CIBO & VINO a firenze - GUIDA alla coppia perfetta in collaborazione con Andrea Gori

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CIBO & VINO a firenze - GUIDA alla coppia perfetta in collaborazione con Andrea Gori
CIBO & VINO a firenze
   GUIDA alla coppia perfetta

    in collaborazione con Andrea Gori
CIBO & VINO a firenze - GUIDA alla coppia perfetta in collaborazione con Andrea Gori
PREFAZIONE
Firenze è una meta turistica che poggia le sue più solide basi
su due elementi: l’arte e la buona cucina.
Ai tempi di Instragram, dove ormai sembra impossibile mangiare
qualcosa senza prima averlo fotografato, parlare di cibo diventa
quindi una priorità.

Abbiamo scelto così 7 ricette popolari e amatissime, perché non
si può dire di aver vissuto Firenze senza aver provato il cibo della
tradizione come i crostini di fegatini, la panzanella o una gustosa
bistecca. E dato che nessun pasto può ritenersi completo senza
un buon vino d’accompagnamento, accanto alle ricette troverete
alcuni suggerimenti per un abbinamento ad hoc. Senza tecnici-
smi e senza la pretesa di impartire regole assolute che in questo
campo non esistono, ecco una guida per rendere ancor più pia-
cevoli le vostre esperienze enogastronomiche: alla scoperta del
territorio anche nei momenti conviviali. Cheers!
CIBO & VINO a firenze - GUIDA alla coppia perfetta in collaborazione con Andrea Gori
Introduzione
Quale vino abbinare ad una ricetta oppure con quale piatto valorizzare una
particolare bottiglia? Questi gli interrogativi che animano da sempre il lavoro
di sommelier e appassionati di vino. Difficile stabilire se sia più corretto co-
minciare dal piatto oppure dal vino, ma spesso è sufficiente tenere a mente
qualche piccola regola. Anzitutto, un grande vino si abbina praticamente ad
ogni piatto, salvo rare eccezioni. In generale, un piatto di scarsa consisten-
za come una minestra o del crudo di pesce non potrà essere valorizzato da
un rosso corposo e tannico che riduce la nostra salivazione, impedendo di
apprezzare le note delicate del piatto, così come proporre un pezzo di carne
accompagnato da un vino leggero bianco o una bollicina può costituire una
scelta controproducente.

Accanto a queste regole generali, esistono infinite modalità di abbinamento
che seguono l’estro e la disponibilità del momento, come la ricetta che pos-
siamo preparare con quanto abbiamo in frigo oppure la voglia che abbiamo di
aprire una bottiglia.

L’abbinamento cibo e vino è materia delicata se si vogliono raggiungere sfu-
mature particolari che creino suggestioni e sapori nuovi, spesso inaspettati.
I migliori abbinamenti spesso si basano proprio su intuizioni legate alle note
aromatiche di un piatto o di un vino.

Vini e piatti molto profumati si sposano benissimo, mentre è buona norma non
servire vini molto profumati (come il Sauvignon o il Traminer) su piatti più de-
boli che ne risulterebbero snaturati nei loro sapori fondamentali.

Le carni provocano succulenza in bocca, soprattutto quelle rosse, quindi ben
vengano vini con struttura che riescano ad attenuarne la succulenza con i
loro tannini. Se c’è grassezza nel piatto che tende a sporcare il palato, si
raccomandano vini freschi ed effervescenti che rimettano in moto la nostra
degustazione.

Da evitare assolutamente vini secchi e con bollicine su piatti dolci: con queste
portate infatti il vino deve essere principalmente dolce oppure dotato di cor-
po e alcol piuttosto elevati. Infine esiste una sola regola d’oro che dobbiamo
sempre tenere a mente: l’abbinamento perfetto non esiste in termini assoluti,
così come non esistono schemi fissi, ad eccezione del vostro palato.
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Crostini con fegatini

I crostini di fegatini sono un grande classico della cucina toscana e vengono realizzati secondo molte
varianti, anche se simili tra loro. Gli ingredienti imprescindibili e comuni a tutte le ricette diffuse sul
territorio sono i fegatini di pollo, acciughe e capperi eventualmente sfumati con del vinsanto.

L’aspetto principale da tenere in considerazione nella scelta del vino è che si tratta di una preparazio-
ne tendenzialmente amara, dovuta al fegatino e all’acciuga che può stridere se abbinata ai vini rossi.
L’abbinamento deve essere conseguentemente bianco o anche dolce, qualora si scelga di ricorrere
al vin santo, ai passiti toscani o francesi. In tal caso, l’accostamento funzionerà al meglio solo se nella
ricetta è già presente l’utilizzo di un vino dolce, solitamente scelto per smorzare la componente amara
del piatto.

Un’altra alternativa particolare potrebbe essere un rosé delicato e con una punta di dolce come il Pink
Label de I Balzini da Barberino Val d’Elsa oppure il classicissimo Rosatello Ruffino.

