Consiglio Nazionale dei Geologi - 24 novembre 2017 - Consiglio Nazionale dei ...
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24/11/2017 Risposta Sismica Locale e pianificazione urbanistica: domani a Milano corso di formazione per geologi - Protezione Civile, Il Giornale della (/home) Home (/home) Canali (/canali) Primo Piano (/attualita) (/binary_ les/gallery/geologo_51691.jpg) Risposta Sismica Locale e piani cazione urbanistica: domani a Milano corso di formazione per geologi Giovedi 23 Novembre 2017, 11:47 "L'analisi di Risposta Sismica Locale per la valutazione dell'azione sismica nella piani cazione urbanistica e nella progettazione edilizia: differenze ed analogie" è il titolo del corso di formazione specialistica per geologi che si terrà domani a Milano Si terrà domani venerdì 24 novembre a Milano il corso di formazione specialistica, organizzato dalla Fondazione Centro Studi del Consiglio Nazionale dei Geologi (http://www.cngeologi.it/fondazione-centro- studi-cng/),e dell'Ordine Geologi della Regione Lombardia (http://www.geolomb.it/), a titolo "L'analisi di Risposta Sismica Locale per la valutazione dell'azione sismica nella piani cazione urbanistica e nella progettazione edilizia: differenze ed analogie" (ore 09:00 - 17:30 Università degli studi di Milano - Aula G12 - Via Golgi N.° 19 - I piano). Il corso ha lo scopo di illustrare in maniera completa le modalità di esecuzione delle analisi di risposta sismica locale (RSL) in assetto monodimensionale, nalizzate alla stima dell'azione sismica di progetto, ai sensi delle vigenti e delle future norme tecniche per le costruzioni. Il corso prevede una sessione teorica, in cui saranno illustrate brevemente sia le basi siche connesse con i fenomeni di ampli cazione sismica locale sia i principali strumenti in grado di rappresentare la risposta sismica locale. "In una nazione in cui si veri ca, mediamente ogni 15 anni, un terremoto di magnitudo superiore a 6.3, è necessario operare per una riduzione del rischio sismico su tutti i livelli, anche quello della formazione dei professionisti". Così Fabio Tortorici, Presidente della Fondazione Centro Studi CNG che spiega: "Il corso rivolto ai geologi è un ulteriore tassello che si aggiunge al programma di iniziative per aggiornare e perfezionare professionalmente la nostra categoria. L'argomento dell'evento è di straordinaria attualità, poiché la risposta sismica locale, è quella branca della geo sica che permette nella fase di progettazione https://www.ilgiornaledellaprotezionecivile.it/attualita/risposta-sismica-locale-e-pianificazione-urbanistica-domani-a-milano-corso-di-formazione-per-geologi-
24/11/2017 Risposta Sismica Locale e pianificazione urbanistica: domani a Milano corso di formazione per geologi - Protezione Civile, Il Giornale della degli edi ci e di qualunque altra opera che fonda sul terreno, di stabilire e conoscere la massima risposta di un sito alle sollecitazioni di un terremoto. A parità di caratteristiche costruttive, - continua il geologo - un fabbricato può subire danni più o meno ingenti, in funzione delle speci cità dei terreni di fondazione, della locale stratigra a e delle strutture geologiche e morfologiche presenti, argomenti questi tutti di esclusiva pertinenza del geologo. Al corso parteciperanno: Gaetano Butticé, Presidente dell'Ordine dei Geologi della Lombardia e segretario della Fondazione Centro Studi del Consiglio Nazionale dei Geologi e Raffaele Nardone, Tesoriere del CNG che, in mattinata, farà un intervento su "Il nuovo quadro normativo sugli aspetti sismici legati al progetto delle Opere". red/pc (fonte: CNG) Programma del Corso: (https://www.ilgiornaledellaprotezionecivile.it/binary_ les/_images/90schermata_2017_11_23_alle_11.38.59.png) https://www.ilgiornaledellaprotezionecivile.it/attualita/risposta-sismica-locale-e-pianificazione-urbanistica-domani-a-milano-corso-di-formazione-per-geologi-
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Geologi CNG: Sicurezza e risposta sismica locale – 24 novembre Università degli studi di Milano Pubblicato il: 24 novembre 2017 alle 06:44 “L’analisi di Risposta Sismica Locale per la valutazione dell’azione sismica nella pianificazione urbanistica e nella progettazione edilizia: differenze ed analogie” 24 novembre 2017 – Università degli Studi di Milano Venerdì 24 novembre 2017 la Fondazione Centro Studi del Consiglio Nazionale dei Geologi, con il patrocinio del CNG e dell’Ordine Geologi della Regione Lombardia, organizza un Corso di formazione specialistica dal titolo “L’analisi di Risposta Sismica Locale per la valutazione dell’azione sismica nella pianificazione urbanistica e nella progettazione edilizia: differenze ed analogie” che avrà luogo dalle ore 09:00 alle 17:30 presso l’Università degli studi di Milano (Aula G12 – Via Golgi N.° 19 – I piano).
Il corso ha lo scopo di illustrare in maniera completa le modalità di esecuzione delle analisi di risposta sismica locale (RSL) in assetto monodimensionale, finalizzate alla stima dell’azione sismica di progetto, ai sensi delle vigenti e delle future norme tecniche per le costruzioni. Il corso prevede una sessione teorica, in cui saranno illustrate brevemente sia le basi fisiche connesse con i fenomeni di amplificazione sismica locale sia i principali strumenti in grado di rappresentare la risposta sismica locale. “In una nazione in cui si verifica, mediamente ogni 15 anni, un terremoto di magnitudo superiore a 6.3, è necessario operare per una riduzione del rischio sismico su tutti i livelli, anche quello della formazione dei professionisti”. Così Fabio Tortorici, Presidente della Fondazione Centro Studi CNG che spiega: “Il corso rivolto ai geologi è un ulteriore tassello che si aggiunge al programma di iniziative per aggiornare e perfezionare professionalmente la nostra categoria. L’argomento dell’evento è di straordinaria attualità, poiché la ‘risposta sismica locale’, è quella branca della geofisica che permette nella fase di progettazione degli edifici e di qualunque altra opera che fonda sul terreno, di stabilire e conoscere la massima risposta di un sito alle sollecitazioni di un terremoto. A parità di caratteristiche costruttive, – continua il geologo – un fabbricato può subire danni più o meno ingenti, in funzione delle specificità dei terreni di fondazione, della locale stratigrafia e delle strutture geologiche e morfologiche presenti, argomenti questi tutti di esclusiva pertinenza del geologo. Al corso parteciperanno: Gaetano Butticé, Presidente dell’Ordine dei Geologi della Lombardia e segretario della Fondazione Centro Studi del Consiglio Nazionale dei Geologi e Raffaele Nardone, Tesoriere del CNG che, in mattinata, farà un intervento su “Il nuovo quadro normativo sugli aspetti sismici legati al progetto delle Opere”. Visualizza qui il Programma del Corso Com. Stam.
