Atti della presentazione del volume "La crisi mondiale e l'Italia" di Marco Fortis - Milano, 27 aprile 2009
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Atti della presentazione del volume “La crisi mondiale e l’Italia” di Marco Fortis Milano, 27 aprile 2009
Società editrice il Mulino Milano, lunedì 27 aprile 2009 Sala Assemblee di Edison - Foro Buonaparte, 31 Presentazione del volume La crisi mondiale e l’Italia di Marco Fortis Introduce Umberto Quadrino Intervengono insieme all’autore Enrico Letta e Giulio Tremonti Modera Alberto Quadrio Curzio 2 Atti presentazione libro “La crisi mondiale e l’Italia” ‐ Milano, 27 aprile 2009
Umberto Quadrino Buongiorno a tutti. occupa nel governo italiano, per il ruolo che gio- ca in molte istituzioni internazionali, dal G8 al Grazie di essere intervenuti così Fondo Monetario, ma perché è stato forse l’unico numerosi alla presentazione del al mondo dei grandi protagonisti dell’economia volume di Marco Fortis “La crisi mondiale a prevedere quello che sarebbe acca- mondiale e l’Italia” che raccoglie duto. Voglio citare due passaggi di previsioni di una serie di articoli di analisi della crisi economica Giulio Tremonti in periodi non “sospetti”: 1) Cor- in atto, comparsi recentemente su “Il Messagge- riere della Sera del 12 novembre 2006, “Oggi la ro” e altre testate. Come Presidente della Fonda- crisi immobiliare Usa è molto forte. Le ipotesi sono zione Edison sono onorato di avere insieme a me due. La prima: il passaggio dal boom allo sboom il ministro Tremonti, l’onorevole Letta, il Professor non ha causato il collasso perché il sistema finan- Quadrio Curzio e l’autore del libro, per discutere ziario è bene equilibrato, ha assorbito la crisi e di questi temi. può ripartire. La seconda è quella di una crisi La Fondazione Edison ha da sempre prestato strutturale tipo 1929. Io spero nella prima ipotesi, grande attenzione ai temi del modello di sviluppo ma temo la seconda”. L’11 agosto 2007 sempre italiano incentrato sull’economia reale, sui distretti. sul Corriere della Sera scriveva Giulio Tremonti “in Ed è stata una voce solitaria negli ultimi anni, America si trovano il principio e la fine di una crisi quando si parlava di declino del modello di svi- potenzialmente globale. La crisi dell’economia luppo italiano basato appunto sui distretti e sulle finanziaria diventa sempre crisi dell’economia piccole e medie imprese. E’ stata una voce che si reale. La crisi dell’America diventa sempre crisi del è levata per sostenere ancora la vitalità e l’impor- mondo. La cosa positiva è che Governi e Autorità tanza del nostro sistema economico e contrastare monetarie, se lo capiscono e lo vogliono, posso- le affermazioni di coloro che consideravano or- no ancora intervenire”. Mi sembra che o non mai in declino il modello del nostro sviluppo, l’hanno capito o non hanno voluto capirlo, per- comparandolo a quello di altri Paesi che invece, ché è passato un anno e poi è scoppiata la crisi. basandosi sullo sviluppo dell’immobiliare e di una Quindi, dopo la paura attendiamo da Giulio Tre- certa finanza creativa, avevano tassi di sviluppo monti, spero, qualche parola di speranza. superiori ai nostri. La storia, al contrario, ci dice Enrico Letta ha sempre seguito con grande atten- che il nostro modello non è affatto morto, ma è zione l’economia reale del nostro Paese. E’ stato ancora vivo e vitale nonostante la presente crisi ministro dell’Industria e con Pierluigi Bersani ha economica, e che quei paesi che avevano fatto scritto nel 2004 “Viaggio nell’economia italiana” troppo affidamento su ricette di sviluppo sui distretti e le piccole e medie imprese, ripren- “drogato” oggi si trovano in difficoltà più grandi dendo temi che ci sono molto cari come Fonda- della nostra. Quando è scoppiata la crisi, la Fon- zione Edison, e ci ha fatto anche l’onore di una dazione ha cercato di capirne le motivazioni, di sua prefazione pubblicata nel libro “Industria e analizzarne le conseguenze, e di vedere quali Distretti” a cura di Fortis e Quadrio Curzio. Nel potevano essere le ripercussioni sul nostro siste- corso di questa crisi è più volte intervenuto, sotto- ma economico, analizzando ancora i punti di lineando l’importanza di mantenere intatta la forza e di debolezza dell’Italia. Speriamo oggi di macchina produttiva del nostro Paese. ottenere attraverso questo dibattito delle informa- zioni utili sul punto in cui siamo: c’è un generale Alberto Quadrio Curzio è Presidente del Comitato desiderio di interpretare i primi sintomi di ripresa Scientifico della Fondazione Edison. Con Fortis in come quelli definitivi, anche se il direttore genera- questi anni ha analizzato molto approfondita- le del Fondo Monetario Internazionale Strauss- mente il modello del made in Italy, e nel corso di Kahn ci ammonisce che senza una pulizia nei questa crisi ha insistito sul progetto di emissione bilanci delle banche non ci sarà una ripresa dura- di titoli del debito europeo per promuovere un tura. La Quaresima è quindi ancora lunga, come importante progetto di sviluppo di opere infra- ha detto recentemente il professor Tremonti in strutturali in Europa, progetto che in sede interna- una riunione ufficiale del Fondo Monetario. zionale Tremonti aveva prospettato già rifacendo- si a Jacques Delors. Ma veniamo agli invitati, che non hanno certo bisogno della mia presentazione. Alberto Quadrio Curzio modererà il dibattito. Giulio Tremonti è ministro dell’economia; la sua Cedo, pertanto, a lui la parola. presenza è importante non solo per il posto che 3 Atti presentazione libro “La crisi mondiale e l’Italia” ‐ Milano, 27 aprile 2009
Alberto Quadrio Curzio Grazie. scala mondiale, fino alla creazione di monopoli che alla fine non avrebbero dei controlli adeguati. Mi associo al Dottor Quadrino con Così come dal volume è chiara la tesi che la crisi sentiti ringraziamenti al Professor nasce dagli Stati Uniti con una straordinaria molti- Tremonti e al Dottor Letta per aver plicazione del debito. Un dato che emerge da accettato l’invito della Fondazione ulteriori studi di Marco Fortis vorrei riportare alla Edison a presentare questo volume di Marco For- vostra attenzione: tra il 2001 e il 2007 il Pil ameri- tis. cano è cresciuto di 3.500 miliardi di dollari men- Come ha rilevato il Dottor Quadrino c’è una certa tre l’indebitamento dei settori non finanziari è consuetudine tra la Fondazione Edison e queste cresciuto di 12.500 miliardi di dollari. Quindi è due illustri personalità, consuetudine legata non chiaro che la crescita dell’indebitamento è stata di solo al contributo che essi hanno dato talvolta dimensioni tali che la stessa crescita del Pil reale alla presentazione di volumi curati dalla Fondazio- risulta largamente ridimensionata, diversamente ne Edison, ma anche ad una consonanza specifi- da quanto accaduto in Europa e in Italia dove la ca: la convinzione che il sistema italiano avesse crescita è stata più lenta, ma l’indebitamento è delle sue caratteristiche molto valide, molto solide stato molto più basso. di economia reale, caratteristiche espresse dal La tesi centrale del volume, pur con molte com- sistema delle piccole e medie imprese e dei di- parazioni, riguarda