"Cantami, o Diva": Ulisse nella musica - ScuolaGuido A cura del professor Bartolomeo Vanzetti

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"Cantami, o Diva": Ulisse nella musica - ScuolaGuido A cura del professor Bartolomeo Vanzetti
“Cantami, o Diva”: Ulisse nella musica

                                                         A cura del
 ScuolaGuido   GIAVENO VAL SANGONE   professor Bartolomeo Vanzetti
"Cantami, o Diva": Ulisse nella musica - ScuolaGuido A cura del professor Bartolomeo Vanzetti
I poemi omerici: l’Ulisse cantato
                         Suonatrice di lira       L’aedo omerico cantava
                         Dagli scavi del                 le sue canzoni al
                         Tempio Maggiore               phorminx a quattro
                         a Cuma (Napoli)          corde, improvvisando la
                         (VIII sec a.C.)            sua melodia a quattro
                                                  note mentre sviluppava
                                                           il suo racconto.

                                                                Lezione di musica
                                                    Idria attica a figure rosse, 510 a.C. circa
                                                   (Monaco - Staatliche Antikensammlungen)

                               Cantante epico
Figurina cretese in bronzo (Museo di Heraklion)
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Due ricercatori hanno provato a individuare un metodo
                          per riprodurre le canzoni dei grandi classici greci così come
                          venivano presentate al pubblico della Grecia antica.

                          Georg Danek dell’università di Vienna e Stefan Hagel
                          dell’Academy of Sciences di Vienna hanno sviluppato una
                          tecnica particolare per riprodurre in canto e musica l’epica
                          di Omero, metodo che appariva senz’altro il più appropriato
                          per tramandarla nel tempo, in quanto aggiungeva al testo
                          parlato il ritmo musicale .

Va da sé che questa ricostruzione teorica non deve essere considerata l’esatta
ricostruzione di un melodia; va intesa invece come approccio alla tecnica utilizzata dai
cantori omerici per trasformare in canzoni i versi dell’opera.

Accompagnandosi con uno strumento a corde che imita l’antico phorminx, i ricercatori
Danek e Hagel hanno provato a declamare i versi 267-281 dell’ottavo libro
dell’Odissea: tali versi fanno parte del canto che l’aedo Demodoco esegue alla corte di
Alcinoo, re dei Feaci, di fronte ai quali Ulisse si commuove al pensiero dei compagni
caduti sotto le mura di Troia.
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Odissea Libro VIII - Versi 267-281
    L’aedo omerico cantava le sue canzoni al phorminx a quattro corde, improvvisando la
                sua melodia a quattro note mentre sviluppava il suo racconto.
        La melodia, monotona, non interpretava il testo: serviva solo come mezzo per
              trasportare le parole e per catturare l'attenzione degli ascoltatori.

             Link al canto: https://www.youtube.com/watch?v=QEZADKrgyAU&t=35s
    […]
267 ἀμφ' Ἄρεος φιλότητος ἐϋστεφάνου τ' Ἀφροδίτης,
    ὡς τὰ πρῶτ' ἐμίγησαν ἐν Ἡφαίστοιο δόμοισι
    λάθρῃ· πολλὰ δὲ δῶκε, λέχος δ' ᾔσχυνε καὶ εὐνὴν
270 Ἡφαίστοιο ἄνακτος. ἄφαρ δέ οἱ ἄγγελος ἦλθεν
    Ἥλιος, ὅ σφ' ἐνόησε μιγαζομένους φιλότητι.
    Ἥφαιστος δ' ὡς οὖν θυμαλγέα μῦθον ἄκουσε,
    βῆ ῥ' ἴμεν ἐς χαλκεῶνα, κακὰ φρεσὶ βυσσοδομεύων·
    ἐν δ' ἔθετ' ἀκμοθέτῳ μέγαν ἄκμονα, κόπτε δὲ δεσμοὺς
275 ἀρρήκτους ἀλύτους, ὄφρ' ἔμπεδον αὖθι μένοιεν.
    αὐτὰρ ἐπεὶ δὴ τεῦξε δόλον κεχολωμένος Ἄρει,
    βῆ ῥ' ἴμεν ἐς θάλαμον, ὅθι οἱ φίλα δέμνια κεῖτο·
    ἀμφὶ δ' ἄρ' ἑρμῖσιν χέε δέσματα κύκλῳ ἁπάντῃ,
    πολλὰ δὲ καὶ καθύπερθε μελαθρόφιν ἐξεκέχυντο,
280 ἠΰτ' ἀράχνια λεπτά· τά γ' οὔ κέ τις οὐδὲ ἴδοιτο,
    οὐδὲ θεῶν μακάρων· περὶ γὰρ δολόεντα τέτυκτο.
    [...]
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Ulisse in due compositori di musica classica
Claudio Monteverdi   Cremona 1567 – Venezia 1643

                     •   Compositore prolifico in tutti i generi (madrigali,
                         opere teatrali, musica religiosa…), Monteverdi fu uno
                         dei principali innovatori in campo musicale,
                         segnando con la sua produzione artistica il passaggio
                         dalla musica rinascimentale alla musica barocca.
                     •   Scrisse una delle prime opere teatrali in cui fosse
                         sviluppabile una trama drammatica, ovvero
                         un melodramma, L'Orfeo, esercitando una profonda
                         influenza non sui compositori italiani e stranieri della
                         sua generazione e di quelle successive.
                     •   Negli ultimi anni della sua vita compose opere
                         teatrali per la Repubblica di Venezia, dove operava
                         come maestro di cappella presso la Basilica di San
                         Marco. Tra queste, scrisse Il ritorno di Ulisse in
                         patria, su libretto di Giacomo Badoaro,
                         rappresentata per la prima volta nella città lagunare
                         nel 1640.
                     •   Quest’opera viene tuttora spesso rappresentata nei
                         teatri lirici italiani e stranieri.
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incisioni in cd e dvd
                                                   locandina di una
                                                rappresentazione in
                                                      tempi recenti

PER L’ASCOLTO
Al link https://www.youtube.com/watch?v=RbIduSKPP6k&t=179
è possibile vedere l’intera rappresentazione dell’opera Il ritorno di Ulisse in patria
realizzata nel teatro dell’Opéra di Zurigo, con la direzione di Nikolaus Harnoncourt, noto
per l’accuratezza delle sue interpretazioni.