Tra i bianchi, raccomandiamo Roero Arneis DOCG Pradalupo Fontanafredda, un vino capace di ap-
pagare naso e bocca. Per i più snob potete ripiegare sul nostro vino “orange” più famoso, ovvero il
Sassocarlo di Terre a Mano Fattoria Bacchereto a Carmignano (PO) a base di Malvasia e Trebbiano,
un vino che estrae dalle uve tanta sostanza e sapore che ben si amalgamano con la sapidità e il gu-
sto “umami” di fegatini, acciughe e capperi. Se volete osare le bollicine, il rischio è di avere troppa
durezza in bocca quindi meglio optare per una bollicina brut delicata, come ad esempio Opera Brut
Trentodoc Blanc de Blancs.
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La ricetta originale “Da Burde”:

I nostri sono crostini realizzati con gli ingredienti classici, senza vinsanto o vino bianco per sfuma-
re, solo con del buon brodo di zampa e gallina (rigorosamente vecchia). Il tutto viene lavorato a
mano completamente in modo che si senta la consistenza del fegatino e il suo sapore puro.

Ingredienti:

6 fegatini di pollo
2 acciughe sotto sale
Capperi, olio,burro, brodo di carne

Pulire i fegatini dal fiele e dopo averli fatti a pezzetti cuocerli velocemente in un po’ di olio extraver-
gine d’oliva (ricordate il detto secondo cui “baccalà, fegato e ova più che coce e più che assoda”).

Tritarli grossolanamente insieme alle acciughe diliscate e rimetterli sul fuoco aggiungendo un
cucchiaio di capperi, anch’essi tritati ma non troppo. Regolare di sale (attenzione: le acciughe
sono salate!) e eventualmente aggiungere del brodo per finire la cottura. In ultimo aggiungere
una noce di burro.

Arrostire delle fette di pane, preferibilmente casalingo, e dopo averle bagnate inzuppandole nel
brodo caldo distribuirci sopra l’impasto preparato. Servire caldo o al massimo tiepido

Da accompagnare con:

Roero Arneis DOCG Pradalupo Fontanafredda
Rosatello Ruffino Rosè
Sassocarlo di Terre a Mano Fattoria Bacchereto a Carmignano (PO)
Opera Brut Trentodoc Blanc de Blancs
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Panzanella

Un piatto che più semplice non si può ma che nasconde mille varianti. Pur restando solo a Firenze e
non scendendo a Roma (che ha una sua panzanella), qui trattiamo quella classica con pane toscano
ammollato in acqua e aceto successivamente strizzato e condito con sale, olio, pomodoro cuore di
bue o comunque rosso taglio grande, basilico, cipolla e cetriolo.

Alcune varianti riguardano l’uso di olive, tonno, insalata e altro, anche se a renderla impegnativa
nell’abbinamento ci pensano già la cipolla e il cetriolo, due ingredienti che mettono fuori combatti-
mento vini rossi con tendenza erbacea, ovvero quasi tutti quelli basati su Cabernet Sauvignon (zona
Bolgheri e costa Toscana). Rimane spazio per tanti vini rossi a base sangiovese ma molto leggeri,
come alcuni Chianti Colli Fiorentini o Senesi o anche zona Rufina.

È ovviamente tra i bianchi che dovremmo dirigere la nostra scelta, giocando con gli aromi e la fre-
schezza del pomodoro: andranno benone sia un Vermentino della Costa come quello appena pre-
sentato da Banfi, la Pettegola oppure il Vermentino IGT Emilio Primo, 100% biologico e prodotto dalla
fattoria Terre del Marchesato a Castagneto Carducci.

Come bollicina una scelta inconsueta potrebbe essere il Metodo Classico Terza Via di Marco de Bar-
toli prodotto a Marsala da uve Grillo che risulta fresco ma morbido e saporito, tanto che non stride
sul pomodoro per adicità e rilancia con la freschezza sul basilico e la cipolla. Se volete un metodo
classico più ricco, provate un Franciacorta come il Brut de Il Mosnel, un classico con un equilibrio
sempre perfetto.
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La ricetta:

Secondo alcuni il nome “panzanella” deriverebbe dall’unione di pane e zanella (ovvero zuppiera)
o semplicemente da Panzana, espressione con cui si era soliti indicare la pappa.
Un piatto che risalirebbe all’uso contadino di bagnare il pane secco, mischiandolo con le verdure
dell’orto. In base ad altre testimonianze, la panzanella sarebbe nata a bordo dei pescherecci,
dove i marinai immergevano il pane raffermo nell’acqua del mare, mischiandolo con qualche
pomodoro.

