa richiesta, sono state inserite indicazioni che
          tengono conto della «necessità di interventi relativi agli edifici scolastici di secondo grado e del
          numero degli studenti del secondo ciclo di istruzione sul totale degli alunni iscritti sul territorio
          regionale».

          SCARICA IL TESTO - LO SCHEMA DI DECRETO APPROVATO IN CONFERENZA UNIFICATA

          Il decreto, ricorda il Miur, prevede, in particolare, che le Regioni, nella definizione dei loro piani
          regionali diano priorità a: interventi di adeguamento sismico, o di nuova costruzione per
          sostituzione degli edifici esistenti nel caso in cui l'adeguamento sismico non sia conveniente;
          interventi finalizzati all'ottenimento del certificato di agibilità delle strutture; interventi per
          l'adeguamento dell'edificio scolastico alla normativa antincendio previa verifica statica e
          dinamica dell'edificio; ampliamenti e/o nuove costruzioni per soddisfare specifiche esigenze
          scolastiche.

          «In conferenza Unificata - sottolinea il sottosegretario all'Istruzione Vito De Filippo, con delega
          all'edilizia scolastica - è stato fatto un lavoro importante che mette al centro le studentesse e gli
          studenti con un rinnovato impegno anche sulle scuole secondarie di secondo grado. Sono stati
          concordati anche meccanismi per favorire l'assegnazione delle risorse con tempi sempre più
          celeri da parte del ministero».

          Positivo il commento del presidente delle Province italiane Achille Variati, che aveva fortemente
          richiesto la norma introdotta allo schema di Dm. «È un passo avanti molto significativo - ha
          detto - perché riporta le scuole superiori, che negli ultimi tre anni hanno ricevuto finanziamenti
          scarsi a causa dei tagli alle Province, come impegno centrale per il Paese. L'Upi, ha aggiunto
          Variati, «assisterà anche tecnicamente le province, perché nei prossimi tre anni, grazie a queste
          risorse, si possa avviare quell'opera di messa a norma e in sicurezza degli edifici scolatici e in
          particolare delle scuole superiori, che sono strategiche per il futuro del Paese».

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24/11/2017                                        Immobiliare, sempre meno mattone negli investimenti delle casse di previdenza

          24 Nov 2017

          Immobiliare, sempre meno mattone negli
          investimenti delle casse di previdenza
          G.La.

          Le Casse di previdenza congelano gli investimenti nel settore immobiliare. È il dato più rilevante
          contenuto nel rapporto presentato ieri mattina a Roma dall'Adepp, l'associazione degli enti
          previdenziali privati. Se il patrimonio continua a crescere (+6% a fine 2016) arrivando fino a
          quota 80 miliardi di euro, la componente immobiliare resta bloccata intorno ai 19 miliardi. E
          questo significa che, in proporzione, il mattone pesa sempre di meno nei bilanci delle Casse.
          Cresce, invece, moltissimo la gestione indiretta tramite fondi, che sono ormai la modalità
          preferita da tutti gli enti.
          La fotografia scattata dall'analisi dice che il patrimonio delle Casse di previdenza è aumentato,
          dal 2013 al 2016, di circa il 22%, passando dai circa 65,6 miliardi di euro del 2013 ai circa 80
          miliardi di euro del 2016. Considerando entrate contributive (9,2 miliardi), uscite per prestazioni
          (6 miliardi), welfare (0,5 miliardi) e tasse (0,5 miliardi) il rendimento medio del patrimonio
          complessivo, nel 2016, si aggira intorno al 3 per cento.
          Guardando all'allocazione degli asset, c'è un grosso aumento degli investimenti in fondi: questa
          componente è passata da circa il 28% del 2013 a circa il 40% del 2016. Il peso relativo degli
          immobili sul patrimonio totale delle casse è andato, invece, diminuendo negli anni ed è passato
          dal 30% del 2013 al 24% di fine 2016. Gli investimenti complessivi in immobili, in valore
          assoluto, sono rimasti a un livello costante (circa 19 miliardi) ma il peso sul totale degli
          investimenti è nettamente diminuito.
          La componente investita in obbligazioni è rimasta pressoché costante negli anni, mantenendo
          una quota di circa il 35%. In termini assoluti gli investimenti obbligazionari sono passati da circa
          22 miliardi di euro del 2013 ai circa 28 miliardi di euro nel 2016. Cresce invece di molto il peso
          relativo delle azioni sul patrimonio totale delle casse, che è andato aumentando negli anni,
          passando dal 9,8% del 2013 al 16,5% di fine 2016. In termini assoluti gli investimenti in azioni
          sono passati da 6,4 miliardi di euro del 2013 ai 13,2miliardi di euro del 2016.
          Negli anni, secondo quanto spiega il rapporto, la gestione degli investimenti si è infatti
          modificata notevolmente. Le Casse, nel 2016, gestiscono circa il 42% del loro patrimonio. Nel
          2013 la gestione diretta riguardava il 55,8% del patrimonio. Il motivo è che aumenta il peso dei
          fondi. Se si considerano la liquidità, che ammonta a circa 6,4 miliardi di euro, e le «Altre
          attività» pari a 7,1 miliardi di euro (9% del totale), «si può affermare – dice il rapporto - che il
          patrimonio detenuto in Italia sia pari a circa 47 miliardi di euro e quindi il 58% del totale».

