COME CONTRASTARE IL CORONAVIRUS GRAZIE AD UN NUOVO ED INNOVATIVO DISPOSITIVO DI NANOTECNOLOGIA RFID
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COME CONTRASTARE IL CORONAVIRUS GRAZIE AD UN NUOVO ED INNOVATIVO DISPOSITIVO DI NANOTECNOLOGIA RFID Luciano Mion ed il suo Centro di Geobiologia e Naturopatia L.A.M.® Luciano Agostino Mion ha operato per più di trent’anni, e in vari settori di ricerca, all’interno della Olivetti Ing.C.&C. S.p.A. di Ivrea nota e primaria azienda tecnologicamente attiva a livello mondiale nel settore dell’elettronica. A partire dalla metà circa degli anni '90, a seguito dei problemi di salute che si manifestavano nelle persone che eseguivano nelle camere anecoiche il cablaggio dei microprocessori, ha messo a punto un metodo innovativo per contrastare e neutralizzare gli effetti alteranti dei campi elettromagnetici sulle persone mediante l'emissione di una serie di segnali elettromagnetici di ugual frequenza, ma di polarità opposta, rispetto ai segnali alteranti precedentemente campionati. Resosi conto ben presto delle straordinarie potenzialità di questa sua invenzione, che utilizza la tecnologia RFID passiva, ha fondato il Centro di Geobiologia e Naturopatia L.A.M. ® di cui è ad oggi il titolare. Il Centro nasce nella seconda metà degli anni '90 con lo scopo di effettuare ricerche sui danni prodotti dall'inquinamento elettromagnetico sulle persone, sugli animali, sulle piante e il resto dell’habitat e contrastarli efficacemente con una serie di prodotti che emettono una serie di campi elettromagnetici di polarità opposta rispetto a tutti quelli alteranti precedentemente rilevati che vengono ad essere così annullati sulla base di quell’assioma della fisica che afferma che “quando due campi elettromagnetici uguali ma di polarità opposta vengono a contatto, questi si attraggono e si annullano vicendevolmente” Le frequenze portanti necessarie per le comunicazioni tuttavia non vengono eliminate. In questo modo si può tranquillamente utilizzare la tecnologia senza doverne subire grandissima parte degli effetti collaterali indesiderati, compresi quelli della tecnologia 5G (vedi qui in specifico a riguardo del 5G https://www.geolam.info/wp-content/uploads/2019/09/5G-TEST-AMBIENTALE-SU-ALTERAZIONI-DA- IRRADIAZIONE-TELEFONIA-5G.pdf ) Qui di seguito uno schema esemplificativo del principio d'azione dei dispositivi e, leggendo il contenuto di questo link, in modo più approfondito https://www.geolam.info/wp-content/uploads/2019/04/COME- FUNZIONANO-I-BIOMAGNETI-AL-SILICIO-bettini.pdf
La collaborazione con medici e tecnici noti a livello nazionale ha permesso di creare nel corso degli anni dispositivi sempre più perfezionati e con raggi d'azione sempre maggiori. Oggi si arriva a dispositivi standard con un raggio d'azione di 200 (duecento) metri e su richiesta fino a 5.000 (cinquemila) metri, con cui sono stati recentemente bonificati dall’elettrosmog nella loro interezza ben 9 Comuni Italiani a scopo sperimentale e che per questo motivo hanno fornito riscontri testimoniati dai rispettivi sindaci altamente positivi, tra cui il miglioramento importante del processo respiratorio da parte di tutti loro https://www.geolam.info/wp-content/uploads/2020/04/dichiarazioni-sindaci-comuni-2020.pdf ® Inoltre da questi studi è emerso che la tecnologia dei Biomagneti al silicio L.A.M. poteva essere utilizzata non soltanto per contrastare gli effetti dell'inquinamento elettromagnetico, ma anche per inviare al sistema biologico ed in particolare al corpo umano dei segnali che, con ugual frequenza e polarità opposta, vanno ad eliminare i segnali bioelettrici collegati ad una moltitudine di patologie. Le frequenze di un organo sano e di uno affetto da una patologia sono rilevabili e memorizzabili tramite una Risonanza Magnetico Nucleare, detta anche RMN. Perché il nostro intervento sull’emergenza Coronavirus? Nell’anno 2019 Luciano Mion, su specifica richiesta di alcuni medici, ha effettuato uno studio e messo a punto 15 placchette per riequilibrare e rafforzare, tramite l'emissione di segnali bioelettrici mirati, 15 diversi apparati e sistemi del corpo umano, tra cui il sistema immunitario. Operando sulle frequenze di alcuni peptidi, in aggiunta ad altre rilevate attraverso strumentazioni di rilevamento bioelettronico medico, ha messo a punto una serie di dispositivi che testati hanno prodotto una modificazione del sistema vibrazionale dell'organo o dell'apparato di riferimento riequilibrandoli e riportandoli così nel contempo ad una armonia di funzione. La positività riscontrata ha evidenziato una sua possibilità di performance anche nei riguardi dei virus a DNA a singolo filamento, tra i quali rientrano il Coronavirus (felino) e il Coronavirus (suis), e a doppio filamento tra cui il