"Cantami, o Diva": Ulisse nella musica - ScuolaGuido A cura del professor Bartolomeo Vanzetti
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“Cantami, o Diva”: Ulisse nella musica A cura del ScuolaGuido GIAVENO VAL SANGONE professor Bartolomeo Vanzetti
I poemi omerici: l’Ulisse cantato Suonatrice di lira L’aedo omerico cantava Dagli scavi del le sue canzoni al Tempio Maggiore phorminx a quattro a Cuma (Napoli) corde, improvvisando la (VIII sec a.C.) sua melodia a quattro note mentre sviluppava il suo racconto. Lezione di musica Idria attica a figure rosse, 510 a.C. circa (Monaco - Staatliche Antikensammlungen) Cantante epico Figurina cretese in bronzo (Museo di Heraklion)
Due ricercatori hanno provato a individuare un metodo per riprodurre le canzoni dei grandi classici greci così come venivano presentate al pubblico della Grecia antica. Georg Danek dell’università di Vienna e Stefan Hagel dell’Academy of Sciences di Vienna hanno sviluppato una tecnica particolare per riprodurre in canto e musica l’epica di Omero, metodo che appariva senz’altro il più appropriato per tramandarla nel tempo, in quanto aggiungeva al testo parlato il ritmo musicale . Va da sé che questa ricostruzione teorica non deve essere considerata l’esatta ricostruzione di un melodia; va intesa invece come approccio alla tecnica utilizzata dai cantori omerici per trasformare in canzoni i versi dell’opera. Accompagnandosi con uno strumento a corde che imita l’antico phorminx, i ricercatori Danek e Hagel hanno provato a declamare i versi 267-281 dell’ottavo libro dell’Odissea: tali versi fanno parte del canto che l’aedo Demodoco esegue alla corte di Alcinoo, re dei Feaci, di fronte ai quali Ulisse si commuove al pensiero dei compagni caduti sotto le mura di Troia.
Odissea Libro VIII - Versi 267-281 L’aedo omerico cantava le sue canzoni al phorminx a quattro corde, improvvisando la sua melodia a quattro note mentre sviluppava il suo racconto. La melodia, monotona, non interpretava il testo: serviva solo come mezzo per trasportare le parole e per catturare l'attenzione degli ascoltatori. Link al canto: https://www.youtube.com/watch?v=QEZADKrgyAU&t=35s […] 267 ἀμφ' Ἄρεος φιλότητος ἐϋστεφάνου τ' Ἀφροδίτης, ὡς τὰ πρῶτ' ἐμίγησαν ἐν Ἡφαίστοιο δόμοισι λάθρῃ· πολλὰ δὲ δῶκε, λέχος δ' ᾔσχυνε καὶ εὐνὴν 270 Ἡφαίστοιο ἄνακτος. ἄφαρ δέ οἱ ἄγγελος ἦλθεν Ἥλιος, ὅ σφ' ἐνόησε μιγαζομένους φιλότητι. Ἥφαιστος δ' ὡς οὖν θυμαλγέα μῦθον ἄκουσε, βῆ ῥ' ἴμεν ἐς χαλκεῶνα, κακὰ φρεσὶ βυσσοδομεύων· ἐν δ' ἔθετ' ἀκμοθέτῳ μέγαν ἄκμονα, κόπτε δὲ δεσμοὺς 275 ἀρρήκτους ἀλύτους, ὄφρ' ἔμπεδον αὖθι μένοιεν. αὐτὰρ ἐπεὶ δὴ τεῦξε δόλον κεχολωμένος Ἄρει, βῆ ῥ' ἴμεν ἐς θάλαμον, ὅθι οἱ φίλα δέμνια κεῖτο· ἀμφὶ δ' ἄρ' ἑρμῖσιν χέε δέσματα κύκλῳ ἁπάντῃ, πολλὰ δὲ καὶ καθύπερθε μελαθρόφιν ἐξεκέχυντο, 280 ἠΰτ' ἀράχνια λεπτά· τά γ' οὔ κέ τις οὐδὲ ἴδοιτο, οὐδὲ θεῶν μακάρων· περὶ γὰρ δολόεντα τέτυκτο. [...]
Ulisse in due compositori di musica classica Claudio Monteverdi Cremona 1567 – Venezia 1643 • Compositore prolifico in tutti i generi (madrigali, opere teatrali, musica religiosa…), Monteverdi fu uno dei principali innovatori in campo musicale, segnando con la sua produzione artistica il passaggio dalla musica rinascimentale alla musica barocca. • Scrisse una delle prime opere teatrali in cui fosse sviluppabile una trama drammatica, ovvero un melodramma, L'Orfeo, esercitando una profonda influenza non sui compositori italiani e stranieri della sua generazione e di quelle successive. • Negli ultimi anni della sua vita compose opere teatrali per la Repubblica di Venezia, dove operava come maestro di cappella presso la Basilica di San Marco. Tra queste, scrisse Il ritorno di Ulisse in patria, su libretto di Giacomo Badoaro, rappresentata per la prima volta nella città lagunare nel 1640. • Quest’opera viene tuttora spesso rappresentata nei teatri lirici italiani e stranieri.
