CAMBIA-MENTI 10 anni di Idipsi: una storia di evoluzione tra formazione e clinica

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CAMBIA-MENTI
                                                          Rivista dell’Istituto di Psicoterapia Sistemica Integrata

                             3° volume MONOGRAFICO 2018
                                                                                       10 anni di Idipsi:
                                                                               una storia di evoluzione
                                                                               tra formazione e clinica

3° volume MONOGRAFICO 2018

                                    Issn: 2279/6991
CAMBIAMENTI
Rivista dell’Istituto di Psicoterapia Sistemica Integrata

                             10 anni di Idipsi:
                     una storia di evoluzione
                     tra formazione e clinica

                                      3° volume MONOGRAFICO 2018
Direttore Responsabile
Antonio Restori

Direttore Scientifico
Mirco Moroni

Coordinamento redazionale
Eleonora De Ranieri, Daniela Ferrari, Giada Ghiretti, Tiziana Brancati

Redazione
Gianfranco Bruschi, Alberto Cortesi, Eleonora De Ranieri, Daniela Ferrari, Giada Ghiretti,
Gabriele Moi, Stefania Pellegri, Paolo Persia, Michele Vanzini, Tiziana Brancati

Comitato Scientifico
Marco Bianciardi (Torino), Gwyn Daniel (Londra), Nadia Monacelli (Parma),
Cecilia Edelstein (Bergamo), Wolfgang Ullrich (Milano), Paola Ravasenga (Milano),
Daniela Corso (Siracusa)

Segreteria organizzativa
Ilaria Dall’Olmo
Indice
pag. 05   Editoriale.
          Mirco Moroni, Antonio Restori

pag. 07   La società dei conflitti negati
          Antonio Restori

pag. 12   Un confine per pochi, nuova terra per molti.
          Mappe di viaggio per l’evoluzione dei modelli in psicoterapia.
          Michele Vanzini

pag. 18   Chi è il terapeuta Idipsi?
          Wolfgang Ullrich

pag. 21   La formazione del formatore nel modello di psicoterapia sistemica integrata
          Idipsi
          Gabriele Moi

pag. 26   L’esperienza di assistente didatta IDIPSI: storie a confronto
          M.Claudia Butturini, Daniela Ferrari, Laura Padula

pag. 33   IDIPSI attraverso gli occhi degli specializzati
          Alberto Cortesi, Gabriele Moi

pag. 53   Storytelling e manutenzione del sé.
          Visitazione e rivisitazione del genogramma nel percorso formativo
          Paola Ravasenga

pag. 59   L’esperienza Idipsi nella complessità del lavoro di rete
          Giada Ghiretti, Eleonora De Ranieri

pag. 65   Verso una psicoterapia sistemica di gruppo
          Tiziana Brancati

pag. 73 Famiglia, adolescenza e migrazione: il percorso dell’identità
        nelle generazioni
        Gianfranco Bruschi, Chiara Rainieri

pag. 83 Trattamento dei traumi con EMDR e ottica sistemica: un’integrazione
        possibile?
        Morena Luviè
volume 3/2018 |   10 anni di Idipsi: una storia di evoluzione tra formazione e clinica
Editoriale
             a cura di Mirco Moroni e Antonio Restori

Sono passati dieci anni dall’apertura della scuola Idipsi, e di questo ne siamo veramente
orgogliosi. Un viaggio importante alla continua ricerca di senso nel nostro lavoro di psico-
terapeuti, di formatori, di apprendisti di estetica delle relazioni. Siamo partiti nel 2010 con
delle mappe che magicamente si sono ridisegnate nel tempo. E chi è l’artefice di questo
cambiamento? Chi ha modificato le mappe? Vorremmo citare una frase da un frammento di
Eraclito che dice: L’eternità è un bambino che gioca con le tessere: di un bambino è il regno.
Sembra proprio che un bambino si diverta a lanciare le tessere, i dadi, e a fare sì che il Fato
intervenga a modificare il corso della vita degli uomini, le loro mappe, senza alcuna precisa
ragione. Il Fato, per gli antichi Greci era una divinità invincibile e persino gli Dei vi doveva-
no sottostare. Persino Zeus non era che un mero esecutore in quanto determinato dalla
Necessità. Modificare il corso del cammino è una Necessità, così come, crediamo, averlo
intrapreso, ed essere ultimamente approdati sulle coste della Sicilia Sud-orientale. Ciò che
continua ad animarci e a spingerci ancora in avanti sono state le intuizioni, le reazioni, e le
nuove importanti esperienze di vita, cliniche, di relazione, di amicizia che abbiamo costruito
in tutto questo tempo, e di cui abbiamo sempre lasciato traccia leggibile per tutti attraverso
questa coraggiosa rivista.
E allora avanti così! Fino a che il bimbo vorrà giocare!

Mirco Moroni e Antonio Restori

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6   volume 3/2018 |   10 anni di Idipsi: una storia di evoluzione tra formazione e clinica
La società dei conflitti negati

                     Antonio Restori1

                                                                                        Pòlemos è padre di tutte le cose,
                                                                                                                 di tutte re;
                                                                                              e gli uni disvela come dèi
                                                                                                 e gli altri come uomini,
                                                                                                          gli uni fa schiavi
                                                                                                              gli altri liberi.
                                                                                                Eraclito (frammento 53)

Il pòlemos: tra conflitto e morte…                                      L’epigrafe di Eraclito è sibillina. Già 2500 fa
Sono dieci anni che in Idipsi si dibatte attor-                         anni era stata predetta la nostra maledizio-
no al tema del Cambiamento. Abbiamo con-                                ne. Siamo destinati a vivere nell’oceano del
flitto con tante idee, nuove teorie, tecniche di                        Pòlemos, “il padre di tutte le cose”. Pòlemos
esplorazione, nuovi paradigmi. Come scritto                             in greco in realtà sta per “Guerra”. Dovrem-
più volte, ha prevalso fino ad oggi, nel nostro                         mo allora capire se il pòlemos di cui parla
cammino, un meta-paradigma, sensibile agli                              Eraclito è in effetti la guerra tra gli umani,
“urti” del viaggio, capace di so-stare nell’in-                         che è distruttiva e che genera ingiustizie,
certezza dei cambiamenti dell’esistenza                                 o se invece non si riferisca ad una natura-
umana2. C’è chi cerca sicurezza e stabilità                             le conflittualità presente nel genere umano.
nell’esplorare l’esistenza, regole costitutive                          Nel frammento 80 Eraclito chiarisce la sua
e ricorsive, controllo, paradigmi forti, capaci                         posizione: “conflitto (pòlemos), giova sa-
di ridurre il sentimento di angoscia del non                            perlo, è cosa comune; giustizia è contrasto
conosciuto, minaccia della nostra esistenza                             (éris), ha nascimento tutto da contrasto, da
e individuazione, ricorrendo a espedienti di                            necessità.
negazione dell’Altro da sé, di distruzione,                             E ancor prima Empedocle parlava di Pòle-
agendo in un Pòlemos che rende schiavi3.                                mos come “necessità cosmica”, proprio ad
Ma a lungo andare, in questo modo, si ri-                               affermare che il conflitto, così come la guer-
schia di diventare schiavi delle proprie idee,                          ra, sono esistenti nella natura del pleroma
allucinazioni, costruzioni anti-estetiche. Evi-                         e della creatura dall’infinito passato, sono
tando gli urti, i conflitti, è necessario entrare                       posizioni incarnate in noi.
in guerra, con noi stessi, con l’Altro, che non                         E come opporsi a questa verità ontologica?
incontreremo mai, rimanendo nelle proprie                               Occorre assecondare l’invito di Eraclito a
trincee, nella paura.                                                   rendere il Pòlemos occasione di libertà.

