CAMBIA-MENTI 10 anni di Idipsi: una storia di evoluzione tra formazione e clinica
←
→
Trascrizione del contenuto della pagina
Se il tuo browser non visualizza correttamente la pagina, ti preghiamo di leggere il contenuto della pagina quaggiù
CAMBIA-MENTI Rivista dell’Istituto di Psicoterapia Sistemica Integrata 3° volume MONOGRAFICO 2018 10 anni di Idipsi: una storia di evoluzione tra formazione e clinica 3° volume MONOGRAFICO 2018 Issn: 2279/6991
CAMBIAMENTI Rivista dell’Istituto di Psicoterapia Sistemica Integrata 10 anni di Idipsi: una storia di evoluzione tra formazione e clinica 3° volume MONOGRAFICO 2018
Direttore Responsabile Antonio Restori Direttore Scientifico Mirco Moroni Coordinamento redazionale Eleonora De Ranieri, Daniela Ferrari, Giada Ghiretti, Tiziana Brancati Redazione Gianfranco Bruschi, Alberto Cortesi, Eleonora De Ranieri, Daniela Ferrari, Giada Ghiretti, Gabriele Moi, Stefania Pellegri, Paolo Persia, Michele Vanzini, Tiziana Brancati Comitato Scientifico Marco Bianciardi (Torino), Gwyn Daniel (Londra), Nadia Monacelli (Parma), Cecilia Edelstein (Bergamo), Wolfgang Ullrich (Milano), Paola Ravasenga (Milano), Daniela Corso (Siracusa) Segreteria organizzativa Ilaria Dall’Olmo
Indice pag. 05 Editoriale. Mirco Moroni, Antonio Restori pag. 07 La società dei conflitti negati Antonio Restori pag. 12 Un confine per pochi, nuova terra per molti. Mappe di viaggio per l’evoluzione dei modelli in psicoterapia. Michele Vanzini pag. 18 Chi è il terapeuta Idipsi? Wolfgang Ullrich pag. 21 La formazione del formatore nel modello di psicoterapia sistemica integrata Idipsi Gabriele Moi pag. 26 L’esperienza di assistente didatta IDIPSI: storie a confronto M.Claudia Butturini, Daniela Ferrari, Laura Padula pag. 33 IDIPSI attraverso gli occhi degli specializzati Alberto Cortesi, Gabriele Moi pag. 53 Storytelling e manutenzione del sé. Visitazione e rivisitazione del genogramma nel percorso formativo Paola Ravasenga pag. 59 L’esperienza Idipsi nella complessità del lavoro di rete Giada Ghiretti, Eleonora De Ranieri pag. 65 Verso una psicoterapia sistemica di gruppo Tiziana Brancati pag. 73 Famiglia, adolescenza e migrazione: il percorso dell’identità nelle generazioni Gianfranco Bruschi, Chiara Rainieri pag. 83 Trattamento dei traumi con EMDR e ottica sistemica: un’integrazione possibile? Morena Luviè
volume 3/2018 | 10 anni di Idipsi: una storia di evoluzione tra formazione e clinica
Editoriale a cura di Mirco Moroni e Antonio Restori Sono passati dieci anni dall’apertura della scuola Idipsi, e di questo ne siamo veramente orgogliosi. Un viaggio importante alla continua ricerca di senso nel nostro lavoro di psico- terapeuti, di formatori, di apprendisti di estetica delle relazioni. Siamo partiti nel 2010 con delle mappe che magicamente si sono ridisegnate nel tempo. E chi è l’artefice di questo cambiamento? Chi ha modificato le mappe? Vorremmo citare una frase da un frammento di Eraclito che dice: L’eternità è un bambino che gioca con le tessere: di un bambino è il regno. Sembra proprio che un bambino si diverta a lanciare le tessere, i dadi, e a fare sì che il Fato intervenga a modificare il corso della vita degli uomini, le loro mappe, senza alcuna precisa ragione. Il Fato, per gli antichi Greci era una divinità invincibile e persino gli Dei vi doveva- no sottostare. Persino Zeus non era che un mero esecutore in quanto determinato dalla Necessità. Modificare il corso del cammino è una Necessità, così come, crediamo, averlo intrapreso, ed essere ultimamente approdati sulle coste della Sicilia Sud-orientale. Ciò che continua ad animarci e a spingerci ancora in avanti sono state le intuizioni, le reazioni, e le nuove importanti esperienze di vita, cliniche, di relazione, di amicizia che abbiamo costruito in tutto questo tempo, e di cui abbiamo sempre lasciato traccia leggibile per tutti attraverso questa coraggiosa rivista. E allora avanti così! Fino a che il bimbo vorrà giocare! Mirco Moroni e Antonio Restori volume 3/2018 | 10 anni di Idipsi: una storia di evoluzione tra formazione e clinica 5
6 volume 3/2018 | 10 anni di Idipsi: una storia di evoluzione tra formazione e clinica
La società dei conflitti negati Antonio Restori1 Pòlemos è padre di tutte le cose, di tutte re; e gli uni disvela come dèi e gli altri come uomini, gli uni fa schiavi gli altri liberi. Eraclito (frammento 53) Il pòlemos: tra conflitto e morte… L’epigrafe di Eraclito è sibillina. Già 2500 fa Sono dieci anni che in Idipsi si dibatte attor- anni era stata predetta la nostra maledizio- no al tema del Cambiamento. Abbiamo con- ne. Siamo destinati a vivere nell’oceano del flitto con tante idee, nuove teorie, tecniche di Pòlemos, “il padre di tutte le cose”. Pòlemos esplorazione, nuovi paradigmi. Come scritto in greco in realtà sta per “Guerra”. Dovrem- più volte, ha prevalso fino ad oggi, nel nostro mo allora capire se il pòlemos di cui parla cammino, un meta-paradigma, sensibile agli Eraclito è in effetti la guerra tra gli umani, “urti” del viaggio, capace di so-stare nell’in- che è distruttiva e che genera ingiustizie, certezza dei cambiamenti dell’esistenza o se invece non si riferisca ad una natura- umana2. C’è chi cerca sicurezza e stabilità le conflittualità presente nel genere umano. nell’esplorare l’esistenza, regole costitutive Nel frammento 80 Eraclito chiarisce la sua e ricorsive, controllo, paradigmi forti, capaci posizione: “conflitto (pòlemos), giova sa- di ridurre il sentimento di angoscia del non perlo, è cosa comune; giustizia è contrasto conosciuto, minaccia della nostra esistenza (éris), ha nascimento tutto da contrasto, da e individuazione, ricorrendo a espedienti di necessità. negazione dell’Altro da sé, di distruzione, E ancor prima Empedocle parlava di Pòle- agendo in un Pòlemos che rende schiavi3. mos come “necessità cosmica”, proprio ad Ma a lungo andare, in questo modo, si ri- affermare che il conflitto, così come la guer- schia di diventare schiavi delle proprie idee, ra, sono esistenti nella natura del pleroma allucinazioni, costruzioni anti-estetiche. Evi- e della creatura dall’infinito passato, sono tando gli urti, i conflitti, è necessario entrare posizioni incarnate in noi. in guerra, con noi stessi, con l’Altro, che non E come opporsi a questa verità ontologica? incontreremo mai, rimanendo nelle proprie Occorre assecondare l’invito di Eraclito a trincee, nella paura. rendere il Pòlemos occasione di libertà. 1 Antonio Restori, direttore didattico e didatta Idpsi, arestori@ausl.pr.it 2 Moroni M., Restori A. Sbattella.F, “Clinica sistemica. Verso un approccio integrato”, vol.2 rivista Cambiamenti ed Edicta, Parma 2013, scaricabile sul sito: http://www.idipsi.it/Pagine/Rivista/Download/IDIPSI_VOLUME%201_2012.pdf 3 Suggerisco la lettura del libro di Caterina Croce: L'ombra di Pólemos, i riflessi del bios. Ed MIMESIS 2018. In questo testo si mettono a confronto i temi del conflitto e della sua possibile “cura” attraverso una rilettura critica di M Foucault e Jan Patocka. volume 3/2018 | 10 anni di Idipsi: una storia di evoluzione tra formazione e clinica 7