l’Italia e, sotto questo profilo, stretti, che certamente dovevano, potevano e Fortis prosegue quell’analisi che da anni ha ap- debbono migliorare, ma che non vanno sostituite profondito con contributi molto originali. E cioè da forme iperboliche di economia dei servizi e di che il sistema manifatturiero italiano è forte per- finanza creativa. Potrei pertanto anche dire che ché ha un surplus commerciale assai significativo, negli anni passati quando la Fondazione Edison soprattutto nelle “4 A”, e perché il sistema banca- sosteneva tesi considerate da molti retrograde, rio, alimentato dall’abbondante risparmio privato, essi ci hanno incoraggiato a proseguire nelle no- è solido. Il fatto che Fortis abbia portato all’eviden- stre convinzioni. za del pubblico un dato che solo pochi specialisti Oggi per molti versi sarebbe facile dire “Avevamo conoscevano, e cioè che l’indebitamento privato, ragione” e la tentazione di farlo è certamente l’indebitamento delle famiglie fosse intorno al forte. Tuttavia io credo che più importante dell’af- 35% del Pil, mentre in altri Paesi europei si supera fermazione “Avevamo ragione” sia interrogarsi su largamente il 100% del Pil, ha anche portato l’at- come possiamo uscire da questa crisi assai grave, tenzione sul cosiddetto debito aggregato pubbli- e se dopo questa crisi l’Italia, l’Europa e il mondo co-privato che non posiziona poi tanto male il saranno come prima. nostro Paese. Certo rimane il fatto che il debito pubblico è trattato tutti i giorni sui mercati e quin- Credo che il libro di Fortis, che è stato scritto in di nella determinazione dei prezzi dei titoli di stato tempo reale mentre gli eventi della crisi finanziaria e dei tassi si manifesta anche un premio di rischio, si svolgevano, non sia assolutamente una crona- a mio avviso sopravvalutato, che spesso ha pena- ca di tutto ciò che è accaduto; per quanto il libro lizzato l’Italia. Il debito privato, essendo un debito non sia una elaborazione ex post vi è tuttavia una microeconomico, non ha una corrispondente chiara linea interpretativa degli eventi accaduti, valutazione dei mercati e come tale non può ave- ed anche una linea prospettica su quanto a suo re neppure uno specifico rating. Ma esso determi- avviso – che condivido – dovremmo fare soprat- na la solidità del sistema bancario. tutto nel nostro Paese. E’ chiaro che la tesi fon- dante dell’elaborato è che l’economia reale in un Detto questo, ringrazio Fortis per questo elabora- paese sviluppato come l’Italia, giustamente detto to e subito passo la parola ai due relatori che, industrializzato, rimane il fulcro del sistema econo- ovviamente, sono attesi dal pubblico venuto così mico, e che ovviamente l’economia bancaria e numeroso. finanziaria è interrelata, deve essere interrelata, Lascerei la scelta di intervento ai due relatori. ma non è in grado di sostituire l’economia reale in un contesto di paesi sviluppati. Quindi vi è im- Inizia allora Enrico Letta e a seguire Giulio Tre- plicitamente l’affermazione che la delega produt- monti. tiva manifatturiera industriale ai paesi in via di Grazie ancora per aver accettato l’invito della sviluppo non è una delega attuabile se non cor- Fondazione Edison. rendo dei rischi di dimensioni gigantesche su 4 Atti presentazione libro “La crisi mondiale e l’Italia” ‐ Milano, 27 aprile 2009
Enrico Letta Grazie alla Fondazione Edison, gra- parte degli imprenditori italiani abbiano vissuto zie alla casa editrice “Il Mulino” che l’esperienza lavorativa da ex dipendenti rende il da sempre cura i libri della Fonda- tessuto imprenditoriale italiano totalmente diverso zione Edison, grazie a Marco Fortis rispetto agli altri. per le ricerche e i dati che ci propo- Porto il paragone della Francia che, diversamente ne. E grazie per questa occasione da noi, ha alcune decine di grandi imprese globa- di confronto in un momento come quello attuale li, diciamo 50; il governo francese può intervenire, in cui tutti siamo desiderosi di comprendere e sicuramente interverrà se necessario, a soste- quanto è accaduto negli ultimi mesi e di capire gno di ciascuna di esse in questo momento di come il nostro Paese possa uscire più forte, o al- crisi; quando la crisi terminerà i 50 “campioni” meno evitare di uscire più debole, da questa crisi francesi ci saranno ancora tutti, o se non saranno di cui l’Italia non ha nessuna colpa, come giusta- tutti 50, saranno 48, ma la Francia potrà ripartire mente diceva prima Alberto Quadrio Curzio. Si da lì. Noi, invece, non abbiamo un elevato nume- tratta infatti, come bene argomenta anche Marco ro di grandi imprese. Ma abbiamo 4 milioni di Fortis nel suo volume “La crisi mondiale e l’Italia”, imprenditori che giorno dopo giorno affrontano di una crisi originata dall’economia americana la difficile situazione di crisi in cui si sono venuti a che per anni è stata “drogata” con un aumento trovare; e che ogni giorno si pongono la doman- esponenziale dell’indebitamento privato, vale a da se sia conveniente tenere duro in questa fase dire del debito di famiglie, imprese, banche. di difficoltà o se invece non sia più ragionevole Su come l’Italia potrà uscire più forte da questa seguire l’esempio dell’azienda del distretto della crisi concentrerò il mio intervento. ceramica cui accennavo prima, e decidere quindi di cessare la propria attività. Questi 4 milioni di Quello che in queste ore sta accadendo nel mer- imprenditori sono infatti persone che hanno lavo- cato automobilistico da molti è portato come rato per anni, riuscendo a costruirsi una ricchez- esempio – e anch’io lo faccio in partenza – delle za, grande o piccola che sia, e che oggi vedono occasioni che l’attuale situazione può offrirci le la lista degli ordinativi per i successivi 6-9 mesi quali, se colte con intelligenza e con tempismo, sostanzialmente in bianco. Ciascuno di essi, legitti- possono non soltanto risolverci dei problemi, ma mamente, può domandarsi se adesso, che è ri- farci fare dei passi in avanti rispetto ai nostri dati di masto ancora del “fieno in cascina”, non sia me- partenza. glio fermarsi, mettendo in sicurezza se stessi, la Per motivi del tutto casuali mi trovo oggi a pren- propria famiglia e i propri dipendenti – facendolo der parte a questo dibattito subito prima dell’in- nel modo meno traumatico possibile – piuttosto contro che oggi pomeriggio avrò con il Consiglio che andare avanti, correndo il rischio di buttare Direttivo del Distretto della ceramica di Sassuolo – via il ”fieno” che è rimasto, nel tentativo di resiste- come periodicamente faccio da diversi anni – per re in una condizione di incertezza: questi impren- cercare di capire la vicenda di una azienda in ditori, che magari hanno alle spalle 20 o 30 anni particolare, la Iris Ceramica di cui parla anche di attività lavorativa, ogni mattina alzano una sara- Marco Fortis alle pagine 143-144 del suo libro, cinesca, reale o virtuale, senza sapere quale sarà che come noto ha deciso di aprire la procedura l’esito del proprio lavoro alla fine della giornata. di messa in liquidazione. Con questa sua decisio- Pertanto, la questione principale che dobbiamo ne tale azienda, che rappresenta uno dei mag- affrontare è la seguente: dobbiamo far