CONFIMI 13 settembre 2018

Pagina creata da Alex Borrelli
 
CONTINUA A LEGGERE
CONFIMI
  13 settembre 2018

La proprietà intellettuale degli articoli è delle fonti (quotidiani o altro) specificate all'inizio degli stessi; ogni
riproduzione totale o parziale del loro contenuto per fini che esulano da un utilizzo di Rassegna Stampa è compiuta
sotto la responsabilità di chi la esegue; MIMESI s.r.l. declina ogni responsabilità derivante da un uso improprio
dello strumento o comunque non conforme a quanto specificato nei contratti di adesione al servizio.
INDICE

CONFIMI
  13/09/2018 Eco di Bergamo                                                     5
  Gli industriali orobici sulla futura manovra Sgravi? Non bastano

  13/09/2018 Il Giornale di Vicenza                                             7
  «Non c'è nulla nelle imprese che sia esclusiva dei maschi»

SCENARIO ECONOMIA
  13/09/2018 Corriere della Sera - Nazionale                                    9
  M5S pressa Tria sul reddito di cittadinanza Le voci su un ultimatum, poi la
  frenata

  13/09/2018 Corriere della Sera - Nazionale                                    11
  Lo stop industriale (e l'incognita 2019)

  13/09/2018 Corriere della Sera - Nazionale                                    13
  Confcommercio, l'aumento Iva costerà 450 euro a famiglia

  13/09/2018 Corriere della Sera - Nazionale                                    14
  Ilva, l'ultimo voto per ArcelorMittal: a Genova 90% di sì

  13/09/2018 Il Sole 24 Ore                                                     15
  La voce delle imprese del Nord «La Tav deve essere costruita»

  13/09/2018 Il Sole 24 Ore                                                     18
  «Pesano le guerre commerciali»

  13/09/2018 Il Sole 24 Ore                                                     19
  Da dazi e Turchia i rischi per la crescita dell'Eurozona

  13/09/2018 Il Sole 24 Ore                                                     21
  Boccia:«Infrastrutture indispensabili per essere competitivi»

  13/09/2018 Il Sole 24 Ore                                                     23
  «L'euro dovrà pesare di più sui mercati mondiali»

  13/09/2018 La Repubblica - Nazionale                                          26
  LEGA E M5S CONTRO NAVA CONTE? TACE

  13/09/2018 La Stampa - Nazionale                                              27
  L'Alitalia a trazione pubblica sarà guidata dalle Ferrovie
SCENARIO PMI
  13/09/2018 Il Sole 24 Ore                                                           30
  Sorpresa, brusca frenata della produzione industriale

  13/09/2018 Il Sole 24 Ore                                                           31
  Ultimatum M5S a Tria sul reddito Poi Di Maio frena ma lo spread sale

  13/09/2018 Il Sole 24 Ore                                                           34
  Gelata inattesa sull'industria L'Europa è sempre più lontana

  13/09/2018 Il Sole 24 Ore                                                           36
  Credito d'imposta per le Pmi Intesa Venetocentro e sindacati

  13/09/2018 La Repubblica - Nazionale                                                38
  Brusca frenata dell'industria Si torna ai livelli di due anni fa

  13/09/2018 La Stampa - Biella                                                       39
  Il manifatturiero viaggia a gonfie vele Ma gli imprenditori invitano alla cautela

  13/09/2018 Il Foglio                                                                40
  Gli scricchiolii dell 'industria europea consigliano cautela a Draghi

  13/09/2018 Il Manifesto - Nazionale                                                 42
  Produciamo di meno, ma cresce l'export
CONFIMI

2 articoli
13/09/2018                                                                                  diffusione:33070
Pag. 8                                                                                         tiratura:39156

                                                                                                                La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
 Gli industriali orobici sulla futura manovra Sgravi? Non bastano
 Il dibattito Agnelli: occorre abbassare i costi energetici Bellini: hanno sbagliato i target con il
 decreto dignità Losma: sarebbe cruciale la riduzione del cuneo fiscale
 andrea iannotta

 All'interno del governo si sta dibattendo ancora su alcuni contenuti della nuova legge di
 Bilancio (che dovrebbe essere varata, come primo step, entro fine mese), come reddito di
 cittadinanza, riforma fiscale, interventi su Ires e Irpef. Sulla manovra che sta prendendo
 corpo, gli imprenditori bergamaschi esprimono perplessità (su sgravi e riduzione delle
 imposte, chi favorevole chi contrario) e cauta speranza che i provvedimenti finali vadano nel
 senso dello sviluppo dell'economia.
 «In occasione del Forum di Cernobbio, ho avuto la possibilità di costatare da parte dei ministri
 Tria e Di Maio un'attenzione ai temi economici - spiega Marco Bellini, amministratore della
 Bellini di Zanica - con focus sui temi della crescita, formazione e Industria 4.0. Come
 imprenditore, più che un intervento sulla riduzione delle imposte riterrei utili azioni come
 l'iperammortamento e la detassazione degli utili reimpiegati negli investimenti. Una
 questione, questa, che potrebbe essere allargata anche ad altri settori oltre il manifatturiero,
 come ad esempio il turismo. Per quanto concerne, invece, i provvedimenti già adottati,
 ritengo che con il decreto dignità si sia sbagliato il target. Le partite Iva e i lavoratori in nero,
 che avrebbero veramente bisogno di dignità, sono stati ignorati».
 «Allo stato attuale è difficile capire cosa voglia fare il governo - osserva Aniello Aliberti,
 presidente della Technix di Grassobbio e presidente della Piccola Industria di Confindustria -
 viste le tante dichiarazioni che vengono fatte, talvolta disparate e contrastanti tra loro. Agli
 imprenditori interessano interventi che sblocchino lo sviluppo. La detassazione potrebbe
 ridurre i costi e aumentare la competitività delle imprese. Finora i provvedimenti presi, con il
 decreto dignità, hanno solo un contenuto propagandistico, ai fini elettorali. Personalmente non
 sono contro nessuno e posso solo prendere atto se le leggi e le disposizioni adottate possano
 essere utili alla crescita oppure no. Devo dire, però, che mi auguro che tutto quanto detto in
 campagna elettorale poi non venga fatto». L'imprenditore comunque attende di vedere poi in
 concreto quali saranno i contenuti della manovra, che potrà dare delle indicazioni sulla rotta
 che il governo intende intraprendere in tema di sviluppo dell'economia.
 «Premesso che il vero piano sarà consegnato tra un po' - commenta Paolo Agnelli,
 amministratore del Gruppo Agnelli e presidente Confimi - devo dire che interventi su Ires,
 Irpef e anche sul reddito di cittadinanza mi trovano d'accordo. Non posso pensare che nel
 Paese ci possano essere 5 milioni di poveri e che non ci sia la possibilità di intervenire. E non
 è vero che non ci sono i soldi. Quando ci sono delle priorità, bisogna farli saltare fuori».
 «Poi occorre considerare - aggiunge Agnelli - che non è possibile fare tutto subito, ma che le
 cose si possono sviluppare nel corso di prossimi anni. Il ministro Tria mi sembra prudente, sta
 cercando di stare nei numeri. E in futuro si potranno poi vedere gli effetti positivi sul Pil, non
 solo i negativi. Il denaro investito nell'abbattimento dell'Ires, ad esempio, lo destinerei alla
 diminuzione delle accise dell'energia e nella riduzione del cuneo fiscale, per aiutare le imprese
 ad essere più competitive nel collocamento dei propri prodotti».
 Anche Agnelli, come Bellini, non ritiene così importante la riduzione delle imposte. «Le
 imprese che fanno utili possono permettersi di pagare le imposte. Se, invece, si fanno