incisioni in cd e dvd locandina di una rappresentazione in tempi recenti PER L’ASCOLTO Al link https://www.youtube.com/watch?v=RbIduSKPP6k&t=179 è possibile vedere l’intera rappresentazione dell’opera Il ritorno di Ulisse in patria realizzata nel teatro dell’Opéra di Zurigo, con la direzione di Nikolaus Harnoncourt, noto per l’accuratezza delle sue interpretazioni. Contemporaneamente è possibile seguire il testo cantato del libretto di G. Bodoaro al link https://www.flaminioonline.it/Guide/Monteverdi/Monteverdi-Ulisse325-testo.html
Luigi Dallapiccola Pisino (Croazia) 1904 – Firenze 1975 • Negli anni Trenta Dallapiccola fu tra i primi musicisti italiani ad approdare alla musica dodecafonica (tecnica di composizione musicale ideata nei primi decenni del ‘900 da Arnold Schönberg). • Dopo i primi studi a Trieste, si trasferisce a Firenze, dove perfeziona la sua formazione musicale e dove si stabilirà definitivamente, svolgendo l’intera sua carriera di docente e compositore. • Fin dalle prime opere musicali risalenti agli anni ’30, Dallapiccola si fa notare sulla scena internazionale, ottenendo negli anni numerosissimi riconoscimenti. • Le sue composizioni, di vario genere (musica corale, vocale da camera, strumentale, balletti, opere teatrali), sono caratterizzate da intenso lirismo e da profondi contenuti spirituali e ideali.
• Nel 1968 Dallapiccola termina la composizione di Ulisse, opera in un prologo e due atti (13 scene) su libretto scritto dallo stesso musicista, frutto di un lavoro più che decennale che il compositore definì «il risultato di tutta la mia vita». • Ulisse è la figura che accompagna tutto il percorso musicale e l’intera esistenza di Dallapiccola: lo scopre a otto anni nella visione del film muto L’Odissea di Omero del 1911, nel 1935 lo riscopre nell’Ulysses di Joyce e questa lettura spingerà il musicista a Discografia: L.Maazel 1992 lanciarsi nella ricerca del linguaggio della dodecafonia, nel 1938 lavora con il coreografo Léonide Massine al progetto per un balletto sull'Odissea, nel 1942 trascrive Il ritorno di Ulisse in patria di Monteverdi. • Eseguita per la prima volta a Berlino nel 1968 sotto la direzione di Lorin Maazel, l’Ulisse di Dallapiccola si caratterizza per l’esito finale del viaggio dell’eroe omerico: Ulisse si apre all’incontro Dio, trovando in lui la pace definitiva che consola le inquietudini umane. Torino – Teatro Regio 1986-87 • «Non è un caso che Dallapiccola termini la partitura con le parole di Sant'Agostino: Fecisti nos ad te et inquietum est cor nostrum, donec requiescat in te. La pace nel talamo immerso nel grande albero di olivo segna l'approdo omerico; la pace del sapere è quella cercata dall'Ulisse di Dante; la pace nell'intuizione del Signore è la pace che arriva in Dallapiccola con la visione di Dio» (Mario Ruffini, musicologo e compositore)
ULTIMA SCENA. EPILOGO Mare aperto. Ulisse, solo, su uno piccola imbarcazione. Notte stellata. ULISSE V'ho mirate: soffrii pene infinite intorno a me cercando Un uomo sono, un uomo che ha guardato quanto mi manca: la Parola, il Nome. il mondo nelle fogge più diverse e che intorno si vede sorger, muti, Trovar potessi il nome, pronunciar la parola con occhi interroganti, mille visi, che chiarisca a me stesso così ansioso cercare; mentre nell'alma le memorie farsi che giustifichi questa mia vita, il lungo errare, sembran più dense e dolorose. che rassereni l'ora che rapida s'invola. Guardare, meravigliarsi, e tornar a guardare. Quanto Tanto dolor tormentarmi per comprendere il vero. e cosa appresi? Fole. (una lunga pausa) (guarda in alto) Se una voce rompesse il silenzio, il mistero ... Stelle: quante mai volte contemplai sotto cieli diversi (altra lunga pausa: poi, come per improvvisa illuminazione) la vostra pura trepida bellezza! Signore! Stelle: quante mai volte interrogai (calmato) i vostri sguardi tersi, luce sperando aver da voi, saggezza! Non più soli sono il mio cuore e il mare. PER L’ASCOLTO Al link https://www.youtube.com/watch?v=7-7WRsqq0Go è possibile ascoltare il prologo a il primo atto dell’opera eseguiti dall’Orchestre Philharmonique de Radio France sotto la direzione di Ernest Bour; il secondo atto e l’epilogo si trovano al link https://www.youtube.com/watch?v=8pJC6TUzpeU&t=512s Contemporaneamente è possibile seguire il testo del libretto al link https://www.flaminioonline.it/Guide/Dallapiccola/Dallapiccola-Ulisse58-testo.html
