Cesare Vaciago, Direttore Generale Padiglione Italia EXPO 2015 Milano
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Milano, 18 e 19 marzo 2014 Sede IlSole24Ore, via Monte Rosa, 91 Mercoledì 19 Marzo 2014 – ore 14:30 Cesare Vaciago, Direttore Generale Padiglione Italia EXPO 2015 Milano Questo oggetto è chiamato volgarmente “il pesce”, sulla destra è Milano, sulla mia destra, sulla sinistra è Rho.
Sulla sinistra arrivano i treni e le metropolitane, sulla destra arrivano le auto private, al centro, sulla diagonale maggiore, arrivano gli autobus turistici. La lunga via che fa la spina principale del pesce si chiama romanamente “Decumano”, la diagonale minore perpendicolare alla diagonale maggiore che termina con quel lago, si chiama “Cardo”. Per darvi un'idea delle proporzioni, il lago che c'è in cima al cardo è grande come Piazza del Duomo, quindi non siamo in presenza di dimensioni piccole, la lunghezza del decumano è 2400m, la lunghezza del cardo è lunga 800m.
Il Cardo è il Padiglione Italia, tutti gli altri edifici verticali di colore azzurro sono i padiglioni degli altri paesi, i 60 paesi che hanno deciso di costruire il padiglione ad Expo. Gli edifici in verticale dipinti di rosa sono ristoranti e servizi. Il Padiglione Italia è, per capirci, come fosse la Nazionale, mentre Expo Spa è l'organizzatore del campionato mondiale, il capo di Expo Spa corrisponde a Montezemolo, il capo del padiglione Italia corrisponde a Vicini. E’ chiaro che se Montezemolo combina il calendario in maniera tale che Vicini incontri l'Argentina in semifinale nello stadio di Napoli finisce male
anche il mondiale, ma questo è un'interazione tra i due soggetti che di per se stesso è casuale. I due soggetti sono indipendenti. Che cos’è Expo prima di tutto? Expo è la più antica manifestazione multinazionale che esista. Comincia nel 1851 a Londra e, a differenza delle Olimpiadi, ha una cadenza solo recentemente quinquennale. All'inizio ha una cadenza un po' disordinata, quindi è difficile dare una numerazione di quale Expo sia quello di Milano. È certamente il terzo Expo in Italia, il primo fu nel 1906 a Milano, celebrava i trafori e il luogo dove ebbe sede prende il nome di Parco Sempione. Il secondo è del 1942 a Roma, non si svolse per ragioni note ma, a differenza che negli altri Expo, il sito non venne distrutto, esiste tuttora e si chiama “Esposizione Universale Romana”, anche se non tutti sanno che cosa significhi la sigla. Il terzo è questo. Quindi quando ne parlo dico spesso che nessuno di noi vedrà il prossimo Expo italiano e questa quindi è un'occasione che passa nel nostro paese per l'ultima volta nella nostra vita mortale. Cosa cambia negli Expo dal XIX e dal XX secolo? Gli Expo del XIX e del XX secolo sono trionfalistici, celebrano il successo della tecnologia e del capitalismo. La tour Eiffel che è la casa Francia dell'Expo del 1889 è, se volete, il simbolo di questo trionfalismo capitalistico industriale. A partire dal 2000 comincia un approccio molto più umile e molto più incerto. Saragozza nel 2002 dedica all'acqua, Shanghai con tutto il trionfalismo dell'Expo cinese, lo dedica a “Better cities for better life. Il nostro è “Feeding the Planet, Energy for Life” Si comincia a dubitare che ce ne sia per tutti e lo sviluppo sia infinito e irriducibile, che la frontiera sia sempre luminosa, ci si china un pochino su di noi, ci si chiede se valga la pena dissetare il paese o se valga la pena nutrirlo e nutrire tutto il popolo. Gli Svizzeri, che sono notoriamente il popolo socialmente più avanzato dell'Europa occidentale, fanno un padiglione vicino al nostro, che cito per l'intelligenza creativa: gli Svizzeri fanno una montagna con 60 milioni di cioccolatini e sotto c'è scritto: “questi cioccolatini sono 60 milioni. I visitatori previsti sono 20 milioni, ogni visitatore ha diritto a tre cioccolatini. Se qualcuno mangerà un cioccolatino in più, salterà la sostenibilità di questa montagna. Il tema quindi della sostenibilità e del limite è il tema di questo Expo.
Da questo punto di vista il padiglione Italia trova una sua specificità. Di solito i paesi organizzatori sono delle grandi potenze. La Cina è una grande potenza, l'Italia non è una grande potenza economica o militare. E’ una grande “potenza del limite”, il miracolo degli Italiani consiste nell'eccellenza in condizioni estreme: quando il destino si accanisce contro di noi, embè.. qualcosa salta fuori. La potenza del limite è il vigneto di montagna: non c'è acqua, non c'è terra, non c'è pianura, non passano i trattori. Il vino è buonissimo. E quindi è la potenza del limite che, in qualche modo, collega le diverse espressioni che poi vi racconterò, ma collega l'idea guida che è quella del vivaio: l'Italia non è un museo, l'Italia ha una sua storia di saper fare, di bellezza, però negli anni del limite l'Italia è un vivaio, è un luogo che può generare piante in fondo al cardo, al centro del lago - che si vedeva meglio sulla slide di prima - al centro del lago si alza un albero, che è, se volete, l'albero del Duomo di Otranto, l'albero della vita, l'albero di Avatar, se volete stare su un paragone più recente. E’ perché il vivaio genera germogli e i germogli generano alberi e gli alberi generano speranza e sviluppo e successo.