24/11/2017 Piano periferie, parte la fase 2: prima firma di Gentiloni a Viterbo, le altre entro Natale 24 Nov 2017 Piano periferie, parte la fase 2: prima firma di Gentiloni a Viterbo, le altre entro Natale A.A. Il premier Paolo Gentiloni ha aperto ieri a Viterbo la fase II del Piano periferie 2016 (le ultime novità e i link), ha cioè firmato il primo dei 96 progetti di comuni capoluogo e città metropolitane che mancano all'appello per completare il quadro dei 120 progetti inseriti nella graduatoria del dicembre 2016. La firma si è resa possibile grazie alla pubblicazione (avvenuta solo il 13 novembre scorso) della delibera Cipe 7 agosto 2017 che assegna gli ultimi 761 milioni di finanziamenti statali (fondi Fsc), che per un complesso gioco di incastri era condizione necessaria per sbloccare anche gli altri 800 milioni, dal Dpcm comma 140 andato in gazzetta a fine giugno. Gedntiloni fimerà tutti gli altri 95 progetti - queste le intenzioni - entro Natale, in parte andando sui territori interessati in parte convocando a Roma i sindaci. In tutto, come noto, il Piano periferie vale 2.053 milioni di euro di finanzismenti statali, che diventano 3,7 di investimenti stimati considerando anche altri finanziamenti pubblici e privati attivati dai Comuni (in parte, però, si tratta di iniziative già avviate o previste). «Oggi a Viterbo - ha detto Gentiloni - parte la fase due, che vedrà gli accordi con quasi 100 citta', sono tutti progetti gia' finanziati e mi auguro di poter visitare non dico tutti ma molti di questi territori». «Abbiamo varato due anni fa - ha ricordato Gentiloni - un bando, approvato 120 progetti che riguardano aree metropolitane e capoluoghi di province e messo assieme risorse per 3,8 miliardi: 2 di finanziamenti statali e 1,8 miliardi di finanziamenti privati, un progetto esemplare anche dal punto di vista del mix di risorse. Con i primi 24 vincitori abbiamo firmato a marzo le convenzioni che davano il via ai progetti», e da oggi si parte con gli altri 96. Il messaggio, ha spiegato il capo del Governo, «è di continuazione nell'impegno a ricucire i nostri tessuti urbani, un'espressione, il rammendo, che ha usato l'architetto Renzo Piano, che ci ha dato una mano all'inizio a impostare questo lavoro». «Investire per dare alle zone periferiche sostenibilita', dignita' e inclusione - ha rimarcato Gentiloni - è un progetto a cui il Governo tiene molto». «L'Italia ha bisogno di coesione sociale - ha aggiunto Gentiloni a Viterbo - il paese si sta riprendendo ma non ha affatto superato le difficoltà sociali, i traumi della crisi, i problemi di lavoro. Ha quindi bisogno di un'iniezione di fiducia e migliorare il tessuto urbano è un modo anche per curare ferite immateriali». A Viterbo - spiega Gentiloni - «si tratta di un progetto interessante che interessa il quadrante nord della zona del Poggino dove già ci sono già piccole e medie imprese, con un progetto di http://www.ediliziaeterritorio.ilsole24ore.com/print/AEFwasGD/0 1/2
24/11/2017 Piano periferie, parte la fase 2: prima firma di Gentiloni a Viterbo, le altre entro Natale quasi 22 mln di cui 17 milioni dallo Stato con ammodernamenti di impianti sportivi, piste ciclabili, parcheggi, scuole e asili nidi ma quello che conta è che l'insieme di interventi, sostenuti anche con i progetti della Regione Lazio che ha indicato Zingaretti, possa produrre negli anni un cambiamento e potenziare le capacità di quest'area». P.I. 00777910159 - Copyright Il Sole 24 Ore - All rights reserved http://www.ediliziaeterritorio.ilsole24ore.com/print/AEFwasGD/0 2/2
24/11/2017 Piano periferie/2. Nasce coordinamento dei comitati. Gabrielli: «Anche le istituzioni devono saper fare rete» 24 Nov 2017 Piano periferie/2. Nasce coordinamento dei comitati. Gabrielli: «Anche le istituzioni devono saper fare rete» Alessandro Arona È stato costituito ieri a Roma, nel corso di un convegno organizzato nella sala Aldo Moro alla Camera dei Deputati, il "coordinamento delle periferie", e cioè la prima rete nazionale di associazioni ed enti di "animazione sociale" che fanno da collante e sostegno alle azioni (le più varie) di rilancio fisico e sociale dei quartieri degradati di sette grandi città: Roma, Napoli, Bari, Bologna, Milano, Torino e Palermo. CLICCA QUI PER IL VIDEO INTEGRALE DELLA GIORNATA E I DOCUMENTI Si tratta di realtà diverse. Comitati o associazioni (sempre con ruoli di "collante", non per specifiche iniziative): Corviale Domani (Roma), promotore dell'iniziativa, Comitati dei quartieri Libertà e Nuova San Paolo a Bari, Comitato Le Vele di Scampia a Napoli, Laboratorio Zen insieme a Palermo. Soggetti a cavallo tra pubblico e privato, come le Case di quartiere a Torino. Soggetti pubblici ma con ruolo di "mediazione", come l'Urban Center di Bologna. Soggetti privati come Avanzi a Milano, architetti urbanisti specializzati in urbanistica partecipata e attivi in vari progetti a Milano. L'ambizione del coordinamento (che si chiama «La realtà si vede meglio dalle periferie», citando una recente frase di papa Francesco) è quella, oltre a fare rete dal basso, di portare stabilmente la voce delle associazioni di quartiere nei palazzi delle istituzioni. (si veda il documento). L'iniziativa ha ricevuto il sostegno del capo della Polizia Franco Gabrielli, che è intervenuto al convegno con una video intervista: «La crisi ha colpito di più le periferie. Ma esistono potenzialità enormi, è fondamentale che ci sia partecipazione ed è importante il coordinamento che avete costituito oggi. Ma anche le istituzioni devono imparare a fare rete, mentre spesso questo non avviene. Le istituzioni devono sporcarsi le mani, ascoltare i territori, non spaventarsi se spesso il dialogo è un po' urlato e teso; e il dialogo va preso sul serio, gli impegni vanno rispettati, e bisogna che le istituzioni si parlino per affrontare i problemi e sappiano fare rete nel cercare di risolverli». Un intervento, quello di Gabrielli, che senza dubbio mette a frutto anche la sua esperienza di prefetto di Roma e capo della Protezione civile. P.I. 00777910159 - Copyright Il Sole 24 Ore - All rights reserved http://www.ediliziaeterritorio.ilsole24ore.com/print/AEnZR3GD/0 1/1
