CONFIMI 13 settembre 2018
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CONFIMI 13 settembre 2018 La proprietà intellettuale degli articoli è delle fonti (quotidiani o altro) specificate all'inizio degli stessi; ogni riproduzione totale o parziale del loro contenuto per fini che esulano da un utilizzo di Rassegna Stampa è compiuta sotto la responsabilità di chi la esegue; MIMESI s.r.l. declina ogni responsabilità derivante da un uso improprio dello strumento o comunque non conforme a quanto specificato nei contratti di adesione al servizio.
INDICE CONFIMI 13/09/2018 Eco di Bergamo 5 Gli industriali orobici sulla futura manovra Sgravi? Non bastano 13/09/2018 Il Giornale di Vicenza 7 «Non c'è nulla nelle imprese che sia esclusiva dei maschi» SCENARIO ECONOMIA 13/09/2018 Corriere della Sera - Nazionale 9 M5S pressa Tria sul reddito di cittadinanza Le voci su un ultimatum, poi la frenata 13/09/2018 Corriere della Sera - Nazionale 11 Lo stop industriale (e l'incognita 2019) 13/09/2018 Corriere della Sera - Nazionale 13 Confcommercio, l'aumento Iva costerà 450 euro a famiglia 13/09/2018 Corriere della Sera - Nazionale 14 Ilva, l'ultimo voto per ArcelorMittal: a Genova 90% di sì 13/09/2018 Il Sole 24 Ore 15 La voce delle imprese del Nord «La Tav deve essere costruita» 13/09/2018 Il Sole 24 Ore 18 «Pesano le guerre commerciali» 13/09/2018 Il Sole 24 Ore 19 Da dazi e Turchia i rischi per la crescita dell'Eurozona 13/09/2018 Il Sole 24 Ore 21 Boccia:«Infrastrutture indispensabili per essere competitivi» 13/09/2018 Il Sole 24 Ore 23 «L'euro dovrà pesare di più sui mercati mondiali» 13/09/2018 La Repubblica - Nazionale 26 LEGA E M5S CONTRO NAVA CONTE? TACE 13/09/2018 La Stampa - Nazionale 27 L'Alitalia a trazione pubblica sarà guidata dalle Ferrovie
SCENARIO PMI 13/09/2018 Il Sole 24 Ore 30 Sorpresa, brusca frenata della produzione industriale 13/09/2018 Il Sole 24 Ore 31 Ultimatum M5S a Tria sul reddito Poi Di Maio frena ma lo spread sale 13/09/2018 Il Sole 24 Ore 34 Gelata inattesa sull'industria L'Europa è sempre più lontana 13/09/2018 Il Sole 24 Ore 36 Credito d'imposta per le Pmi Intesa Venetocentro e sindacati 13/09/2018 La Repubblica - Nazionale 38 Brusca frenata dell'industria Si torna ai livelli di due anni fa 13/09/2018 La Stampa - Biella 39 Il manifatturiero viaggia a gonfie vele Ma gli imprenditori invitano alla cautela 13/09/2018 Il Foglio 40 Gli scricchiolii dell 'industria europea consigliano cautela a Draghi 13/09/2018 Il Manifesto - Nazionale 42 Produciamo di meno, ma cresce l'export
CONFIMI 2 articoli
13/09/2018 diffusione:33070 Pag. 8 tiratura:39156 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Gli industriali orobici sulla futura manovra Sgravi? Non bastano Il dibattito Agnelli: occorre abbassare i costi energetici Bellini: hanno sbagliato i target con il decreto dignità Losma: sarebbe cruciale la riduzione del cuneo fiscale andrea iannotta All'interno del governo si sta dibattendo ancora su alcuni contenuti della nuova legge di Bilancio (che dovrebbe essere varata, come primo step, entro fine mese), come reddito di cittadinanza, riforma fiscale, interventi su Ires e Irpef. Sulla manovra che sta prendendo corpo, gli imprenditori bergamaschi esprimono perplessità (su sgravi e riduzione delle imposte, chi favorevole chi contrario) e cauta speranza che i provvedimenti finali vadano nel senso dello sviluppo dell'economia. «In occasione del Forum di Cernobbio, ho avuto la possibilità di costatare da parte dei ministri Tria e Di Maio un'attenzione ai temi economici - spiega Marco Bellini, amministratore della Bellini di Zanica - con focus sui temi della crescita, formazione e Industria 4.0. Come imprenditore, più che un intervento sulla riduzione delle imposte riterrei utili azioni come l'iperammortamento e la detassazione degli utili reimpiegati negli investimenti. Una questione, questa, che potrebbe essere allargata anche ad altri settori oltre il manifatturiero, come ad esempio il turismo. Per quanto concerne, invece, i provvedimenti già adottati, ritengo che con il decreto dignità si sia sbagliato il target. Le partite Iva e i lavoratori in nero, che avrebbero veramente bisogno di dignità, sono stati ignorati». «Allo stato attuale è difficile capire cosa voglia fare il governo - osserva Aniello Aliberti, presidente della Technix di Grassobbio e presidente della Piccola Industria di Confindustria - viste le tante dichiarazioni che vengono fatte, talvolta disparate e contrastanti tra loro. Agli imprenditori interessano interventi che sblocchino lo sviluppo. La detassazione potrebbe ridurre i costi e aumentare la competitività delle imprese. Finora i provvedimenti presi, con il decreto dignità, hanno solo un contenuto propagandistico, ai fini elettorali. Personalmente non sono contro nessuno e posso solo prendere atto se le leggi e le disposizioni adottate possano essere utili alla crescita oppure no. Devo dire, però, che mi auguro che tutto quanto detto in campagna elettorale poi non venga fatto». L'imprenditore comunque attende di vedere poi in concreto quali saranno i contenuti della manovra, che potrà dare delle indicazioni sulla rotta che il governo intende intraprendere in tema di sviluppo dell'economia. «Premesso che il vero piano sarà consegnato tra un po' - commenta Paolo Agnelli, amministratore del Gruppo Agnelli e presidente Confimi - devo dire che interventi su Ires, Irpef e anche sul reddito di cittadinanza mi trovano d'accordo. Non posso pensare che nel Paese ci possano essere 5 milioni di poveri e che non ci sia la possibilità di intervenire. E non è vero che non ci sono i soldi. Quando ci sono delle priorità, bisogna farli saltare fuori». «Poi occorre considerare - aggiunge Agnelli - che non è possibile fare tutto subito, ma che le cose si possono sviluppare nel corso di prossimi anni. Il ministro Tria mi sembra prudente, sta cercando di stare nei numeri. E in futuro si potranno poi vedere gli effetti positivi sul Pil, non solo i negativi. Il denaro investito nell'abbattimento dell'Ires, ad esempio, lo destinerei alla diminuzione delle accise dell'energia e nella riduzione del cuneo fiscale, per aiutare le imprese ad essere più competitive nel collocamento dei propri prodotti». Anche Agnelli, come Bellini, non ritiene così importante la riduzione delle imposte. «Le imprese che fanno utili possono permettersi di pagare le imposte. Se, invece, si fanno CONFIMI - Rassegna Stampa 13/09/2018 - 13/09/2018 5
