Atti della presentazione del volume "La crisi mondiale e l'Italia" di Marco Fortis - Milano, 27 aprile 2009

Pagina creata da Dario D'Andrea
 
CONTINUA A LEGGERE
Atti della presentazione del volume "La crisi mondiale e l'Italia" di Marco Fortis - Milano, 27 aprile 2009
Atti della presentazione del volume
“La crisi mondiale e l’Italia”
di Marco Fortis

Milano, 27 aprile 2009
Società editrice
                                                                                       il Mulino

                     Milano, lunedì 27 aprile 2009
            Sala Assemblee di Edison - Foro Buonaparte, 31

                              Presentazione del volume

                    La crisi mondiale e l’Italia
                                                              di
                                             Marco Fortis

                                                    Introduce
                                      Umberto Quadrino

                         Intervengono insieme all’autore
                         Enrico Letta e Giulio Tremonti

                                                      Modera
                                 Alberto Quadrio Curzio

2   Atti presentazione libro “La crisi mondiale e l’Italia” ‐ Milano, 27 aprile 2009
Umberto Quadrino
                     Buongiorno a tutti.                                occupa nel governo italiano, per il ruolo che gio-
                                                                        ca in molte istituzioni internazionali, dal G8 al
                     Grazie di essere intervenuti così
                                                                        Fondo Monetario, ma perché è stato forse l’unico
                     numerosi alla presentazione del
                                                                        al mondo dei grandi protagonisti dell’economia
                     volume di Marco Fortis “La crisi
                                                                        mondiale a prevedere quello che sarebbe acca-
                     mondiale e l’Italia” che raccoglie
                                                                        duto. Voglio citare due passaggi di previsioni di
    una serie di articoli di analisi della crisi economica
                                                                        Giulio Tremonti in periodi non “sospetti”: 1) Cor-
    in atto, comparsi recentemente su “Il Messagge-
                                                                        riere della Sera del 12 novembre 2006, “Oggi la
    ro” e altre testate. Come Presidente della Fonda-
                                                                        crisi immobiliare Usa è molto forte. Le ipotesi sono
    zione Edison sono onorato di avere insieme a me
                                                                        due. La prima: il passaggio dal boom allo sboom
    il ministro Tremonti, l’onorevole Letta, il Professor
                                                                        non ha causato il collasso perché il sistema finan-
    Quadrio Curzio e l’autore del libro, per discutere
                                                                        ziario è bene equilibrato, ha assorbito la crisi e
    di questi temi.
                                                                        può ripartire. La seconda è quella di una crisi
    La Fondazione Edison ha da sempre prestato                          strutturale tipo 1929. Io spero nella prima ipotesi,
    grande attenzione ai temi del modello di sviluppo                   ma temo la seconda”. L’11 agosto 2007 sempre
    italiano incentrato sull’economia reale, sui distretti.             sul Corriere della Sera scriveva Giulio Tremonti “in
    Ed è stata una voce solitaria negli ultimi anni,                    America si trovano il principio e la fine di una crisi
    quando si parlava di declino del modello di svi-                    potenzialmente globale. La crisi dell’economia
    luppo italiano basato appunto sui distretti e sulle                 finanziaria diventa sempre crisi dell’economia
    piccole e medie imprese. E’ stata una voce che si                   reale. La crisi dell’America diventa sempre crisi del
    è levata per sostenere ancora la vitalità e l’impor-                mondo. La cosa positiva è che Governi e Autorità
    tanza del nostro sistema economico e contrastare                    monetarie, se lo capiscono e lo vogliono, posso-
    le affermazioni di coloro che consideravano or-                     no ancora intervenire”. Mi sembra che o non
    mai in declino il modello del nostro sviluppo,                      l’hanno capito o non hanno voluto capirlo, per-
    comparandolo a quello di altri Paesi che invece,                    ché è passato un anno e poi è scoppiata la crisi.
    basandosi sullo sviluppo dell’immobiliare e di una                  Quindi, dopo la paura attendiamo da Giulio Tre-
    certa finanza creativa, avevano tassi di sviluppo                   monti, spero, qualche parola di speranza.
    superiori ai nostri. La storia, al contrario, ci dice
                                                                        Enrico Letta ha sempre seguito con grande atten-
    che il nostro modello non è affatto morto, ma è
                                                                        zione l’economia reale del nostro Paese. E’ stato
    ancora vivo e vitale nonostante la presente crisi
                                                                        ministro dell’Industria e con Pierluigi Bersani ha
    economica, e che quei paesi che avevano fatto
                                                                        scritto nel 2004 “Viaggio nell’economia italiana”
    troppo affidamento su ricette di sviluppo
                                                                        sui distretti e le piccole e medie imprese, ripren-
    “drogato” oggi si trovano in difficoltà più grandi
                                                                        dendo temi che ci sono molto cari come Fonda-
    della nostra. Quando è scoppiata la crisi, la Fon-
                                                                        zione Edison, e ci ha fatto anche l’onore di una
    dazione ha cercato di capirne le motivazioni, di
                                                                        sua prefazione pubblicata nel libro “Industria e
    analizzarne le conseguenze, e di vedere quali
                                                                        Distretti” a cura di Fortis e Quadrio Curzio. Nel
    potevano essere le ripercussioni sul nostro siste-
                                                                        corso di questa crisi è più volte intervenuto, sotto-
    ma economico, analizzando ancora i punti di
                                                                        lineando l’importanza di mantenere intatta la
    forza e di debolezza dell’Italia. Speriamo oggi di
                                                                        macchina produttiva del nostro Paese.
    ottenere attraverso questo dibattito delle informa-
    zioni utili sul punto in cui siamo: c’è un generale                 Alberto Quadrio Curzio è Presidente del Comitato
    desiderio di interpretare i primi sintomi di ripresa                Scientifico della Fondazione Edison. Con Fortis in
    come quelli definitivi, anche se il direttore genera-               questi anni ha analizzato molto approfondita-
    le del Fondo Monetario Internazionale Strauss-                      mente il modello del made in Italy, e nel corso di
    Kahn ci ammonisce che senza una pulizia nei                         questa crisi ha insistito sul progetto di emissione
    bilanci delle banche non ci sarà una ripresa dura-                  di titoli del debito europeo per promuovere un
    tura. La Quaresima è quindi ancora lunga, come                      importante progetto di sviluppo di opere infra-
    ha detto recentemente il professor Tremonti in                      strutturali in Europa, progetto che in sede interna-
    una riunione ufficiale del Fondo Monetario.                         zionale Tremonti aveva prospettato già rifacendo-
                                                                        si a Jacques Delors.
    Ma veniamo agli invitati, che non hanno certo
    bisogno della mia presentazione.                                    Alberto Quadrio Curzio modererà il dibattito.
    Giulio Tremonti è ministro dell’economia; la sua                    Cedo, pertanto, a lui la parola.
    presenza è importante non solo per il posto che

