Bollettino Parrocchiale - Parrocchia di Baricella

Pagina creata da Edoardo Alfano
 
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Anno 5 n. 4   Novembre 2019

                                 Bollettino
                            Parrocchiale
Santa Maria di Baricella                                                             San Gabriele

                                       In cammino...
Carissimi, la nostra chiesa di Bologna sta vivendo la gioia della nomina a cardinale del vescovo
Matteo; ci rallegriamo e preghiamo per il suo ministero a guida della nostra diocesi. Come par-
rocchie siamo chiamati a seguire le sue indicazioni pastorali, che hanno come obiettivo una svol-
ta missionaria nella crescita della comunione. La scelta delle zone pastorali (parrocchie confinan-
ti che camminano insieme) ci spingono in questa direzione. Certo mettersi in movimento non è e
non sarà semplice, ma ormai oggi tutto è in movimento e noi dobbiamo imparare a cogliere la
bellezza della scoperta e dell’incontro con altri cristiani, che come noi cercano di vivere il Vange-
lo. La comunione non è facile ma il Signore non farà mancare il suo sostegno. Le cose da fare
dobbiamo imparare a farle in un certo modo. Chiediamoci: come sono le nostre relazioni? Siamo
guidati dal Vangelo? Dobbiamo certamente pregare molto e impegnarci di più. Nella nostra zona
quest’anno sentiremo la mancanza di 2 parroci: don Enzo che lascia Malalbergo per età e salute
e don Stefano chiamato ad altra parrocchia in città. Anche questo sollecita noi preti a pensare
diversamente e a valorizzare per davvero la presenza di laici che amano la Chiesa e che a moti-
vo del loro essere battezzati, possono fare molto. La messe è davvero tanta, lo sappiamo e lo
vediamo, ma Gesù sarà con noi. Dovrà nascere un modo nuovo di essere Chiesa, dobbiamo ri-
partire dai fondamentali, dire che Gesù è vivo e accompagna i nostri passi. Dire che l’amore di
Dio non verrà meno, e il braccio della sua misericordia non si è accorciato. Non dobbiamo avere
paura del nuovo che avanza; non dobbiamo aver paura né di Dio né del fratello. Dobbiamo trova-
re il tempo per conoscerci, per fare due chiacchiere tra noi. Non capiamo più il dono di una co-
munione celebrata e poi vissuta; a volte crediamo di più alle nostre solitudini o pensiamo basti il
gruppetto di amici per affrontare la vita. Ora tocca a noi, soprattutto a noi adulti credenti, che tan-
to abbiamo ricevuto e tanto abbiamo ancora da ricevere, ma anche da dare. Abbiamo bisogno di
gioia, di raccontare il Vangelo della gioia anche in mezzo alle fatiche della vita terrena.
Fra alcuni giorni inizieremo il tempo di Avvento, la liturgia ci parlerà di questa gioia che aumente-
rà avvicinandosi al Natale. Memoria di un Bimbo che il Dio Padre dona ancora a tutta l’umanità,
bisognosa di speranza e di vita.
La mia preghiera è che la fede presente in noi porti a tutti tanta gioia e voglia di vita.

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Parrocchia S. Maria di Baricella