Contemporaneamente è possibile seguire il testo cantato del libretto di G. Bodoaro al
link https://www.flaminioonline.it/Guide/Monteverdi/Monteverdi-Ulisse325-testo.html
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Luigi Dallapiccola   Pisino (Croazia) 1904 – Firenze 1975

                        • Negli anni Trenta Dallapiccola fu tra i primi musicisti
                          italiani ad approdare alla musica dodecafonica
                          (tecnica di composizione musicale ideata nei primi
                          decenni del ‘900 da Arnold Schönberg).
                        • Dopo i primi studi a Trieste, si trasferisce a Firenze,
                          dove perfeziona la sua formazione musicale e dove
                          si stabilirà definitivamente, svolgendo l’intera sua
                          carriera di docente e compositore.
                        • Fin dalle prime opere musicali risalenti agli anni
                          ’30, Dallapiccola si fa notare sulla scena
                          internazionale, ottenendo negli anni numerosissimi
                          riconoscimenti.
                        • Le sue composizioni, di vario genere (musica corale,
                          vocale da camera, strumentale, balletti, opere
                          teatrali), sono caratterizzate da intenso lirismo e da
                          profondi contenuti spirituali e ideali.
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•   Nel 1968 Dallapiccola termina la composizione di Ulisse, opera in
                                    un prologo e due atti (13 scene) su libretto scritto dallo stesso
                                    musicista, frutto di un lavoro più che decennale che il compositore
                                    definì «il risultato di tutta la mia vita».
                                •   Ulisse è la figura che accompagna tutto il percorso musicale e
                                    l’intera esistenza di Dallapiccola: lo scopre a otto anni nella visione
                                    del film muto L’Odissea di Omero del 1911, nel 1935 lo riscopre
                                    nell’Ulysses di Joyce e questa lettura spingerà il musicista a
   Discografia: L.Maazel 1992       lanciarsi nella ricerca del linguaggio della dodecafonia, nel 1938
                                    lavora con il coreografo Léonide Massine al progetto per un
                                    balletto sull'Odissea, nel 1942 trascrive Il ritorno di Ulisse in patria
                                    di Monteverdi.
                                •   Eseguita per la prima volta a Berlino nel 1968 sotto la direzione di
                                    Lorin Maazel, l’Ulisse di Dallapiccola si caratterizza per l’esito finale
                                    del viaggio dell’eroe omerico: Ulisse si apre all’incontro Dio,
                                    trovando in lui la pace definitiva che consola le inquietudini
                                    umane.
Torino – Teatro Regio 1986-87   •   «Non è un caso che Dallapiccola termini la partitura con le parole
                                    di Sant'Agostino: Fecisti nos ad te et inquietum est cor nostrum,
                                    donec requiescat in te. La pace nel talamo immerso nel grande
                                    albero di olivo segna l'approdo omerico; la pace del sapere è
                                    quella cercata dall'Ulisse di Dante; la pace nell'intuizione del
                                    Signore è la pace che arriva in Dallapiccola con la visione di Dio»
                                    (Mario Ruffini, musicologo e compositore)
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ULTIMA SCENA. EPILOGO
Mare aperto. Ulisse, solo, su uno piccola imbarcazione.
Notte stellata.
ULISSE                                                         V'ho mirate: soffrii pene infinite
                                                               intorno a me cercando
Un uomo sono, un uomo che ha guardato
                                                               quanto mi manca: la Parola, il Nome.
il mondo nelle fogge più diverse
e che intorno si vede sorger, muti,                            Trovar potessi il nome, pronunciar la parola
con occhi interroganti, mille visi,                            che chiarisca a me stesso così ansioso cercare;
mentre nell'alma le memorie farsi                              che giustifichi questa mia vita, il lungo errare,
sembran più dense e dolorose.                                  che rassereni l'ora che rapida s'invola.
                                                               Guardare, meravigliarsi, e tornar a guardare.
Quanto
                                                               Tanto dolor tormentarmi per comprendere il vero.
e cosa appresi? Fole.
                                                               (una lunga pausa)
(guarda in alto)
                                                               Se una voce rompesse il silenzio, il mistero ...
Stelle: quante mai volte contemplai
sotto cieli diversi                                            (altra lunga pausa: poi, come per improvvisa illuminazione)
la vostra pura trepida bellezza!                               Signore!
Stelle: quante mai volte interrogai
                                                               (calmato)
i vostri sguardi tersi,
luce sperando aver da voi, saggezza!                           Non più soli sono il mio cuore e il mare.