3       Atti presentazione libro “La crisi mondiale e l’Italia” ‐ Milano, 27 aprile 2009
Alberto Quadrio Curzio
                   Grazie.                                              scala mondiale, fino alla creazione di monopoli
                                                                        che alla fine non avrebbero dei controlli adeguati.
                 Mi associo al Dottor Quadrino con
                                                                        Così come dal volume è chiara la tesi che la crisi
                 sentiti ringraziamenti al Professor
                                                                        nasce dagli Stati Uniti con una straordinaria molti-
                 Tremonti e al Dottor Letta per aver
                                                                        plicazione del debito. Un dato che emerge da
                 accettato l’invito della Fondazione
                                                                        ulteriori studi di Marco Fortis vorrei riportare alla
    Edison a presentare questo volume di Marco For-
                                                                        vostra attenzione: tra il 2001 e il 2007 il Pil ameri-
    tis.
                                                                        cano è cresciuto di 3.500 miliardi di dollari men-
    Come ha rilevato il Dottor Quadrino c’è una certa                   tre l’indebitamento dei settori non finanziari è
    consuetudine tra la Fondazione Edison e queste                      cresciuto di 12.500 miliardi di dollari. Quindi è
    due illustri personalità, consuetudine legata non                   chiaro che la crescita dell’indebitamento è stata di
    solo al contributo che essi hanno dato talvolta                     dimensioni tali che la stessa crescita del Pil reale
    alla presentazione di volumi curati dalla Fondazio-                 risulta largamente ridimensionata, diversamente
    ne Edison, ma anche ad una consonanza specifi-                      da quanto accaduto in Europa e in Italia dove la
    ca: la convinzione che il sistema italiano avesse                   crescita è stata più lenta, ma l’indebitamento è
    delle sue caratteristiche molto valide, molto solide                stato molto più basso.
    di economia reale, caratteristiche espresse dal
                                                                        La tesi centrale del volume, pur con molte com-
    sistema delle piccole e medie imprese e dei di-
                                                                        parazioni, riguarda l’Italia e, sotto questo profilo,
    stretti, che certamente dovevano, potevano e
                                                                        Fortis prosegue quell’analisi che da anni ha ap-
    debbono migliorare, ma che non vanno sostituite
                                                                        profondito con contributi molto originali. E cioè
    da forme iperboliche di economia dei servizi e di
                                                                        che il sistema manifatturiero italiano è forte per-
    finanza creativa. Potrei pertanto anche dire che
                                                                        ché ha un surplus commerciale assai significativo,
    negli anni passati quando la Fondazione Edison
                                                                        soprattutto nelle “4 A”, e perché il sistema banca-
    sosteneva tesi considerate da molti retrograde,
                                                                        rio, alimentato dall’abbondante risparmio privato,
    essi ci hanno incoraggiato a proseguire nelle no-
                                                                        è solido. Il fatto che Fortis abbia portato all’eviden-
    stre convinzioni.
                                                                        za del pubblico un dato che solo pochi specialisti
    Oggi per molti versi sarebbe facile dire “Avevamo                   conoscevano, e cioè che l’indebitamento privato,
    ragione” e la tentazione di farlo è certamente                      l’indebitamento delle famiglie fosse intorno al
    forte. Tuttavia io credo che più importante dell’af-                35% del Pil, mentre in altri Paesi europei si supera
    fermazione “Avevamo ragione” sia interrogarsi su                    largamente il 100% del Pil, ha anche portato l’at-
    come possiamo uscire da questa crisi assai grave,                   tenzione sul cosiddetto debito aggregato pubbli-
    e se dopo questa crisi l’Italia, l’Europa e il mondo                co-privato che non posiziona poi tanto male il
    saranno come prima.                                                 nostro Paese. Certo rimane il fatto che il debito
                                                                        pubblico è trattato tutti i giorni sui mercati e quin-
    Credo che il libro di Fortis, che è stato scritto in                di nella determinazione dei prezzi dei titoli di stato
    tempo reale mentre gli eventi della crisi finanziaria               e dei tassi si manifesta anche un premio di rischio,
    si svolgevano, non sia assolutamente una crona-                     a mio avviso sopravvalutato, che spesso ha pena-
    ca di tutto ciò che è accaduto; per quanto il libro                 lizzato l’Italia. Il debito privato, essendo un debito
    non sia una elaborazione ex post vi è tuttavia una                  microeconomico, non ha una corrispondente
    chiara linea interpretativa degli eventi accaduti,                  valutazione dei mercati e come tale non può ave-
    ed anche una linea prospettica su quanto a suo                      re neppure uno specifico rating. Ma esso determi-
    avviso – che condivido – dovremmo fare soprat-                      na la solidità del sistema bancario.
    tutto nel nostro Paese. E’ chiaro che la tesi fon-
    dante dell’elaborato è che l’economia reale in un                   Detto questo, ringrazio Fortis per questo elabora-
    paese sviluppato come l’Italia, giustamente detto                   to e subito passo la parola ai due relatori che,
    industrializzato, rimane il fulcro del sistema econo-               ovviamente, sono attesi dal pubblico venuto così
    mico, e che ovviamente l’economia bancaria e                        numeroso.
    finanziaria è interrelata, deve essere interrelata,
                                                                        Lascerei la scelta di intervento ai due relatori.
    ma non è in grado di sostituire l’economia reale
    in un contesto di paesi sviluppati. Quindi vi è im-                 Inizia allora Enrico Letta e a seguire Giulio Tre-
    plicitamente l’affermazione che la delega produt-                   monti.
    tiva manifatturiera industriale ai paesi in via di
                                                                        Grazie ancora per aver accettato l’invito della
    sviluppo non è una delega attuabile se non cor-
                                                                        Fondazione Edison.
    rendo dei rischi di dimensioni gigantesche su

4       Atti presentazione libro “La crisi mondiale e l’Italia” ‐ Milano, 27 aprile 2009
Enrico Letta
                      Grazie alla Fondazione Edison, gra-               parte degli imprenditori italiani abbiano vissuto
                      zie alla casa editrice “Il Mulino” che            l’esperienza lavorativa da ex dipendenti rende il
                      da sempre cura i libri della Fonda-               tessuto imprenditoriale italiano totalmente diverso
                      zione Edison, grazie a Marco Fortis               rispetto agli altri.
                      per le ricerche e i dati che ci propo-
                                                                        Porto il paragone della Francia che, diversamente
                      ne. E grazie per questa occasione
                                                                        da noi, ha alcune decine di grandi imprese globa-
    di confronto in un momento come quello attuale
                                                                        li, diciamo 50; il governo francese può intervenire,
    in cui tutti siamo desiderosi di comprendere
                                                                        e sicuramente interverrà se necessario, a soste-
    quanto è accaduto negli ultimi mesi e di capire
                                                                        gno di ciascuna di esse in questo momento di
    come il nostro Paese possa uscire più forte, o al-
                                                                        crisi; quando la crisi terminerà i 50 “campioni”
    meno evitare di uscire più debole, da questa crisi
                                                                        francesi ci saranno ancora tutti, o se non saranno
    di cui l’Italia non ha nessuna colpa, come giusta-
                                                                        tutti 50, saranno 48, ma la Francia potrà ripartire
    mente diceva prima Alberto Quadrio Curzio. Si
                                                                        da lì. Noi, invece, non abbiamo un elevato nume-
    tratta infatti, come bene argomenta anche Marco
                                                                        ro di grandi imprese. Ma abbiamo 4 milioni di
    Fortis nel suo volume “La crisi mondiale e l’Italia”,
                                                                        imprenditori che giorno dopo giorno affrontano
    di una crisi originata dall’economia americana
                                                                        la difficile situazione di crisi in cui si sono venuti a
    che per anni è stata “drogata” con un aumento
                                                                        trovare; e che ogni giorno si pongono la doman-
    esponenziale dell’indebitamento privato, vale a
                                                                        da se sia conveniente tenere duro in questa fase
    dire del debito di famiglie, imprese, banche.
                                                                        di difficoltà o se invece non sia più ragionevole
    Su come l’Italia potrà uscire più forte da questa                   seguire l’esempio dell’azienda del distretto della
    crisi concentrerò il mio intervento.                                ceramica cui accennavo prima, e decidere quindi
                                                                        di cessare la propria attività. Questi 4 milioni di
    Quello che in queste ore sta accadendo nel mer-
                                                                        imprenditori sono infatti persone che hanno lavo-
    cato automobilistico da molti è portato come
                                                                        rato per anni, riuscendo a costruirsi una ricchez-
    esempio – e anch’io lo faccio in partenza – delle
                                                                        za, grande o piccola che sia, e che oggi vedono
    occasioni che l’attuale situazione può offrirci le
                                                                        la lista degli ordinativi per i successivi 6-9 mesi
    quali, se colte con intelligenza e con tempismo,
                                                                        sostanzialmente in bianco. Ciascuno di essi, legitti-
    possono non soltanto risolverci dei problemi, ma
                                                                        mamente, può domandarsi se adesso, che è ri-
    farci fare dei passi in avanti rispetto ai nostri dati di
                                                                        masto ancora del “fieno in cascina”, non sia me-
    partenza.
                                                                        glio fermarsi, mettendo in sicurezza se stessi, la
    Per motivi del tutto casuali mi trovo oggi a pren-                  propria famiglia e i propri dipendenti – facendolo
    der parte a questo dibattito subito prima dell’in-                  nel modo meno traumatico possibile – piuttosto
    contro che oggi pomeriggio avrò con il Consiglio                    che andare avanti, correndo il rischio di buttare
    Direttivo del Distretto della ceramica di Sassuolo –                via il ”fieno” che è rimasto, nel tentativo di resiste-
    come periodicamente faccio da diversi anni – per                    re in una condizione di incertezza: questi impren-
    cercare di capire la vicenda di una azienda in                      ditori, che magari hanno alle spalle 20 o 30 anni
    particolare, la Iris Ceramica di cui parla anche                    di attività lavorativa, ogni mattina alzano una sara-
    Marco Fortis alle pagine 143-144 del suo libro,                     cinesca, reale o virtuale, senza sapere quale sarà
    che come noto ha deciso di aprire la procedura                      l’esito del proprio lavoro alla fine della giornata.
    di messa in liquidazione. Con questa sua decisio-
                                                                        Pertanto, la questione principale che dobbiamo
    ne tale azienda, che rappresenta uno dei mag-
                                                                        affrontare è la seguente: dobbiamo far di tutto
    giori gruppi nazionali nel settore delle piastrelle, è
                                                                        perché alla fine della crisi questi 4 milioni di im-
    diventata un po’ il simbolo di un possibile rischio
                                                                        prenditori ci siano ancora tutti e non diventino la
    di cui voglio parlare: il rischio di deindustrializza-
                                                                        metà di quelli che sono oggi, e che rimangano
    zione del nostro Paese.
                                                                        tali non trasformando la loro attività in attività di
    La Fondazione Edison ci ricorda costantemente la                    rendita; anzi, il nostro obiettivo deve essere quello
    caratteristica tutta italiana data dall’elevato nume-               di far sì che, dopo le intemperie della crisi, gli im-
    ro di imprenditori che costituiscono il nostro siste-               prenditori italiani abbiano la scorza ancora più
    ma produttivo, e che fanno del nostro Paese un                      dura. Perché la Francia, che qui porto come e-
    unicum; sono, infatti, circa 4 milioni gli imprendi-                sempio, le sue 50 imprese a scala mondiale le
    tori che lavorano sul territorio, molti dei quali so-               manterrà tali e lo farà, se necessario, attraverso
    no ex dipendenti; quest’ultimo lo ritengo un a-                     azioni anche pubbliche.
    spetto da sottolineare perché il fatto che gran                     Credo, quindi, che il rischio di deindustrializzazio-

