COMUNE DI ANZOLA Sabato, 13 agosto 2016

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COMUNE DI ANZOLA Sabato, 13 agosto 2016
COMUNE DI ANZOLA
  Sabato, 13 agosto 2016
COMUNE DI ANZOLA Sabato, 13 agosto 2016
COMUNE DI ANZOLA
                                                           Sabato, 13 agosto 2016

Cronaca
 13/08/2016 Il Resto del Carlino (ed. Bologna) Pagina 15
 Zola In un libro le dolci esperienze di un' insegnante di sostegno                                    1
Politica locale
 13/08/2016 Corriere di Bologna Pagina 5
 Scontro Bonaccini­5 Stelle sui rifiuti di Roma                                                        2
Pubblica Amministrazione
 13/08/2016 Il Sole 24 Ore Pagina 4                                                 GIORGIO SANTILLI
 Delrio: ora infrastrutture e riqualificazione dei condomìni                                           4
 13/08/2016 Il Sole 24 Ore Pagina 6
 Multiutility più attraenti con dividendi e aggregazioni                                               7
 13/08/2016 Il Sole 24 Ore Pagina 6
 utility in Borsa, valutare chi è ancora a sconto                                                      9
 13/08/2016 Italia Oggi Pagina 28                                                     FRANCO RICCA
 Opere di ingegneria con l' Iva                                                                        11
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Pagina 15                       Il Resto del Carlino (ed.
                                        Bologna)
                                                         Cronaca

  Zola In un libro le dolci esperienze di un' insegnante
  di sostegno
  ­ ZOLA PREDOSA ­ IL PARADOSSO è solo
  apparente ed è tutto nel titolo: 'L' insegnante
  dei primi'(Edizioni Centro Studi Erickos). Poi il
  sottotitolo sembrerebbe acuire il contrasto
  ('Ricordi di un' insegnante di sostegno'), ma il
  cerchio va a chiudersi perfettamente tenendo
  conto ­ è questo il segreto ­ del delicato afflato
  anche religioso, dell' idea d' insegnamento
  come missione che sempre permea i libri di
  Antonella Vandelli. Sassolese d' origine, ma di
  Zola Predosa per adozione domiciliare e di
  Anzola Emilia per trascorsi professionali
  (appunto insegnante di sostegno) Vandelli ha
  scritto finora sette libri e mille belle frasi e tra
  queste c' è: «Educare significa 'tirare fuori' e
  cosa ci importa della terra da cui si estrae? Sia
  essa d' argilla o ricca di humus, la scuola
  trionfa quando da essa sboccia un fiore». Era
  di varia qualità, ma sempre buona, la 'terra'
  modellata dalla scrittrice durante gli anni della
  docenza. Le statuine ­ che poi tali non erano ­
  avevano anche ciascuna il proprio nome:
  Filippo, Rina, Paolo, Roberto... Giovani,
  giovanissimi, tutti 'con problemi', come si
  diceva quando esistevano le classi 'differenziali'. Tutti ultimi che l' amore e la dedizione e la tenerezza
  hanno, in qualche misura, in grande misura potuto però rendere primi. Antonella Vandelli rievoca
  attraverso di loro, in modo suggestivo e con una prosa bella ed efficace, un' esperienza di vita
  apparentemente semplice ed invece molto complessa e coinvolgente. E dolce. Nella sua opera si
  possono riconoscere gli insegnanti che si sentono investiti della missione che si diceva, ma non solo
  loro: forse chiunque merita di sapere come gli ultimi possono diventare i primi se incontrano chi li
  sappia educare, farli fiorire.
  a.i.

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  Scontro Bonaccini­5 Stelle sui rifiuti di Roma
  Raggi chiede aiuto alle altre regioni. Il governatore attacca lei e i grillini: «Ora cosa
  faranno?» La replica: «Noi coerenti, nessun soccorso». Ma in Emilia arriva già dal 2013
  la spazzatura della Capitale