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24/11/2017                                               Bei: servono più risorse alle infrastrutture (soprattutto in Italia)

          24 Nov 2017

          Bei: servono più risorse alle infrastrutture
          (soprattutto in Italia)
          Beda Romano

          L’economia europea è alle prese con un ritardo negli investimenti infrastrutturali che potrebbe
          minare la sua competitività, ha spiegato nel suo ultimo rapporto annuale la Banca europea per
          gli investimenti (Bei). La relazione dell’istituzione creditizia, pubblicata ieri, mette l’accento
          anche sulle difficoltà italiane, in particolare delle municipalità pubbliche più che delle imprese
          private. I comuni italiani sono quelli che più si lamentano di investimenti insufficienti.
          «Probabilmente non abbiamo più bisogno di stimolare gli investimenti per motivi puramente
          anti-ciclici, ma abbiamo bisogno di affrontare il ritardo negli investimenti che si è creato
          durante la crisi in modo da risolvere le necessità strutturali di lungo termine – ha detto il
          presidente della Bei, il tedesco Werner Hoyer –. Più importante ancora, dobbiamo convogliare
          gli investimenti verso quelle aree che permetteranno un aumento della crescita potenziale
          europea».
          Mentre finora gli investimenti - generati anche dal Fondo europeo per gli investimenti strategici
          (Efsi, meglio noto come Piano Juncker) - sono stati utili per evitare una spirale deflazionistica,
          con la ripresa economica la Bei considera come sia necessario rivedere l’uso della spesa,
          puntando su quella infrastrutturale. Ciò è tanto più urgente perché il tasso di investimento dei
          governi europei è ai minimi degli ultimi 20 anni (al 2,7% del prodotto interno lordo nel 2016).
          Secondo i dati della Bei, gli investimenti in generale sono cresciuti in media annua del 3,2% dal
          2013 in poi, rispetto a una crescita media del 2,8% tra il 1995 e il 2005. In campo infrastrutturale,
          la spesa rimane però inferiore del 20% ai livelli pre-crisi. Molti paesi per rimettere ordine nei
          conti pubblici hanno ridotto gli investimenti. Sul versante privato, le imprese non citano più il
          credito bancario quale ostacolo maggiore per investire. Il freno è soprattutto legato alla
          mancanza di personale preparato.
          Sul fronte italiano, la situazione è fragile. Oltre il 45% dei comuni considera che gli investimenti
          sono stati finora insufficienti. Si tratta della quota più elevata in Europa. A titolo di confronto,
          questa è del 40% in Spagna, del 38% in Germania e di circa il 20% in Francia. Di converso, l’Italia
          è il paese dove più basso è stato l’aumento degli investimenti da parte dei comuni in questi
          ultimi cinque anni. Le imprese private considerano invece che la spesa è stata generalmente
          appropriata negli ultimi tre anni.
          Nel rapporto dell’istituzione comunitaria, le imprese italiane sottolineano due ostacoli
          particolari: l’incertezza del futuro e la regolamentazione sul mercato del lavoro. Fattori meno
          negativi, ma sempre presenti, sono la carenza di personale con la giusta preparazione; la
          presenza di costi elevati dell’energia; il mancato accesso alle necessarie risorse digitali; l’elevata
          tassazione e l’eccessiva burocrazia; così come le carenze nei trasporti e nella finanza.

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Ecosistema Rischio 2017: 7,5 milioni persone
vivono o lavorano in aree a rischio idrogeologico
24/11/2017

"Italia sempre più fragile e insicura, incurante dell’eccessivo consumo di suolo e del
problema del dissesto idrogeologico mentre i cambiamenti climatici amplificano gli effetti
di frane e alluvioni".

A certificarlo, nuovamente e se fosse necessario, è l'ultima indagine condotta
da Legambiente "Ecosistema Rischio 2017 - Monitoraggio sulle attività delle
amministrazioni comunali per la mitigazione del rischio idrogeologico" nella quale si è
evidenziato il dato contenuto nell'ultimo rapporto dell'Ispra per il quale sono 7.145 i comuni
italiani (l’88% del totale) che hanno almeno un’area classificata come ad elevato rischio
idrogeologico, corrispondenti a circa il 15,8% del territorio italiano.

L'indagine di Legambiente è stata condotta sulla base delle risposte fornite da 1.462
amministrazioni comunali (corrispondenti al 20% dei 7.145 Comuni classificati ad elevata
pericolosità idrogeologica). Di questi il 69,7% ha dichiarato di avere abitazioni in aree a
rischio. Nel 26,8% dei casi sono presenti interi quartieri, mentre in 737 amministrazioni
(50,4%) sorgono addirittura impianti industriali. Strutture sensibili come scuole o ospedali
sono presenti in aree a rischio nel 14,6% dei casi, mentre l’espansione urbanistica che ha
visto sorgere strutture ricettive o commerciali in aree a rischio è del 20,5%. E, se questo
quadro è figlio sicuramente dello scellerato uso del territorio degli ultimi 70 anni, non trova
invece giustificazione il dato che vede il 9,3% dei comuni (136 amministrazioni) dichiarare
di aver edificato case, quartieri o strutture sensibili e industriali in aree a rischio anche
nell’ultimo decennio, nonostante il recepimento del PAI (Piani di assetto idrogeologico)
nella pianificazione urbanistica.