5       Atti presentazione libro “La crisi mondiale e l’Italia” ‐ Milano, 27 aprile 2009
Enrico Letta
    ne del Paese sia il tema per eccellenza, e credo                    che, detto in sintesi e per cifre, dedica l’87% delle
    anche che rispecchi una parte delle riflessioni del                 sue risorse a pensioni e sanità, e solo il 13% alle
    libro di Fortis e della prefazione che Quadrio Cur-                 voci attive, che invece negli altri Paesi normal-
    zio scrive al libro. Noi siamo di fronte a un dovere                mente sono destinatarie della metà delle risorse
    collettivo del sistema Paese, un dovere delle istitu-               della spesa sociale. E la spesa sociale italiana nel
    zioni tutte, delle istituzioni nazionali e delle forze              suo insieme, come è a tutti noto, è in linea con
    politiche, perché qui si gioca il futuro del l’Italia,              l'Unione europea.
    un Paese che può uscire dalla crisi ancora come
                                                                        Ritengo, quindi, che sia giunto il momento di rea-
    grande potenza industriale, potenza manifatturie-
                                                                        lizzare in quel campo alcune importanti e delicate
    ra, potenza esportatrice.
                                                                        riforme che riallochino le risorse. Ed è questo il
    E’ inutile che io ripeta cose che nel libro sono                    momento giusto per farlo, data l’esistenza del
    ampiamente argomentate sulle quali sono total-                      consenso per qualunque riforma che possa esse-
    mente d'accordo, come sul fatto che la forza del                    re chiaramente spiegata; difficilmente, credo, lo
    nostro Paese nasca dal saper tenere insieme tanti                   stesso consenso si potrà trovare nel momento in
    modelli produttivi che alla fine sono riconducibili                 cui sarà venuto meno il senso dell’urgenza che
    a una grande, buona capacità di produrre, quin-                     invece avvertiamo in questa fase di crisi.
    di di esportare.
                                                                        E qui il tema degli ammortizzatori sociali riguarda
    Io credo che il punto chiave sia, una volta acquisi-                anche il sistema delle imprese, perché gli impren-
    ta la consapevolezza di questo grande ruolo del                     ditori hanno meno strumenti da mettere in cam-
    nostro sistema produttivo, come riuscire a debel-                   po rispetto a un ventaglio di opzioni che credo
    lare il rischio della stretta del credito e a risolvere             invece debbano essere a loro disposizione. Su
    la problematica del ritardo nei pagamenti da par-                   questo punto è in atto una polemica, io ne ho
    te della pubblica amministrazione. E’ infatti di fon-               ampiamente discusso varie volte con il ministro
    damentale importanza per la sopravvivenza delle                     Sacconi e con il ministro Brunetta. Credo che ci
    nostre imprese scongiurare il rischio di raziona-                   sia qualcosa che non va se il nostro Paese affron-
    mento del credito da parte del sistema bancario,                    ta con la parola “deroga” la più grande crisi finan-
    così come lo abbiamo sperimentato e vissuto                         ziaria ed economica che abbiamo mai vissuto; la
    negli ultimi mesi, e in questo credo ci sia un pro-                 nostra struttura di ammortizzatori sociali è infatti
    blema di voci e di stimoli che arrivano dalle istitu-               sostanzialmente basata sullo strumento della
    zioni pubbliche. Ma nello stesso tempo occorre                      “cassa in deroga”, strumento che, sia chiaro, non
    trovare una soluzione alla questione molto delica-                  intendo mettere in discussione, ma il fatto che lo
    ta, molto difficile, del ritardo nel pagamento dei                  strumento principe del nostro sistema di ammor-
    crediti vantati dalle imprese nei confronti della                   tizzatori sociali si chiami “cassa in deroga” la dice
    pubblica amministrazione; penso in particolare al                   lunga, secondo me, su molti dei nostri problemi.
    ruolo della Cassa Depositi e Prestiti, al ruolo della               In questa mia considerazione non vi è, ovviamen-
    SACE e all’opportunità, per esempio, di introdurre                  te, alcun riferimento all'ultimo anno di governo, o
    una distinzione tra i crediti vantati dalle imprese                 agli ultimi anni, trattandosi di una situazione che
    nei confronti della pubblica amministrazione, a-                    si trascina da decenni.
    vendo alcuni di essi indubbiamente minor peso
                                                                        Ritengo, quindi, che sia necessario un intervento
    rispetto ad altri.
                                                                        che estenda il livello delle protezioni e ne modifi-
    Ma a mio avviso, un altro grande tema è quello                      chi le modalità di erogazione. Oggi il sistema di
    relativo al nostro sistema di welfare, vale a dire al               ammortizzatori sociali è infatti erogato attraverso
    nostro sistema di ammortizzatori sociali. Sono tra                  contrattazioni, attraverso trattative, attraverso le
    coloro che ritengono che, in questa crisi, siano                    scelte della politica e del sindacato, e conseguen-
    emersi tutti i limiti del nostro Welfare, un Welfare                temente le imprese che sono fuori dai binari della
    che è costruito attorno alla centralità della figura                politica e del sindacato, di norma, non ottengono
    del “maschio adulto” e non attorno alla centralità                  un euro dal sistema degli ammortizzatori sociali.
    della “persona”. Ci sono intere categorie del no-                   Vi è, dunque, la necessità di far evolvere tale siste-
    stro Paese, intere classi generazionali, diciamo la                 ma verso una logica più moderna; e questo lo
    metà del Paese che è quella rappresentata dalle                     dico con grande chiarezza, al di fuori da qualun-
    donne, che hanno trovato nel nostro Welfare                         que considerazione di lucro politico immediato,
    un'assenza di risposte piuttosto che una comple-                    perché ritengo che ciò farebbe bene a tutti, al
    tezza di risposte. Abbiamo un sistema di Welfare                    centrodestra come al centrosinistra, ma farebbe