Ulisse in quattro canzoni moderne Lucio Dalla 1943 – 2012 1971 – Itaca • è inserita nell’album Storie di casa mia (il suo 3° album, il primo di grande successo; contiene la sanremese 4 marzo 1943) • testo di Gianfranco Baldazzi e Sergio Bardotti • il testo offre lettura ‘sociale’ del rapporto Ulisse-marinai: contrapposizione tra i ‘capricci’ del capitano-Ulisse e le esigenze ‘proletarie’ dei marinai-rematori … • … ma c’è anche complicità: nel finale i marinai accettano il ruolo del capitano e sono disposti a seguirlo
Itaca (Baldazzi - Bardotti -Dalla) Capitano, che hai negli occhi Capitano, le tue colpe Capitano, che risolvi Il tuo nobile destino Pago anch'io coi giorni miei Con l'astuzia ogni avventura Pensi mai al marinaio Mentre il mio più gran peccato Ti ricordi di un soldato A cui manca pane e vino? Fa sorridere gli dei Che ogni volta ha più paura? Capitano, che hai trovato E se muori, è un re che muore Ma anche la paura in fondo Principesse in ogni porto La tua casa avrà un erede Mi dà sempre un gusto strano Pensi mai al rematore Quando io non torno a casa Se ci fosse ancora mondo Che sua moglie crede morto? Entran dentro fame e sete Sono pronto, dove andiamo? Itaca, Itaca, Itaca Itaca, Itaca, Itaca Itaca, Itaca, Itaca La mia casa ce l'ho solo là La mia casa ce l'ho solo là La mia casa ce l'ho solo là Itaca, Itaca, Itaca Itaca, Itaca, Itaca Itaca, Itaca, Itaca Ed a casa io voglio tornare Ed a casa io voglio tornare Ed a casa io voglio tornare Dal mare, dal mare, dal mare Dal mare, dal mare, dal mare Dal mare, dal mare, dal mare Itaca, Itaca, Itaca Notazioni musicali La mia casa ce l'ho solo là • costruzione musicale semplice, per far meglio risaltare il testo Itaca, Itaca, Itaca • arrangiamento essenziale (nel ritornello il battere ritmico del tamburo richiama il Ed a casa io voglio tornare ritmo della vogata imposto ai rematori) • il ritornello è corale e rimanda ai ’rematori’ - Dalla lo fece cantare in sala di registrazione agli impiegati della RCA • 1974 Bologna – nel presentare il brano alla folla, Dalla dice che « la canzone è una metafora della ribellione del proletariato (i marinai) verso gli industriali (raffigurati da Ulisse)» ASCOLTIAMO la canzone al link: https://www.youtube.com/watch?v=GXBM1m7EgaE
Itaca Commento al testo Capitano che hai negli occhi il tuo nobile destino, pensi mai al marinaio a cui manca pane e vino? L’incipit della canzone fa immediatamente capire chi sta parlando: marinai e rematori che popolano la nave e sono pronti ad assistere il proprio condottiero nel corso delle avventure. Nonostante l’attaccamento all’impresa inizia a maturare in loro la consapevolezza di una volontà che cozza con i capricci del condottiero che vaga non curandosi eccessivamente degli effettivi desideri dell’equipaggio, desideri che vengono manifestati nel coro del ritornello che non lascia spazio ad incomprensioni: Itaca, Itaca, Itaca. La mia casa ce l’ho solo là. Itaca, Itaca, Itaca. Ed a casa io voglio tornare. L’equipaggio vuole tornare a casa perché oltre a mancare “pane e vino”, fa riferimento ad una “moglie che lo crede morto” e ad un’atroce differenza in caso di caduta sul campo: “e se muori è un re che muore, la tua casa avrà un erede. Quando io non torno a casa entra dentro fame e sete.” Viene, insomma, sottolineata la disparità di attenzione e trattamento tra chi comanda la spedizione e chi lo affianca, nonostante questi ultimi ricoprano un notevole ruolo nella storia. In conclusione, però, sembra che rematori e marinai acquisiscano la consapevolezza dell’effettivo ruolo del Capitano, accettando la sua superiorità e i tratti eroici, portandoli ad accettare di seguirlo anche in successive avventure. Capitano che risolvi con l’astuzia ogni avventura, ti ricordi di un soldato che ogni volta ha più paura? Ma anche la paura in fondo, mi da sempre un gusto strano. Se ci fosse ancora mondo sono pronto dove andiamo. Per finire, una curiosità. Nelle versioni dal vivo Lucio Dalla, spesso e volentieri, modificava l’ultimo verso della strofa appena citata, capovolgendo il senso di accettazione e comprensione del ruolo dell’originale e suggerendo un macabro ammutinamento:“ma se non mi porti a casa, capitano io ti sbrano.” D’altronde, Ulisse stesso ci insegna quanto l’animo umano sia mutevole. (da: www.mostraulisse.it/it/news/cinque-canzoni-che-parlano-del-mito-di-ulisse.html)