Ingredienti:

200 grammi di pane casalingo raffermo
2 pomodori maturi
1 cipolla rossa e 1 cetriolo
basilico, olio, sale

Mettete il pane in a mollo nell’acqua fredda e, appena ammorbidito, strizzatelo bene e sbriciola-
telo in una zuppiera. Pulite accuratamente le cipolle e tagliatele a fettine sottili, unite il basilico
spezzettando le foglioline con le dita e condite le verdure con l’olio, l’aceto e il sale.
Aggiungete le verdure condite al pane sbriciolato, unite i pomodori a fette e amalgamate bene.
Aggiungete altro olio e sale se necessario, perché la panzanella risulti ben condita, fresca ed
appetitosa. Lasciare riposare al fresco prima di servire.
Arrostire delle fette di pane, preferibilmente casalingo, e dopo averle bagnate inzuppandole nel
brodo caldo distribuirci sopra l’impasto preparato. Servire caldo o al massimo tiepido

Da accompagnare con:

Pettegola IGT 2012 Vermentino Banfi
Vermentino IGT 2012 Emilio Primo Terre del Marchesato
Metodo Classico Terza Via di Marco de Bartoli Sicilia
Franciacorta Brut DOCG Il Mosnel
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La bistecca alla fiorentina

Con la bistecca alla fiorentina servirà dunque un vino rosso di corpo importante ma non esagerato, con
intensità notevole al naso ma non altissima e che soprattutto che non porti alcuna nota di amaro in bocca,
in quanto striderebbe con il bruciaticcio carbonizzato che troviamo sempre sulla superficie della carne e
che fa parte del suo fascino.

Inoltre il vino deve avere un tannino importante ovvero deve essere in grado, se bevuto da solo, di farvi
percepire quella sensazione non del tutto piacevole di secchezza delle gengive e del palato.

Il nostro abbinamento ideale parte sempre dal Sangiovese, declinato in una versione non così complessa
e importante come un Brunello di Montalcino ma in versione più gentile come nel Nobile di Montepulciano.
Avete quindi libertà di scelta tra etichette più classiche come il Nobile di Boscarelli o o Le Bertille e altre
di stampo più moderno come Poliziano e Salcheto, tutte aziende capaci di dare freschezza e intensità al
Sangiovese di Montepulciano senza perdere la sua forza.

Alternativa molto valida e quasi sullo stesso piano è quella di un Chianti Classico della zona storica,
ovvero Radda, Castellina o Gaiole in Chianti, i tre comuni dove la finezza del Sangiovese è maggiore e
l’intensità non supera mai l’eleganza. Scegliete una riserva piuttosto che un’annata, anche se vi costerà
qualcosa di più vi saprà ripagare con profumi di ciliegia, amarena, liquirizia e tabacco capaci di “condire”
al meglio qualsiasi Fiorentina.
Tra le Riserve, scegliete Il Campitello di Monteraponi da Radda, la Riserva di Fizzano di Rocca delle Ma-
cie Tenuta Sant’Alfonso (se amate un sorso più morbido) mentre a Gaiole due nomi per andare sul sicuro
come BAdia a Coltibuono o Castello di Ama.

Se volete osare, optate invece per un abbinamento tra bistecca e champagne.
Qualunque testo di sommelier sconsiglierebbe questo abbinamento, per via dell’eccessiva succulenza
della carne, impossibile da asciugare con la bassa componente alcolica dello Champagne.

Al contempo però vi possono essere delle eccezioni: è possibile infatti che siate in cerca di un abbinamen-
to in cui il sapore della carne prevalga, mentre il vino si limiti ad accompagnare il boccone senza poter
aggiungere molto. Inoltre è da considerare il fatto che quando il boccone di carne comprende una discreta
percentuale di grasso, la bollicina e le sensazioni agrumate di alcuni Champagne possono essere esaltate
e risultare molto piacevoli.

Cercate ad esempio un vecchio millesimato (2000 o 1999) La Classe M di Montaudon invece ha bollicina
più lieve e soprattutto più corpo con un’acidità meno marcata e una gamma di sensazioni più morbide e
anche l’ottimo 2000 di Charles Heidsieck

La ricetta:

Un grande classico delle nostre tavole, al quale segue sempre un momento di apertura del vino. Nessuno
infatti può farsi scappare l’occasione di gustare un buon rosso insieme alla bistecca.

Ingredienti:

1,5 kg di lombata di vitellone di razza chianina
sale

Mettete la bistecca senza condimento su una griglia di fil di ferro arroventata, dove i carboni che alimen-
tano il fuoco abbiano fatto un po’ di cenere. Il calore emanato scalderà in pochi minuti la carne anche
sui due lati. Da evitare assolutamente l’utilizzo di piastre, griglie a gas, elettriche, con pietra refrattaria e
simili.