Preoccupanti anche i dati sulla cementificazione dei letti dei fiumi: anche se il 70% dei
comuni intervistati (1.025 amministrazioni), svolge regolarmente un’attività di
manutenzione ordinaria delle sponde dei corsi d’acqua e delle opere di difesa idraulica; il
9% delle amministrazioni ha dichiarato di aver “tombato” tratti di corsi d’acqua sul proprio
territorio, con una conseguente urbanizzazione delle aree sovrastanti, mentre solo il 4% ha
eseguito la delocalizzazione di abitazioni costruite in aree a rischio e il 2% la
delocalizzazione di fabbricati industriali.

A pagare lo scotto di questa Italia insicura sono gli oltre 7,5 milioni di cittadini esposti
quotidianamente al pericolo che vivono o lavorano in aree potenzialmente pericolose e la
cui incolumità deve essere la priorità del Paese.

                                                      A cura di Redazione LavoriPubblici.it

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Documenti Allegati
Ecosistema Rischio 2017
Entrate: al via in tutta Italia il servizio di
consultazione dinamica della cartografia catastale
24/11/2017

È stato Firmato ieri dal Direttore dell’Agenzia delle Entrate il provvedimento 23 novembre
2017 in attuazione della direttiva 2007/2/Ce (recepita con il Dlgs 32/2010) che ha istituito
l'infrastruttura per l'informazione territoriale nella Comunità europea (Infrastructure for spatial
information in Europe - Inspire), a supporto della propria politica ambientale attraverso opportune
misure per garantire la conoscenza, la disponibilità e l'interscambio proprio delle
informazioni territoriali dei Paesi membri.

È attivo da ieri per pubbliche amministrazioni, imprese, professionisti e cittadini il nuovo
servizio di navigazione geografica della cartografia catastale, che si aggiunge ai servizi già
implementati nell’ambito della direttiva europea “Inspire” (2007/2/CE) finalizzata a
supportare le politiche ambientali tramite misure che garantiscono la conoscenza, la
disponibilità e l’interoperabilità delle informazioni territoriali che garantisce la navigazione
dinamica delle mappe catastali e la possibilità di visualizzazione integrata con altri dati a
supporto dei processi di analisi, gestione e monitoraggio del territorio.
Mappe dinamiche a consultazione libera - Il servizio di consultazione, disponibile per
tutto il territorio nazionale (ad eccezione delle Province Autonome di Trento e di Bolzano),
consente di visualizzare dinamicamente molti contenuti della cartografia catastale, che viene
costantemente aggiornata in modalità automatica. Accessibile tramite
l’indirizzo https://wms.cartografia.agenziaentrate.gov.it/inspire/wms/ows01.php, si basa
sullo standard “Web map service” (Wms) 1.3.0 ed è direttamente fruibile tramite i software
GIS (Geographic Information System) o specifiche applicazioni a disposizione dell’utente. Da
gennaio 2018, i servizi di consultazione e quelli di ricerca sui metadati saranno fruibili in
maniera ancora più semplice, tramite uno specifico “Geoportale” dell’Agenzia delle Entrate.
La consultazione libera non offre tutti i contenuti della cartografia catastale, per cui sono
sempre disponibili i servizi di consultazione personale e le visure catastali telematiche.

La direttiva “Inspire” - La Direttiva 2007/2/CE, recepita con il Dlgs n. 32/2010, ha
istituito un’infrastruttura per l’informazione territoriale nella Comunità europea (INSPIRE –
 INfrastructure for SPatial InfoRmation in Europe) per supportare le politiche ambientali comunitarie e
le attività che possano avere un impatto sull’ambiente. La realizzazione di un’infrastruttura
dati europea punta a favorire la conoscenza, la disponibilità e l’interoperabilità dei dati
geografici e territoriali tra le pubbliche amministrazioni, anche attraverso la realizzazione di
servizi in rete. Inoltre, si propone di facilitare l’accesso del pubblico alle informazioni
territoriali ambientali in Europa e di coadiuvare i processi decisionali relativi all’ambiente e
al territorio.

                                                          A cura di Redazione LavoriPubblici.it

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Documenti Allegati
Provvedimento 23 novembre 2017, n. 271542
Direttiva 2007/2/CE 14 marzo 2007
Controversie ANAS: l'ANAC rimette il parere
preventivo al Governo
24/11/2017

L'art. 49, comma 7 del D.L. n. 50/2017 (convertito con la legge di conversione 21 giugno
2017, n. 96) ha previsto per ANAS S.p.A. la possibilità, per il triennio 2017-2019, di
ricorrere agli accordi bonari e/o transazioni giudiziali e stragiudiziali per chiudere le
controversie con le imprese appaltatrici derivanti dall'iscrizione di riserve o da richieste di
risarcimento.

Per poter esercitare questa possibilità, oltre al rispetto di quanto previsto dagli artt. 205 e
208 del D.Lgs. n. 50/2016 (c.d. Codice Appalti o Codice dei contratti), è richiesto un
"apposito preventivo parere dell'Autorità nazionale anticorruzione (ANAC)".

Considerata l'importanza dell'argomento, l'ANAC ha inviato al Governo e al Parlamento
l'atto di segnalazione 8 novembre 2017, n. 8 che, dopo un'analisi dei compiti assegnati
all'Anticorruzione e della definizione di "parere preventivo" (assente da qualsiasi
normativa), di fatto mette in discussione la norma e ne richiede la sua abrogazione.