CONFIMI - Rassegna Stampa 13/09/2018 - 13/09/2018                                                          5
13/09/2018                                                                            diffusione:33070
Pag. 8                                                                                   tiratura:39156

                                                                                                          La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
 interventi per abbassare il costo dell'energia e del lavoro si rendono più competitive le
 imprese, che possono assumere, e così non si deve poi sostenere l'onere del reddito di
 cittadinanza».
 Valuta positivamente i primi segnali che provengono dalla manovra Giancarlo Losma,
 presidente dell'omonima azienda di Curno: «Mi sembra che si è sulla strada giusta, se si ha
 considerazione delle imprese, vere creatrici di reddito per i cittadini. Occorre incentivare la
 crescita delle aziende, anche attraverso la riduzione del cuneo fiscale, di cui potrebbero
 beneficiare anche i lavoratori. Poi credo che la diminuzione delle imposte, anche alle imprese
 che fanno utili, possa un essere un segnale positivo di massima considerazione, perché
 potrebbe favorire ulteriori investimenti e crescita».

CONFIMI - Rassegna Stampa 13/09/2018 - 13/09/2018                                                    6
13/09/2018                                                                              diffusione:28090
Pag. 6                                                                                     tiratura:35120

                                                                                                            La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
 ALLA FIERA DEL SOCO. Confronto tra esponenti di Confartigianato, Coldiretti e Apindustria
 «Non c'è nulla nelle imprese che sia esclusiva dei maschi»
 Le imprenditrici: «Laddove vengono inserite anche donne l'organizzazione interna diviene
 migliore»

 GRISIGNANO DI ZOCCO Quando l'universo femminile incontra il mondo dell'impresa, i risultati
 arrivano. Lo hanno testimoniato le imprenditrici venete che l'altra sera sono state
 protagoniste dell'incontro ribattezzato "Aperitivo in rosa" sul palco istituzionale della mostra
 espositiva dell'Antica Fiera del Soco di Grisignano di Zocco. L'evento era organizzato in
 collaborazione con Apindustria, Coldiretti e Confartigianato. E sono state proprio loro, le
 donne d'impresa, a descrivere al pubblico successi e difficoltà che ognuna di loro ha ottenuto
 e affronta tutti i giorni nel mondo del lavoro, dove fare impresa è vista ancora oggi come
 un'attività prettamente maschile. A fare gli onori di casa il sindaco di Grisignano, Renzo Lotto,
 seguito da Nadia Cario che, per l'associazione Toponomastica Femminile, ha curato
 un'esposizione di ritratti e biografie di donne protagoniste nel mondo scientifico e
 tecnologico.«PENALIZZATE RISPETTO AGLI UOMINI». «Dal punto di vista lavorativo siamo
 sicuramente penalizzate rispetto agli uomini - ha esordito Alice Borsetto (Unica
 Telecomunicazioni, software provider di Monteviale), presidente del gruppo donne Apindustria
 - ma il nostro obiettivo è quello di sensibilizzare e favorire l'inserimento delle donne nel
 mondo del lavoro. Per questo puntiamo molto sulla scuola e sulla formazione». Concetto
 ribadito da Francesca Giacomoni (Epsy di Vigonovo): «Ho fatto un master solo tre anni fa - ha
 rimarcato - perché la formazione fa la differenza e non si finisce mai di imparare. Difficoltà
 nell'essere un'imprenditrice donna? Più che altro vivo le normali difficoltà di chiunque fa
 impresa, come i problemi con le banche o con i dipendenti».«TRASMETTERE IL SAPER FARE».
 Guardare al futuro sì, ma senza dimenticare il passato, come sottolineato da Elisa Beniero
 (Eca Technology di Grisignano di Zocco) e Stefania Zattarin (2Zeta di Bastia di Rovolon). «La
 sfida è anche quella di tramandare le nostre conoscenze ai giovani - ha sottolineato
 quest'ultima -. Pregiudizi? Anch'io consideravo alcuni ruoli all'interno della mia azienda più
 adatti ad un uomo. Invece l'inserimento di alcune donne ha creato un'organizzazione
 ottimale». Durante la serata, sono intervenute anche Maria Teresa Maroso, dell'omonima
 azienda di Nove, in rappresentanza del movimento Donne Impresa di Confartigianato; Paola
 Girardi, da quarant'anni tra le indiscusse maestre della sartoria artigianale in Italia e nel
 mondo; Margherita Galla, che prosegue la tradizione dell'arte orafa della ditta Daniela Vettori
 nel cuore di Vicenza e Sonia Castellan, che con le sorelle ha portato il suo caseificio di Rosà a
 fregiarsi del riconoscimento per il miglior stracchino prodotto in Italia nel 2016 e 2017. VINO
 E FRUTTA IN ROSA. A chiudere l'incontro, per la Coldiretti, Michela Menti, presidente
 provinciale del gruppo Donna Impresa, Rosella Frigo, che con le sue lavorazioni di frutta con
 metodo francese (Frutteto Antico di Marostica) è arrivata a conquistare i palati più esigenti
 anche in Giappone, e Francesca Rancan, che assieme al fratello Simone ha raccontato la
 storia del frantoio Le Passioni di Nogarole, guidato dalla mamma Lucia Repele. Femminili
 anche le testimonianze del mondo del vino, portate da Priscilla Portinari del Consorzio
 Gambellara e Alessandra Piovene per la Cantina Piovene Porto Godi e il gruppo Vino è Donna.
 © RIPRODUZIONE RISERVATA

CONFIMI - Rassegna Stampa 13/09/2018 - 13/09/2018                                                      7
SCENARIO ECONOMIA

11 articoli
13/09/2018                                                                                 diffusione:222170
Pag. 8                                                                                        tiratura:308621

                                                                                                                La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
 M5S pressa Tria sul reddito di cittadinanza Le voci su un ultimatum,
 poi la frenata
 L'indiscrezione: trovi le risorse o lasci. Lo spread risale. I vertici precisano: nessuna richiesta
 di dimissioni
 Mario Sensini