Coronavirus (felino) facenti parte della stessa famiglia del Coronavirus COVID-19. ® A questo punto il Centro L.A.M. ha deciso di rilevare e memorizzare anche le frequenze del Coronavirus (COVID-19) e di altri virus e batteri per farle poi rilasciare, assieme ad altri molteplici segnali riequilibranti dal dispositivo denominato "Transmission Plus" con fase inversa, così da indebolirne fortemente la virulenza e gli effetti patogeni sulle cellule. Questo nuovo dispositivo denominato "Transmission Plus" produce una: 1-Emissione dei segnali di neutralizzazione delle frequenze elettromagnetiche di disturbo, create dall'inquinamento elettromagnetico, presenti nel dispositivo "Transmission",che contrasta anche il 5G, avente codice parafarmaco 923417101 2-Emissione dei segnali di riequilibrio bioelettrico dei 17 principali canali energetici MTC presenti nel dispositivo "Humanus", avente codice parafarmaco 974910705 3-Emissione dei segnali di riequilibrio bioelettrico,e conseguente rafforzamento dei 15 principali apparati e sistemi umani, rilasciati dalla placchetta globale “OMNIA” avente codice parafarmaco 979046683 4-Emissione in opposizione di fase (con uguale frequenza ma a polarità opposta) dei segnali elettromagnetici emessi dal virus COVID-19 e da altri virus e batteri.
I test già effettuati sul "Transmission Plus" hanno evidenziato un miglioramento dell'ossigenazione del sangue e del processo respiratorio, con conseguente rafforzamento specifico del sistema immunitario. Si ottiene questo risultato perché il sangue sotto effetto del dispositivo viene ad essere più fluido, trasportando così più ossigeno ai tessuti. Questo crea una migliore ossigenazione che aiuta a combattere il CORONAVIRUS che agisce in modo mirato a livello polmonare (vedi allegato A). I dispositivi messi a punto, di tipo Trasmission Plus, sono stati attivati con la procedura di ugual frequenza e fase opposta già utilizzata dai dispositivi normali che danno un risultato positivo nella persona non affetta da malattie così debilitanti. Miglioramento del processo respiratorio: smagnetizzazione e declusterizzazione dei globuli rossi • Perché il sangue venga ad essere più fluido, trasportando così molto più ossigeno a tutti i tessuti organici, lo si può capire nel momento in cui il dispositivo effettua la smagnetizzazione e conseguente declusterizzazione dei globuli rossi. Questo comporta che gli eritrociti hanno la membrana esterna nella maggior parte dei casi totalmente libera e sono pertanto in grado di compiere al meglio questa importante funzione ossigenatoria (Allegato B). Rafforzamento del sistema immunitario • La smagnetizzazione e conseguente declusterizzazione dei globuli rossi comporta allo stesso tempo una fortissima e immediata riattivazione del sistema immunitario rendendolo così maggiormente efficiente e reattivo nei confronti anche dei virus. Le frequenze inserite nel dispositivo agiscono per indebolire il più possibile l’attività (in termini di frequenze attive) del Coronavirus. Link filmato Video con microscopio in campo oscuro sulla migliore ossigenazione del sangue 16 marzo 2020 • Test con apparecchio ecografico color doppler Toshiba Apio 500 platinum La maggiore ossigenazione che si viene ad ottenere già dopo soli pochi minuti di utilizzo di questo nuovo dispositivo Transmission Plus è evidenziata da un test effettuato pochi giorni fa, in un centro medico a Crotone (Med-Systems) dove utilizzando l’eco-color-doppler indicato si è evidenziato ampiamente, in termini di dati tecnici, un incremento della velocità di flusso nell'apparato vascolare. I dati del test relativo alle prove effettuate su tre persone disponibili all’esperimento li trovate su questo documento linkabile www.geolam.info/wp-content/uploads/2020/03/med-systems-documento-firmato-test.pdf In fase di test sono stati effettuati anche due video che evidenziano il risultato positivo (nel n°1 la persona testata è priva di ogni dispositivo Geolam mentre invece nel n° 2 ad un certo punto viene fatto indossare alla stessa persona il Transmission Plus e i risultati sulla maggiore velocizzazione del sangue,con conseguente aumento dell’ossigenazione dell’intero organismo, avvengono praticamente da subito): 1. https://www.youtube.com/watch?v=GLa_jHgsQ0g&feature=emb_logo 2. https://www.youtube.com/watch?v=PSAuvXuUj14&feature=emb_logo Data la gravissima situazione attuale, riteniamo importantissimo valutare seriamente tali dispositivi e metterli a disposizione di medici ed autorità competenti per l'utilizzo e per ulteriori esperimenti. Questi prodotti possono essere realizzati velocemente e in grande quantità. Inoltre c'è anche la possibilità tecnica di produrre dispositivi ambientali "ANTI COVID-19" che potrebbero proteggere intere strutture sanitarie.