1 Antonio Restori, direttore didattico e didatta Idpsi, arestori@ausl.pr.it

2 Moroni M., Restori A. Sbattella.F, “Clinica sistemica. Verso un approccio integrato”, vol.2 rivista Cambiamenti ed Edicta, Parma
2013, scaricabile sul sito: http://www.idipsi.it/Pagine/Rivista/Download/IDIPSI_VOLUME%201_2012.pdf
3 Suggerisco la lettura del libro di Caterina Croce: L'ombra di Pólemos, i riflessi del bios. Ed MIMESIS 2018. In questo testo si
mettono a confronto i temi del conflitto e della sua possibile “cura” attraverso una rilettura critica di M Foucault e Jan Patocka.

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Non abbiamo molte alternative.                                          Leggere la natura di un conflitto, che sia
Del resto, per il solo fatto di essere nel tem-                         intra-psichico, inter-psichico o sociale, e
po, e quindi in continua trasformazione, nel                            comprenderne il suo potenziale compito,
cambiamento, spostandoci nel cammino                                    evita la deriva di chiusura e di irrigidimen-
dell’esistenza, non possiamo evitare il con-                            to auto-referenziale tipica dei sistemi umani
fliggere (lat: cum flictus, urtare con), l’urto, il                     impermeabili e auto-nomi, cioè che si impri-
passaggio; possiamo esitare, per un po’, at-                            gionano nei loro paradigmi rigidi, determi-
tendere, aspettare, ma prima o poi, si rende                            nando la morte del sistema stesso o la sop-
necessario un cambiamento; pena, una fine                               pressione di ciò che sta fuori, o del pensiero
anticipata, una morte certa, sebbene sem-                               divergente.
pre certa è.                                                            Nel movimento di chiusura, di barricamento,
Ed essendo costantemente in viaggio, por-                               evitamento, di fronte all’inevitabile urto a cui
tati dal viaggio, o camminanti nel viaggio,                             noi, sistemi umani siamo esposti, possiamo
con la mente o con il corpo, non possiamo                               vivere una parziale e momentanea sensa-
evitare il contatto con l’Altro-pensiero, o l’Al-                       zione di benessere. E questo può durare se
tro-pensante e agente autonomo di pensiero                              riusciamo a cacciare dalla nostra vita intra
o corpo. Anche solo viaggiando nel pensie-                              e inter-psichica questa minaccia alla nostra
ro entriamo costantemente in con-flitto, con                            integrità ontologica, a patto però di irrigidi-
l’Altro-pensiero, e possiamo decidere cosa                              re la nostra membrana, fatta di Io, identità,
farcene, sapendo che, in talune circostanze                             confini forti, idee forti, che porta, nel tempo
è difficile, doloroso, osteggiarlo, o seguirlo.                         a processi schismogenetici aridi di informa-
È una questione ontologica.                                             zione e incapaci di produrre cambiamento.
Osteggiare per re-sistere, o abbracciare per                            Se pensiamo, ad esempio, al conflitto Isra-
ex-sistere. Irrigidirsi per sopravvivere, o la-                         elo-palestinese, se si leggono e studiano le
sciare andare e cambiare, e vivere.                                     ipotesi socio-politiche e antropologiche cir-
                                                                        ca le cause che negli ultimi 100 anni hanno
Leggere i conflitti… dalla conflittualità                               determinato questo conflitto ancora in es-
alla schismogenesi                                                      sere, quasi tutte le teorie degli storici e dei
La nostra è una società che da sempre tende                             sociologi parlano di “diniego”, di negazione
ad evitare i conflitti, e per questo è costante-                        dell’esistenza dell’altro tra i due popoli in
mente in guerra. Senza scordarci i due con-                             conflitto4. Hamas non riconosce Israele, e
flitti mondiali del secolo scorso, attualmente                          Israele non riconosce il diritto della Palestina
sono nel Mondo 70 gli stati in guerra.                                  di farsi stato sovrano.
Ma possiamo ritenere che esista anche un nu-                            Risultato: la guerra. Una guerra con picchi di
mero imprecisato di conflitti in atto tra paesi                         violenza elevati e che l’Onu cerca di smor-
che si dichiarano pacifici, e che possono tra-                          zare, non riuscendoci, per il semplice fatto
sformarsi in guerre se la natura di questi con-                         che all’interno dell’Onu alcuni paesi sono in
flitti non verrà “compresa”, individuandone il                          conflitto sul riconoscimento di uno dei paesi
“compito” che implicitamente portano con sé.                            contendenti. In pratica: se io figlio deside-

4 Per una lettura utile comprendere le radici del conflitto arabo-israeliano suggerisco il libro di Avi Shlaim Il muro di ferro. Israele e
il mondo arabo Ed. Il Ponte 2003; interessante per me anche un altro libro dello stesso autore: la guerra per la Palestina.
Riscrivere la Storia del 1948. Ed. Il Ponte 2013

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ro essere riconosciuto, individuato da mio                          zione continuo di individuazione nell’incon-
fratello, in quanto anche unico e diverso da                        tro con l’Altro (pensiero) attraverso l’urto non
lui, e se tu genitore cerchi di appacificarci                       si pone in una posizione di osservazione e
dicendoci che non dobbiamo litigare e che                           ascolto non giudicante, ma reagisce a que-
ci vuoi bene allo stesso modo, allora io alzo                       sto contraendosi, non potrà nascere nuova
i toni delle mie richieste di essere visto e le-                    informazione all’interno del proprio sistema
gittimato fino a distruggermi o a distruggere                       di premesse, e risulterà difficile ogni nuova
mio fratello.                                                       esperienza adattiva.
Se pensiamo al conflitto genitoriale nelle se-                      È necessaria quindi la comprensione della
parazioni giudiziali con o senza alienazione                        “grammatica” di un conflitto5, come se por-
del figlio, e pensiamo al ruolo dei tribunali                       tasse con sè un compito da ascoltare con
nella definizione dell’affido del minore, ci ac-                    attenzione. Per comprenderne le sue pre-
corgiamo che accade una cosa molto simile                           messe, è utile so-stare nel conflitto. Solo
ai conflitti tra popoli. Quando il terzo nella                      così possiamo anche comprendere quale
relazione tra i conflittuanti interviene a fare                     compito può assolvere un conflitto.
da pacere imponendo la pace per il “bene                            Se invece consideriamo l’altro come il nemi-
del figlio”, nella maggior parte delle volte,                       co, e più urta più lo evitiamo e lo additiamo
inconsapevolmente, provoca una escalation                           come responsabile della nostra condizione
simmetrica tra i conflittuanti.                                     spiacevole di disagio, noi al conflitto possia-
Nel caso delle vicende giudiziali di separa-                        mo solo reagire, e il rumore del conflitto at-
zioni conflittuali, la sola azione di richiesta                     tiverà l’interesse di un terzo, il quale temerà
di “competenza” o “idoneità” genitoriale è                          a sua volta la rottura del suo sistema di pre-
generativa di giudizio a-simmetrico che pro-                        messe identitarie, e dal quale i conflittuanti
durrà un movimento di ripristino della sim-                         possono esigere una presa di posizione a-
metria. Ma questo lo chiarirò più avanti.                           simmetrica che li rinforzi nella propria posi-
Ogni volta che si cerca la pace, negando                            zione autoreferenziale. Il terzo della relazio-
il conflitto e ciò che questo implicitamen-                         ne che spinge per la pace, che sia l’Onu, un
te porta con se come domanda, si genera                             Giudice, un genitore, è quindi ugualmente
schismogenesi e i prodromi di una guerra                            implicato e coinvolto con i propri sistemi di
sicura, con la naturale conseguenza della                           premesse sociali, politici, morali, religiosi,
ricerca di eliminazione dell’Altro.                                 spesso nel tentativo (conflittuale) di portare
                                                                    la pace, ma implicitamente mosso dall’evi-
So-stare nel conflitto                                              tare che il conflitto lo possa urtare in modo
I nostri conflitti intra-psichici seguono la                        minaccioso.
stessa strada. Il pensiero rigido tende a pre-                      La Giustizia esiste perché esiste il conflitto,
servare l’auto-conservazione a discapito del                        e ha il compito esplicito di portare equilibrio
cambiamento. Sebbene l’auto-conserva-                               e quello implicito di evitare la distruzione
zione sia un prerequisito della formazione                          della propria specie, anche se poi para-
dell’identità, se questo processo di costru-                        dossalmente nell’evitare la distruzione della