Entrando nel dettaglio, l'art. 49, comma 7 del D.L. n. 50/2017 stabilisce:
"ANAS S.p.A. è autorizzata per gli anni 2017, 2018 e 2019, nei limiti delle risorse di cui al
comma 8, a definire, mediante la sottoscrizione di accordi bonari e/o transazioni giudiziali
e stragiudiziali, le controversie con le imprese appaltatrici derivanti dall'iscrizione di
riserve o da richieste di risarcimento, laddove sussistano i presupposti e le condizioni di cui
agli articoli 205 e 208 del decreto legislativo 18 aprile 2016, n. 50 e con le modalità ivi
previste, previa valutazione della convenienza economica di ciascuna operazione da parte
della Società stessa, nonché apposito preventivo parere dell'Autorità nazionale
anticorruzione". L'art. 205 del Codice dei contratti definisce gli accordi bonari per i lavori,
mentre il 208 tratta le transazioni.

Premesso che secondo ANAC è compito valutare i presupposti per l'utilizzo delle due
procedure, la segnalazione rileva un'assenza di chiarezza nel definire la natura giuridica del
parere che l'Anticorruzione stessa dovrà adottare, le sue conseguenze e in quale contesto si
inserisce all'interno delle competenze assegnate (art. 211 e art. 213 del Codice).

Secondo ANAC, il parere richiesto è di natura "preventiva, obbligatoria ma non vincolante"
e quindi riconducibile ai pareri obbligatori non vincolanti già previsti dal Codice dei
contratti e da collocare nell'ambito della funzione di vigilanza esercitata anche in termini
preventivi. Parere che non dovrebbe avere ad oggetto una valutazione di merito dell'accordo
o della transazione nel presupposto che ANAS sia il soggetto deputato a tale verifica.

Chiarito, dunque, che la verifica dei presupposti e delle condizioni che legittimano il ricorso
alle procedure di cui agli artt. 205 e 208 del Codice è di competenza di ANAS, ANAC
rileva che la sua competenza nell'ambito del procedimento di cui all'art. 49, comma 7 del
D.L. n. 50/2017 assume un valore del tutto marginale che aggravia inutilmente il decorso
della procedura. Per tale motivo, ANAC ha richiesto l'abrogazione dell'art. 49, comma 7 o,
nel caso l'intento sia quello di superare il contenzioso tra ANAS e le imprese esecutrici, la
sua modifica in modo da chiarire quali sono i contenziosi che rientrano nel suo ambito di
applicazione.

                                                      A cura di Redazione LavoriPubblici.it

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Documenti Allegati
Atto di segnalazione
D.Lgs. n. 50/2016
D.L. n. 50/2017
Valutazione impatto ambientale: Nuove linee
guida dell’UE
24/11/2017

La Commissione europea ha pubblicato le nuove linee guida per la procedura di
screening (verifica di assoggettabilità a VIA, art. 19 D.Lgs.152/2006), di scoping
(definizione dei contenuti dello studio di impatto ambientale, art. 21 D.Lgs. 152/2006) e per
la predisposizione dello Studio di Impatto Ambientale (studio di impatto ambientale, art.
22 D.Lgs. 152/2006).

Le nuove linee guida aggiornano e integrano le linee guida già pubblicate nel 2001 per
garantire la necessaria coerenza con le nuove disposizioni della direttiva 2014/52/UE che
ha introdotto significative modifiche alla disciplina della VIA, sia procedurali che tecniche.

I documenti sono stati predisposti anche con la collaborazione degli Stati membri
nell’ambito del Gruppo di Esperti Nazionali VIA-VAS della Commissione europea, nel
quale il Ministero dell’Ambiente è rappresentato con il focal point nazionale designato dalla
Direzione per le Valutazioni e le Autorizzazioni Ambientali.

Si evidenzia la significativa importanza delle linee guida europee per la corretta
attuazione delle nuove disposizioni introdotte dal D.Lgs. 104/2017 con particolare
riferimento:

   •   alla procedura di verifica di assoggettabilità a VIA, al fine di predisporre
       correttamente lo Studio Preliminare Ambientale con i contenuti del nuovo Allegato
IV bis alla Parte Seconda del D.Lgs. 152/2006, che ha recepito l’Allegato II A
       della direttiva 2014/52/UE,
   •   alla procedura di VIA, al fine di predisporre correttamente lo Studio di Impatto
       Ambientale secondo le indicazioni e i contenuti dell’art. 22 e dell’Allegato VII alla
       Parte Seconda del D.Lgs. 152/2006, che ha recepito l’Allegato IV della direttiva
       2014/52/UE, nelle more dell’adozione di linee guida nazionali e norme tecniche per
       l'elaborazione della documentazione finalizzata allo svolgimento della VIA, anche ad
       integrazione dei contenuti degli studi di impatto ambientale di cui all'Allegato VII
       alla Parte Seconda del D.Lgs. 152/2006, in attuazione dell’art. 25 comma 4
       del D.Lgs. 104/2017.

In allegato le tre linee guida.

                                                    A cura di Redazione LavoriPubblici.it

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Documenti Allegati
Linee Guida Screening
Linee Guida Scoping
Linee Guida Studio di Impatto Ambientale
#fondAzioneScuola: dal 4 dicembre aperto il
bando per l’accesso al Fondo
24/11/2017

Collaborare per garantire la prevenzione dai rischi e la sicurezza nelle scuole: è questo il
senso del Protocollo d’Intesa in materia di edilizia scolastica presentato oggi, a Roma, da
Valeria Fedeli, ministra dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, e dal Presidente
della Fondazione Inarcassa, Egidio Comodo.