      PER L’ASCOLTO
      Al link https://www.youtube.com/watch?v=7-7WRsqq0Go è possibile ascoltare il prologo a il primo atto
      dell’opera eseguiti dall’Orchestre Philharmonique de Radio France sotto la direzione di Ernest Bour; il secondo
      atto e l’epilogo si trovano al link https://www.youtube.com/watch?v=8pJC6TUzpeU&t=512s
      Contemporaneamente è possibile seguire il testo del libretto al link
      https://www.flaminioonline.it/Guide/Dallapiccola/Dallapiccola-Ulisse58-testo.html
"Cantami, o Diva": Ulisse nella musica - ScuolaGuido A cura del professor Bartolomeo Vanzetti
Ulisse in quattro canzoni moderne

                    Lucio Dalla              1943 – 2012

                    1971 – Itaca
                •   è inserita nell’album Storie di casa mia (il suo 3° album, il
                    primo di grande successo; contiene la sanremese 4 marzo
                    1943)
                •   testo di Gianfranco Baldazzi e Sergio Bardotti
                •   il testo offre lettura ‘sociale’ del rapporto Ulisse-marinai:
                    contrapposizione tra i ‘capricci’ del capitano-Ulisse e le
                    esigenze ‘proletarie’ dei marinai-rematori …
                •   … ma c’è anche complicità: nel finale i marinai accettano il
                    ruolo del capitano e sono disposti a seguirlo
Itaca (Baldazzi - Bardotti -Dalla)
    Capitano, che hai negli occhi                   Capitano, le tue colpe                          Capitano, che risolvi
    Il tuo nobile destino                           Pago anch'io coi giorni miei                    Con l'astuzia ogni avventura
    Pensi mai al marinaio                           Mentre il mio più gran peccato                  Ti ricordi di un soldato
    A cui manca pane e vino?                        Fa sorridere gli dei                            Che ogni volta ha più paura?
    Capitano, che hai trovato                       E se muori, è un re che muore                   Ma anche la paura in fondo
    Principesse in ogni porto                       La tua casa avrà un erede                       Mi dà sempre un gusto strano
    Pensi mai al rematore                           Quando io non torno a casa                      Se ci fosse ancora mondo
    Che sua moglie crede morto?                     Entran dentro fame e sete                       Sono pronto, dove andiamo?

    Itaca, Itaca, Itaca                             Itaca, Itaca, Itaca                             Itaca, Itaca, Itaca
    La mia casa ce l'ho solo là                     La mia casa ce l'ho solo là                     La mia casa ce l'ho solo là
    Itaca, Itaca, Itaca                             Itaca, Itaca, Itaca                             Itaca, Itaca, Itaca
    Ed a casa io voglio tornare                     Ed a casa io voglio tornare                     Ed a casa io voglio tornare
    Dal mare, dal mare, dal mare                    Dal mare, dal mare, dal mare                    Dal mare, dal mare, dal mare
                                                                                                    Itaca, Itaca, Itaca
Notazioni musicali                                                                                  La mia casa ce l'ho solo là
•    costruzione musicale semplice, per far meglio risaltare il testo                               Itaca, Itaca, Itaca
•    arrangiamento essenziale (nel ritornello il battere ritmico del tamburo richiama il
                                                                                                    Ed a casa io voglio tornare
     ritmo della vogata imposto ai rematori)
•    il ritornello è corale e rimanda ai ’rematori’ - Dalla lo fece cantare in sala di
     registrazione agli impiegati della RCA
•    1974 Bologna – nel presentare il brano alla folla, Dalla dice che « la canzone è una
     metafora della ribellione del proletariato (i marinai) verso gli industriali (raffigurati da
     Ulisse)»

          ASCOLTIAMO la canzone al link: https://www.youtube.com/watch?v=GXBM1m7EgaE
Itaca         Commento al testo
Capitano che hai negli occhi il tuo nobile destino, pensi mai al marinaio a cui manca pane e vino?
L’incipit della canzone fa immediatamente capire chi sta parlando: marinai e rematori che popolano la nave e
sono pronti ad assistere il proprio condottiero nel corso delle avventure. Nonostante l’attaccamento
all’impresa inizia a maturare in loro la consapevolezza di una volontà che cozza con i capricci del
condottiero che vaga non curandosi eccessivamente degli effettivi desideri dell’equipaggio, desideri che
vengono manifestati nel coro del ritornello che non lascia spazio ad incomprensioni:
Itaca, Itaca, Itaca. La mia casa ce l’ho solo là. Itaca, Itaca, Itaca. Ed a casa io voglio tornare.
L’equipaggio vuole tornare a casa perché oltre a mancare “pane e vino”, fa riferimento ad una “moglie che lo
crede morto” e ad un’atroce differenza in caso di caduta sul campo: “e se muori è un re che muore, la tua
casa avrà un erede. Quando io non torno a casa entra dentro fame e sete.”
Viene, insomma, sottolineata la disparità di attenzione e trattamento tra chi comanda la spedizione e chi lo
affianca, nonostante questi ultimi ricoprano un notevole ruolo nella storia.
In conclusione, però, sembra che rematori e marinai acquisiscano la consapevolezza dell’effettivo ruolo del
Capitano, accettando la sua superiorità e i tratti eroici, portandoli ad accettare di seguirlo anche in
successive avventure.
Capitano che risolvi con l’astuzia ogni avventura, ti ricordi di un soldato che ogni volta ha più paura? Ma
anche la paura in fondo, mi da sempre un gusto strano. Se ci fosse ancora mondo sono pronto dove
andiamo.

Per finire, una curiosità. Nelle versioni dal vivo Lucio Dalla, spesso e volentieri, modificava l’ultimo verso
della strofa appena citata, capovolgendo il senso di accettazione e comprensione del ruolo dell’originale e
suggerendo un macabro ammutinamento:“ma se non mi porti a casa, capitano io ti sbrano.”
D’altronde, Ulisse stesso ci insegna quanto l’animo umano sia mutevole.

