ASSEMBLEA DELLE COOPERATIVE ASSOCIATE A LEGACOOP FVG 2021 RELAZIONE DEL PRESIDENTE

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ASSEMBLEA DELLE COOPERATIVE ASSOCIATE A LEGACOOP FVG
                        2021

                              RELAZIONE DEL PRESIDENTE

Rivolgo un caloroso benvenuto a tutti Voi, presenti all’Assemblea annuale di Legacoop FVG, alle
cooperative associate e ai gentili ospiti che hanno voluto condividere con noi questo importante
appuntamento. Doveroso un omaggio alla città che ci ospita. Dal Porto al “Consumo”, storie
cooperative importanti con qualche ferita ancora aperta, ma sarebbe un errore estirparle dalla
nostra memoria per quanto esse hanno rappresentato. A Trieste è legato il nome di Franco Basaglia
ed ancora oggi si respira la sua presenza in tanta cooperazione sociale regionale; un’impronta
rivoluzionaria che questa città ha regalato alla storia del nostro Paese e di cui vuole mantenere la
custodia. A Trieste e provincia hanno sede 30 cooperative aderenti a Legacoop FVG; a tal riguardo
permettetemi un doveroso cenno per la cooperativa Trattoria Sociale di Prosecco, che risulta essere
la nostra più longeva aderente dato che la sua costituzione risale al 1905!
In una fase storica nella quale abbiamo bisogno di pensiero rivoluzionario e solidale, Trieste, con la
sua storia cooperativa appare la sede appropriata per questa assemblea.
Un anno fa, celebrare l’assemblea in presenza ci sembrava un dovere, la dichiarazione della nostra
volontà di ripresa, la vicinanza a tutte le cooperative che a causa COVID avevano chiuso o erano
state fortemente penalizzate. Purtroppo, le cose sono andate diversamente, le “cassandre” avevano
visto giusto. Ma ciò che è accaduto dopo, va molto oltre la cronaca della pandemia.
Se mi chiedete quale immagine rappresenta meglio il Paese che entra nel primo lockdown, vi
rispondo senza indugio l’inno d’Italia cantato dalle terrazze dei palazzi in tutte le città. Un’immagine
che riporta a sentimenti di unità nella difficoltà, di solidarietà, di paziente sopportazione delle
limitazioni, per il bene di tutti. È durato poco, pochissimo!
Quell’immagine è stata sostituita dalle “movide” lamentose ed indisciplinate, vendute come
manifestazioni libertarie. Ognuno ha un sacrificio insopportabile da raccontare. Chi perché deve
lavorare in presenza, chi perché deve lavorare da remoto; anche cenare prima delle dieci è diventato
un sacrificio insopportabile. Certo il COVID ha toccato un po’ tutti ma, tra chi è stato costretto sul
divano a guardare la televisione con lo stipendio garantito e chi ha fatto i doppi turni in reparto
COVID o ha chiuso un esercizio commerciale che non riaprirà o piange ancora una madre o un padre
che non c’è più, ci sarà una qualche differenza o no?
Porre il tema di un riequilibrio tra chi sta meglio, o comunque non ha visto peggiorare la sua
situazione, e chi ha pagato il conto al COVID è un dovere civico!
Tutto questo potrebbe essere una riflessione banale, buona al massimo per uno spritz al bar con gli
amici, se non fosse che il difficile deve ancora venire. Le sfide che ci attendono sono enormi.
Enormi non meno della montagna di soldi e di opportunità concesse da un’Europa che forse ha
finalmente preso coscienza dei limiti fin qui mostrati. A noi adesso dimostrare che ce lo meritiamo!
Ed allora non è un esercizio inutile chiedersi come si passa dai cori delle terrazze al tutti contro tutti.
Perché per cogliere quelle opportunità, per vincere quelle sfide, è necessario un Paese unito ed una
società coesa. Non vuol dire pensiero unico; al contrario, le differenze diventano contributi. Vuol
dire invece rispetto dei ruoli, delle istituzioni (a prescindere da chi le rappresenta protempore),
rispetto per le generazioni che verranno, cui dovremmo ambire a consegnare un mondo migliore, o
almeno che non sia peggiore!
La politica che si consuma nell’arco di pochi giorni, che al massimo arriva alle amministrative
d’autunno, ha un orizzonte incompatibile con ciò di cui abbiamo bisogno. In questo contesto è
necessario che assieme alla politica ci sia un cambio di passo anche da parte della società civile, delle
organizzazioni di rappresentanza sia dei lavoratori che delle imprese. Nella nostra dimensione di
Legacoop Friuli Venezia Giulia ci rivolgiamo in primis all’Amministrazione Regionale, agli Enti Locali
e all’ANCI, alle associazioni presenti in questo Territorio, proponendo alcuni temi sui quali riteniamo
necessario e improcrastinabile confrontarci.