Non abbiamo molte alternative. Leggere la natura di un conflitto, che sia Del resto, per il solo fatto di essere nel tem- intra-psichico, inter-psichico o sociale, e po, e quindi in continua trasformazione, nel comprenderne il suo potenziale compito, cambiamento, spostandoci nel cammino evita la deriva di chiusura e di irrigidimen- dell’esistenza, non possiamo evitare il con- to auto-referenziale tipica dei sistemi umani fliggere (lat: cum flictus, urtare con), l’urto, il impermeabili e auto-nomi, cioè che si impri- passaggio; possiamo esitare, per un po’, at- gionano nei loro paradigmi rigidi, determi- tendere, aspettare, ma prima o poi, si rende nando la morte del sistema stesso o la sop- necessario un cambiamento; pena, una fine pressione di ciò che sta fuori, o del pensiero anticipata, una morte certa, sebbene sem- divergente. pre certa è. Nel movimento di chiusura, di barricamento, Ed essendo costantemente in viaggio, por- evitamento, di fronte all’inevitabile urto a cui tati dal viaggio, o camminanti nel viaggio, noi, sistemi umani siamo esposti, possiamo con la mente o con il corpo, non possiamo vivere una parziale e momentanea sensa- evitare il contatto con l’Altro-pensiero, o l’Al- zione di benessere. E questo può durare se tro-pensante e agente autonomo di pensiero riusciamo a cacciare dalla nostra vita intra o corpo. Anche solo viaggiando nel pensie- e inter-psichica questa minaccia alla nostra ro entriamo costantemente in con-flitto, con integrità ontologica, a patto però di irrigidi- l’Altro-pensiero, e possiamo decidere cosa re la nostra membrana, fatta di Io, identità, farcene, sapendo che, in talune circostanze confini forti, idee forti, che porta, nel tempo è difficile, doloroso, osteggiarlo, o seguirlo. a processi schismogenetici aridi di informa- È una questione ontologica. zione e incapaci di produrre cambiamento. Osteggiare per re-sistere, o abbracciare per Se pensiamo, ad esempio, al conflitto Isra- ex-sistere. Irrigidirsi per sopravvivere, o la- elo-palestinese, se si leggono e studiano le sciare andare e cambiare, e vivere. ipotesi socio-politiche e antropologiche cir- ca le cause che negli ultimi 100 anni hanno Leggere i conflitti… dalla conflittualità determinato questo conflitto ancora in es- alla schismogenesi sere, quasi tutte le teorie degli storici e dei La nostra è una società che da sempre tende sociologi parlano di “diniego”, di negazione ad evitare i conflitti, e per questo è costante- dell’esistenza dell’altro tra i due popoli in mente in guerra. Senza scordarci i due con- conflitto4. Hamas non riconosce Israele, e flitti mondiali del secolo scorso, attualmente Israele non riconosce il diritto della Palestina sono nel Mondo 70 gli stati in guerra. di farsi stato sovrano. Ma possiamo ritenere che esista anche un nu- Risultato: la guerra. Una guerra con picchi di mero imprecisato di conflitti in atto tra paesi violenza elevati e che l’Onu cerca di smor- che si dichiarano pacifici, e che possono tra- zare, non riuscendoci, per il semplice fatto sformarsi in guerre se la natura di questi con- che all’interno dell’Onu alcuni paesi sono in flitti non verrà “compresa”, individuandone il conflitto sul riconoscimento di uno dei paesi “compito” che implicitamente portano con sé. contendenti. In pratica: se io figlio deside- 4 Per una lettura utile comprendere le radici del conflitto arabo-israeliano suggerisco il libro di Avi Shlaim Il muro di ferro. Israele e il mondo arabo Ed. Il Ponte 2003; interessante per me anche un altro libro dello stesso autore: la guerra per la Palestina. Riscrivere la Storia del 1948. Ed. Il Ponte 2013 8 volume 3/2018 | 10 anni di Idipsi: una storia di evoluzione tra formazione e clinica
ro essere riconosciuto, individuato da mio zione continuo di individuazione nell’incon- fratello, in quanto anche unico e diverso da tro con l’Altro (pensiero) attraverso l’urto non lui, e se tu genitore cerchi di appacificarci si pone in una posizione di osservazione e dicendoci che non dobbiamo litigare e che ascolto non giudicante, ma reagisce a que- ci vuoi bene allo stesso modo, allora io alzo sto contraendosi, non potrà nascere nuova i toni delle mie richieste di essere visto e le- informazione all’interno del proprio sistema gittimato fino a distruggermi o a distruggere di premesse, e risulterà difficile ogni nuova mio fratello. esperienza adattiva. Se pensiamo al conflitto genitoriale nelle se- È necessaria quindi la comprensione della parazioni giudiziali con o senza alienazione “grammatica” di un conflitto5, come se por- del figlio, e pensiamo al ruolo dei tribunali tasse con sè un compito da ascoltare con nella definizione dell’affido del minore, ci ac- attenzione. Per comprenderne le sue pre- corgiamo che accade una cosa molto simile messe, è utile so-stare nel conflitto. Solo ai conflitti tra popoli. Quando il terzo nella così possiamo anche comprendere quale relazione tra i conflittuanti interviene a fare compito può assolvere un conflitto. da pacere imponendo la pace per il “bene Se invece consideriamo l’altro come il nemi- del figlio”, nella maggior parte delle volte, co, e più urta più lo evitiamo e lo additiamo inconsapevolmente, provoca una escalation come responsabile della nostra condizione simmetrica tra i conflittuanti. spiacevole di disagio, noi al conflitto possia- Nel caso delle vicende giudiziali di separa- mo solo reagire, e il rumore del conflitto at- zioni conflittuali, la sola azione di richiesta tiverà l’interesse di un terzo, il quale temerà di “competenza” o “idoneità” genitoriale è a sua volta la rottura del suo sistema di pre- generativa di giudizio a-simmetrico che pro- messe identitarie, e dal quale i conflittuanti durrà un movimento di ripristino della sim- possono esigere una presa di posizione a- metria. Ma questo lo chiarirò più avanti. simmetrica che li rinforzi nella propria posi- Ogni volta che si cerca la pace, negando zione autoreferenziale. Il terzo della relazio- il conflitto e ciò che questo implicitamen- ne che spinge per la pace, che sia l’Onu, un te porta con se come domanda, si genera Giudice, un genitore, è quindi ugualmente schismogenesi e i prodromi di una guerra implicato e coinvolto con i propri sistemi di sicura, con la naturale conseguenza della premesse sociali, politici, morali, religiosi, ricerca di eliminazione dell’Altro. spesso nel tentativo (conflittuale) di portare la pace, ma implicitamente mosso dall’evi- So-stare nel conflitto tare che il conflitto lo possa urtare in modo I nostri conflitti intra-psichici seguono la minaccioso. stessa strada. Il pensiero rigido tende a pre- La Giustizia esiste perché esiste il conflitto, servare l’auto-conservazione a discapito del e ha il compito esplicito di portare equilibrio cambiamento. Sebbene l’auto-conserva- e quello implicito di evitare la distruzione zione sia un prerequisito della formazione della propria specie, anche se poi para- dell’identità, se questo processo di costru- dossalmente nell’evitare la distruzione della 5 Suggerisco la lettura del libro di Daniele Novara “La grammatica dei conflitti” Ed Sonda 2013 volume 3/2018 | 10 anni di Idipsi: una storia di evoluzione tra formazione e clinica 9