 ROMAAncora fibrillazioni nella maggioranza di governo a pochi giorni dal varo della legge di
 bilancio del 2019. Nel Movimento 5 Stelle la prudenza del ministro dell'Economia, Giovanni
 Tria, sulla gestione dei conti pubblici e in particolare sul reddito d'inserimento, starebbe
 creando qualche preoccupazione. Ieri, dopo un momento in cui si sono rincorse molte voci, i
 vertici del partito hanno smentito ogni tensione con il ministro. «Risulta infondata la notizia
 secondo cui il M5S avrebbe esercitato pressioni sul ministro Tria, anche in riferimento a sue
 possibili dimissioni».
 In mattinata dagli ambienti del Movimento era filtrata alle agenzie di stampa una presunta
 insoddisfazione per le poche risorse a disposizione del reddito di cittadinanza. Il tutto mentre i
 rumors sul ministro in bilico facevano risalire lo spread a 254 punti.
   Dopo poco, dal quartier generale, hanno nettamente ridimensionato. I 5 Stelle «sono
 consapevoli che il reddito di cittadinanza potrà essere introdotto gradualmente e che forse
 sarà inevitabile considerare una platea iniziale ridotta» hanno fatto sapere, aggiungendo che il
 reddito di cittadinanza è necessario quanto la flat tax, cavallo di battaglia della Lega.
 La manovra comprenderà, in versione leggera, entrambe le misure, ma anche i primi
 interventi sull'età pensionabile e sulle pensioni d'oro e la pace fiscale. Lega e M5S, finora,
 hanno lavorato su piani separati. I tecnici dei due partiti hanno messo a punto le carte e
 preparato un ventaglio di proposte. Dall'Iva all'Irpef, alle accise, a quota 100 per l'uscita dal
 lavoro, ogni singola misura è stata pesata e quotata. I due leader, Matteo Salvini e Luigi Di
 Maio hanno già in mano il «listino prezzi» di tutte le possibili opzioni.
 A questo punto bisogna trovare la sintesi e definire il menù, ma prima ancora stabilire
 l'obiettivo del deficit pubblico da raggiungere nel prossimo anno e nei seguenti. Un vertice tra
 la Lega, M5S, Tria ed il premier Conte non è ancora in agenda, ma non tarderà. L'Istat
 diffonderà il 21 settembre l'aggiornamento sui conti nazionali e subito dopo il governo
 dovrebbe approvare l'aggiornamento del Def con il nuovo quadro programmatico.
 Tria spinge per tenere il deficit al di sotto del 2%, mentre Lega e M5S, in questo
 perfettamente in accordo, vorrebbero alzare l'asticella fino a poco oltre quella soglia. La
 manovra dovrebbe avere una portata di 30 miliardi: 13 per eliminare l'Iva (stavolta in via
 definitiva), 5 per la flat tax, 8 per il reddito di cittadinanza e 7 per quota 100 sulle pensioni, 2
 per le spese indifferibili. Per la copertura 3 miliardi saranno recuperati all'interno del sistema
 previdenziale, 2 dalla riduzione delle detrazioni fiscali, altrettanti dai tagli alla spesa. Poi si
 utilizzerà il deficit nella misura massima che il negoziato con la Ue renderà possibile. E il
 gettito della pace fiscale, ma solo per coprire le spese «una tantum».
  © RIPRODUZIONE RISERVATA
 Lo scontro
 Lega
 e Movimento
 5 Stelle, sostenitori

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 13/09/2018 - 13/09/2018                                                9
13/09/2018                                                                             diffusione:222170
Pag. 8                                                                                    tiratura:308621

                                                                                                            La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
 del governo
 di Giuseppe Conte
 sulla base di
 un contratto, hanno obiettivi diversi
 sul piano economico Al partito di Matteo Salvini sta a cuore in particolare la flat tax e, più
 in generale,
 la riduzione della pressione fiscale sia sulle imprese che sulle persone fisiche Per il Movimento
 5 Stelle, invece, il cavallo di battaglia su cui ha costruito anche la vittoriosa campagna
 elettorale è il reddito di cittadinanza Per il momento, da quel che trapela dal ministero
 dell'Economia, vi sarebbe spazio per un primo taglio dell'Irpef, mentre sull'altro fronte non ci
 sarebbero risorse sufficienti per far partire il reddito di cittadinanza Su questo sono nate
 alcune frizioni tra le parti ma il ministro Giovanni Tria ha cercato di tranquillizzare i più
 preoccupati spiegando che si lavora su un orizzonte pluriennale È circolata anche la voce di
 una possibile minaccia di dimissioni del ministro per le pressioni ricevute, ma è stata smentita
 ufficialmente
 Foto:
  Tecnico
 Il ministro dell'Economia, Giovanni Tria, 69 anni,
 è docente
 di Economia politica all'Università
 di Tor Vergata

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 13/09/2018 - 13/09/2018                                           10
13/09/2018                                                                               diffusione:222170
Pag. 9                                                                                      tiratura:308621

                                                                                                              La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
 Lo stop industriale (e l'incognita 2019)
 In calo dell'1,8% la produzione a luglio (come in Germania) A rischio la crescita dell'anno
 prossimo Gli analisti Il rallentamento continua: l'aumento del Pil nel 2019 potrebbe essere
 sotto l'1%
 Dario Di Vico

 Stavolta le previsioni hanno fatto cilecca e di tanto. La produzione industriale di luglio che era
 attesa grosso modo a +0,3% ha fatto segnare un clamoroso -1,8% che preoccupa gli analisti
 e in qualche maniera li porta a rivedere verso il basso le stime dei prossimi mesi e dell'intero
 2019. Guai, però, a leggere il dato di ieri solo con le lenti del conflitto politico interno - come
 pure è avvenuto nelle dichiarazioni rilasciate alle agenzie da esponenti dell'opposizione - la
 causa dello stop per ora va cercata oltre frontiera.
 Argomenta Andrea Montanino, direttore del Centro Studi Confindustria: «Oltre a quello
 italiano c'è un altro riscontro che spiega cosa sta avvenendo. Nello stesso mese la produzione
 industriale della Germania, che ha registrato lo stesso risultato negativo, -1,8%. È facile
 pensare che per il peso che Berlino ha nelle catene internazionali del valore si sia generato un
 effetto di trasmissione segnalato per altro dalla performance negativa delle nostre
 esportazioni». Aggiunge Fedele De Novellis direttore di Ref Ricerche: «La verità è che alla fine
 tutta l'Europa sta cominciando a pagare le uscite di Trump per la restrizione del commercio
 internazionale. Si è generata una corrente di incertezza che ha portato le imprese europee a
 diffidare e a rinviare le scelte di investimento».
 Il settore che ha contribuito di più al calo italiano è l'auto, che nel solo luglio ha visto la
 produzione scendere del 7,5% (solo 61.500 vetture) in parallelo al pensionamento della Punto
 nello stabilimento di Melfi. Ma l'automotive ha tirato quasi tutta la ripresa 2015-2017 e il ciclo
 positivo non poteva durare all'infinito, anche perché legato in prevalenza alla sostituzione
 delle vetture del ceto medio. La differenza tra l'Italia e gli altri Paesi la troviamo, invece, su
 un altro versante: mentre il calo delle esportazioni altrove è compensato almeno in parte da
 un buon ritmo della domanda interna, questa staffetta in Italia non è mai cominciata. «Prima
 di abbandonarsi al pessimismo più cupo un caveat comunque ci sta, il dato di ieri confligge
 con il clima di fiducia delle imprese che non è calato. Scioglieremo quella che oggi ci appare
 una contraddizione», avverte De Novellis.
 Nell'attesa prevalgono però le preoccupazioni per i trimestri che ci stanno davanti. Montanino
 prevede un trascinamento della tendenza fino a determinare un dato negativo della
 produzione industriale del terzo trimestre '18, De Novellis sostiene che il Pil a fine 2018 finirà
 per assestarsi tra +1,1 e 1,2% (quando il Def prevede 1,5%) e il trend però rischia di
 compromettere con una brutta partenza l'intero 2019. Sulla stessa lunghezza d'onda il
 giudizio di Gregorio De Felice, capo economista di Intesa Sanpaolo: «Il dato di oggi e la
 sconfessione delle aspettative ci inducono a ripensare le valutazioni sul '19 con una crescita
 che rischierà di essere anche inferiore all'1%». Le opinioni degli analisti concordano anche su
 un altro giudizio-chiave: il governo Conte si è formato ai primi di giugno e quindi sarebbe
 strumentale addebitare il rallentamento alla loro pur fastidiosa verbosità estiva.
 «È l'intero quadro internazionale che va messo a fuoco anche perché si stanno producendo
 una serie di crisi isolate come Argentina e Turchia che, se si dovessero sommare, creerebbero
 un effetto-contagio» aggiunge De Novellis. Se proprio la si vorrà buttare in politica (interna)
 bisognerà attendere le prossime rilevazioni e vedremo se ci sarà stata un'ulteriore produzione
 di incertezza legata a una comunicazione del governo apparsa decisamente punitiva nei
SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 13/09/2018 - 13/09/2018                                             11
13/09/2018                                                                           diffusione:222170
Pag. 9                                                                                  tiratura:308621