13/09/2018 diffusione:33070 Pag. 8 tiratura:39156 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato interventi per abbassare il costo dell'energia e del lavoro si rendono più competitive le imprese, che possono assumere, e così non si deve poi sostenere l'onere del reddito di cittadinanza». Valuta positivamente i primi segnali che provengono dalla manovra Giancarlo Losma, presidente dell'omonima azienda di Curno: «Mi sembra che si è sulla strada giusta, se si ha considerazione delle imprese, vere creatrici di reddito per i cittadini. Occorre incentivare la crescita delle aziende, anche attraverso la riduzione del cuneo fiscale, di cui potrebbero beneficiare anche i lavoratori. Poi credo che la diminuzione delle imposte, anche alle imprese che fanno utili, possa un essere un segnale positivo di massima considerazione, perché potrebbe favorire ulteriori investimenti e crescita». CONFIMI - Rassegna Stampa 13/09/2018 - 13/09/2018 6
13/09/2018 diffusione:28090 Pag. 6 tiratura:35120 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato ALLA FIERA DEL SOCO. Confronto tra esponenti di Confartigianato, Coldiretti e Apindustria «Non c'è nulla nelle imprese che sia esclusiva dei maschi» Le imprenditrici: «Laddove vengono inserite anche donne l'organizzazione interna diviene migliore» GRISIGNANO DI ZOCCO Quando l'universo femminile incontra il mondo dell'impresa, i risultati arrivano. Lo hanno testimoniato le imprenditrici venete che l'altra sera sono state protagoniste dell'incontro ribattezzato "Aperitivo in rosa" sul palco istituzionale della mostra espositiva dell'Antica Fiera del Soco di Grisignano di Zocco. L'evento era organizzato in collaborazione con Apindustria, Coldiretti e Confartigianato. E sono state proprio loro, le donne d'impresa, a descrivere al pubblico successi e difficoltà che ognuna di loro ha ottenuto e affronta tutti i giorni nel mondo del lavoro, dove fare impresa è vista ancora oggi come un'attività prettamente maschile. A fare gli onori di casa il sindaco di Grisignano, Renzo Lotto, seguito da Nadia Cario che, per l'associazione Toponomastica Femminile, ha curato un'esposizione di ritratti e biografie di donne protagoniste nel mondo scientifico e tecnologico.«PENALIZZATE RISPETTO AGLI UOMINI». «Dal punto di vista lavorativo siamo sicuramente penalizzate rispetto agli uomini - ha esordito Alice Borsetto (Unica Telecomunicazioni, software provider di Monteviale), presidente del gruppo donne Apindustria - ma il nostro obiettivo è quello di sensibilizzare e favorire l'inserimento delle donne nel mondo del lavoro. Per questo puntiamo molto sulla scuola e sulla formazione». Concetto ribadito da Francesca Giacomoni (Epsy di Vigonovo): «Ho fatto un master solo tre anni fa - ha rimarcato - perché la formazione fa la differenza e non si finisce mai di imparare. Difficoltà nell'essere un'imprenditrice donna? Più che altro vivo le normali difficoltà di chiunque fa impresa, come i problemi con le banche o con i dipendenti».«TRASMETTERE IL SAPER FARE». Guardare al futuro sì, ma senza dimenticare il passato, come sottolineato da Elisa Beniero (Eca Technology di Grisignano di Zocco) e Stefania Zattarin (2Zeta di Bastia di Rovolon). «La sfida è anche quella di tramandare le nostre conoscenze ai giovani - ha sottolineato quest'ultima -. Pregiudizi? Anch'io consideravo alcuni ruoli all'interno della mia azienda più adatti ad un uomo. Invece l'inserimento di alcune donne ha creato un'organizzazione ottimale». Durante la serata, sono intervenute anche Maria Teresa Maroso, dell'omonima azienda di Nove, in rappresentanza del movimento Donne Impresa di Confartigianato; Paola Girardi, da quarant'anni tra le indiscusse maestre della sartoria artigianale in Italia e nel mondo; Margherita Galla, che prosegue la tradizione dell'arte orafa della ditta Daniela Vettori nel cuore di Vicenza e Sonia Castellan, che con le sorelle ha portato il suo caseificio di Rosà a fregiarsi del riconoscimento per il miglior stracchino prodotto in Italia nel 2016 e 2017. VINO E FRUTTA IN ROSA. A chiudere l'incontro, per la Coldiretti, Michela Menti, presidente provinciale del gruppo Donna Impresa, Rosella Frigo, che con le sue lavorazioni di frutta con metodo francese (Frutteto Antico di Marostica) è arrivata a conquistare i palati più esigenti anche in Giappone, e Francesca Rancan, che assieme al fratello Simone ha raccontato la storia del frantoio Le Passioni di Nogarole, guidato dalla mamma Lucia Repele. Femminili anche le testimonianze del mondo del vino, portate da Priscilla Portinari del Consorzio Gambellara e Alessandra Piovene per la Cantina Piovene Porto Godi e il gruppo Vino è Donna. © RIPRODUZIONE RISERVATA CONFIMI - Rassegna Stampa 13/09/2018 - 13/09/2018 7
SCENARIO ECONOMIA 11 articoli
13/09/2018 diffusione:222170 Pag. 8 tiratura:308621 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato M5S pressa Tria sul reddito di cittadinanza Le voci su un ultimatum, poi la frenata L'indiscrezione: trovi le risorse o lasci. Lo spread risale. I vertici precisano: nessuna richiesta di dimissioni Mario Sensini ROMAAncora fibrillazioni nella maggioranza di governo a pochi giorni dal varo della legge di bilancio del 2019. Nel Movimento 5 Stelle la prudenza del ministro dell'Economia, Giovanni Tria, sulla gestione dei conti pubblici e in particolare sul reddito d'inserimento, starebbe creando qualche preoccupazione. Ieri, dopo un momento in cui si sono rincorse molte voci, i vertici del partito hanno smentito ogni tensione con il ministro. «Risulta infondata la notizia secondo cui il M5S avrebbe esercitato pressioni sul ministro Tria, anche in riferimento a sue possibili dimissioni». In mattinata dagli ambienti del Movimento era filtrata alle agenzie di stampa una presunta insoddisfazione per le poche risorse a disposizione del reddito di cittadinanza. Il tutto mentre i rumors sul ministro in bilico facevano risalire lo spread a 254 punti. Dopo poco, dal quartier generale, hanno nettamente ridimensionato. I 5 Stelle «sono consapevoli che il reddito di cittadinanza potrà essere introdotto gradualmente e che forse sarà inevitabile considerare una platea iniziale ridotta» hanno fatto sapere, aggiungendo che il reddito di cittadinanza è necessario quanto la flat tax, cavallo di battaglia della Lega. La manovra comprenderà, in versione leggera, entrambe le misure, ma anche i primi interventi sull'età pensionabile e sulle pensioni d'oro e la pace fiscale. Lega e M5S, finora, hanno lavorato su piani separati. I tecnici dei due partiti hanno messo a punto le carte e preparato un ventaglio di proposte. Dall'Iva all'Irpef, alle accise, a quota 100 per l'uscita dal lavoro, ogni singola misura è stata pesata e quotata. I due leader, Matteo