propria specie, alimenta inconsapevolmente zione mostra più difficoltà a cedere campo. i conflitti insiti nella natura stessa del giu- Lasciare un presidio che si ritiene fondativo dizio; la Giustizia segue la morale (latino: per la difesa del proprio spazio di vita e del- mos,moris, usi e costumi) del suo tempo, e la propria identità è tanto più complesso e quindi è variabile nel tempo (le leggi cambia- difficile quanto maggiore è la sensazione di no) e tra società differenti. minaccia, solitudine, impotenza, e prevari- Un’importante informazione che porta il cazione. conflitto è la necessità di un ricomponimen- to, riassestamento, un nuovo equilibrio, che Una via per la gestione delle separazioni tenga conto sia della “propria” posizione di conflittuali individuazione processuale, e del ruolo che Il tema della gestione delle separazioni con- l’Altro può assumere all’interno del proprio flittuali con o senza alienazione è a mio avvi- spazio di vita. Entrano in gioco sicuramen- so attualmente molto cocente per chi lavora te i “bisogni”, i “desideri”, e le emozioni che nei servizi socio-sanitari, nelle aule giudizia- ad essi si legano. Più che cercare le cause rie, nei contesti educativi, e nel sistema del- di un conflitto, il “che cosa”, è utile osser- la rete delle risorse attive attraverso il terzo vare il “come”, il processo, attraverso cui settore. un bisogno o un desiderio di tipo adattivo Se si assume anche solo parte delle argo- può essere implicato. Più c’è radicamento mentazioni che ho esposto attorno alla que- nei bisogni, e più il processo di individuazio- stione del conflitto, e a come questo viene ne è stato reso fragile dagli accadimenti nel gestito in questi contesti quando ci trovia- corso della vita. Da qui, più gli attaccamenti mo di fronte a coppie e famiglie fortemente ai bisogni mostrano emergenze ontologiche, in crisi, la sensazione che provo è che oggi più gli urti del conflitto risultano minacciosi e si rende necessario ripensare al modo in vissuti come componenti che minano i pro- cui tutti gli attori coinvolti nella gestione di cessi di separazione e individuazione. Tutto questo genere di conflitti agiscono il proprio ciò attiene anche alla questione del tema modo di so-stare con essi. consapevolezza su cui ho già scritto in altri Occorre mettere in circolo un'energia gene- articoli, rifacendomi alle intuizioni di Sume- rativa di idee creative, sensibili ai temi della do e Tich Nath Han6. responsabilità, dell’agency e dell’advocacy La capacità di so-stare nel conflitto e di degli attori principali del conflitto di cop- osservarne la natura processuale degli at- pia, e quindi i genitori; occorre pensare ad taccamenti ai bisogni è poco insegnata nel un coinvolgimento reale dei figli; occorre mondo educativo, socio-sanitario e nelle considerare il coinvolgimento del “coro” dei aule dei tribunali. La tendenza comune è co-attori e co-autori che spesso prendono quella di una ri-soluzione dei conflitti attra- parte al “drama della traghedìa”, le famiglie verso l’ascolto dei bisogni mediando spes- allargate, gli avvocati, la scuola, tutti gli ope- so in modo forzato, alla ricerca di un punto ratori che hanno deciso di prenderne parte; di incontro, e a discapito di chi nella media- questo perché spesso sono partecipanti si- 6 Restori A. , “La consapevolezza nelle relazioni di aiuto”, vol.1 rivista Cambiamenti ed Edicta, Parma 2010, scaricabile sul sito: http://www.idipsi.it/Pagine/Rivista/Download/IDIPSI_VOLUME%201_2010.pdf 10 volume 3/2018 | 10 anni di Idipsi: una storia di evoluzione tra formazione e clinica
lenti, ma ugualmente attivi nel processo di in questo articolo. Tanto per rendere ancora schismogenesi dei conflitti, e tutti mossi da più complessa la tematica trattata qui e in finalità coscienti non sempre “presenti” alle gran parte dei nostri lavori editoriali, cito, per loro istanze morali, etiche e ontologiche più concludere, ancora Eraclito con il frammen- profonde. to 52: L’eternità è un bambino che gioca con Onde evitare di intasare i servizi socio-sani- le tessere: di un bambino è il regno. tari di situazioni “limite”, che anticipano pos- sibili eventi tragici, e affinchè la “traghedìa” (nel senso eschiliano del termine) diventi catarsi per un cambiamento creativo e libe- ratorio senza consumarsi in tragedia vera e propria, è necessario, a mio avviso, ripen- sare ad equipes di lavoro inter-disciplinari e inter-istituzionali capaci di coinvolgersi nel processo generativo delle situazioni conflit- tuali con una modalità estetica relazionale fortemente sensibile ad una lettura consa- pevole del proprio modo di prendere parte e di so-stare nel conflitto. In questo modo diventa impensabile non coinvolgere gli attori che a vario titolo sono inclusi nel conflitto, affinchè ognuno parteci- pi mosso dalla responsabilità e dal desiderio di comprenderne non tanto le cause che lo hanno scatenato ma il modo attraverso cui la storia del conflitto ha avuto nutrimento: i lutti, i traumi, gli abbandoni, i pregiudizi, le paure, che spesso nel conflitto hanno tro- vato voce e ricorsività, e difficilmente sono mai stati ascoltati in modo non giudicante, anche dagli stessi professionisti delle rela- zioni di aiuto, impreparati a questo compito. Molte considerazioni vorrei aggiungere sul tema del coinvolgimento dei vari protagoni- sti partecipanti i luoghi del conflitto, a par- tire dai figli, e di come dovrebbero essere condotti gli incontri7. In altri contributi miei e dei miei collaboratori potranno essere ap- profondite tutte queste sollecitazioni portate 7 La questione del coinvolgimento di più attori nella gestione delle relazioni familiari conflittuali è stato recentemente ben trattato da Davide Sacchelli e Renzo Marinello in “Separazioni conflittuali “Ed Edra 2018 volume 3/2018 | 10 anni di Idipsi: una storia di evoluzione tra formazione e clinica 11