24/11/2017 Edilizia scolastica, via libera alla programmazione triennale da 1,7 miliardi 24 Nov 2017 Edilizia scolastica, via libera alla programmazione triennale da 1,7 miliardi Massimo Frontera Accordo fatto, ieri in conferenza unificata, sui criteri e le priorità che governeranno la formazione della programmazione nazionale di edilizia scolastica per il triennio 2018-2020. Programmazione che può per ora contare su 1,7 miliardi di euro (nel bilancio di previsione). L'accordo di ieri pomeriggio è arrivato dopo alcune modifiche allo schema di decreto Economia- Istruzione-Infrastrutture chieste dalle province che reclamavano una maggiore attenzione alle strutture da loro gestite. In risposta a questa richiesta, sono state inserite indicazioni che tengono conto della «necessità di interventi relativi agli edifici scolastici di secondo grado e del numero degli studenti del secondo ciclo di istruzione sul totale degli alunni iscritti sul territorio regionale». SCARICA IL TESTO - LO SCHEMA DI DECRETO APPROVATO IN CONFERENZA UNIFICATA Il decreto, ricorda il Miur, prevede, in particolare, che le Regioni, nella definizione dei loro piani regionali diano priorità a: interventi di adeguamento sismico, o di nuova costruzione per sostituzione degli edifici esistenti nel caso in cui l'adeguamento sismico non sia conveniente; interventi finalizzati all'ottenimento del certificato di agibilità delle strutture; interventi per l'adeguamento dell'edificio scolastico alla normativa antincendio previa verifica statica e dinamica dell'edificio; ampliamenti e/o nuove costruzioni per soddisfare specifiche esigenze scolastiche. «In conferenza Unificata - sottolinea il sottosegretario all'Istruzione Vito De Filippo, con delega all'edilizia scolastica - è stato fatto un lavoro importante che mette al centro le studentesse e gli studenti con un rinnovato impegno anche sulle scuole secondarie di secondo grado. Sono stati concordati anche meccanismi per favorire l'assegnazione delle risorse con tempi sempre più celeri da parte del ministero». Positivo il commento del presidente delle Province italiane Achille Variati, che aveva fortemente richiesto la norma introdotta allo schema di Dm. «È un passo avanti molto significativo - ha detto - perché riporta le scuole superiori, che negli ultimi tre anni hanno ricevuto finanziamenti scarsi a causa dei tagli alle Province, come impegno centrale per il Paese. L'Upi, ha aggiunto Variati, «assisterà anche tecnicamente le province, perché nei prossimi tre anni, grazie a queste risorse, si possa avviare quell'opera di messa a norma e in sicurezza degli edifici scolatici e in particolare delle scuole superiori, che sono strategiche per il futuro del Paese». P.I. 00777910159 - Copyright Il Sole 24 Ore - All rights reserved http://www.ediliziaeterritorio.ilsole24ore.com/print/AEmHu8GD/0 1/1
24/11/2017 Immobiliare, sempre meno mattone negli investimenti delle casse di previdenza 24 Nov 2017 Immobiliare, sempre meno mattone negli investimenti delle casse di previdenza G.La. Le Casse di previdenza congelano gli investimenti nel settore immobiliare. È il dato più rilevante contenuto nel rapporto presentato ieri mattina a Roma dall'Adepp, l'associazione degli enti previdenziali privati. Se il patrimonio continua a crescere (+6% a fine 2016) arrivando fino a quota 80 miliardi di euro, la componente immobiliare resta bloccata intorno ai 19 miliardi. E questo significa che, in proporzione, il mattone pesa sempre di meno nei bilanci delle Casse. Cresce, invece, moltissimo la gestione indiretta tramite fondi, che sono ormai la modalità preferita da tutti gli enti. La fotografia scattata dall'analisi dice che il patrimonio delle Casse di previdenza è aumentato, dal 2013 al 2016, di circa il 22%, passando dai circa 65,6 miliardi di euro del 2013 ai circa 80 miliardi di euro del 2016. Considerando entrate contributive (9,2 miliardi), uscite per prestazioni (6 miliardi), welfare (0,5 miliardi) e tasse (0,5 miliardi) il rendimento medio del patrimonio complessivo, nel 2016, si aggira intorno al 3 per cento. Guardando all'allocazione degli asset, c'è un grosso aumento degli investimenti in fondi: questa componente è passata da circa il 28% del 2013 a circa il 40% del 2016. Il peso relativo degli immobili sul patrimonio totale delle casse è andato, invece, diminuendo negli anni ed è passato dal 30% del 2013 al 24% di fine 2016. Gli investimenti complessivi in immobili, in valore assoluto, sono rimasti a un livello costante (circa 19 miliardi) ma il peso sul totale degli investimenti è nettamente diminuito. La componente investita in obbligazioni è rimasta pressoché costante negli anni, mantenendo una quota di circa il 35%. In termini assoluti gli investimenti obbligazionari sono passati da circa 22 miliardi di euro del 2013 ai circa 28 miliardi di euro nel 2016. Cresce invece di molto il peso relativo delle azioni sul patrimonio totale delle casse, che è andato aumentando negli anni, passando dal 9,8% del 2013 al 16,5% di fine 2016. In termini assoluti gli investimenti in azioni sono passati da 6,4 miliardi di euro del 2013 ai 13,2miliardi di euro del 2016. Negli anni, secondo quanto spiega il rapporto, la gestione degli investimenti si è infatti modificata notevolmente. Le Casse, nel 2016, gestiscono circa il 42% del loro patrimonio. Nel 2013 la gestione diretta riguardava il 55,8% del patrimonio. Il motivo è che aumenta il peso dei fondi. Se si considerano la liquidità, che ammonta a circa 6,4 miliardi di euro, e le «Altre attività» pari a 7,1 miliardi di euro (9% del totale), «si può affermare – dice il rapporto - che il patrimonio detenuto in Italia sia pari a circa 47 miliardi di euro e quindi il 58% del totale». http://www.ediliziaeterritorio.ilsole24ore.com/print/AElrv7GD/0