I quattro edifici che sono sotto il lago si chiamano “cardi”: quello in alto a destra - cardo nord-est - contiene la rappresentanza dell'Unione Europea e contiene il Padiglione del Vino. Padiglione del vino perché il vino e l'olio sono gli unici beni agricoli italiani che vengono esportati. Bisogna dirselo con grande amarezza, la nostra agricoltura non esporta nulla se non il vino. Perché non esporta nulla? Per 1000 ed una ragione, ma non esporta perché non fa sistema, non fa rete. Pensate che il formaggio più diffuso in Cina è il Parmesan, il Parmesan è Parmigiano falso prodotto in Romania a una quota di mercato del 30% del formaggio cinese. Parmigiano Reggiano e Grana Padano non sono mai riusciti a esportare in Cina se non nelle capitali, perché sostanzialmente divisi e frantumati nella rete di vendita. La stessa cosa capita per il prosciutto, la stessa cosa capita per la pasta stessa, cioè l'eccellenza alimentare è stabilmente frenata, solo il vino vince, il vino fu benedetto dal Signore con lo scandalo del metanolo. Lo scandalo del metanolo distrusse una generazione di palliatori di vino francese e fece nascere una generazione di cultori, di costruttori di vino italiano. Sotto il padiglione del vino c'è quello che chiamiamo il “Padiglione del Corpo Umano”, che è offerto dalla Confindustria. E’ una visita del corpo umano che dimostra che la dieta mediterranea è l'elisir di lunga vita: la vita dell'uomo si allunga sempre di più, oggi siamo alla media di 85, ma la vita sana non si allunga, la vita sana si ferma a 74/75. Ci sono 10 anni di gap che tendono ad allargarsi. C'è solo una ricetta per superare il gap: è la dieta mediterranea. Quindi l'Italia, che ha dato al mondo la civiltà occidentale le dà l'elisir di eterna giovinezza, proprio perché la sua potenza è, se volete, nel limite, se volete nel pensiero, se vedete nell'ideazione di cose semplici e sane. Di fianco al Padiglione del Corpo Umano c'è il “Padiglione dell'Agricoltura” gestito dalla Coldiretti, come principale associazione agricola del paese e, sopra al Padiglione dell'Agricoltura, c'è il “Padiglione delle Regioni”, che poi si prolunga per tutto il palazzo. Quindi il “Sistema Italia”: Confindustria, Coldiretti, vino nelle sue molteplici espressioni, ma essenzialmente riassunto nel termine dell'eccellenza. Regioni italiane, territori, città metropolitana, nell'insieme costituiscono un messaggio. Un messaggio che dice che l’Italia proprio in una dimensione di sviluppo ridimensionato, in una dimensione di sviluppo reso umano - noi avevamo trionfato a Shanghai sul tema “Better cities, better life”, perché? Perché gli altri hanno gli slams e noi abbiamo i Borg, cioè in qualche
misura siamo sul terreno vincente, dove si gioca la moderazione e l'equilibrio, dove si gioca, se volete, la cultura rinascimentale, ma si gioca anche la ricerca, lo sviluppo, in qualche modo il desiderio. Allora vino, corpo umano, territori, agricoltura sono diverse declinazioni di uno sforzo di fare rete. Quando la rete non esiste si blocca l'esportazione, quando la rete non esiste non si coltiva. Il tema è profondamente, se volete, anche autocritico: l'Italia non riesce a esportare i prodotti diversi dal vino, l'Italia ha una produttività agricola bassissima, abbiamo 1 milione di ettari non coltivati in pianura, irrigui e in pianura non coltivati, di proprietà dello Stato e degli enti locali. 1 milione di ettari, se messi in commercio a prezzi anche bassissimi, sarebbero circa 2 miliardi di reddito di cassa che entrerebbero nello Stato ed è più facile che vendere il Colosseo, vi garantisco, anche se da anni ci promettono che venderanno il Colosseo. In più, 1.000.000 di ettari può creare 20.000 posti di lavoro stabili con un'agricoltura modernizzata, quindi siamo improduttivi, quindi non esportiamo e dobbiamo fidarci della nostra capacità di fare. Noi ci fidiamo. L'ultima icona della mostra, prima del lago, è una mappa del Mediterraneo, una mappa del Mediterraneo dalla quale abbiamo tolto l'Italia. Perché? Perché la gente pensi a come sarebbe il mondo e a come sarebbe il Mediterraneo senza di noi, con tutti i nostri limiti, con tutti i nostri difetti. Gli Stati Uniti però non avrebbero neanche la Casa Bianca se qualcuno non avesse imitato il Palladio per costruirla. Allora, allora c'è modo di fare squadra? Trovando umiltà e orgoglio.
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