Inarcassa - Cassa Nazionale di Previdenza e Assistenza per gli Ingegneri e Architetti Liberi
Professionisti - e la sua Fondazione hanno, infatti, lanciato #fondAzioneScuola, un Fondo
di rotazione e garanzia per la concessione agli enti locali di prestiti per progetti destinati
all’edilizia scolastica.

Gli enti locali territoriali, in particolare i Comuni, secondo la normativa vigente, possono
fruire dei finanziamenti stanziati per la messa in sicurezza, l’adeguamento e il
miglioramento sismico delle scuole laddove siano in grado di presentare un progetto,
preliminare, definitivo o esecutivo così come richiesto dai bandi specifici. Tuttavia,
l’inadeguatezza delle risorse economiche e la mancanza di competenze professionali in capo
agli enti locali sono elementi che rendono difficile confezionare progetti adeguati e
completi, con l’inevitabile conseguenza di non riuscire ad accedere agli stanziamenti che, di
fatto, non vengono utilizzati come potrebbero.

"Sull’edilizia scolastica negli ultimi anni è stato fatto un investimento – che è prima di tutto un investimento
culturale, non solo di risorse – senza precedenti" sottolinea la ministraValeria Fedeli. "Ma per raggiungere
obiettivi ambiziosi come quello della sicurezza è necessario lavorare tutti insieme nella stessa direzione. Il
Protocollo che firmiamo oggi ha esattamente questo scopo. È una sinergia importante che certifica un
impegno concreto e dà l’avvio a un programma di azioni che ci vede insieme in questo percorso educativo".

"Il Fondo di rotazione messo in campo dalla Fondazione ha l’obiettivo di sbloccare l’iter procedurale
propedeutico all’ottenimento del finanziamento dell’opera da realizzare. In tal senso, questo fondo svolge
un’azione sussidiaria in favore degli enti locali" spiega l’ing. Egidio Comodo, presidente di Fondazione
Inarcassa. "Contemporaneamente, si tratta di un’iniziativa volta a dare un impulso concreto allo slancio
della ripresa economica: vuole coinvolgere i liberi professionisti iscritti a Inarcassa e intende innescare un
meccanismo virtuoso nell’ampio settore dell’edilizia scolastica, diventando un buon esempio per il Paese".

#fondAzioneScuola agisce con un plafond iniziale di 2 milioni di euro che sarà equamente
ripartito per le 20 regioni italiane. L’obiettivo è quello di anticipare, senza interessi, i costi
delle progettazioni che gli enti locali si impegnano ad affidare a professionisti iscritti a
Inarcassa che siano in regola con gli adempimenti previdenziali.

I progetti finanziabili da questo Fondo - per un massimo di 50.000 euro ciascuno – potranno
riguardare la costruzione di nuovi fabbricati destinati all’edilizia scolastica, l’ampliamento
e/o la ristrutturazione sia della degli edifici sia dell’impiantistica, l’efficientamento
energetico, l’adeguamento e il miglioramento sismico degli immobili.

La documentazione potrà essere inviata dai Comuni a Fondazione Inarcassa dalle ore 12.00
del 4 dicembre 2017 alla mezzanotte del 14 gennaio 2018. La congruità dei costi di
progettazione e la correttezza della procedura di affidamento indicati sarà esaminata e
valutata da un’apposita commissione istituita da Fondazione Inarcassa.

Il finanziamento delle iniziative seguirà il criterio cronologico di arrivo delle domande,
nonché quello territoriale che assicurerà il sostegno finanziario ad almeno due progetti per
regione.

                                                    A cura di Ufficio Stampa Fondazione Inarcassa

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Dissesto idrogeologico,
Legambiente: a rischio 7,5 milioni
di cittadini
di Alessandra Marra
Presentato il dossier ‘Ecosistema rischio 2017’. La priorità deve essere la
delocalizzazione degli edifici a rischio

24/11/2017 – Il rischio idrogeologico rende l’Italia sempre più fragile e insicura:
7,5 milioni i cittadini che vivono o lavorano in aree a rischio, nel 70% dei comuni
si trovano abitazioni in aree a rischio e nel 15% dei casi si tratta di scuole o
ospedali. Per questo la delocalizzazione degli edifici a rischio deve essere una
priorità.

Questi i dati messi in luce dal dossier Ecosistema Rischio 2017, l’indagine di
Legambiente, realizzata in collaborazione con Unipol, sulle attività nelle
amministrazioni comunali per la riduzione del rischio idrogeologico (sulla base
delle risposte fornite da 1.462 amministrazioni al questionario inviato ai 7.145
comuni classificati ad elevata pericolosità idrogeologica) presentata mercoledì a
Roma.
Dissesto idrogeologico e costruzioni a rischio
Secondo il Rapporto nel 70% dei comuni italiani intervistati si
trovano abitazioni in aree a rischio: nel 27% sono presenti interi quartieri,
mentre nel 50% dei comuni sorgono impianti industriali. Scuole o ospedali si
trovano in aree a rischio nel 15% dei casi, mentre nel 20% dei comuni si trovano
strutture ricettive o commerciali in aree a rischio.

