Blaga Dimitrova, una grande poetessa bulgara - Filodiritto
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Tribunale Bologna 24.07.2007, n.7770 - ISSN 2239-7752 Direttore responsabile: Antonio Zama Blaga Dimitrova, una grande poetessa bulgara Valeria Salvini racconta Blaga Dimitrova (1922 -2003). Una selezione di poesie 24 Novembre 2021 Valeria Salvini Blaga Dimitrova: una grande poetessa bulgara Blaga Dimitrova è universalmente considerata una tra le figure più significative nel quadro della letteratura bulgara del secolo XX. Oltre alla sua attività di traduttrice di classici e moderni della letteratura europea, è stata autrice di poesie, poemi, romanzi, saggi. Nata in Bulgaria, nel paese di Bjala Slatina, il 2 gennaio 1922, Blaga Nikolova Dimitrova si trasferisce presto nella capitale, Sofia, dove termina gli studi secondari classici e si laurea in Filologia slava nel 1945. Negli stessi anni studia pianoforte con uno dei più grandi compositori contemporanei bulgari, Stojanov. La sensibilità trasmessale dagli studi musicali influenza in modo sostanziale il suo sentire la vita come fatto poetico. Nel 1951, a conclusione di studi in Unione Sovietica, discute la sua tesi di ricerca su "Majakovskij e la poesia bulgara contemporanea" presso l'Istituto letterario M. Gor'kij di Mosca. Blaga Dimitrova inizia a scrivere giovanissima, collaborando, fin dal 1938, alle riviste bulgare Arte e critica e Vita letteraria, pubblicando le sue prime poesie nella rivista Balgarska rec (Lingua bulgara ). Si tratta in prevalenza di componimenti brevi, dai quali emerge lo spirito di curiosità nell'osservazione del mondo circostante unita a una grande semplicità nella resa dei sentimenti. Dal 1950 al 1958 dirige la rivista Settembre e collabora ad un giornale sulla ricostruzione edilizia nei monti Rodopi, nella Bulgaria sud-occidentale. Nei primi anni '60 è redattrice presso due delle case editrici allora più importanti, Balgarski pisatel (Scrittore bulgaro) e Narodna kultura (Cultura nazionale). In quel periodo vengono pubblicati anche i suoi primi poemi lirici Liliana e Spedizione verso il dì futuro, il primo romanzo In viaggio verso me stessa e i Canti dei monti Rodopi. La popolarità della poetessa presso il grande pubblico si deve soprattutto alla lirica d’amore. Le raccolte di poesie, dal 1959 “A domani”, seguita da “Il mondo in pugno, “Tempo inverso”, “Condannati all’amore” e “Attimi”, del 1968, contribuirono a completare l’immagine della Dimitrova come di una delle poetesse più amate per sincerità di ispirazione e coraggio nell’affrontare le tematiche esistenziali di una prospettiva “femminile”.
Gli scritti degli anni successivi riflettono il crescente impegno politico e sociale della Dimitrova che fu anche Vice-presidente della Bulgaria dal 1992 al 1993. Ma già negli anni ’70 con il Il terribile giudizio. Romanzo-diario di un viaggio, pubblicato durante la guerra del Vietnam nella stagione delle marce pacifiste, la scrittrice mette bene in evidenza il suo antimilitarismo espresso in uno stile lontano dai limiti propri dell'arte fine a se stessa. Blaga Dimitrova visita infatti il Vietnam in guerra cinque volte e adotta una bambina vietnamita di 4 anni. Da questa esperienza nascono Cielo sotterraneo. Diario vietnamita e una silloge di poesia vietnamita, che lei traduce e pubblica nel 1972. Con questo spirito e con questa coscienza la Dimitrova partecipa a molteplici seminari internazionali sui diritti dell'uomo e la sua voce risuona accanto a quella di Jane Fonda e di molti altri alle conferenze di Stoccolma e di Versailles, dando in seguito il proprio apporto di scrittrice e sociologa in patria e all'estero e partecipando a comitati per la glasnost' e la democrazia nell'Est europeo. Tuttavia già a partire dagli ultimi anni '60 la