                  Il giro del mondo in 8 giorni
Il racconto del campo estivo a cui hanno partecipato anche alcuni ragazzi ed educatori di Baricella
Quest'anno durante la settimana del campo medie abbiamo intrapreso un avventuroso giro del
mondo. Il campo base era a Forni di Sopra, uno dei borghi più belli d'Italia, incastonato tra le Do-
lomiti Friulane patrimonio dell'Unesco.
I campi sono solitamente esperienze belle e arricchenti, ma devo ammettere che questo è stato
davvero travolgente. A ripensarci mi gira ancora la testa e si risvegliano le forti emozioni vissute
in quei giorni proprio come se fossi salita su una giostra che viaggia ad un ritmo vorticoso.
Ora che sono tornata coi piedi sulla terra nel mio borgo di case isolato in mezzo alla campagna
ho il tempo per assaporare tutta la bellezza del mondo appena esplorato.
Il tema era tratto dal romanzo di Giulio Verne “Il giro del mondo in 80 giorni” dove il protagonista
Phileas Fogg, ricco gentiluomo inglese, scommette, vincendo, di riuscire a compiere il giro del
mondo in 80 giorni. Il 2 ottobre 1872 Fogg insieme al suo domestico Passepartout parte per il
suo viaggio, uscendo dalla routine della sua vita perfettamente ordinata e scandita, per lanciarsi
in un avventura piena di incognite e di rischi. Il 27 luglio 2019 un grande pullman pieno di 56 ra-
gazzi accompagnati da Don Stefano e un bel gruppo di educatori partono a motivo di una scom-
messa ancora più difficile da vincere: lasciare le proprie comode case, gli affetti sicuri per scopri-
re in soli 8 giorni tutto un ”mondo” di relazioni nuove in cui la Gioia vera è possibile!
La carica e l'entusiasmo dei ragazzi al momento dell'arrivo erano difficilmente contenibili perciò ci
si è subito immersi nei giochi di conoscenza, nella formazione delle squadre e nella sistemazione
nelle camere dell'accogliente e confortevole albergo “Villa Alpina”.
Durante il nostro soggiorno però il grande salone da pranzo, la taverna e i tre piani di camere si
sono trasformati nei luoghi geografici che costituivano le tappe del nostro viaggio intorno al mon-
do e ogni camera in una città più o meno conosciuta: Yokohama, Bombay, Calcutta, Londra,
Bangkok, Tokio, Parigi, Roma ecc.
Quanto abbiamo viaggiato su e giù per quelle scale aprendo le porte di quelle città e incontrando
i loro abitanti! Volti di ragazzi e ragazze ora gioiosi o tristi, irrequieti o miti, stanchi o sveglissimi,
sinceri o furbetti, sereni o arrabbiati, coraggiosi o timidi: ognuno un mondo misterioso da rispetta-
re ma anche da svelare persino a se stesso. La prima tappa del viaggio prevedeva proprio que-
sto guardarsi un po’ più a fondo per scoprire i tanti doni di cui ciascuno è portatore, della possibi-
lità di migliorare o cambiare quello che non va nella nostra vita e dei progetti per il futuro.
Così ogni giorno abbiamo continuato a riflettere da soli, in gruppo, attraverso il teatro e i laborato-
ri spaziando su tanti argomenti legati al nostro vivere in questo mondo in armonia con noi stessi,
con i fratelli e con Dio Padre che ci chiede anche di custodire il creato come spazio da amare e
da abitare. Abbiamo gustato insieme la bellezza del paesaggio durante le passeggiate lungo le
sorgenti del fiume Tagliamento (con immancabile bagno rinfrescante), la salita sul Monte Simon
a 2.100 metri assaporando il brivido della prima volta in seggiovia (una sfida vinta per qualcuno),
la visita alla malga di Romina e Ivan e alle loro simpatiche caprette, i ciuchini, le mucche e i gatti-
ni. Infine le cronoscalate, le mini olimpiadi sui prati del Davost e le corse nel parco tra la pineta e i
laghetti. È stata un'immersione piena nella natura che spero lasci un ricordo indelebile e faccia
crescere in ciascuno il desiderio di rispettarla e salvaguardarla.

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Parrocchia S. Maria di Baricella

Insieme alle tante cose belle abbiamo fin dall'inizio incontrato ostacoli e difficoltà tali da scorag-
giare molti di noi fino a mettere in dubbio la possibilità di vincere la nostra scommessa. La fatica
di stare insieme, di rispettarsi, di ascoltarsi, di fare spazio all'altro soffocava la Gioia lasciando il
posto a schiamazzi e grida incontrollate. Come fare allora?Dove imparare lo stile dell'amicizia e
della condivisione che portano alla Gioia? Dove ritrovare la fiducia che è possibile amare l'altro
senza tenere conto della fatica, in modo gratuito e incondizionato? Come sperare di superare i
conflitti e armonizzare le diversità? Questa si è rivelata subito la vera sfida. Una Scommessa con
la S maiuscola che un Altro prima di noi ha fatto e vinto.
È Gesù infatti che scommette per primo su di noi, che crede in noi anche quando siamo sfiduciati
e stanchi, che spera in noi anche quando ogni speranza di recuperarci sembra svanita, che ci
ama anche quando non siamo per nulla “amabili” e continua ad amarci fino alla fine, fino a morir-
ne.
Ecco allora a chi guardare, da chi ripartire per continuare il nostro viaggio con la certezza di arri-
vare alla meta. È stato bello allora affidarsi concretamente a Gesù, rimettendolo al centro delle
nostre giornate, nella preghiera mattutina e serale e soprattutto nella Messa quotidiana.
Anche se si sa che non è questo uno dei momenti preferiti dai ragazzi, è stata proprio la Messa
che ha segnato il passaggio da un clima negativo, di malessere generale e sconforto quasi totale
ad una esplosione di gioia autentica.
È stato un momento per me molto commovente quando al canto finale i ragazzi hanno cantato
con tanta forza e ad una sola voce che non è vero che han calpestato la Gioia e tu vuoi e tu puoi
sorridere, cantare e sperare ancora perché la Gioia è possibile, la Gioia è con Te. (dal canto La
Gioia).
Avevamo trovato la chiave di tutto: è Dio il proprietario della Gioia.
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                                 Campo giovani
Un altro frammento della lunga serie “pochi ma buoni” …
Durante l’anno passato, con la formazione della Zona Pastorale, si è costituito un gruppo giovani
di tutte le nostre parrocchie, che ha permesso a quel “resto di Israele” che sono i giovani sopra i
18 anni che ancora gravitano in parrocchia e magari hanno ancora un minimo desiderio di vivere
la propria fede nonostante siano considerati degli alieni dai loro coetanei, di scoprire di non esse-
re soli. Si sono creati legami di amicizia, attraverso incontri di riflessione e di formazione, ma an-
che facendo tardi giocando e scherzando insieme. Soprattutto, il desiderio era quello di stare in-
sieme in modo “gratuito” e non finalizzato ad organizzare incontri, ritiri, campi per i ragazzi di cui
molti di noi sono educatori.
Uno dei frutti più belli del percorso fatto finora è stato un campo itinerante, che abbiamo organiz-
zato insieme e che abbiamo vissuto sull’altopiano di Asiago. Non eravamo tanti, purtroppo qual-
cuno si è ritirato per motivi vari, ma chi ha potuto partecipare si è goduto una bellissima esperien-
za di vita comune e di condivisione. Durante il giorno si camminava, ci facevamo da mangiare
dove capitava, ci lavavamo dove c’era acqua (poca!), dormivamo in baite del CAI. Abbiamo am-
mirato la bellezza della natura, soffrendo per le ferite dovute alla furia della tempesta che lo scor-
so 29 ottobre ha buttato giù centinaia di migliaia di alberi. Abbiamo percorso i luoghi della Grande
Guerra, facendo memoria del sacrificio di tanti giovani come noi, vittime di un’«inutile strage».
Alla sera, anche se stanchi e al buio, abbiamo ripercorso alcuni capitoli dell’esortazione del Papa
ai giovani Christus vivit, che ci ha dato tanti spunti per un cammino futuro dei giovani della Zona.
In particolare abbiamo sentito forte il desiderio e la necessità di formarci nel discernimento comu-
nitario, e su questo speriamo di poter lavorare a partire dai prossimi mesi.
                                        Giuditta, Tommaso, Francesco, Matteo, Filippo, don Stefano