Un confine per pochi, nuova terra per molti Mappe di viaggio per l’evoluzione dei modelli in psicoterapia Michele Vanzini1 L’idea di avere un modello di riferimento in che hanno valicato i confini, e analizzando psicoterapia è un elemento sostanziale per gli atti descrittivi, convocando e ascoltando quelli che nel mondo della psicologia ap- le parti (chi segnala una violazione e chi ne plicata alla clinica chiamiamo orientamenti. è l’autore) prende una decisione basata su L’insieme delle tecniche, degli strumenti, dei tre livelli definiti: il richiamo, una sorta di let- riferimenti teorici e degli autori ad essi con- tera in cui si ricorda all’iscritto quali prassi nessi compone una cornice di riferimento hanno messo in pericolo la coerenza dell’in- che dà senso, confine e ispirazione. tervento, la sospensione, in cui si proibisce L’orientamento definisce un’identità: un allo psicologo di operare per un periodo che modo, uno stile per la prassi, una simbolo- va da sei mesi a dodici mesi e la radiazione, gia conoscibile. nel caso in cui la violazione abbia causato Il modello generale della psicologia clinica danni (di qualunque natura) al cliente e l’i- è ulteriormente codificato dal codice deon- scritto abbia mostrato una negligenza non tologico e sono le norme ad esso connesse recuperabile. Questa commissione regola il (i principi potremmo dire) a determinare un confine con strumenti chiari e allineati con la campo confinato in cui l’operatore psicolo- Giurisprudenza, dando un messaggio sim- gico può muoversi o non può muoversi. bolico esplicito a chi opera nel campo delle È come se il codice deontologico ponesse psicologie applicate. i limiti del campo ecologico, definendo, in Più in generale la necessità di tali confini, pratica, dove lo psicologo clinico può vivere, che ho appena definito ecologici, è assoda- al di fuori di questa ecologia definita, l’atto- ta e oserei dire universalmente riconosciuta, re clinico entrerebbe in un ambiente ostile, la Civiltà - o meglio l’umanità civilizzata - dove perirebbe o farebbe perire altri, o più definisce periodicamente i confini del lecito, propriamente violerebbe le norme e annulle- del morale, del praticabile e sancisce con rebbe la liceità del suo fare. essi lo spazio di convivenza possibile. Nell’ordinamento dell’Albo professionale Allargando ulteriormente, per poi ritornare al è prevista, a protezione di quanto detto, la nostro centro, potremmo dire che le Costi- costituzione di una commissione discipli- tuzioni, Il Diritto, Le Leggi assumono il ruolo nare che ha il compito di raccogliere le se- di stabilire il modello in termini di confini per gnalazioni e le denunce a carico degli iscritti lasciare poi alla cultura, alla tradizione e al 1 Michele Vanzini, didatta Idipsi, michelevanzini@hotmail.com 12 volume 3/2018 | 10 anni di Idipsi: una storia di evoluzione tra formazione e clinica
costume il ruolo di declinare la Vita all’inter- do nello scenario precedente, sono diverse no di tali confini sanciti. le richieste di una donna nata alla fine del Il modello di una scuola di psicoterapia si 1800 che cerca aiuto per il proprio distur- muove nei confini della norma del MIUR, bo di conversione rispetto ad una famiglia della Giurisprudenza dell’Ordine Nazionale insonne per un cataclisma o ad una fobia degli psicologi, e nel solco della tradizio- scolastica alla scuola dell’infanzia. ne delle psicoterapie europee del ‘900 (la Nell’impatto fra la richiesta di aiuto di una psicanalisi, le psicodinamiche, la gestalt), comunità e il fare di uno psicoterapeuta si avanza con le psicoterapie americane del crea una sorta di bottega artigianale, il set- dopo guerra (sistemico-relazionali, strate- ting come laboratorio di ricerca applicata, in giche e rogersiane) e si avvalora oggi con cui gli studenti di un maestro, o di più mae- l’apporto delle nuove tecnologie cliniche stri, “ammaliati e edotti” da un orientamento supportate dalle scoperte neuro-scientifiche acquisiscono pensieri e tecniche e nell’ap- (il cognitivismo comportamentale, l’EMDR). plicarle le affinano e le rendono una tradi- In questi confini quindi si muove il vitale, il zione; un insieme di gesti, di idee, di modi pulsante delle terapie: l’incontro fra un siste- che sono riconducibili ad un’unità, seppur ma curante, lo psicoterapeuta e il suo orien- complessa, di riferimento: il modello appun- tamento e un sistema sofferente che cerca to. cura insieme ai suoi “sintomi”, che potrem- Nella lunga storia delle psicoterapie i mo- mo chiamare paziente. delli, gli orientamenti, i sistemi di significato Come detto per la Comunità intera del pia- si sono continuamente evoluti secondo due neta anche nel continente psicoterapia ad principali assi: l’evoluzione e la rivoluzione. animare questa danza di relazioni sono la L’evoluzione è stata di quei ricercatori, dei cultura, la tradizione e il costume (nella cor- pensatori, degli artigiani che all’interno di un nice dei confini). orientamento hanno portato nuove idee in La cultura come insieme dei riferimenti eti- continuità, cercando di affinare una prassi ci, simbolici e politici, è il significato gene- o di aggiungere un rifermento epistemolo- rale complesso di un sistema che cura, e gico, pensiamo al contributo di Gianfranco possiamo affermare che questo significato Cecchin rispetto al tema della metariflessio- varia nel tempo nella misura in cui variano ne sui pregiudizi e a quello operativo di Tom le culture antropologiche generali e le visioni Andersen con l’introduzione del reflecting dell’uomo intorno ad esso. Il significato di team, rimanendo nel quadro del modello un medico dell’alta borghesia austriaca dei sistemico-relazionale. primi del Novecento che “cura” ponendo a Ed è proprio questo modello, l’approccio vertice il tema della pulsione sessuale del sistemico-relazionale nella sua genesi, che bambino è diverso da un tecnico dell’emer- ci offre un esempio di rivoluzione in psico- genza che applica l’EMDR ad un bambino terapia: il passaggio storico dai lettini in cui vittima del terremoto dell’Aquila del 2009, i pazienti offrivano i loro flussi di coscienza riequilibrando i lobi del sistema nervoso all’interpretazione degli analisti alla chiusu- centrale. È diverso il significato culturale in- ra della scatola nera ed alla sua imperscru- fine perché differenti sono le richieste della tabilità, con l’introduzione, inimmaginabile comunità che chiede aiuto, come, rimanen- allora, di osservare i sistemi come lente di volume 3/2018 | 10 anni di Idipsi: una storia di evoluzione tra formazione e clinica 13