                                           (da: www.mostraulisse.it/it/news/cinque-canzoni-che-parlano-del-mito-di-ulisse.html)
Lucio Dalla                (1943 – 2012)

                          1975 – Ulisse coperto di sale
•   inserita nell’album Anidride solforosa (il suo 5° album, canzoni con tematiche
    sociali: delinquenza minorile, sfruttamento del proletariato, contraddizioni del
    capitalismo…)
•   testi di Roberto Roversi (1923-2012): poeta, scrittore, giornalista, libraio,
    paroliere…
•   Tema del testo: il ritorno (Dalla è reduce da un passato difficile)
•   è’ un Ulisse ‘coperto di sale’: il sale come simbolo del vissuto, delle difficoltà
    incontrate, le avversità trascorse, le speranze andate deluse … che si sono
    ‘appiccicate’ alla vita come il sale
•   si ritorna alla casa («tutto cambiato, tutto uguale»), che è luogo di ancoraggio,
    delle sicurezze di sempre, dove si ritrova il senso perduto («non ho paura, ti
    dico che sono tornato per trovare come una volta dentro a questa casa la mia
    forza»)
•   c’è sempre uno spazio per ricominciare («I sassi si consumano, non si consuma
    la vita. La giornata qui è uguale a una mano che è ferita. Io sono Ulisse al
    ritorno, Ulisse coperto di sale, Ulisse al principio del giorno»)
Vedo le stanze imbiancate                          Una mano di calce bianca
Tutte le finestre spalancate                       Sulle pareti della mia stanza
Neve non c'è, il sole c'è                          Cielo giallo di garbino                   Ulisse coperto di sale
Nebbia non c'è, il cielo c'è                       Occhio caldo di bambino
                                                                                             (Roversi - Dalla)
Tutto scomparso, tutto cambiato                    Tiro il sole fin dentro la stanza
Mentre ritorno da un mio passato                   Carro di fuoco che corre sul cuore
Tutto è uguale, irreale                            Perché ogni giorno è sabbia e furore
Sono Ulisse coperto di sale                        E sempre uguali non sono le ore

È vero la vita è sempre un lungo, lungo ritorno    Voglio dirti
Ascolta, io non ho paura dei sentimenti            Non rovesciare gli anni come un cassetto vuoto
E allora guarda, io sono qui                       Ascolta, anche i giovani non hanno paura di un amore
Ho aperto adagio, adagio con la chiave             E mai, mai, mai strappano dal cuore i sentimenti
Come un tempo                                      Io ti guardo
Ho lasciato la valigia sulla porta                 La tua forza è un'ombra di luce
Ho lasciato la valigia sulla porta                 La tua forza è un'ombra di luce

Ho guardato intorno prima di chiamare, chiamare    La mano affondata nel vento del vento
Non ho paura, ti dico                              Aria calda, urlano quelle nostre ore
Che sono tornato per trovare, trovare              Strette in un pugno
Come una volta                                     Urlano come gli uccelli
Dentro a questa casa                               I sassi si consumano, non si consuma la vita
La mia forza                                       La giornata qui è uguale a una mano che è ferita
Come Ulisse che torna dal mare                     Io sono Ulisse al ritorno
Come Ulisse che torna dal mare                     Ulisse coperto di sale
                                                   Ulisse al principio del giorno
     Notazioni musicali - forte contrapposizione tra le due parti (ripetute) in cui è strutturato il testo:
     •   la voce interpreta il testo: gridato nella prima parte, quasi recitato nella seconda parte
     •   diversa strumentazione nell’accompagnamento: colpi secchi della batteria e accordi secchi della pianola nella prima parte;
         pianoforte, giro continuo della chitarra basso e violini nella seconda parte

                  ASCOLTIAMO la canzone al link: https://www.youtube.com/watch?v=mf1LJhmBB3U
Ulisse coperto di sale          Commento al testo

                                   Il brano inizia con Ulisse che ci racconta quello sta vedendo intorno a sé, una
Vedo le stanze imbiancate          situazione domestica, che probabilmente non vedeva da diverso tempo, stanze e
Tutte le finestre spalancate       finestre che era abituato a vivere quotidianamente vengono ritrovate dal
Neve non c'è, il sole c'è,         protagonista cambiate, ma uguali. Quasi irreali.
Nebbia non c'è, il cielo c'è!      Ed ecco arrivare la parola chiave di tutta la canzone: “ritorno”. Ulisse è appena
                                   tornato da un passato difficile, esperienze tortuose che siamo abituati a conoscere,
Tutto scomparso, tutto cambiato
                                   si guarda intorno e rivede la sua quotidianità, tutto sommato immutata, ferma ad
Mentre ritorno da un mio passato   aspettare il suo ritorno.
Tutto è uguale, irreale            È un Ulisse coperto di sale, dove il sale rappresenta l’esperienza, il trascorso, le
Sono Ulisse coperto di sale!       difficoltà incontrate lungo questo viaggio. Una metafora potente, quasi una parte per
                                   il tutto, con il sale, componente fondamentale dei mari solcati, che rappresenta tutto
                                   quello che il protagonista ha vissuto e subito, fino a ricoprirlo totalmente.