Tale fenomeno è amplificato dall’azione umana: nell’ultimo decennio il 9% dei
comuni (136) ha edificato in aree a rischio e di questi 110 hanno costruito case,
quartieri o strutture sensibili e industriali in aree vincolate, nonostante il
recepimento del PAI (Piani di assetto idrogeologico) nella pianificazione
urbanistica.
Preoccupanti anche i dati sulla cementificazione dei letti dei fiumi: anche se
il 70% dei comuni intervistati (1.025 amministrazioni), svolge
regolarmente un’attività di manutenzione ordinaria delle sponde dei corsi
d’acqua e delle opere di difesa idraulica, il 9% delle amministrazioni ha
dichiarato di aver “tombato” tratti di corsi d’acqua sul proprio territorio, con
una conseguente urbanizzazione delle aree sovrastanti, mentre solo il 4% ha
eseguito la delocalizzazione di abitazioni costruite in aree a rischio e il
2% la delocalizzazione di fabbricati industriali.

Secondo le stime di Legambiente “a pagare lo scotto di questa Italia insicura sono
gli oltre 7,5 milioni di cittadini esposti quotidianamente al pericolo che vivono
o lavorano in aree potenzialmente pericolose”. Dal 2010 al 2016, stando alle stime
del Cnr, le sole inondazioni hanno provocato nella Penisola la morte di oltre 145
persone e l’evacuazione di oltre 40mila persone mentre i danni economici causati
dal maltempo nell’ultimo triennio (2013-2016), secondo i dati dell’unità di
missione Italiasicura, ammontano a circa 7,6 miliardi di euro.

Rischio idrogeologico: le opere antidissesto
Secondo il rapporto, lo Stato ha risposto stanziando circa il 10% di quanto
necessario, ovvero 738 milioni di euro.

Il 65% delle amministrazioni (952) ha dichiarato che sono state realizzate opere
per la mitigazione del rischio nel proprio territorio. In 455 comuni sono state
conseguite opere di consolidamento dei versanti (48% dei casi), in 430 costruzioni
di nuove arginature (45%), e in 383 comuni interventi come la risagomatura
dell’alveo (40%). Nel 78% dei casi (1.145) le perimetrazioni definite dai Piani di
Assetto Idrogeologico (PAI) sono state integrate ai piani urbanistici, anche se nel
9% delle amministrazioni si è continuato a costruire nelle aree a rischio anche
nell’ultimo decennio.

Tuttavia Legambiente sottolinea che, nonostante negli ultimi anni ci siano stati dei
segnali incoraggianti legati anche a specifici atti normativi (art. 7 dello Sblocca
Italia su interventi integranti e comma 118 della Legge stabilità 2014sulle
misure che favoriscono la delocalizzazione in aree sicure degli edifici costruiti
nelle zone colpite dalle alluvioni), ad oggi gli interventi di delocalizzazione degli
edifici presenti in aree a rischio stentano a ripartire. Non vengono effettuati
neanche quando gli immobili sono abusivi e ci sono fondi a disposizione per farli.

Lo dimostra il fondo di 10 milioni di euro stanziato dal Ministero
dell’Ambiente a fine 2016, destinato ai Comuni che demoliscono gli edifici
abusivi presenti nelle aree a rischio, ancora oggi inutilizzato perché
sono pervenute solo 17 richieste di abbattimento non sufficienti per far
scattare l’iter.

Riduzione del rischio idrogeologico: le proposte di Legambiente
Legambiente ha presentato le sue 5 priorità di intervento:
1) Introdurre la chiave dell’adattamento al clima nella pianificazione di bacino e
negli interventi di riduzione del rischio idrogeologico;
2) Intervenire in maniera prioritaria sulle aree urbane;
3) Avviare una politica di delocalizzazione degli edifici a rischio;
4) Rafforzare le misure di vincolo, con l’obiettivo di evitare l’insediamento di
nuovi elementi in arre a rischio;
5) Diffondere la cultura della “convivenza con il rischio” attraverso piani di
emergenza adeguati e aggiornati, attività di formazione e informazione per la
popolazione e campagne educative per l’apprendimento dei comportamenti da
adottare in caso di frane e alluvioni e dell’attivazione dello stato di allerta sul
proprio territorio.
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Progetti sulle scuole, due milioni di
euro ai Comuni che li affidano ai
liberi professionisti
di Alessandra Marra
Intesa tra Fondazione Inarcassa e Miur. Dal 4 dicembre le domande per l’accesso al
Fondo

24/11/2017 – In arrivo un fondo rotativo da 2 milioni di euro per anticipare i costi
che gli enti locali sosterranno per l'affidamento di progetti relativi alle scuole.

A prevederlo l’iniziativa #fondAzioneScuola, un protocollo d’Intesa in materia di
edilizia scolastica presentato ieri, a Roma, dal Ministro dell’Istruzione Valeria
Fedeli e dal Presidente della Fondazione Inarcassa, Egidio Comodo.
#fondAzioneScuola: in arrivo risorse per la progettazione
L’iniziativa #fondAzioneScuola prevede l’attivazione di un Fondo di rotazione e
garanzia per la concessione di prestiti agli enti locali che affidino a liberi
professionisti iscritti a Inarcassa (e in regola con gli adempimenti previdenziali)
la progettazione di interventi sulle scuole.

Il Fondo ha un plafond iniziale di 2 milioni di euro che sarà equamente ripartito
tra le 20 regioni italiane.

I progetti finanziabili da questo Fondo, per un massimo di 50.000 euro
ciascuno, potranno riguardare la costruzione di nuovi fabbricati destinati
all’edilizia scolastica, l’ampliamento e/o la ristrutturazione sia della degli edifici
sia dell’impiantistica, l’efficientamento energetico, l’adeguamento e il
miglioramento sismico degli immobili.