di tutto giori gruppi nazionali nel settore delle piastrelle, è perché alla fine della crisi questi 4 milioni di im- diventata un po’ il simbolo di un possibile rischio prenditori ci siano ancora tutti e non diventino la di cui voglio parlare: il rischio di deindustrializza- metà di quelli che sono oggi, e che rimangano zione del nostro Paese. tali non trasformando la loro attività in attività di La Fondazione Edison ci ricorda costantemente la rendita; anzi, il nostro obiettivo deve essere quello caratteristica tutta italiana data dall’elevato nume- di far sì che, dopo le intemperie della crisi, gli im- ro di imprenditori che costituiscono il nostro siste- prenditori italiani abbiano la scorza ancora più ma produttivo, e che fanno del nostro Paese un dura. Perché la Francia, che qui porto come e- unicum; sono, infatti, circa 4 milioni gli imprendi- sempio, le sue 50 imprese a scala mondiale le tori che lavorano sul territorio, molti dei quali so- manterrà tali e lo farà, se necessario, attraverso no ex dipendenti; quest’ultimo lo ritengo un a- azioni anche pubbliche. spetto da sottolineare perché il fatto che gran Credo, quindi, che il rischio di deindustrializzazio- 5 Atti presentazione libro “La crisi mondiale e l’Italia” ‐ Milano, 27 aprile 2009
Enrico Letta ne del Paese sia il tema per eccellenza, e credo che, detto in sintesi e per cifre, dedica l’87% delle anche che rispecchi una parte delle riflessioni del sue risorse a pensioni e sanità, e solo il 13% alle libro di Fortis e della prefazione che Quadrio Cur- voci attive, che invece negli altri Paesi normal- zio scrive al libro. Noi siamo di fronte a un dovere mente sono destinatarie della metà delle risorse collettivo del sistema Paese, un dovere delle istitu- della spesa sociale. E la spesa sociale italiana nel zioni tutte, delle istituzioni nazionali e delle forze suo insieme, come è a tutti noto, è in linea con politiche, perché qui si gioca il futuro del l’Italia, l'Unione europea. un Paese che può uscire dalla crisi ancora come Ritengo, quindi, che sia giunto il momento di rea- grande potenza industriale, potenza manifatturie- lizzare in quel campo alcune importanti e delicate ra, potenza esportatrice. riforme che riallochino le risorse. Ed è questo il E’ inutile che io ripeta cose che nel libro sono momento giusto per farlo, data l’esistenza del ampiamente argomentate sulle quali sono total- consenso per qualunque riforma che possa esse- mente d'accordo, come sul fatto che la forza del re chiaramente spiegata; difficilmente, credo, lo nostro Paese nasca dal saper tenere insieme tanti stesso consenso si potrà trovare nel momento in modelli produttivi che alla fine sono riconducibili cui sarà venuto meno il senso dell’urgenza che a una grande, buona capacità di produrre, quin- invece avvertiamo in questa fase di crisi. di di esportare. E qui il tema degli ammortizzatori sociali riguarda Io credo che il punto chiave sia, una volta acquisi- anche il sistema delle imprese, perché gli impren- ta la consapevolezza di questo grande ruolo del ditori hanno meno strumenti da mettere in cam- nostro sistema produttivo, come riuscire a debel- po rispetto a un ventaglio di opzioni che credo lare il rischio della stretta del credito e a risolvere invece debbano essere a loro disposizione. Su la problematica del ritardo nei pagamenti da par- questo punto è in atto una polemica, io ne ho te della pubblica amministrazione. E’ infatti di fon- ampiamente discusso varie volte con il ministro damentale importanza per la sopravvivenza delle Sacconi e con il ministro Brunetta. Credo che ci nostre imprese scongiurare il rischio di raziona- sia qualcosa che non va se il nostro Paese affron- mento del credito da parte del sistema bancario, ta con la parola “deroga” la più grande crisi finan- così come lo abbiamo sperimentato e vissuto ziaria ed economica che abbiamo mai vissuto; la negli ultimi mesi, e in questo credo ci sia un pro- nostra struttura di ammortizzatori sociali è infatti blema di voci e di stimoli che arrivano dalle istitu- sostanzialmente basata sullo strumento della zioni pubbliche. Ma nello stesso tempo occorre “cassa in deroga”, strumento che, sia chiaro, non trovare una soluzione alla questione molto delica- intendo mettere in discussione, ma il fatto che lo ta, molto difficile, del ritardo nel pagamento dei strumento principe del nostro sistema di ammor- crediti vantati dalle imprese nei confronti della tizzatori sociali si chiami “cassa in deroga” la dice pubblica amministrazione; penso in particolare al lunga, secondo me, su molti dei nostri problemi. ruolo della Cassa Depositi e Prestiti, al ruolo della In questa mia considerazione non vi è, ovviamen- SACE e all’opportunità, per esempio, di introdurre te, alcun riferimento all'ultimo anno di governo, o una distinzione tra i crediti vantati dalle imprese agli ultimi anni, trattandosi di una situazione che nei confronti della pubblica amministrazione, a- si trascina da decenni. vendo alcuni di essi indubbiamente minor peso Ritengo, quindi, che sia necessario un intervento rispetto ad altri. che estenda il livello delle protezioni e ne modifi- Ma a mio avviso, un altro grande tema è quello chi le modalità di erogazione. Oggi il sistema di relativo al nostro sistema di welfare, vale a dire al ammortizzatori sociali è infatti erogato attraverso nostro sistema di ammortizzatori sociali. Sono tra contrattazioni, attraverso trattative, attraverso le coloro che ritengono che, in questa crisi, siano scelte della politica e del sindacato, e conseguen- emersi tutti i limiti del nostro Welfare, un Welfare temente le imprese che sono fuori dai binari della che è costruito attorno alla centralità della figura politica e del sindacato, di norma, non ottengono del “maschio adulto” e non attorno alla centralità un euro dal sistema degli ammortizzatori sociali. della “persona”. Ci sono intere categorie del no- Vi è, dunque, la necessità di far evolvere tale siste- stro Paese, intere classi generazionali, diciamo la ma verso una logica più moderna; e questo lo metà del Paese che è quella rappresentata dalle dico con grande chiarezza, al di fuori da qualun- donne, che hanno trovato nel nostro Welfare que considerazione di lucro politico immediato, un'assenza di risposte piuttosto che una comple- perché ritengo che ciò farebbe bene a tutti, al tezza di risposte. Abbiamo un sistema di Welfare centrodestra come al centrosinistra, ma farebbe 6 Atti presentazione libro “La crisi mondiale e l’Italia” ‐ Milano, 27 aprile 2009