comprensione e non i sintomi come segni te affaticato, incerto, fluttuante in un range pseudo-emergenti del materiale inconscio. instabile di stabilità dolorosa. E lo è anche Altre modificazioni hanno rappresentato poi il terapeuta (e il suo sistema di relazioni) una sorta di terra di mezzo nel continuum perché porre domande, ascoltare, sentire, fra evoluzione e rivoluzione, ad esempio il connettere idee e cercare vie dentro ad un contributo di C.G. Jung rispetto al modello sistema sofferente consuma energia, lette- tradizionale Freudiano. Per Jung fu un’evo- ralmente stanca, e pone continuamente in luzione, per Freud addirittura un tradimento, uno stato di incertezza. e non manca in particolare nel libro “Intro- Spesso, quando incontro giovani allievi di duzione alla psicoanalisi” di farcelo sapere: scuole di psicoterapia, amo proporre l’idea . respiro, certezza nel modello, nell’orienta- Personalmente trovo commovente leggere mento, come se l’insieme delle cornici, delle quelle righe in cui il Maestro della rivoluzio- prassi, gli insegnamenti degli autori possano ne terapeutica del ‘900 si mostra contrariato darci una mano nel resistere, nell’aumentare e offeso verso l’allievo brillante, echeggia la nostra endurance, quando la mente vacil- quasi lo sgomento di Seneca nel veder l’e- la i pensieri allenati, le ripetizioni di strumenti voluzione del brillantissimo allievo Nerone. applicati può aiutarci, salvarci forse. Perché è difficile l’evolvere di un modello È esperienza comune per i terapeuti di mo- psicoterapeutico? menti di impasse, in cui si ha l’impressione Perché è ancora più complesso e a volte do- che la terapia non vada da nessuna parte e loroso rivoluzionarlo? non si sa che fare. Perché la metamorfosi è, anche in natura, In tali momenti possono venirci in aiuto o un processo sostanzialmente lento? azioni totalmente creative, innovazioni pro- Una delle idee a cui mi affido per trovare dromiche potremmo dire, o il recupero e la spiegazioni e stelle di orientamento in que- ri-applicazione delle cose certe. sta notte è confinata al significato della fa- Se fossimo troppo affezionati ai modelli non tica in psicoterapia; mi rifaccio all’idea che evolveremmo mai, se non avessimo fedeltà un sistema di cura dell’interiorità è basato ai modelli non sapremmo che fare e l’innal- sull’incontro di due fatiche, di due entropie zamento eccessivo dell’entropia negativa negative elevate. Un sistema che è autopo- potrebbe produrre uno sconfinamento, una ieticamente strutturato su sintomatologie uscita dal campo ecologico definito nelle ri- spende molto tempo a tamponare, interro- ghe iniziali di questa riflessione. garsi, modulare la sofferenza, non vi è nulla Che cosa può orientarci all’evoluzione? di più lontano dello stato di flow dello sport, Che cosa ha portato nella storia della psi- fase dove l’atleta vive un movimento in cui cologia clinica alla rivoluzione dei modelli? l’energia fisica e quella mentale danzano in Cosa potrà accadere al modello sistemico- perfetto e felice equilibrio: lo stato di flow relazionale in futuro? non prevede incertezze. Per rispondere a queste domande conce- La persona che soffre (e il suo sistema di diamoci ora un piccolo salto, una deviazio- relazioni) consuma energia ed è letteralmen- ne, una gita nel bosco se preferite: vorrei ora 14 volume 3/2018 | 10 anni di Idipsi: una storia di evoluzione tra formazione e clinica
parlare dei lupi e il loro branchi. manti, nella forza e nella sagacia. All’interno del campo ecologico del Canis Piccole differenze che compongono il calei- Lupus (il Lupo) regna il modello del branco doscopio sensibile del branco stesso, un’u- come unità sostanziale di sopravvivenza, la nità di differenze complementari. gerarchia del branco stesso è definita da Come evolve un branco? regole chiare e condivise, che stabiliscono: Come si allarga la specie? Come si genera come muoversi, come cacciare, come ri- una nuova unità di elementi? prodursi, come allevare i nuovi nati, come Accade qualcosa ad un tratto, inaspetta- prendere decisioni. Nel muoversi, ad esem- tamente. Come negli studi di Prigogine sui pio, il branco compie tragitti mediamente punti di biforcazione anche un sistema na- simili, tendenzialmente rimanendo in fila uno turale come il branco arriva ad un punto di dietro l’altro come forma di movimento e la ristrutturazione in cui la direzione che il si- sequenza, in quale posizione si pone ogni stema prenderà non è prevedibile aprioristi- membro, è sempre la stessa. camente. Davanti stanno gli anziani del branco, mol- D’un tratto uno dei giovani sviluppa una re- to lenti ma esperti, capaci quindi di cogliere azione cortisolemica, una crisi potremmo sfumature del campo esplorato e ricchi di dire, aumenta la sua entropia negativa ed il ridondanze ed emergenze vissute, proteg- membro accede ad una fatica di manteni- gono implicitamente per due motivi: la loro mento dell’omeostasi. lentezza permette un movimento a forte ri- Tale giovane membro può allora scegliere: sparmio di energie per tutti concedendo ai alcuni scelgono di confliggere con l’Alfa e piccoli di sentirsi integrati e protetti e ai gio- ricevono un attacco da tutto il branco che vani forti di preservare energie per i momenti riporta l’equilibrio e la ricompattazione an- di caccia o difesa. cora più chiara, oppure si avvicinano al fe- Nel caso poi di un attacco da predatori sa- nomeno chiamato “dispersione”. ranno i primi a sacrificarsi non compromet- Il giovane abbandona il branco e si allontana tendo il futuro del branco. In mezzo stanno in terre nuove, si disperde letteralmente. i piccoli e i giovani, bene prezioso per l’e- Cerca lontano dal territorio sancito, scon- voluzione, dietro le madri. Infine, molti metri fina e vaga in una modalità frattale, senza dopo la chiusura della fila, si pone il capo- nessuna meta apparente, pur mantenendo branco, l’Alfa, in quella posizione domina i rudimenti di base (le tecniche) per cibarsi tutto, controlla, osserva. e ripararsi al sicuro di notte si offre un mo- Domina ma è solo. La solitudine di chi veglia vimento di ricerca, lontano eppure sempre sull’integrità e attende il tempo della crisi dentro al modello, è un lupo in dispersione in cui dovrà accogliere il cambiamento per ma è ancora un lupo (la laurea in scienze lu- mano del Tempo, del Wilderness, o dell’im- pestri è ancora valida). prevedibilità della Vita. Questo esemplare, che non ha più forza In tale microsistema ecologico i giovani ap- degli altri, non è più pronto o meno pronto, prendono attraverso il gioco e successivamen- è semplicemente più in crisi, vaga: e lo at- te la pratica a cimentarsi nella vita del branco, tende un destino non conoscibile. Egli potrà vivono alla pari, al netto delle loro singole indi- attraversare un territorio di un altro branco e vidualità che si manifestano per differenze nei verrà predato, pagando con la vita lo scon- volume 3/2018 | 10 anni di Idipsi: una storia di evoluzione tra formazione e clinica 15