A seguire sulle pagine sotto gli allegati A e B Allegato A Coronavirus: i pazienti critici Mar 1, 2020 • Dott. Marco De Nardin (anestesista – rianimatore) Il sintomo principale dei pazienti critici, quelli di tipo C, è l’insufficienza respiratoria. Come inizia La mancanza di respiro, o insufficienza respiratoria, causata dal Coronavirus, è una forma di polmonite. Il virus si replica e si diffonde nell’apparato respiratorio e inizia a danneggiare le cellule del polmone. A questo punto il nostro sistema immunitario si attiva, come un esercito, e genera una forte risposta di difesa! Il nostro corpo però non è ben preparato al nemico, come un esercito che non conosce bene l’invasore e quindi avvia una risposta generica e non focalizzata. Questa è l’infiammazione: arrivano i globuli bianchi con tutto un contorno di armi generiche, pronti a combattere; si fa spazio all’arrivo delle truppe, si allargano le autostrade (vasi sanguigni) per fare spazio ai camion con soldati freschi in arrivo. E inizia la battaglia all’arma bianca. Conseguenze Sul campo di battaglia, che è il polmone, rimangono a terra man mano le truppe colpite. I globuli bianchi vengono rimpiazzati da altri globuli bianchi, arrivano altre truppe. Un po’ alla volta si accumula del materiale negli spazi tra le cellule del polmone che sono dedicate a processare l’Ossigeno e gli altri gas respiratori. Il processo di infiammazione è in atto. Cerchiamo di visualizzare il problema con delle immagini.
Questa che vedete è una immagine di un polmone normalmente areato, dove l’aria che viene scambiata per respirare è indicata in grigio scuro. Questa qui sotto invece è l’immagine tratta da un paziente con polmonite da Coronavirus: come potete vedere l’aria grigia presente nel polmone è molto poca, perchè viene sostituita da tutte le cellule infiammatorie, detriti ecc che “compattano” il polmone (parte bianca) e non consentono un ingresso e una diffusione dell’aria sufficiente per permettere all’individuo di ottenere abbastanza ossigeno.
Cosa accade dunque? Che la quantità di Ossigeno che riesce ad entrare nel polmone è troppo esigua e la persona percepisce un senso di “fame d’aria” e non riesce più a respirare. Rispetto agli altri pazienti con polmonite, inoltre, “il paziente con Coronavirus arriva alla fatica dei muscoli respiratori più tardi del tipico paziente con ARDS e bassa compliance: è falsamente tranquillizzante, ma può progredire subdolamente verso un peggioramento drammatico non anticipato da una grave dispnea a riposo” (1). Probabilmente i casi di sincope che abbiamo osservato nei video cinesi sono dovuti al fenomeno descritto sopra; pare infatti che questi malati, rispetto agli altri malati di polmonite, abbiano una maggiore tendenza all’abbassamento dei livelli di ossigeno nel sangue (1). Trattamento I pazienti critici vengono trattati in terapia intensiva. Ventilazione non invasiva Alcuni pazienti critici riescono a trarre beneficio da un aiuto alla ventilazione non invasivo, con dei caschi o delle maschere che aderiscono alla faccia e collegate ad un ventilatore che aiuta il paziente spingere l’aria nei polmoni ad ogni atto respiratorio. Tuttavia, nel caso della polmonite da Coronavirus questo tipo di ventilazione pare sconsigliabile perché: 1. molti pazienti devono successivamente essere sottoposti comunque a ventilazione meccanica invasiva; 2. durante la ventilazione non invasiva l’aria (e quindi il virus) esce dal paziente e può infettare comunque; 3. il paziente richiede comunque l’uso di un ventilatore che non può essere destinato ad altri pazienti. Ventilazione invasiva (o meccanica) Il trattamento più efficace dei pazienti critici con insufficienza respiratoria acuta da Coronavirus dunque è la ventilazione meccanica. Il polmone di questi soggetti diventa pieno di detriti e “rigido”, per cui la ventilazione non è efficace. Il senso della ventilazione meccanica ai pazienti con polmonite da coronavirus consiste nel riuscire a garantire l’adeguata ossigenazione in attesa che il quadro di infezione/infiammazione man mano si riduca. Sembra che la ventilazione meccanica precoce sia più efficace a garantire l’ossigenazione dei tessuti e sia legata in qualche modo ad un potenziale migliore outcome, ma ovviamente è presto per affermarlo con certezza. Qualora non fosse sufficiente la ventilazione meccanica a volte è disponibile anche un trattamento “eroico”, che consiste nell’utilizzo di una macchina che preleva il sangue dal paziente, lo ossigena esternamente al paziente e poi lo rifonde (ECMO). Le tecniche di rianimazione avanzata che vi abbiamo raccontato sono disponibili solo nelle terapie intensive. Ecco perché è fondamentale potenziarle nell’ottica di poter garantire il trattamento più efficace per il maggior numero di malati critici possibile. Allegato B Eritrociti (globuli rossi)