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Parrocchia S. Maria di Baricella

   La dedicazione della casa di preghiera
      è la festa della nostra comunità
La domenica della “Fire di Sdazz” è, per la nostra comunità parrocchiale, anche la fe-
sta della dedicazione della chiesa parrocchiale (quest'anno ricorre il 183° anniversa-
rio). Ricordiamo questo significativo momento con una bella riflessione di un padre
della Chiesa.

La dedicazione della casa di preghiera è la festa della nostra comunità. Questo
edificio è divenuto la casa del nostro culto. Ma noi stessi siamo casa di Dio.
Veniamo costruiti in questo mondo e saremo dedicati solennemente alla fine
dei secoli. La casa, o meglio la costruzione, richiede fatica. La dedicazione, in-
vece, avviene nella gioia.
Quello che qui avveniva mentre questa casa si innalzava, si rinnova quando si
radunano i credenti in Cristo. Mediante la fede, infatti, divengono materiale di-
sponibile per la costruzione come quando gli alberi e le pietre sono tagliati dai
boschi e dai monti. Quando vengono catechizzati, battezzati, formati, sono co-
me sgrossati, squadrati, levigati fra le mani degli artigiani e dei costruttori.
Non diventano tuttavia casa di Dio se non quando sono uniti insieme dalla ca-
rità. Questi legni e queste pietre, se non aderissero tra loro con un certo ordi-
ne, se non si connettessero armonicamente, se collegandosi a vicenda in un
certo modo non si amassero, nessuno entrerebbe in questa casa. Infatti quan-
do vedi in qualche costruzione pietre e legni ben connessi tu entri sicuro, non
hai paura d'un crollo. Volendo dunque Cristo Signore entrare e abitare in noi
diceva quasi nell'atto di costruire: "Vi do un comandamento nuovo: che vi
amiate gli uni gli altri" (Gv. 13, 34). Ha detto: “Vi do un comandamento nuo-
vo”. Eravate infatti invecchiati, non mi costruivate ancora una casa, giacevate
nelle vostre macerie. Perciò, per liberarvi dal disfacimento delle vostre mace-
rie, amatevi gli uni gli altri.
Dunque, quanto qui vediamo fatto materialmente nei muri, sia fatto spiritual-
mente nelle anime; e ciò che vediamo compiuto nelle pietre e nei legni, si
compia nei vostri corpi per opera della grazia di Dio.
Anzitutto perciò ringraziamo il Signore nostro Dio, da cui viene ogni buon re-
galo e ogni dono perfetto; rendiamo lode alla sua bontà con tutto l'ardore del
cuore, perché ha eccitato l'animo dei suoi fedeli alla costruzione di questa casa
di orazione, ne ha stimolato l'amore, ha prestato l'aiuto, ha ispirato a volere
coloro che ancora non volevano, ha aiutato gli sforzi della buona volontà per-
ché passassero all'azione; perciò è Dio stesso che ha cominciato e portato a
termine tutto questo, egli che “suscita” nei suoi “il volere e l'operare secondo i
suoi benevoli disegni” (Fil. 2,13).
                                                     dai "Discorsi" di sant'Agostino, vescovo

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Parrocchia S. Maria di Baricella