La lezione del COVID e i bocciati della Sanità
Negli ultimi trent’anni le politiche della Sanità, e non solo, sono state condizionate dalla fame di tagli
dei conti pubblici. La teoria economica della “razionalizzazione dei costi” per ottenere massima
efficienza si è rivelata fallace: nei fatti l’efficacia non c’è stata. Se poi soppesassimo quei risparmi
con i costi sostenuti per questa pandemia, ci sarebbe da rabbrividire! Bisogna smetterla di
raccontare la storiella che, dopotutto, qualcuno sta peggio di noi. Tuttavia, dobbiamo ancora
dimostrare che la lezione è stata compresa. Per molti anni abbiamo vissuto nel mito del modello
Lombardia: al di là dei fenomeni corruttivi, probabilmente era una Sanità d’eccellenza. Si distingueva
per poche semplici ed efficaci caratteristiche: grandi (e pochi) centri d’avanguardia, più facili da
gestire rispetto ad una sanità diffusa, quindi capaci di attrarre investimenti privati che,
naturalmente, privilegiano grandi strutture facili da rendere redditive. Poteva apparire la soluzione
giusta, prima che arrivasse la lezione del dottor COVID. Ora bisogna far tesoro delle esperienze e
delle bocciature. Al di là delle bandiere, c’è bisogno dell’impegno del gestore pubblico, ma senza
perdere opportunità che possono derivare da investimenti privati; c’è bisogno delle grandi strutture
di eccellenza, ma non a discapito dell’assistenza diffusa sul territorio e quest’ultima va ricostruita e
ripensata secondo canoni diversi dal passato. Attenzione al territorio non va confusa con
clientelismo o peggio. Affinché la contrapposizione ospedale–territorio si trasformi in un dialogo
efficace, efficiente e funzionale rispetto ai bisogni dei cittadini, sono sì necessarie risorse umane ed
economiche, auspicabilmente garantite anche dal PNRR, ma sono altrettanto irrinunciabili i processi
di condivisione con tutti gli attori dell’attuale sistema di welfare: la Pubblica Amministrazione, il
Terzo Settore e il mondo Profit. A tal proposito, la pianificazione del PNRR a livello regionale
meritava sicuramente una discussione che andasse oltre alla lettura della delibera regionale o dei
relativi articoli sui giornali locali!

Un nuovo welfare
Le proiezioni ci dicono che siamo un paese che invecchia; soffriremo per mancanza di forza lavoro.
Quella forza lavoro indispensabile per lo sviluppo necessario a rendere sostenibile l’enorme debito
che abbiamo cumulato. Comunque la si pensi, una migrazione gestita con politiche di integrazione
adeguate può fare una parte (tra l’altro una delle idee progettuali premiate da Coopstartup FVG va
in questa direzione), ma non sarà mai l’unica soluzione. Bisogna pensare a politiche di welfare che
riescano a conciliare lavoro e famiglia, figli e carriera, che incentivino la maternità. Dagli asili nido
alle RSA, passando per l’assistenza, l’integrazione e inclusione lavorativa, la Cooperazione esprime
imprese d’eccellenza, pronte a dare il proprio contributo, prima nella coprogettazione e poi nella
realizzazione del welfare che verrà.
In questa direzione sembrano andare alcune scelte fondamentali della Regione, come ad esempio il
disegno di legge sulla famiglia, l’innovativa progettazione sulla non autosufficienza e il progetto
AttivaGiovani relativo ai NEET: interventi come questi, che vedono un ruolo centrale del sistema
cooperativo, rappresentano le tessere di un puzzle che vanno a disegnare, gradualmente, una nuova
traiettoria di welfare regionale. Crediamo con forza che, se di “nuovo welfare” si parla, vi debbano
trovare spazio alcuni fondamentali cardini del patrimonio valoriale cooperativo:
-   La centralità dei luoghi in cui è ancora possibile “fare impresa”, in un’ottica inclusiva e
       sostenibile, dialogando, interagendo e costruendo legami “sani” e identità con le comunità.
       Anche le nostre cooperative sono comunità al cui interno la parola “mutualità” deve trovare
       sempre maggiori spazi di libertà;
   -   La centralità della persona e la riduzione delle disuguaglianze. Risulta insopportabile da
       questo punto di vista la sempre maggiore distanza della forbice tra i più ricchi ed i più poveri,
       soprattutto nello scenario post COVID. Il movimento cooperativo trova il suo fondamento
       originario nella risposta alle esigenze di solidarietà sociale e deve pertanto essere
       protagonista di un sistema di welfare e di protezione sociale in cui la parola uguaglianza trovi
       ancora casa.