                                                                                                          La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
 confronti delle imprese.
  © RIPRODUZIONE RISERVATA
  L'andamento INDICE DESTAGIONALIZZATO E MEDIA MOBILE A TRE MESI Gennaio 2013 -
 luglio 2018 (base 2015=100) GRADUATORIA DEI SETTORI, LE PRINCIPALI VARIAZIONI
 TENDENZIALI Luglio 2017/2018 indici corretti per gli effetti di calendario (base 2015=100)
 110 108 106 104 102 100 98 96 94 2013 2014 2015 2016 2017 2018 Indice mensile Media
 mobile a tre mesi -6 -2 2 2,8 1,8 1,3 0,1 -1,2 -1,2 -1,3 -1,5 -2,1 -2,5 -2,8 -2,8 -5,8 -6,4 CdS
 Attività estrattive (B) Apparecchiature elettriche e non (CJ) Fabbricazione macchinari,
 attrezzature n.c.a. (CK) Computer, elettronica (CI) Industrie tessili, abbigliamento, pelli,
 accessori (CB) Attività manifatturiere (C) TOTALE Altre industrie (CM) Fornitura di energia
 elettrica, gas, vapore, aria (D) Prodotti farmaceutici di base e preparati (CF) Metallurgia,
 alcuni prodotti in metallo (CH) Articoli in gomma, plastiche, minerali non metalliferi (CG)
 Industria legno, carta e stampa (CC) Coke e prodotti petroliferi raffinati (CD)

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 13/09/2018 - 13/09/2018                                         12
13/09/2018                                                                            diffusione:222170
Pag. 30                                                                                  tiratura:308621

                                                                                                           La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
 La Lente
 Confcommercio, l'aumento Iva costerà 450 euro a famiglia
 Rita Querzè

 Alla Confcommercio di Carlo Sangalli non bastano le promesse. In occasione dell'assemblea
 dell'organizzazione, lo scorso giugno, il vicepresidente del Consiglio Luigi Di Maio ha promesso
 che nel 2019 l'Iva non aumenterà. Vedere per credere, legge di Bilancio alla mano. Ieri
 l'associazione delle imprese del commercio e dei servizi ha diffuso le stime sull'effetto di una
 mancata sterilizzazione delle clausole di salvaguardia: 450 euro in più di spesa annua per ogni
 famiglia (200 a persona) solo per mantenere costanti i beni nel carrello. Anche la ripresina,
 secondo Confcommercio, sarebbe frenata dall'aumento dell'Iva, e dalla conseguente riduzione
 dei consumi. La crescita del Pil secondo l'ufficio studi dell'organizzazione si fermerebbe allo
 0,7-0,8% invece dell'1,1% previsto dalla Commissione Ue. «A causa di un rallentamento
 dell'economia, la legge di Bilancio diventa un esercizio delicato - ha detto ieri Sangalli -. Ma
 bloccare il rialzo dell'Iva è la priorità».
  © RIPRODUZIONE RISERVATA
 Foto:
  Presidente Carlo Sangalli

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 13/09/2018 - 13/09/2018                                          13
13/09/2018                                                                                  diffusione:222170
Pag. 33                                                                                        tiratura:308621

                                                                                                                 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
 Sussurri & Grida
 Ilva, l'ultimo voto per ArcelorMittal: a Genova 90% di sì

 (m.bor.) Manca soltanto il voto dell'ultimo 10% dei lavoratori di Taranto: le assemblee delle
 officine manutenzione elettrica e del laminatoio a freddo si terranno oggi pomeriggio alle
 16.30 e i risultati sono attesi per le 18. Poi tutti i lavoratori dell'Ilva (più di 13.500) si saranno
 espressi sull'accordo siglato tra sindacati e ArcelorMittal. Ieri sono stati resi noti i risultati
 dello stabilimento di Cornigliano a Genova: il 90,1% dei 1.123 dipendenti (sui 1.474 aventi
 diritto) che hanno votato si è dichiarato favorevole; hanno votato contro 99 addetti, pari
 all'8,8% dei votanti, mentre le schede nulle sono state 12 (1,1%). Anche a Novi Ligure
 (Cuneo) risultati simili, con l'89,4% favorevoli, come pure a Racconigi (Cuneo) con l'87%. A
 Marghera (Venezia), infine, accordo passato con il 63% di sì (dei 68 aventi diritto, hanno
 votato 52), con 18 contrari (35%) e una scheda nulla.
  © RIPRODUZIONE RISERVATA
  Iren, green bond da 500 milioni
 (fr. bas.) Iren ha lanciato il suo secondo green bond da mezzo miliardo. Le richieste cono
 state di circa 2,2 miliardi, 4,5 volte l'ammontare offerto. Con questa tranche il portafoglio
 obbligazionario «verde» della multiutility di Torino, Genova, Parma e Reggio Emilia
 rappresenta il 40%, ha spiegato in una nota l'amministratore delegato Massimiliano Bianco
 (foto). Iren è la prima local utility italiana, ha sottolineato la società, per numero di strumenti
 emessi in questo formato.
  © RIPRODUZIONE RISERVATA
  Aeroporti, il 25% di Corporacion America Italia a fondo di Dubai
 (fr.bas.) È stata completata la cessione del 25% di Corporacion America Italia a Mataar
 Holdings 2, società direttamente controllata da Investment Corporation of Dubai. L'operazione
 era stata annunciata a fine luglio ma era subordinata al verificarsi di alcune condizioni
 sospensive, che sono state soddisfatte. Corporacion America Italia, controllata dalla famiglia
 del magnate armeno-argentino Eduardo Eurnekian, è azionista di controllo (con una quota del
 62,28%) di Toscana Aeroporti, società che gestisce gli scali di Firenze e Pisa, quotata alla
 Borsa di Milano.
  © RIPRODUZIONE RISERVATA
  «Alitalia, lo Stato non andrà
 sotto il 51%»
 Il ruolo che Fs giocherà in Alitalia è allo studio del governo. In ogni caso il dossier per la
 vendita dell'aviolinea è ad uno «stato di avanzamento buono», ha assicurato il ministro delle
 infrastrutture Danilo Toninelli, che punta a chiudere ad ottobre e smentisce che ci sia uno
 scontro con la Lega sugli attuali commissari straordinari, nominati nel maggio 2017 dal
 precedente esecutivo. La linea del governo resta quella di «rilanciare e non svendere» l'ex
 compagnia di bandiera, ha ribadito in audizione alla Camera Toninelli, che vuole farla tornare
 «un asset strategico per il Paese e di cui dobbiamo essere orgogliosi», creando un «vettore
 nazionale competitivo con il 51% in capo all'Italia».
  © RIPRODUZIONE RISERVATA

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 13/09/2018 - 13/09/2018                                                14
13/09/2018                                                                                  diffusione:87661
Pag. 1                                                                                       tiratura:129277