poetica della Dimitrova si svolge in due direzioni parallele, affrontando, anche nella prosa, temi sempre più accentuatamente nuovi. Dopo l'interesse suscitato dal primo romanzo a sfondo autobiografico, In viaggio verso me stessa, affronta il tema scottante delle condizioni politico-sociali del suo paese. I romanzi Deviazione, 1967, e Valanga, 1971, censurati ma ripubblicati nuovamente alla fine degli anni '70, divengono tanto popolari nelle sfere culturali bulgare da essere ripresi come soggetti di film e ottenere premi in Festival del cinema in Bulgaria e all'estero. La fluidità semplice e quasi discorsiva del verso nelle successive raccolte (Come, Gong, Spazi e Mare vietato) la poetessa spazia tra sentimenti forti e spesso contrastanti: si dischiude così, in maniera originale, il complesso mondo delle emozioni della donna e la sua peculiare percezione dell'esistenza. La scrittrice canta il passaggio temporaneo dell'uomo sulla terra, il concetto di memoria e quello di armonia nel rapporto tra gli uomini e in quello tra l'uomo e la natura, infine il senso della parola poetica e della letteratura in genere. Nelle ultime raccolte, in una polifonia di temi, Blaga Dimitrova approfondisce ulteriormente la dialettica fra vecchio e nuovo: Balcaniade-Ade, versi e saggi, 1996, sulla crisi nei Balcani, Lampada notturna in mezzo al giorno. Versi tardi e brevi e la raccolta Tempi, nel 2000, l'ultima pubblicata. La caratteristica principale della Dimitrova rimane, durante il suo intero percorso, quella di una costante ricerca di evoluzione personale, di possibilità infinite di realizzarsi in una sfida continua alle circostanze mutevoli connesse tanto alla sfera sociale che privata. Valeria Salvini, Firenze 2021 Blaga Dimitrova, Poesie scelte (1946 -1996) dalla raccolta All'aperto. Versi, Sofia, 1956
IL SORRISO DEL NORD Colori d'arcobaleno sulla neve attraverso una lacrima gelata. 1947 dalla raccolta A domani. Versi., Sofia, 1959 AMORE Ho perso l'andatura trascurata, ho perso la mia risata presuntuosa e il silenzio mite dell'anima, e la freschezza nello sguardo distratto, e di notte il sonno. Ho perso i sentieri che mi attiravano, la ribellione, e la libertà, l'imprevisto, e il suono dei canti - ho perso tutto, ma sono la più ricca la più prodiga del mondo. 1956 A DOMANI - A domani! - dici tu e già te ne vai. Con sguardo impaurito io t'accompagno. A domani?... Ma domani è immensamente lontano. Davvero tante ore fra noi si porranno? Fino a domani per me sarà ignota l'ombra mutevole della tua fronte, il discorso ardente e pulsante della mano, dei tuoi pensieri il fluire segreto. Prima di domani, se vorrai bere, non potrò essere la tua fonte. Se il freddo ti avvolge - non sarò il tuo fuoco. Se hai timore del buio - la tua luce.
- A domani! - tu dici e parti e non senti nemmeno che non hai risposta. - Al giorno estremo! - mi aspettavo dicessi e rimanessi con me fino al giorno estremo. 1958 DESIDERIO Mi avvolgano ali, senza racchiudermi. Il mio spirito aperto, non in me ripiegata. Non dietro a una spalla, al sicuro protetta, ma fianco a fianco contro il vento in bufera. 1958 FRA LE STELLE L'uno ancora dall'altra lontani camminavamo. Con le sue ombre il bosco ci ha inseguito. Alzammo però lo sguardo... E nel cielo in un istante una valanga di stelle ci ha trascinato. Involontariamente allora mi sono stretta a te per non perdermi nella via Lattea. E tu con mano forte mi hai preso per mano - perché le infinite stelle non ci dividano. Così da allora siamo rimasti in due. E sempre penso: se l'uno dall'altra si staccasse appena, nel grande mondo non ci troveremmo. 1959 Da Il mondo in pugno, Sofia, 1962 IL CAMMINO FINO A TE Fu lungo il mio cammino fino a te, la vita intera quasi ti cercai per serpeggianti avidi incontri con altri, e tu non venivi.