finamento, potrà vagare per troppo tempo stici, rese artificialmente omogenee, sono fino a spingersi in zone non esplorate prive assai poco adatte alla lotta per la soprav- di sostentamento di acqua o cibo e ancora vivenza>>; un rischio a volte palese, nelle una volta pagherà con la vita. Infine, un’ulti- scuole di formazione in psicoterapia, dove ma e universale possibilità. l’aderenza dogmatica alle idee può rappre- L’incontro con qualche giovane e una fem- sentare una forma di omogeneità artificiale, mina, segno minimo per sancire una fecon- sancita, ad esempio negativo, dalla produ- dità possibile, e la creazione di una nuova zione di tesi di specializzazione unicamente cellula di branco. È questa resilienza acci- tese a ribadire la validità statica del modello. dentale che dona alla specie la possibilità Preferisco immaginare la sollecitazione ver- di espandersi, rinnovarsi, accedere a nuovi so spazi nuovi, favorire l’idea che gli studen- territori e affinare nuove tecniche, conosce- ti di un training siano dei cercatori di nuove re nuovi odori e nuovi rituali di calibrazione vie, che possano usare il modello per po- per la caccia. Si parte soli, ci si salva in po- ter vivere nel campo ecologico della cura chi, si evolve in molti. sapendo di potersi sentire capaci e vivi, Lo sconfinamento di un membro in crisi e competenti e pragmatici ma non servi, non spinto dalla Natura a cercare altrove salva adepti, non fermi. la specie intera: l’oltre confine di uno, dona Carl Rogers pose domande importanti ne- nuova terra per molti. gli anni settanta sul rischio della rigidità dei Occorre osservare infine che tale fenomeno modelli ai seminari della A.A.P. (American dispersivo non è in contrapposizione con il Association of Psychotherapist) chiedendo branco di appartenenza ma ne determina ul- ai rappresentanti dei vari approcci presen- teriormente l’equilibrio, dando la possibilità di ti di non sposare un approccio dogmatico, non crescere troppo e di non saturare quindi il e molto tempo prima fu Lacan a sfidare la territorio con un’eccessiva predazione. commissione psicoanalitica europea met- Se è più semplice capire quali sono state le tendo in discussione la Verità dell’approva- idee che nella storia dei modelli hanno favo- zione di un Boureu a sancire la genesi di un rito una loro evoluzione è più arduo ora sa- analista. pere quali sono le nuove e attuali idee in “di- Ed è stato, nella cornice sistemica, Whita- spersione”. Quali pensieri stanno favorendo ker a divertirsi (è impossibile non sorridere “nuovi branchi”. Ma possiamo dire che esse leggendo le righe di Terapia della Famiglia necessitano di coraggio e cura. in cui narra tale vicenda) dicendo che in un Va detto che il fenomeno evolutivo dei mo- congresso del MRI aveva lasciato i tanti pre- delli in psicoterapia non può essere stabi- senti a discutere per due o tre giorni sulla lito a priori, non può essere programmato sua frase in cui affermava che aveva sempre perché esso prevede un processo per sua bisogno di essere conquistato da un pazien- natura divergente, distanziante, altro, natu- te per poter lavorare con lui. ralisticamente dispersivo. Quali possono esser oggi le idee all’interno Bateson ci aveva messo in guardia da una della cornice sistemica che ci offrono evo- possibile stagnazione e lontananza dai pro- luzione? È vicina o lontana una rivoluzione? cessi vitali naturali quando sottolineava che Sapremo trovare terre nuove in risposta alle
Offro conclusivamente le mie ipotesi, alcune delle possibilità che intravedo nella foresta dei vincoli. La possibilità del contatto corporeo fra te- rapeuta e paziente, l’introduzione di nuovi setting, la modulazione non rigida del tempo della seduta, la psicoterapia come scien- za non esclusiva, le biografie terapeutiche come storie non segrete, la valorizzazione e la desintomatizzazione della fragilità. E, infine, la certezza umile che soprattutto chi scrive, insegna, guida un modello tera- peutico debba chiedersi quanto di selvaggio ancora abiti in lui. Bibliografia - Hoffman L. (1984). Principi di terapia della famiglia, Roma: Astrolabio - Carretti M. (2012). Sulle gobbe del Leviata- no, Milano: Mondadori - Bateson G. (1979). Verso un’ecologia della mente, Milano: Adelphi - Rogers C. (1982). Terapia centrata sul clien- te, Roma: Giunti Editore - Prigogine I e Sosio L. (1979). La fine delle certezze. Il tempo, il caos e le leggi della na- tura, Milano: Bollati Boringhieri. volume 3/2018 | 10 anni di Idipsi: una storia di evoluzione tra formazione e clinica 17
Chi è il terapeuta Idipsi? Wolfgang Ullrich1 Il terapeuta “IDIPSI” può essere paragona- dell’attenzione dell’“artista” IDIPSI. Cono- to a un artista del ‘nuovo rinascimento’ che scerla crea un senso profondo riguardo la lavora nella sua bottega e svolge un’attività sua vita, arricchendo la sua conoscenza e artigianale di comunicazione. In questa atti- contagiandolo nel suo profondo. L’identità vità nella quale cerca attraverso un rappor- della persona e la sua individualizzazione to umano l’altra persona con l’obiettivo di affascinano il nostro “artista”; lui sa che le ‘estrarne’ le forze, le risorse e le esperienze misure dell’essere umano si possono com- che si trovano nel suo profondo nascosto, prendere solo intendendo il processo della nell’ombra della sua esistenza umana vuole nascita dell’unicità e della sua evoluzione scoprire le epifanie della persona ed esplo- nelle relazioni umane.“La mente individuale rarne i sogni, progetti impacchettati dentro può esistere solo in relazione ad altri menti la sua esperienza. In quanto artista è pieno attraverso significati condivisi” (George H. d’entusiasmo, curiosità e cerca il confronto Mead, 1934). e la condivisione con altri colleghi. Cerca di Le complessità dei contesti sociali e delle collaborare e condividere con altri colleghi relazioni sono il suo pane quotidiano. il sapere acquisito e le tecniche sviluppate, Per sviluppare lo spazio individuale dentro con l’obbiettivo di personalizzarle, nonché di sé, che permette di esprimere con spon- da lì svilupparne delle nuove. Per “l’artista taneità e creatività la propria unicità e darle del rinascimento” l’espressione del sé di- una forma, la persona deve prendere le di- venta arte con l’obiettivo di poterla condivi- stanze di fronte alle convenzioni, ai ruoli so- dere con gli altri. ciali e attributi sociali del proprio carattere. Cristina Koch, nota psicologa milanese, Questo processo non si svolge attraverso spiega quale sia la caratteristica chiave del un monologo con sé stesso, piuttosto me- Rinascimento nel suo libro Counseling: “Il diante un dialogo nell’ambito di una comu- mondo del Rinascimento, come ci insegna nità di appartenenza.“The large self-appeal Leonardo, è modellato sulla persona uma- to the large community.”(G.H. Mead,1934). na, sulle sue misure e, dunque, su come si “The large community” rappresenta una prendono le misure del mondo.”Le misure comunità che sostiene l’autonomia e la re- della persona sono un’espressione del- sponsabilità della persona nella ricerca del- la sua unicità, la quale si trova nel centro la propria unicità. “L’espressione del sé come 1Wolfgang Ullrich, didatta Idipsi, wolfgang.ullrich@gmail.com 18 volume 3/2018 | 10 anni di Idipsi: una storia di evoluzione tra formazione e clinica