6       Atti presentazione libro “La crisi mondiale e l’Italia” ‐ Milano, 27 aprile 2009
Enrico Letta
    bene anche al sindacato e sicuramente farebbe                       ho l’impressione che esorcizzare il problema anzi-
    molto bene al sistema Paese.                                        ché tentare, sia pure con fatica, di affrontarlo sia
    Marco Fortis, in uno degli articoli finali e quindi                 la soluzione peggiore.
    più recenti della sua raccolta, affronta un altro                   Voglio ora affrontare un altro tema ampiamente
    grande tema che negli ultimi tempi è un po’                         trattato nel libro di Fortis, vale a dire quello dello
    scomparso, quello del Sud del Paese. Oggi, infatti,                 sviluppo delle infrastrutture a livello nazionale e a
    nel nostro Paese il Sud non viene più considerato                   livello europeo. La settimana scorsa Alberto Qua-
    un problema, nel senso che viene sostanzialmen-                     drio Curzio ha scritto sul Corriere della Sera un
    te messo da parte. E questo è un problema cultu-                    editoriale, come sempre molto efficace, sul tema
    rale ancor prima che di scelte concrete, però io                    delle infrastrutture. Lo voglio riprendere perché
    credo che sia un tema che riguardi un po' tutte le                  ritengo che il rilancio infrastrutturale sia un punto
    culture politiche del nostro Paese, che tendono a                   chiave, un punto essenziale per uscire dalla crisi,
    pensare che meno se ne parla meglio è, frutto                       grazie alla creazione di posti di lavoro e alla possi-
    anche di quello che è successo in questi anni. Mi                   bilità di far girare risorse che esso comporta. Cre-
    veniva da riflettere sul fatto - e lo faccio volentieri             do, però, che vi sia un problema di scelta delle
    qui a Milano, e non a Napoli o a Catania, per dire                  infrastrutture da realizzare, scelta che andrebbe
    quanto il problema io lo consideri nazionale - che                  fatta sulla base di priorità legate alla tempistica di
    ormai, tranne forse una o due eccezioni, non c'è                    realizzazione. In altri termini, la precedenza an-
    uno strumento di comunicazione classico, che sia                    drebbe data alle opere cantierabili, i cui lavori
    un quotidiano, un settimanale o una televisione                     possono partire immediatamente, generando
    che venga realizzato fisicamente nel Sud del no-                    subito posti di lavoro e facendo circolare denaro.
    stro Paese, diciamo sotto Roma.                                     Di queste realizzazioni infrastrutturali pronte per
    La sostanza è che la riflessione sul Mezzogiorno è                  partire ce ne sono tante in Italia, e la Lombardia è
    completamente scomparsa. Penso che questo sia                       il cuore di queste, grazie a scelte fatte negli ultimi
    un grande problema perché come argomenta                            anni; penso alla Pedemontana Lombarda, che tra
    perfettamente Marco Fortis a pagina 167, il diva-                   le opere infrastrutturali è sicuramente la più im-
    rio tra il Nord-Centro e il Sud dell’Italia ha raggiun-             portante ma anche la più complessa, alla Tangen-
    to dimensioni che potremmo definire eccezionali.                    ziale Esterna Milanese, alla BreBeMi. Ma un po'
    Infatti, se non consideriamo le quattro regioni                     tutto il Nord del nostro Paese ha opere cantiera-
    italiane più povere (Puglia, Calabria, Sicilia e Cam-               bili i cui lavori potrebbero cominciare da subito;
    pania), il nostro Paese ha delle performance di                     ed è soprattutto in merito a questo aspetto della
    crescita che sono ampiamente migliori della me-                     immediata realizzazione delle opere che risiedo-
    dia dell’euro area, mentre il Pil pro-capite delle                  no i miei dubbi circa il Ponte sullo Stretto, ancora
    quattro regioni più povere è assai inferiore a quel-                oggi inserito tra le opere infrastrutturali prioritarie,
    lo del Portogallo.                                                  perché credo che difficilmente questo potrà ge-
                                                                        nerare da subito ricchezza e posti di lavoro.
    Un altro messaggio che ci viene dalla crisi riguar-
    da, pertanto, l’importanza di riuscire a intaccare                  Vorrei ora affrontare come ultimo argomento la
    parte di quel disavanzo strutturale che le regioni                  grande questione europea.
    più povere del nostro Paese hanno nei confronti                     Se è vero, come Fortis argomenta, che noi abbia-
    dei loro competitori europei, perché è lì che c’è                   mo tante carte da giocarci in questa crisi, dalla
    uno spazio per noi di recupero; non è infatti sem-                  quale potremo uscirne ancora forti a patto di
    plice chiedere alla Lombardia o al Veneto, che                      scongiurare quel rischio di deindustrializzazione
    già hanno una forza economica e imprenditoria-                      di cui parlavo prima, la questione europea rimane
    le ai massimi livelli in Europa, di correre a una                   comunque per noi fondamentale, decisiva, così
    velocità maggiore rispetto alla Baviera o all’Ile de                come si evince dalla prefazione di Quadrio Cur-
    France. Vi è quindi un tema molto profondo che                      zio, nella quale vengono riportati numerosi pas-
    riguarda scelte concrete, che implica la necessità                  saggi di Carlo Azeglio Ciampi, che sottolineano
    di mettere in campo piani di sviluppo per quelle                    anche questo aspetto.
    regioni che siano utili a tutto il Paese, e non sol-
    tanto incentivi per andare a fare in quelle regioni                 La questione fondamentale, a mio avviso, è che
    le stesse cose che si fanno nel resto d'Italia, con                 l’Europa rappresenta la prima vittima della crisi
    costi inferiori. Probabilmente tutto ciò richiede un                economico-finanziaria in corso, ma non l’Europa
    cambio di filosofia, che sicuramente è molto diffi-                 tout court, bensì l’Europa comunitaria. L’Europa è
    cile, molto complicato da mettere in pratica, ma                    sempre cresciuta, è sempre andata avanti attra-