E fino a dove s'apriva il tuo sguardo, ombre attraversai e rumori sordi, ma trapelava da me soltanto purezza di suoni - per amor tuo. Ogni tua carezza io piansi, Prima che fosse nata la difesi, e il nostro futuro incontro custodivo con pazienza nel mio petto. Fu lungo il mio cammino fino a te, immensamente lungo, e quando tu davvero finalmente davanti a me sei apparso, ho riconosciuto te, ma me stessa a stento. Immensi spazi avevo in me raccolto, sconfinati aromi, timbri e desideri, e abbracciavo ormai uno spazio così vasto che accanto a me dovevi fermarti. Fu lungo il mio cammino fino a te, e ci ha unito per un incontro breve. Sapendolo... di nuovo sceglierei questo lungo cammino fino a te. 1961 da Tempo inverso. Versi., Sofia, 1966. ESSERE DONNA Essere donna è' dolore Soffri scoprendoti adulta. Soffri di essere amante. Soffri quando sei madre. Ma insostenibile e' in terra il dolore di essere donna senza aver conosciuto questi dolori fino in fondo... 1965
DONNA SOLA IN CAMMINO Scomodo rischio è questo in un mondo ancora tutto al maschile. Dietro a ogni angolo ti aspettano in agguato incontri vuoti. E percorri vie che ti trafiggono con sguardi curiosi. Donna sola in cammino. Essere inerme è la tua unica arma. Tu non hai mutato alcun uomo in protesi per sostenerti, in tronco d'albero per appoggiarti, in parete - per rannicchiarti al riparo. Non hai messo il piede su alcuno come su un ponte o un trampolino. Da sola hai iniziato il cammino, per incontrarlo come un tuo pari e per amarlo sinceramente. Se arriverai lontano, o infangata cadrai, o diventerai cieca per l'immensità non sai, ma sei tenace. Se anche ti annientassero per strada, il tuo stesso partire è già un punto d'arrivo. Donna sola in cammino. Eppure vai avanti. Eppure non ti fermi. Nessun uomo può essere così solo come una donna sola. Il buio davanti a te cala una porta chiusa a chiave. E non parte mai, di notte la donna sola in cammino. Ma il sole come un fabbro schiude i tuoi spazi all'alba.
Tu cammini però anche nell'oscurità e non ti guardi intorno con timore. E ogni tuo passo è un pegno di fiducia verso l'uomo nero col quale a lungo ti hanno impaurita. Risuonano i passi sulla pietra. Donna sola in cammino. I passi più silenziosi e arditi sulla terra umiliata, anche lei donna sola in cammino. 1965 ARS POETICA Ogni tua poesia crea come fosse l'ultima. In questo secolo in volo supersonico e saturo di stronzio, carico di terrorismo, sempre più improvvisa arriva la morte. Ogni tua parola invia come l'ultima prima della fucilazione, un grido impresso nel muro di prigione. Non hai diritto ad una menzogna, neanche fosse un piccolo bel gioco. Semplicemente non avrai il tempo di correggere da solo il tuo errore. Laconicamente e senza pietà ogni tua poesia scrivi col sangue come fosse un addio. 1966 TEMPO INVERSO Anche l'orologio vecchio e fedele si è fermato dopo il tuo cuore. E forse nel silenzio inquieto era il suo tic-tac: - Restano ore contate! -
Ero però sorda per il rumore. Lo potessi ricaricare ora indietro nel tempo perché batta ancora il cuore fermo. E la lancetta possa girare una sola volta nel senso inverso - per entrare nel nostro antimondo. E diventi passato la morte e futuro - ancora la mia infanzia. 1966, Sofia Da Requiem, in "Poesia scelta", Sofia, 1972 PRIMO INCONTRO COL MARE Mio padre mi ha portato al mare. Meno male che mi teneva per mano. Ero piccola, e il mare così grande che mi sarei dissolta come una goccia. 1966, Varna Da Condannati all'amore, Sofia, 1967 ARPA MONOCORDE Nell'ombra della sera immersi ascoltavamo con orecchi increduli un'arpa vietnamita antica. Dita, secche come ramoscelli, trasportati da vento volubile, tiravano, tendevano al limite estremo in trans una sola unica corda. E da questa gorgogliò una fonte, scaturì il grido di un uccello e un pianto soffocato, una ninna-nanna e un uragano. E alla fine la corda solitaria un'eco dette di se stessa. Tutta fremevo, quasi risuonassi io.