24/11/2017 Bei: servono più risorse alle infrastrutture (soprattutto in Italia) 24 Nov 2017 Bei: servono più risorse alle infrastrutture (soprattutto in Italia) Beda Romano L’economia europea è alle prese con un ritardo negli investimenti infrastrutturali che potrebbe minare la sua competitività, ha spiegato nel suo ultimo rapporto annuale la Banca europea per gli investimenti (Bei). La relazione dell’istituzione creditizia, pubblicata ieri, mette l’accento anche sulle difficoltà italiane, in particolare delle municipalità pubbliche più che delle imprese private. I comuni italiani sono quelli che più si lamentano di investimenti insufficienti. «Probabilmente non abbiamo più bisogno di stimolare gli investimenti per motivi puramente anti-ciclici, ma abbiamo bisogno di affrontare il ritardo negli investimenti che si è creato durante la crisi in modo da risolvere le necessità strutturali di lungo termine – ha detto il presidente della Bei, il tedesco Werner Hoyer –. Più importante ancora, dobbiamo convogliare gli investimenti verso quelle aree che permetteranno un aumento della crescita potenziale europea». Mentre finora gli investimenti - generati anche dal Fondo europeo per gli investimenti strategici (Efsi, meglio noto come Piano Juncker) - sono stati utili per evitare una spirale deflazionistica, con la ripresa economica la Bei considera come sia necessario rivedere l’uso della spesa, puntando su quella infrastrutturale. Ciò è tanto più urgente perché il tasso di investimento dei governi europei è ai minimi degli ultimi 20 anni (al 2,7% del prodotto interno lordo nel 2016). Secondo i dati della Bei, gli investimenti in generale sono cresciuti in media annua del 3,2% dal 2013 in poi, rispetto a una crescita media del 2,8% tra il 1995 e il 2005. In campo infrastrutturale, la spesa rimane però inferiore del 20% ai livelli pre-crisi. Molti paesi per rimettere ordine nei conti pubblici hanno ridotto gli investimenti. Sul versante privato, le imprese non citano più il credito bancario quale ostacolo maggiore per investire. Il freno è soprattutto legato alla mancanza di personale preparato. Sul fronte italiano, la situazione è fragile. Oltre il 45% dei comuni considera che gli investimenti sono stati finora insufficienti. Si tratta della quota più elevata in Europa. A titolo di confronto, questa è del 40% in Spagna, del 38% in Germania e di circa il 20% in Francia. Di converso, l’Italia è il paese dove più basso è stato l’aumento degli investimenti da parte dei comuni in questi ultimi cinque anni. Le imprese private considerano invece che la spesa è stata generalmente appropriata negli ultimi tre anni. Nel rapporto dell’istituzione comunitaria, le imprese italiane sottolineano due ostacoli particolari: l’incertezza del futuro e la regolamentazione sul mercato del lavoro. Fattori meno negativi, ma sempre presenti, sono la carenza di personale con la giusta preparazione; la presenza di costi elevati dell’energia; il mancato accesso alle necessarie risorse digitali; l’elevata tassazione e l’eccessiva burocrazia; così come le carenze nei trasporti e nella finanza. http://www.ediliziaeterritorio.ilsole24ore.com/print/AEKtIKHD/0
Ecosistema Rischio 2017: 7,5 milioni persone vivono o lavorano in aree a rischio idrogeologico 24/11/2017 "Italia sempre più fragile e insicura, incurante dell’eccessivo consumo di suolo e del problema del dissesto idrogeologico mentre i cambiamenti climatici amplificano gli effetti di frane e alluvioni". A certificarlo, nuovamente e se fosse necessario, è l'ultima indagine condotta da Legambiente "Ecosistema Rischio 2017 - Monitoraggio sulle attività delle amministrazioni comunali per la mitigazione del rischio idrogeologico" nella quale si è evidenziato il dato contenuto nell'ultimo rapporto dell'Ispra per il quale sono 7.145 i comuni italiani (l’88% del totale) che hanno almeno un’area classificata come ad elevato rischio idrogeologico, corrispondenti a circa il 15,8% del territorio italiano. L'indagine di Legambiente è stata condotta sulla base delle risposte fornite da 1.462 amministrazioni comunali (corrispondenti al 20% dei 7.145 Comuni classificati ad elevata pericolosità idrogeologica). Di questi il 69,7% ha dichiarato di avere abitazioni in aree a rischio. Nel 26,8% dei casi sono presenti interi quartieri, mentre in 737 amministrazioni
(50,4%) sorgono addirittura impianti industriali. Strutture sensibili come scuole o ospedali sono presenti in aree a rischio nel 14,6% dei casi, mentre l’espansione urbanistica che ha visto sorgere strutture ricettive o commerciali in aree a rischio è del 20,5%. E, se questo quadro è figlio sicuramente dello scellerato uso del territorio degli ultimi 70 anni, non trova invece giustificazione il dato che vede il 9,3% dei comuni (136 amministrazioni) dichiarare di aver edificato case, quartieri o strutture sensibili e industriali in aree a rischio anche nell’ultimo decennio, nonostante il recepimento del PAI (Piani di assetto idrogeologico) nella pianificazione urbanistica. Preoccupanti anche i dati sulla cementificazione dei letti dei fiumi: anche se il 70% dei comuni intervistati (1.025 amministrazioni), svolge regolarmente un’attività di manutenzione ordinaria delle sponde dei corsi d’acqua e delle opere di difesa idraulica; il 9% delle amministrazioni ha dichiarato di aver “tombato” tratti di corsi d’acqua sul proprio territorio, con una conseguente urbanizzazione delle aree sovrastanti, mentre solo il 4% ha eseguito la delocalizzazione di abitazioni costruite in aree a rischio e il 2% la delocalizzazione di fabbricati industriali. A pagare lo scotto di questa Italia insicura sono gli oltre 7,5 milioni di cittadini esposti quotidianamente al pericolo che vivono o lavorano in aree potenzialmente pericolose e la cui incolumità deve essere la priorità del Paese. A cura di Redazione LavoriPubblici.it © Riproduzione riservata Documenti Allegati Ecosistema Rischio 2017
Entrate: al via in tutta Italia il servizio di consultazione dinamica della cartografia catastale 24/11/2017 È stato Firmato ieri dal Direttore dell’Agenzia delle Entrate il provvedimento 23 novembre 2017 in attuazione della direttiva 2007/2/Ce (recepita con il Dlgs 32/2010) che ha istituito l'infrastruttura per l'informazione territoriale nella Comunità europea (Infrastructure for spatial information in Europe - Inspire), a supporto della propria politica ambientale attraverso opportune misure per garantire la conoscenza, la disponibilità e l'interscambio proprio delle informazioni territoriali dei Paesi membri. È attivo da ieri per pubbliche amministrazioni, imprese, professionisti e cittadini il nuovo servizio di navigazione geografica della cartografia catastale, che si aggiunge ai servizi già implementati nell’ambito della direttiva europea “Inspire” (2007/2/CE) finalizzata a supportare le politiche ambientali tramite misure che garantiscono la conoscenza, la disponibilità e l’interoperabilità delle informazioni territoriali che garantisce la navigazione dinamica delle mappe catastali e la possibilità di visualizzazione integrata con altri dati a supporto dei processi di analisi, gestione e monitoraggio del territorio.