                                                                                                               La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
 IL FORUM DI TORINO
 La voce delle imprese del Nord «La Tav deve essere costruita»
 Filomena Greco

 «La Torino-Lione è strategica ed economicamente sostenibile». Lo hanno detto con forza ieri
 gli imprenditori del Nord, riuniti a Torino per un incontro tra le imprese e le associazioni
 industriali di tutte le regioni del Nord, dal Piemonte al Friuli Venezia Giulia. Quaranta
 associazioni territoriali, circa imprese. I milioni di euro di spesa diretta italiana produrrebbero
 effetti sul Pil per , miliardi. Un moltiplicatore di quasi uno a quattro e un potenziale di mila
 nuovi posti di lavoro, di cui il % in settori diversi dalle costruzioni. -a pag.
 torino
 Si danno appuntamento a Torino gli industriali, per ribadire che la Torino-Lione è un'opera
 strategica ed economicamente sostenibile. Lo fanno non solo le imprese e le associazioni
 industriali del Piemonte, ma anche gli operatori della Lombardia, della Liguria, della Valle
 d'Aosta, dell'Emilia Romagna, del Veneto, del Friuli Venezia Giulia, del Trentino Alto Adige.
 Quaranta territoriali, circa 200 imprese. Sul tavolo, mettono lo studio sull'impatto economico
 e sociale dell'opera, curato dalla società Clas e coordinato da Lanfranco Senn e Roberto
 Zucchetti, docenti della Bocconi: a fronte di 350 milioni all'anno di spesa diretta da parte
 dell'Italia, la costruzione del tunnel di base produrrebbe effetti sul prodotto interno lordo per
 oltre 1,3 miliardi. Un moltiplicatore di quasi uno a quattro, con un potenziale di 52mila nuovi
 posti di lavoro, il 76% dei quali in settori diversi dalle costruzioni. Un impatto economico
 globale che peserebbe per oltre 11 miliardi, un'opera e che le imprese considerano strategica
 per tenere il Nord-Ovest d'Italia ben agganciato ai grandi assi di trasporto europeo e, in
 prospettiva, ai flussi di merci da e per la Cina.
 A guardare alla Torino-Lione, dunque, è l'intera area delle regioni produttive del Nord Italia,
 da Ovest a Est: «Rappresentiamo insieme - dice Dario Gallina, presidente dell'Unione
 industriale di Torino - più del 55% del Pil italiano, i due terzi del valore della produzione
 industriale nazionale e oltre il 70% dell'export. Siamo il motore dell'economia italiana e
 rivendichiamo con forza e determinazione il diritto di vedere ultimato, in tempi rapidi, il
 collegamento della Torino-Lione». Il terzo Valico, il Brennero, la tratta Brescia-Verona-
 Padova, il segmento fino al Porto di Trieste e la Torino-Lione sono i «pezzi di un puzzle» che
 non può essere disfatto, aggiunge Fabio Ravanelli, a capo degli industriali del Piemonte. Un
 sistema di infrastrutture che, a regime, può garantire all'Italia di giocare un ruolo importante.
 È quello che Raffaele Marchetti, responsabile per la Luiss del tema internazionalizzazione
 definisce «Scenario della Lince», contrapposto invece allo «Scenario della Lumaca», per
 descrivere cosa l'Italia perderebbe se abbandonasse il progetto della Torino-Lione per
 ritrovarsi, in una immaginaria proiezione al 2050, isolata, con aziende meno competitive e
 non agganciata al grande flusso di merci da e verso il Far east.
 La Torino-Lione, oggi in fase di analisi costi-benefici da parte del Governo, di fatto è un'opera
 in fase di realizzazione, frutto di una lunga gestazione e passata attraverso una decina di fasi
 progettuali, otto delibere del Cipe, 11 diversi tracciati, accordi e trattati internazionali, l'ultimo
 dei quali ratificato dai parlamenti di Italia e Francia. Il rischio che si arrivi ad uno stop formale
 da parte dell'esecutivo spaventa l'industria. «Non si bloccano i cantieri - dice il presidente di
 Confindustria Vincenzo Boccia - al massimo si discutono i progetti. Un Paese che blocca i
 cantieri è un Paese non ha i fondamentali dell'economia».

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 13/09/2018 - 13/09/2018                                              15
13/09/2018                                                                                 diffusione:87661
Pag. 1                                                                                      tiratura:129277

                                                                                                              La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
 Da Torino Jean-Louis Colson, a capo dell'Unità Reti di Trasporto della Commissione europea
 fissa un punto: «La Torino-Lione è una parte fondamentale dell'intero Corridoio
 mediterraneo», 3mila chilometri dall'Europa dell'Est alla Spagna, un asse che tocca il 18%
 della popolazione europea e attraversa regioni che rappresentano il 17% del Pil comunitario.
 Il corridoio, uno dei nove sostenuti dall'Unione europea, si candida ad essere parte della "Via
 della Seta" e a intercettare, al di sotto delle Alpi, una quota dei traffici dalla Cina. Un paese
 «straordinariamente in crescita - spiega Marchetti - destinato in pochi anni a conquistare la
 leadership mondiale nella ricerca e a superare di due o tre volte l'economia degli Stati uniti».
 Sulle infrastrutture e le reti, sottolinea Colson, l'Europa torna a ribadire il suo impegno: 814 i
 milioni che finora l'Unione europea - finanziatrice al 40% dell'opera - ha destinato alla
 realizzazione della Torino-Lione. «Nella prossima fase di programmazione economica - ha
 aggiunto Colson - la Commissione europea ha proposto di destinare al capitolo infrastrutture
 12,8 miliardi».
 Altrettanto importante è il tema degli scambi commerciali tra Francia e Italia, rispettivamente
 la seconda e la terza economia dell'Unione europea, secondo partner commerciale l'una
 dell'altra, precedute soltanto dalla Germania. «Lo scambio economico - spiega Fabio Ravanelli
 - coinvolge 40 milioni di tonnellate di merci all'anno, movimentate principalmente su strada».
 Milioni di tir attraversano il confine, oltre il 90% delle merci viaggia su gomma perché il
 collegamento ferroviario, quello del Frejus, ha una pendenza tale da rendere troppo costoso il
 trasporto sulla infrastruttura esistente. Anche sul versante francese, poco più di un anno fa, si
 è aperta una fase di dibattito interno sull'impegno economico del Governo per le infastrutture
 e in particolare per la Torino-Lione. Un passaggio delicato, che aveva fatto parlare di un
 ripensamento da parte dei francesi, ma che registra un chiarimento da parte del ministro
 Elisabeth Borne. Alla presentazione del Programma degli investimenti nei trasporti, il ministro
 ha ribadito che «il governo onorerà gli impegni europei sul progetto della Torino-Lione». Ora
 tocca all'Italia sciogliere i dubbi verso un'opera che gli industriali considerano una esigenza
 del paese.
 © RIPRODUZIONE RISERVATA Filomena Greco
 lo studio
 Su ferro solo il 7,7% dei trasporti
 Secondo le stime elaborate dal gruppo di lavoro di Clas, realizzare la tratta internazionale
 della Torino-Lione avrebbe ricadute complessive, tra investimenti diretti, produzione indiretta
 e indotto, per oltre 9 miliardi di euro, quota che sale a 11,3 miliardi se si considera l'effetto
 complessivo sul Pil e si tiene conto anche della quota di investimento garantita dall'Unione
 europea. Tra Italia e Ue, infatti, la spesa diretta sui cantieri raggiunge i 5,3 miliardi nell'intero
 periodo. Il tunnel di base, a regime, garantirebbe lo spostamento su rotaia di una parte del
 traffico merci attualmente su gomma. Tra Italia e Francia, si muovono oltre 40 milioni di
 tonnellate di merci, in particolare il confine è attraversato da 3 milioni di tir, di cui 740mila
 solo dal Frejus. Sul versante Ovest, tra Italia e Francia, la rotaia copre il 7,7% degli
 spostamenti merci, verso l'Austria la quota sale al 30% e in Svizzera si arriva al 70%.
 © RIPRODUZIONE RISERVATA F. Gre.
 LE VOCI
 '' Penso all'Alta velocità come un'opera unitaria, la Torino-Lione è come la nostra Brescia-
 Padova. Abbiamo lottato vent'anni per costruire un corridoio che garantisca il passaggio delle
 merci