5 Suggerisco la lettura del libro di Daniele Novara “La grammatica dei conflitti” Ed Sonda 2013

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propria specie, alimenta inconsapevolmente                          zione mostra più difficoltà a cedere campo.
i conflitti insiti nella natura stessa del giu-                     Lasciare un presidio che si ritiene fondativo
dizio; la Giustizia segue la morale (latino:                        per la difesa del proprio spazio di vita e del-
mos,moris, usi e costumi) del suo tempo, e                          la propria identità è tanto più complesso e
quindi è variabile nel tempo (le leggi cambia-                      difficile quanto maggiore è la sensazione di
no) e tra società differenti.                                       minaccia, solitudine, impotenza, e prevari-
Un’importante informazione che porta il                             cazione.
conflitto è la necessità di un ricomponimen-
to, riassestamento, un nuovo equilibrio, che                        Una via per la gestione delle separazioni
tenga conto sia della “propria” posizione di                        conflittuali
individuazione processuale, e del ruolo che                         Il tema della gestione delle separazioni con-
l’Altro può assumere all’interno del proprio                        flittuali con o senza alienazione è a mio avvi-
spazio di vita. Entrano in gioco sicuramen-                         so attualmente molto cocente per chi lavora
te i “bisogni”, i “desideri”, e le emozioni che                     nei servizi socio-sanitari, nelle aule giudizia-
ad essi si legano. Più che cercare le cause                         rie, nei contesti educativi, e nel sistema del-
di un conflitto, il “che cosa”, è utile osser-                      la rete delle risorse attive attraverso il terzo
vare il “come”, il processo, attraverso cui                         settore.
un bisogno o un desiderio di tipo adattivo                          Se si assume anche solo parte delle argo-
può essere implicato. Più c’è radicamento                           mentazioni che ho esposto attorno alla que-
nei bisogni, e più il processo di individuazio-                     stione del conflitto, e a come questo viene
ne è stato reso fragile dagli accadimenti nel                       gestito in questi contesti quando ci trovia-
corso della vita. Da qui, più gli attaccamenti                      mo di fronte a coppie e famiglie fortemente
ai bisogni mostrano emergenze ontologiche,                          in crisi, la sensazione che provo è che oggi
più gli urti del conflitto risultano minacciosi e                   si rende necessario ripensare al modo in
vissuti come componenti che minano i pro-                           cui tutti gli attori coinvolti nella gestione di
cessi di separazione e individuazione. Tutto                        questo genere di conflitti agiscono il proprio
ciò attiene anche alla questione del tema                           modo di so-stare con essi.
consapevolezza su cui ho già scritto in altri                       Occorre mettere in circolo un'energia gene-
articoli, rifacendomi alle intuizioni di Sume-                      rativa di idee creative, sensibili ai temi della
do e Tich Nath Han6.                                                responsabilità, dell’agency e dell’advocacy
La capacità di so-stare nel conflitto e di                          degli attori principali del conflitto di cop-
osservarne la natura processuale degli at-                          pia, e quindi i genitori; occorre pensare ad
taccamenti ai bisogni è poco insegnata nel                          un coinvolgimento reale dei figli; occorre
mondo educativo, socio-sanitario e nelle                            considerare il coinvolgimento del “coro” dei
aule dei tribunali. La tendenza comune è                            co-attori e co-autori che spesso prendono
quella di una ri-soluzione dei conflitti attra-                     parte al “drama della traghedìa”, le famiglie
verso l’ascolto dei bisogni mediando spes-                          allargate, gli avvocati, la scuola, tutti gli ope-
so in modo forzato, alla ricerca di un punto                        ratori che hanno deciso di prenderne parte;
di incontro, e a discapito di chi nella media-                      questo perché spesso sono partecipanti si-

6 Restori A. , “La consapevolezza nelle relazioni di aiuto”, vol.1 rivista Cambiamenti ed Edicta, Parma 2010, scaricabile sul sito:
http://www.idipsi.it/Pagine/Rivista/Download/IDIPSI_VOLUME%201_2010.pdf

10               volume 3/2018 |                10 anni di Idipsi: una storia di evoluzione tra formazione e clinica
lenti, ma ugualmente attivi nel processo di                             in questo articolo. Tanto per rendere ancora
schismogenesi dei conflitti, e tutti mossi da                           più complessa la tematica trattata qui e in
finalità coscienti non sempre “presenti” alle                           gran parte dei nostri lavori editoriali, cito, per
loro istanze morali, etiche e ontologiche più                           concludere, ancora Eraclito con il frammen-
profonde.                                                               to 52: L’eternità è un bambino che gioca con
Onde evitare di intasare i servizi socio-sani-                          le tessere: di un bambino è il regno.
tari di situazioni “limite”, che anticipano pos-
sibili eventi tragici, e affinchè la “traghedìa”
(nel senso eschiliano del termine) diventi
catarsi per un cambiamento creativo e libe-
ratorio senza consumarsi in tragedia vera e
propria, è necessario, a mio avviso, ripen-
sare ad equipes di lavoro inter-disciplinari e
inter-istituzionali capaci di coinvolgersi nel
processo generativo delle situazioni conflit-
tuali con una modalità estetica relazionale
fortemente sensibile ad una lettura consa-
pevole del proprio modo di prendere parte e
di so-stare nel conflitto.
In questo modo diventa impensabile non
coinvolgere gli attori che a vario titolo sono
inclusi nel conflitto, affinchè ognuno parteci-
pi mosso dalla responsabilità e dal desiderio
di comprenderne non tanto le cause che lo
hanno scatenato ma il modo attraverso cui
la storia del conflitto ha avuto nutrimento: i
lutti, i traumi, gli abbandoni, i pregiudizi, le
paure, che spesso nel conflitto hanno tro-
vato voce e ricorsività, e difficilmente sono
mai stati ascoltati in modo non giudicante,
anche dagli stessi professionisti delle rela-
zioni di aiuto, impreparati a questo compito.
Molte considerazioni vorrei aggiungere sul
tema del coinvolgimento dei vari protagoni-
sti partecipanti i luoghi del conflitto, a par-
tire dai figli, e di come dovrebbero essere
condotti gli incontri7. In altri contributi miei
e dei miei collaboratori potranno essere ap-
profondite tutte queste sollecitazioni portate