Allora compresi: quando la corda è tesa fino a spezzarsi - su di lei l'universo intero così risuona. 1966 FELICITA' Nel fondo di questa notte la tenebra mi potrebbe soffocare se accanto a me non ci fosse lui - finestra aperta, illuminata da cui prendere il respiro. 1966 Dalla raccolta Come, 1974 VOLTO Sei nato con un volto rotondo, liscio come una sferica pietra fluviale dall'infinito fiume del tempo trascinata, ribaltata e levigata. E cominci con mano inesperta a scavare, scalpellare, scolpire da questa pietra il tuo volto più resistente del granito. Vi si incrociano venuzze nascoste, ereditate da stirpe lontana, con il destino segnato. Senza sosta conducono il tuo ardore a percorrere le curve sinuose. e a ripetere il volto di qualcuno. Tutta la vita lotti con questa pietra. Sei tu il suo creatore e il distruttore. Sei lo scalpellino del tuo volto. Ogni tuo passo imprime una ruga singolare, un'ombra confusa, espressione, deformazione, macchia. Come un diamante ogni lacrima taglia
spietata i tuoi lineamenti. Ogni pensiero con cesello e fuoco incide la tua fronte. Ogni bassezza, dolore e amore scava lentamente la tua immagine. Fino a quando avrai scolpito il tuo aspetto, perfino dalla morte incancellabile. 1969 COME Ma fra tutte le domande che bussano con insistenza ai tuoi occhi ciechi, come ad una finestra di notte, illuminata, insonne, la più disperata e la più costante è questa: - Come? E prima di cominciare, prima di buttarti in questo spazio vuoto per ogni nuova impresa, davanti a un foglio bianco o a una strada buia inciampi nella pietra del primo: - Come? E quando il movimento proprio del ritmo ti prende in spalla come una balena sulle onde, dimentichi minacce, inesperienza, rischio, niente ti può fermare, solo l'inquieto: - Come? E quando tutto per te sarà davvero compiuto, ti fermerai per un istante sul ciglio che si sgretola, lo sguardo stupito e senza respiro davanti all'infinito di fronte al nulla, completamente aperto verso l'ultimo: - Come? - 1972 Da Gong. (Poesia scelta), 1976
ERBA Nessuna paura che mi calpestino. Calpestata, l'erba diventa un sentiero. 1974 FERRO DI CAVALLO Un ferro di cavallo, perduto da tempo, superstiziosa, comincia a mancarmi. Lo prenderei in mano come diapason che misurò il suono esatto di ogni sasso, di ogni incavo sul terreno, di ogni orma che svanisce. Lo alzerei al mio orecchio col fiato sospeso, per sentire l'eterno echeggiare delle strade perdute per sempre, e l'eco di una voce, sincera e spenta. Potessi ritrovarlo, prendere il la sulla mia fronte e il tono mio misurare. 1975 Da Mare vietato (Poema), 1976 Mare vietato! Per l'immaginazione è vietato come il vento per il fuoco. La parola è il mio mare aperto e chi potrà vietarmelo? Mi ci butto dentro da sola con la parola in gola come un sasso al collo.
Affondo, affondo - bottiglia sigillata, per riemergere nella parola. . Mare vietato, in te voglio penetrare attraverso la parola dentro, dentro la tua radice, attorniata da calma e turbolenza, fino al fondo estremo, in profondità, per estrarvi un pugno di cielo. Se anche la parola mi è vietata, accoglierò la morte, per liberare la parola perché rinasca ancora. Mar Nero, 1974 - estate Da Spazi, 1980 SPAZIO ROVESCIATO Lo spazio quale libertà senza confini non si estende al di fuori di me. Se tendo le mani per cercarlo altrove, urto sempre contro il vuoto risuonante. Raccolto, ripiegato nel mio profondo, nel mio dolore umano è divenuto una perla. Lo spazio è un mio punto fermo Se chiudo le ciglia, mi stringo a lui contro orizzonti e pareti. Aperto in ogni luogo intorno, non pieno -
è la pienezza. Compresso, si allarga sempre, gonfiato da un sospiro. Incommensurabilità - la sua misura. Una sola la costante proprietà: che ognuno da sé crei in profondità ed estensione prigione o libertà. Non ha parola, lui, in questo - non ostacola, non indica una via. Lo spazio per me è un legame - sempre più lontano, sempre più infinito. Accolgo la luce da lumi sempre meno presenti. 1977 SALA D'ASPETTO L'intero spazio della mia vita fu una sala d'aspetto da soglia a soglia, racchiusa da vetri con aria in cornici d'acciaio sotto le picche incrociate di lancette d'orologio. Stare in ascolto. Sussurrare. Trattenere il respiro. Attendere un qualche segnale. Ritardo. E di nuovo. Ancora un poco. Già domani. Ancora un attimo di pazienza infinita. Se sbattevo l'ala contro l'aria vitrea, invece di infrangerla, era l'aria a spezzare la mia ala. Sono già trascorsi i miei secondi.