Enrico Letta bene anche al sindacato e sicuramente farebbe ho l’impressione che esorcizzare il problema anzi- molto bene al sistema Paese. ché tentare, sia pure con fatica, di affrontarlo sia Marco Fortis, in uno degli articoli finali e quindi la soluzione peggiore. più recenti della sua raccolta, affronta un altro Voglio ora affrontare un altro tema ampiamente grande tema che negli ultimi tempi è un po’ trattato nel libro di Fortis, vale a dire quello dello scomparso, quello del Sud del Paese. Oggi, infatti, sviluppo delle infrastrutture a livello nazionale e a nel nostro Paese il Sud non viene più considerato livello europeo. La settimana scorsa Alberto Qua- un problema, nel senso che viene sostanzialmen- drio Curzio ha scritto sul Corriere della Sera un te messo da parte. E questo è un problema cultu- editoriale, come sempre molto efficace, sul tema rale ancor prima che di scelte concrete, però io delle infrastrutture. Lo voglio riprendere perché credo che sia un tema che riguardi un po' tutte le ritengo che il rilancio infrastrutturale sia un punto culture politiche del nostro Paese, che tendono a chiave, un punto essenziale per uscire dalla crisi, pensare che meno se ne parla meglio è, frutto grazie alla creazione di posti di lavoro e alla possi- anche di quello che è successo in questi anni. Mi bilità di far girare risorse che esso comporta. Cre- veniva da riflettere sul fatto - e lo faccio volentieri do, però, che vi sia un problema di scelta delle qui a Milano, e non a Napoli o a Catania, per dire infrastrutture da realizzare, scelta che andrebbe quanto il problema io lo consideri nazionale - che fatta sulla base di priorità legate alla tempistica di ormai, tranne forse una o due eccezioni, non c'è realizzazione. In altri termini, la precedenza an- uno strumento di comunicazione classico, che sia drebbe data alle opere cantierabili, i cui lavori un quotidiano, un settimanale o una televisione possono partire immediatamente, generando che venga realizzato fisicamente nel Sud del no- subito posti di lavoro e facendo circolare denaro. stro Paese, diciamo sotto Roma. Di queste realizzazioni infrastrutturali pronte per La sostanza è che la riflessione sul Mezzogiorno è partire ce ne sono tante in Italia, e la Lombardia è completamente scomparsa. Penso che questo sia il cuore di queste, grazie a scelte fatte negli ultimi un grande problema perché come argomenta anni; penso alla Pedemontana Lombarda, che tra perfettamente Marco Fortis a pagina 167, il diva- le opere infrastrutturali è sicuramente la più im- rio tra il Nord-Centro e il Sud dell’Italia ha raggiun- portante ma anche la più complessa, alla Tangen- to dimensioni che potremmo definire eccezionali. ziale Esterna Milanese, alla BreBeMi. Ma un po' Infatti, se non consideriamo le quattro regioni tutto il Nord del nostro Paese ha opere cantiera- italiane più povere (Puglia, Calabria, Sicilia e Cam- bili i cui lavori potrebbero cominciare da subito; pania), il nostro Paese ha delle performance di ed è soprattutto in merito a questo aspetto della crescita che sono ampiamente migliori della me- immediata realizzazione delle opere che risiedo- dia dell’euro area, mentre il Pil pro-capite delle no i miei dubbi circa il Ponte sullo Stretto, ancora quattro regioni più povere è assai inferiore a quel- oggi inserito tra le opere infrastrutturali prioritarie, lo del Portogallo. perché credo che difficilmente questo potrà ge- nerare da subito ricchezza e posti di lavoro. Un altro messaggio che ci viene dalla crisi riguar- da, pertanto, l’importanza di riuscire a intaccare Vorrei ora affrontare come ultimo argomento la parte di quel disavanzo strutturale che le regioni grande questione europea. più povere del nostro Paese hanno nei confronti Se è vero, come Fortis argomenta, che noi abbia- dei loro competitori europei, perché è lì che c’è mo tante carte da giocarci in questa crisi, dalla uno spazio per noi di recupero; non è infatti sem- quale potremo uscirne ancora forti a patto di plice chiedere alla Lombardia o al Veneto, che scongiurare quel rischio di deindustrializzazione già hanno una forza economica e imprenditoria- di cui parlavo prima, la questione europea rimane le ai massimi livelli in Europa, di correre a una comunque per noi fondamentale, decisiva, così velocità maggiore rispetto alla Baviera o all’Ile de come si evince dalla prefazione di Quadrio Cur- France. Vi è quindi un tema molto profondo che zio, nella quale vengono riportati numerosi pas- riguarda scelte concrete, che implica la necessità saggi di Carlo Azeglio Ciampi, che sottolineano di mettere in campo piani di sviluppo per quelle anche questo aspetto. regioni che siano utili a tutto il Paese, e non sol- tanto incentivi per andare a fare in quelle regioni La questione fondamentale, a mio avviso, è che le stesse cose che si fanno nel resto d'Italia, con l’Europa rappresenta la prima vittima della crisi costi inferiori. Probabilmente tutto ciò richiede un economico-finanziaria in corso, ma non l’Europa cambio di filosofia, che sicuramente è molto diffi- tout court, bensì l’Europa comunitaria. L’Europa è cile, molto complicato da mettere in pratica, ma sempre cresciuta, è sempre andata avanti attra- 7 Atti presentazione libro “La crisi mondiale e l’Italia” ‐ Milano, 27 aprile 2009
Enrico Letta verso una dialettica virtuosa tra il livello intergo- semente non erano poi in grado di restituirne vernativo e il livello comunitario – impersonificato interessi e capitale. Oggi, col senno di poi, tutti e rappresentato dalla Commissione europea e dal dicono che era ovvio che una tale pratica ci a- Parlamento europeo – che ha visto le grandi rea- vrebbe portato, prima o poi, alla situazione in cui lizzazioni che oggi ci fanno forti; penso a tutto il oggi ci troviamo, perché veniva svolta un'attività lavoro del decennio Delors che ha portato al che non solo era fuori dalle regole del buon sen- “mercato delle quattro libertà” e poi al processo di so, ma anche della normale correttezza. La stessa costruzione dell’Unione Europea culminato con il cosa con l'effetto di leva estremizzato. Trattato di Maastricht. E’ stato tutto un cammino Bene, per far fronte a tutto questo c’è bisogno guidato dalla Commissione europea, in cui i go- non soltanto di regole – quelle, in fondo, c’erano verni nazionali seguivano e ovviamente aggiusta- anche prima della crisi – quanto piuttosto di un vano il percorso, cercando di trovare le forme enforsement delle regole stesse, c’è bisogno della migliori per portare il consenso attorno alla co- forza politica, della forza di authorithy che siano struzione dell’Unione europea sancita dal Tratta- messe in condizione di poter applicare queste to. regole. E credo che anche a livello europeo ci sia Bene, questa dialettica virtuosa tra livello intergo- bisogno di questo ragionamento. vernativo e livello comunitario è saltata completa- Un governo forte europeo esce dalla crisi come mente negli ultimi mesi; la Commissione europea “la grande esigenza”; ma il rischio maggiore, se- è tornata al ruolo che aveva negli anni ‘60 e ’70, condo me, è che l’Europa esca dalla crisi con cioè organo esecutivo delle decisioni dei governi delle istituzioni più deboli rispetto a quando c’era nazionali. E questo, secondo me, è bene dirlo con entrata. grande franchezza, senza coprirlo in modo ipocri- ta. Io lo ritengo, però, un gravissimo errore di Per concludere, il rischio di deindustrializzazione prospettiva, anzitutto perché i governi non sono dell’Italia e il rischio della perdita dell'unitarietà più 6 come erano negli anni ’60, ma sono 27, e il istituzionale dell'Europa con la rivincita dell'Euro- tasso di egoismo nazionale dei singoli governi pa intergovernativa, rappresentano a mio avviso rimane elevatissimo. le due questioni chiave. Intendiamoci, il ruolo degli Stati e dei governi è e rimane fondamentale; In