                            La sete di Dio
É una sete doppia quella evidenziata dall'icona biblica che il nostro Arcivescovo pro-
pone per il primo anno del programma pastorale quinquennale (2019-2024) alle no-
stre comunità parrocchiali (ma anche religiose e associative): si tratta della pagina
evangelica dell'incontro al pozzo di Giacobbe di Gesù con la donna Samaritana (Gv
4,1-42). Come scrive il Vescovo Matteo nella sua presentazione: Due seti: quella di
Cristo, che cerca la persona e quella della donna che forse non si aspetta più niente
dalla vita, ma che ha dentro di sé il desiderio di un amore vero. Gesù cerca quella
donna e le va incontro per farle conoscere il dono di cui lei ha bisogno, l’acqua che
risponde alle domande profonde che porta nel cuore. Due seti che si dissetano reci-
procamente.
Ma facciamo un passo indietro …
Abbiamo detto che il programma proposto dall'Arcivescovo è un itinerario quinquen-
nale, la stessa durata della visita pastorale che egli intende compiere in tutte le 50
Zone pastorali della diocesi istituite lo scorso anno e che inizia proprio in questo me-
se di ottobre nel Vicariato di Persiceto-Castelfranco.
Cinque anni in cui la Diocesi di Bologna insieme alla Chiesa italiana proverà ad attua-
re quella conversione missionaria auspicata da Papa Francesco, a partire dal rinnova-
mento della iniziazione cristiana: annunciare il Vangelo perché generi vita. Citiamo il
documento del programma pastorale, a cui rimandiamo per la lettura integrale
(reperibile sul sito della Chiesa di Bologna): Infatti l’iniziazione cristiana non è intro-
durre ai sacramenti, ma generare una vita piena, amata, umanamente ricca, frater-
na nella quale i sacramenti acquistano significato e forza. Il dato generalizzato
dell’abbandono dopo la Cresima (al compimento della Iniziazione cristiana!) indica
che l’attuale modalità non raggiunge lo scopo e richiede una revisione radicale. E,
prosegue più avanti il documento: Che cosa oggi significa comunicare il Vangelo, vo-
lere dei fratelli, delle sorelle, dei figli e con loro vivere l’avventura di essere cristiani,
questa carovana umana, compagnia affidabile che fa incontrare Cristo, il centro di
tutto, l’amore che illumina tutto e sempre? Cosa significa “iniziare” alla fede, accom-
pagnare un adulto nella riscoperta della fede? Con quali percorsi, esperienze e lin-
guaggi la Chiesa rende accessibile il Vangelo?
Come ricorda il Papa nella Christus Vivit (l'esortazione che ha fatto seguito al Sinodo
dedicato ai giovani svoltosi a Roma nell'ottobre 2018): qualsiasi progetto formativo,
qualsiasi percorso di crescita per i giovani, deve certamente includere una formazio-
ne dottrinale e morale. È altrettanto importante che sia centrato su due assi princi-
pali: uno è l’approfondimento del kerygma, l’esperienza fondante dell’incontro con
Dio attraverso Cristo morto e risorto. L’altro è la crescita nell’amore fraterno, nella
vita comunitaria, nel servizio” (CV 213). Serve dunque partire dal kerygma, parlare
di Gesù non come un riferimento lontano, ma vivo nella nostra vita. Tutta la nostra
Zona pastorale, con la specificità delle varie comunità parrocchiali dovrà quindi met-
tersi in questa dimensione di annuncio missionario.

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Parrocchia S. Maria di Baricella

Il programma pastorale, nei suoi cinque anni di svolgimento vedrà questa articola-
zione:
   •   Nell'anno del VEDERE (2019-2020) ci è chiesto di sostare presso i “pozzi”, do-
   ve passa la vita concreta delle persone, per vedere, ascoltare, leggere, riconosce-
   re la sete di vita che va incontrata lì dove pulsa e lì dove conosce i suoi snodi fon-
   damentali: la nascita, la crescita, le scelte di vita, la malattia e la fragilità, la mor-
   te. Il frutto di questo primo anno sarà consegnato alla Diocesi che, attraverso l’e-
   laborazione degli Uffici competenti, darà le indicazioni per il passo successivo.

   •  Nel biennio del CRESCERE (2020-2022) ci eserciteremo lungo le direttrici che
   ci saranno consegnate, facendo tesoro di quanto abbiamo veduto e iniziando a
   percorrere strade nuove di annuncio, che incontrino la sete di vita delle persone.

   •  Nel biennio del CAMBIARE (2022-2024) fisseremo per la nostra Diocesi criteri e
   percorsi comuni, per un cammino condiviso di Chiesa.