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 13/09/2018 - 13/09/2018                                             16
13/09/2018                                                                                 diffusione:87661
Pag. 1                                                                                      tiratura:129277

                                                                                                              La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
 al di qua delle Alpi, l'Italia deve
 essere pronta
 '' Le grandi opere sono necessarie quando si vuole scommettere sullo sviluppo. Una ferrovia
 che attraversa una galleria è meglio di 10mila camion al giorno, questo collegamento è
 fondamentale
 '' Rinunciare al tunnel di base verso la Francia sarebbe un disastro, significherebbe portare
 l'Italia a fare un passo indietro sulle infrastrutture e isolare i porti. Serve un impegno coerente
 sui grandi corridoi
 '' Se non si completa la Torino-Lione l'intero sistema di trasporto europeo rischia di risultare
 sottodimensionato. Sul tunnel del Brennero si va avanti, il trasporto su rotaia è una soluzione
 ai problemi creati dal trasporto su gomma
 '' Le infrastrutture sono indispensabili per la crescita del paese e per migliorare la qualità della
 vita. Collegamenti efficienti con l'Europa rendono le imprese più competitive, l'Italia non sia
 fanalino di coda negli investimenti
 MICHELE BAULI --> Presidente
 Confindustria Verona
 GUIDO GOBINO -->
 Artigiano del cioccolato
 membro di
 Exclusive Brands Torino
 Il cantiere. -->
 Si scava sul versante francese lungo l'asse
 del futuro tunnel
 di base da 57 chilometri
 LUCA ROMANI --> Ad Romani & C. Spa, azienda
  di logistica (Al)
 FEDERICO GIUDICEANDREA --> Assoimprenditori Alto Adige
 MARCO BONOMETTI -->
 Presidente Confindustria
 Lombardia

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 13/09/2018 - 13/09/2018                                             17
13/09/2018                                                                                diffusione:87661
Pag. 3                                                                                     tiratura:129277

                                                                                                             La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
 INTERVISTA Andrea Montanino (CsC)
 «Pesano le guerre commerciali»
 Nicoletta Picchio

 ROMA
 «Un dato cosi negativo è stato una sorpresa. Ci si aspettava un andamento leggermente
 positivo per la produzione industriale di luglio, circa +0,3 per cento. Ritengo che stia
 emergendo un problema molto forte di export». Andrea Montanino, direttore del Centro studi
 di Confindustria, commenta il trend della produzione industriale. «C'è un fattore di
 stagionalità e un decumulo di scorte da tenere presente. Ma è soprattutto evidente che calano
 i settori più orientati all'export come conseguenza delle tensioni commerciali su alcuni nostri
 partner importanti. Attenzione: anche in Germania a luglio la produzione industriale è calata
 dell'1,8 per cento. Con una domanda mondiale che rallenta e la tendenza del Pil al ribasso, in
 Italia ma non solo, è fondamentale che nella manovra in arrivo ci siano strumenti che
 accompagnino le aziende nel processo di trasformazione, in modo da essere sempre più
 competitive».
 Ci si deve muovere sul versante interno e su quello europeo?
 Il dato tedesco è significativo. Bisogna agire sui due fronti. A livello Ue bisogna essere chiari a
 favore di una linea di apertura al commercio. La tendenza alla chiusura di alcune nazioni Ue è
 pericolosa. E penalizza l'Italia che è un paese esportatore. Cala la produzione nella nostra
 principale destinazione di export, la Germania, e caliamo noi, specie nell'automotive che è il
 comparto in cui le relazioni tra i due paesi sono più forti.
 Il 3 ottobre presenterete le previsioni, a giugno avevate ipotizzato un rallentamento della
 crescita...
 Tutti gli indicatori parlano di un pil che si muove più lentamente. Di fronte ad un'economia in
 frenata la manovra economica dovrà tenere conto di due esigenze: il controllo della finanza
 pubblica, visto che il debito pubblico non è sceso nel periodo 2014-2017. E mettere al centro
 l'industria, fiore all'occhiello dell'economia. Siamo il settimo paese manifatturiero del mondo,
 dei 540 miliardi di export 2017 il 90% arriva dall'industria. La nostra produttività nelle
 aziende tra i 50 e i 250 addetti è comparabile se non superiore alla Germania. Bisogna
 allargare questa fascia facendo crescere le imprese.
 Per l'Istat anche il trimestre sarà negativo: condivide?
 Con questo dato di luglio anche se agosto e settembre saranno positivi sarà difficile invertire.
 Anche perché si faranno sentire alcuni elementi come il crollo del ponte di Genova, con un
 calo del traffico merci, e la fine della produzione della Fiat Punto nello stabilimento di Melfi.
 Una conferma di Industria 4.0 e il piano made in Italy?
 C'è da augurarselo. Gli effetti positivi ci sono stati e sarebbe opportuno dare continuità agli
 strumenti che hanno avuto un impatto positivo sull'economia reale.
 © RIPRODUZIONE RISERVATA
 Foto:
 CENTRO STUDI CONFINDUSTRIA
 «La politica ora si concentri sull'industria» dice il direttore Montanino (in foto)

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 13/09/2018 - 13/09/2018                                            18
13/09/2018                                                                               diffusione:87661
Pag. 3                                                                                    tiratura:129277

                                                                                                            La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
 oggi il consiglio bce
 Da dazi e Turchia i rischi per la crescita dell'Eurozona
 Isabella Bufacchi