La carne inizialmente deve essere collocata vicinissima ai carboni, affinché si possa formare una crosta
e il succo non fuoriesca. Successivamente dopo il primo minuto di cottura deve essere posta su di un
fuoco più gentile. La bistecca deve essere girata una sola volta e deve cuocere dai 3 ai 5 minuti per par-
te. Appena cotta, potete aggiungere iI sale e servirla.
Da accompagnare con:

Nobile di Montepulciano Boscarelli DOCG 2009
Nobile di Montepulciano Contucci DOCG 2009
Chianti Classico Riserva il Campitello Monteraponi DOCG 2009
Chianti Classico Riserva di Fizzano Rocca delle Macie DOCG 2009
Chianti Classico Riserva Castello di Ama 2008
Chianti Classico Badia a Coltibuono 2010
Champagne Classe M Montaudon
Champagne Charles Heidsieck Millesime 20
La pizza

Il tema più ostico e difficile da risolvere quando si parla di pizza è sempre quello di trovare un locale
che offra una carta dei vini interessanti, andando oltre il classico Muller Thurgau d’ordinanza, un paio
di vini campani e siciliani, occasionalmente qualche bollicina di livello e poco più. Anche qui è possi-
bile togliersi delle soddisfazioni prestando qualche attenzione in più nella scelta del vino. In questo
caso l’abbinamento dipenderà dal condimento che metteremo sulla pizza. Partendo dalla classica
pizza margherita o marinara, non si scappa da quelli che sono gli accostamenti più classici, seppur
poco conosciuti al di fuori della Campania, ovvero un Gragnano Rosso (leggero e profumato, appena
frizzante) e l’Asprinio d’Aversa , il famoso spumante casertano prodotto da uve allevata nella spalliera
aversana, una grande attrazione enoica turistica mondiale.

Trattandosi di due vini molto difficili da trovare nelle pizzerie fiorentine, potete ripiegare con un Morel-
lino di Scansano giovanissimo (si trovano in vendita vini pochi mesi dopo la vendemmia, come il Mo-
rellino di Scansano di Poggio Argentiera o quello di Cecchi Valle delle Rose ) e sui bianchi per giocare
sull’aromaticità del basilico, optando per su un Vermentino della Costa Toscana (Litorale di Cecchi
o il classico Bianco di Bolgheri di Michele Satta) oppure dalla Sardegna (in particolare la zona della
Gallura, per esempio il Genesi di Cantina della Gallura, sempre un ottimo rapporto qualità / prezzo).

Grandi possibilità anche per i rosati come quelli pugliesi, ad esempio l’ottimo Rosato del Salento di
Cantele da uve Negroamaro facilmente reperibile in città, oppure ma anche qualche sorpresa chian-
tigiana, a patto che non siano eccessivamente duri e scontrosi. Quando invece gustiamo pizze più
elaborate, possono entrare in gioco le bollicine. Protagonisti assoluti, oltre a Prosecco (però solo in
versione Brut che in versione Extra Dry risulta troppo dolce), anche Franciacorta e Champagne.
La ricetta:

L’impasto per pizza è una preparazione con farina, acqua, lievito, olio e sale utilizzerete per rea-
lizzare tutte le pizze che desiderate. Ricordate di preparare l’impasto per la pizza almeno un paio
di ore prima di infornarle, per consentire così una buona lievitazione.

Ingredienti:

Acqua (circa 600 ml)
Olio extravergine di oliva (6 cucchiai)
Zucchero (2 cucchiaini)
Sale (fino 20 gr)
Lievito di birra (25 gr)
Farina (0,1 kg circa)

Sciogliete a parte 20 gr di sale in un altro bicchiere d’acqua tiepida, aggiungete l’olio e inseriteli
nella farina. Prendete po’ di farina e la restante acqua tiepida, che integrerete nell’impasto mano
a mano, fino a raggiungere la consistenza desiderata, che deve essere morbida ed elastica.
Continuate ad impastare fino ad ottenere un impasto liscio e consistente, con il quale formerete
una palla che andrete ad adagiare in una capiente ciotola. Coprite la ciotola con un canovaccio
pulito e riponetela in un luogo tiepido e lontano da correnti d’aria, come il forno spento di casa
vostra. Attendete che l‘impasto abbia raddoppiato il proprio volume (circa un’ora e mezzo) e poi
procedete alla stesura della pasta per la pizza.

Quando la pasta degli stampi sarà lievitata, cospargetela con i pomodori, salate, irrorate con poco
olio e cuocete in forno caldo a 250° per circa 10 minuti. Ritirate, distribuite sulla superficie della
pizza la mozzarella, foglie di basilico, un filo d’olio e ponete di nuovo in forno per circa 10 minuti.

Da accompagnare con:

Piedirosso Santacosta
Asprinio d’Aversa Grotta del Sole Spumante Brut
Morellino di Scansano PoggioArgentiera DOCG 201
Vermentino della Costa Principe Corsini La Marsiliana 2012
Genesi di Cantina della Gallura DOCG 2011
Rosato del Salento di Cantele IGT Salento 201
Una bollicina (di Champagne) per ogni pizza

CHARPENTIER JACKY -Villers Sous Chatillon Brut reserve
Da Pinot Meunier quasi in purezza, uno champagne di corpo deciso e fruttato senza particolare
note amarognole, al naso non finissimo ma dotato di una persistenza interessante. Si è dimo-
strato molto eclettico e capace di star dietro sia alla grassezza della quattro formaggi che alla
focaccia provola e prosciutto. Date le sue caratteristiche “neutre” dal punto di vista gustativo,
praticamente è un passepartout molto valido.