  «Virginia Raggi chiede che i rifiuti romani
  vengano smaltiti in altre regioni. Sarei curioso
  di sapere l' opinione dei consiglieri regionali
  del Movimento 5 stelle che ci hanno
  sbeffeggiato perché abbiamo accolto e
  smaltito i rifiuti di Liguria e Puglia». Il
  presidente della Regione Emilia­Romagna
  Stefano Bonaccini ieri ha attaccato così il
  Movimento 5 stelle sulla sua bacheca
  Facebook.
  Una richiesta da Roma e dal suo neo sindaco
  grillino Raggi non è arrivata per ora. Ma se
  anche succedesse nei prossimi giorni, non
  sarebbe certo la prima volta che l' Emilia­
  Romagna si troverebbe a collaborare per
  gestire l' emergenza rifiuti di un' altra Regione.
  È già successo con la Liguria l' anno scorso e
  solo un mese fa con la Puglia. L' Emilia­
  Romagna è strutturalmente in grado di
  sostenere anche parte dei rifiuti degli altri,
  quindi sarebbe difficile dire «no» al sindaco
  Raggi, qualora per gestire l' emergenza nella
  Capitale si rivolgesse a viale Aldo Moro.
  Eppure, nonostante il ministro bolognese all'
  Ambiente Gian Luca Galletti (che ieri ha
  annunciato un investimento di 14 milioni per
  opere ambientali in Emilia­Romagna, tra cui
  3,4 milioni per la bonifica della discarica di
  San Giovanni in Persiceto) l' altro giorno abbia
  esortato le Regioni, dalle colonne de Il Messaggero , ad aiutare i territori in difficoltà, invocando una
  sorta di «federalismo solidale sul trasferimento dell' immondizia», Bonaccini non ha perso l' occasione
  per provocare i Cinque stelle. «Visto che abbiamo approvato la legge e il piano regionale sui rifiuti più
  avanzati d' Italia ­ continua Bonaccini­ , che ci consentiranno di superare il 70% di differenziata e
  raggiungere il 70% di riciclo nel 2020, spero si colga cosa significhino serietà e buon senso, invece
  della propaganda a fini elettorali». Sulla stessa lunghezza d' onda il segretario regionale del Pd Paolo
  Calvano: «Più che portarci i rifiuti, la Raggi dovrebbe venire in Emilia­Romagna a chiedere a Stefano
  Bonaccini come si fa il ciclo integrato».
  In realtà da Roma di rifiuti in Emilia­Romagna ne arrivano già dal 2013 negli impianti Hera di tutta la
  regione: sono gli scarti del combustibile da rifiuto, che iniziarono ad arrivare dopo che l' ex sindaco di
  Roma Ignazio Marino chiuse la discarica di Malagrotta. «Si tratta di rifiuti straordinari, non di rifiuti
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Pagina 4                                 Il Sole 24 Ore
                                         Pubblica Amministrazione

  .

  Delrio: ora infrastrutture e riqualificazione dei
  condomìni
  Accelerazione sugli investimenti in opere pubbliche e
  riqualificazione energetica dei condomini attraverso un'
  estensione dei bonus fiscali.
  Sono queste per il ministro delle Infrastrutture, Graziano
  Delrio (foto), le due leve su cui agire per spingere
  rapidamente il Pil verso un dato positivo.
  Ma in questa intervista al Sole 24 Ore, Delrio parla anche di
  «un patto con il presidente Renzi, il ministro dell' Economia
  Padoan e con il Ragioniere generale Daniele Franco» per
  mettere a disposizione delle opere cantierabili tutte le
  disponibilità di cassa necessarie «oltre i tendenziali previsti»
  per il Fondo sviluppo e coesione.
  E dopo «il D­Day degli investimenti di mercoledì scorso», che
  ha ripartito 28 miliardi di Fsc, Delrio entra nel dettaglio delle
  opere che possono portare già nel secondo semestre dell'
  anno una spinta alla crescita.
  Ministro Delrio, cominciamo dal dato del Pil, che nel secondo
  semestre non è affatto buono.
  Sì, ammetto che non è un bel dato. C' è una congiuntura
  generale non favorevole e noi, come sempre, accusiamo il
  colpo un po' più degli altri quando è così. Ma i conti si fanno
  alla fine e i dati che abbiamo sul trimestre estivo sono
  confortanti quanto a turismo e traffico passeggeri. Siamo
  fiduciosi di tornare subito con il segno più, ma è chiaro che
  non basta e che bisogna spingere ancora sulla crescita.
  Mi pare che nel governo ci sia ormai unanimità sulla ricetta
  principale: rilanciare gli investimenti pubblici. Quindi una fetta
  importante della responsabilità è sua.
  A tal punto questa posizione è condivisa che mercoledì il
  Cipe ha preso decisioni fondamentali la cui importanza
  diverrà chiara via via che si va avanti. Mi riferisco al D­Day
  degli investimenti.
  Cioè alla programmazione di tutte le risorse 2014­2020 del
  Fondo sviluppo coesione, 28 miliardi, che è noto per avere
  cifre di competenza da capogiro e disponibilità di cassa
  molto centellinate negli anni, con picchi che saranno solo
  dopo il 2019.
  È vero, sulla carta è così. Ma qui c' è una delle novità davvero
  importanti di questo lavoro. C' è un patto con il presidente
  Renzi, con il ministro Padoan e con il Ragioniere generale Daniele Franco che sarà comunque resa