Gli eritrociti (anche globuli rossi o, ma più raramente, emazie) sono cellule del sangue, anucleate (cioè prive di nucleo) la cui funzione principale è quella di trasportare ossigeno dai polmoni verso i tessuti e anidride carbonica dai tessuti verso i polmoni. La forma degli eritrociti è discoidale biconcava, una forma che consente loro di schiacciarsi e rigirarsi con facilità nonché, avendo una superficie maggiore rispetto alla forma sferica, di incrementare significativamente gli scambi gassosi. Gli eritrociti vengono prodotti dal midollo osseo grazie a un complesso meccanismo a cascata definito eritropoiesi; lo sviluppo completo dei globuli rossi passa attraverso un processo di trasformazione di varie cellule intermedie; tale processo richiede un periodo che va dai 7 ai 10 giorni circa e la produzione viene controllata dalla quantità di ossigeno che arriva ai tessuti attraverso il flusso ematico; la produzione degli eritrociti da parte del midollo osseo viene stimolata dall’eritropoietina (nota anche come EPO, è una glicoproteina che viene sintetizzata soprattutto dal rene e in minima parte dal fegato e la sua produzione è regolata dalla concentrazione di ossigeno nel sangue. Gli eritrociti hanno una vita media di circa 120 giorni; la stragrande maggioranza dei globuli rossi che arrivano alla fine del loro fisiologico ciclo vitale vengono distrutti a livello della milza; questo processo è noto come eritrocateresi (anche emocateresi). Dal processo di eritrocateresi vengono ricavati diversi prodotti: ferro (che attraverso la transferrina viene trasportato fino al midollo osseo o al fegato), eme (trasformato in bilirubina con conseguente secrezione biliare) ed emoglobina (assorbita dal sistema reticoloendoteliale). Ogni giorno vengono generati circa 150 milioni di eritrociti al minuto e un numero equivalente di essi viene distrutto. Le fasi di formazione degli eritrociti Le fasi maturative attraverso le quali passano gli eritrociti sono le seguenti: proeritroblasti eritroblasti basofili eritroblasti policromatofili eritroblasti ortocromatici reticolociti eritrociti maturi Durante la prima fase le cellule prendono il nome di proeritroblasti; sono cellule rotonde il cui diametro oscilla tra i 15 e 22 micron. In questa fase il processo di mitosi si ripete molte volte. I proeritroblasti si trasformano poi in eritroblasti basofili; le loro dimensioni sono leggermente più piccole di quelle dei loro precursori (vanno dai 10 ai 14 micron). Anche in questa fase l’attività di mitotica è notevole. Gli eritroblasti basofili si trasformano in eritroblasti policromatofili; il loro nucleo è più piccolo di quello dei loro precursori; inizia a fare la sua comparsa l’emoglobina. Nella quarta fase si ha la trasformazione da eritroblasti policromatofili in eritroblasti ortocromatici; l’emoglobina inizia ad accumularsi e l’attività di mitosi è praticamente assente. La fase successiva è quella della trasformazione in reticolociti, così chiamati perché sono cellule in cui è presente un reticolo. Sono eritrociti immaturi; alla fine del processo di maturazione il nucleo viene espulso e si ha la formazione dei globuli rossi. Gli eritrociti maturi attraversano la parete dei cosiddetti sinusoidi (vasi sanguigni di piccole dimensioni presenti in alcuni organi come, per esempio, fegato, milza e midollo osseo) e passano nel circolo sanguigno. I reticolociti – Gli eritrociti che entrano in circolo conservano per circa un giorno dei residui citoplasmatici che finiscono per precipitare sotto forma di reticoli; queste cellule vengono pertanto denominate reticolociti; i reticolociti rappresentano una minima percentuale dei globuli rossi circolanti (dallo 0,5% al 2,5% è il range di normalità); un livello di reticolociti nella norma in presenza di un livello di emoglobina nella norma è indice di un’attività midollare normale. Un valore di reticolociti elevato (reticolocitosi) in presenza di un livello emoglobinico nella norma è indice di una perdita o di una distruzione di globuli rossi compensata da un aumento della produzione eritrocitaria da parte del midollo.