Salvini e Luigi Di Maio hanno già in mano il «listino prezzi» di tutte le possibili opzioni. A questo punto bisogna trovare la sintesi e definire il menù, ma prima ancora stabilire l'obiettivo del deficit pubblico da raggiungere nel prossimo anno e nei seguenti. Un vertice tra la Lega, M5S, Tria ed il premier Conte non è ancora in agenda, ma non tarderà. L'Istat diffonderà il 21 settembre l'aggiornamento sui conti nazionali e subito dopo il governo dovrebbe approvare l'aggiornamento del Def con il nuovo quadro programmatico. Tria spinge per tenere il deficit al di sotto del 2%, mentre Lega e M5S, in questo perfettamente in accordo, vorrebbero alzare l'asticella fino a poco oltre quella soglia. La manovra dovrebbe avere una portata di 30 miliardi: 13 per eliminare l'Iva (stavolta in via definitiva), 5 per la flat tax, 8 per il reddito di cittadinanza e 7 per quota 100 sulle pensioni, 2 per le spese indifferibili. Per la copertura 3 miliardi saranno recuperati all'interno del sistema previdenziale, 2 dalla riduzione delle detrazioni fiscali, altrettanti dai tagli alla spesa. Poi si utilizzerà il deficit nella misura massima che il negoziato con la Ue renderà possibile. E il gettito della pace fiscale, ma solo per coprire le spese «una tantum». © RIPRODUZIONE RISERVATA Lo scontro Lega e Movimento 5 Stelle, sostenitori SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 13/09/2018 - 13/09/2018 9
13/09/2018 diffusione:222170 Pag. 8 tiratura:308621 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato del governo di Giuseppe Conte sulla base di un contratto, hanno obiettivi diversi sul piano economico Al partito di Matteo Salvini sta a cuore in particolare la flat tax e, più in generale, la riduzione della pressione fiscale sia sulle imprese che sulle persone fisiche Per il Movimento 5 Stelle, invece, il cavallo di battaglia su cui ha costruito anche la vittoriosa campagna elettorale è il reddito di cittadinanza Per il momento, da quel che trapela dal ministero dell'Economia, vi sarebbe spazio per un primo taglio dell'Irpef, mentre sull'altro fronte non ci sarebbero risorse sufficienti per far partire il reddito di cittadinanza Su questo sono nate alcune frizioni tra le parti ma il ministro Giovanni Tria ha cercato di tranquillizzare i più preoccupati spiegando che si lavora su un orizzonte pluriennale È circolata anche la voce di una possibile minaccia di dimissioni del ministro per le pressioni ricevute, ma è stata smentita ufficialmente Foto: Tecnico Il ministro dell'Economia, Giovanni Tria, 69 anni, è docente di Economia politica all'Università di Tor Vergata SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 13/09/2018 - 13/09/2018 10
13/09/2018 diffusione:222170 Pag. 9 tiratura:308621 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Lo stop industriale (e l'incognita 2019) In calo dell'1,8% la produzione a luglio (come in Germania) A rischio la crescita dell'anno prossimo Gli analisti Il rallentamento continua: l'aumento del Pil nel 2019 potrebbe essere sotto l'1% Dario Di Vico Stavolta le previsioni hanno fatto cilecca e di tanto. La produzione industriale di luglio che era attesa grosso modo a +0,3% ha fatto segnare un clamoroso -1,8% che preoccupa gli analisti e in qualche maniera li porta a rivedere verso il basso le stime dei prossimi mesi e dell'intero 2019. Guai, però, a leggere il dato di ieri solo con le lenti del conflitto politico interno - come pure è avvenuto nelle dichiarazioni rilasciate alle agenzie da esponenti dell'opposizione - la causa dello stop per ora va cercata oltre frontiera. Argomenta Andrea Montanino, direttore del Centro Studi Confindustria: «Oltre a quello italiano c'è un altro riscontro che spiega cosa sta avvenendo. Nello stesso mese la produzione industriale della Germania, che ha registrato lo stesso risultato negativo, -1,8%. È facile pensare che per il peso che Berlino ha nelle catene internazionali del valore si sia generato un effetto di trasmissione segnalato per altro dalla performance negativa delle nostre esportazioni». Aggiunge Fedele De Novellis direttore di Ref Ricerche: «La verità è che alla fine tutta l'Europa sta cominciando a pagare le uscite di Trump per la restrizione del commercio internazionale. Si è generata una corrente di incertezza che ha portato le imprese europee a diffidare e a rinviare le scelte di investimento». Il settore che ha contribuito di più al calo italiano è l'auto, che nel solo luglio ha visto la produzione scendere del 7,5% (solo 61.500 vetture) in parallelo al pensionamento della Punto nello stabilimento di Melfi. Ma l'automotive ha tirato quasi tutta la ripresa 2015-2017 e il ciclo positivo non poteva durare all'infinito, anche perché legato in prevalenza alla sostituzione delle vetture del ceto medio. La differenza tra l'Italia e gli altri Paesi la troviamo, invece, su un altro versante: mentre il calo delle esportazioni altrove è compensato almeno in parte da un buon ritmo della domanda interna, questa staffetta in Italia non è mai cominciata. «Prima di abbandonarsi al pessimismo più cupo un caveat comunque ci sta, il dato di ieri confligge con il clima di fiducia delle imprese che non è calato. Scioglieremo quella che oggi ci appare una contraddizione», avverte De Novellis. Nell'attesa prevalgono però le preoccupazioni per i trimestri che ci stanno davanti. Montanino prevede un trascinamento della tendenza fino a determinare un dato negativo della produzione industriale del terzo trimestre '18, De Novellis sostiene che il Pil a fine 2018 finirà per assestarsi tra +1,1 e 1,2% (quando il Def prevede 1,5%) e il trend però rischia di compromettere con una brutta partenza l'intero 2019. Sulla stessa lunghezza d'onda il giudizio di Gregorio De Felice, capo economista di Intesa Sanpaolo: «Il dato di oggi e la sconfessione delle aspettative ci inducono a ripensare le valutazioni sul '19 con una crescita che rischierà di essere anche inferiore all'1%». Le opinioni degli analisti concordano anche su un altro giudizio-chiave: il governo Conte si è formato ai primi di giugno e quindi sarebbe strumentale addebitare il rallentamento alla loro pur fastidiosa verbosità estiva. «È l'intero quadro internazionale che va messo a fuoco anche perché si stanno producendo una serie di crisi isolate come Argentina e Turchia che, se si dovessero sommare, creerebbero un effetto-contagio» aggiunge De Novellis. Se proprio la si vorrà buttare in politica (interna) bisognerà attendere le prossime rilevazioni e vedremo se ci sarà stata un'ulteriore produzione di incertezza legata a una comunicazione del governo apparsa decisamente punitiva nei SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 13/09/2018 - 13/09/2018 11