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  L' ANALISI

  Multiutility più attraenti con dividendi e aggregazioni
  Taglio dei costi, consolidamento mirato,
  razionalizzazione della capacità produttiva e
  un portafoglio diversificato di business. Le
  principali multiutility italiane si sono lasciate
  alle spalle un primo semestre oltre le attese e
  hanno assorbito senza particolari contraccolpi
  il round di elezioni amministrative che, in
  alcuni casi, ha portato un cambio di bandiera
  tra i soci di controllo.
  Così, oggi, secondo diversi broker, potrebbero
  rappresentare un "equity story" appetibile nei
  prossimi mesi, anche se non va dimenticato il
  già corposo rally messo a segno da alcune
  azioni: Iren e A2A, per esempio, negli ultimi sei
  mesi sono cresciute del 13% e del 28%, molto
  meglio rispetto al Ftse Mib che nello stesso
  periodo ha registrato +7%. Il dato di fatto è che
  le semestrali hanno mostrato numeri in netta
  crescita, a partire da utili e marginalità, per
  tutte le "Big Four" del mondo delle ex
  municipalizzate, ovvero A2A, Iren, Hera e
  Acea. Qualche numero: nel primo semestre l'
  utile netto di Acea è lievitato del 50% a 149,5
  milioni, quello di Iren a 119 milioni (+16%)
  mentre Hera si è portata a 121 milioni
  (+12,8%); A2A, infine, ha visto l' utile netto
  ordinario arrivare a 254 milioni, in rialzo del 67%. Tutti miglioramenti che sono stati accompagnati da un
  incremento dei margini e da una riduzione dell' indebitamento (grazie all' incremento dei flussi di
  cassa), che in alcuni casi è stato portato sotto la soglia delle tre volte rispetto allEbitda. A2A e Iren
  hanno alzato alcune stime sui numeri di fine anno, nonostante lo scenario del mercato energetico ­ va
  ricordato ­ resta piuttosto critico con una domanda asfittica e prezzi di vendita dell' elettricità che
  restano a ridosso dei minimi. Insomma, il trend di bilancio d e l l e e x municipalizzate appare
  incoraggiante e potrebbe tradursi, nel 2017, anche in dividendi più generosi: non va dimenticato, del
  resto, che gli azionisti di riferimento di queste società restano i Comuni, sempre più bisognosi di introiti
  per compensare i tagli del Governo centrale. Al proposito, Banca Imi prevede per il 2016 un dividend
  yield del 4,9% per Acea, del 3,58% per A2A, del 3,62% per Hera e del 3,7% per Iren. Anche il
  "passaggio" elettorale, inoltre, sembra essere stato superato con successo sia da Acea (che a Roma è
  passata dal centrosinistra ai Cinque Stelle), sia da Iren (anche qui uno dei soci forti, Torino, ha visto l'
  avvento del partito di Beppe Grillo), sia da A2A, dove tuttavia la vittoria di Beppe Sala ha rappresentato
  un elemento di continuità con Giuliano Pisapia anche se entro fine settembre andranno riscritti i patti
  con Brescia.
  Così, da qui a fine anno, la vera sfida per le multiutility sarà forse proprio quella di proseguire sulla

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  utility in Borsa, valutare chi è ancora a sconto
  Per investire meglio lo stock picking