7 La questione del coinvolgimento di più attori nella gestione delle relazioni familiari conflittuali è stato recentemente ben trattato da
Davide Sacchelli e Renzo Marinello in “Separazioni conflittuali “Ed Edra 2018

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Un confine per pochi, nuova terra per molti
                       Mappe di viaggio per l’evoluzione
                       dei modelli in psicoterapia
                       Michele Vanzini1

L’idea di avere un modello di riferimento in                    che hanno valicato i confini, e analizzando
psicoterapia è un elemento sostanziale per                      gli atti descrittivi, convocando e ascoltando
quelli che nel mondo della psicologia ap-                       le parti (chi segnala una violazione e chi ne
plicata alla clinica chiamiamo orientamenti.                    è l’autore) prende una decisione basata su
L’insieme delle tecniche, degli strumenti, dei                  tre livelli definiti: il richiamo, una sorta di let-
riferimenti teorici e degli autori ad essi con-                 tera in cui si ricorda all’iscritto quali prassi
nessi compone una cornice di riferimento                        hanno messo in pericolo la coerenza dell’in-
che dà senso, confine e ispirazione.                            tervento, la sospensione, in cui si proibisce
L’orientamento definisce un’identità: un                        allo psicologo di operare per un periodo che
modo, uno stile per la prassi, una simbolo-                     va da sei mesi a dodici mesi e la radiazione,
gia conoscibile.                                                nel caso in cui la violazione abbia causato
Il modello generale della psicologia clinica                    danni (di qualunque natura) al cliente e l’i-
è ulteriormente codificato dal codice deon-                     scritto abbia mostrato una negligenza non
tologico e sono le norme ad esso connesse                       recuperabile. Questa commissione regola il
(i principi potremmo dire) a determinare un                     confine con strumenti chiari e allineati con la
campo confinato in cui l’operatore psicolo-                     Giurisprudenza, dando un messaggio sim-
gico può muoversi o non può muoversi.                           bolico esplicito a chi opera nel campo delle
È come se il codice deontologico ponesse                        psicologie applicate.
i limiti del campo ecologico, definendo, in                     Più in generale la necessità di tali confini,
pratica, dove lo psicologo clinico può vivere,                  che ho appena definito ecologici, è assoda-
al di fuori di questa ecologia definita, l’atto-                ta e oserei dire universalmente riconosciuta,
re clinico entrerebbe in un ambiente ostile,                    la Civiltà - o meglio l’umanità civilizzata -
dove perirebbe o farebbe perire altri, o più                    definisce periodicamente i confini del lecito,
propriamente violerebbe le norme e annulle-                     del morale, del praticabile e sancisce con
rebbe la liceità del suo fare.                                  essi lo spazio di convivenza possibile.
Nell’ordinamento dell’Albo professionale                        Allargando ulteriormente, per poi ritornare al
è prevista, a protezione di quanto detto, la                    nostro centro, potremmo dire che le Costi-
costituzione di una commissione discipli-                       tuzioni, Il Diritto, Le Leggi assumono il ruolo
nare che ha il compito di raccogliere le se-                    di stabilire il modello in termini di confini per
gnalazioni e le denunce a carico degli iscritti                 lasciare poi alla cultura, alla tradizione e al

1 Michele Vanzini, didatta Idipsi, michelevanzini@hotmail.com

12              volume 3/2018 |                10 anni di Idipsi: una storia di evoluzione tra formazione e clinica
costume il ruolo di declinare la Vita all’inter-        do nello scenario precedente, sono diverse
no di tali confini sanciti.                             le richieste di una donna nata alla fine del
Il modello di una scuola di psicoterapia si             1800 che cerca aiuto per il proprio distur-
muove nei confini della norma del MIUR,                 bo di conversione rispetto ad una famiglia
della Giurisprudenza dell’Ordine Nazionale              insonne per un cataclisma o ad una fobia
degli psicologi, e nel solco della tradizio-            scolastica alla scuola dell’infanzia.
ne delle psicoterapie europee del ‘900 (la              Nell’impatto fra la richiesta di aiuto di una
psicanalisi, le psicodinamiche, la gestalt),            comunità e il fare di uno psicoterapeuta si
avanza con le psicoterapie americane del                crea una sorta di bottega artigianale, il set-
dopo guerra (sistemico-relazionali, strate-             ting come laboratorio di ricerca applicata, in
giche e rogersiane) e si avvalora oggi con              cui gli studenti di un maestro, o di più mae-
l’apporto delle nuove tecnologie cliniche               stri, “ammaliati e edotti” da un orientamento
supportate dalle scoperte neuro-scientifiche            acquisiscono pensieri e tecniche e nell’ap-
(il cognitivismo comportamentale, l’EMDR).              plicarle le affinano e le rendono una tradi-
In questi confini quindi si muove il vitale, il         zione; un insieme di gesti, di idee, di modi
pulsante delle terapie: l’incontro fra un siste-        che sono riconducibili ad un’unità, seppur
ma curante, lo psicoterapeuta e il suo orien-           complessa, di riferimento: il modello appun-
tamento e un sistema sofferente che cerca               to.
cura insieme ai suoi “sintomi”, che potrem-             Nella lunga storia delle psicoterapie i mo-
mo chiamare paziente.                                   delli, gli orientamenti, i sistemi di significato
Come detto per la Comunità intera del pia-              si sono continuamente evoluti secondo due
neta anche nel continente psicoterapia ad               principali assi: l’evoluzione e la rivoluzione.
animare questa danza di relazioni sono la               L’evoluzione è stata di quei ricercatori, dei
cultura, la tradizione e il costume (nella cor-         pensatori, degli artigiani che all’interno di un
nice dei confini).                                      orientamento hanno portato nuove idee in
La cultura come insieme dei riferimenti eti-            continuità, cercando di affinare una prassi
ci, simbolici e politici, è il significato gene-        o di aggiungere un rifermento epistemolo-
rale complesso di un sistema che cura, e                gico, pensiamo al contributo di Gianfranco
possiamo affermare che questo significato               Cecchin rispetto al tema della metariflessio-
varia nel tempo nella misura in cui variano             ne sui pregiudizi e a quello operativo di Tom
le culture antropologiche generali e le visioni         Andersen con l’introduzione del reflecting
dell’uomo intorno ad esso. Il significato di            team, rimanendo nel quadro del modello
un medico dell’alta borghesia austriaca dei             sistemico-relazionale.
primi del Novecento che “cura” ponendo a                Ed è proprio questo modello, l’approccio
vertice il tema della pulsione sessuale del             sistemico-relazionale nella sua genesi, che
bambino è diverso da un tecnico dell’emer-              ci offre un esempio di rivoluzione in psico-
genza che applica l’EMDR ad un bambino                  terapia: il passaggio storico dai lettini in cui
vittima del terremoto dell’Aquila del 2009,             i pazienti offrivano i loro flussi di coscienza
riequilibrando i lobi del sistema nervoso               all’interpretazione degli analisti alla chiusu-
centrale. È diverso il significato culturale in-        ra della scatola nera ed alla sua imperscru-
fine perché differenti sono le richieste della          tabilità, con l’introduzione, inimmaginabile
comunità che chiede aiuto, come, rimanen-               allora, di osservare i sistemi come lente di