7       Atti presentazione libro “La crisi mondiale e l’Italia” ‐ Milano, 27 aprile 2009
Enrico Letta
    verso una dialettica virtuosa tra il livello intergo-               semente non erano poi in grado di restituirne
    vernativo e il livello comunitario – impersonificato                interessi e capitale. Oggi, col senno di poi, tutti
    e rappresentato dalla Commissione europea e dal                     dicono che era ovvio che una tale pratica ci a-
    Parlamento europeo – che ha visto le grandi rea-                    vrebbe portato, prima o poi, alla situazione in cui
    lizzazioni che oggi ci fanno forti; penso a tutto il                oggi ci troviamo, perché veniva svolta un'attività
    lavoro del decennio Delors che ha portato al                        che non solo era fuori dalle regole del buon sen-
    “mercato delle quattro libertà” e poi al processo di                so, ma anche della normale correttezza. La stessa
    costruzione dell’Unione Europea culminato con il                    cosa con l'effetto di leva estremizzato.
    Trattato di Maastricht. E’ stato tutto un cammino                   Bene, per far fronte a tutto questo c’è bisogno
    guidato dalla Commissione europea, in cui i go-                     non soltanto di regole – quelle, in fondo, c’erano
    verni nazionali seguivano e ovviamente aggiusta-                    anche prima della crisi – quanto piuttosto di un
    vano il percorso, cercando di trovare le forme                      enforsement delle regole stesse, c’è bisogno della
    migliori per portare il consenso attorno alla co-                   forza politica, della forza di authorithy che siano
    struzione dell’Unione europea sancita dal Tratta-                   messe in condizione di poter applicare queste
    to.
                                                                        regole. E credo che anche a livello europeo ci sia
    Bene, questa dialettica virtuosa tra livello intergo-               bisogno di questo ragionamento.
    vernativo e livello comunitario è saltata completa-                 Un governo forte europeo esce dalla crisi come
    mente negli ultimi mesi; la Commissione europea                     “la grande esigenza”; ma il rischio maggiore, se-
    è tornata al ruolo che aveva negli anni ‘60 e ’70,                  condo me, è che l’Europa esca dalla crisi con
    cioè organo esecutivo delle decisioni dei governi                   delle istituzioni più deboli rispetto a quando c’era
    nazionali. E questo, secondo me, è bene dirlo con                   entrata.
    grande franchezza, senza coprirlo in modo ipocri-
    ta. Io lo ritengo, però, un gravissimo errore di                    Per concludere, il rischio di deindustrializzazione
    prospettiva, anzitutto perché i governi non sono                    dell’Italia e il rischio della perdita dell'unitarietà
    più 6 come erano negli anni ’60, ma sono 27, e il                   istituzionale dell'Europa con la rivincita dell'Euro-
    tasso di egoismo nazionale dei singoli governi                      pa intergovernativa, rappresentano a mio avviso
    rimane elevatissimo.                                                le due questioni chiave. Intendiamoci, il ruolo
                                                                        degli Stati e dei governi è e rimane fondamentale;
    In questo ragionamento si inserisce la grave re-                    il problema vero è essere in grado di trovare un'i-
    sponsabilità, a parer mio, che la cancelliera tede-                 stanza comune che riesca a guidare questi pro-
    sca si è assunta nel bloccare un piano straordina-                  cessi. Ma il percorso verso l’uscita dalla crisi deve
    rio di intervento per il sostegno delle economie                    passare attraverso questi due binari, un binario
    dell'Europa centro orientale, creando un danno                      tutto italiano che assicuri il futuro imprenditoriale
    per tutta l’Europa, e in particolar modo per noi                    del nostro Paese mediante risposte adeguate da
    italiani che siamo sempre il primo o il secondo                     parte del sistema, da parte degli operatori, da
    paese investitore in quelle economie. Quell'inter-                  parte delle istituzioni, trovando insieme le giuste
    vento, che è stato poi facilmente interpretato co-                  realizzazioni; un binario europeo che punti al
    me legato alle imminenti elezioni nazionali nel                     ripristino di una dimensione comunitaria, forte ed
    paese della Merkel, dettato quindi dall’egoismo                     efficace, senza la quale difficilmente potremo usci-
    nazionale, ha messo in luce una questione che                       re dalla crisi.
    ritengo cruciale, vale a dire il grave rischio di un’-
                                                                        Oggi i problemi incombono in modo talmente
    Europa in cui la parte comunitaria è completa-
                                                                        palese su chi li deve risolvere che chiedere alle
    mente sottomessa alla parte intergovernativa. E’
                                                                        opinioni pubbliche di assumersi responsabilità
    quindi di fondamentale importanza ristabilire un
                                                                        assieme alle classi dirigenti è oggi molto più fatti-
    giusto e corretto equilibrio tra i due livelli, perché
                                                                        bile rispetto a prima. L’importante è voler fare
    è soltanto attraverso uno spirito unitario che l'Eu-
                                                                        tutto ciò perché, come dicevo in precedenza, se
    ropa può riuscire a raggiungere i suoi grandi
                                                                        c’è un momento in cui è possibile farlo forse è
    obiettivi, vale a dire l'obiettivo degli euro-bonds,
                                                                        proprio questo: nel Paese infatti esiste, da una
    l’obiettivo dei global legal standard, l’obiettivo di
                                                                        parte, una stabilità politica come forse mai abbia-
    un endorcement delle regole e l’obiettivo fonda-
                                                                        mo avuto, con la presenza di un esecutivo forte;
    mentale della costruzione di una nuova architet-
                                                                        dall’altra, una capacità di dialogo tra le parti politi-
    tura finanziaria.
                                                                        che che non si è mai vista nella storia recente del
    Fortis nel suo volume cita il caso dei mutui subpri-                nostro Paese. Io credo, quindi, che sarebbe un
    me, ossia dei mutui concessi a persone che pale-                    grosso errore non cogliere le possibilità che si

8       Atti presentazione libro “La crisi mondiale e l’Italia” ‐ Milano, 27 aprile 2009
Enrico Letta
    presentano in questo particolare momento, rin-
    viando al futuro la realizzazione di tutte quelle
    riforme, anche faticose, che potrebbero realmen-
    te consentire al nostro Paese di uscire più forte
    dalla crisi.

    Grazie.

9      Atti presentazione libro “La crisi mondiale e l’Italia” ‐ Milano, 27 aprile 2009
Giulio Tremonti
                      Nomina Sunt Consequentia                           poi ancora nel 2005 con il volume “Rischi fatali”, e
                      Rerum (I nomi sono corrisponden-                   infine nel 2007 con “La paura e la speranza”.
                      ti alle cose n.d.r.): Marco Fortis.                E, finalmente, nell’assemblea del Fondo moneta-
                                                                         rio internazionale tanti rappresentanti e tanti Paesi
                      Non è frequente che idee forti,                    hanno cominciato a discutere della crisi come
                      come quelle contenute nel libro                    originata dalla globalizzazione. Dico finalmente
     di Fortis, siano rappresentate in Italia; si può esse-              perché non credo che il problema della crisi vada
     re d’accordo o in disaccordo con quanto esprime                     visto in un’ottica di quantità o di tempistica, quan-
     l’autore, ma oggettivamente è un libro che marca                    to piuttosto in un’ottica di cause e di origini, e
     e cifra con molta forza una linea di pensiero. Ed è                 questo sta venendo fuori con grande intensità.
     questa la ragione del particolare apprezzamento
     che ho per Marco, per i suoi scritti, per la sua atti-              La mia idea è che la globalizzazione sia stata la
     vità.                                                               conseguenza naturale di un fatto politico. L’origi-
                                                                         ne dei fatti risale a vent’anni fa con la caduta del
     In questo intervento dividerò le mie considerazio-                  Muro di Berlino avvenuta nel 1989; oggi, a vent’-
     ni in base al titolo del suo libro “La crisi mondiale               anni di distanza da quell’evento storico-politico,
     e l’Italia”; parlerò quindi di “mondo” e di “Italia”,               viviamo una fase della crisi. Ma venti anni, in sen-
     sotto il comune denominatore della crisi.                           so storico, sono un tempo minimo, sono un tem-
     In merito alla crisi mondiale, inizierò parlandovi                  po breve. La storia della lunga durata, di solito,
     delle riunioni che ho avuto negli ultimi giorni a                   occupa decenni e decenni e l’avvicendarsi di una
     Washington, dove ho incontrato il signor                            generazione con l’altra; mai nella storia dell’uma-
     “Capitalismo”, il signor “Mercato finanziario” e i                  nità fatti così intensi si sono verificati in un tempo
     signori “Governi”, verificando i rispettivi stati di                così breve tanto da poter essere iscritti nella vita di
     salute e le rispettive visioni del mondo. Userò,                    un uomo. Certo, la storia dell’umanità ha vissuto
     quindi, tre parole chiave: crisi, governi, regole; ne               fenomeni di grande e intenso cambiamento e,
     parlerò molto brevemente perché vorrei soffer-                      quindi, denominabili come crisi in senso alto, ma
     marmi soprattutto sull’Italia.                                      mai si sono esplicati in tempi così brevi.
     Crisi. La parola crisi deriva dal greco krisis, che a               La scoperta geografica dell’America, ad esempio,
     sua volta deriva da crino, che vuol dire                            ha rotto il vecchio ordine chiuso del Continente,
     “divisione” (e non per caso noi usiamo la parola                    attivando delle meccaniche che si sono poi svi-
     crinale); krisis, quindi, come marcatura di disconti-               luppate in tutti i domini, da quello religioso, a
     nuità, come forza nel marcare il passaggio da                       quello politico, agli assetti culturali e mentali del
     una fase all’altra. E certamente noi ci troviamo in                 vecchio Continente, aprendo poi verso la grande
     una fase di crisi, la cui intensità, anche storica, è               rivoluzione. Ma si è trattato di un processo che ha
     forse troppo presto per definirla. Credo, infatti,                  richiesto tempi lunghi.
     che una valutazione seria in ordine a quello che è
                                                                         La scoperta, non geografica ma economica, dell’-
     successo in questi anni debba e possa essere fatta
                                                                         Asia ha accelerato i tempi in un modo impressio-
     solo con un certo distacco storico.
                                                                         nante: nel 1989 cade il Muro di Berlino, nel 1994
     La mia opinione, non recente, è che l’origine di                    con gli “Accordi di Marrakech” viene istituita la
     questa crisi stia non tanto in alcuni epifenomeni,                  World Trade Organization e con essa viene defi-
     ossia in alcuni fatti che poi hanno determinato                     nita una nuova geografia politica; il mondo viene
     un’accelerazione dei processi, ma sia ben più                       unificato in un’unica ideologia mercantile e, posi-
     profonda e più radicale.                                            tivamente, pacifica. L’11 dicembre 2001 viene
                                                                         firmato l’Accordo di ingresso dell’Asia nella World
     Cercherò di dare una lettura “marxista” dei fonda-                  Trade Organization. Il tutto è avvenuto pertanto
     mentali di questa crisi, così come ho sempre cer-                   in tempi rapidissimi.
     cato di fare: l’origine della crisi non si trova nei
     subprime; i subprime sono l’epifenomeno rispetto                    Nel 1995, ne “Il fantasma della povertà” ho tenta-
     al fenomeno sottostante. Io credo che l’origine                     to di identificare quelli che potevano essere an-
     della crisi stia nella globalizzazione per come è                   che i lati oscuri del processo di globalizzazione
     stata fatta, per i tempi con cui è stata realizzata e               che stava per essere forzato con una deterministi-
     per le leve utilizzate per compierla. E’ un ordine di               ca a mio parere, non troppo illuminata, frutto di
     pensiero che ho cercato di esporre già nel 1995                     scelte politiche che hanno compresso ed esploso
     in un libro intitolato “Il fantasma della povertà”,                 un processo che invece richiedeva tempi molto