Mappe dinamiche a consultazione libera - Il servizio di consultazione, disponibile per tutto il territorio nazionale (ad eccezione delle Province Autonome di Trento e di Bolzano), consente di visualizzare dinamicamente molti contenuti della cartografia catastale, che viene costantemente aggiornata in modalità automatica. Accessibile tramite l’indirizzo https://wms.cartografia.agenziaentrate.gov.it/inspire/wms/ows01.php, si basa sullo standard “Web map service” (Wms) 1.3.0 ed è direttamente fruibile tramite i software GIS (Geographic Information System) o specifiche applicazioni a disposizione dell’utente. Da gennaio 2018, i servizi di consultazione e quelli di ricerca sui metadati saranno fruibili in maniera ancora più semplice, tramite uno specifico “Geoportale” dell’Agenzia delle Entrate. La consultazione libera non offre tutti i contenuti della cartografia catastale, per cui sono sempre disponibili i servizi di consultazione personale e le visure catastali telematiche. La direttiva “Inspire” - La Direttiva 2007/2/CE, recepita con il Dlgs n. 32/2010, ha istituito un’infrastruttura per l’informazione territoriale nella Comunità europea (INSPIRE – INfrastructure for SPatial InfoRmation in Europe) per supportare le politiche ambientali comunitarie e le attività che possano avere un impatto sull’ambiente. La realizzazione di un’infrastruttura dati europea punta a favorire la conoscenza, la disponibilità e l’interoperabilità dei dati geografici e territoriali tra le pubbliche amministrazioni, anche attraverso la realizzazione di servizi in rete. Inoltre, si propone di facilitare l’accesso del pubblico alle informazioni territoriali ambientali in Europa e di coadiuvare i processi decisionali relativi all’ambiente e al territorio. A cura di Redazione LavoriPubblici.it © Riproduzione riservata Documenti Allegati Provvedimento 23 novembre 2017, n. 271542 Direttiva 2007/2/CE 14 marzo 2007
Controversie ANAS: l'ANAC rimette il parere preventivo al Governo 24/11/2017 L'art. 49, comma 7 del D.L. n. 50/2017 (convertito con la legge di conversione 21 giugno 2017, n. 96) ha previsto per ANAS S.p.A. la possibilità, per il triennio 2017-2019, di ricorrere agli accordi bonari e/o transazioni giudiziali e stragiudiziali per chiudere le controversie con le imprese appaltatrici derivanti dall'iscrizione di riserve o da richieste di risarcimento. Per poter esercitare questa possibilità, oltre al rispetto di quanto previsto dagli artt. 205 e 208 del D.Lgs. n. 50/2016 (c.d. Codice Appalti o Codice dei contratti), è richiesto un "apposito preventivo parere dell'Autorità nazionale anticorruzione (ANAC)". Considerata l'importanza dell'argomento, l'ANAC ha inviato al Governo e al Parlamento l'atto di segnalazione 8 novembre 2017, n. 8 che, dopo un'analisi dei compiti assegnati all'Anticorruzione e della definizione di "parere preventivo" (assente da qualsiasi normativa), di fatto mette in discussione la norma e ne richiede la sua abrogazione. Entrando nel dettaglio, l'art. 49, comma 7 del D.L. n. 50/2017 stabilisce:
"ANAS S.p.A. è autorizzata per gli anni 2017, 2018 e 2019, nei limiti delle risorse di cui al comma 8, a definire, mediante la sottoscrizione di accordi bonari e/o transazioni giudiziali e stragiudiziali, le controversie con le imprese appaltatrici derivanti dall'iscrizione di riserve o da richieste di risarcimento, laddove sussistano i presupposti e le condizioni di cui agli articoli 205 e 208 del decreto legislativo 18 aprile 2016, n. 50 e con le modalità ivi previste, previa valutazione della convenienza economica di ciascuna operazione da parte della Società stessa, nonché apposito preventivo parere dell'Autorità nazionale anticorruzione". L'art. 205 del Codice dei contratti definisce gli accordi bonari per i lavori, mentre il 208 tratta le transazioni. Premesso che secondo ANAC è compito valutare i presupposti per l'utilizzo delle due procedure, la segnalazione rileva un'assenza di chiarezza nel definire la natura giuridica del parere che l'Anticorruzione stessa dovrà adottare, le sue conseguenze e in quale contesto si inserisce all'interno delle competenze assegnate (art. 211 e art. 213 del Codice). Secondo ANAC, il parere richiesto è di natura "preventiva, obbligatoria ma non vincolante" e quindi riconducibile ai pareri obbligatori non vincolanti già previsti dal Codice dei contratti e da collocare nell'ambito della funzione di vigilanza esercitata anche in termini preventivi. Parere che non dovrebbe avere ad oggetto una valutazione di merito dell'accordo o della transazione nel presupposto che ANAS sia il soggetto deputato a tale verifica. Chiarito, dunque, che la verifica dei presupposti e delle condizioni che legittimano il ricorso alle procedure di cui agli artt. 205 e 208 del Codice è di competenza di ANAS, ANAC rileva che la sua competenza nell'ambito del procedimento di cui all'art. 49, comma 7 del D.L. n. 50/2017 assume un valore del tutto marginale che aggravia inutilmente il decorso della procedura. Per tale motivo, ANAC ha richiesto l'abrogazione dell'art. 49, comma 7 o, nel caso l'intento sia quello di superare il contenzioso tra ANAS e le imprese esecutrici, la sua modifica in modo da chiarire quali sono i contenziosi che rientrano nel suo ambito di applicazione. A cura di Redazione LavoriPubblici.it © Riproduzione riservata Documenti Allegati Atto di segnalazione D.Lgs. n. 50/2016 D.L. n. 50/2017
Valutazione impatto ambientale: Nuove linee guida dell’UE 24/11/2017 La Commissione europea ha pubblicato le nuove linee guida per la procedura di screening (verifica di assoggettabilità a VIA, art. 19 D.Lgs.152/2006), di scoping (definizione dei contenuti dello studio di impatto ambientale, art. 21 D.Lgs. 152/2006) e per la predisposizione dello Studio di Impatto Ambientale (studio di impatto ambientale, art. 22 D.Lgs. 152/2006). Le nuove linee guida aggiornano e integrano le linee guida già pubblicate nel 2001 per garantire la necessaria coerenza con le nuove disposizioni della direttiva 2014/52/UE che ha introdotto significative modifiche alla disciplina della VIA, sia procedurali che tecniche. I documenti sono stati predisposti anche con la collaborazione degli Stati membri nell’ambito del Gruppo di Esperti Nazionali VIA-VAS della Commissione europea, nel quale il Ministero dell’Ambiente è rappresentato con il focal point nazionale designato dalla Direzione per le Valutazioni e le Autorizzazioni Ambientali. Si evidenzia la significativa importanza delle linee guida europee per la corretta attuazione delle nuove disposizioni introdotte dal D.Lgs. 104/2017 con particolare riferimento: • alla procedura di verifica di assoggettabilità a VIA, al fine di predisporre correttamente lo Studio Preliminare Ambientale con i contenuti del nuovo Allegato