  CHEO CONDINA ­ Un tempo le utility erano
  considerate un cosiddetto "porto sicuro" per i
  risparmiatori grazie a ricchi dividendi e a un
  andamento del business piuttosto stabile. Poi
  la crisi economica e il crollo di domanda e
  prezzi dell' elettricità, che complice l' avvento
  delle rinnovabili hanno fatto emergere una
  drammatica sovraccapacità produttiva sulle
  fonti tradizionali, hanno costretto questo
  comparto a una lunga fase di ristrutturazione,
  che ha pesato sugli utili e sulle quotazioni di
  Borsa. Oggi, quella che per alcuni big europei
  potrebbe essere definita una vera e propria
  " t r a v e r s a t a d e l d e s e r t o " ­ p e r l e società
  tedesche ha significato anche il totale
  abbandono del nucleare ­ sembra essere a
  buon punto: guardando a multipli di Borsa e
  report degli analisti, sul mercato ci sono così
  occasioni interessanti ma, ovviamente, anche
  titoli da maneggiare con più cura.
  Partiamo da un dato: da inizio anno il sotto­
  indice dello Stoxx 600 che raggruppa le
  principali utility europee ha ceduto il 2,7%
  mentre quello dell' oil & gas (vedere articolo in
  basso) ha recuperato l' 8,2%; lo Stoxx 600
  Europe ha invece ceduto il 5,2% e Piazza
  Affari il 20,7%. Segno che il recupero, guardando a livello aggregato, è già iniziato. Ciò a fronte di un
  rapporto tra prezzi e utili che, in Europa, si attesta a 15,6 volte, un multiplo non particolarmente
  attraente. Il primo semestre ha visto un' ottima ripresa di margini e utili per quasi tutto il comparto
  italiano in particolare per quanto riguarda le ex municipalizzate (vedi altro articolo in pagina), ad
  eccezione di Snam ed Edison. Enel ha registrato un Mol di 7,93 miliardi (+3,1%) mentre l' utile netto
  ordinario è arrivato a 1,74 miliardi (+8,6%). In virtù di questi risultati, il gruppo ha ritoccato al rialzo le
  stime per fine anno, portando il margine operativo da 14,7 a 15 miliardi e l' utile netto da 3,1 a 3,2
  miliardi. Diversa la musica in Europa: se un colosso come la francese Engie ha registrato un incremento
  dei profitti dell' 11% a 1,2 miliardi di euro, la tedesca E.On ha pagato ancora lo scotto delle svalutazioni
  delle centrali a gas con 3 miliardi di rosso, confermando comunque i target di fine anno.
  A questo punto, che cosa bisogna aspettarsi per il resto dell' anno? In questo caso va fatto un distinguo
  tra le utility regolate, cioè con tariffa stabilite dallo Stato, come Terna o Snam in Italia o National Grid in
  Gran Bretagna, e quelle integrate su tutta la filiera come Enel, E.On, Rwe o i colossi francesi. Per le
  regolate, notano diversi analisti, la correlazione con l' andamento dei rendimenti sui titoli sovrani è
  sempre più forte e ciò potrebbe rappresentare un elemento di rischio. Anche per questo, nel secondo
  trimestre, proprio le utility integrate hanno sovraperformato il mercato di circa il 5%, anche se per

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  CORTE DI GIUSTIZIA UE/4 Le più importanti sentenze 2015­2016 in materia di Iva

  Opere di ingegneria con l' Iva
  È sempre attività economica. Anche per la onlus

  Lo status di soggetto passivo ai fini dell' Iva si
  basa sullo svolgimento di un' attività
  economica, secondo la definizione oggettiva
  fornita dalla direttiva, indipendentemente dallo
  scopo e dai risultati.
  Alla luce di questo principio, deve considerarsi
  soggetto passivo la società che gestisce
  stabilmente opere di ingegneria rurale
  percependo corrispettivi che, sebbene
  modesti, rappresentano comunque il
  controvalore delle prestazioni effettuate. Non
  è, invece, attività economica il servizio d i
  trasporto scolastico espletato da un comune,
  che produce strutturalmente ricavi pari ad
  appena il 3% dei costi e non hanno un nesso
  con le prestazioni rese.
  Queste le indicazioni fornite dalla corte di
  giustizia Ue in due delle sentenze riproposte
  oggi, dedicate al tema della soggettività d'
  imposta.
  Gestione di opere. Secondo la sentenza
  2/6/2016, C­263/15, la società, anche senza
  fini di lucro, che gestisce opere di ingegneria
  rurale, fornendo prestazioni a fronte delle quali
  percepisce introiti stabili, è un soggetto
  passivo agli effetti dell' Iva, a nulla rilevando
  che la costruzione delle opere è stata
  finanziata da contributi pubblici e c h e i
  proventi riscossi sono modesti, purché rappresentino il controvalore effettivo delle prestazioni rese.
  Secondo il diritto ungherese, la «società commerciale senza scopo di lucro» esercita un' attività
  economica non finalizzata al raggiungimento di un profitto e può svolgere solo in via accessoria un'
  attività economica che produce un reddito.
  Una società del genere era stata costituita per costruire e sfruttare opere di ingegneria rurale, più
  precisamente un sistema di canalizzazione per il deflusso delle acque, un deposito per acqua e una
  cisterna da utilizzarsi in caso di alluvioni su terreni di proprietà dei soci. La realizzazione delle opere era
  stata finanziata con risorse dello stato e dell' Ue. La società avrebbe percepito dai soci un canone di
  utilizzo delle suddette opere per un periodo di otto anni. L' amministrazione aveva negato alla società la
  detrazione dell' Iva sui lavori di costruzione, sostenendo che l' attività esercitata non costituiva un' attività
  economica, non essendo classificabile come prestazione di servizi, in quanto lo sfruttamento abituale di
  opere di ingegneria rurale, consistente nella manutenzione del manto stradale e dell' area circostante e
  nel garantire il flusso dell' acqua, rientra nella conservazione delle strade pubbliche e costituisce un
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