13/09/2018 diffusione:222170 Pag. 9 tiratura:308621 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato confronti delle imprese. © RIPRODUZIONE RISERVATA L'andamento INDICE DESTAGIONALIZZATO E MEDIA MOBILE A TRE MESI Gennaio 2013 - luglio 2018 (base 2015=100) GRADUATORIA DEI SETTORI, LE PRINCIPALI VARIAZIONI TENDENZIALI Luglio 2017/2018 indici corretti per gli effetti di calendario (base 2015=100) 110 108 106 104 102 100 98 96 94 2013 2014 2015 2016 2017 2018 Indice mensile Media mobile a tre mesi -6 -2 2 2,8 1,8 1,3 0,1 -1,2 -1,2 -1,3 -1,5 -2,1 -2,5 -2,8 -2,8 -5,8 -6,4 CdS Attività estrattive (B) Apparecchiature elettriche e non (CJ) Fabbricazione macchinari, attrezzature n.c.a. (CK) Computer, elettronica (CI) Industrie tessili, abbigliamento, pelli, accessori (CB) Attività manifatturiere (C) TOTALE Altre industrie (CM) Fornitura di energia elettrica, gas, vapore, aria (D) Prodotti farmaceutici di base e preparati (CF) Metallurgia, alcuni prodotti in metallo (CH) Articoli in gomma, plastiche, minerali non metalliferi (CG) Industria legno, carta e stampa (CC) Coke e prodotti petroliferi raffinati (CD) SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 13/09/2018 - 13/09/2018 12
13/09/2018 diffusione:222170 Pag. 30 tiratura:308621 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato La Lente Confcommercio, l'aumento Iva costerà 450 euro a famiglia Rita Querzè Alla Confcommercio di Carlo Sangalli non bastano le promesse. In occasione dell'assemblea dell'organizzazione, lo scorso giugno, il vicepresidente del Consiglio Luigi Di Maio ha promesso che nel 2019 l'Iva non aumenterà. Vedere per credere, legge di Bilancio alla mano. Ieri l'associazione delle imprese del commercio e dei servizi ha diffuso le stime sull'effetto di una mancata sterilizzazione delle clausole di salvaguardia: 450 euro in più di spesa annua per ogni famiglia (200 a persona) solo per mantenere costanti i beni nel carrello. Anche la ripresina, secondo Confcommercio, sarebbe frenata dall'aumento dell'Iva, e dalla conseguente riduzione dei consumi. La crescita del Pil secondo l'ufficio studi dell'organizzazione si fermerebbe allo 0,7-0,8% invece dell'1,1% previsto dalla Commissione Ue. «A causa di un rallentamento dell'economia, la legge di Bilancio diventa un esercizio delicato - ha detto ieri Sangalli -. Ma bloccare il rialzo dell'Iva è la priorità». © RIPRODUZIONE RISERVATA Foto: Presidente Carlo Sangalli SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 13/09/2018 - 13/09/2018 13
13/09/2018 diffusione:222170 Pag. 33 tiratura:308621 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Sussurri & Grida Ilva, l'ultimo voto per ArcelorMittal: a Genova 90% di sì (m.bor.) Manca soltanto il voto dell'ultimo 10% dei lavoratori di Taranto: le assemblee delle officine manutenzione elettrica e del laminatoio a freddo si terranno oggi pomeriggio alle 16.30 e i risultati sono attesi per le 18. Poi tutti i lavoratori dell'Ilva (più di 13.500) si saranno espressi sull'accordo siglato tra sindacati e ArcelorMittal. Ieri sono stati resi noti i risultati dello stabilimento di Cornigliano a Genova: il 90,1% dei 1.123 dipendenti (sui 1.474 aventi diritto) che hanno votato si è dichiarato favorevole; hanno votato contro 99 addetti, pari all'8,8% dei votanti, mentre le schede nulle sono state 12 (1,1%). Anche a Novi Ligure (Cuneo) risultati simili, con l'89,4% favorevoli, come pure a Racconigi (Cuneo) con l'87%. A Marghera (Venezia), infine, accordo passato con il 63% di sì (dei 68 aventi diritto, hanno votato 52), con 18 contrari (35%) e una scheda nulla. © RIPRODUZIONE RISERVATA Iren, green bond da 500 milioni (fr. bas.) Iren ha lanciato il suo secondo green bond da mezzo miliardo. Le richieste cono state di circa 2,2 miliardi, 4,5 volte l'ammontare offerto. Con questa tranche il portafoglio obbligazionario «verde» della multiutility di Torino, Genova, Parma e Reggio Emilia rappresenta il 40%, ha spiegato in una nota l'amministratore delegato Massimiliano Bianco (foto). Iren è la prima local utility italiana, ha sottolineato la società, per numero di strumenti emessi in questo formato. © RIPRODUZIONE RISERVATA Aeroporti, il 25% di Corporacion America Italia a fondo di Dubai (fr.bas.) È stata completata la cessione del 25% di Corporacion America Italia a Mataar Holdings 2, società direttamente controllata da Investment Corporation of Dubai. L'operazione era stata annunciata a fine luglio ma era subordinata al verificarsi di alcune condizioni sospensive, che sono state soddisfatte. Corporacion America Italia, controllata dalla famiglia del magnate armeno-argentino Eduardo Eurnekian, è azionista di controllo (con una quota del 62,28%) di Toscana Aeroporti, società che gestisce gli scali di Firenze e Pisa, quotata alla Borsa di Milano. © RIPRODUZIONE RISERVATA «Alitalia, lo Stato non andrà sotto il 51%» Il ruolo che Fs giocherà in Alitalia è allo studio del governo. In ogni caso il dossier per la vendita dell'aviolinea è ad uno «stato di avanzamento buono», ha assicurato il ministro delle infrastrutture Danilo Toninelli, che punta a chiudere ad ottobre e smentisce che ci sia uno scontro con la Lega sugli attuali commissari straordinari, nominati nel maggio 2017 dal precedente esecutivo. La linea del governo resta quella di «rilanciare e non svendere» l'ex compagnia di bandiera, ha ribadito in audizione alla Camera Toninelli, che vuole farla tornare «un asset strategico per il Paese e di cui dobbiamo essere orgogliosi», creando un «vettore nazionale competitivo con il 51% in capo all'Italia». © RIPRODUZIONE RISERVATA SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 13/09/2018 - 13/09/2018 14