IV bis alla Parte Seconda del D.Lgs. 152/2006, che ha recepito l’Allegato II A della direttiva 2014/52/UE, • alla procedura di VIA, al fine di predisporre correttamente lo Studio di Impatto Ambientale secondo le indicazioni e i contenuti dell’art. 22 e dell’Allegato VII alla Parte Seconda del D.Lgs. 152/2006, che ha recepito l’Allegato IV della direttiva 2014/52/UE, nelle more dell’adozione di linee guida nazionali e norme tecniche per l'elaborazione della documentazione finalizzata allo svolgimento della VIA, anche ad integrazione dei contenuti degli studi di impatto ambientale di cui all'Allegato VII alla Parte Seconda del D.Lgs. 152/2006, in attuazione dell’art. 25 comma 4 del D.Lgs. 104/2017. In allegato le tre linee guida. A cura di Redazione LavoriPubblici.it © Riproduzione riservata Documenti Allegati Linee Guida Screening Linee Guida Scoping Linee Guida Studio di Impatto Ambientale
#fondAzioneScuola: dal 4 dicembre aperto il bando per l’accesso al Fondo 24/11/2017 Collaborare per garantire la prevenzione dai rischi e la sicurezza nelle scuole: è questo il senso del Protocollo d’Intesa in materia di edilizia scolastica presentato oggi, a Roma, da Valeria Fedeli, ministra dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, e dal Presidente della Fondazione Inarcassa, Egidio Comodo. Inarcassa - Cassa Nazionale di Previdenza e Assistenza per gli Ingegneri e Architetti Liberi Professionisti - e la sua Fondazione hanno, infatti, lanciato #fondAzioneScuola, un Fondo di rotazione e garanzia per la concessione agli enti locali di prestiti per progetti destinati all’edilizia scolastica. Gli enti locali territoriali, in particolare i Comuni, secondo la normativa vigente, possono fruire dei finanziamenti stanziati per la messa in sicurezza, l’adeguamento e il miglioramento sismico delle scuole laddove siano in grado di presentare un progetto, preliminare, definitivo o esecutivo così come richiesto dai bandi specifici. Tuttavia, l’inadeguatezza delle risorse economiche e la mancanza di competenze professionali in capo agli enti locali sono elementi che rendono difficile confezionare progetti adeguati e
completi, con l’inevitabile conseguenza di non riuscire ad accedere agli stanziamenti che, di fatto, non vengono utilizzati come potrebbero. "Sull’edilizia scolastica negli ultimi anni è stato fatto un investimento – che è prima di tutto un investimento culturale, non solo di risorse – senza precedenti" sottolinea la ministraValeria Fedeli. "Ma per raggiungere obiettivi ambiziosi come quello della sicurezza è necessario lavorare tutti insieme nella stessa direzione. Il Protocollo che firmiamo oggi ha esattamente questo scopo. È una sinergia importante che certifica un impegno concreto e dà l’avvio a un programma di azioni che ci vede insieme in questo percorso educativo". "Il Fondo di rotazione messo in campo dalla Fondazione ha l’obiettivo di sbloccare l’iter procedurale propedeutico all’ottenimento del finanziamento dell’opera da realizzare. In tal senso, questo fondo svolge un’azione sussidiaria in favore degli enti locali" spiega l’ing. Egidio Comodo, presidente di Fondazione Inarcassa. "Contemporaneamente, si tratta di un’iniziativa volta a dare un impulso concreto allo slancio della ripresa economica: vuole coinvolgere i liberi professionisti iscritti a Inarcassa e intende innescare un meccanismo virtuoso nell’ampio settore dell’edilizia scolastica, diventando un buon esempio per il Paese". #fondAzioneScuola agisce con un plafond iniziale di 2 milioni di euro che sarà equamente ripartito per le 20 regioni italiane. L’obiettivo è quello di anticipare, senza interessi, i costi delle progettazioni che gli enti locali si impegnano ad affidare a professionisti iscritti a Inarcassa che siano in regola con gli adempimenti previdenziali. I progetti finanziabili da questo Fondo - per un massimo di 50.000 euro ciascuno – potranno riguardare la costruzione di nuovi fabbricati destinati all’edilizia scolastica, l’ampliamento e/o la ristrutturazione sia della degli edifici sia dell’impiantistica, l’efficientamento energetico, l’adeguamento e il miglioramento sismico degli immobili. La documentazione potrà essere inviata dai Comuni a Fondazione Inarcassa dalle ore 12.00 del 4 dicembre 2017 alla mezzanotte del 14 gennaio 2018. La congruità dei costi di progettazione e la correttezza della procedura di affidamento indicati sarà esaminata e valutata da un’apposita commissione istituita da Fondazione Inarcassa. Il finanziamento delle iniziative seguirà il criterio cronologico di arrivo delle domande, nonché quello territoriale che assicurerà il sostegno finanziario ad almeno due progetti per regione. A cura di Ufficio Stampa Fondazione Inarcassa © Riproduzione riservata
Dissesto idrogeologico, Legambiente: a rischio 7,5 milioni di cittadini di Alessandra Marra Presentato il dossier ‘Ecosistema rischio 2017’. La priorità deve essere la delocalizzazione degli edifici a rischio 24/11/2017 – Il rischio idrogeologico rende l’Italia sempre più fragile e insicura: 7,5 milioni i cittadini che vivono o lavorano in aree a rischio, nel 70% dei comuni si trovano abitazioni in aree a rischio e nel 15% dei casi si tratta di scuole o ospedali. Per questo la delocalizzazione degli edifici a rischio deve essere una priorità. Questi i dati messi in luce dal dossier Ecosistema Rischio 2017, l’indagine di Legambiente, realizzata in collaborazione con Unipol, sulle attività nelle amministrazioni comunali per la riduzione del rischio idrogeologico (sulla base delle risposte fornite da 1.462 amministrazioni al questionario inviato ai 7.145 comuni classificati ad elevata pericolosità idrogeologica) presentata mercoledì a Roma.
Dissesto idrogeologico e costruzioni a rischio Secondo il Rapporto nel 70% dei comuni italiani intervistati si trovano abitazioni in aree a rischio: nel 27% sono presenti interi quartieri, mentre nel 50% dei comuni sorgono impianti industriali. Scuole o ospedali si trovano in aree a rischio nel 15% dei casi, mentre nel 20% dei comuni si trovano strutture ricettive o commerciali in aree a rischio. Tale fenomeno è amplificato dall’azione umana: nell’ultimo decennio il 9% dei comuni (136) ha edificato in aree a rischio e di questi 110 hanno costruito case, quartieri o strutture sensibili e industriali in aree vincolate, nonostante il recepimento del PAI (Piani di assetto idrogeologico) nella pianificazione urbanistica. Preoccupanti anche i dati sulla cementificazione dei letti dei fiumi: anche se il 70% dei comuni intervistati (1.025 amministrazioni), svolge regolarmente un’attività di manutenzione ordinaria delle sponde dei corsi d’acqua e delle opere di difesa idraulica, il 9% delle amministrazioni ha dichiarato di aver “tombato” tratti di corsi d’acqua sul proprio territorio, con una conseguente urbanizzazione delle aree sovrastanti, mentre solo il 4% ha eseguito la delocalizzazione di abitazioni costruite in aree a rischio e il 2% la delocalizzazione di fabbricati industriali. Secondo le stime di Legambiente “a pagare lo scotto di questa Italia insicura sono gli oltre 7,5 milioni di cittadini esposti quotidianamente al pericolo che vivono o lavorano in aree potenzialmente pericolose”. Dal 2010 al 2016, stando alle stime del Cnr, le sole inondazioni hanno provocato nella Penisola la morte di oltre 145 persone e l’evacuazione di oltre 40mila persone mentre i danni economici causati dal maltempo nell’ultimo triennio (2013-2016), secondo i dati dell’unità di missione Italiasicura, ammontano a circa 7,6 miliardi di euro. Rischio idrogeologico: le opere antidissesto Secondo il rapporto, lo Stato ha risposto stanziando circa il 10% di quanto necessario, ovvero 738 milioni di euro. Il 65% delle amministrazioni (952) ha dichiarato che sono state realizzate opere per la mitigazione del rischio nel proprio territorio. In 455 comuni sono state conseguite opere di consolidamento dei versanti (48% dei casi), in 430 costruzioni di nuove arginature (45%), e in 383 comuni interventi come la risagomatura dell’alveo (40%). Nel 78% dei casi (1.145) le perimetrazioni definite dai Piani di Assetto Idrogeologico (PAI) sono state integrate ai piani urbanistici, anche se nel 9% delle amministrazioni si è continuato a costruire nelle aree a rischio anche nell’ultimo decennio. Tuttavia Legambiente sottolinea che, nonostante negli ultimi anni ci siano stati dei segnali incoraggianti legati anche a specifici atti normativi (art. 7 dello Sblocca Italia su interventi integranti e comma 118 della Legge stabilità 2014sulle