Il Cammino di quest'anno pastorale
Per l'anno del VEDERE vengono indicate tre tappe che vivremo con le nostre comuni-
tà parrocchiali ma, come detto, all'interno del cammino della Zona pastorale.
1. Lectio in ogni comunità
Il punto di partenza dell’anno pastorale sarà l’ascolto della Parola di Dio nel Vangelo
della Samaritana, da meditare in tutte le comunità, associazioni, gruppi del Vangelo,
secondo le circostanze e le opportunità.
2. Assemblea in ciascuna Zona pastorale
In ogni Zona pastorale verrà convocata un'Assemblea (la data è ancora da definire)
che, facendo proprio il programma diocesano, indichi a tutte le realtà ecclesiali zonali
i passi opportuni nelle diverse situazioni. Si lavorerà sempre per i quattro ambiti indi-
cati dal Vescovo (formazione dei catechisti, liturgia, carità, pastorale giovanile). Que-
sti, nel corso dell'anno, si applicheranno all’esercizio del VEDERE, secondo le indica-
zioni che verranno dai rispettivi Uffici diocesani, avendo in mente che i destinatari
sono i lontani dal Vangelo (noi compresi) e che si procede sinodalmente, cioè coin-
volgendo tutte le componenti della comunità ecclesiale, senza escludere nessuno, di-
sposti a camminare con il passo dei più lenti perché ciascuna possa offrire il proprio
contributo.
3. Veglia zonale di Pentecoste
Si ripropone poi la bella occasione di incontro vissuto nella Messa vigiliare di Pente-
coste dello scorso anno, celebrandola anche quest’anno in ogni Zona la sera di saba-
to 30 maggio. In questa Veglia si intende raccogliere il frutto del nostro VEDERE, fa-
cendo convergere nella celebrazione il lavoro degli ambiti e i rispettivi protagonisti, e
dando adeguato spazio alla preghiera di lode e di supplica allo Spirito per il prosegui-
mento del cammino intrapreso.
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Parrocchia S. Maria di Baricella

                       Maria, donna bellissima
È vero. Il Vangelo non ci dice nulla del volto di Maria.
Come, del resto, non ci dice nulla del volto di Gesù.
Forse è meglio.
Così a nessuno di noi viene tolta la speranza di sentirsi dire un giorno, magari da un
arcangelo di passaggio: «Lo sai che a tua madre e a tuo fratello rassomigli tanto?».
Maria, comunque, doveva essere bellissima.
Non parlo solo della sua anima.
La quale, senza neppure l'ombra del peccato,
era limpida a tal punto che Dio vi si specchiava dentro.
Come le montagne eterne che, lì sulle Alpi, si riflettono nella immobile trasparenza
dei laghi.
Parlo, anche, del suo corpo di donna.
La teologia, quando arriva a questo punto, sembra sorvolare sulla bellezza fisica di
lei.
La lascia celebrare ai poeti: «Vergine bella, che di sol vestita, coronata di stelle, al
sommo Sole piacesti sì che in te sua luce ascose...».
La affida alle canzoni degli umili: «Mira il tuo popolo, o bella Signora...».
O agli appassionati ritornelli della gente: «Dell'aurora tu sorgi più bella... non vi è
stella più bella di te».
O al rapido saluto di un'antifona: «Vale, o valde decora».
Ciao, bellissima!
O alle allusioni liturgiche del Tota pulchra.
Tutta bella sei, o Maria. Sei splendida, cioè, nell'anima e nel corpo!
Essa però, la teologia, non va oltre.
Non si sbilancia. Tace sulla bellezza umana di Maria.
Forse per pudore. Forse perché paga di aver speso tutto speculando sul fascino so-
prannaturale di lei.
Forse perché debitrice a diffidenze non ancora superate circa la funzione salvifica
del corpo.
Forse perché preoccupata di ridurre l'incanto di lei a dimensioni naturalistiche, o ti-
morosa di dover pagare il dazio ai miti dell'eterno femminile.
Eppure, non dovrebbe essere difficile trovare nel Vangelo la spia rivelatrice della
bellezza corporea di Maria.
C'è una parola greca molto importante, carica di significati misteriosi che non sono
stati ancora per intero esplicitati.
Questa parola, che fonda sostanzialmente tutta la serie dei privilegi soprannaturali
della fanciulla di Nazareth, risuona nel saluto dell'angelo: «Kecharitomène». Viene
tradotta con l'espressione «Piena di grazia».
Ma non potrebbe trovare il suo equivalente in "graziosissima", con allusioni evidenti
anche all'incantevole splendore del volto umano di lei?
Credo proprio di sì. E senza forzature.
Così come senza forzature Paolo VI, in un celebre discorso del 1975, ha avuto l'ar-
dire di parlare per la prima volta di Maria come «la donna vestita di sole, nella quale
i raggi purissimi della bellezza umana si incontrano con quelli sovrumani, ma acces-
sibili, della bellezza soprannaturale».