10       Atti presentazione libro “La crisi mondiale e l’Italia” ‐ Milano, 27 aprile 2009
Giulio Tremonti
     più lunghi. Ed ora paghiamo i conti di quelle scel-                 proposito dei 50 campioni, sia quantomeno lieve-
     te. Con ciò non voglio dire che la globalizzazione                  mente colbertista. Noi, invece, abbiamo distrutto
     doveva essere fermata, dico solo che è stata spin-                  parte del nostro sistema produttivo affidandolo al
     ta in modo troppo frenetico e che il miracolo i-                    mercato. Pertanto un’altra questione che dovrà
     stantaneo della globalizzazione è stato finanziato                  essere posta è la seguente: siamo sicuri che le
     con un eccesso di ricorso alla finanza. E adesso,                   privatizzazioni che sono state compiute in Italia
     anche nelle sedi internazionali più accreditate si                  siano state fatte tutte bene ed abbiano avuto solo
     comincia ad attribuire agli squilibri globali la ca-                risvolti positivi, e non abbiano invece marcato
     scata dei fenomeni ora in atto, che è un modo                       alcuni elementi di riduzione dell’efficienza indu-
     un po’ culto per dire quello che io ho cercato di                   striale del nostro Paese? Io non sono contro le
     dire in modo più semplice nel mio libro, parlando                   privatizzazioni, ma ritengo necessario un atteggia-
     degli squilibri causati dalla globalizzazione. Che, in              mento critico nel valutare i processi di privatizza-
     sé, è un processo totalmente positivo, mentre                       zione che sono stati portati avanti nel nostro Pae-
     non completamente positiva è la scelta di tempi-                    se, in termini di quantità, di tempi e di modi. E la
     stica e di tecnica con cui è stato portato avanti.                  mia sommessa valutazione è che non tutte le
                                                                         privatizzazioni siano state realizzate nel modo
     Per essere chiari, fino a qualche anno fa nel no-
                                                                         giusto, andando a indebolire piuttosto che a raf-
     stro vecchio ordine continentale erano in vigore
                                                                         forzare il sistema produttivo industriale italiano,
     meccanismi di quote e di dazi imposti dall’Europa
                                                                         per lo meno in alcuni settori
     verso l’Asia, che gradualmente e con intelligenza
     sono stati eliminati; non sono stati cancellati di                  Ma ritorniamo ai Governi.
     colpo, in base a una logica illuminata secondo la
                                                                         Nel suo intervento, Enrico Letta ha fatto riferimen-
     quale la nuova religione terrestre del mercatismo
                                                                         to al fatto che in questa crisi “ha perso l’Europa
     avrebbe dovuto portare l’umanità, per vie econo-
                                                                         comunitaria e quindi, forse, perderà l’Europa”. Io
     miche e non per vie politiche nazionali classiche,
                                                                         correggo in parte questo tipo di valutazioni, per-
     alla felicità. Voglio usare un’immagine: con la
                                                                         ché non credo sia colpa dei governi se si è regi-
     globalizzazione si è aperto un oceano e 6 miliardi
                                                                         strato un relativo declino della capacità di valuta-
     di persone avrebbero dovuto attraversarlo a nuo-
                                                                         zione della realtà e di intervento della Commissio-
     to senza la “nave” degli Stati, cioè senza la politica.
                                                                         ne. Nel giugno del 2008, in occasione di un in-
     E’ questa l’ideologia che ha dominato gli ultimi
                                                                         contro dell’Eurogruppo in cui era stata posta la
     anni, e certamente l’ultimo decennio; una ideolo-
                                                                         questione relativa alla Northern Rock, la Commis-
     gia che negava la Politica, negava gli Stati e affi-
                                                                         sione europea aveva ribadito la regola del divieto
     dava tutto al Mercato, dischiudendo questo ocea-
                                                                         degli Aiuti di Stato dimostrando, a mio avviso, di
     no di felicità progressiva e di benessere all’eserci-
                                                                         essere fuori dal senso del tempo di una crisi che
     zio di nuoto individuale per 6 miliardi e oltre di
                                                                         già aveva iniziato a manifestarsi; vietare l’interven-
     persone.
                                                                         to del governo su Northern Rock era quantome-
     Governi. Oggi stiamo assistendo al ritorno dei                      no un pochino fuori dalla logica comune. Per
     Governi, al ritorno della mano pubblica. E’ da                      fortuna l’intervento su Northern Rock in seguito ci
     molto tempo che io sostengo che è impossibile                       è stato, e vi sono stati poi tutti i successivi, e que-
     pensare o ragionare solo in termini di mercato. E                   sto grazie all’intervento dei governi che sono sce-
     adesso, finalmente, i Governi tornano ad assume-                    si in campo con il Vertice di Parigi che, abrogan-
     re il ruolo che a loro compete. Riprendendo l’im-                   do la regola del divieto degli Aiuti di Stato nel
     magine dell’oceano, i Governi sono come navi                        settore bancario, ha consentito di ridurre una crisi
     che aiutano le persone ad attraversare una diste-                   che diversamente sarebbe stata drammatica. Le
     sa d’acqua che altrimenti da sole non riuscirebbe-                  banche, infatti, dato il loro ruolo sistemico non
     ro a percorrere.                                                    devono e non si possono lasciar fallire. E se non ci
                                                                         fosse stato il Vertice di Parigi, organizzato su inizia-
     Per tanti anni sono stato accusato di essere anti-
                                                                         tiva di alcuni Paesi europei, questo probabilmente
     mercatista – l’insulto più grave per chi oggi si
                                                                         sarebbe successo, con tutte le conseguenze nefa-
     occupa di economia – o di essere colbertista,
                                                                         ste che ne sarebbero derivate.
     aggettivo che fino a qualche tempo fa era consi-
     derato almeno in Italia con un’accezione negati-                    Il Governo italiano aveva anche proposto di costi-
     va. A me risulta, tuttavia, che la politica che sta                 tuire un Fondo europeo di salvataggio, ma pur-
     portando avanti la Francia, e di cui parlava mi                     troppo tale proposta non è stata accettata da
     pare con apprezzamento anche Enrico Letta a                         molti Stati che hanno preferito “fare per conto