questo ragionamento si inserisce la grave re- il problema vero è essere in grado di trovare un'i- sponsabilità, a parer mio, che la cancelliera tede- stanza comune che riesca a guidare questi pro- sca si è assunta nel bloccare un piano straordina- cessi. Ma il percorso verso l’uscita dalla crisi deve rio di intervento per il sostegno delle economie passare attraverso questi due binari, un binario dell'Europa centro orientale, creando un danno tutto italiano che assicuri il futuro imprenditoriale per tutta l’Europa, e in particolar modo per noi del nostro Paese mediante risposte adeguate da italiani che siamo sempre il primo o il secondo parte del sistema, da parte degli operatori, da paese investitore in quelle economie. Quell'inter- parte delle istituzioni, trovando insieme le giuste vento, che è stato poi facilmente interpretato co- realizzazioni; un binario europeo che punti al me legato alle imminenti elezioni nazionali nel ripristino di una dimensione comunitaria, forte ed paese della Merkel, dettato quindi dall’egoismo efficace, senza la quale difficilmente potremo usci- nazionale, ha messo in luce una questione che re dalla crisi. ritengo cruciale, vale a dire il grave rischio di un’- Oggi i problemi incombono in modo talmente Europa in cui la parte comunitaria è completa- palese su chi li deve risolvere che chiedere alle mente sottomessa alla parte intergovernativa. E’ opinioni pubbliche di assumersi responsabilità quindi di fondamentale importanza ristabilire un assieme alle classi dirigenti è oggi molto più fatti- giusto e corretto equilibrio tra i due livelli, perché bile rispetto a prima. L’importante è voler fare è soltanto attraverso uno spirito unitario che l'Eu- tutto ciò perché, come dicevo in precedenza, se ropa può riuscire a raggiungere i suoi grandi c’è un momento in cui è possibile farlo forse è obiettivi, vale a dire l'obiettivo degli euro-bonds, proprio questo: nel Paese infatti esiste, da una l’obiettivo dei global legal standard, l’obiettivo di parte, una stabilità politica come forse mai abbia- un endorcement delle regole e l’obiettivo fonda- mo avuto, con la presenza di un esecutivo forte; mentale della costruzione di una nuova architet- dall’altra, una capacità di dialogo tra le parti politi- tura finanziaria. che che non si è mai vista nella storia recente del Fortis nel suo volume cita il caso dei mutui subpri- nostro Paese. Io credo, quindi, che sarebbe un me, ossia dei mutui concessi a persone che pale- grosso errore non cogliere le possibilità che si 8 Atti presentazione libro “La crisi mondiale e l’Italia” ‐ Milano, 27 aprile 2009
Enrico Letta presentano in questo particolare momento, rin- viando al futuro la realizzazione di tutte quelle riforme, anche faticose, che potrebbero realmen- te consentire al nostro Paese di uscire più forte dalla crisi. Grazie. 9 Atti presentazione libro “La crisi mondiale e l’Italia” ‐ Milano, 27 aprile 2009
Giulio Tremonti Nomina Sunt Consequentia poi ancora nel 2005 con il volume “Rischi fatali”, e Rerum (I nomi sono corrisponden- infine nel 2007 con “La paura e la speranza”. ti alle cose n.d.r.): Marco Fortis. E, finalmente, nell’assemblea del Fondo moneta- rio internazionale tanti rappresentanti e tanti Paesi Non è frequente che idee forti, hanno cominciato a discutere della crisi come come quelle contenute nel libro originata dalla globalizzazione. Dico finalmente di Fortis, siano rappresentate in Italia; si può esse- perché non credo che il problema della crisi vada re d’accordo o in disaccordo con quanto esprime visto in un’ottica di quantità o di tempistica, quan- l’autore, ma oggettivamente è un libro che marca to piuttosto in un’ottica di cause e di origini, e e cifra con molta forza una linea di pensiero. Ed è questo sta venendo fuori con grande intensità. questa la ragione del particolare apprezzamento che ho per Marco, per i suoi scritti, per la sua atti- La mia idea è che la globalizzazione sia stata la vità. conseguenza naturale di un fatto politico. L’origi- ne dei fatti risale a vent’anni fa con la caduta del In questo intervento dividerò le mie considerazio- Muro di Berlino avvenuta nel 1989; oggi, a vent’- ni in base al titolo del suo libro “La crisi mondiale anni di distanza da quell’evento storico-politico, e l’Italia”; parlerò quindi di “mondo” e di “Italia”, viviamo una fase della crisi. Ma venti anni, in sen- sotto il comune denominatore della crisi. so storico, sono un tempo minimo, sono un tem- In merito alla crisi mondiale, inizierò parlandovi po breve. La storia della lunga durata, di solito, delle riunioni che ho avuto negli ultimi giorni a occupa decenni e decenni e l’avvicendarsi di una Washington, dove ho incontrato il signor generazione con l’altra; mai nella storia dell’uma- “Capitalismo”, il signor “Mercato finanziario” e i nità fatti così intensi si sono verificati in un tempo signori “Governi”, verificando i rispettivi stati di così breve tanto da poter essere iscritti nella vita di salute e le rispettive visioni del mondo. Userò, un uomo. Certo, la storia dell’umanità ha vissuto quindi, tre parole chiave: crisi, governi, regole; ne fenomeni di grande e intenso cambiamento e, parlerò molto brevemente perché vorrei soffer- quindi, denominabili come crisi in senso alto, ma marmi soprattutto sull’Italia. mai si sono esplicati in tempi così brevi. Crisi. La parola crisi deriva dal greco krisis, che a La scoperta geografica dell’America, ad esempio, sua volta deriva da crino, che vuol dire ha rotto il vecchio ordine chiuso del Continente, “divisione” (e non per caso noi usiamo la parola attivando delle meccaniche che si sono poi svi- crinale); krisis, quindi, come marcatura di disconti- luppate in tutti i domini, da quello religioso, a nuità, come forza nel marcare il passaggio da quello politico, agli assetti culturali e mentali del una fase all’altra. E certamente noi ci troviamo in vecchio Continente, aprendo poi verso la grande una fase di crisi, la cui intensità, anche storica, è rivoluzione. Ma si è trattato di un processo che ha forse troppo presto per definirla. Credo, infatti, richiesto tempi lunghi. che una valutazione seria in ordine a quello che è La scoperta, non geografica ma economica, dell’- successo in questi anni debba e possa essere fatta Asia ha accelerato i tempi in un modo impressio- solo con un certo distacco storico. nante: nel 1989 cade il Muro di Berlino, nel 1994 La mia opinione, non recente, è che l’origine di con gli “Accordi di Marrakech” viene istituita la questa crisi stia non tanto in alcuni epifenomeni, World Trade Organization e con essa viene defi- ossia in alcuni fatti che poi hanno determinato nita una nuova geografia politica; il mondo viene un’accelerazione dei processi, ma sia ben più unificato in un’unica ideologia mercantile e, posi- profonda e più radicale. tivamente, pacifica. L’11 dicembre 2001 viene firmato l’Accordo di ingresso dell’Asia nella World Cercherò di dare una lettura “marxista” dei fonda- Trade Organization. Il tutto è avvenuto pertanto mentali di questa crisi, così come ho sempre cer- in tempi rapidissimi. cato di fare: l’origine della crisi non si trova nei subprime; i subprime sono l’epifenomeno rispetto Nel 1995, ne “Il fantasma della povertà” ho tenta- al fenomeno sottostante. Io credo che l’origine to di identificare quelli che potevano essere an- della crisi stia nella globalizzazione per come è che i lati oscuri del processo di globalizzazione stata fatta, per i tempi con cui è stata realizzata e che stava per essere forzato con una deterministi- per le leve utilizzate per compierla. E’ un ordine di ca a mio parere, non troppo illuminata, frutto di pensiero che ho cercato di esporre già nel 1995 scelte politiche che hanno compresso ed esploso in un libro intitolato “Il fantasma della povertà”, un processo che invece richiedeva tempi molto 10 Atti presentazione libro “La crisi mondiale e l’Italia” ‐ Milano, 27 aprile 2009