È vero, la vita è sempre un lungo, lungo          Ulisse è partito sapendo di tornare. Quale sia il viaggio, ogni essere
ritorno                                           umano è calamitato, fisicamente o mentalmente, verso casa, verso il
                                                  suo ritorno. Proprio per questo “ha lasciato la valigia sulla porta”, è un
Ascolta, io non ho paura dei sentimenti           raggruppare e accantonare tutto quello che ci si lascia alle spalle, per
E allora guarda, io sono qui.                     poi riabbracciarlo una volta varcata la porta di casa. Vale per Ulisse
Ho aperto adagio adagio con la chiave,            come per tutti gli esseri umani, che si parta per un viaggio,
come un tempo                                     un’avventura, una guerra o, tema trattato da Dalla ne La casa in riva
                                                  al mare, sia costretti lontani da casa perché rinchiusi in una cella.
Ho lasciato la valigia sulla porta.
                                                  La sensazione è la stessa, si torna a casa per ritrovare il senso
Ho guardato intorno prima di chiamare             perduto: “non ho paura, ti dico, che sono tornato per trovare come
Non ho paura, ti dico                             una volta, dentro questa casa, la mia forza. Come Ulisse che torna
Che sono tornato per trovare, come una            dal mare”.
volta                                             Ulisse è metafora dell’umanità. Come ogni uomo oscilla tra la voglia
                                                  di esplorare e conoscere e il desiderio di tornare a casa, dove tutto
Dentro a questa casa la mia forza                 ha avuto inizio, nel suo caso ricongiungendosi con la moglie e il figlio.
Come Ulisse che torna dal mare
Una mano di calce bianca
                                  A questo punto la canzone cambia, parte un ragionamento
Sulle pareti della mia stanza
                                  essenziale sulla vita, sul tempo, e sulla forza necessaria per gestire
Cielo giallo di garbino,          al meglio entrambe le cose.
Occhio caldo di bambino!

                                  La forza e la ragione per tornare si trovano sempre. Ci si
Voglio dirti, non rovesciare
                                  ricongiunge con ciò che si è lasciato, pronti a ricominciare un nuovo
gli anni come un cassetto         viaggio che può portare lontano come no, perché il viaggio è anche
vuoto,                            qui ed ora, la vita è uno spostamento continuo non solo spaziale,
Ascolta, anche i giovani          ogni cosa si rigenera per trovare nuova linfa, perché “la giornata è
non hanno paura di un             come una mano che è ferita”, c’è il segno, può far male ma si
amore                             rigenera in fretta tornando come nuova.
                                  Anche se abbiamo vissuto mille esperienze che ci hanno logorato e
E mai, mai, mai strappano
                                  hanno lasciato il segno, “non si consuma la vita”, c’è sempre una
dal cuore i sentimenti            ragione per ricominciare. Anche Ulisse, nonostante tutte le
Io ti guardo, la tua forza è      peripezie, le esperienze, gli incontri magici e sciagurati, ha sempre
un'ombra di luce                  mantenuto la necessità e l’obiettivo di tornare a casa, tornare nel
                                  posto in cui ha lasciato il proprio cuore. Ed è quello il momento
                                  chiave e più misterioso della sua storia: il ritorno.

I sassi si consumano, non si
consuma la vita                   Il momento più agognato e temuto da tutti gli esseri umani. Che sia
La giornata è uguale a una        un ritorno fisico o sentimentale. Tutti prima o poi sentono la
                                  necessità di ricongiungersi ad un luogo, ad una persona, anche
mano che è ferita
                                  coperti da tutto il sale incontrato nella vita. Ma pronti ad affrontare,
Io sono Ulisse al ritorno         ancora una volta, il principio del giorno.
Ulisse coperto di sale.
Ulisse al principio del giorno!               (da: www.mostraulisse.it/it/news/ulisse-coperto-di-sale.html)
Francesco Guccini (Modena 1940)
              2004 – Odysseus