volume 3/2018 |         10 anni di Idipsi: una storia di evoluzione tra formazione e clinica      13
comprensione e non i sintomi come segni              te affaticato, incerto, fluttuante in un range
pseudo-emergenti del materiale inconscio.            instabile di stabilità dolorosa. E lo è anche
Altre modificazioni hanno rappresentato poi          il terapeuta (e il suo sistema di relazioni)
una sorta di terra di mezzo nel continuum            perché porre domande, ascoltare, sentire,
fra evoluzione e rivoluzione, ad esempio il          connettere idee e cercare vie dentro ad un
contributo di C.G. Jung rispetto al modello          sistema sofferente consuma energia, lette-
tradizionale Freudiano. Per Jung fu un’evo-          ralmente stanca, e pone continuamente in
luzione, per Freud addirittura un tradimento,        uno stato di incertezza.
e non manca in particolare nel libro “Intro-         Spesso, quando incontro giovani allievi di
duzione alla psicoanalisi” di farcelo sapere:        scuole di psicoterapia, amo proporre l’idea
.                     respiro, certezza nel modello, nell’orienta-
Personalmente trovo commovente leggere               mento, come se l’insieme delle cornici, delle
quelle righe in cui il Maestro della rivoluzio-      prassi, gli insegnamenti degli autori possano
ne terapeutica del ‘900 si mostra contrariato        darci una mano nel resistere, nell’aumentare
e offeso verso l’allievo brillante, echeggia         la nostra endurance, quando la mente vacil-
quasi lo sgomento di Seneca nel veder l’e-           la i pensieri allenati, le ripetizioni di strumenti
voluzione del brillantissimo allievo Nerone.         applicati può aiutarci, salvarci forse.
Perché è difficile l’evolvere di un modello          È esperienza comune per i terapeuti di mo-
psicoterapeutico?                                    menti di impasse, in cui si ha l’impressione
Perché è ancora più complesso e a volte do-          che la terapia non vada da nessuna parte e
loroso rivoluzionarlo?                               non si sa che fare.
Perché la metamorfosi è, anche in natura,            In tali momenti possono venirci in aiuto o
un processo sostanzialmente lento?                   azioni totalmente creative, innovazioni pro-
Una delle idee a cui mi affido per trovare           dromiche potremmo dire, o il recupero e la
spiegazioni e stelle di orientamento in que-         ri-applicazione delle cose certe.
sta notte è confinata al significato della fa-       Se fossimo troppo affezionati ai modelli non
tica in psicoterapia; mi rifaccio all’idea che       evolveremmo mai, se non avessimo fedeltà
un sistema di cura dell’interiorità è basato         ai modelli non sapremmo che fare e l’innal-
sull’incontro di due fatiche, di due entropie        zamento eccessivo dell’entropia negativa
negative elevate. Un sistema che è autopo-           potrebbe produrre uno sconfinamento, una
ieticamente strutturato su sintomatologie            uscita dal campo ecologico definito nelle ri-
spende molto tempo a tamponare, interro-             ghe iniziali di questa riflessione.
garsi, modulare la sofferenza, non vi è nulla        Che cosa può orientarci all’evoluzione?
di più lontano dello stato di flow dello sport,      Che cosa ha portato nella storia della psi-
fase dove l’atleta vive un movimento in cui          cologia clinica alla rivoluzione dei modelli?
l’energia fisica e quella mentale danzano in         Cosa potrà accadere al modello sistemico-
perfetto e felice equilibrio: lo stato di flow       relazionale in futuro?
non prevede incertezze.                              Per rispondere a queste domande conce-
La persona che soffre (e il suo sistema di           diamoci ora un piccolo salto, una deviazio-
relazioni) consuma energia ed è letteralmen-         ne, una gita nel bosco se preferite: vorrei ora

14          volume 3/2018 |         10 anni di Idipsi: una storia di evoluzione tra formazione e clinica
parlare dei lupi e il loro branchi.                      manti, nella forza e nella sagacia.
All’interno del campo ecologico del Canis                Piccole differenze che compongono il calei-
Lupus (il Lupo) regna il modello del branco              doscopio sensibile del branco stesso, un’u-
come unità sostanziale di sopravvivenza, la              nità di differenze complementari.
gerarchia del branco stesso è definita da                Come evolve un branco?
regole chiare e condivise, che stabiliscono:             Come si allarga la specie? Come si genera
come muoversi, come cacciare, come ri-                   una nuova unità di elementi?
prodursi, come allevare i nuovi nati, come               Accade qualcosa ad un tratto, inaspetta-
prendere decisioni. Nel muoversi, ad esem-               tamente. Come negli studi di Prigogine sui
pio, il branco compie tragitti mediamente                punti di biforcazione anche un sistema na-
simili, tendenzialmente rimanendo in fila uno            turale come il branco arriva ad un punto di
dietro l’altro come forma di movimento e la              ristrutturazione in cui la direzione che il si-
sequenza, in quale posizione si pone ogni                stema prenderà non è prevedibile aprioristi-
membro, è sempre la stessa.                              camente.
Davanti stanno gli anziani del branco, mol-              D’un tratto uno dei giovani sviluppa una re-
to lenti ma esperti, capaci quindi di cogliere           azione cortisolemica, una crisi potremmo
sfumature del campo esplorato e ricchi di                dire, aumenta la sua entropia negativa ed il
ridondanze ed emergenze vissute, proteg-                 membro accede ad una fatica di manteni-
gono implicitamente per due motivi: la loro              mento dell’omeostasi.
lentezza permette un movimento a forte ri-               Tale giovane membro può allora scegliere:
sparmio di energie per tutti concedendo ai               alcuni scelgono di confliggere con l’Alfa e
piccoli di sentirsi integrati e protetti e ai gio-       ricevono un attacco da tutto il branco che
vani forti di preservare energie per i momenti           riporta l’equilibrio e la ricompattazione an-
di caccia o difesa.                                      cora più chiara, oppure si avvicinano al fe-
Nel caso poi di un attacco da predatori sa-              nomeno chiamato “dispersione”.
ranno i primi a sacrificarsi non compromet-              Il giovane abbandona il branco e si allontana
tendo il futuro del branco. In mezzo stanno              in terre nuove, si disperde letteralmente.
i piccoli e i giovani, bene prezioso per l’e-            Cerca lontano dal territorio sancito, scon-
voluzione, dietro le madri. Infine, molti metri          fina e vaga in una modalità frattale, senza
dopo la chiusura della fila, si pone il capo-            nessuna meta apparente, pur mantenendo
branco, l’Alfa, in quella posizione domina               i rudimenti di base (le tecniche) per cibarsi
tutto, controlla, osserva.                               e ripararsi al sicuro di notte si offre un mo-
Domina ma è solo. La solitudine di chi veglia            vimento di ricerca, lontano eppure sempre
sull’integrità e attende il tempo della crisi            dentro al modello, è un lupo in dispersione
in cui dovrà accogliere il cambiamento per               ma è ancora un lupo (la laurea in scienze lu-
mano del Tempo, del Wilderness, o dell’im-               pestri è ancora valida).
prevedibilità della Vita.                                Questo esemplare, che non ha più forza
In tale microsistema ecologico i giovani ap-             degli altri, non è più pronto o meno pronto,
prendono attraverso il gioco e successivamen-            è semplicemente più in crisi, vaga: e lo at-
te la pratica a cimentarsi nella vita del branco,        tende un destino non conoscibile. Egli potrà
vivono alla pari, al netto delle loro singole indi-      attraversare un territorio di un altro branco e
vidualità che si manifestano per differenze nei          verrà predato, pagando con la vita lo scon-