11       Atti presentazione libro “La crisi mondiale e l’Italia” ‐ Milano, 27 aprile 2009
Giulio Tremonti
     proprio”. Probabilmente oggi i governi di questi                    quando dice che nell’attuale fase storica stiamo
     Paesi si sono pentiti di non aver accettato l’ipotesi               assistendo ad un declino relativo della Commis-
     più europea del Fondo comune di salvataggio                         sione e a un rafforzamento del ruolo dei governi,
     avanzata dal Governo italiano: il valore di quel                    che quindi il pendolo della storia è di nuovo pas-
     messaggio sarebbe stato molto più forte dei capi-                   sato dal livello comunitario al livello governativo.
     tali messi in campo, e i governi nazionali avrebbe-                 Io penso però che la questione principale sia la
     ro potuto, forse, mettere a disposizione una                        presenza dell’Europa nel mondo: il mondo si sta
     quantità minore di capitali a sostegno delle pro-                   organizzando in strutture, come il G20, che han-
     prie economie in difficoltà. In altre parole, con                   no molti elementi positivi – più positivi che negati-
     “meno” si sarebbe ottenuto di “più”, e in quel                      vi – ma quale posizione ricopre l’Europa in orga-
     “meno” vi era naturalmente lo sforzo comune di                      nismi di quel tipo? Non credo che sia interesse
     tutti i Governi. Sono prevalse invece le scelte na-                 dell’Europa entrare in strutture che hanno l’archi-
     zionali, ma nell’insieme il Vertice di Parigi, con le               tettura del Commonwealth, magari più Common
     decisioni che in esso sono state prese, è stato                     che Wealth. Strutture di quel tipo, generalizzate e
     fortemente positivo.                                                estese in quei termini, ridurrebbero drammatica-
                                                                         mente il ruolo dell’Europa se l’Europa continuas-
     Al Vertice di Parigi è poi seguito il G20 di Washin-                se a presentarsi in quelle sedi separata e isolata,
     gton, con il quale è apparsa una formula politica                   con ciascuno Stato portatore dei suoi particolari
     di gestione della crisi mondiale assolutamente                      interessi e non portatore di una visione comune
     straordinaria: i governi conservano la loro sovrani-                dell’Europa, come invece dovrebbe essere coe-
     tà ma concordano tutti insieme una politica di                      rente col fatto che potenzialmente siamo l’area
     sostegno alle economie; quindi ciascuno per con-                    culturalmente, economicamente e politicamente
     to proprio, ma tutti insieme in base a un indirizzo                 più forte del mondo.
     politico comune. Nel recepire tale formula politica
     è stata esemplare l’Europa che di ritorno dal G20                   Infine le Regole. Non si può immaginare che le
     ha elaborato il “Recovery Plan Europeo”, il quale                   regole siano un optional. Le regole, trasmettendo
     dopo poche ore è stato declinato da tutti i gover-                  fiducia, sono essenziali per uscire dalla crisi e per
     ni europei, ciascuno secondo il proprio contesto.                   evitare che la fine di questa crisi sia solo la prepa-
     Il G20 marca quindi una novità straordinaria in                     razione di una crisi futura. E quando parlo di re-
     termini di struttura e di azione politica, introdu-                 gole non mi riferisco solo alle regole del mercato
     cendo un principio di governance mondiale, in                       finanziario introdotte dagli operatori per organiz-
     base al quale ciascun Governo agisce autonoma-                      zarsi secondo criteri comuni, ma mi riferisco alle
     mente, ma in sintonia con gli altri Paesi del mon-                  regole politiche, alle regole giuridiche, nel senso
     do.                                                                 alto e nobile del termine.
     Infine l’ultimo G20 di Londra ha segnato un ulte-                   L’11 maggio, come Enrico Letta ben sa facendo
     riore sviluppo dell’azione politica, segnatamente                   anche lui parte della Commissione che prepara la
     non azioni coordinate dei singoli Governi, ma                       Conferenza, si incontreranno a Roma i maggiori
     una azione collettiva dei Governi tutti insieme. E                  giuristi del mondo per una discussione in merito
     la sostanziale trasformazione del Fondo moneta-                     alla definizione del Global legal standard. Si tratta
     rio internazionale in una Banca centrale globale                    di un tentativo molto utopistico, se volete; ma
     sta proprio in questa logica. I finanziamenti con-                  meglio pensare in termini di utopia che non illu-
     cessi dal Fondo monetario sono stati decisivi, poi-                 dersi che la prassi sia sufficiente, preparando così
     ché hanno evitato che le criticità dei singoli Paesi                la prossima crisi. Mettere intorno a un tavolo cul-
     lungo la fascia di crisi che va dal Baltico al Medi-                ture politiche e giuridiche diverse di certo non è
     terraneo avessero pericolosi effetti a cascata. La                  semplice: vi saranno evoluzioni, sviluppi, freni,
     trasformazione del Fondo monetario internazio-                      accelerazioni. E’ il primo tentativo dopo tanti anni,
     nale in una Banca centrale globale renderà tutta-                   ma la nostra speranza è di riuscire a definire, al-
     via necessarie alcune considerazioni in termini                     meno in termini generali, una tavola comune.
     politici: anzitutto, cosa comporta in termini di “No                Dopo aver parlato di Mondo, ora mi soffermerò
     taxation without representation” questo trasferi-                   sull’Italia.
     mento delle scelte ai livelli superiori e non parla-
     mentari; ma anche che cosa vuol dire democra-                       Attribuendo grande importanza ai numeri, mi
     zia in un contesto con queste caratteristiche.                      permetto di sottolineare come, nel presente, i
                                                                         numeri dell’Italia non siano così negativi come,
     Tornando all’Europa, ha ragione Enrico Letta                        invece, sono stati presentati in tutti questi anni da

12       Atti presentazione libro “La crisi mondiale e l’Italia” ‐ Milano, 27 aprile 2009
Giulio Tremonti
     una certa affittiva rappresentazione del nostro                     dotti petroliferi sono scesi. Quando la tassa era
     Paese. Il nostro Paese ha 60 milioni di abitanti e                  stata introdotta si negava l’esistenza della specula-
     un Pil di tutto rispetto, che è pari alla somma di                  zione nell’andamento dei prezzi, sostenendo che
     due grandi player di cui si dice essere il futuro del               il rialzo era dovuto a un problema di fondamen-
     mondo. E’ un Pil fatto di produzioni più tradizio-                  tali. Ma ora, dopo che le quotazioni del petrolio
     nali – di abbigliamento, di calzature, di mobilio,                  sono passate da 80 a 140 dollari al barile, con
     di piastrelle ceramiche e via dicendo – ma è ben                    future a 200 dollari, e sono poi ridiscese a circa 50
     lontano dall‘essere il Pil più piccolo del mondo,                   dollari al barile, si può ancora sostenere che all’o-
     nonostante non possa fare affidamento, ad esem-                     rigine del rialzo dei prezzi vi fosse un problema di
     pio, sul petrolio.                                                  fondamentali, e non vi fosse invece dell’altro?
                                                                         C’era chi sosteneva che a causare l’aumento dei
     E’ poi naturale perdere delle quote sulle percen-
                                                                         prezzi fosse stata la tassa sui petrolieri; ma adesso
     tuali del commercio mondiale dato l’ingresso di
                                                                         che i prezzi sono scesi, che ruolo si ritiene abbia
     nuovi competitor sul mercato mondiale: volendo
                                                                         giocato la Robin Hood Tax? Ha contribuito al
     fare un esempio figurato, se la torta si allarga per
                                                                         rialzo dei prezzi? Ha contribuito alla loro riduzio-
     l’entrata di nuovi competitor, o meglio, se la di-
                                                                         ne? O è indipendente da tutto ciò?
     stanza da percorrere si allunga passando da 100
     a 400 metri di percorso è irragionevole pensare                     Nel nostro programma elettorale si parlava inoltre
     di poter percorrere tutti i 400 metri alla stessa ve-               chiaramente di “una crisi che arriva e che si ag-
     locità con la quale prima si percorrevano i 100                     grava”, e anche nel DPEF vi era la previsione di
     metri. Questo per dire che non credo sia intelli-                   una crisi imminente. Ma l’opposizione sostiene
     gente individuare nella contrazione delle quote di                  che se davvero avessimo previsto l’arrivo della
     commercio mondiale dell’Italia il declino del no-                   crisi non avremmo ridotto l’Ici. A parte il fatto che
     stro Paese: la distanza aumenta, la torta diventa                   la riduzione dell’Ici era un impegno elettorale – e
     più grande e c’è quindi più spazio per tutti. E’                    quindi in quanto tale andava mantenuto, anche
     quindi naturale che le nostre quote di commercio                    perché nella stabilità politica vi è un fattore eco-
     mondiale si riducano.                                               nomico, e la stabilità politica implica realizzare ciò
     Sul piano della crescita, negli ultimi anni alcuni                  che è stato promesso – io l’Ici l’avrei ridotta in
     Paesi ci avevano superato, ma ora è evidente che                    ogni caso. Dovendo infatti abbassare l’imposizio-
     ci avevano superato in retromarcia, come bene                       ne fiscale, credo sia giusto partire da una tassa
     ha messo in evidenza il libro di Marco Fortis.                      come questa, anche se l’opposizione la ritiene
                                                                         una tassa sulle case dei ricchi. Ma se così fosse,
     Il libro di Fortis, partendo dall’estate del 2008 e                 non capisco perché i nostri predecessori nel dise-
     arrivando grosso modo fino ad oggi, prende l’ar-                    gnare la curva delle imposte avevano previsto la
     co di vita del Governo, che è inferiore all’anno. Io,               detrazione per l’Ici su tutte le prime case.
     oggettivamente, non credo che le cose fatte dal
     Governo in questo arco temporale siano tutte                        Ma questi sono tutti dettagli. In vista della crisi, noi
     negative; e il dialogo con l’opposizione è sicura-                  abbiamo cercato di fare le cose che ci sembrava-
     mente auspicabile se la discussione è paritetica –                  no giuste, mettendo in sicurezza i conti pubblici
     come lo è con Enrico Letta – ma è difficile ragio-                  con una Legge Finanziaria triennale. Se non ci
     nare con chi, ancor prima di iniziare la discussio-                 fosse stato questo meccanismo, l’esplosione della
     ne, chiede di firmare un capitolato di resa politica                crisi ci avrebbe messo in grosse difficoltà.
     e ideologica incondizionata. Se ci fosse un atteg-                  E anche grazie a questo intervento ora dall’estero
     giamento meno negativo, se la discussione fosse                     valutano i conti pubblici italiani in maniera sicura-
     meno drammatica, più laica, più pacata, sarebbe                     mente più positiva rispetto a qualche tempo fa.
     di gran lunga positivo per tutti.                                   Indubbiamente c’è un deterioramento dei rap-
                                                                         porti (debito/Pil, deficit/Pil), ma ciò in dipendenza
     Faccio alcuni esempi.                                               della mancata crescita, e quindi dei mancati getti-
     L’opposizione non può chiedere la restituzione                      ti, e non in conseguenza di politiche sbagliate.
     del fiscal drag quando, per la prima volta nella
                                                                         Da più parti ci chiedono di fare più deficit, ma io
     storia recente di questo Paese, il saggio di inflazio-
                                                                         non credo che ciò sia consentito al nostro Paese,
     ne programmata è superiore al saggio di inflazio-
                                                                         e non credo neppure che la cura di una malattia
     ne reale.
                                                                         causata da un eccesso di debito consista nel fare
     E ancora non può chiedere di cancellare la Robin                    ancora più debito. Ci chiedevano inoltre di detas-
     Hood Tax con la motivazione che i prezzi dei pro-                   sare le tredicesime, ma a me non sembrava la