Un numero di reticolociti nel range di normalità, ma con livello emoglobinico inferiore alla norma, è indice di una inadeguata risposta dell’organismo all’anemia. Per riferirsi alle dimensioni degli eritrociti si utilizzano i seguenti termini: normociti (eritrociti di dimensioni normali) microciti (eritrociti di dimensioni diminuite) macrociti (eritrociti di dimensioni aumentate) In riferimento al loro colore (indice del grado di emoglobinizzazione) si distinguono eritrociti normocromici (globuli rossi di colore normale) eritrociti ipocromici (globuli rossi dal colore più chiaro) Gli indici eritrocitari Gli indici eritrocitari sono valutazioni utilizzate per definire il livello di adeguatezza delle caratteristiche dei globuli rossi, in particolar modo dimensioni e concentrazione emoglobinica. Gli indici eritrocitari sono i seguenti: MCV (valore corpuscolare medio) MCH (emoglobina corpuscolare media) MCHC (concentrazione corpuscolare media di emoglobina) RDW (ampiezza di distribuzione dei globuli rossi) HDW (indice di distribuzione della concentrazione di emoglobina). Gli indici eritrocitari possono essere d’aiuto nel definire le diverse tipologie di anemia. Eritrociti: gli esami di laboratorio La conta degli eritrociti (conta eritrocitaria) viene di norma effettuata nell’ambito dell’esame emocromocitometrico (o, più comunemente, emocromo, un esame di laboratorio che ha lo scopo di valutare le quantità dei principali costituenti cellulari del sangue). Un eventuale aumento o un’eventuale riduzione della concentrazione ematica degli eritrociti devono essere interpretati contestualizzandoli con altri parametri, in primis con quelli di emoglobina, ematocrito, conta reticolocitaria ecc. Generalmente, anche se non sempre, gli scostamenti dei livelli dei globuli rossi dai valori normali rispecchiano quelli di emoglobina ed ematocrito. Nel caso in cui, per esempio, i valori di globuli rossi, emoglobina ed ematocrito siano inferiori a quelli normali, il soggetto è affetto da anemia, una condizione di cui esistono moltissime forme. Se, al contrario, i valori di eritrociti, emoglobina ed ematocrito vanno oltre il range di normalità, ci troviamo di fronte a una condizione di policitemia. Esistono poi, condizioni intermedie che non sono sempre facili da interpretare e che richiedono un’attenta valutazione e, spesso, l’esecuzione di altri tipi di esame. In linea generale, quando il numero di globuli rossi è molto al di sotto dei valori normali, è minore la quantità di ossigeno che raggiunge i vari tessuti dell’organismo; se, al contrario, gli eritrociti sono troppi, il sangue tende a “ispessirsi”, la circolazione rallenta e si può andare incontro a diversi problemi. La conta degli eritrociti può risultare più bassa del normale in seguito a perdite ematiche che potrebbero essere legate ai motivi più disparati (per esempio, sanguinamenti cronici causati da tumori) oppure a causa di patologie che provocano una riduzione della produzione eritrocitaria. Eritrociti alti: le cause Altitudine Farmaci (eritropoietina, testosterone) Insufficienza respiratoria Nefropatie
Policitemia (morbo di Vasquez, morbo di Di Guglielmo) Shock e stress (malattia di Gaisböck) Talassemia Ustioni Eritrociti bassi: le cause Anemie aplastiche Anemie carenziali Anemie emolitiche Emorragia I valori di riferimento I valori normali dei globuli rossi nella donna variano fra 3,9 e 5,2 Mil/µl, nell’uomo, invece, vanno da 4,4 a 5,6 Mil/µl.
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