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finamento, potrà vagare per troppo tempo               stici, rese artificialmente omogenee, sono
fino a spingersi in zone non esplorate prive           assai poco adatte alla lotta per la soprav-
di sostentamento di acqua o cibo e ancora              vivenza>>; un rischio a volte palese, nelle
una volta pagherà con la vita. Infine, un’ulti-        scuole di formazione in psicoterapia, dove
ma e universale possibilità.                           l’aderenza dogmatica alle idee può rappre-
L’incontro con qualche giovane e una fem-              sentare una forma di omogeneità artificiale,
mina, segno minimo per sancire una fecon-              sancita, ad esempio negativo, dalla produ-
dità possibile, e la creazione di una nuova            zione di tesi di specializzazione unicamente
cellula di branco. È questa resilienza acci-           tese a ribadire la validità statica del modello.
dentale che dona alla specie la possibilità            Preferisco immaginare la sollecitazione ver-
di espandersi, rinnovarsi, accedere a nuovi            so spazi nuovi, favorire l’idea che gli studen-
territori e affinare nuove tecniche, conosce-          ti di un training siano dei cercatori di nuove
re nuovi odori e nuovi rituali di calibrazione         vie, che possano usare il modello per po-
per la caccia. Si parte soli, ci si salva in po-       ter vivere nel campo ecologico della cura
chi, si evolve in molti.                               sapendo di potersi sentire capaci e vivi,
Lo sconfinamento di un membro in crisi e               competenti e pragmatici ma non servi, non
spinto dalla Natura a cercare altrove salva            adepti, non fermi.
la specie intera: l’oltre confine di uno, dona         Carl Rogers pose domande importanti ne-
nuova terra per molti.                                 gli anni settanta sul rischio della rigidità dei
Occorre osservare infine che tale fenomeno             modelli ai seminari della A.A.P. (American
dispersivo non è in contrapposizione con il            Association of Psychotherapist) chiedendo
branco di appartenenza ma ne determina ul-             ai rappresentanti dei vari approcci presen-
teriormente l’equilibrio, dando la possibilità di      ti di non sposare un approccio dogmatico,
non crescere troppo e di non saturare quindi il        e molto tempo prima fu Lacan a sfidare la
territorio con un’eccessiva predazione.                commissione psicoanalitica europea met-
Se è più semplice capire quali sono state le           tendo in discussione la Verità dell’approva-
idee che nella storia dei modelli hanno favo-          zione di un Boureu a sancire la genesi di un
rito una loro evoluzione è più arduo ora sa-           analista.
pere quali sono le nuove e attuali idee in “di-        Ed è stato, nella cornice sistemica, Whita-
spersione”. Quali pensieri stanno favorendo            ker a divertirsi (è impossibile non sorridere
“nuovi branchi”. Ma possiamo dire che esse             leggendo le righe di Terapia della Famiglia
necessitano di coraggio e cura.                        in cui narra tale vicenda) dicendo che in un
Va detto che il fenomeno evolutivo dei mo-             congresso del MRI aveva lasciato i tanti pre-
delli in psicoterapia non può essere stabi-            senti a discutere per due o tre giorni sulla
lito a priori, non può essere programmato              sua frase in cui affermava che aveva sempre
perché esso prevede un processo per sua                bisogno di essere conquistato da un pazien-
natura divergente, distanziante, altro, natu-          te per poter lavorare con lui.
ralisticamente dispersivo.                             Quali possono esser oggi le idee all’interno
Bateson ci aveva messo in guardia da una               della cornice sistemica che ci offrono evo-
possibile stagnazione e lontananza dai pro-            luzione? È vicina o lontana una rivoluzione?
cessi vitali naturali quando sottolineava che          Sapremo trovare terre nuove in risposta alle
Offro conclusivamente le mie ipotesi, alcune
delle possibilità che intravedo nella foresta
dei vincoli.
La possibilità del contatto corporeo fra te-
rapeuta e paziente, l’introduzione di nuovi
setting, la modulazione non rigida del tempo
della seduta, la psicoterapia come scien-
za non esclusiva, le biografie terapeutiche
come storie non segrete, la valorizzazione e
la desintomatizzazione della fragilità.
E, infine, la certezza umile che soprattutto
chi scrive, insegna, guida un modello tera-
peutico debba chiedersi quanto di selvaggio
ancora abiti in lui.

Bibliografia
-   Hoffman L. (1984). Principi di terapia della
    famiglia, Roma: Astrolabio
-   Carretti M. (2012). Sulle gobbe del Leviata-
    no, Milano: Mondadori
-   Bateson G. (1979). Verso un’ecologia della
    mente, Milano: Adelphi
-   Rogers C. (1982). Terapia centrata sul clien-
    te, Roma: Giunti Editore
-   Prigogine I e Sosio L. (1979). La fine delle
    certezze. Il tempo, il caos e le leggi della na-
    tura, Milano: Bollati Boringhieri.

volume 3/2018 |          10 anni di Idipsi: una storia di evoluzione tra formazione e clinica   17
Chi è il terapeuta Idipsi?

                    Wolfgang Ullrich1

Il terapeuta “IDIPSI” può essere paragona-                       dell’attenzione dell’“artista” IDIPSI. Cono-
to a un artista del ‘nuovo rinascimento’ che                     scerla crea un senso profondo riguardo la
lavora nella sua bottega e svolge un’attività                    sua vita, arricchendo la sua conoscenza e
artigianale di comunicazione. In questa atti-                    contagiandolo nel suo profondo. L’identità
vità nella quale cerca attraverso un rappor-                     della persona e la sua individualizzazione
to umano l’altra persona con l’obiettivo di                      affascinano il nostro “artista”; lui sa che le
‘estrarne’ le forze, le risorse e le esperienze                  misure dell’essere umano si possono com-
che si trovano nel suo profondo nascosto,                        prendere solo intendendo il processo della
nell’ombra della sua esistenza umana vuole                       nascita dell’unicità e della sua evoluzione
scoprire le epifanie della persona ed esplo-                     nelle relazioni umane.“La mente individuale
rarne i sogni, progetti impacchettati dentro                     può esistere solo in relazione ad altri menti
la sua esperienza. In quanto artista è pieno                     attraverso significati condivisi” (George H.
d’entusiasmo, curiosità e cerca il confronto                     Mead, 1934).
e la condivisione con altri colleghi. Cerca di                   Le complessità dei contesti sociali e delle
collaborare e condividere con altri colleghi                     relazioni sono il suo pane quotidiano.
il sapere acquisito e le tecniche sviluppate,                    Per sviluppare lo spazio individuale dentro
con l’obbiettivo di personalizzarle, nonché                      di sé, che permette di esprimere con spon-
da lì svilupparne delle nuove. Per “l’artista                    taneità e creatività la propria unicità e darle
del rinascimento” l’espressione del sé di-                       una forma, la persona deve prendere le di-
venta arte con l’obiettivo di poterla condivi-                   stanze di fronte alle convenzioni, ai ruoli so-
dere con gli altri.                                              ciali e attributi sociali del proprio carattere.
Cristina Koch, nota psicologa milanese,                          Questo processo non si svolge attraverso
spiega quale sia la caratteristica chiave del                    un monologo con sé stesso, piuttosto me-
Rinascimento nel suo libro Counseling: “Il                       diante un dialogo nell’ambito di una comu-
mondo del Rinascimento, come ci insegna                          nità di appartenenza.“The large self-appeal
Leonardo, è modellato sulla persona uma-                         to the large community.”(G.H. Mead,1934).
na, sulle sue misure e, dunque, su come si                       “The large community” rappresenta una
prendono le misure del mondo.”Le misure                          comunità che sostiene l’autonomia e la re-
della persona sono un’espressione del-                           sponsabilità della persona nella ricerca del-
la sua unicità, la quale si trova nel centro                     la propria unicità. “L’espressione del sé come