misure che favoriscono la delocalizzazione in aree sicure degli edifici costruiti nelle zone colpite dalle alluvioni), ad oggi gli interventi di delocalizzazione degli edifici presenti in aree a rischio stentano a ripartire. Non vengono effettuati neanche quando gli immobili sono abusivi e ci sono fondi a disposizione per farli. Lo dimostra il fondo di 10 milioni di euro stanziato dal Ministero dell’Ambiente a fine 2016, destinato ai Comuni che demoliscono gli edifici abusivi presenti nelle aree a rischio, ancora oggi inutilizzato perché sono pervenute solo 17 richieste di abbattimento non sufficienti per far scattare l’iter. Riduzione del rischio idrogeologico: le proposte di Legambiente Legambiente ha presentato le sue 5 priorità di intervento: 1) Introdurre la chiave dell’adattamento al clima nella pianificazione di bacino e negli interventi di riduzione del rischio idrogeologico; 2) Intervenire in maniera prioritaria sulle aree urbane; 3) Avviare una politica di delocalizzazione degli edifici a rischio; 4) Rafforzare le misure di vincolo, con l’obiettivo di evitare l’insediamento di nuovi elementi in arre a rischio; 5) Diffondere la cultura della “convivenza con il rischio” attraverso piani di emergenza adeguati e aggiornati, attività di formazione e informazione per la popolazione e campagne educative per l’apprendimento dei comportamenti da adottare in caso di frane e alluvioni e dell’attivazione dello stato di allerta sul proprio territorio. © Riproduzione riservata
Progetti sulle scuole, due milioni di euro ai Comuni che li affidano ai liberi professionisti di Alessandra Marra Intesa tra Fondazione Inarcassa e Miur. Dal 4 dicembre le domande per l’accesso al Fondo 24/11/2017 – In arrivo un fondo rotativo da 2 milioni di euro per anticipare i costi che gli enti locali sosterranno per l'affidamento di progetti relativi alle scuole. A prevederlo l’iniziativa #fondAzioneScuola, un protocollo d’Intesa in materia di edilizia scolastica presentato ieri, a Roma, dal Ministro dell’Istruzione Valeria Fedeli e dal Presidente della Fondazione Inarcassa, Egidio Comodo.
#fondAzioneScuola: in arrivo risorse per la progettazione L’iniziativa #fondAzioneScuola prevede l’attivazione di un Fondo di rotazione e garanzia per la concessione di prestiti agli enti locali che affidino a liberi professionisti iscritti a Inarcassa (e in regola con gli adempimenti previdenziali) la progettazione di interventi sulle scuole. Il Fondo ha un plafond iniziale di 2 milioni di euro che sarà equamente ripartito tra le 20 regioni italiane. I progetti finanziabili da questo Fondo, per un massimo di 50.000 euro ciascuno, potranno riguardare la costruzione di nuovi fabbricati destinati all’edilizia scolastica, l’ampliamento e/o la ristrutturazione sia della degli edifici sia dell’impiantistica, l’efficientamento energetico, l’adeguamento e il miglioramento sismico degli immobili. La richiesta potrà essere inviata dai Comuni a Fondazione Inarcassa dalle ore 12.00 del 4 dicembre 2017 alle 24:00 del 14 gennaio 2018. Il finanziamento delle iniziative seguirà il criterio cronologico di arrivo delle domande, nonché quello territoriale che assicurerà il sostegno finanziario ad almeno due progetti per regione. La congruità dei costi di progettazione e la correttezza della procedura di affidamento indicati sarà esaminata e valutata da un’apposita commissione istituita da Fondazione Inarcassa. Progettazione delle scuole: da dove parte l’iniziativa L’iniziativa mira a risolvere i problemi riscontrati dai Comuni che non riescono a confezionare progetti adeguati e completi per accedere ai finanziamenti, a causa dell’inadeguatezza delle risorse economiche e la mancanza di competenze professionali in capo agli enti locali. Infatti, secondo le norme vigenti, gli enti locali territoriali, in particolare i Comuni, possono fruire dei finanziamenti stanziati per la messa in sicurezza, l’adeguamento
e il miglioramento sismico delle scuole laddove siano in grado di presentare un progetto, preliminare, definitivo o esecutivo così come richiesto dai bandi specifici. Con tale iniziativa la parte della progettazione, esterna alla PA, sarà affidata a professionisti esperti iscritti ed in regola con Inarcassa. #fondAzioneScuola: i commenti all’iniziativa “Sull’edilizia scolastica negli ultimi anni è stato fatto un investimento – che è prima di tutto un investimento culturale, non solo di risorse – senza precedenti” sottolinea la ministra Valeria Fedeli. «Ma per raggiungere obiettivi ambiziosi come quello della sicurezza è necessario lavorare tutti insieme nella stessa direzione. Il Protocollo che firmiamo ha esattamente questo scopo. È una sinergia importante che certifica un impegno concreto e dà l’avvio a un programma di azioni che ci vede insieme in questo percorso educativo”. “Il Fondo di rotazione messo in campo dalla Fondazione ha l’obiettivo di sbloccare l’iter procedurale propedeutico all’ottenimento del finanziamento dell’opera da realizzare. In tal senso, questo fondo svolge un’azione sussidiaria in favore degli enti locali” spiega l’ingegner Egidio Comodo, presidente di Fondazione Inarcassa. “Contemporaneamente, si tratta di un’iniziativa volta a dare un impulso concreto allo slancio della ripresa economica: vuole coinvolgere i liberi professionisti iscritti a Inarcassa e intende innescare un meccanismo virtuoso nell’ampio settore dell’edilizia scolastica, diventando un buon esempio per il Paese” ha concluso Comodo. © Riproduzione riservata
Gare di progettazione, Oice: in ottobre il mercato ha ripreso a crescere Il Presidente Scicolone chiede piena attuazione del Codice e accelerazione della spesa in infrastrutture 24/11/2017 24/11/2017 - Dopo la pausa di settembre, in ottobre mercato di nuovo in crescita: le gare di sola progettazione sono state 348 (di cui 35 sopra soglia) per un importo di 41,8 milioni di euro, rispetto al mese di ottobre 2016 +27,0% in numero e +10,6% in valore. Positivo anche il confronto con il precedente mese di settembre: +27,0% nel numero e +11,4% nel valore. È in forte crescita anche l’andamento delle gare di sola progettazione pubblicate nei primi dieci mesi del 2017: in totale sono state 2.932, per un valore di 486,2 milioni di euro, il confronto con i primi dieci mesi del 2016 segna una crescita del 28,7% in numero e dell’89,5% in valore.