CHAMPAGNE RENE’ GEOFFROY -Cumieres 1 er cru Rose’ de Saignée
Rosato atipico e un po’ austero, ma piacevolissimo sulla margherita alla ricotta e bufala, con una
persistenza ben superiore alla pizza che crea un bel gioco tra la carnosità alcolica e note di lam-
pone e la consistenza e aroma della bufala.

JACQUES LASSAIGNE – Montgueux BRUT BLANC DE BLANCS CUVE’ LES VIGNES MONTGUEUX
Particolarmente apprezzato in virtù della sua persistenza e finezza, con note minerali spiccate e
una penetrante nota di miele speziato. Di difficile abbinamento anche in virtù del suo retrogusto
amarognolo, è consigliato solo con calzoni o pizze con molta pasta.

CHARLES HEIDSIECK Brut Reserve
Brut Reserve, distinto e intenso, ampio e sontuoso con note dolci di ginestra e pesca, bocca se-
riosa con filo di dolcezza accattivante, signorile e piccante , ottimo su pizze alla salsiccia e ben
speziate

GH Mumm Champagne Millésimé 2004
Fruttato ricco e carnoso, vaniglia e tabacco, finale penetrante e gioioso, molto immediato e per-
sistente, da utilizzarlo al meglio su pizze con una bella componente di formaggio pungente e
intenso anche al limite un poco amarognolo come gorgonzola e simili

VEUVE CLICQUOT Champagne Rosè
Uno champagne con lo stile “Veuve” in bella evidenza quindi struttura e intensità, ottenuto con
ben un 12% di vino rosso sa di rosa e glicine, biancospino e rosa di pesca, bocca di soddisfazio-
ne femminile e di una certa durata, da pizze con aromi intensi e verdure, senza disdegnare noci
e altre componenti molto grasse e persistenti.
LA PAPPA AL POMODORO

Noi toscani amiamo le zuppe, non le minestre. Sembra una disputa semantica, ma è l’orgoglio del di-
verso. Sarà per la “palla medicea” fregiata del giglio di Francia, ma qui da noi le zuppe si fanno senza
la pasta dentro.

La pappa la pomodoro è un’alchimia semplice che necessita di pochi ingredienti. L’idea è geniale
consiste nel legare un brodo con del pomodoro e farne una crema, senza ricorrere a burro/farina,
bensì con l’avanzo che trovate nella madia: il pane. L’ingrediente insostituibile è infatti il pane toscano
cotto a legna, raffermo e non fresco. Per il pomodoro l’ideale è quello fresco, ma in alternativa potete
usare anche il pelato.

Su tale semplicità e delicatezza, appena rafforzata dalla bella intensità dell’aggiunta di olio, come si
risponde nel vino? La presenza del pomodoro ci impedisce di usare vini bianchi o bollicine esagerata-
mente acidi, in quanto la componente acida del piatto è già alta. Se la vostra scelta resta comunque
orientata su un bianco, consigliamo prodotti di una certa rotondità e morbidezza, come alcuni Pinot
Bianco dell’Alto Adige tipo quello di Peter Zemmer, della Bassa Atesina, o il pluripremiato Pinot Bian-
co di Hans Terzer, enologo della Cantina di San Michele Appiano. Di questa cantina da provare ovvia-
mente il “top” Sanct Valentin St. Michael Eppan Weissburgunder 2010, con naso con tocco leggero
di legno e cannella, cipria, glicine e pesca bianca dolce.

Bocca molto sapida, finale fruttato ed elegante, ma anche il Pinot bianco Schulthauser leggermente
più economico ma molto floreale, con profumi che sanno di fior di pesco, susina, cumino e minerale.
Uscendo dall’Alto Adige e tornando in Toscana cercate tra le Vernaccia di San Gimignano del locale
e qualche Selezione di livello come quella del Colombaio di Santa Chiara o la mitica “È” di Mattia
Barzaghi, il giovane che ha saputo reinventare un territorio e la qualità di un vino, lavorando sulla scia
del grande Panizzi che ancora oggi con le sue Vernaccia (specie la selezione Santa Margherita) ha
creato uno stile moderno per questo vino antichissimo.

Scendendo lungo lo stivale, provate i grandi vini dell’Umbria ben rappresentati dal Grecante di Marco
Caprai e dal suo nuovissimo Cuvèe Secrete, sapido, intenso e minerale e dalla composizione rigoro-
samente segreta. Infine, nella bella Sicilia vi consigliamo opporre alle note dolci del pane della pappa
al pomodoro la sapidità di un Grillo, come il nuovo Sur Sur di Donnafugata, lieve ma indimenticabile
come la carezza del vento estivo su una spiaggia.

La ricetta originale “da burde”
La tradizione vuole che questo piatto abbia origine a Siena. Come la maggior parte dei tipici piatti
toscani, viene dalla cucina povera contadina. Proprio per questo la pappa al pomodoro è sempre
stata molto diffusa, infatti dopo secoli di pranzi ogni famiglia ha la sua personale versione che
prevede varianti e aggiunte.