13/09/2018 diffusione:87661 Pag. 1 tiratura:129277 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato IL FORUM DI TORINO La voce delle imprese del Nord «La Tav deve essere costruita» Filomena Greco «La Torino-Lione è strategica ed economicamente sostenibile». Lo hanno detto con forza ieri gli imprenditori del Nord, riuniti a Torino per un incontro tra le imprese e le associazioni industriali di tutte le regioni del Nord, dal Piemonte al Friuli Venezia Giulia. Quaranta associazioni territoriali, circa imprese. I milioni di euro di spesa diretta italiana produrrebbero effetti sul Pil per , miliardi. Un moltiplicatore di quasi uno a quattro e un potenziale di mila nuovi posti di lavoro, di cui il % in settori diversi dalle costruzioni. -a pag. torino Si danno appuntamento a Torino gli industriali, per ribadire che la Torino-Lione è un'opera strategica ed economicamente sostenibile. Lo fanno non solo le imprese e le associazioni industriali del Piemonte, ma anche gli operatori della Lombardia, della Liguria, della Valle d'Aosta, dell'Emilia Romagna, del Veneto, del Friuli Venezia Giulia, del Trentino Alto Adige. Quaranta territoriali, circa 200 imprese. Sul tavolo, mettono lo studio sull'impatto economico e sociale dell'opera, curato dalla società Clas e coordinato da Lanfranco Senn e Roberto Zucchetti, docenti della Bocconi: a fronte di 350 milioni all'anno di spesa diretta da parte dell'Italia, la costruzione del tunnel di base produrrebbe effetti sul prodotto interno lordo per oltre 1,3 miliardi. Un moltiplicatore di quasi uno a quattro, con un potenziale di 52mila nuovi posti di lavoro, il 76% dei quali in settori diversi dalle costruzioni. Un impatto economico globale che peserebbe per oltre 11 miliardi, un'opera e che le imprese considerano strategica per tenere il Nord-Ovest d'Italia ben agganciato ai grandi assi di trasporto europeo e, in prospettiva, ai flussi di merci da e per la Cina. A guardare alla Torino-Lione, dunque, è l'intera area delle regioni produttive del Nord Italia, da Ovest a Est: «Rappresentiamo insieme - dice Dario Gallina, presidente dell'Unione industriale di Torino - più del 55% del Pil italiano, i due terzi del valore della produzione industriale nazionale e oltre il 70% dell'export. Siamo il motore dell'economia italiana e rivendichiamo con forza e determinazione il diritto di vedere ultimato, in tempi rapidi, il collegamento della Torino-Lione». Il terzo Valico, il Brennero, la tratta Brescia-Verona- Padova, il segmento fino al Porto di Trieste e la Torino-Lione sono i «pezzi di un puzzle» che non può essere disfatto, aggiunge Fabio Ravanelli, a capo degli industriali del Piemonte. Un sistema di infrastrutture che, a regime, può garantire all'Italia di giocare un ruolo importante. È quello che Raffaele Marchetti, responsabile per la Luiss del tema internazionalizzazione definisce «Scenario della Lince», contrapposto invece allo «Scenario della Lumaca», per descrivere cosa l'Italia perderebbe se abbandonasse il progetto della Torino-Lione per ritrovarsi, in una immaginaria proiezione al 2050, isolata, con aziende meno competitive e non agganciata al grande flusso di merci da e verso il Far east. La Torino-Lione, oggi in fase di analisi costi-benefici da parte del Governo, di fatto è un'opera in fase di realizzazione, frutto di una lunga gestazione e passata attraverso una decina di fasi progettuali, otto delibere del Cipe, 11 diversi tracciati, accordi e trattati internazionali, l'ultimo dei quali ratificato dai parlamenti di Italia e Francia. Il rischio che si arrivi ad uno stop formale da parte dell'esecutivo spaventa l'industria. «Non si bloccano i cantieri - dice il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia - al massimo si discutono i progetti. Un Paese che blocca i cantieri è un Paese non ha i fondamentali dell'economia». SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 13/09/2018 - 13/09/2018 15
13/09/2018 diffusione:87661 Pag. 1 tiratura:129277 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Da Torino Jean-Louis Colson, a capo dell'Unità Reti di Trasporto della Commissione europea fissa un punto: «La Torino-Lione è una parte fondamentale dell'intero Corridoio mediterraneo», 3mila chilometri dall'Europa dell'Est alla Spagna, un asse che tocca il 18% della popolazione europea e attraversa regioni che rappresentano il 17% del Pil comunitario. Il corridoio, uno dei nove sostenuti dall'Unione europea, si candida ad essere parte della "Via della Seta" e a intercettare, al di sotto delle Alpi, una quota dei traffici dalla Cina. Un paese «straordinariamente in crescita - spiega Marchetti - destinato in pochi anni a conquistare la leadership mondiale nella ricerca e a superare di due o tre volte l'economia degli Stati uniti». Sulle infrastrutture e le reti, sottolinea Colson, l'Europa torna a ribadire il suo impegno: 814 i milioni che finora l'Unione europea - finanziatrice al 40% dell'opera - ha destinato alla realizzazione della Torino-Lione. «Nella prossima fase di programmazione economica - ha aggiunto Colson - la Commissione europea ha proposto di destinare al capitolo infrastrutture 12,8 miliardi». Altrettanto importante è il tema degli scambi commerciali tra Francia e Italia, rispettivamente la seconda e la terza economia dell'Unione europea, secondo partner commerciale l'una dell'altra, precedute soltanto dalla Germania. «Lo scambio economico - spiega Fabio Ravanelli - coinvolge 40 milioni di tonnellate di merci all'anno, movimentate principalmente su strada». Milioni di tir attraversano il confine, oltre il 90% delle merci viaggia su gomma perché il collegamento ferroviario, quello del Frejus, ha una pendenza tale da rendere troppo costoso il trasporto sulla infrastruttura esistente. Anche sul versante francese, poco più di un anno fa, si è aperta una fase di dibattito interno sull'impegno economico del Governo per le infastrutture e in particolare per la Torino-Lione. Un passaggio delicato, che aveva fatto parlare di un ripensamento da parte dei francesi, ma che registra un chiarimento da parte del ministro Elisabeth Borne. Alla presentazione del Programma degli investimenti nei trasporti, il ministro ha ribadito che «il governo onorerà gli impegni europei sul progetto della Torino-Lione». Ora tocca all'Italia sciogliere i dubbi verso un'opera che gli industriali considerano una esigenza del paese. © RIPRODUZIONE RISERVATA Filomena Greco lo studio Su ferro solo il 7,7% dei trasporti Secondo le stime elaborate dal gruppo di lavoro di Clas, realizzare la tratta internazionale della Torino-Lione avrebbe ricadute complessive, tra investimenti diretti, produzione indiretta e indotto, per oltre 9 miliardi di euro, quota che sale a 11,3 miliardi se si considera l'effetto complessivo sul Pil e si tiene conto anche della quota di investimento garantita dall'Unione europea. Tra Italia e Ue, infatti, la spesa diretta sui cantieri raggiunge i 5,3 miliardi nell'intero periodo. Il tunnel di base, a regime, garantirebbe lo spostamento su rotaia di una parte del traffico merci attualmente su gomma. Tra Italia e Francia, si muovono oltre 40 milioni di tonnellate di merci, in particolare il confine è attraversato da 3 milioni di tir, di cui 740mila solo dal Frejus. Sul versante Ovest, tra Italia e Francia, la rotaia copre il 7,7% degli spostamenti merci, verso l'Austria la quota sale al 30% e in Svizzera si arriva al 70%. © RIPRODUZIONE RISERVATA F. Gre. LE VOCI '' Penso all'Alta velocità come un'opera unitaria, la Torino-Lione è come la nostra Brescia- Padova. Abbiamo lottato vent'anni per costruire un corridoio che garantisca il passaggio delle merci SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 13/09/2018 - 13/09/2018 16