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Parrocchia S. Maria di Baricella

Santa Maria, donna bellissima, attraverso te vogliamo ringraziare il Signore per il mi-
stero della bellezza.
Egli l'ha disseminata qua e là sulla terra, perché, lungo la strada, tenga deste, nel
nostro cuore di viandanti, le nostalgie insopprimibili del cielo.
La fa risplendere nella maestà delle vette innevate, nell'assorto silenzio dei boschi,
nella forza furente del mare, nel brivido profumato dell'erba, nella pace della sera.
Ed è un dono che ci inebria di felicità perché, sia pure per un attimo appena, ci con-
cede di mettere lo sguardo nelle feritoie fugaci che danno sull'eterno.
La fa rifulgere nelle lacrime di un bambino, nell'armonia del corpo di una donna,
nell'incanto degli occhi suoi ridenti e fuggitivi, nel bianco tremore dei vegliardi, nella
tacita apparizione di una canoa che scivola sul fiume, nel fremito delle magliette co-
lorate dei corridori che passano veloci in un' alba di maggio. Ed è un dono che ci di-
spera perché, come ha detto qualcuno, questa ricchezza si gioca e si perde al tavolo
verde del tempo.
Santa Maria, donna bellissima, splendida come un plenilunio di primavera, riconciliaci
con la bellezza.
Santa Maria, donna bellissima, facci comprendere che sarà la bellezza a salvare il
mondo.
                                                                        don Tonino Bello

   RACCOLTA DI ALIMENTI PER I POVERI
“Chi ha due tuniche, ne dia una a chi non ne ha; e chi ha da mangiare faccia altrettanto”
                                                                                 (Lc 3,11)

Continua in parrocchia la raccolta alimenti per i poveri. All’ingresso della chiesa tro-
veremo uno scatolone nel quale ognuno potrà lasciare i generi alimentari. Questa
raccolta proseguirà la prima domenica di ogni mese (dalle ore 8 alle ore 12)

Questa iniziativa nasce con lo scopo di sostenere tutti coloro che, trovandosi in un
momento di difficoltà, bussano alla porta della canonica per chiedere un aiuto. Tale
fenomeno non è certo nuovo, ma di fatto, da qualche anno sono sempre più nume-
rose le persone o le famiglie che chiedono di essere sostenuti.

Saranno raccolti solo generi alimentari a lunga scadenza (pasta, scatolame, latte a
lunga conservazione …). Tutto ciò che verrà offerto mensilmente servirà a prepara-
re i pacchi alimentari che sono distribuiti a chi ne ha necessità.

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Parrocchia S. Maria di Baricella

             CALENDARIO LITURGICO
NOVEMBRE
Venerdì 1     Solennità di Tutti i Santi Sante Messe con orario festivo
Sabato   2    Commemorazione di tutti i defunti
              Ore 9.30 S. Messa (al cimitero di San Gabriele) e benedizione delle tombe
              Ore 9.30 S. Messa (al cimitero di Baricella) e benedizione delle tombe
              Dal 3 al 9 novembre ore 14.30 ottavario dei morti
              (al cimitero di San Gabriele)
Domenica 3 Ore 16.00 Adorazione Eucaristica a Baricella
Domenica 10 Giornata del ringraziamento

                         __________      __________          _________

DICEMBRE
Domenica 1 1° domenica di Avvento
           Ore 14.30 inizio novena dell’Immacolata (a San Gabriele)
           Ore 16,00 Adorazione Eucaristica a San Gabriele
Domenica 8 Solennità dell’Immacolata Concezione di Maria - 2° domenica di Avvento
           A San Gabriele dopo la Messa mercatino di Natale con vendita torte
           Ore 15.00 burattini per tutti
Domenica 15 3° domenica di Avvento Ore 10 “presepio vivente” (P. Carducci, Baricella)
Lunedì 16     Inizio Novena di Natale: a Baricella ore 8,30 a San Gabriele ore 14.30
              Ore 20.30 Liturgia penitenziale (Baricella)
Domenica 22 4° domenica di Avvento a Baricella durante la S. Messa delle ore 11.15
            benedizione delle statue di Gesù Bambino dei nostri presepi.

               Visita ai presepi nelle case
Anche quest’anno i nostri ragazzi passeranno nelle case di chi lo deside-
ra, per vedere i vostri presepi. Nel prossimo bollettino vi daremo le date.
Per chi lo desidera occorre avvertire in parrocchia entro il 21 dicembre).

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Parrocchia S. Maria di Baricella