Giulio Tremonti più lunghi. Ed ora paghiamo i conti di quelle scel- proposito dei 50 campioni, sia quantomeno lieve- te. Con ciò non voglio dire che la globalizzazione mente colbertista. Noi, invece, abbiamo distrutto doveva essere fermata, dico solo che è stata spin- parte del nostro sistema produttivo affidandolo al ta in modo troppo frenetico e che il miracolo i- mercato. Pertanto un’altra questione che dovrà stantaneo della globalizzazione è stato finanziato essere posta è la seguente: siamo sicuri che le con un eccesso di ricorso alla finanza. E adesso, privatizzazioni che sono state compiute in Italia anche nelle sedi internazionali più accreditate si siano state fatte tutte bene ed abbiano avuto solo comincia ad attribuire agli squilibri globali la ca- risvolti positivi, e non abbiano invece marcato scata dei fenomeni ora in atto, che è un modo alcuni elementi di riduzione dell’efficienza indu- un po’ culto per dire quello che io ho cercato di striale del nostro Paese? Io non sono contro le dire in modo più semplice nel mio libro, parlando privatizzazioni, ma ritengo necessario un atteggia- degli squilibri causati dalla globalizzazione. Che, in mento critico nel valutare i processi di privatizza- sé, è un processo totalmente positivo, mentre zione che sono stati portati avanti nel nostro Pae- non completamente positiva è la scelta di tempi- se, in termini di quantità, di tempi e di modi. E la stica e di tecnica con cui è stato portato avanti. mia sommessa valutazione è che non tutte le privatizzazioni siano state realizzate nel modo Per essere chiari, fino a qualche anno fa nel no- giusto, andando a indebolire piuttosto che a raf- stro vecchio ordine continentale erano in vigore forzare il sistema produttivo industriale italiano, meccanismi di quote e di dazi imposti dall’Europa per lo meno in alcuni settori verso l’Asia, che gradualmente e con intelligenza sono stati eliminati; non sono stati cancellati di Ma ritorniamo ai Governi. colpo, in base a una logica illuminata secondo la Nel suo intervento, Enrico Letta ha fatto riferimen- quale la nuova religione terrestre del mercatismo to al fatto che in questa crisi “ha perso l’Europa avrebbe dovuto portare l’umanità, per vie econo- comunitaria e quindi, forse, perderà l’Europa”. Io miche e non per vie politiche nazionali classiche, correggo in parte questo tipo di valutazioni, per- alla felicità. Voglio usare un’immagine: con la ché non credo sia colpa dei governi se si è regi- globalizzazione si è aperto un oceano e 6 miliardi strato un relativo declino della capacità di valuta- di persone avrebbero dovuto attraversarlo a nuo- zione della realtà e di intervento della Commissio- to senza la “nave” degli Stati, cioè senza la politica. ne. Nel giugno del 2008, in occasione di un in- E’ questa l’ideologia che ha dominato gli ultimi contro dell’Eurogruppo in cui era stata posta la anni, e certamente l’ultimo decennio; una ideolo- questione relativa alla Northern Rock, la Commis- gia che negava la Politica, negava gli Stati e affi- sione europea aveva ribadito la regola del divieto dava tutto al Mercato, dischiudendo questo ocea- degli Aiuti di Stato dimostrando, a mio avviso, di no di felicità progressiva e di benessere all’eserci- essere fuori dal senso del tempo di una crisi che zio di nuoto individuale per 6 miliardi e oltre di già aveva iniziato a manifestarsi; vietare l’interven- persone. to del governo su Northern Rock era quantome- Governi. Oggi stiamo assistendo al ritorno dei no un pochino fuori dalla logica comune. Per Governi, al ritorno della mano pubblica. E’ da fortuna l’intervento su Northern Rock in seguito ci molto tempo che io sostengo che è impossibile è stato, e vi sono stati poi tutti i successivi, e que- pensare o ragionare solo in termini di mercato. E sto grazie all’intervento dei governi che sono sce- adesso, finalmente, i Governi tornano ad assume- si in campo con il Vertice di Parigi che, abrogan- re il ruolo che a loro compete. Riprendendo l’im- do la regola del divieto degli Aiuti di Stato nel magine dell’oceano, i Governi sono come navi settore bancario, ha consentito di ridurre una crisi che aiutano le persone ad attraversare una diste- che diversamente sarebbe stata drammatica. Le sa d’acqua che altrimenti da sole non riuscirebbe- banche, infatti, dato il loro ruolo sistemico non ro a percorrere. devono e non si possono lasciar fallire. E se non ci fosse stato il Vertice di Parigi, organizzato su inizia- Per tanti anni sono stato accusato di essere anti- tiva di alcuni Paesi europei, questo probabilmente mercatista – l’insulto più grave per chi oggi si sarebbe successo, con tutte le conseguenze nefa- occupa di economia – o di essere colbertista, ste che ne sarebbero derivate. aggettivo che fino a qualche tempo fa era consi- derato almeno in Italia con un’accezione negati- Il Governo italiano aveva anche proposto di costi- va. A me risulta, tuttavia, che la politica che sta tuire un Fondo europeo di salvataggio, ma pur- portando avanti la Francia, e di cui parlava mi troppo tale proposta non è stata accettata da pare con apprezzamento anche Enrico Letta a molti Stati che hanno preferito “fare per conto 11 Atti presentazione libro “La crisi mondiale e l’Italia” ‐ Milano, 27 aprile 2009
Giulio Tremonti proprio”. Probabilmente oggi i governi di questi quando dice che nell’attuale fase storica stiamo Paesi si sono pentiti di non aver accettato l’ipotesi assistendo ad un declino relativo della Commis- più europea del Fondo comune di salvataggio sione e a un rafforzamento del ruolo dei governi, avanzata dal Governo italiano: il valore di quel che quindi il pendolo della storia è di nuovo pas- messaggio sarebbe stato molto più forte dei capi- sato dal livello comunitario al livello governativo. tali messi in campo, e i governi nazionali avrebbe- Io penso però che la questione principale sia la ro potuto, forse, mettere a disposizione una presenza dell’Europa nel mondo: il mondo si sta quantità minore di capitali a sostegno delle pro- organizzando in strutture, come il G20, che han- prie economie in difficoltà. In altre parole, con no molti elementi positivi – più positivi che negati- “meno” si sarebbe ottenuto di “più”, e in quel vi – ma quale posizione ricopre l’Europa in orga- “meno” vi era naturalmente lo sforzo comune di nismi di quel tipo? Non credo che sia interesse tutti i Governi. Sono prevalse invece le scelte na- dell’Europa entrare in strutture che