13/09/2018 diffusione:87661 Pag. 1 tiratura:129277 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato al di qua delle Alpi, l'Italia deve essere pronta '' Le grandi opere sono necessarie quando si vuole scommettere sullo sviluppo. Una ferrovia che attraversa una galleria è meglio di 10mila camion al giorno, questo collegamento è fondamentale '' Rinunciare al tunnel di base verso la Francia sarebbe un disastro, significherebbe portare l'Italia a fare un passo indietro sulle infrastrutture e isolare i porti. Serve un impegno coerente sui grandi corridoi '' Se non si completa la Torino-Lione l'intero sistema di trasporto europeo rischia di risultare sottodimensionato. Sul tunnel del Brennero si va avanti, il trasporto su rotaia è una soluzione ai problemi creati dal trasporto su gomma '' Le infrastrutture sono indispensabili per la crescita del paese e per migliorare la qualità della vita. Collegamenti efficienti con l'Europa rendono le imprese più competitive, l'Italia non sia fanalino di coda negli investimenti MICHELE BAULI --> Presidente Confindustria Verona GUIDO GOBINO --> Artigiano del cioccolato membro di Exclusive Brands Torino Il cantiere. --> Si scava sul versante francese lungo l'asse del futuro tunnel di base da 57 chilometri LUCA ROMANI --> Ad Romani & C. Spa, azienda di logistica (Al) FEDERICO GIUDICEANDREA --> Assoimprenditori Alto Adige MARCO BONOMETTI --> Presidente Confindustria Lombardia SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 13/09/2018 - 13/09/2018 17
13/09/2018 diffusione:87661 Pag. 3 tiratura:129277 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato INTERVISTA Andrea Montanino (CsC) «Pesano le guerre commerciali» Nicoletta Picchio ROMA «Un dato cosi negativo è stato una sorpresa. Ci si aspettava un andamento leggermente positivo per la produzione industriale di luglio, circa +0,3 per cento. Ritengo che stia emergendo un problema molto forte di export». Andrea Montanino, direttore del Centro studi di Confindustria, commenta il trend della produzione industriale. «C'è un fattore di stagionalità e un decumulo di scorte da tenere presente. Ma è soprattutto evidente che calano i settori più orientati all'export come conseguenza delle tensioni commerciali su alcuni nostri partner importanti. Attenzione: anche in Germania a luglio la produzione industriale è calata dell'1,8 per cento. Con una domanda mondiale che rallenta e la tendenza del Pil al ribasso, in Italia ma non solo, è fondamentale che nella manovra in arrivo ci siano strumenti che accompagnino le aziende nel processo di trasformazione, in modo da essere sempre più competitive». Ci si deve muovere sul versante interno e su quello europeo? Il dato tedesco è significativo. Bisogna agire sui due fronti. A livello Ue bisogna essere chiari a favore di una linea di apertura al commercio. La tendenza alla chiusura di alcune nazioni Ue è pericolosa. E penalizza l'Italia che è un paese esportatore. Cala la produzione nella nostra principale destinazione di export, la Germania, e caliamo noi, specie nell'automotive che è il comparto in cui le relazioni tra i due paesi sono più forti. Il 3 ottobre presenterete le previsioni, a giugno avevate ipotizzato un rallentamento della crescita... Tutti gli indicatori parlano di un pil che si muove più lentamente. Di fronte ad un'economia in frenata la manovra economica dovrà tenere conto di due esigenze: il controllo della finanza pubblica, visto che il debito pubblico non è sceso nel periodo 2014-2017. E mettere al centro l'industria, fiore all'occhiello dell'economia. Siamo il settimo paese manifatturiero del mondo, dei 540 miliardi di export 2017 il 90% arriva dall'industria. La nostra produttività nelle aziende tra i 50 e i 250 addetti è comparabile se non superiore alla Germania. Bisogna allargare questa fascia facendo crescere le imprese. Per l'Istat anche il trimestre sarà negativo: condivide? Con questo dato di luglio anche se agosto e settembre saranno positivi sarà difficile invertire. Anche perché si faranno sentire alcuni elementi come il crollo del ponte di Genova, con un calo del traffico merci, e la fine della produzione della Fiat Punto nello stabilimento di Melfi. Una conferma di Industria 4.0 e il piano made in Italy? C'è da augurarselo. Gli effetti positivi ci sono stati e sarebbe opportuno dare continuità agli strumenti che hanno avuto un impatto positivo sull'economia reale. © RIPRODUZIONE RISERVATA Foto: CENTRO STUDI CONFINDUSTRIA «La politica ora si concentri sull'industria» dice il direttore Montanino (in foto) SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 13/09/2018 - 13/09/2018 18
13/09/2018 diffusione:87661 Pag. 3 tiratura:129277 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato oggi il consiglio bce Da dazi e Turchia i rischi per la crescita dell'Eurozona Isabella Bufacchi FRANCOFORTE Se tutto andrà come previsto dal mercato e come ampiamente anticipato dalla Bce, volutamente per non destare sorprese, il Consiglio direttivo guidato da Mario Draghi oggi sarà l'ultimo del Qe con acquisti netti di attività per 30 miliardi al mese. Se i dati più recenti confermeranno un'inflazione a medio termine che sta convergendo verso il target di un livello inferiore ma prossimo al 2%, la decisione di politica monetaria non convenzionale oggi manterrà il punto: dal prossimo mese, scatterà la riduzione a 15 miliardi degli acquisti netti mensili e questo ritmo resterà fino a dicembre. Finito il Qe, dal gennaio 2019 la Bce, tramite la Banca d'Italia, acquisterà BTp solo nell'ambito del massiccio programma di reinvestimento dei titoli in scadenza, del quale però finora si è saputo poco o nulla procedure e modalità. Alzare il velo sui meccanismi del reinvestimento oggi farebbe molto contento il mercato, ma i tempi potrebbero non essere maturi per questi dettagli che sono importanti perché tengono aperto un canale di politica monetaria accomodante. Il sostegno eccezionale del Qe, attivo dal marzo 2015, verrà comunque a mancare dall'anno prossimo, e questo è previsto sia confermato oggi dalla Bce: dal 2019 sarà il mercato soprattutto a stabilire prezzi, rendimenti e spread del debito pubblico, delle obbligazioni societarie e delle cartolarizzazioni, in base all'incontro della domanda e