 FRANCOFORTE
 Se tutto andrà come previsto dal mercato e come ampiamente anticipato dalla Bce,
 volutamente per non destare sorprese, il Consiglio direttivo guidato da Mario Draghi oggi sarà
 l'ultimo del Qe con acquisti netti di attività per 30 miliardi al mese.
 Se i dati più recenti confermeranno un'inflazione a medio termine che sta convergendo verso
 il target di un livello inferiore ma prossimo al 2%, la decisione di politica monetaria non
 convenzionale oggi manterrà il punto: dal prossimo mese, scatterà la riduzione a 15 miliardi
 degli acquisti netti mensili e questo ritmo resterà fino a dicembre.
 Finito il Qe, dal gennaio 2019 la Bce, tramite la Banca d'Italia, acquisterà BTp solo nell'ambito
 del massiccio programma di reinvestimento dei titoli in scadenza, del quale però finora si è
 saputo poco o nulla procedure e modalità. Alzare il velo sui meccanismi del reinvestimento
 oggi farebbe molto contento il mercato, ma i tempi potrebbero non essere maturi per questi
 dettagli che sono importanti perché tengono aperto un canale di politica monetaria
 accomodante.
 Il sostegno eccezionale del Qe, attivo dal marzo 2015, verrà comunque a mancare dall'anno
 prossimo, e questo è previsto sia confermato oggi dalla Bce: dal 2019 sarà il mercato
 soprattutto a stabilire prezzi, rendimenti e spread del debito pubblico, delle obbligazioni
 societarie e delle cartolarizzazioni, in base all'incontro della domanda e all'offerta ed alla
 percezione del rischio-Paese.
 Le novità in Bce oggi, se ci saranno, potrebbero riguardare piuttosto i numeri delle stime sulla
 crescita del Pil e fors'anche il linguaggio sui rischi. Il Consiglio direttivo potrebbe decidere
 modifiche in peggio, stando alle indiscrezioni raccolte ieri da Bloomberg.
 È possibile infatti che vi sia una lieve revisione al ribasso nelle nuove previsioni
 sull'espansione del Pil in termini reali nell'area dell'euro. Le proiezioni macroeconomiche dello
 scorso giugno avevano già indicato prospettive per la crescita del Pil in termini reali del 2,1%
 nel 2018, con una correzione al ribasso del 2,4% dallo scorso marzo, mentre erano rimaste
 invariate all'1,9% nel 2019 e all'1,7% nel 2020.
 Nel motivare la revisione in giugno, la Bce ha tenuto conto di una moderazione non
 inaspettata ma prevedibile dopo una crescita molto elevata alla fine del 2017 trainata da un
 forte export, confermando una crescita solida. Resta da vedere se questo arretramento verrà
 rivisto nuovamente al ribasso per il 2018 oppure la correzione questa volta potrebbe
 riguardare il 2019. Da capire anche se la moderazione continuerà a dipendere da una
 crescente incertezza e fino a che punto da fattori "temporanei".
 Un altro importante messaggio della Bce oggi riguarderà la valutazione dei rischi per le
 prospettive di crescita: il mercato ma anche le imprese e le famiglie saranno sollevate se i
 rischi resteranno "sostanzialmente bilanciati" nell'area dell'euro. Ma resta elevata la minaccia
 di maggiore protezionismo (per l'aumento dei dazi da parte dell'Amministrazione Trump) e il
 rischio del suo impatto negativo sulla fiducia, sulla domanda globale. La Bce controlla la
 variabilità nei mercati finanziari, e questa si è aggravata di recente con la crisi in Argentina e
 Turchia. Anche sul fronte Brexit il rischio di un "no deal" resta elevato. Non da ultimo,
 Francoforte monitora la forte turbolenza dei mercati relativamente a BTp e rischio-Italia.

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 13/09/2018 - 13/09/2018                                           19
13/09/2018                                                    diffusione:87661
Pag. 3                                                         tiratura:129277

                                                                                 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
 @isa_bufacchi
 © RIPRODUZIONE RISERVATA

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 13/09/2018 - 13/09/2018                20
13/09/2018                                                                                diffusione:87661
Pag. 5                                                                                     tiratura:129277

                                                                                                             La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
 confindustria
 Boccia:«Infrastrutture indispensabili per essere competitivi»
 «La Tav è un'esigenza del Paese. Su Genova tempi veloci , no gioco dei ricorsi»
 Nicoletta Picchio

 ROMA
 Dare al paese le infrastrutture di cui ha bisogno «è un atto di responsabilità». Vincenzo Boccia
 parla davanti agli oltre 200 imprenditori del Nord Italia riuniti a Torino a sostegno dei Grandi
 corridoi europei. E lancia un messaggio alla politica: occorre avere «una dotazione
 infrastrutturale per rendere le nostre fabbriche competitive fuori dai cancelli».
 Torino, e quindi in primo piano la Tav: «chiediamo al governo un confronto sui dati oggettivi e
 che si possa decidere con buon senso, realismo e pragmatismo, nell'interesse del paese. La
 Torino-Lione è una questione nazionale», ha detto il presidente di Confindustria.
 Ma anche l'emergenza Genova: «occorrono soluzioni e non conflitti. Le colpe lasciamole
 trovare alla magistratura. La soluzione è costruire il ponte entro un anno. Se non lo si farà
 sarà colpa del governo, non di altri, sia chiaro da subito». L'importante, ha continuato, «è che
 il ponte di Genova si faccia in tempi certi e si evitino conflitti potenziali tra istituzioni e tra
 istituzioni e imprese, che porterebbero i tempi ad allungarsi». Se si comincia con il gioco dei
 ricorsi, è la preoccupazione del presidente di Confindustria «il ponte non lo realizzeremo mai
 più e di operatori economici scapperanno. Ognuno si deve prendere le proprie responsabilità».
 E se nel governo si sottolineano le colpe del passato, «bisogna iniziare a parlare anche di
 colpe future».
 Le infrastrutture come precondizione per una società aperta e inclusiva, per collegare l'Italia
 al mondo è un tema su cui Boccia insiste da tempo. «Non si bloccano i cantieri, al massimo si
 discutono i progetti. Un paese che blocca i cantieri non ha i fondamentali dell'economia», ha
 continuato il presidente di Confindustria. E si è rivolto al ministro delle Infrastrutture, Danilo
 Toninelli: «farebbe bene a visitare il cantiere della Torino-Lione. Un ministro delle
 Infrastrutture non può essere contro le infrastrutture, altrimenti è un altro ministro. La Tav -
 ha aggiunto - non appartiene agli interessi di qualcuno, ma alle esigenze del paese. Significa
 fare i conti con le nostre potenzialità». Non abbiamo materie prime, abbiamo necessità di
 esportare, ha sottolineato Boccia. Le infrastrutture, in questo caso la Tav «hanno un ritorno
 oggettivo dell'investimento sull'economia reale, che non riguarda solo le opere in cantiere ma
 l'aspetto di un'Italia aperta all'Europa e di un corridoio che passa attraverso l'Italia. Ci
 auguriamo che questo possa contribuire a quella oggettiva soluzione che il governo
 vuole,capire l'impatto economico dell'opera», ha continuato, convinto che «non ho mai visto
 italiani felici con le fabbriche chiuse e decrescita, la felicità passa attraverso la crescita
 occupazionale, la competizione delle imprese, una dotazione infrastrutturale al livello della
 seconda manifattura d'Europa».
 Occorre evitare gli approcci ideologici, è il pensiero del presidente di Confindustria. Sul caso
 Genova Boccia si è soffermato sulla concessione ad Autostrade: «la magistratura sta facendo
 il bene suo lavoro. Non bisogna usare questa vicenda per aprire un fronte sullo Stato buono e
 il privato cattivo, sull'ideologizzazione delle nazionalizzazioni».
 © RIPRODUZIONE RISERVATA
 Foto:
 Concessioni --> .

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 13/09/2018 - 13/09/2018                                            21
13/09/2018                                                                            diffusione:87661
Pag. 5                                                                                 tiratura:129277

                                                                                                         La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
 Per il presidente degli industriali italiani Vincenzo Boccia (nella foto) sulla questione delle
 «concessioni meglio evitare approcci ideologici.
 Il Paese vuole soluzioni».