arte” necessita una comunità per svilupparsi e risolta fra persone. La relazione annodata deve essere condivisa in un contesto di scambio. blocca anche la comunicazione interna del- Il nostro artista possiede nel suo cassetto, le persone coinvolte, il dialogo fra sé e sé, come ogni buon artigiano, attrezzi quali tec- eventualmente assumendo forme patologi- niche e teorie tra cui scegliere la più adatta che. per mettersi in contatto con l’altra persona. - La danza della terapia è una danza tra Il lavoro dell’artista IDIPSI si basa in primo numeri uno: la forza, l’energia, la vivacità, luogo su certi presupposti e in secondo su la grandezza ed il valore delle persone è al determinate skills. centro dell’interesse del terapeuta. Cerca- re le parti di forza dona autorevolezza alla Presupposti persona e la pone in una posizione eretta, - La persona è unica e sviluppa la sua unici- caratterizzata da un’autostima alta. Cercare tà in un processo di individualizzazione. il potere personale delle persone mediante Lo sviluppo dell’identità è radicato e nutrito il “poter fare”, dà passione alle loro azioni. dalle comunità di appartenenza della perso- - La terapia è un atto creativo. Il terapista na e dipende dalle sue relazioni. cerca di conoscere la persona attraverso do- Più una comunità pratica la comunicazione mande. Egli deve scoprire cose non ancora congruente, ovvero la comunicazione con la conosciute, percorrendo vie nuove. L’obiet- quale ogni persona vive il permesso di dire tivo del lavoro non è quello di aumentare le che cosa sente, pensa, vede e contempora- alternative di scelta della persona, piuttosto neamente ascolta gli altri, più l’autostima dei quella di inventare qualcosa di nuovo, di partecipanti è alta e più l’individualizzazio- dare spazio alla creatività e alla spontaneità. ne è possibile. In questo senso l’evoluzione della persona è sempre co-evoluzione, at- Skills traverso lo sviluppo anche degli altri. - La prima capacità fondamentale è quella - L’essere umano è un tutt’uno: le parti fisi- di sapersi relazionare con il paziente avendo ca, mentale e spirituale appartengono ad un come obbiettivo quello di costruire una rela- unico tessuto che non contiene un prima e zione di fiducia usando correttamente tutti i un dopo, un fuori e un dentro. La persona canali della comunicazione: corporei, verbali è composta da tante parti e voci. È possi- e simbolici. bile concepirla come un’associazione di cui - Il saper identificare le forze e le risorse del- i membri si possono dare più o meno voce la persona per accedere e scoprire i diversi o si possono espellere. La comunicazione strati d’esperienza che si trovano nell’om- interna fra i membri può assumere tratti di bra della sua esistenza, nonché il rilevare le conflittualità che rendono difficile la vita alla eccezioni alle abitudini nella esperienza del persona. La base della conflittualità cronica soggetto, mediante l’individuazione delle interna è rappresentata da rigide regole ac- epifanie dell’individuo, che si nascondono quisite. nei campi delle forze che sono in conflitto - Lo sviluppo dell’identità può fallire e pren- fra di loro, sono capacità fondamentali per dere forme di alienazione e di distorsione qualsiasi terapeuta. (sintomi). Queste alienazioni sono espres- - La persona è fatta di tante parti (voci, per- sioni di una comunicazione conflittuale non sonaggi). Saper identificare le parti di una volume 3/2018 | 10 anni di Idipsi: una storia di evoluzione tra formazione e clinica 19
persona che sono in conflitto tra di loro ed esprimendo quello che la persona sente, essere in grado di impostare un dialogo tra pensa e vede nello scambio con gli altri e loro in un modo che possa portare a nuo- prendendosene la responsabilità (persona ve soluzioni nella comunicazione interna. etica). Questo deve avvenire prendendo in con- siderazione il contesto sociale, le relazioni Bibliografia importanti della persona e il gioco intenso - J. I. Kepner, (2007). Body process. Milano: fra comunicazione esterna ed interna delle FrancoAngeli persone. - M. C. Koch, (2018). Counseling, Milano: Gue- - Essere in grado di lavorare con i processi e rini. non con i contenuti. - M. Merleau-Ponty, (2014). Fenomenologia della - Avere la capacità di verificare l’ecologia percezione, Milano: Bompiani. del cambiamento; la trasformazione di una - G. H. Mead, (1966). Mente, sé e società (1934), persona è sempre un processo di co-evo- Firenze: Giunti. luzione, nel senso che altre persone sono - F. S. Perls, (1969). La terapia gestaltica, Roma: coinvolte. Casa Editrice Astrolabio. - Saper creare “pratiche di comunità” per - V. Satir, (2015). In famiglia…. come va?, Acqui creare speranze concrete nella realtà delle Terme: Impressioni Grafiche. persone, come ad esempio il metodo della - D. N. Stern, (1992). Il mondo interpersonale del testimonianza di M. White o il lavoro triadico bambino, Torino: Bollati Boringhieri. di V. Satir. - M. Tomasello, (2008). Le origini della comu- - La capacità di lavorare su diversi livelli nicazione umana, Milano: Raffaello Cortina dell’esperienza umana: Editore. 1.Il livello corporeo; sensazioni, movimento - M. White, (1992). La terapia come narrazione, e orientamento nello spazio. Attraverso il Roma: Casa Editrice Astrolabio. metodo della awareness, l’identificazione, la - L. Wittgenstein, (2009). Ricerchefilosofiche drammatizzazione e il dialogo. (1953), Torino: Einaudi 2.Il livello dell’enactment, cioè azioni con- - W. H.Ullrich, M. Bosch, Die entwicklungs-orien- crete, movimenti significativi. tierte Familientherapie nach Virginia Satir 3.Il livello del linguaggio e della comuni- - W. H.Ullrich, (2019). Posso essere felice, Mila- cazione verbale, ovvero la comunicazione no: Guerini congruente ed incongruente nelle azioni co- municative orientate alla comprensione. 4.Il livello narrativo. - La capacità di apprendimento personale; farsi artista in prima persona, saper model- lare a piacere la propria esistenza, gioca- re con i pensieri, vestiti e altre espressioni personali. Far diventare unico e speciale la propria persona per sviluppare la propria “self-superiority” (G. H. Mead) e aumentare la propria congruenza nella comunicazione, 20 volume 3/2018 | 10 anni di Idipsi: una storia di evoluzione tra formazione e clinica