13       Atti presentazione libro “La crisi mondiale e l’Italia” ‐ Milano, 27 aprile 2009
Giulio Tremonti
     scelta giusta perché il problema non era sostene-                   quio politico e democratico.
     re i consumi, ma in generale aiutare chi ne aveva
                                                                         Per concludere, noi abbiamo cercato di mettere
     bisogno. E adesso mi sembra che ci sia un certo
                                                                         in campo politiche adeguate a superare la crisi
     consenso in merito al fatto che quella di detassa-
                                                                         che fossero compatibili con la nostra struttura di
     re le tredicesime era una scelta sbagliata.
                                                                         conti pubblici, e credo che i risultati raggiunti sia-
     Io sono stato demonizzato per l’introduzione del-                   no positivi. In caso contrario avremmo avuto tutti
     la Carta Acquisti, perché si diceva essere uno stru-                i giornali tapezzati di giudizi negativi sulla nostra
     mento per marcare la povertà (ma allora non                         politica, e le misure da noi adottate non sarebbe-
     capisco perché la Family Card introdotta dal Co-                    ro state relegate alle brevi di cronaca.
     mune di Bologna, che è sostanzialmente la stessa
                                                                         Detto questo, il nostro è un Paese con importanti
     cosa, sia stata accolta favorevolmente dalle stesse
                                                                         elementi di forza che stanno venendo fuori pro-
     persone che invece criticano la Carta Acquisti
                                                                         prio con la crisi, non in assoluto, ma in rapporto
     introdotta dal Governo). In realtà noi abbiamo
                                                                         agli altri Paesi:
     semplicemente riprodotto un modello straniero di
     Carte di credito per il cibo, meccanismo che ades-                  1) l’Italia è un Paese che non ha grandi metropoli
     so è purtroppo diffusissimo in America.                             circondate da enormi e destabilizzanti anelli di
                                                                         periferia, ma ha oltre 8.000 Comuni e numerose
     Sempre relativamente alla Carta Acquisti, ci han-
                                                                         piccole e medie città, ossia strutture sociali molto
     no accusato di aver sbagliato perché l’abbiamo
                                                                         più forti e più capaci di assorbire l’impatto della
     prevista per 1.300.000 soggetti, quando invece
                                                                         crisi che non le banlieu o gli anelli di devastanti
     l’hanno richiesta solo poco più di mezzo milione
                                                                         periferie;
     di persone. Ma il problema è che in Italia non
     esiste una “banca dati della povertà” e i meccani-                  2) l’Italia è un Paese che ha ancora la famiglia
     smi intelligenti costruiti negli anni ’90 per identifi-             come struttura sociale portante, diversamente da
     care la povertà – noti come ISEE – sono di una                      altri Paesi in cui il ruolo sociale della famiglia è
     enorme complicazione. Bisognerà, quindi, proce-                     molto minore essendo più forte il ruolo sociale
     dere anzitutto con la creazione di una “banca                       dello Stato.
     dati della povertà”, partendo da un collegamento
     tra le banche dati fiscali e le banche dati dell’Inps,              Per molto tempo i Paesi nordici, con le loro strut-
     che ad oggi non esiste. Basti pensare a come                        ture sociali fortemente incentrate sul ruolo dello
     spesso i decessi non vengano comunicati con                         Stato, sono stati portati ad esempio di modelli
     tempestività all’Inps, al contrario di quanto avvie-                sociali evoluti; ad oggi, però, sono quasi tutti mez-
     ne con il fisco, con la conseguenza che non c’è                     zi falliti. Io tra il ruolo sociale dello Stato e il ruolo
     mai una corrispondenza tra i numeri di decessi                      sociale della famiglia preferisco quest’ultimo, an-
     che risultano all’Inps e il numero di decessi che                   che se questo non significa che debba fare tutto
     risultano al fisco.                                                 la famiglia. E, infatti, a supporto della famiglia noi
                                                                         abbiamo l’Inps, con il sistema dei pre-
     In ogni caso, le risorse stanziate per la Carta Ac-                 pensionamenti che funzionano da ammortizzato-
     quisti sulla base della stima di 1.300.000 soggetti                 ri sociali, e le pensioni di invalidità che purtroppo
     in stato di necessità sono ancora disponibili e sa-                 negli ultimi anni sono cresciute anche in dipen-
     ranno utilizzate in tale comparto, consapevoli che                  denza di una applicazione asimmetrica del fede-
     l’impatto della crisi è stato molto forte, soprattutto              ralismo fiscale. Io non credo, quindi, che il model-
     verso il basso. Tale strumento potrà essere miglio-                 lo sociale italiano sia così negativo come ce lo
     rato con la discussione di tutti, con i Comuni, con                 rappresentano. E credo che la riforma delle pen-
     il mondo del non-profit e del volontariato, tenen-                  sioni cui si è giunti attraverso le ultime legislature
     do sempre presente l’importanza di sostenere i                      sia una buona riforma, che ha funzionato e sta
     consumi, ma non come valore assoluto.                               funzionando. Riguardo agli armonizzatori sociali
                                                                         si possono introdurre delle varianti. Nell’emergen-
     A mio avviso, infatti, uno degli aspetti positivi di                za abbiamo aggiunto al meccanismo esistente
     questa crisi è proprio la scomparsa della figura                    quante più risorse potevamo, e credo che l’ag-
     politica del Consumatore, quale portatore di valo-                  giunta di 9 miliardi in 6 mesi non sia esattamente
     ri superiori e sintesi globale del nuovo e moderno                  un intervento marginale.
     pensiero positivo e, conseguentemente, il riemer-
     gere della figura del Cittadino. Io conosco l’uomo                  C’è chi sostiene che la crisi sia il momento miglio-
     e i valori spirituali; non riconosco invece il Consu-               re per fare le riforme. A costoro io rispondo ri-
     matore come entità superiore a cui prestare osse-                   prendendo le parole del Fondo Monetario Inter-

14       Atti presentazione libro “La crisi mondiale e l’Italia” ‐ Milano, 27 aprile 2009
Puoi anche leggere