Lucio Dalla (1943 – 2012) 1975 – Ulisse coperto di sale • inserita nell’album Anidride solforosa (il suo 5° album, canzoni con tematiche sociali: delinquenza minorile, sfruttamento del proletariato, contraddizioni del capitalismo…) • testi di Roberto Roversi (1923-2012): poeta, scrittore, giornalista, libraio, paroliere… • Tema del testo: il ritorno (Dalla è reduce da un passato difficile) • è’ un Ulisse ‘coperto di sale’: il sale come simbolo del vissuto, delle difficoltà incontrate, le avversità trascorse, le speranze andate deluse … che si sono ‘appiccicate’ alla vita come il sale • si ritorna alla casa («tutto cambiato, tutto uguale»), che è luogo di ancoraggio, delle sicurezze di sempre, dove si ritrova il senso perduto («non ho paura, ti dico che sono tornato per trovare come una volta dentro a questa casa la mia forza») • c’è sempre uno spazio per ricominciare («I sassi si consumano, non si consuma la vita. La giornata qui è uguale a una mano che è ferita. Io sono Ulisse al ritorno, Ulisse coperto di sale, Ulisse al principio del giorno»)
Vedo le stanze imbiancate Una mano di calce bianca Tutte le finestre spalancate Sulle pareti della mia stanza Neve non c'è, il sole c'è Cielo giallo di garbino Ulisse coperto di sale Nebbia non c'è, il cielo c'è Occhio caldo di bambino (Roversi - Dalla) Tutto scomparso, tutto cambiato Tiro il sole fin dentro la stanza Mentre ritorno da un mio passato Carro di fuoco che corre sul cuore Tutto è uguale, irreale Perché ogni giorno è sabbia e furore Sono Ulisse coperto di sale E sempre uguali non sono le ore È vero la vita è sempre un lungo, lungo ritorno Voglio dirti Ascolta, io non ho paura dei sentimenti Non rovesciare gli anni come un cassetto vuoto E allora guarda, io sono qui Ascolta, anche i giovani non hanno paura di un amore Ho aperto adagio, adagio con la chiave E mai, mai, mai strappano dal cuore i sentimenti Come un tempo Io ti guardo Ho lasciato la valigia sulla porta La tua forza è un'ombra di luce Ho lasciato la valigia sulla porta La tua forza è un'ombra di luce Ho guardato intorno prima di chiamare, chiamare La mano affondata nel vento del vento Non ho paura, ti dico Aria calda, urlano quelle nostre ore Che sono tornato per trovare, trovare Strette in un pugno Come una volta Urlano come gli uccelli Dentro a questa casa I sassi si consumano, non si consuma la vita La mia forza La giornata qui è uguale a una mano che è ferita Come Ulisse che torna dal mare Io sono Ulisse al ritorno Come Ulisse che torna dal mare Ulisse coperto di sale Ulisse al principio del giorno Notazioni musicali - forte contrapposizione tra le due parti (ripetute) in cui è strutturato il testo: • la voce interpreta il testo: gridato nella prima parte, quasi recitato nella seconda parte • diversa strumentazione nell’accompagnamento: colpi secchi della batteria e accordi secchi della pianola nella prima parte; pianoforte, giro continuo della chitarra basso e violini nella seconda parte ASCOLTIAMO la canzone al link: https://www.youtube.com/watch?v=mf1LJhmBB3U
Ulisse coperto di sale Commento al testo Il brano inizia con Ulisse che ci racconta quello sta vedendo intorno a sé, una Vedo le stanze imbiancate situazione domestica, che probabilmente non vedeva da diverso tempo, stanze e Tutte le finestre spalancate finestre che era abituato a vivere quotidianamente vengono ritrovate dal Neve non c'è, il sole c'è, protagonista cambiate, ma uguali. Quasi irreali. Nebbia non c'è, il cielo c'è! Ed ecco arrivare la parola chiave di tutta la canzone: “ritorno”. Ulisse è appena tornato da un passato difficile, esperienze tortuose che siamo abituati a conoscere, Tutto scomparso, tutto cambiato si guarda intorno e rivede la sua quotidianità, tutto sommato immutata, ferma ad Mentre ritorno da un mio passato aspettare il suo ritorno. Tutto è uguale, irreale È un Ulisse coperto di sale, dove il sale rappresenta l’esperienza, il trascorso, le Sono Ulisse coperto di sale! difficoltà incontrate lungo questo viaggio. Una metafora potente, quasi una parte per il tutto, con il sale, componente fondamentale dei mari solcati, che rappresenta tutto quello che il protagonista ha vissuto e subito, fino a ricoprirlo totalmente. È vero, la vita è sempre un lungo, lungo Ulisse è partito sapendo di tornare. Quale sia il viaggio, ogni essere ritorno umano è calamitato, fisicamente o mentalmente, verso casa, verso il suo ritorno. Proprio per questo “ha lasciato la valigia sulla porta”, è un Ascolta, io non ho paura dei sentimenti raggruppare e accantonare tutto quello che ci si lascia alle