La formazione del formatore nel modello di psicoterapia sistemica integrata IDIPSI Gabriele Moi1 Le riflessioni contenute in questo artico- competenze necessarie per insegnare l’arte lo muovono dal bisogno di dare una forma e/o la professione della psicoterapia. L’at- all’esperienza maturata in diversi anni di at- tenzione ai processi, ai contesti, al gruppo, tività in qualità di didatta all’interno dell'Isti- alla persona, ai movimenti di pensiero, alle tuto di Psicoterapia Sistemica Integrata trasformazioni e alle contaminazioni di sa- (IDIPSI) di Parma. Il macro-sistema nel qua- peri forma l’asse portante dell’esperienza le si vogliono inserire queste riflessioni con- formativa all’interno di IDIPSI. cerne la possibilità o meno di insegnare la La formazione del formatore IDIPSI è sinte- psicoterapia. tizzabile in una circolarità tra essere, saper L'ulteriore domanda dalla quale prende for- essere, fare e saper fare; la mission forma- ma questo contributo potrebbe essere così tiva è suddivisibile idealmente in macro- declinata: è possibile sistematizzare, orga- aree: nel corso del primo anno si gettano nizzare, definire l'insieme di caratteristiche, le fondamenta del percorso, con un focus premesse, strumenti, tecniche, metodologie centrato sull’attenzione al gruppo e alla per- di lavoro che sostengono il lavoro del forma- sona- nel- gruppo; ciò avviene nella cornice tore “sistemico integrato” sul campo? dell’epistemologia sistemica, attraverso la La risposta, credo sia, almeno in buona par- progressiva familiarizzazione con il pensie- te, positiva. ro di P.Watzlawick, G.Bateson, H.Maturana, Forse potrei partire da una riflessione an- F.Varela, per citare alcuni autori principali. Il cora precedente, che trae origine dalla mia didatta-formatore è orientato alla decostru- esperienza all’interno di IDIPSI e che parte zione dei processi, prima ancora che alla da una definizione di identità : probabilmen- costruzione di nuove premesse; inizia inoltre te è più sensato parlare di didatta/formato- a proporre attivazioni, individuali e del grup- re-destrutturatore di processi, piuttosto che po, sul genogramma dell’allievo. Nel corso semplicemente di didatta o formatore. del secondo anno si rafforzano alcuni aspet- E’ importante gettare uno sguardo sul pas- ti del sé gruppale; contemporaneamente al- sato per meglio comprendere il presente: tri aspetti iniziano, inevitabilmente, a entrare agli “albori” dei percorsi formativi in psico- in crisi e s’inizia a porre il focus su possibili terapia mancava un pensiero organizzato, strumenti. Nel corso del terzo anno l’atten- uno storico e un pregresso sulle specifiche zione principale è rivolta al corpo-in terapia, 1 Moi Gabriele, Didatta Idipsi, gabriele.moi@email.it volume 3/2018 | 10 anni di Idipsi: una storia di evoluzione tra formazione e clinica 21
con contributi di derivazione gestaltica e (insieme al rimando sistematico a libere e l’avvio dell’analisi didattica; l’allievo inizia a pertinenti letture), erano ritenute adeguate e “sporcarsi le mani” o a “mettere le mani in sufficienti per una formazione abilitante (Bo- pasta” entrando nel vivo del processo tera- scolo, Cecchin, 1982). peutico, anche in qualità di co-terapeuta. Il Il focus di questo contributo è imperniato sul quarto anno, infine, è organizzato secondo ruolo, oggi, del didatta come facilitatore dei il principio di costruzione e decostruzione processi di apprendimento e sui processi dei processi: l’allievo è chiamato a dare una utili per realizzare un efficace percorso for- forma propria ai contenuti e all’armamenta- mativo finalizzato alla preparazione psico- rio incontrato, attraverso la sperimentazione terapeutica, nella peculiarità dell’approccio diretta con situazioni cliniche e nel lavoro di sistemico integrato. tesi conclusiva del percorso; si abbozza ed Nelle premesse della formazione del for- inizia a prendere forma lo stile terapeutico matore, in particolare nelle attività con il personale. gruppo di formazione si possono attingere La premessa del formatore sistemico inte- utili spunti dai contributi di Duccio Deme- grato è in buona parte incarnata nelle con- trio (1999) che propone diverse attività per siderazioni di Bianciardi e Bertrando che, ne un approccio autobiografico alla formazione La scatola vuota. Usi della teoria sistemica, in età adulta. La formazione del formatore affermano, “…l’importante è recuperare, sistemico integrato parte dalla consapevo- nella formazione, un senso dell’utilità della lezza che terapia e formazione sono pro- teoria sistemica, e del suo valore anche in cessi molto diversi (pur avendo in comune un mondo in cui è impossibile considerar- la dimensione del cambiamento personale), la un faro che guidi il terapeuta in ogni sua perché l’una mira alla riduzione del disagio e scelta. Nel mondo postmoderno, ogni scel- disturbo clinico, l’altra all’assunzione di stru- ta terapeutica è da considerare una scelta menti e stili relazionali di tipo professionale. che impegna il terapeuta in prima persona e Quando parliamo di strategie o modelli inte- non può essere giustificata da alcun libro né grati è opportuno ricordare che: “integrare da alcun manuale: il terapeuta [sistemico o non significa unire, né omologare, né giu- meno] che operi nel nostro mondo di teorie stapporre. Significa invece completare (dal deboli e scelte forti è un terapeuta che fa latino integrum, completo), individuando continuamente scelte etiche” (Bianciardi e complementarietà e completamenti (interdi- Bertrando, 2002). pendenze reciproche)…” (Moroni, Restori e In origine, in ambito sistemico, Boscolo e Sbattella, 2012). Cecchin, chiedevano agli allievi di osserva- E’ possibile compiere un tentativo di decli- re, da dietro ad uno specchio unidirezionale, nazione del contenuto della valigia (o della le sedute condotte da un terapeuta esperto “scatola”) del formatore sistemico integrato. e, successivamente, discutevano con loro In primo luogo la capacità di considerare il osservazioni, domande, curiosità, dubbi e contesto dell’azione formativa: questa prima critiche. La supervisione dell’esperienza te- competenza appare caratterizzante poiché rapeutica in diretta e l’elaborazione comune uno dei principi base dell’approccio sistemi- delle analisi cognitive, delle risonanze emo- co è quello di non dividere mai le interazioni tive, delle fantasie e delle libere associazioni dai contesti in cui queste interazioni si inseri- 22 volume 3/2018 | 10 anni di Idipsi: una storia di evoluzione tra formazione e clinica
Puoi anche leggere