hanno l’archi- zionali, ma nell’insieme il Vertice di Parigi, con le tettura del Commonwealth, magari più Common decisioni che in esso sono state prese, è stato che Wealth. Strutture di quel tipo, generalizzate e fortemente positivo. estese in quei termini, ridurrebbero drammatica- mente il ruolo dell’Europa se l’Europa continuas- Al Vertice di Parigi è poi seguito il G20 di Washin- se a presentarsi in quelle sedi separata e isolata, gton, con il quale è apparsa una formula politica con ciascuno Stato portatore dei suoi particolari di gestione della crisi mondiale assolutamente interessi e non portatore di una visione comune straordinaria: i governi conservano la loro sovrani- dell’Europa, come invece dovrebbe essere coe- tà ma concordano tutti insieme una politica di rente col fatto che potenzialmente siamo l’area sostegno alle economie; quindi ciascuno per con- culturalmente, economicamente e politicamente to proprio, ma tutti insieme in base a un indirizzo più forte del mondo. politico comune. Nel recepire tale formula politica è stata esemplare l’Europa che di ritorno dal G20 Infine le Regole. Non si può immaginare che le ha elaborato il “Recovery Plan Europeo”, il quale regole siano un optional. Le regole, trasmettendo dopo poche ore è stato declinato da tutti i gover- fiducia, sono essenziali per uscire dalla crisi e per ni europei, ciascuno secondo il proprio contesto. evitare che la fine di questa crisi sia solo la prepa- Il G20 marca quindi una novità straordinaria in razione di una crisi futura. E quando parlo di re- termini di struttura e di azione politica, introdu- gole non mi riferisco solo alle regole del mercato cendo un principio di governance mondiale, in finanziario introdotte dagli operatori per organiz- base al quale ciascun Governo agisce autonoma- zarsi secondo criteri comuni, ma mi riferisco alle mente, ma in sintonia con gli altri Paesi del mon- regole politiche, alle regole giuridiche, nel senso do. alto e nobile del termine. Infine l’ultimo G20 di Londra ha segnato un ulte- L’11 maggio, come Enrico Letta ben sa facendo riore sviluppo dell’azione politica, segnatamente anche lui parte della Commissione che prepara la non azioni coordinate dei singoli Governi, ma Conferenza, si incontreranno a Roma i maggiori una azione collettiva dei Governi tutti insieme. E giuristi del mondo per una discussione in merito la sostanziale trasformazione del Fondo moneta- alla definizione del Global legal standard. Si tratta rio internazionale in una Banca centrale globale di un tentativo molto utopistico, se volete; ma sta proprio in questa logica. I finanziamenti con- meglio pensare in termini di utopia che non illu- cessi dal Fondo monetario sono stati decisivi, poi- dersi che la prassi sia sufficiente, preparando così ché hanno evitato che le criticità dei singoli Paesi la prossima crisi. Mettere intorno a un tavolo cul- lungo la fascia di crisi che va dal Baltico al Medi- ture politiche e giuridiche diverse di certo non è terraneo avessero pericolosi effetti a cascata. La semplice: vi saranno evoluzioni, sviluppi, freni, trasformazione del Fondo monetario internazio- accelerazioni. E’ il primo tentativo dopo tanti anni, nale in una Banca centrale globale renderà tutta- ma la nostra speranza è di riuscire a definire, al- via necessarie alcune considerazioni in termini meno in termini generali, una tavola comune. politici: anzitutto, cosa comporta in termini di “No Dopo aver parlato di Mondo, ora mi soffermerò taxation without representation” questo trasferi- sull’Italia. mento delle scelte ai livelli superiori e non parla- mentari; ma anche che cosa vuol dire democra- Attribuendo grande importanza ai numeri, mi zia in un contesto con queste caratteristiche. permetto di sottolineare come, nel presente, i numeri dell’Italia non siano così negativi come, Tornando all’Europa, ha ragione Enrico Letta invece, sono stati presentati in tutti questi anni da 12 Atti presentazione libro “La crisi mondiale e l’Italia” ‐ Milano, 27 aprile 2009
Giulio Tremonti una certa affittiva rappresentazione del nostro dotti petroliferi sono scesi. Quando la tassa era Paese. Il nostro Paese ha 60 milioni di abitanti e stata introdotta si negava l’esistenza della specula- un Pil di tutto rispetto, che è pari alla somma di zione nell’andamento dei prezzi, sostenendo che due grandi player di cui si dice essere il futuro del il rialzo era dovuto a un problema di fondamen- mondo. E’ un Pil fatto di produzioni più tradizio- tali. Ma ora, dopo che le quotazioni del petrolio nali – di abbigliamento, di calzature, di mobilio, sono passate da 80 a 140 dollari al barile, con di piastrelle ceramiche e via dicendo – ma è ben future a 200 dollari, e sono poi ridiscese a circa 50 lontano dall‘essere il Pil più piccolo del mondo, dollari al barile, si può ancora sostenere che all’o- nonostante non possa fare affidamento, ad esem- rigine del rialzo dei prezzi vi fosse un problema di pio, sul petrolio. fondamentali, e non vi fosse invece dell’altro? C’era chi sosteneva che a causare l’aumento dei E’ poi naturale perdere delle quote sulle percen- prezzi fosse stata la tassa sui petrolieri; ma adesso tuali del commercio mondiale dato l’ingresso di che i prezzi sono scesi, che ruolo si ritiene abbia nuovi competitor sul mercato mondiale: volendo giocato la Robin Hood Tax? Ha contribuito al fare un esempio figurato, se la torta si allarga per rialzo dei prezzi? Ha contribuito alla loro riduzio- l’entrata di nuovi competitor, o meglio, se la di- ne? O è indipendente da tutto ciò? stanza da percorrere si allunga passando da 100 a 400 metri di percorso è irragionevole pensare Nel nostro programma elettorale si parlava inoltre di poter percorrere tutti i 400 metri alla stessa ve- chiaramente di “una crisi che arriva e che si ag- locità con la quale prima si percorrevano i 100 grava”, e anche nel DPEF vi era la previsione di metri. Questo per dire che non credo sia intelli- una crisi imminente. Ma l’opposizione sostiene gente individuare nella contrazione delle quote di che se davvero avessimo previsto l’arrivo della commercio mondiale dell’Italia il declino del no- crisi non avremmo ridotto l’Ici. A parte il fatto che stro Paese: la distanza aumenta, la torta diventa la riduzione dell’Ici era un impegno elettorale – e più grande e c’è quindi più spazio per tutti. E’ quindi in quanto tale andava mantenuto, anche quindi naturale che le nostre quote di commercio perché nella stabilità politica vi è un fattore eco- mondiale si riducano. nomico, e la stabilità politica implica realizzare ciò Sul piano della crescita, negli ultimi anni alcuni che è stato promesso – io l’Ici l’avrei ridotta in Paesi ci avevano superato, ma ora è evidente che ogni caso. Dovendo infatti abbassare l’imposizio- ci avevano superato in retromarcia, come bene ne fiscale, credo sia giusto partire da una tassa ha messo in evidenza il libro di Marco Fortis. come questa, anche se l’opposizione la ritiene una tassa sulle case dei ricchi. Ma se così fosse, Il libro di Fortis, partendo dall’estate del 2008 e non capisco perché i nostri predecessori nel dise- arrivando grosso modo fino ad oggi, prende l’ar- gnare la curva delle imposte