spalle, per E allora guarda, io sono qui. poi riabbracciarlo una volta varcata la porta di casa. Vale per Ulisse Ho aperto adagio adagio con la chiave, come per tutti gli esseri umani, che si parta per un viaggio, come un tempo un’avventura, una guerra o, tema trattato da Dalla ne La casa in riva al mare, sia costretti lontani da casa perché rinchiusi in una cella. Ho lasciato la valigia sulla porta. La sensazione è la stessa, si torna a casa per ritrovare il senso Ho guardato intorno prima di chiamare perduto: “non ho paura, ti dico, che sono tornato per trovare come Non ho paura, ti dico una volta, dentro questa casa, la mia forza. Come Ulisse che torna Che sono tornato per trovare, come una dal mare”. volta Ulisse è metafora dell’umanità. Come ogni uomo oscilla tra la voglia di esplorare e conoscere e il desiderio di tornare a casa, dove tutto Dentro a questa casa la mia forza ha avuto inizio, nel suo caso ricongiungendosi con la moglie e il figlio. Come Ulisse che torna dal mare
Una mano di calce bianca A questo punto la canzone cambia, parte un ragionamento Sulle pareti della mia stanza essenziale sulla vita, sul tempo, e sulla forza necessaria per gestire Cielo giallo di garbino, al meglio entrambe le cose. Occhio caldo di bambino! La forza e la ragione per tornare si trovano sempre. Ci si Voglio dirti, non rovesciare ricongiunge con ciò che si è lasciato, pronti a ricominciare un nuovo gli anni come un cassetto viaggio che può portare lontano come no, perché il viaggio è anche vuoto, qui ed ora, la vita è uno spostamento continuo non solo spaziale, Ascolta, anche i giovani ogni cosa si rigenera per trovare nuova linfa, perché “la giornata è non hanno paura di un come una mano che è ferita”, c’è il segno, può far male ma si amore rigenera in fretta tornando come nuova. Anche se abbiamo vissuto mille esperienze che ci hanno logorato e E mai, mai, mai strappano hanno lasciato il segno, “non si consuma la vita”, c’è sempre una dal cuore i sentimenti ragione per ricominciare. Anche Ulisse, nonostante tutte le Io ti guardo, la tua forza è peripezie, le esperienze, gli incontri magici e sciagurati, ha sempre un'ombra di luce mantenuto la necessità e l’obiettivo di tornare a casa, tornare nel posto in cui ha lasciato il proprio cuore. Ed è quello il momento chiave e più misterioso della sua storia: il ritorno. I sassi si consumano, non si consuma la vita Il momento più agognato e temuto da tutti gli esseri umani. Che sia La giornata è uguale a una un ritorno fisico o sentimentale. Tutti prima o poi sentono la necessità di ricongiungersi ad un luogo, ad una persona, anche mano che è ferita coperti da tutto il sale incontrato nella vita. Ma pronti ad affrontare, Io sono Ulisse al ritorno ancora una volta, il principio del giorno. Ulisse coperto di sale. Ulisse al principio del giorno! (da: www.mostraulisse.it/it/news/ulisse-coperto-di-sale.html)
Francesco Guccini (Modena 1940) 2004 – Odysseus • È la prima canzone dell’album Ritratti (il suo 20° di 29 album complessivi) • comprende anche il ‘ritratto’ di Cristoforo Colombo • Ulisse è un agricoltore-allevatore-montanaro (… come Guccini!), ma la ‘sete di avventura’ lo spinge a partire per scoprire mondi nuovi e persone diverse • avventura che continua grazie ai versi del cieco Omero che gli ha dato la possibilità di diventare eterno
Bisogna che lo affermi fortemente E andare in giorni bianchi come arsura Guccini Che, certo, non appartenevo al mare Soffio di vento e forza delle braccia Anche se Dei d'Olimpo e umana gente Mano al timone e sguardo nella pura Odysseus Mi sospinse un giorno a navigare Schiuma che lascia effimera una traccia Il testo E se guardavo l'isola petrosa (Foscolo) Andare nella notte che ti avvolge Ulivi e armenti sopra ogni collina Scrutando delle stelle il tremolare C'era il mio cuore al sommo d'ogni cosa In alto l'Orsa e un segno che ti volge C'era l'anima mia che è contadina Diritta verso il nord della Polare Un'isola d'aratro e di frumento E andare come spinto dal destino E fuggendo si muore e la mia morte Senza le vele, senza pescatori Verso una guerra, verso l'avventura Sento vicina quando tutto tace Il sudore e la terra erano argento E tornare contro ogni vaticino Sul mare, e maledico la mia sorte Il vino e l'olio erano i miei ori Contro gli Dei e contro la paura Non trovo pace Forse perché sono rimasto solo Ma se tu guardi un monte che è di faccia E andar verso isole incantate Ma allora non