Il mercato del lavoro: tra difficoltà a trovare manodopera e nuovo caporalato
Le cronache degli ultimi mesi ci hanno regalato uno spaccato del mondo del lavoro preoccupante:
soltanto tre anni fa, fece scalpore l’iniziativa del tribunale di Milano che commissariò la CEVA,
colosso multinazionale della logistica. Il motivo: “non poteva non sapere” che le imprese a cui
affidava i servizi di magazzino e di trasporto non erano in grado di rispettare le normative vigenti, a
partire dai contratti nazionali di lavoro. Ancora più scalpore fece, pochi mesi dopo, la dichiarazione
del commissario: “se impongo il rispetto delle regole a CEVA, la metto fuori mercato, perché fanno
tutti così”! Di queste settimane la notizia a conferma: “sequestrati 20 milioni alla DHL a garanzia di
contributi non pagati da imprese utilizzate in subappalto”. Possiamo limitarci a prenderne atto
oppure capire se possiamo fare qualcosa. Innanzitutto, registriamo finalmente che in queste
cronache il tema delle “false cooperative” risulta più defilato a favore (si fa per dire) dei committenti
che “non potendo non sapere” ricoprono il ruolo di corresponsabili se non di “mandanti”! Ma c’è
dell’altro; infatti, sempre più frequentemente queste pseudo imprese sono delle srl, “moderni”
caporali che stanno a dimostrare quanto il problema non sia della cooperazione ma dell’intera
comunità economica, che deve saper espellere i soggetti che vivono di illegalità, che privilegiano
agire nel silenzio, e se la forma cooperativa risulta troppo esposta scelgono altre strade.
Altra faccia della stessa medaglia, più recentemente, la notizia di scontri alla LIDL: lavoratori contro
forze dell’ordine. Lavoratori contro altri lavoratori. Un sindacalista morto. Un autista di 25 anni
accusato di omicidio. La denuncia del segretario della CGIL Landini “troppa violenza nella logistica,
in discussione le libertà sindacali”, è insufficiente a rappresentare il problema: da una parte ci sono
falsi appalti che vanno denunciati, dall’altra organizzazioni sindacali che utilizzato toni e metodi di
lotta degni degli anni ‘70, in grado di bloccare intere filiere produttive mobilitando soggetti estranei
ai siti produttivi. Quel sindacalista è certamente una vittima, lo è anche quel camionista; per
entrambi, i responsabili sono tanti e vanno ricercati anche dentro a quelle organizzazioni sindacali
che si nutrono di quelle esasperazioni. I temi della rappresentanza, dei contratti applicabili e dei finti
appalti (che si possono combattere anche risolvendo i primi due) devono essere affrontati con
determinazione e urgenza dalla politica, dalle organizzazioni sindacali, dalle organizzazioni datoriali.
L’attuale condizione di illegalità diffusa penalizza le imprese sane e rende meno competitivo il
sistema Paese. Nella logistica e nella grande distribuzione ci sono imprese che fanno scelte
eticamente sostenibili, il mondo della cooperazione ne esprime alcune: le insegne COOP e CONAD,
citando le più conosciute, meritano di competere in un mercato pulito.
Dalle campagne della Puglia ai centri logistici della Lombardia bisogna smetterla di nasconderci
dietro ai luoghi comuni delle cattive cooperative: si tratta di intermediari di manodopera, taluni con
barba lunga e tatuaggi sui bicipiti, altri in giacca e cravatta, ma sempre caporali sono.
L’impegno per la legalità è stato ed è un punto focale della presidenza Lusetti, tuttavia bisogna
andare oltre. Con l’ultimo rinnovo del contratto della logistica abbiamo ripreso la centralità del
tavolo, siamo tornati protagonisti; speriamo di poter dire lo stesso per gli altri principali contratti
Nazionali.
In questa regione il fenomeno della falsa cooperazione è stato limitato innanzitutto dall’impegno di
Legacoop, Confcooperative e AGCI che costituiscono l’Alleanza delle Cooperative Italiane,
attraverso un’attenta vigilanza e denuncia di soggetti distorsivi del mercato del lavoro. Tuttavia,
fenomeni di degrado si registrano sempre più spesso anche da Noi. Su questo tema, e non solo,
attendiamo il confronto con l’Amministrazione Regionale nel tavolo che ci è stato promesso; un
primo passo in tal senso è stato il “protocollo d’intesa in materia di concessioni e di appalto di lavori,
forniture e servizi” sottoscritto recentemente con l’Assessore Rosolen, le Organizzazioni Sindacali e
le altre associazioni datoriali.