La richiesta potrà essere inviata dai Comuni a Fondazione Inarcassa dalle ore
12.00 del 4 dicembre 2017 alle 24:00 del 14 gennaio 2018.

Il finanziamento delle iniziative seguirà il criterio cronologico di arrivo delle
domande, nonché quello territoriale che assicurerà il sostegno finanziario
ad almeno due progetti per regione.

La congruità dei costi di progettazione e la correttezza della procedura di
affidamento indicati sarà esaminata e valutata da un’apposita commissione
istituita da Fondazione Inarcassa.

Progettazione delle scuole: da dove parte l’iniziativa
L’iniziativa mira a risolvere i problemi riscontrati dai Comuni che non riescono a
confezionare progetti adeguati e completi per accedere ai finanziamenti, a causa
dell’inadeguatezza delle risorse economiche e la mancanza di competenze
professionali in capo agli enti locali.

Infatti, secondo le norme vigenti, gli enti locali territoriali, in particolare i Comuni,
possono fruire dei finanziamenti stanziati per la messa in sicurezza, l’adeguamento
e il miglioramento sismico delle scuole laddove siano in grado di presentare un
progetto, preliminare, definitivo o esecutivo così come richiesto dai
bandi specifici.

Con tale iniziativa la parte della progettazione, esterna alla PA, sarà affidata a
professionisti esperti iscritti ed in regola con Inarcassa.

#fondAzioneScuola: i commenti all’iniziativa
“Sull’edilizia scolastica negli ultimi anni è stato fatto un investimento – che è
prima di tutto un investimento culturale, non solo di risorse – senza precedenti”
sottolinea la ministra Valeria Fedeli. «Ma per raggiungere obiettivi ambiziosi
come quello della sicurezza è necessario lavorare tutti insieme nella stessa
direzione. Il Protocollo che firmiamo ha esattamente questo scopo. È una sinergia
importante che certifica un impegno concreto e dà l’avvio a un programma di
azioni che ci vede insieme in questo percorso educativo”.

“Il Fondo di rotazione messo in campo dalla Fondazione ha l’obiettivo
di sbloccare l’iter procedurale propedeutico all’ottenimento del
finanziamento dell’opera da realizzare. In tal senso, questo fondo svolge
un’azione sussidiaria in favore degli enti locali” spiega l’ingegner Egidio Comodo,
presidente di Fondazione Inarcassa.

“Contemporaneamente, si tratta di un’iniziativa volta a dare un impulso concreto
allo slancio della ripresa economica: vuole coinvolgere i liberi professionisti
iscritti a Inarcassa e intende innescare un meccanismo virtuoso nell’ampio
settore dell’edilizia scolastica, diventando un buon esempio per il Paese” ha
concluso Comodo.

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Gare di progettazione, Oice: in
ottobre il mercato ha ripreso a
crescere
Il Presidente Scicolone chiede piena attuazione del Codice e accelerazione della spesa in
infrastrutture

24/11/2017

24/11/2017 - Dopo la pausa di settembre, in ottobre mercato di nuovo in crescita:
le gare di sola progettazione sono state 348 (di cui 35 sopra soglia) per un importo
di 41,8 milioni di euro, rispetto al mese di ottobre 2016 +27,0% in numero e
+10,6% in valore. Positivo anche il confronto con il precedente mese di
settembre: +27,0% nel numero e +11,4% nel valore.

È in forte crescita anche l’andamento delle gare di sola progettazione pubblicate
nei primi dieci mesi del 2017: in totale sono state 2.932, per un valore di 486,2
milioni di euro, il confronto con i primi dieci mesi del 2016 segna una crescita del
28,7% in numero e dell’89,5% in valore.
“Ottobre ci consegna un altro risultato positivo - ha dichiarato Gabriele
Scicolone, Presidente OICE - ci avviamo verso una fine d’anno in cui speriamo
si consolidi la crescita e siano spazzate via le ultime nubi di incertezza dal mercato
dei servizi di ingegneria. Ormai si può dire che la progettazione ha beneficiato
delle scelte fatte con il nuovo codice dei contratti pubblici e che anche nel settore
dei lavori iniziano a migliorare i dati dei lavori pubblici finalmente positivi dalla
seconda metà dell’anno, segno evidente che i progetti esecutivi sono messi in gara
per affidamenti di lavori”.

“Va dato atto che la ripresa del nostro settore riguarda tutte le tipologie di
amministrazioni, anche se va parimenti rilevato che parte, in termini di valore, è
dovuto ad importanti bandi affidati da ANAS con accordi quadro per la
redazione di progetti esecutivi: ANAS e RFI insieme cumulano il 7,9% del valore
e lo 0,9% del numero.”

Per il Presidente dell’OICE, però, c’è ancora da fare per consolidare questo trend
positivo: “Adesso occorre evitare che, anche per ragioni legate alle prossime
elezioni politiche, si rimetta in discussione una riforma appena corretta dal decreto
56. Come sempre tutto è perfettibile, ma questo è il tempo della stabilizzazione
delle regole e del completamento della fase di attuazione che vede l’ANAC
fortemente impegnata nell’aggiornamento delle linee guida. In questa fase occorre
a nostro avviso dare priorità all’attuazione del sistema di qualificazione delle
stazioni appaltanti, il cui decreto è inspiegabilmente impantanato, e dei
commissari di gara, strumento di trasparenza fondamentale che OICE ha da
sempre auspicato e promosso. Poi si potrà pensare anche ad un eventuale ritorno al
regolamento”.