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 13/09/2018 - 13/09/2018                                        22
13/09/2018                                                                                diffusione:87661
Pag. 17                                                                                    tiratura:129277

                                                                                                             La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
 IL DISCORSO DI JUNCKER
 «L'euro dovrà pesare di più sui mercati mondiali»
 Tra le 18 proposte, la nascita della guardia di frontiera Ue e vigilanza Eba su riciclaggio
 Maggior ricorso al voto a maggioranza qualificata e lotta alle fake news
 B.R.

 strasburgo
 Si è voluto il più concreto possibile il presidente della Commissione europea Jean-Claude
 Juncker nel suo tradizionale discorso annuale sullo Stato dell'Unione pronunciato ieri qui a
 Strasburgo davanti al Parlamento europeo. L'ex premier lussemburghese ha presentato 18
 iniziative legislative, dall'immigrazione alle fake news, dalla cooperazione con l'Africa alla lotta
 al riciclaggio e al terrorismo, nel tentativo di rilanciare l'immagine di una Europa che
 protegge, dando anche all'euro un vero ruolo internazionale.
 In un contesto di grave euroscetticismo in tutti i paesi europei. Il presidente della
 Commissione ha voluto prima di tutto ricordare alcuni dei successi europei: «Nessun Paese da
 solo avrebbe potuto mettere in orbita 26 satelliti - ha detto -. Galileo oggi ha 400 milioni di
 utilizzatori in giro per il mondo». Nel contempo, l'ex premier lussemburghese ha ricordato che
 l'Unione europea rappresenta un quinto dell'economia mondiale e che 60 paesi hanno legato
 la propria valuta in un modo o nell'altro all'euro.
 Sul fronte programmatico, il presidente della Commissione ha messo l'accento su alcuni
 fronti. Prima di tutto, ha confermato che intende rafforzare l'agenzia comunitaria Frontex,
 dedicata al controllo delle frontiere esterne dell'Unione. Come anticipato in maggio, l'esecutivo
 comunitario vuole assumere 10mila nuovi doganieri, entro il 2020 e non il 2027, come
 proposto in precedenza. La proposta è ambiziosa perché nei fatti significa una controversa
 riduzione delle sovranità nazionali in un ambito delicatissmo.
 A proposito della scelta politica presa in giugno dai Ventotto di distribuire gli sbarchi di
 migranti in diversi paesi europei, anziché concentrarli in Italia, l'uomo politico ha insistito, in
 linea con la posizione del governo italiano, perché l'Unione «si doti di una solidarietà durevole
 e organizzata». Il tema è attualmente in discussione tra i governi nazionali, ma il dossier è
 delicato e i passi avanti molto limitati. Più in generale, per meglio gestire i flussi migratori da
 Sud, la Commissione vuole lanciare un nuovo partenariato con l'Africa.
 Bruxelles vuole inoltre presentare nuovi testi legislativi per contrastare i contenuti illegali su
 Internet, il terrorismo così come i tentativi di influenzare con fake news le elezioni in Europa;
 vuole anche che l'Eba, l'Autorità bancaria europea, abbia più poteri contro il riciclaggio, dopo
 una serie di scandali bancari. Tornando all'economia, il presidente della Commissione ha fatto
 notare che tuttora l'Unione importa l'80% del suo fabbisogno energetico in dollari, quando
 dagli Stati Uniti proviene appena il 2% delle materie prime. «È aberrante, ridicolo», ha detto
 Jean-Claude Juncker, promettendo di rivedere questa situazione e di promuovere il ruolo
 internazionale della moneta unica.
 Nei fatti, il presidente della Commissione europea ha voluto rilanciare l'immagine dell'Europa
 tra le fila di una pubblica opinione che ha perso entusiasmo per il progetto comunitario. Al
 tempo stesso, ha avvertito che il rischio dell'Unione è di perdere progressivamente influenza a
 livello mondiale, dinanzi all'emergere della Cina o nei confronti degli Stati Uniti. In questo
 contesto, ha proposto che «in alcuni settori» le scelte di politica estera vengano prese a
 maggioranza qualificata e non più all'unanimità, come sta avvenendo ora.

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 13/09/2018 - 13/09/2018                                            23
13/09/2018                                                                                 diffusione:87661
Pag. 17                                                                                     tiratura:129277

                                                                                                              La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
 Sul tema del populismo, il presidente della Commissione ha lodato «il patriottismo
 illuminato», mettendo in guardia contro «il nazionalismo malsano» e ricordando come «la
 guerra colse il continente di sorpresa nel 1914, dopo che il 1913 era stato per gli europei un
 anno tranquillo». Jean-Claude Juncker ha esortato alla «vigilanza» per evitare «un nuovo
 conflitto in Europa». Ha assicurato che «la sovranità europea nasce dalle sovranità nazionali,
 e non le sostituisce».
 A differenza che in passato Jean-Claude Juncker ha mantenuto nel suo discorso sullo Stato
 dell'Unione per così dire un basso profilo, un atteggiamento concreto, evitando eccessivi slanci
 retorici o inutili battute leggere. Soprattutto non ha voluto aizzare gli animi, affrontando di
 petto i partiti più radicali ed estremisti, come invece aveva fatto in passato. A otto mesi dalle
 prossime delicatissime elezioni europee, ha preferito usare lo strumento dei fatti, piuttosto
 che l'arma della retorica.
 © RIPRODUZIONE RISERVATA
 LE INIZIATIVE CHIAVE DEL DISCORSO DI JUNCKER
 1
 LOTTA al riciclaggio
 Troppi scandali
 Più poteri all'Autorità bancaria europea (Eba) contro il riciclaggio, dopo la serie di scandali in
 Lettonia, Estonia e Malta che hanno minato la fiducia nella vigilanza europea.
 Authority Ue
 La proposta della Commissione Ue affida all'Authority Ue il potere di chiedere alle autorità
 nazionali di aprire indagini sul riciclaggio. Se i regolatori nazionali non si attivano, l'Eba
 potrebbe impartire alle banche istruzioni dirette al fine di interrompere i flussi di denaro
 sporco. L'Eba farebbe anche da collettore delle informazioni sul riciclaggio nei Paesi Ue.
 2
 la polizia di frontiera
 Frontex rafforzata
 Trasformare Frontex in una Guardia europea delle coste e dei confini, con 10mila agenti in più
 entro il 2020, incaricata di sorvegliare il territorio dell'Unione e di partecipare alle operazioni
 di rimpatrio dei migranti.
 Una «vecchia» idea
 La proposta non è nuova, ma non è mai stata realizzata anche per la riluttanza di diversi
 Paesi a cedere quote di sovranità. A inizio giugno, la cancelliera Angela Merkel aveva parlato
 di trasformare Frontex in un corpo di polizia di frontiera. L'idea ha ripreso forza dopo la crisi
 scatenata dall'iniziale rifiuto dell'Italia di far sbarcare i migranti della Diciotti.
 3
 euro valuta globale
 Emancipazione dal dollaro
 «L'euro deve diventare lo strumento attivo di una nuova Europa sovrana». Lo slogan di
 Juncker esemplifica l'impegno formulato a rafforzare il ruolo internazionale della moneta
 unica, fino a farne una valuta di riserva globale in grado di rivaleggiare con il dollaro.
 «Aberrazione»
 Per il presidente uscente della Commissione, è «un'aberrazione» che la Ue paghi oltre l'80%
 dell'import di energia in dollari, quando quella in arrivo dagli Stati Uniti è solo il 2% del totale.
 Gran parte degli acquisti in valuta Usa arrivano da Russia e Paesi del Golfo.

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 13/09/2018 - 13/09/2018                                             24
Puoi anche leggere