• È la prima canzone dell’album Ritratti (il suo 20° di 29
  album complessivi)
• comprende anche il ‘ritratto’ di Cristoforo Colombo
• Ulisse è un agricoltore-allevatore-montanaro (… come
  Guccini!), ma la ‘sete di avventura’ lo spinge a partire
  per scoprire mondi nuovi e persone diverse
• avventura che continua grazie ai versi del cieco
  Omero che gli ha dato la possibilità di diventare
  eterno
Bisogna che lo affermi fortemente          E andare in giorni bianchi come arsura           Guccini
Che, certo, non appartenevo al mare        Soffio di vento e forza delle braccia
Anche se Dei d'Olimpo e umana gente        Mano al timone e sguardo nella pura              Odysseus
Mi sospinse un giorno a navigare           Schiuma che lascia effimera una traccia          Il testo
E se guardavo l'isola petrosa (Foscolo)    Andare nella notte che ti avvolge
Ulivi e armenti sopra ogni collina         Scrutando delle stelle il tremolare
C'era il mio cuore al sommo d'ogni cosa    In alto l'Orsa e un segno che ti volge
C'era l'anima mia che è contadina          Diritta verso il nord della Polare
Un'isola d'aratro e di frumento            E andare come spinto dal destino          E fuggendo si muore e la mia morte
Senza le vele, senza pescatori             Verso una guerra, verso l'avventura       Sento vicina quando tutto tace
Il sudore e la terra erano argento         E tornare contro ogni vaticino            Sul mare, e maledico la mia sorte
Il vino e l'olio erano i miei ori          Contro gli Dei e contro la paura          Non trovo pace
                                                                                     Forse perché sono rimasto solo
Ma se tu guardi un monte che è di faccia   E andar verso isole incantate             Ma allora non tremava la mia mano
Senti che ti sospinge un altro monte       Verso altri amori, verso forze arcane     E i remi mutai in ali al folle volo (Dante)
Un'isola col mare che l'abbraccia          Compagni persi e navi naufragate          Oltre l'umano
Ti chiama un'altra isola di fronte         Per mesi, anni, o soltanto settimane
E diedi un volto a quelle mie chimere      La memoria confonde e dà l'oblio          La vita del mare segna false rotte
Le navi costruii di forma ardita           Chi era Nausicaa, e dove le sirene        Ingannevole in mare ogni tracciato
Concavi navi dalle vele nere (Odissea)     Circe e Calypso perse nel brusio          Solo leggende perse nella notte
E nel mare cambiò quella mia vita          Di voci che non so legare assieme         Perenne di chi un giorno mi ha cantato
E il mare trascurato mi travolse           Mi sfuggono il timone, vela, remo         Donandomi però un'eterna vita
Seppi che il mio futuro era sul mare       La frattura fra inizio ed il finire       Racchiusa in versi, in ritmi, in una rima
Con un dubbio però che non si sciolse      L'urlo dell'accecato Polifemo             Dandomi ancora la gioia infinita
Senza futuro era il mio navigare           Ed il mio navigare per fuggire            Di entrare in porti sconosciuti prima
                                                                                                                     (Kavafis)
Ma nel futuro trame di passato
Si uniscono a brandelli di presente                                    Sottotitolo:
Ti esalta l'acqua e al gusto del salato                «con ringraziamenti e scuse a Omero, Dante,
Brucia la mente                                          Foscolo, C. Kavafis, J.C. Izzo, A. Prandi»
E ad ogni viaggio reinventarsi un mito     … nel testo «c’è Jean-Claude Izzo per alcune impressioni sulla vita marinara; c’è
A ogni incontro ridisegnare il mondo       un misterioso Alberto Prandi che tu non conosci ma che io conosco benissimo e
E perdersi nel gusto del proibito
                                            che è mio cugino e ha scritto diverse poesie proprio sui personaggi di Omero»
Sempre più in fondo
                                                            *da un’intervista rilasciata a Vincenzo Mollica+
Bisogna che lo affermi fortemente                E andare in giorni bianchi come arsura
Che, certo, non appartenevo al mare              Soffio di vento e forza delle braccia               Guccini
Anche se Dei d'Olimpo e umana gente              Mano al timone e sguardo nella pura
Mi sospinsero un giorno a navigare               Schiuma che lascia effimera una traccia             Odysseus
E se guardavo l'isola petrosa                    Andare nella notte che ti avvolge
Ulivi e armenti sopra ogni collina               Scrutando delle stelle il tremolare                 La musica
C'era il mio cuore al sommo d'ogni cosa          In alto l'Orsa e un segno che ti volge
C'era l'anima mia che è contadina                Diritta verso il nord della Polare
Un'isola d'aratro e di frumento                  E andare come spinto dal destino             E fuggendo si muore e la mia morte
Senza le vele, senza pescatori                   Verso una guerra, verso l'avventura          Sento vicina quando tutto tace
Il sudore e la terra erano argento               E tornare contro ogni vaticino               Sul mare, e maledico la mia sorte
Il vino e l'olio erano i miei ori                Contro gli Dei e contro la paura             Non trovo pace
                                                                                              Forse perché sono rimasto solo
Ma se tu guardi un monte che è di faccia         E andar verso isole incantate                Ma allora non tremava la mia mano
Senti che ti sospinge un altro monte             Verso altri amori, verso forze arcane        E i remi mutai in ali al folle volo
Un'isola col mare che l'abbraccia                Compagni persi e navi naufragate             Oltre l'umano
Ti chiama un'altra isola di fronte               Per mesi, anni, o soltanto settimane
E diedi un volto a quelle mie chimere            La memoria confonde e dà l'oblio             La vita del mare segna false rotte
Le navi costruii di forma ardita                 Chi era Nausicaa, e dove le sirene           Ingannevole in mare ogni tracciato
Concave navi dalle vele nere                     Circe e Calypso perse nel brusio             Solo leggende perse nella notte
E nel mare cambiò quella mia vita                Di voci che non so legare assieme            Perenne di chi un giorno mi ha cantato
E il mare trascurato mi travolse                 Mi sfuggono il timone, vela, remo            Donandomi però un'eterna vita
Seppi che il mio futuro era sul mare             La frattura fra inizio ed il finire          Racchiusa in versi, in ritmi, in una rima
Con un dubbio però che non si sciolse            L'urlo dell'accecato Polifemo                Dandomi ancora la gioia infinita
Senza futuro era il mio navigare                 Ed il mio navigare per fuggire               Di entrare in porti sconosciuti prima