Non saprò aspettare. Ma confuso come in un sogno apparve attraverso i vetri sporchi, quasi in uno specchio nella nebbia, il mio volto riflesso. Era il volto stesso dell'attesa, giunto al punto di pietrificazione. E ho capito, all'improvviso: c'è sempre un'ultima scadenza per infrangerlo col naso - per smuovere quest'aria inchiodata. Non arriverà più un treno da altri luoghi. Non più. Dovrò io stessa diventare il fischio di un treno lontano, e un ritmo affannoso sempre più veloce, sempre più vicino, sempre più qui! 1978 Da Voce, 1985 INCROCIARE LO SGUARDO Incrociare lo sguardo - questo tremolio di raggio, che ti trafigge fino a baratri ignoti dentro di te, affogati nell'attesa. L'esistenza si dischiude nell'attimo in cui incroci lo sguardo: senza limite di frontiere, senza ombra di dipendenza, senza scopo, senza paura, senza determinazione alcuna. In un attimo il tocco leggero
dell'indivisibile completezza del mondo creato. Incrociare lo sguardo, sentire la musica della luce stessa. Un sublime attimo di libertà. In un baleno si incontrano due raggi di due contrapposti universi: il raggio ardente del corpo e il raggio fresco dello spirito. Una domanda che è un lampo. E il segreto negli abissi profondi ti chiama per essere svelato e tuttavia rimanere segreto. E' ciò a cui sei votato in questo strano mondo - incrociare lo sguardo. 1982, Oslo Da A metà, 1990 SPERIAMO Speriamo che l'attimo non ti colga, completato tutto, posto a coronamento un punto come chiodo conficcato nella parete alle tue opere sognate. Speriamo che l'attimo non ti falci, invitato quasi al giubileo, - avendo coronato fino in fondo con accordo di bravura i sogni in tuo possesso. E nemmeno una parola non detta fino in fondo, e nemmeno un rigo non finito di cancellare,
e nemmeno un'idea abbandonata per un qualche futuro passo verso l'incompiutezza. Questo vorrebbe dire che prima ancora di incominciare, eri già finita, senza un chicco solo che germogli nella terra in attesa. Speriamo che l'attimo arrivi prima. 1986 ILLUMINAZIONE Entro nella vecchiaia in punta di piedi, come in un bosco d'autunno, passo dopo passo sulle foglie vive che ancora cadono. Davanti a me - l'albero della vita. E lentamente con sguardo ansimante salgo verso il passato e scendo nei giorni futuri. Finalmente! Tanto infinito è per me il cammino senza fretta. Le direzioni non sono avare di curve. La lontananza non fa male. Non colpisce il gong della luna. Non può essere incatenato lo spirito che ha infranto le catene. Non ti può essere tolto quello che hai dato. Mi rimane un'ultima goccia di luce senza fine. E spira pace dal mondo intero. 1988
Da Diario notturno, 1993 ANNUNCIO Cerco il mio sorriso. L'ho fatto cadere qui, da qualche parte in mezzo ai fatti e alle parole. Se qualcuno lo trova, lo appenda all'orecchio come un orecchino! E dica al boia: Non più spauracchi di pianto! Chi genera paura, è preso dal panico. 8 aprile 1989 Da Sull’orlo, 1996 TESTAMENTO Cercami nelle parole che non ho trovato 17 novembre 1994 La traduzione delle poesie è stata realizzata da Valeria Salvini TAG: Blaga Dimitrova, Poesia, Bulgaria, scrittori, Letteratura Avvertenza La pubblicazione di contributi, approfondimenti, articoli e in genere di tutte le opere dottrinarie e di commento (ivi comprese le news) presenti su Filodiritto è stata concessa (e richiesta) dai rispettivi autori, titolari di tutti i diritti morali e patrimoniali ai sensi della legge sul diritto d'autore e sui diritti connessi (Legge 633/1941). La riproduzione ed ogni altra forma di diffusione al pubblico delle predette opere (anche in parte), in difetto di autorizzazione dell'autore, è punita a norma degli articoli 171, 171-bis, 171- ter, 174-bis e 174-ter della menzionata Legge 633/1941. È consentito scaricare, prendere visione, estrarre copia o stampare i documenti pubblicati su Filodiritto nella sezione Dottrina per ragioni esclusivamente personali, a scopo informativo-culturale e non commerciale, esclusa ogni modifica o alterazione. Sono parimenti consentite le citazioni a titolo di cronaca, studio, critica o recensione, purché accompagnate dal nome dell'autore dell'articolo e dall'indicazione della fonte, ad esempio: Luca Martini, La discrezionalità del sanitario nella qualificazione di reato perseguibile d'ufficio ai fini dell'obbligo di referto ex. art 365 cod. pen., in "Filodiritto" (https://www.filodiritto.com), con relativo collegamento ipertestuale. Se l'autore non è altrimenti indicato i diritti sono di Inforomatica S.r.l. e la riproduzione è vietata senza il consenso
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