Ingredienti:

1 cipolla rossa (se volete anche 2 spicchi d’aglio),
1 kg di pomodori rossi (meglio se “fiorentini”)
pane casalingo cotto a legna raffermo
olio, sale, pepe e basilico appena colto

Far appassire la cipolla affettata finemente in un po’ di olio extravergine di oliva e aggiungervi i
pomodori rossi precedentemente scottati e pelati e fatti a pezzetti (si può eventualmente usare
anche un barattolo di pomodori pelati) e far cuocere per un quarto d’ora circa.
Salare pepare e allungare con un paio di litri di acqua brodo. Far bollire e unirvi 4 o 5 fette di
pane raffermo. Cuocere fino a che il pane non diventa una pappa e, se necessario, aggiungere
dell’acqua per arrivare alla consistenza desiderata.

Poco prima di toglierla dal fuoco aggiungere qualche fogliolina di basilico appena colto e fatto a
pezzettini con le mani. Servirla tiepida. Ogni commensale aggiungerà poi una “C” di buonissimo
olio extravergine di oliva e, se gradito, anche del parmigiano grattugiato.
Da accompagnare con:

Pinot Bianco dell’Alto Adige Peter Zemmer DOC 2012
Pinot Bianco dell’Alto Adige St Michael Eppan Sankt Valentin DOC 2012
Vernaccia di San Gimignano E’ Mattia Barzaghi DOCG 2011
Grecante IGT Umbria Marco Caprai 2011
Sur Sur Donnafugata Sicilia DOC 2012
La finocchiona

La finocchiona è il salume fiorentino per antonomasia, quello maggiormente legato alla sua storia e
alle sue tradizioni. Al nome della finocchiona viene ricollegato il verbo “infinocchiare” ovvero truffare,
ingannare qualcuno, espressione che trae origine proprio dall’usanza dei mercanti fiorentini di far
assaggiare il vino ai potenziali clienti dopo aver servito loro del finocchio come spezia in un piatto o
sotto forma di infuso. L’aroma intenso e penetrante del finocchio infatti interferisce con la percezione
del vino, soprattutto quello rosso, coprendo eventuali cattivi odori.

Per questi motivi, abbinare il vino alla finocchiona rischia di diventare un esercizio molto difficile, che
potrebbe finire per penalizzante per il vino stesso. La finocchiona presenta una forma cilindrica clas-
sica, in genere più grande di un salame normale, dal colore sempre rosato, una grande occhiatura di
grasso ma soprattutto un sapore e un profumo intenso di pepe e finocchio.

Presentando queste caratteristiche, il salume non può che legarsi bene a bianchi aromatici ma di
grande corpo come uno splendido Gewürztraminer altoatesino di Elena Walch Kastelaz (classico
rosa lychees e una fragranza incantevole , bocca succosa e saporita gessosa e dal finale di pesca),
oppure quello di Armin Kobler o ancora quello di Ritterhof “Crescendo” (naso di pesca gialla e molto
fruttato, bocca carnosa e sapida, finale croccante) per non parlare del top assoluto, ovvero quel Nus-
sbaumer di Cantina Termeno che è diventato uno dei vini italiani più famosi oggi: un vino fine e sottile,
che profuma di acacia e rosa gialla, piacevole per la profondità inaudita e una dolcezza subliminale.

Restando in Toscana, dove mancano vini con tanta intensità aromatica, tocca andare su un rosso
oppure un rosato di struttura. Pescando tra i rossi, tra i vini che non hanno paura della finocchiona
troviamo i Rosso di Montalcino come quello stupendo di Mastrojanni dalla bella bottiglia con il sigillo
rosso, il classicissimo Canalicchio di Sopra anche se il grande classico, se avete qualche euro in più
da spendere, è sempre Biondi Santi e la sua classe cristallina. Benissimo anche i Rossi di Montepul-
ciano e in genere seguendo il Sangiovese in purezza ma in versione leggera.
Salendo in Piemonte tanta soddisfazione si trova abbinandola con il Dolcetto, vino da tavola piemon-
tese tradizionale, profumatissimo ma con pochi spigoli, nella versione molto fruttata di Fontanafredda
con il suo La Lepre Dolcetto d’Alba oppure il più complesso San Fereolo di Nicoletta Bocca (a Doglia-
ni) e Clavesana “Siamo Dolcetto”.

Fate un tentativo con il Trentodoc, una bollicina sempre valida e da riscoprire come Altemasi Brut
Millesimato, un blanc de blancs (solo da Chardonnay) che si svela nel berlo molto più complesso di
quanto si possa immaginare dal suo naso agrumato e invitante.

La ricetta A CURA DI MARIO MARIOTTI:
Ecco infine una ricetta inconsueta e assolutamente goduriosa a cura di Mirco Mariotti, produttore di
vino romagnolo nella zona del Fortana (un vino difficilissimo da trovare da noi ma piuttosto comune in
Romagna nel Ferrarese), per realizzare un hamburger d finocchiona.