“Ottobre ci consegna un altro risultato positivo - ha dichiarato Gabriele Scicolone, Presidente OICE - ci avviamo verso una fine d’anno in cui speriamo si consolidi la crescita e siano spazzate via le ultime nubi di incertezza dal mercato dei servizi di ingegneria. Ormai si può dire che la progettazione ha beneficiato delle scelte fatte con il nuovo codice dei contratti pubblici e che anche nel settore dei lavori iniziano a migliorare i dati dei lavori pubblici finalmente positivi dalla seconda metà dell’anno, segno evidente che i progetti esecutivi sono messi in gara per affidamenti di lavori”. “Va dato atto che la ripresa del nostro settore riguarda tutte le tipologie di amministrazioni, anche se va parimenti rilevato che parte, in termini di valore, è dovuto ad importanti bandi affidati da ANAS con accordi quadro per la redazione di progetti esecutivi: ANAS e RFI insieme cumulano il 7,9% del valore e lo 0,9% del numero.” Per il Presidente dell’OICE, però, c’è ancora da fare per consolidare questo trend positivo: “Adesso occorre evitare che, anche per ragioni legate alle prossime elezioni politiche, si rimetta in discussione una riforma appena corretta dal decreto 56. Come sempre tutto è perfettibile, ma questo è il tempo della stabilizzazione delle regole e del completamento della fase di attuazione che vede l’ANAC fortemente impegnata nell’aggiornamento delle linee guida. In questa fase occorre a nostro avviso dare priorità all’attuazione del sistema di qualificazione delle stazioni appaltanti, il cui decreto è inspiegabilmente impantanato, e dei commissari di gara, strumento di trasparenza fondamentale che OICE ha da sempre auspicato e promosso. Poi si potrà pensare anche ad un eventuale ritorno al regolamento”. “Altrettanto fondamentale sarà infine assicurare una sempre maggiore capacità di spesa intervenendo sulla semplificazione delle procedure approvative e sui passaggi burocratici, spesso farraginosi e lenti. Le risorse destinate alle infrastrutture, soprattutto in campo ferroviario, sono ingenti e bisogna fare sì che i progetti siano predisposti con cura e si traducano velocemente in affidamenti di lavori”. Tornando all’osservatorio, per il mercato di tutti i servizi di ingegneria le gare rilevate nel mese di ottobre sono state 575 con un importo complessivo di 61,9 milioni di euro, rispetto al mese di ottobre 2016 si rilevano incrementi del 9,5% in numero e del 21,2% in valore. Nei dieci mesi del 2017 sempre per tutto il mercato dei servizi di ingegneria e architettura sono state bandite 4.948 gare per un importo complessivo di 773 milioni di euro che, confrontate coi primi dieci mesi del 2016, mostrano un aumento del 20,9% nel numero (+72,8% sopra soglia e +15,2% sotto soglia) e una crescita del 37,0% nel valore (+33,9% sopra soglia e +48,0% sotto soglia). Sempre molto alti i ribassi con cui le gare vengono aggiudicate. In base ai dati raccolti fino alla fine di ottobre il ribasso medio sul prezzo a base d’asta per le gare indette nel 2015 è al 40,0%, per quelle pubblicate nel 2016 al 42,5%, anche per le gare pubblicate nel 2017 il ribasso arriva al 42,5%, il valore
massimo degli ultimi 10 anni. Le gare italiane pubblicate sulla gazzetta comunitaria sono passate dalle 405 unità dei primi dieci mesi del 2016 alle 700 dei dieci mesi appena trascorsi, con una crescita del 72,8%. Nell’insieme dei paesi dell’Unione Europea il numero dei bandi presenta, nello stesso periodo, una crescita del 28,2%. Nonostante questo, l’incidenza del nostro Paese continua ad attestarsi su un modesto, anche se in crescita, 3,2%, un dato di gran lunga inferiore rispetto a quello di paesi di paragonabile rilevanza economica: Francia 27,8%, Germania 21,8%, Polonia 11,6%, Svezia 4,6%. Nei dieci mesi del 2017 il valore delle gare miste, cioè di progettazione e costruzione insieme (appalti integrati, project financing, concessioni di realizzazione e gestione) ha superato i 5 miliardi di euro, con un calo del 34,7% sugli stessi mesi del 2016. Gli appalti integrati da soli mostrano, sempre rispetto ai primi dieci mesi del 2016, cali del 75,0% in numero e del 70,3% in valore. Fonte: OICE © Riproduzione riservata
24/11/2017 Edilizia scolastica, accordo in Conferenza unificata sui fondi triennali da 1,7 miliardi Edilizia scolastica, accordo in Conferenza unificata sui fondi triennali da 1,7 miliardi casaeclima.com /ar_33271__edilizia-scolastica-accordo-conferenza-unificata-sui-fondi-triennali.html Venerdì 24 Novembre 2017 Edilizia scolastica, accordo in Conferenza unificata sui fondi triennali da 1,7 miliardi Accolte alcune proposte delle province: nella programmazione 20182020 sarà considerata come una priorità la messa in sicurezza delle scuole superiori Nella riunione di ieri, la Conferenza unificata ha approvato lo schema di decreto per la programmazione 20182020 da 1,7 miliardi di euro dell'edilizia scolastica. ACCOLTE ALCUNE PROPOSTE DELLE PROVINCE. Nel prossimo piano triennale per l’edilizia scolastica, le Regioni considereranno la necessità di interventi sulle scuole superiori e il numero degli studenti del secondo ciclo di istruzione sul totale degli alunni iscritti sul territorio regionale, come criterio prioritario per l’assegnazione dei finanziamenti. “È un passo avanti molto significativo – commenta il Presidente dell’Upi Achille Variati che aveva fortemente richiesto questa norma – perché riporta le scuole superiori, che negli ultimi tre anni hanno ricevuto finanziamenti scarsi a causa dei tagli alle Province, come impegno centrale per il Paese. Anche grazie all’impegno del Sottosegretario all’edilizia scolastica Vito De Filippo, oggi abbiamo scritto una bella pagina per il Paese: Governo, Regioni, Comuni, Città metropolitane e Province hanno insieme deciso che nei prossimi tre anni nelle scelte politiche nazionali e territoriali sarà considerata come una priorità la messa in sicurezza delle scuole superiori. Un passaggio essenziale, che risponde anche ai giusti richiami che su questi temi gli studenti e le associazioni dei Cittadini hanno ripetutamente avanzato alle istituzioni. Come Upi conclude Variati – assisteremo anche tecnicamente le Province, perché nei prossimi tre anni grazie a queste risorse si possa avviare quell’opera di messa a norma e in sicurezza degli edifici scolatici e in particolare delle scuole superiori, che sono strategiche per il futuro del Paese”.
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