Legalità e nuove competenze per garantire lo sviluppo post pandemia
Garantire un mercato libero da infiltrazioni ha maggior valore in una fase dove si moltiplicheranno
le crisi di impresa, terreno fertile per le organizzazioni malavitose che non dobbiamo pensare che
siano prerogativa di poche aree del Paese.
L’alternativa alle infiltrazioni è sostenere le imprese sane del territorio, che necessitano di servizi ed
assistenza al passo con i tempi.
Legacoop FVG vuole rimarcare il proprio impegno e la propria fiducia nella ripartenza costituendo
un fondo rilancio post Covid, costituito da risorse ottenute grazie all’impegno dell’organizzazione e
alla generosità delle associate, implementabile grazie agli strumenti del movimento cooperativo.
Il fondo si affiancherà nel sostenere i costi per servizi di consulenza, analisi del mercato, crescita
delle competenze manageriali, rilevazione delle esigenze finanziare e stesura di progetti aziendali.
Rivolto in particolare alle imprese di piccole e medie dimensioni, Legacoop FVG offrirà questi servizi
per il tramite di professionisti di comprovate capacità e competenze.
Inoltre, il fondo potrà finanziare analisi e percorsi formativi circa l’utilizzo delle risorse del PNRR.
Il tema delle dimensioni delle imprese, alla luce dei cambiamenti globali e delle sfide che i mercati
pongono, è quanto mai attuale e necessario da affrontare, al pari di un’approfondita analisi sulla
governance e sulla gestione delle imprese cooperative nel XXI secolo.
Nello sviluppo post pandemia una parte fondamentale sarà svolta dalla formazione e dalla
riconversione di nuove competenze professionali: all’interno di questi processi il sistema della
cooperazione può e deve giocare un ruolo strategico visto il suo storico ruolo di attore protagonista
nelle politiche attive del lavoro regionali.

Crisi e opportunità
Per le imprese a rischio chiusura, una delle proposte di maggior successo avanzate dal movimento
cooperativo è quella del WBO, ovviamente là dove fattibile: la firma del protocollo nazionale tra ACI
e OO.SS. ci ha dato l’impulso per provare a rilanciare il modello anche a livello regionale.
Per lo sviluppo del territorio e dell’economia locale, la pandemia ha evidenziato ancor di più la
necessità di realizzare filiere agroalimentari virtuose. I consumatori sono sempre più attenti ed
esigenti, le produzioni agroalimentari locali si stanno aprendo sempre più all’organico e al biologico.
In tale settore saranno sicuramente trainanti la GDO e la ristorazione collettiva cooperativa, ma ci
saranno notevoli potenzialità anche per l’agricoltura sociale, se sarà in grado di organizzarsi.
Irrinunciabile in tal senso il ruolo della Pubblica Amministrazione sia nella condivisione delle
strategie, come sta già accadendo, sia nel riconoscimento economico coerente per tutti gli attori
rientranti nella catena del valore delle filiere.