INGREDIENTI:
Finocchiona
pane toscano
olio extravergine

Sulla griglia mettere una fetta di finocchiona di un paio di cm e rosolarla da entrambi i lati (4-5 minuti
in totale). Da una fetta di pane toscano, ottenere un paio di dischi di mollica del diametro della finoc-
chiona, spennellarli con olio extravergine e porli all’ultimo per pochissimi secondi sulla griglia, giusto
per asciugarli. Assemblare il tutto a mo’ di hamburger da fast food e servire con un filo d’olio.
Per questa versione “grigliata” come abbinamento si raccomanda un bel bianco profumatissimo e
corposo, oppure anche un rosso leggero ma intenso come il Rosae Mnemosis di Villa Petriolo.

DA ACCOMPAGNARE CON:
Gewürztraminer Alto Adige Elena Walch Kastelaz 2011
Gewürztraminer Alto Adige Armin Kobler “Feld” 2011
Gewürztraminer Alto Adige Ritterhof “Crescendo” 2012
Rosso di Montalcino DOC Mastrojanni 2010
Rosso di Montepulciano Poliziano DOC 2011
Rosae Mnemosis Chianti DOCG Fattoria di Petrolo
IL GELATO

In generale, l’abbinamento deve essere fatto con vini dolci, alcolici a lunga persistenza, elemento
fondamentale per garantire in bocca un bel gioco di rimandi con il gelato artigianale. Non tutti i ge-
lati hanno però la stessa consistenza: la nocciola o il pistacchio necessitano ad esempio di un vino
dall’acidità più elevata rispetto ad un gusto a base frutta o cioccolato senza latte. Terzo aspetto da
considerare è poi la concordanza aromatica, ovvero associare profumi e sensazioni simili: unire il Bra-
chetto e sorbetto alla frutta, il gelato al cioccolato con il Porto oppure la crema alla vaniglia e Malvasia
è sempre un’ottima scelta.

Oltre agli abbinamenti più classici, è possibile sperimentare un vino passito molto ricco (malvasia,
moscato, sauvignon) come il Botrys, ottimo con la nocciola per arricchimento ma anche perfetto sul
gelato di fico fresco per concordanza con i suoi profumi di fico secco. Inaspettato quanto eccellente è
poi il risultato ottenuto dall’accostamento tra Crema al Vin Santo e Marsala. Ricordiamo ancora una
volta che non tutti i gelati hanno la stessa consistenza, la medesima grassezza e non tutti sono a base
latte. Ad esempio la nocciola o il pistacchio necessitano di un vino dall’acidità più elevata rispetto ad
un gusto a base frutta o cioccolato senza latte (come il Nero Assoluto di Carapina).

Un’altra opzione può essere poi la concordanza aromatica, ovvero scegliere di abbinare profumi e
sensazioni simili (vedi Brachetto e sorbetto alla frutta), gelato al cioccolato e Porto oppure Crema alla
Vaniglia e Malvasia. Al contrario, l’abbinamento più essere realizzato anche per contrapposizione
aromatica, come nel caso della menta insieme al fruttato intenso del Granello.
Un vino passito molto ricco (malvasia, moscato, sauvignon) come il Botrys si abbina molto bene con
quasi tutti i gusti: ottimo con la nocciola per arricchimento ma anche perfetto sul gelato di fico fresco
per concordanza. Inaspettato ma gradito eccellente il risultato di crema al Vin Santo con Marsala che
offre come risultato in bocca un mascarpone al gusto di Marsala invitante.

La ricetta del gusto Buontalenti:

Anche il gelato ha una storia tutta toscana. Si racconta che Ruggeri, un pollivendolo fiorentino vissuto
nel ‘500, partecipò ad una gara indetta dai Medici per “Il piatto più singolare che si fosse mai visto”,
presentando un dolce gelato. Vinta la gara culinaria, il successo fu tale che l’uomo divenne pasticcere
alla corte di Caterina de’ Medici in Francia.

Il gusto tipicamente fiorentino venne poi ideato dall’architetto Buontalenti, nel corso di una visita di
alcuni ambasciatori spagnoli a Firenze. Per l’occasione, l’artista elaborò una nuova ricetta a base di
latte, miele, tuorlo d’uovo e un tocco di vino: il risultato fu quel gusto inconfondibile che ancora oggi
porta il suo nome. La crema del buontalenti venne poi brevettata in tempi recenti dalla Gelateria Ba-
diani di Firenze che tutt’ora lo prepara con una ricetta segreta. Quella della signora Evelina Bottai che
vi proponiamo noi si avvicina molto al gusto originario.

INGREDIENTI:

1 lt latte
250 gr zucchero
5 uova intere
1 lattina da 250 di latte condensato zuccherato (o tubetto)
0,200 panna

Far bollire il latte, intanto a parte montare le uova con lo zucchero, amalgamare il tutto mettendo sul
fuoco mescolando continuamente. Non appena il composto accenna a bollire, toglietelo dal fuoco e
passatelo al setaccio. Aggiungere adesso la lattina di latte condensato zuccherato e lasciare raffred-
dare. Quando la crema si sarà freddata (circa 2-3 ore la preparazione), prima di metterla in gelatiera
aggiungere la panna montata.