Ma nel futuro trame di passato             Notazioni musicali:
Si uniscono a brandelli di presente        •   la critica sostiene che dal punto di vista musicale la canzone non è particolarmente
Ti esalta l'acqua e al gusto del salato        significativa: il rilievo maggiore sta nel testo (sette strofe in rima alternata)
Brucia la mente                            •   musicalmente, la canzone è una sorta di recitativo declamato, con un ‘crescendo
E ad ogni viaggio reinventarsi un mito         epico’ che si ripete due volte prima della strofa conclusiva
A ogni incontro ridisegnare il mondo       •   l’accompagnamento è essenziale, con strumenti e suoni ‘mediterranei’
E perdersi nel gusto del proibito
Sempre più in fondo                        ASCOLTIAMO la canzone al link:
                                           https://www.youtube.com/watch?v=m_MwzTC1aPg
Odysseus               Commento al testo
Trent’anni dopo le due canzoni di Lucio Dalla, Francesco Guccini scrive una sua versione del mito di Odisseo, concentrando il
racconto in sette strofe, tanto sintetiche rispetto all’opera originale quanto dense di significato ed argomenti.
Ulisse è un tema caro al cantautore, un mito che lo accompagna fin dall’infanzia, tanto che completa il titolo con il sottotitolo “con
ringraziamenti e scuse a Omero, Dante, Foscolo, C. Kafazis, J.C Izzo, A. Prandi”, citando tutti gli autori che nel corso degli anni
lo hanno ispirato nel raccontare a modo suo Odisseo.
“Bisogna che lo affermi fortemente che, certo, non appartenevo al mare anche se Dei d'Olimpo e umana gente mi sospinsero un
giorno a navigare, e se guardavo l'isola petrosa, sopra ogni collina c'erano lì idealmente il mio cuore al sommo d'ogni cosa, c'era
l'anima mia che è contadina, un'isola d'aratro e di frumento senza le vele, senza pescatori, il sudore e la terra erano argento il
vino e l'olio erano i miei ori.”
La prima strofa di Odysseus è una descrizione della vera natura del protagonista, se non poco avventurosa certamente lontana
dal mare e più dedita alla vita contadina.
“Ma se tu guardi un monte che è di faccia, senti che ti sospinge un altro monte. Un’isola col mare che l’abbraccia, ti chiama
un'altra isola di fronte e diedi un volto a quelle mie chimere, le navi costruii di forma ardita, concavi navi dalle vele nere e nel
mare cambiò quella mia vita e il mare trascurato mi travolse: seppi che il mio futuro era sul mare con un dubbio però che non si
sciolse, senza futuro era il mio navigare. Ma nel futuro trame di passato si uniscono a brandelli di presente, ti esalta l'acqua e al
gusto del salato brucia la mente e ad ogni viaggio reinventarsi un mito, a ogni incontro ridisegnare il mondo e perdersi nel gusto
del proibito, sempre più in fondo.”
È nel continuo della canzone che avviene il mutamento del pensiero, il protagonista si distacca dalla sua natura per sposare il
viaggio e la curiosità, è la sete di conoscenza che lo spinge fuori da quella che era la sua natura, lo sprona a “perdersi nel gusto
del proibito”. Guccini si sofferma sul momento in cui scatta questo cambiamento, quello che accade dopo e viene vissuto
dall’eroe, “chi era Nausicaa, e dove Circe e Calypso perse nel brusio (…) l’urlo dell’accecato Polifemo ed il mio navigare per
fuggire”, viene sintetizzato in pochissimi versi.
La vera impresa è stata, invece, uscire da quella che oggi viene considerata comfort zone per avventurarsi in qualcosa di
sconosciuto, pericoloso e proibito che lo porta verso “isole incantate, verso altri amori” che Odisseo non avrebbe mai conosciuto
se si fosse accontentato della sua condizione naturale.
Va sottolineata anche l’importanza che viene data dall’Ulisse di Guccini nell’ultima strofa a chi tramanderà la sua leggenda,
ringraziando “chi un giorno mi ha cantato, dandomi però un’eterna vita, racchiusa in versi, in ritmi, in una rima, dandomi ancora
la gioia infinita di entrare in porti sconosciuti prima”.

Odysseus è una delle tante gemme del cantautore bolognese, sorprende come trasmetta un’enorme forza di significato anche
senza accompagnamento musicale, solamente leggendo i versi.
                                                     (da: www.mostraulisse.it/it/news/cinque-canzoni-che-parlano-del-mito-di-ulisse.html)
Anche la musica rap si è avvicinata all’antico
personaggio omerico. Oltre a Caparezza, eclettico ma
ascrivibile al genere rap/hip-hop, lo hanno fatto due
rapper emiliani, con una canzone su Ulisse all’interno
dell’album Infernum, interamente dedicato ai
personaggi dell’Inferno della Divina Commedia.
Un omaggio a Dante in versione rap, in vista del
settimo centenario dalla sua morte.

Murubutu & Claver Gold
Marzo 2020 – Ulisse
Murubutu – Reggio Emilia 1975, pseudonimo di
Alessio Mariani. Docente di filosofia in un liceo di
Reggio Emilia. La sua musica, definita «rap di
ispirazione letteraria» o «letteraturap», lo
distingue da tutti gli altri rapper italiani rendendolo
unico nel suo genere poiché unisce la musica
rap con la letteratura, la storia e la filosofia.
Claver Gold – Ascoli Piceno 1986, professione
rapper, pseudonimo di Daycol Emidio Orsini.
Seh, seh, ehi                                                      Se, se, se, ah
Il mare scrive, canta rime al rostro delle barche                  L'ottava bolgia forgia fiamme mentre il giorno muore
Io ho navigato lungo il filo delle coste barbare                   Dentro ogni fuoco c'è lo spirito di un peccatore
Porti persi ad arte sulle rocce carsiche                           C'è un grido stanco di dolore, la eco fa rumore
Ora brucio con due punte in una di tre cantiche                    Di chi cercava nuovi mondi in acque senza amore
E gli occhi immersi tra i miei sensi che hanno sempre sete (Ehi)   Dove l'onore si fa largo navigando al largo
Di un folle volo della fantasia                                    Esseri umani come schiavi dentro navi cargo
Fra i mondi immersi fra i riflessi presi in una rete               Nel porto gelido letargo come in un embargo
Sogno il ritorno per tornare via, via, via                         La fedeltà premia l'attesa dentro gli occhi d'Argo