all'offerta ed alla percezione del rischio-Paese. Le novità in Bce oggi, se ci saranno, potrebbero riguardare piuttosto i numeri delle stime sulla crescita del Pil e fors'anche il linguaggio sui rischi. Il Consiglio direttivo potrebbe decidere modifiche in peggio, stando alle indiscrezioni raccolte ieri da Bloomberg. È possibile infatti che vi sia una lieve revisione al ribasso nelle nuove previsioni sull'espansione del Pil in termini reali nell'area dell'euro. Le proiezioni macroeconomiche dello scorso giugno avevano già indicato prospettive per la crescita del Pil in termini reali del 2,1% nel 2018, con una correzione al ribasso del 2,4% dallo scorso marzo, mentre erano rimaste invariate all'1,9% nel 2019 e all'1,7% nel 2020. Nel motivare la revisione in giugno, la Bce ha tenuto conto di una moderazione non inaspettata ma prevedibile dopo una crescita molto elevata alla fine del 2017 trainata da un forte export, confermando una crescita solida. Resta da vedere se questo arretramento verrà rivisto nuovamente al ribasso per il 2018 oppure la correzione questa volta potrebbe riguardare il 2019. Da capire anche se la moderazione continuerà a dipendere da una crescente incertezza e fino a che punto da fattori "temporanei". Un altro importante messaggio della Bce oggi riguarderà la valutazione dei rischi per le prospettive di crescita: il mercato ma anche le imprese e le famiglie saranno sollevate se i rischi resteranno "sostanzialmente bilanciati" nell'area dell'euro. Ma resta elevata la minaccia di maggiore protezionismo (per l'aumento dei dazi da parte dell'Amministrazione Trump) e il rischio del suo impatto negativo sulla fiducia, sulla domanda globale. La Bce controlla la variabilità nei mercati finanziari, e questa si è aggravata di recente con la crisi in Argentina e Turchia. Anche sul fronte Brexit il rischio di un "no deal" resta elevato. Non da ultimo, Francoforte monitora la forte turbolenza dei mercati relativamente a BTp e rischio-Italia. SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 13/09/2018 - 13/09/2018 19
13/09/2018 diffusione:87661 Pag. 3 tiratura:129277 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato @isa_bufacchi © RIPRODUZIONE RISERVATA SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 13/09/2018 - 13/09/2018 20
13/09/2018 diffusione:87661 Pag. 5 tiratura:129277 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato confindustria Boccia:«Infrastrutture indispensabili per essere competitivi» «La Tav è un'esigenza del Paese. Su Genova tempi veloci , no gioco dei ricorsi» Nicoletta Picchio ROMA Dare al paese le infrastrutture di cui ha bisogno «è un atto di responsabilità». Vincenzo Boccia parla davanti agli oltre 200 imprenditori del Nord Italia riuniti a Torino a sostegno dei Grandi corridoi europei. E lancia un messaggio alla politica: occorre avere «una dotazione infrastrutturale per rendere le nostre fabbriche competitive fuori dai cancelli». Torino, e quindi in primo piano la Tav: «chiediamo al governo un confronto sui dati oggettivi e che si possa decidere con buon senso, realismo e pragmatismo, nell'interesse del paese. La Torino-Lione è una questione nazionale», ha detto il presidente di Confindustria. Ma anche l'emergenza Genova: «occorrono soluzioni e non conflitti. Le colpe lasciamole trovare alla magistratura. La soluzione è costruire il ponte entro un anno. Se non lo si farà sarà colpa del governo, non di altri, sia chiaro da subito». L'importante, ha continuato, «è che il ponte di Genova si faccia in tempi certi e si evitino conflitti potenziali tra istituzioni e tra istituzioni e imprese, che porterebbero i tempi ad allungarsi». Se si comincia con il gioco dei ricorsi, è la preoccupazione del presidente di Confindustria «il ponte non lo realizzeremo mai più e di operatori economici scapperanno. Ognuno si deve prendere le proprie responsabilità». E se nel governo si sottolineano le colpe del passato, «bisogna iniziare a parlare anche di colpe future». Le infrastrutture come precondizione per una società aperta e inclusiva, per collegare l'Italia al mondo è un tema su cui Boccia insiste da tempo. «Non si bloccano i cantieri, al massimo si discutono i progetti. Un paese che blocca i cantieri non ha i fondamentali dell'economia», ha continuato il presidente di Confindustria. E si è rivolto al ministro delle Infrastrutture, Danilo Toninelli: «farebbe bene a visitare il cantiere della Torino-Lione. Un ministro delle Infrastrutture non può essere contro le infrastrutture, altrimenti è un altro ministro. La Tav - ha aggiunto - non appartiene agli interessi di qualcuno, ma alle esigenze del paese. Significa fare i conti con le nostre potenzialità». Non abbiamo materie prime, abbiamo necessità di esportare, ha sottolineato Boccia. Le infrastrutture, in questo caso la Tav «hanno un ritorno oggettivo dell'investimento sull'economia reale, che non riguarda solo le opere in cantiere ma l'aspetto di un'Italia aperta all'Europa e di un corridoio che passa attraverso l'Italia. Ci auguriamo che questo possa contribuire a quella oggettiva soluzione che il governo vuole,capire l'impatto economico dell'opera», ha continuato, convinto che «non ho mai visto italiani felici con le fabbriche chiuse e decrescita, la felicità passa attraverso la crescita occupazionale, la competizione delle imprese, una dotazione infrastrutturale al livello della seconda manifattura d'Europa». Occorre evitare gli approcci ideologici, è il pensiero del presidente di Confindustria. Sul caso Genova Boccia si è soffermato sulla concessione ad Autostrade: «la magistratura sta facendo il bene suo lavoro. Non bisogna usare questa vicenda per aprire un fronte sullo Stato buono e il privato cattivo, sull'ideologizzazione delle nazionalizzazioni». © RIPRODUZIONE RISERVATA Foto: Concessioni --> . SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 13/09/2018 - 13/09/2018 21
13/09/2018 diffusione:87661 Pag. 5 tiratura:129277 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Per il presidente degli industriali italiani Vincenzo Boccia (nella foto) sulla questione delle «concessioni meglio evitare approcci ideologici. Il Paese vuole soluzioni». SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 13/09/2018 - 13/09/2018 22