L’Avvento è riconoscere di avere bisogno
L’Avvento è riconoscere di avere bisogno. O meglio, forse non nell’ordine, cercare di
imparare a cucinare entro il pranzo di Natale che ormai si è grandi ed è ora, trovare
quella bambola mai prodotta che ci è stata chiesta perché tanto Gesù trova tutto,
spedire qualche biglietto come se si fosse vere signore almeno qualche secondo pri-
ma della messa di mezzanotte, e riconoscere di avere bisogno.
Perché, cosa si aspetta se non si ha bisogno di nulla?
L’Avvento dunque è innanzitutto riconoscere la propria sofferenza o fatica o pesan-
tezza di vivere, o vero e proprio dolore. È dirlo, una buona volta. Io da sola non pos-
so nulla. Non posso neanche fare felici le persone a cui voglio bene, guarda un po’,
perché non basto a me stessa figuriamoci se posso bastare a un altro.
Perché ci si prova, ma volere veramente bene è così difficile. Volere il bene dell’altro,
saperlo guardare con lo sguardo che lui desidera, capire il suo mistero, rispettare il
suo silenzio. Neanche con i figli si riesce, e sì che lo si vuole più di ogni altra cosa!
Ma non basta riconoscere di stare male. Quello può venire anche facile, al limite può
anche essere qualcosa a cui ci si affeziona. Una cuccia in cui ci si accomoda. Una
scusa, un rifugio, un’abitudine, un alibi. E quindi il passaggio che ci fa fare l’Avvento
è distogliere lo sguardo da noi, dal nostro dolore, e posarlo sull’attesa di quello che ci
può salvare. Perché Salvatore non è solo quello che ci salva dall’inferno, dalla morte,
ma innanzitutto è quello che ci salva qui e ora, oggi, su questa terra. Gesù passa
nella nostra tristezza e la rende feconda se noi siamo docili, se siamo disponibili a
collaborare con lui, se siamo aperti alla vita (che poi è un po’ il principio dei metodi
naturali: se vuoi agire, Dio, noi non ti mettiamo ostacoli).
Come avviene questo concretamente? Alzando lo sguardo dalla nostra sofferenza e
guardando quella di qualcun altro. Riconoscere che il nostro è un vuoto strutturale da
riempire amando gratis (formula non vissuta, purtroppo, ma imparata a memoria al
corso vocazionale ad Assisi da piccola e rimasta scolpita nella zucca, come molte del-
le cose che spaccio per mie). Cominciare telefonando a quella persona noiosa, facen-
do la spesa per quell’altra, dando un aiuto economico a quella famiglia, accarezzando
una piaga. E farlo con la certezza che è l’unico modo per convertirsi, cioè per essere
felici, e che quella croce è misurata per noi, è della grandezza e della pesantezza
esatte, al grammo, per le nostre spalle, per guarirci e farci felici.
I santi hanno fatto tutti così, si sono occupati di qualcun altro, e a volte, direi spesso
se non sempre, nel momento del buio, del dubbio, della desolazione, della notte
oscura. Ma nella notte brilla una luce, o anche solo la promessa di una luce. A volte
basta per non lasciarsi morire.
                                                                          Costanza Miriano
Costanza Miriano è una giornalista, scrittrice e blogger italiana. Dopo aver studiato
giornalismo si è trasferita a Roma, dove ha cominciato a lavorare al Tg3. Dopo quin-
dici anni, passa a occuparsi di informazione religiosa a Rai Vaticano. Collabora con
Avvenire, Il Timone, Il Foglio.
Ha esordito come scrittrice nel 2011 con “Sposati e sii sottomessa”,(diventato un
best seller in Spagna), una raccolta di lettere alle amiche alle prese con problemi
sentimentali e familiari, in cui sostiene la visione cristiana del matrimonio. Sposata,
ha quattro figli, due maschi e due femmine gemelle.

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Parrocchia S. Maria di Baricella

                    Avvento: Dio viene
Cari fratelli e sorelle!
La prima antifona di questa celebrazione vespertina si pone come apertura del
tempo di Avvento e risuona come antifona dell'intero anno liturgico. Riascoltia-
mola: "Date l'annunzio ai popoli: Ecco, Dio viene, il nostro Salvatore". All'inizio di
un nuovo ciclo annuale, la liturgia invita la Chiesa a rinnovare il suo annuncio a
tutte le genti e lo riassume in due parole: "Dio viene". Questa espressione così
sintetica contiene una forza di suggestione sempre nuova. Fermiamoci un mo-
mento a riflettere: non viene usato il passato - Dio è venuto, né il futuro - Dio
verrà, ma il presente: "Dio viene". Si tratta, a ben vedere, di un presente conti-
nuo, cioè di un'azione sempre in atto: è avvenuta, avviene ora e avverrà ancora.
In qualunque momento, "Dio viene". Il verbo "venire" appare qui come un verbo
"teologico", addirittura "teologale", perché dice qualcosa che riguarda la natura
stessa di Dio. Annunciare che "Dio viene" equivale, pertanto, ad annunciare sem-
plicemente Dio stesso, attraverso un suo tratto essenziale e qualificante: il suo
essere il Dio-che-viene.
L'Avvento richiama i credenti a prendere coscienza di questa verità e ad agire in
conseguenza. Risuona come un appello salutare nel ripetersi dei giorni, delle set-
timane, dei mesi: Svegliati! Ricordati che Dio viene! Non ieri, non domani, ma
oggi, adesso! L'unico vero Dio, "il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe", non è
un Dio che se ne sta in cielo, disinteressato a noi e alla nostra storia, ma è il-Dio-
che-viene. È un Padre che mai smette di pensare a noi e, nel rispetto estremo
della nostra libertà, desidera incontrarci e visitarci; vuole venire, dimorare in
mezzo a noi, restare con noi. Il suo "venire" è spinto dalla volontà di liberarci dal
male e dalla morte, da tutto ciò che impedisce la nostra vera felicità. Dio viene a
salvarci.
I Padri della Chiesa osservano che il "venire" di Dio - continuo e, per così dire,
connaturale al suo stesso essere - si concentra nelle due principali venute di Cri-
sto, quella della sua Incarnazione e quella del suo ritorno glorioso alla fine della
storia (cfr Cirillo di Gerusalemme, Catechesi 15, 1: PG 33, 870). Il tempo di Av-
vento vive tutto di questa polarità. Nei primi giorni l'accento cade sull'attesa
dell'ultima venuta del Signore, come dimostrano anche i testi dell'odierna cele-
brazione vespertina. Avvicinandosi poi il Natale, prevarrà invece la memoria
dell'avvenimento di Betlemme, per riconoscere in esso la "pienezza del tempo".
Tra queste due venute "manifeste" se ne può individuare una terza, che san Ber-
nardo chiama "intermedia" e "occulta", la quale avviene nell'anima dei credenti e
getta come un "ponte" tra la prima e l'ultima. "Nella prima - scrive san Bernardo
- Cristo fu nostra redenzione, nell'ultima si manifesterà come nostra vita, in que-
sta è nostro riposo e nostra consolazione" (Disc. 5 sull'Avvento, 1). Per quella ve-
nuta di Cristo, che potremmo chiamare "incarnazione spirituale", l'archetipo è
sempre Maria. Come la Vergine Madre custodì nel suo cuore il Verbo fatto carne,
così ogni singola anima e l'intera Chiesa sono chiamate, nel loro pellegrinaggio
terreno, ad attendere il Cristo che viene e ad accoglierlo con fede ed amore sem-
pre rinnovati.