tremava la mia mano Senti che ti sospinge un altro monte Verso altri amori, verso forze arcane E i remi mutai in ali al folle volo (Dante) Un'isola col mare che l'abbraccia Compagni persi e navi naufragate Oltre l'umano Ti chiama un'altra isola di fronte Per mesi, anni, o soltanto settimane E diedi un volto a quelle mie chimere La memoria confonde e dà l'oblio La vita del mare segna false rotte Le navi costruii di forma ardita Chi era Nausicaa, e dove le sirene Ingannevole in mare ogni tracciato Concavi navi dalle vele nere (Odissea) Circe e Calypso perse nel brusio Solo leggende perse nella notte E nel mare cambiò quella mia vita Di voci che non so legare assieme Perenne di chi un giorno mi ha cantato E il mare trascurato mi travolse Mi sfuggono il timone, vela, remo Donandomi però un'eterna vita Seppi che il mio futuro era sul mare La frattura fra inizio ed il finire Racchiusa in versi, in ritmi, in una rima Con un dubbio però che non si sciolse L'urlo dell'accecato Polifemo Dandomi ancora la gioia infinita Senza futuro era il mio navigare Ed il mio navigare per fuggire Di entrare in porti sconosciuti prima (Kavafis) Ma nel futuro trame di passato Si uniscono a brandelli di presente Sottotitolo: Ti esalta l'acqua e al gusto del salato «con ringraziamenti e scuse a Omero, Dante, Brucia la mente Foscolo, C. Kavafis, J.C. Izzo, A. Prandi» E ad ogni viaggio reinventarsi un mito … nel testo «c’è Jean-Claude Izzo per alcune impressioni sulla vita marinara; c’è A ogni incontro ridisegnare il mondo un misterioso Alberto Prandi che tu non conosci ma che io conosco benissimo e E perdersi nel gusto del proibito che è mio cugino e ha scritto diverse poesie proprio sui personaggi di Omero» Sempre più in fondo *da un’intervista rilasciata a Vincenzo Mollica+
Bisogna che lo affermi fortemente E andare in giorni bianchi come arsura Che, certo, non appartenevo al mare Soffio di vento e forza delle braccia Guccini Anche se Dei d'Olimpo e umana gente Mano al timone e sguardo nella pura Mi sospinsero un giorno a navigare Schiuma che lascia effimera una traccia Odysseus E se guardavo l'isola petrosa Andare nella notte che ti avvolge Ulivi e armenti sopra ogni collina Scrutando delle stelle il tremolare La musica C'era il mio cuore al sommo d'ogni cosa In alto l'Orsa e un segno che ti volge C'era l'anima mia che è contadina Diritta verso il nord della Polare Un'isola d'aratro e di frumento E andare come spinto dal destino E fuggendo si muore e la mia morte Senza le vele, senza pescatori Verso una guerra, verso l'avventura Sento vicina quando tutto tace Il sudore e la terra erano argento E tornare contro ogni vaticino Sul mare, e maledico la mia sorte Il vino e l'olio erano i miei ori Contro gli Dei e contro la paura Non trovo pace Forse perché sono rimasto solo Ma se tu guardi un monte che è di faccia E andar verso isole incantate Ma allora non tremava la mia mano Senti che ti sospinge un altro monte Verso altri amori, verso forze arcane E i remi mutai in ali al folle volo Un'isola col mare che l'abbraccia Compagni persi e navi naufragate Oltre l'umano Ti chiama un'altra isola di fronte Per mesi, anni, o soltanto settimane E diedi un volto a quelle mie chimere La memoria confonde e dà l'oblio La vita del mare segna false rotte Le navi costruii di forma ardita Chi era Nausicaa, e dove le sirene Ingannevole in mare ogni tracciato Concave navi dalle vele nere Circe e Calypso perse nel brusio Solo leggende perse nella notte E nel mare cambiò quella mia vita Di voci che non so legare assieme Perenne di chi un giorno mi ha cantato E il mare trascurato mi travolse Mi sfuggono il timone, vela, remo Donandomi però un'eterna vita Seppi che il mio futuro era sul mare La frattura fra inizio ed il finire Racchiusa in versi, in ritmi, in una rima Con un dubbio però che non si sciolse L'urlo dell'accecato Polifemo Dandomi ancora la gioia infinita Senza futuro era il mio navigare Ed il mio navigare per fuggire Di entrare in porti sconosciuti prima Ma nel futuro trame di passato Notazioni musicali: Si uniscono a brandelli di presente • la critica sostiene che dal punto di vista musicale la canzone non è particolarmente Ti esalta l'acqua e al gusto del salato significativa: il rilievo maggiore sta nel testo (sette strofe in rima alternata) Brucia la mente • musicalmente, la canzone è una sorta di recitativo declamato, con un ‘crescendo E ad ogni viaggio reinventarsi un mito epico’ che si ripete due volte prima della strofa conclusiva A ogni incontro ridisegnare il mondo • l’accompagnamento è essenziale, con strumenti e suoni ‘mediterranei’ E perdersi nel gusto del proibito Sempre più in fondo ASCOLTIAMO la canzone al link: https://www.youtube.com/watch?v=m_MwzTC1aPg