“Altrettanto fondamentale sarà infine assicurare una sempre maggiore capacità di
spesa intervenendo sulla semplificazione delle procedure approvative e sui
passaggi burocratici, spesso farraginosi e lenti. Le risorse destinate alle
infrastrutture, soprattutto in campo ferroviario, sono ingenti e bisogna fare sì che i
progetti siano predisposti con cura e si traducano velocemente in affidamenti di
lavori”.
Tornando all’osservatorio, per il mercato di tutti i servizi di ingegneria le gare
rilevate nel mese di ottobre sono state 575 con un importo complessivo di 61,9
milioni di euro, rispetto al mese di ottobre 2016 si rilevano incrementi del 9,5%
in numero e del 21,2% in valore.
Nei dieci mesi del 2017 sempre per tutto il mercato dei servizi di ingegneria e
architettura sono state bandite 4.948 gare per un importo complessivo di 773
milioni di euro che, confrontate coi primi dieci mesi del 2016, mostrano
un aumento del 20,9% nel numero (+72,8% sopra soglia e +15,2% sotto soglia)
e una crescita del 37,0% nel valore (+33,9% sopra soglia e +48,0% sotto soglia).

Sempre molto alti i ribassi con cui le gare vengono aggiudicate. In base ai dati
raccolti fino alla fine di ottobre il ribasso medio sul prezzo a base d’asta per le
gare indette nel 2015 è al 40,0%, per quelle pubblicate nel 2016 al 42,5%,
anche per le gare pubblicate nel 2017 il ribasso arriva al 42,5%, il valore
massimo degli ultimi 10 anni.

Le gare italiane pubblicate sulla gazzetta comunitaria sono passate dalle 405 unità
dei primi dieci mesi del 2016 alle 700 dei dieci mesi appena trascorsi, con una
crescita del 72,8%. Nell’insieme dei paesi dell’Unione Europea il numero dei
bandi presenta, nello stesso periodo, una crescita del 28,2%. Nonostante questo,
l’incidenza del nostro Paese continua ad attestarsi su un modesto, anche se in
crescita, 3,2%, un dato di gran lunga inferiore rispetto a quello di paesi di
paragonabile rilevanza economica: Francia 27,8%, Germania 21,8%, Polonia
11,6%, Svezia 4,6%.

Nei dieci mesi del 2017 il valore delle gare miste, cioè di progettazione e
costruzione insieme (appalti integrati, project financing, concessioni di
realizzazione e gestione) ha superato i 5 miliardi di euro, con un calo del
34,7% sugli stessi mesi del 2016. Gli appalti integrati da soli mostrano, sempre
rispetto ai primi dieci mesi del 2016, cali del 75,0% in numero e del 70,3% in
valore.

Fonte: OICE

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24/11/2017                         Edilizia scolastica, accordo in Conferenza unificata sui fondi triennali da 1,7 miliardi

Edilizia scolastica, accordo in Conferenza unificata sui fondi
triennali da 1,7 miliardi
   casaeclima.com /ar_33271__edilizia-scolastica-accordo-conferenza-unificata-sui-fondi-triennali.html
                                                                                                                             Venerdì 24 Novembre 2017

Edilizia scolastica, accordo in Conferenza unificata sui fondi triennali da 1,7 miliardi
Accolte alcune proposte delle province: nella programmazione 2018­2020 sarà considerata come una priorità la
messa in sicurezza delle scuole superiori

Nella riunione di ieri, la Conferenza unificata ha approvato lo schema di decreto per la programmazione 2018­2020
da 1,7 miliardi di euro dell'edilizia scolastica.

ACCOLTE ALCUNE PROPOSTE DELLE PROVINCE. Nel prossimo piano triennale per l’edilizia scolastica, le
Regioni considereranno la necessità di interventi sulle scuole superiori e il numero degli studenti del secondo ciclo
di istruzione sul totale degli alunni iscritti sul territorio regionale, come criterio prioritario per l’assegnazione dei
finanziamenti.

“È un passo avanti molto significativo – commenta il Presidente dell’Upi Achille Variati che aveva fortemente
richiesto questa norma – perché riporta le scuole superiori, che negli ultimi tre anni hanno ricevuto finanziamenti
scarsi a causa dei tagli alle Province, come impegno centrale per il Paese.

Anche grazie all’impegno del Sottosegretario all’edilizia scolastica Vito De Filippo, oggi abbiamo scritto una bella
pagina per il Paese: Governo, Regioni, Comuni, Città metropolitane e Province hanno insieme deciso che nei
prossimi tre anni nelle scelte politiche nazionali e territoriali sarà considerata come una priorità la messa in
sicurezza delle scuole superiori.

Un passaggio essenziale, che risponde anche ai giusti richiami che su questi temi gli studenti e le associazioni dei
Cittadini hanno ripetutamente avanzato alle istituzioni.

Come Upi ­ conclude Variati – assisteremo anche tecnicamente le Province, perché nei prossimi tre anni grazie a
queste risorse si possa avviare quell’opera di messa a norma e in sicurezza degli edifici scolatici e in particolare
delle scuole superiori, che sono strategiche per il futuro del Paese”.
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