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Parrocchia S. Maria di Baricella

La liturgia dell'Avvento pone così in luce come la Chiesa dia voce all'attesa di Dio
profondamente inscritta nella storia dell'umanità; un'attesa purtroppo spesso soffo-
cata o deviata verso false direzioni. Corpo misticamente unito a Cristo Capo, la Chie-
sa è sacramento, cioè segno e strumento efficace anche di questa attesa di Dio. In
una misura nota a Lui solo la comunità cristiana può affrettarne l'avvento finale, aiu-
tando l'umanità ad andare incontro al Signore che viene. E fa questo prima di tutto,
ma non solo, con la preghiera. Essenziali e inseparabili dalla preghiera sono poi le
"buone opere", come ricorda l'orazione di questa Prima Domenica d'Avvento, con la
quale chiediamo al Padre celeste di suscitare in noi "la volontà di andare incontro con
le buone opere" al Cristo che viene. In questa prospettiva l'Avvento è più che mai
adatto ad essere un tempo vissuto in comunione con tutti coloro - e grazie a Dio so-
no tanti - che sperano in un mondo più giusto e più fraterno. In questo impegno per
la giustizia possono in qualche misura ritrovarsi insieme uomini di ogni nazionalità e
cultura, credenti e non credenti. Tutti infatti sono animati da un anelito comune, sep-
pure diverso nelle motivazioni, verso un futuro di giustizia e di pace.
Iniziamo dunque questo nuovo Avvento - tempo donatoci dal Signore del tempo - ri-
svegliando nei nostri cuori l'attesa del Dio-che-viene e la speranza che il suo Nome
sia santificato, che venga il suo Regno di giustizia e di pace, che sia fatta la sua Vo-
lontà come in Cielo, così in terra.
Lasciamoci guidare, in questa attesa, dalla Vergine Maria, Madre del Dio-che-viene,
Madre della Speranza. Ella, che tra pochi giorni celebreremo Immacolata, ci ottenga
di essere trovati santi e immacolati nell'amore alla venuta del Signore nostro Gesù
Cristo, al quale, con il Padre e lo Spirito Santo, sia lode e gloria nei secoli dei secoli.
Amen.
                            Benedetto XVI, omelia per La celebrazione dei primi Vespri
della prima Domenica di Avvento Sabato, 2 dicembre 2006

                                 Comunità in preghiera
Messe festive: Baricella ore 8.15 – 11.15 (nei mesi di luglio e agosto solo ore 10.30)
               S. Gabriele ore 9.30 (nei mesi di luglio e agosto ore 9)
Messa festiva al sabato sera e vigilie delle feste: Baricella ore 18.30
Messa feriale: Baricella ore 8.30 (martedì a S. Gabriele) maggio ore 20.30 (alla Grotta)
Confessioni: Baricella sabato dalle 16.00 alle 18.00 e su richiesta, se possibile, in altri orari.
            S. Gabriele è disponibile un confessore, la Domenica, prima della Messa.
Liturgia delle ore: Tutti i giorni a S. Gabriele            ore 7.30 Lodi           ore 18 Vespri

                                     Segreteria parrocchiale
      Da lunedì a venerdì dalle 10.00 alle 12.00 Giovedì e venerdì anche dalle 15.00 alle 18.00
                                       Il telefono è 051-879104
              Direttore responsabile: don Giancarlo Martelli              e-mail parrocchiabaricella@virgilio.it
       Redazione Baricella BO - P.zza Carducci 8 - Tel. 051879104    Sito internet http://www.parrocchiabaricella.it
                  Autorizzazione della Curia di Bologna
               Prot. 2476 - Tit. 54 - fasc. Va del 21-8-1992                      Stampato in proprio

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