1Wolfgang Ullrich, didatta Idipsi, wolfgang.ullrich@gmail.com

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arte” necessita una comunità per svilupparsi e          risolta fra persone. La relazione annodata
deve essere condivisa in un contesto di scambio.        blocca anche la comunicazione interna del-
Il nostro artista possiede nel suo cassetto,            le persone coinvolte, il dialogo fra sé e sé,
come ogni buon artigiano, attrezzi quali tec-           eventualmente assumendo forme patologi-
niche e teorie tra cui scegliere la più adatta          che.
per mettersi in contatto con l’altra persona.           - La danza della terapia è una danza tra
Il lavoro dell’artista IDIPSI si basa in primo          numeri uno: la forza, l’energia, la vivacità,
luogo su certi presupposti e in secondo su              la grandezza ed il valore delle persone è al
determinate skills.                                     centro dell’interesse del terapeuta. Cerca-
                                                        re le parti di forza dona autorevolezza alla
Presupposti                                             persona e la pone in una posizione eretta,
- La persona è unica e sviluppa la sua unici-           caratterizzata da un’autostima alta. Cercare
tà in un processo di individualizzazione.               il potere personale delle persone mediante
Lo sviluppo dell’identità è radicato e nutrito          il “poter fare”, dà passione alle loro azioni.
dalle comunità di appartenenza della perso-             - La terapia è un atto creativo. Il terapista
na e dipende dalle sue relazioni.                       cerca di conoscere la persona attraverso do-
Più una comunità pratica la comunicazione               mande. Egli deve scoprire cose non ancora
congruente, ovvero la comunicazione con la              conosciute, percorrendo vie nuove. L’obiet-
quale ogni persona vive il permesso di dire             tivo del lavoro non è quello di aumentare le
che cosa sente, pensa, vede e contempora-               alternative di scelta della persona, piuttosto
neamente ascolta gli altri, più l’autostima dei         quella di inventare qualcosa di nuovo, di
partecipanti è alta e più l’individualizzazio-          dare spazio alla creatività e alla spontaneità.
ne è possibile. In questo senso l’evoluzione
della persona è sempre co-evoluzione, at-               Skills
traverso lo sviluppo anche degli altri.                 - La prima capacità fondamentale è quella
- L’essere umano è un tutt’uno: le parti fisi-          di sapersi relazionare con il paziente avendo
ca, mentale e spirituale appartengono ad un             come obbiettivo quello di costruire una rela-
unico tessuto che non contiene un prima e               zione di fiducia usando correttamente tutti i
un dopo, un fuori e un dentro. La persona               canali della comunicazione: corporei, verbali
è composta da tante parti e voci. È possi-              e simbolici.
bile concepirla come un’associazione di cui             - Il saper identificare le forze e le risorse del-
i membri si possono dare più o meno voce                la persona per accedere e scoprire i diversi
o si possono espellere. La comunicazione                strati d’esperienza che si trovano nell’om-
interna fra i membri può assumere tratti di             bra della sua esistenza, nonché il rilevare le
conflittualità che rendono difficile la vita alla       eccezioni alle abitudini nella esperienza del
persona. La base della conflittualità cronica           soggetto, mediante l’individuazione delle
interna è rappresentata da rigide regole ac-            epifanie dell’individuo, che si nascondono
quisite.                                                nei campi delle forze che sono in conflitto
- Lo sviluppo dell’identità può fallire e pren-         fra di loro, sono capacità fondamentali per
dere forme di alienazione e di distorsione              qualsiasi terapeuta.
(sintomi). Queste alienazioni sono espres-              - La persona è fatta di tante parti (voci, per-
sioni di una comunicazione conflittuale non             sonaggi). Saper identificare le parti di una

volume 3/2018 |         10 anni di Idipsi: una storia di evoluzione tra formazione e clinica       19
persona che sono in conflitto tra di loro ed        esprimendo quello che la persona sente,
essere in grado di impostare un dialogo tra         pensa e vede nello scambio con gli altri e
loro in un modo che possa portare a nuo-            prendendosene la responsabilità (persona
ve soluzioni nella comunicazione interna.           etica).
Questo deve avvenire prendendo in con-
siderazione il contesto sociale, le relazioni       Bibliografia
importanti della persona e il gioco intenso         - J. I. Kepner, (2007). Body process. Milano:
fra comunicazione esterna ed interna delle               FrancoAngeli
persone.                                            - M. C. Koch, (2018). Counseling, Milano: Gue-
- Essere in grado di lavorare con i processi e           rini.
non con i contenuti.                                - M. Merleau-Ponty, (2014). Fenomenologia della
- Avere la capacità di verificare l’ecologia             percezione, Milano: Bompiani.
del cambiamento; la trasformazione di una           - G. H. Mead, (1966). Mente, sé e società (1934),
persona è sempre un processo di co-evo-                  Firenze: Giunti.
luzione, nel senso che altre persone sono           - F. S. Perls, (1969). La terapia gestaltica, Roma:
coinvolte.                                               Casa Editrice Astrolabio.
- Saper creare “pratiche di comunità” per           - V. Satir, (2015). In famiglia…. come va?, Acqui
creare speranze concrete nella realtà delle              Terme: Impressioni Grafiche.
persone, come ad esempio il metodo della            - D. N. Stern, (1992). Il mondo interpersonale del
testimonianza di M. White o il lavoro triadico           bambino, Torino: Bollati Boringhieri.
di V. Satir.                                        - M. Tomasello, (2008). Le origini della comu-
- La capacità di lavorare su diversi livelli             nicazione umana, Milano: Raffaello Cortina
dell’esperienza umana:                                   Editore.
1.Il livello corporeo; sensazioni, movimento        - M. White, (1992). La terapia come narrazione,
e orientamento nello spazio. Attraverso il               Roma: Casa Editrice Astrolabio.
metodo della awareness, l’identificazione, la       - L. Wittgenstein, (2009). Ricerchefilosofiche
drammatizzazione e il dialogo.                           (1953), Torino: Einaudi
2.Il livello dell’enactment, cioè azioni con-       - W. H.Ullrich, M. Bosch, Die entwicklungs-orien-
crete, movimenti significativi.                          tierte Familientherapie nach Virginia Satir
3.Il livello del linguaggio e della comuni-         - W. H.Ullrich, (2019). Posso essere felice, Mila-
cazione verbale, ovvero la comunicazione                 no: Guerini
congruente ed incongruente nelle azioni co-
municative orientate alla comprensione.
4.Il livello narrativo.
- La capacità di apprendimento personale;
farsi artista in prima persona, saper model-
lare a piacere la propria esistenza, gioca-
re con i pensieri, vestiti e altre espressioni
personali. Far diventare unico e speciale la
propria persona per sviluppare la propria
“self-superiority” (G. H. Mead) e aumentare
la propria congruenza nella comunicazione,