13/09/2018 diffusione:87661 Pag. 17 tiratura:129277 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato IL DISCORSO DI JUNCKER «L'euro dovrà pesare di più sui mercati mondiali» Tra le 18 proposte, la nascita della guardia di frontiera Ue e vigilanza Eba su riciclaggio Maggior ricorso al voto a maggioranza qualificata e lotta alle fake news B.R. strasburgo Si è voluto il più concreto possibile il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker nel suo tradizionale discorso annuale sullo Stato dell'Unione pronunciato ieri qui a Strasburgo davanti al Parlamento europeo. L'ex premier lussemburghese ha presentato 18 iniziative legislative, dall'immigrazione alle fake news, dalla cooperazione con l'Africa alla lotta al riciclaggio e al terrorismo, nel tentativo di rilanciare l'immagine di una Europa che protegge, dando anche all'euro un vero ruolo internazionale. In un contesto di grave euroscetticismo in tutti i paesi europei. Il presidente della Commissione ha voluto prima di tutto ricordare alcuni dei successi europei: «Nessun Paese da solo avrebbe potuto mettere in orbita 26 satelliti - ha detto -. Galileo oggi ha 400 milioni di utilizzatori in giro per il mondo». Nel contempo, l'ex premier lussemburghese ha ricordato che l'Unione europea rappresenta un quinto dell'economia mondiale e che 60 paesi hanno legato la propria valuta in un modo o nell'altro all'euro. Sul fronte programmatico, il presidente della Commissione ha messo l'accento su alcuni fronti. Prima di tutto, ha confermato che intende rafforzare l'agenzia comunitaria Frontex, dedicata al controllo delle frontiere esterne dell'Unione. Come anticipato in maggio, l'esecutivo comunitario vuole assumere 10mila nuovi doganieri, entro il 2020 e non il 2027, come proposto in precedenza. La proposta è ambiziosa perché nei fatti significa una controversa riduzione delle sovranità nazionali in un ambito delicatissmo. A proposito della scelta politica presa in giugno dai Ventotto di distribuire gli sbarchi di migranti in diversi paesi europei, anziché concentrarli in Italia, l'uomo politico ha insistito, in linea con la posizione del governo italiano, perché l'Unione «si doti di una solidarietà durevole e organizzata». Il tema è attualmente in discussione tra i governi nazionali, ma il dossier è delicato e i passi avanti molto limitati. Più in generale, per meglio gestire i flussi migratori da Sud, la Commissione vuole lanciare un nuovo partenariato con l'Africa. Bruxelles vuole inoltre presentare nuovi testi legislativi per contrastare i contenuti illegali su Internet, il terrorismo così come i tentativi di influenzare con fake news le elezioni in Europa; vuole anche che l'Eba, l'Autorità bancaria europea, abbia più poteri contro il riciclaggio, dopo una serie di scandali bancari. Tornando all'economia, il presidente della Commissione ha fatto notare che tuttora l'Unione importa l'80% del suo fabbisogno energetico in dollari, quando dagli Stati Uniti proviene appena il 2% delle materie prime. «È aberrante, ridicolo», ha detto Jean-Claude Juncker, promettendo di rivedere questa situazione e di promuovere il ruolo internazionale della moneta unica. Nei fatti, il presidente della Commissione europea ha voluto rilanciare l'immagine dell'Europa tra le fila di una pubblica opinione che ha perso entusiasmo per il progetto comunitario. Al tempo stesso, ha avvertito che il rischio dell'Unione è di perdere progressivamente influenza a livello mondiale, dinanzi all'emergere della Cina o nei confronti degli Stati Uniti. In questo contesto, ha proposto che «in alcuni settori» le scelte di politica estera vengano prese a maggioranza qualificata e non più all'unanimità, come sta avvenendo ora. SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 13/09/2018 - 13/09/2018 23
13/09/2018 diffusione:87661 Pag. 17 tiratura:129277 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Sul tema del populismo, il presidente della Commissione ha lodato «il patriottismo illuminato», mettendo in guardia contro «il nazionalismo malsano» e ricordando come «la guerra colse il continente di sorpresa nel 1914, dopo che il 1913 era stato per gli europei un anno tranquillo». Jean-Claude Juncker ha esortato alla «vigilanza» per evitare «un nuovo conflitto in Europa». Ha assicurato che «la sovranità europea nasce dalle sovranità nazionali, e non le sostituisce». A differenza che in passato Jean-Claude Juncker ha mantenuto nel suo discorso sullo Stato dell'Unione per così dire un basso profilo, un atteggiamento concreto, evitando eccessivi slanci retorici o inutili battute leggere. Soprattutto non ha voluto aizzare gli animi, affrontando di petto i partiti più radicali ed estremisti, come invece aveva fatto in passato. A otto mesi dalle prossime delicatissime elezioni europee, ha preferito usare lo strumento dei fatti, piuttosto che l'arma della retorica. © RIPRODUZIONE RISERVATA LE INIZIATIVE CHIAVE DEL DISCORSO DI JUNCKER 1 LOTTA al riciclaggio Troppi scandali Più poteri all'Autorità bancaria europea (Eba) contro il riciclaggio, dopo la serie di scandali in Lettonia, Estonia e Malta che hanno minato la fiducia nella vigilanza europea. Authority Ue La proposta della Commissione Ue affida all'Authority Ue il potere di chiedere alle autorità nazionali di aprire indagini sul riciclaggio. Se i regolatori nazionali non si attivano, l'Eba potrebbe impartire alle banche istruzioni dirette al fine di interrompere i flussi di denaro sporco. L'Eba farebbe anche da collettore delle informazioni sul riciclaggio nei Paesi Ue. 2 la polizia di frontiera Frontex rafforzata Trasformare Frontex in una Guardia europea delle coste e dei confini, con 10mila agenti in più entro il 2020, incaricata di sorvegliare il territorio dell'Unione e di partecipare alle operazioni di rimpatrio dei migranti. Una «vecchia» idea La proposta non è nuova, ma non è mai stata realizzata anche per la riluttanza di diversi Paesi a cedere quote di sovranità. A inizio giugno, la cancelliera Angela Merkel aveva parlato di trasformare Frontex in un corpo di polizia di frontiera. L'idea ha ripreso forza dopo la crisi scatenata dall'iniziale rifiuto dell'Italia di far sbarcare i migranti della Diciotti. 3 euro valuta globale Emancipazione dal dollaro «L'euro deve diventare lo strumento attivo di una nuova Europa sovrana». Lo slogan di Juncker esemplifica l'impegno formulato a rafforzare il ruolo internazionale della moneta unica, fino a farne una valuta di riserva globale in grado di rivaleggiare con il dollaro. «Aberrazione» Per il presidente uscente della Commissione, è «un'aberrazione» che la Ue paghi oltre l'80% dell'import di energia in dollari, quando quella in arrivo dagli Stati Uniti è solo il 2% del totale. Gran parte degli acquisti in valuta Usa arrivano da Russia e Paesi del Golfo. SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 13/09/2018 - 13/09/2018 24
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