Odysseus Commento al testo Trent’anni dopo le due canzoni di Lucio Dalla, Francesco Guccini scrive una sua versione del mito di Odisseo, concentrando il racconto in sette strofe, tanto sintetiche rispetto all’opera originale quanto dense di significato ed argomenti. Ulisse è un tema caro al cantautore, un mito che lo accompagna fin dall’infanzia, tanto che completa il titolo con il sottotitolo “con ringraziamenti e scuse a Omero, Dante, Foscolo, C. Kafazis, J.C Izzo, A. Prandi”, citando tutti gli autori che nel corso degli anni lo hanno ispirato nel raccontare a modo suo Odisseo. “Bisogna che lo affermi fortemente che, certo, non appartenevo al mare anche se Dei d'Olimpo e umana gente mi sospinsero un giorno a navigare, e se guardavo l'isola petrosa, sopra ogni collina c'erano lì idealmente il mio cuore al sommo d'ogni cosa, c'era l'anima mia che è contadina, un'isola d'aratro e di frumento senza le vele, senza pescatori, il sudore e la terra erano argento il vino e l'olio erano i miei ori.” La prima strofa di Odysseus è una descrizione della vera natura del protagonista, se non poco avventurosa certamente lontana dal mare e più dedita alla vita contadina. “Ma se tu guardi un monte che è di faccia, senti che ti sospinge un altro monte. Un’isola col mare che l’abbraccia, ti chiama un'altra isola di fronte e diedi un volto a quelle mie chimere, le navi costruii di forma ardita, concavi navi dalle vele nere e nel mare cambiò quella mia vita e il mare trascurato mi travolse: seppi che il mio futuro era sul mare con un dubbio però che non si sciolse, senza futuro era il mio navigare. Ma nel futuro trame di passato si uniscono a brandelli di presente, ti esalta l'acqua e al gusto del salato brucia la mente e ad ogni viaggio reinventarsi un mito, a ogni incontro ridisegnare il mondo e perdersi nel gusto del proibito, sempre più in fondo.” È nel continuo della canzone che avviene il mutamento del pensiero, il protagonista si distacca dalla sua natura per sposare il viaggio e la curiosità, è la sete di conoscenza che lo spinge fuori da quella che era la sua natura, lo sprona a “perdersi nel gusto del proibito”. Guccini si sofferma sul momento in cui scatta questo cambiamento, quello che accade dopo e viene vissuto dall’eroe, “chi era Nausicaa, e dove Circe e Calypso perse nel brusio (…) l’urlo dell’accecato Polifemo ed il mio navigare per fuggire”, viene sintetizzato in pochissimi versi. La vera impresa è stata, invece, uscire da quella che oggi viene considerata comfort zone per avventurarsi in qualcosa di sconosciuto, pericoloso e proibito che lo porta verso “isole incantate, verso altri amori” che Odisseo non avrebbe mai conosciuto se si fosse accontentato della sua condizione naturale. Va sottolineata anche l’importanza che viene data dall’Ulisse di Guccini nell’ultima strofa a chi tramanderà la sua leggenda, ringraziando “chi un giorno mi ha cantato, dandomi però un’eterna vita, racchiusa in versi, in ritmi, in una rima, dandomi ancora la gioia infinita di entrare in porti sconosciuti prima”. Odysseus è una delle tante gemme del cantautore bolognese, sorprende come trasmetta un’enorme forza di significato anche senza accompagnamento musicale, solamente leggendo i versi. (da: www.mostraulisse.it/it/news/cinque-canzoni-che-parlano-del-mito-di-ulisse.html)
Anche la musica rap si è avvicinata all’antico personaggio omerico. Oltre a Caparezza, eclettico ma ascrivibile al genere rap/hip-hop, lo hanno fatto due rapper emiliani, con una canzone su Ulisse all’interno dell’album Infernum, interamente dedicato ai personaggi dell’Inferno della Divina Commedia. Un omaggio a Dante in versione rap, in vista del settimo centenario dalla sua morte. Murubutu & Claver Gold Marzo 2020 – Ulisse Murubutu – Reggio Emilia 1975, pseudonimo di Alessio Mariani. Docente di filosofia in un liceo di Reggio Emilia. La sua musica, definita «rap di ispirazione letteraria» o «letteraturap», lo distingue da tutti gli altri rapper italiani rendendolo unico nel suo genere poiché unisce la musica rap con la letteratura, la storia e la filosofia. Claver Gold – Ascoli Piceno 1986, professione rapper, pseudonimo di Daycol Emidio Orsini.