20          volume 3/2018 |        10 anni di Idipsi: una storia di evoluzione tra formazione e clinica
La formazione del formatore
                    nel modello di psicoterapia sistemica
                    integrata IDIPSI

                    Gabriele Moi1

Le riflessioni contenute in questo artico-                      competenze necessarie per insegnare l’arte
lo muovono dal bisogno di dare una forma                        e/o la professione della psicoterapia. L’at-
all’esperienza maturata in diversi anni di at-                  tenzione ai processi, ai contesti, al gruppo,
tività in qualità di didatta all’interno dell'Isti-             alla persona, ai movimenti di pensiero, alle
tuto di Psicoterapia Sistemica Integrata                        trasformazioni e alle contaminazioni di sa-
(IDIPSI) di Parma. Il macro-sistema nel qua-                    peri forma l’asse portante dell’esperienza
le si vogliono inserire queste riflessioni con-                 formativa all’interno di IDIPSI.
cerne la possibilità o meno di insegnare la                     La formazione del formatore IDIPSI è sinte-
psicoterapia.                                                   tizzabile in una circolarità tra essere, saper
L'ulteriore domanda dalla quale prende for-                     essere, fare e saper fare; la mission forma-
ma questo contributo potrebbe essere così                       tiva è suddivisibile idealmente in macro-
declinata: è possibile sistematizzare, orga-                    aree: nel corso del primo anno si gettano
nizzare, definire l'insieme di caratteristiche,                 le fondamenta del percorso, con un focus
premesse, strumenti, tecniche, metodologie                      centrato sull’attenzione al gruppo e alla per-
di lavoro che sostengono il lavoro del forma-                   sona- nel- gruppo; ciò avviene nella cornice
tore “sistemico integrato” sul campo?                           dell’epistemologia sistemica, attraverso la
La risposta, credo sia, almeno in buona par-                    progressiva familiarizzazione con il pensie-
te, positiva.                                                   ro di P.Watzlawick, G.Bateson, H.Maturana,
Forse potrei partire da una riflessione an-                     F.Varela, per citare alcuni autori principali. Il
cora precedente, che trae origine dalla mia                     didatta-formatore è orientato alla decostru-
esperienza all’interno di IDIPSI e che parte                    zione dei processi, prima ancora che alla
da una definizione di identità : probabilmen-                   costruzione di nuove premesse; inizia inoltre
te è più sensato parlare di didatta/formato-                    a proporre attivazioni, individuali e del grup-
re-destrutturatore di processi, piuttosto che                   po, sul genogramma dell’allievo. Nel corso
semplicemente di didatta o formatore.                           del secondo anno si rafforzano alcuni aspet-
E’ importante gettare uno sguardo sul pas-                      ti del sé gruppale; contemporaneamente al-
sato per meglio comprendere il presente:                        tri aspetti iniziano, inevitabilmente, a entrare
agli “albori” dei percorsi formativi in psico-                  in crisi e s’inizia a porre il focus su possibili
terapia mancava un pensiero organizzato,                        strumenti. Nel corso del terzo anno l’atten-
uno storico e un pregresso sulle specifiche                     zione principale è rivolta al corpo-in terapia,

1 Moi Gabriele, Didatta Idipsi, gabriele.moi@email.it

volume 3/2018 |                 10 anni di Idipsi: una storia di evoluzione tra formazione e clinica      21
con contributi di derivazione gestaltica e             (insieme al rimando sistematico a libere e
l’avvio dell’analisi didattica; l’allievo inizia a     pertinenti letture), erano ritenute adeguate e
“sporcarsi le mani” o a “mettere le mani in            sufficienti per una formazione abilitante (Bo-
pasta” entrando nel vivo del processo tera-            scolo, Cecchin, 1982).
peutico, anche in qualità di co-terapeuta. Il          Il focus di questo contributo è imperniato sul
quarto anno, infine, è organizzato secondo             ruolo, oggi, del didatta come facilitatore dei
il principio di costruzione e decostruzione            processi di apprendimento e sui processi
dei processi: l’allievo è chiamato a dare una          utili per realizzare un efficace percorso for-
forma propria ai contenuti e all’armamenta-            mativo finalizzato alla preparazione psico-
rio incontrato, attraverso la sperimentazione          terapeutica, nella peculiarità dell’approccio
diretta con situazioni cliniche e nel lavoro di        sistemico integrato.
tesi conclusiva del percorso; si abbozza ed            Nelle premesse della formazione del for-
inizia a prendere forma lo stile terapeutico           matore, in particolare nelle attività con il
personale.                                             gruppo di formazione si possono attingere
La premessa del formatore sistemico inte-              utili spunti dai contributi di Duccio Deme-
grato è in buona parte incarnata nelle con-            trio (1999) che propone diverse attività per
siderazioni di Bianciardi e Bertrando che, ne          un approccio autobiografico alla formazione
La scatola vuota. Usi della teoria sistemica,          in età adulta. La formazione del formatore
affermano, “…l’importante è recuperare,                sistemico integrato parte dalla consapevo-
nella formazione, un senso dell’utilità della          lezza che terapia e formazione sono pro-
teoria sistemica, e del suo valore anche in            cessi molto diversi (pur avendo in comune
un mondo in cui è impossibile considerar-              la dimensione del cambiamento personale),
la un faro che guidi il terapeuta in ogni sua          perché l’una mira alla riduzione del disagio e
scelta. Nel mondo postmoderno, ogni scel-              disturbo clinico, l’altra all’assunzione di stru-
ta terapeutica è da considerare una scelta             menti e stili relazionali di tipo professionale.
che impegna il terapeuta in prima persona e            Quando parliamo di strategie o modelli inte-
non può essere giustificata da alcun libro né          grati è opportuno ricordare che: “integrare
da alcun manuale: il terapeuta [sistemico o            non significa unire, né omologare, né giu-
meno] che operi nel nostro mondo di teorie             stapporre. Significa invece completare (dal
deboli e scelte forti è un terapeuta che fa            latino integrum, completo), individuando
continuamente scelte etiche” (Bianciardi e             complementarietà e completamenti (interdi-
Bertrando, 2002).                                      pendenze reciproche)…” (Moroni, Restori e
In origine, in ambito sistemico, Boscolo e             Sbattella, 2012).
Cecchin, chiedevano agli allievi di osserva-           E’ possibile compiere un tentativo di decli-
re, da dietro ad uno specchio unidirezionale,          nazione del contenuto della valigia (o della
le sedute condotte da un terapeuta esperto             “scatola”) del formatore sistemico integrato.
e, successivamente, discutevano con loro               In primo luogo la capacità di considerare il
osservazioni, domande, curiosità, dubbi e              contesto dell’azione formativa: questa prima
critiche. La supervisione dell’esperienza te-          competenza appare caratterizzante poiché
rapeutica in diretta e l’elaborazione comune           uno dei principi base dell’approccio sistemi-
delle analisi cognitive, delle risonanze emo-          co è quello di non dividere mai le interazioni
tive, delle fantasie e delle libere associazioni       dai contesti in cui queste interazioni si inseri-

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