Formazione, lavoro, intersettorialità
Il mercato del lavoro, però, necessità anche di strategie di lungo periodo.
Le analisi ci dicono che manca manodopera o che quando c’è non risponde alle necessità del
mercato, spesso perché l’emigrazione dei nostri giovani impoverisce anche il tessuto economico
locale. Il paradosso è che le scuole del FVG sono ai primi posti europei per la qualità dei propri
studenti (dati test P.I.S.A.), ma dopo che la comunità ha speso ed investito su di loro, il sistema
imprenditoriale non è in grado di offrirgli opportunità appetibili di lavoro e soprattutto di crescita,
spesso a causa delle ridotte dimensioni aziendali.
Un corretto rapporto della scuola e dell’università con il territorio e con l’amministrazione locale è
indispensabile per garantire lo sviluppo delle eccellenze e soddisfare i bisogni di lavoro delle nuove
generazioni. L’Università deve essere legata al territorio, finanziata sempre più sulla base di obiettivi
da raggiungere che devono essere condivisi anche con le imprese del territorio.
D’altro canto, pare che attualmente non ci sia il giusto riconoscimento da parte delle imprese locali
per l’importanza delle materie intellettuali; eppure in FVG risiedono alcune eccellenze, anche
cooperative, operanti nei settori della comunicazione, del marketing, della cultura e del turismo.
A tal riguardo, la proposta di bandi intersettoriali (il bando regionale DIVA, che va in questa
direzione, pare abbia ottenuto notevole successo) potrebbe essere utile per far conoscere ed
affermare queste realtà, per avvicinarle alle imprese locali, per farle crescere imprenditorialmente
e fargli acquisire quello standing che spesso è negato in primis proprio dai propri corregionali.
Riuscire a raggiungere questo obiettivo porterebbe ad avere ricadute importantissime sul territorio.
La pianificazione di corsi di studio professionalizzanti, sia superiori che universitari, è indispensabile
per evitare le situazioni critiche, come quelle vissute nell’ultimo anno con l’Amministrazione
Pubblica a fare incetta di personale specializzato nella Sanità, portandolo via a quelle cooperative
cui aveva affidato gli appalti e che hanno investito molto nel tempo per formare e far crescere le
competenze dei propri soci-lavoratori. In questo ambito è necessaria non solo pianificazione, ma
anche una regolamentazione che impedisca una concorrenza tra stazione appaltante e appaltatore,
che finisce per avere ricadute negative sul servizio al cittadino. A questo riguardo, se la situazione
degli Operatori Socio Sanitari è in fase di momentanea risoluzione grazie al proficuo dialogo con
Assessorato alla Salute e Assessorato al Lavoro, tutt’altro che risolto è il contesto relativo alle figure
degli infermieri e degli educatori, la cui carenza è oramai drammatica sia a livello regionale che
nazionale; in assenza di una adeguata pianificazione della formazione di queste figure professionali,
gli stessi obiettivi del PNRR sono seriamente a rischio.

Dall’emergenza alla pianificazione del Futuro
Legacoop FVG, per fornire risposte in particolar modo alle aree interne e a quelle maggiormente
soggette al fenomeno di spopolamento e abbandono, intende promuovere iniziative nel campo del
Turismo Sostenibile e, in accordo con l’ACI, a favore della diffusione delle Cooperative di Comunità
con la proposta di una legge regionale ad hoc. Sono iniziative che, assieme al collaudato progetto
Coopstartup FVG (su cui ci dilungheremo più tardi dal momento che assisteremo alle premiazioni
della seconda edizione), vanno lette come risposta ad alcuni bisogni dei luoghi e dei cittadini, ad
alcuni mutati scenari che creano nuove opportunità di valorizzazione e di lavoro: il primo
mattoncino della riscoperta della società cooperativa, soprattutto da parte dei giovani.
Infatti, la Cooperazione vive il territorio sia come impresa - abituata a cimentarsi con
l’organizzazione dei servizi - sia come socio, vivendolo e conoscendone i bisogni dei cittadini. Queste
due caratteristiche consentono spesso di operare e crescere in contesti dove non abbondano le
risorse finanziarie e dove il profitto non è sempre il fine che giustifica tutti gli sforzi.
Il tema della riscoperta dei valori e dei meriti della cooperazione, unita al succitato tema della
governance delle imprese cooperative, ci vedrà impegnati nel prossimo futuro assieme ai nostri
stakeholder e ai nostri partner.
Se durante il periodo più duro della pandemia anche le migliori intenzioni di condivisione e
concertazione sono state mortificate dall’evolversi capriccioso degli eventi, adesso è giunto il
momento di mettere realmente assieme tutte le forze sociali per uno sforzo comune, capace di
andare oltre gli interessi di bottega che, per quanto legittimi, appaiono oggi anacronistici e fuori
luogo.
Abbiamo puntato il dito contro malcostume e illegalità, denunciando i pericoli che rappresentano
per il rilancio della nostra regione. Abbiamo indicato strade e obiettivi su cui confrontarci. Non ci
sottrarremo ad approfondire idee e priorità proposte da altri soggetti, partendo dal percorso
unitario cooperativo rappresentato dall’ACI. Il tavolo di confronto proposto dai sindacati, sostenuto
dalla CCIAA di Pordenone/Udine e accolto da tutte le rappresentanze imprenditoriali, va nella giusta
direzione: i territori, le comunità locali con tutti i suoi attori, devono poter elaborare idee progettuali
da portare al confronto con l’amministrazione pubblica, regionale in particolare, cui spetterà poi il
compito di fare sintesi e definire i progetti strategici da sostenere.
Nelle sfide che attendono il nostro Paese nessuno può sperare di bastare a sé stesso: servono tavoli
di confronto ed elaborazione che mettano assieme i territori e non si contrappongano ad altri,
costituendone piuttosto integrazione e contributo, per l’interesse della nostra regione e dei suoi
cittadini, per l’interesse delle imprese cooperative che rappresentiamo. Legacoop FVG c’è e ci sarà!
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