avevano previsto la co di vita del Governo, che è inferiore all’anno. Io, detrazione per l’Ici su tutte le prime case. oggettivamente, non credo che le cose fatte dal Governo in questo arco temporale siano tutte Ma questi sono tutti dettagli. In vista della crisi, noi negative; e il dialogo con l’opposizione è sicura- abbiamo cercato di fare le cose che ci sembrava- mente auspicabile se la discussione è paritetica – no giuste, mettendo in sicurezza i conti pubblici come lo è con Enrico Letta – ma è difficile ragio- con una Legge Finanziaria triennale. Se non ci nare con chi, ancor prima di iniziare la discussio- fosse stato questo meccanismo, l’esplosione della ne, chiede di firmare un capitolato di resa politica crisi ci avrebbe messo in grosse difficoltà. e ideologica incondizionata. Se ci fosse un atteg- E anche grazie a questo intervento ora dall’estero giamento meno negativo, se la discussione fosse valutano i conti pubblici italiani in maniera sicura- meno drammatica, più laica, più pacata, sarebbe mente più positiva rispetto a qualche tempo fa. di gran lunga positivo per tutti. Indubbiamente c’è un deterioramento dei rap- porti (debito/Pil, deficit/Pil), ma ciò in dipendenza Faccio alcuni esempi. della mancata crescita, e quindi dei mancati getti- L’opposizione non può chiedere la restituzione ti, e non in conseguenza di politiche sbagliate. del fiscal drag quando, per la prima volta nella Da più parti ci chiedono di fare più deficit, ma io storia recente di questo Paese, il saggio di inflazio- non credo che ciò sia consentito al nostro Paese, ne programmata è superiore al saggio di inflazio- e non credo neppure che la cura di una malattia ne reale. causata da un eccesso di debito consista nel fare E ancora non può chiedere di cancellare la Robin ancora più debito. Ci chiedevano inoltre di detas- Hood Tax con la motivazione che i prezzi dei pro- sare le tredicesime, ma a me non sembrava la 13 Atti presentazione libro “La crisi mondiale e l’Italia” ‐ Milano, 27 aprile 2009
Giulio Tremonti scelta giusta perché il problema non era sostene- quio politico e democratico. re i consumi, ma in generale aiutare chi ne aveva Per concludere, noi abbiamo cercato di mettere bisogno. E adesso mi sembra che ci sia un certo in campo politiche adeguate a superare la crisi consenso in merito al fatto che quella di detassa- che fossero compatibili con la nostra struttura di re le tredicesime era una scelta sbagliata. conti pubblici, e credo che i risultati raggiunti sia- Io sono stato demonizzato per l’introduzione del- no positivi. In caso contrario avremmo avuto tutti la Carta Acquisti, perché si diceva essere uno stru- i giornali tapezzati di giudizi negativi sulla nostra mento per marcare la povertà (ma allora non politica, e le misure da noi adottate non sarebbe- capisco perché la Family Card introdotta dal Co- ro state relegate alle brevi di cronaca. mune di Bologna, che è sostanzialmente la stessa Detto questo, il nostro è un Paese con importanti cosa, sia stata accolta favorevolmente dalle stesse elementi di forza che stanno venendo fuori pro- persone che invece criticano la Carta Acquisti prio con la crisi, non in assoluto, ma in rapporto introdotta dal Governo). In realtà noi abbiamo agli altri Paesi: semplicemente riprodotto un modello straniero di Carte di credito per il cibo, meccanismo che ades- 1) l’Italia è un Paese che non ha grandi metropoli so è purtroppo diffusissimo in America. circondate da enormi e destabilizzanti anelli di periferia, ma ha oltre 8.000 Comuni e numerose Sempre relativamente alla Carta Acquisti, ci han- piccole e medie città, ossia strutture sociali molto no accusato di aver sbagliato perché l’abbiamo più forti e più capaci di assorbire l’impatto della prevista per 1.300.000 soggetti, quando invece crisi che non le banlieu o gli anelli di devastanti l’hanno richiesta solo poco più di mezzo milione periferie; di persone. Ma il problema è che in Italia non esiste una “banca dati della povertà” e i meccani- 2) l’Italia è un Paese che ha ancora la famiglia smi intelligenti costruiti negli anni ’90 per identifi- come struttura sociale portante, diversamente da care la povertà – noti come ISEE – sono di una altri Paesi in cui il ruolo sociale della famiglia è enorme complicazione. Bisognerà, quindi, proce- molto minore essendo più forte il ruolo sociale dere anzitutto con la creazione di una “banca dello Stato. dati della povertà”, partendo da un collegamento tra le banche dati fiscali e le banche dati dell’Inps, Per molto tempo i Paesi nordici, con le loro strut- che ad oggi non esiste. Basti pensare a come ture sociali fortemente incentrate sul ruolo dello spesso i decessi non vengano comunicati con Stato, sono stati portati ad esempio di modelli tempestività all’Inps, al contrario di quanto avvie- sociali evoluti; ad oggi, però, sono quasi tutti mez- ne con il fisco, con la conseguenza che non c’è zi falliti. Io tra il ruolo sociale dello Stato e il ruolo mai una corrispondenza tra i numeri di decessi sociale della famiglia preferisco quest’ultimo, an- che risultano all’Inps e il numero di decessi che che se questo non significa che debba fare tutto risultano al fisco. la famiglia. E, infatti, a supporto della famiglia noi abbiamo l’Inps, con il sistema dei pre- In ogni caso, le risorse stanziate per la Carta Ac- pensionamenti che funzionano da ammortizzato- quisti sulla base della stima di 1.300.000 soggetti ri sociali, e le pensioni di invalidità che purtroppo in stato di necessità sono ancora disponibili e sa- negli ultimi anni sono cresciute anche in dipen- ranno utilizzate in tale comparto, consapevoli che denza di una applicazione asimmetrica del fede- l’impatto della crisi è stato molto forte, soprattutto ralismo fiscale. Io non credo, quindi, che il model- verso il basso. Tale strumento potrà essere miglio- lo sociale italiano sia così negativo come ce lo rato con la discussione di tutti, con i Comuni, con rappresentano. E credo che la riforma delle pen- il mondo del non-profit e del volontariato, tenen- sioni cui si è giunti attraverso le ultime legislature do sempre presente l’importanza di sostenere i sia una buona riforma, che ha funzionato e sta consumi, ma non come valore assoluto. funzionando. Riguardo agli armonizzatori sociali si possono introdurre delle varianti. Nell’emergen- A mio avviso, infatti, uno degli aspetti positivi di za abbiamo aggiunto al meccanismo esistente questa crisi è proprio la scomparsa della figura quante più risorse potevamo, e credo che l’ag- politica del Consumatore, quale portatore di valo- giunta di 9 miliardi in 6 mesi non sia esattamente ri superiori e sintesi globale del nuovo e moderno un intervento marginale. pensiero positivo e, conseguentemente, il riemer- gere della figura del Cittadino. Io conosco l’uomo C’è chi sostiene che la crisi sia il momento miglio- e i valori spirituali; non riconosco invece il Consu- re per fare le riforme. A costoro io rispondo ri- matore come entità superiore a cui prestare osse- prendendo le parole del Fondo Monetario Inter- 14 Atti presentazione libro “La crisi mondiale e l’Italia” ‐ Milano, 27 aprile 2009
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