Seh, seh, ehi Se, se, se, ah Il mare scrive, canta rime al rostro delle barche L'ottava bolgia forgia fiamme mentre il giorno muore Io ho navigato lungo il filo delle coste barbare Dentro ogni fuoco c'è lo spirito di un peccatore Porti persi ad arte sulle rocce carsiche C'è un grido stanco di dolore, la eco fa rumore Ora brucio con due punte in una di tre cantiche Di chi cercava nuovi mondi in acque senza amore E gli occhi immersi tra i miei sensi che hanno sempre sete (Ehi) Dove l'onore si fa largo navigando al largo Di un folle volo della fantasia Esseri umani come schiavi dentro navi cargo Fra i mondi immersi fra i riflessi presi in una rete Nel porto gelido letargo come in un embargo Sogno il ritorno per tornare via, via, via La fedeltà premia l'attesa dentro gli occhi d'Argo Là dove voci di sirene offuscano la mente E questa schiuma che profuma e mi sussurra lieve Il mare si farà bollente e il ricordo latente E mischia l'alba alle correnti nella vita mia Dove ogni sbaglio era un bagaglio ricolmo di niente Muove il traguardo verso nuove mete greche Portare al limite il sapere in terre senza gente Mentre mi incanto alla follia di questa sinfonia Ogni capello era un serpente e mentre si fa sera Io che vidi le eclissi, che vinsi Calipso Sottocoperta conto i giorni a lume di candela Che vinsi gli abissi fra gli istmi mai visti Ora che il vento si fa grande e gonfia la mia vela Che vinsi e sconfissi, sì, Scilla e Cariddi Lei sta aspettando il mio ritorno, poi disfa la tela Ora riposo sui fondali dell'Andalusia Visione nitida, ho visto me stesso e l'isola Quando il ciclope mi parlò io risposi: "Nessuno" Le prime ore là il sole scaldava Itaca E quando il mare ci affondò io risposi: "Nettuno" Dentro il mio cuore ogni rotta s'è fatta effimera Quando il cavallo in legno entrò io scomparvi nel fumo E muta la nostalgia qui in una speranza liquida Poi dopo Circe navigammo al quinto plenilunio La stessa conta che una volta lasciò tutti muti Verso quei lidi inesplorati dove il sole desta La stessa mossa sulla costa lasciò tutti bruti Cantami Musa dell'eroe di Grecia e le sue gesta E le onde aperte là fra le colonne d'Ercole Che brucia lento tra le fiamme al canto della Bestia La stessa forza che mi sposta è soprattutto hybris Che sfidò il fato fino all'ultima triste tempesta Vedi, qui va tutto bene Vedi, qui va tutto bene Tutto a gonfie vele Tutto a gonfie vele Come marinai Come marinai Le onde corte e intanto Le onde corte e intanto Vieni, qui con gli occhi pieni Vieni, qui con gli occhi pieni Tutto quel che vedi Tutto quel che vedi A me non basta mai A me non basta mai ASCOLTIAMO la canzone al link: https://www.youtube.com/watch?v=hFUVoWcb0Go
Ulisse sempre sull’onda della musica Altri cantanti italiani hanno riproposto il mito di Ulisse nelle loro canzoni, dedicandogli anche un intero album (PFM), soffermandosi su aspetti specifici dell’eroe o sui personaggi più incisivi dell’Odissea, di solito attualizzandoli. In un elenco che non può essere esaustivo, trovano posto, oltre ai cantanti citati, Branduardi (Il marinaio), Neffa (I Viaggi di Ulisse / Ho sballato) e Vecchioni (Ulisse e l‘America ). Francesco De Gregori ha “visitato” più volte Ulisse è una canzone Buon sangue è il l’Odissea, fin dal 1987 con Il canto delle sirene contenuta in Fango e sedicesimo album di (album Terra di nessuno), riproposta ne La notte stelle, un album di Enrico Jovanotti, pubblicato delle sirene, il concerto registrato a Roma, Piazza Ruggeri, pubblicato nel 2005. Una del Popolo, il 6 maggio 1989. Evoca l’Odissea anche nel 1996, dopo la sua canzone è dedicata a l’album Calypsos del 2006. E infine una nota curiosa partecipazione al Festival Penelope che tesse con Omero al Cantagiro (album Sulla strada, 2012), di Sanremo. la tela indifferente al dove immagina l’aedo cieco in gara nel popolare https://www.youtube.com/wat mondo caotico. ch?v=0r1XUWMyEDQ https://www.youtube.co concorso canoro estivo degli Anni Sessanta. m/watch?v=lJrklxCG0Ts
Le dimensioni del mio caos è Marinai, profeti e Il rapper il quarto album in studio del balene è l’ottavo album Murubutu fa cantante italiano Caparezza, di Vinicio Capossela, riferimento a pubblicato nel 2008. Nella pubblicato nel 2011. Ulisse in I marinai canzone Ulisse (You Listen) Nel disco 2° vi sono tornano tardi , l'incontro tra Caparezza e nell'album Gli Il sogno di Ulisse è una diversi brani ispirati a Ilaria viene paragonato a ammutinati del canzone dell’album Ulisse: Vinocolo, Le quello tra Ulisse e le sirene. Bouncin, (Ovvero Mantide, della rock Pleiadi, Aedo, Calipso, Ascoltare il richiamo delle mirabolanti band siciliana 10 HP, Dimmi Tiresia, Nostos, sirene fa riferimento alla avventure di uscito nel 2020. Le sirene. Una capacità di ascoltare la uomini e mari), https://www.youtube.c dettagliata analisi in propria voce interiore; da qui uscito nel 2014. om/watch?v=Wi73z0R https://www.mostraulis l’assonanza tra le pronunce https://www.youtub Mk6A se.it/it/news/ulisse- di Ulisse (all'inglese iullisses) marinai-profeti-e- e.com/watch?v=0SVj con you listen ("tu ascolti"). 2NNWjn4 balene.html https://www.youtube.com/watch? v=6nQJ8AyYu4I A cura del ScuolaGuido GIAVENO VAL SANGONE professor Bartolomeo Vanzetti
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