DA ACCOMPAGNARE CON:
Brachetto d’Asti DOCG Fontanafredda
Porto LBV Graham
Malvasia Malvasia I.G.T. Salina Capofaro Tasca d’Almerita
Botrys Mastrojanni Passito IGT 2006
Marsala 5 anni Superiore Riserva di Caruso e Minini
Baglio Florio Marsala DOC vergine 1998
Un bicchiere per ogni gusto della gelateria Carapina di Simone Bonini

Nocciola del Piemonte
con Botrys Mastrojanni 1999 (da Montalcino, malvasia, moscato e sauvignon passito)

Nero assoluto (cioccolato senza latte)
con Porto LBV 2001 Graham

Crema alla Artusi (con bacche di Vaniglia)
con Malvasia Malvasia I.G.T. Salina Capofaro Tasca d’Almerita
i vini

Crostini con i fegatini

Roero Arneis DOCG         Pink label       Sassocarlo di Terre a      Opera Brut Trentodoc
    Pradalupo             de i Balzini   Mano Fattoria Bacchereto a     Blanc de Blancs
  Fontanafredda                              Carmignano (PO)

Rosatello Ruffino
     Rosè
PANZANELLA

Pettegola IGT 2012              Metodo Classico Terza                    Franciacorta Brut
 Vermentino Banfi            Via di Marco de Bartoli Sicilia             DOCG Il Mosnel

BISTECCA

                                                                                                                            Chianti
                                                                                                                             Riserv
                                                                                                                                          D.
                                                                                                                                    Da Uve
                                                                                                                    Area geografica : Monti i
                                                                                                                    Vigneto: Poggino, Vigno
                                                                                                                    Altitudine: 260-370m. s.
                                                                                                                    Terreno: medio impasto
                                                                                                                    Età del vigneto: 10-35 an
                                                                                                                    Sistema di allevamento :
                                                                                                                    Densità (piante per ettar
                                                                                                                    Uve: Sangiovese, Canaio
                                                                                                                    Annata: L’estate calda e
                                                                                                                    dalle piogge della second
                                                                                                                    fase finale ottime escurs
                                                                                                                    clima asciutto hanno fav
                                                                                                                    dell’espressione dei prof
                                                                                                                    Vendemmia: 27 Settemb
                                                                                                                    Metodo di raccolta : Man
                                                                                                                    esposizioni più favorevo
                                                                                                                    Vinificazi one : Fermenta
                                                                                                                    autoctoni, macerazione d
Nobile di Montepulciano     Chianti Classico Riserva              Chianti Classico Riserva        Chianti Classico
                                                                                                             2013
                                                                                                                    bucce, follatura

Boscarelli DOCG 2009       il Campitello Monteraponi           di Fizzano Rocca delle Macie   Badia a Coltibuono 2010
                                                                                                                    Invecchia mento : 24 mes
                                                                                                                    e austriaco; 4 mesi affina

                                 DOCG 2009                              DOCG 2009                          91 pt.
                                                                                                                    Produzione: 50.000
                                                                                                                    Contenuto alcolico (%):
                                                                                                                    Temperatura di servizio
                                                                                                                    Abbinamenti: arrosto, se

  Champagne Charles
Heidsieck Millesime 2000
PIZZA

Asprinio d’Aversa   Vermentino della Costa       Genesi di Cantina     Rosato del Salento di Cantele
 Grotta del Sole      Principe Corsini La    della Gallura DOCG 2011        IGT Salento 2012
 Spumante Brut         Marsiliana 2012

CHARLES HEIDSIECK    GH Mumm Champagne            VEUVE CLICQUOT
   Brut Reserve         Millésimé 2004             Champagne Rosè
Pappa al Pomodoro

Pinot Bianco dell’Alto Adige   Pinot Bianco dell’Alto Adige        Sur Sur Donnafugata         Grecante IGT Umbria
       Peter Zemmer             St Michael Eppan Sankt              Sicilia DOC 2012            Marco Caprai 2011
         DOC 2012                  Valentin DOC 2012

 FINOCCHIONA

 Gewürztraminer Alto Adige      Gewürztraminer Alto Adige         Gewürztraminer Alto Adige     Rosso di Montalcino
 Elena Walch Kastelaz 2011      Armin Kobler “Feld” 2011          Ritterhof “Crescendo” 2012   DOC Mastrojanni 2010

 Rosae Mnemosis Chianti          Dolcetto di Dogliani Clavesana
 DOCG Fattoria di Petriolo        Siamo Dolcetto DOCG 2010
GELATO

  Porto LBV                  Malvasia Malvasia I.G.T.      Botrys Mastrojanni   Marsala 5 anni Superiore
   Graham               Salina Capofaro Tasca d’Almerita   Passito IGT 2006     Riserva di Caruso e Minini

Baglio Florio Marsala
 DOC vergine 1998
www.teladoiofirenze.it
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