Là dove voci di sirene offuscano la mente                          E questa schiuma che profuma e mi sussurra lieve
Il mare si farà bollente e il ricordo latente                      E mischia l'alba alle correnti nella vita mia
Dove ogni sbaglio era un bagaglio ricolmo di niente                Muove il traguardo verso nuove mete greche
Portare al limite il sapere in terre senza gente                   Mentre mi incanto alla follia di questa sinfonia
Ogni capello era un serpente e mentre si fa sera                   Io che vidi le eclissi, che vinsi Calipso
Sottocoperta conto i giorni a lume di candela                      Che vinsi gli abissi fra gli istmi mai visti
Ora che il vento si fa grande e gonfia la mia vela                 Che vinsi e sconfissi, sì, Scilla e Cariddi
Lei sta aspettando il mio ritorno, poi disfa la tela               Ora riposo sui fondali dell'Andalusia

Visione nitida, ho visto me stesso e l'isola                       Quando il ciclope mi parlò io risposi: "Nessuno"
Le prime ore là il sole scaldava Itaca                             E quando il mare ci affondò io risposi: "Nettuno"
Dentro il mio cuore ogni rotta s'è fatta effimera                  Quando il cavallo in legno entrò io scomparvi nel fumo
E muta la nostalgia qui in una speranza liquida                    Poi dopo Circe navigammo al quinto plenilunio
La stessa conta che una volta lasciò tutti muti                    Verso quei lidi inesplorati dove il sole desta
La stessa mossa sulla costa lasciò tutti bruti                     Cantami Musa dell'eroe di Grecia e le sue gesta
E le onde aperte là fra le colonne d'Ercole                        Che brucia lento tra le fiamme al canto della Bestia
La stessa forza che mi sposta è soprattutto hybris                 Che sfidò il fato fino all'ultima triste tempesta

Vedi, qui va tutto bene                                            Vedi, qui va tutto bene
Tutto a gonfie vele                                                Tutto a gonfie vele
Come marinai                                                       Come marinai
Le onde corte e intanto                                            Le onde corte e intanto
Vieni, qui con gli occhi pieni                                     Vieni, qui con gli occhi pieni
Tutto quel che vedi                                                Tutto quel che vedi
A me non basta mai                                                 A me non basta mai

                ASCOLTIAMO la canzone al link: https://www.youtube.com/watch?v=hFUVoWcb0Go
Ulisse sempre sull’onda della musica
   Altri cantanti italiani hanno riproposto il mito di Ulisse nelle loro canzoni, dedicandogli anche un intero
 album (PFM), soffermandosi su aspetti specifici dell’eroe o sui personaggi più incisivi dell’Odissea, di solito
      attualizzandoli. In un elenco che non può essere esaustivo, trovano posto, oltre ai cantanti citati,
       Branduardi (Il marinaio), Neffa (I Viaggi di Ulisse / Ho sballato) e Vecchioni (Ulisse e l‘America ).

Francesco De Gregori ha “visitato” più volte            Ulisse è una canzone             Buon sangue è il
l’Odissea, fin dal 1987 con Il canto delle sirene       contenuta in Fango e             sedicesimo album di
(album Terra di nessuno), riproposta ne La notte        stelle, un album di Enrico       Jovanotti, pubblicato
delle sirene, il concerto registrato a Roma, Piazza     Ruggeri, pubblicato              nel 2005. Una
del Popolo, il 6 maggio 1989. Evoca l’Odissea anche     nel 1996, dopo la sua            canzone è dedicata a
l’album Calypsos del 2006. E infine una nota curiosa    partecipazione al Festival       Penelope che tesse
con Omero al Cantagiro (album Sulla strada, 2012),      di Sanremo.                      la tela indifferente al
dove immagina l’aedo cieco in gara nel popolare         https://www.youtube.com/wat      mondo caotico.
                                                        ch?v=0r1XUWMyEDQ                 https://www.youtube.co
concorso canoro estivo degli Anni Sessanta.
                                                                                         m/watch?v=lJrklxCG0Ts
Le dimensioni del mio caos è        Marinai, profeti e         Il rapper
il quarto album in studio del       balene è l’ottavo album    Murubutu fa
cantante italiano Caparezza,        di Vinicio Capossela,      riferimento a
pubblicato nel 2008. Nella          pubblicato nel 2011.       Ulisse in I marinai
canzone Ulisse (You Listen)         Nel disco 2° vi sono       tornano tardi ,
l'incontro tra Caparezza e                                     nell'album Gli        Il sogno di Ulisse è una
                                    diversi brani ispirati a
Ilaria viene paragonato a                                      ammutinati del        canzone dell’album
                                    Ulisse: Vinocolo, Le
quello tra Ulisse e le sirene.                                 Bouncin, (Ovvero      Mantide, della rock
                                    Pleiadi, Aedo, Calipso,
Ascoltare il richiamo delle                                    mirabolanti           band siciliana 10 HP,
                                    Dimmi Tiresia, Nostos,
sirene fa riferimento alla                                     avventure di          uscito nel 2020.
                                    Le sirene. Una
capacità di ascoltare la                                       uomini e mari),       https://www.youtube.c
                                    dettagliata analisi in
propria voce interiore; da qui                                 uscito nel 2014.      om/watch?v=Wi73z0R
                                    https://www.mostraulis
l’assonanza tra le pronunce                                    https://www.youtub    Mk6A
                                    se.it/it/news/ulisse-
di Ulisse (all'inglese iullisses)   marinai-profeti-e-         e.com/watch?v=0SVj
con you listen ("tu ascolti").                                 2NNWjn4
                                    balene.html
https://www.youtube.com/watch?
v=6nQJ8AyYu4I
                                                                                               A cura del
    ScuolaGuido                          GIAVENO VAL SANGONE      professor Bartolomeo Vanzetti
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