Approfondimenti sulle nuove linee-guida ESC-EASD dedicate al diabete
←
→
Trascrizione del contenuto della pagina
Se il tuo browser non visualizza correttamente la pagina, ti preghiamo di leggere il contenuto della pagina quaggiù
Diabetologia: Hot Topics dai congressi 2013 L’approfondimento sulle novità dell’anno Approfondimenti sulle nuove linee-guida ESC-EASD dedicate al diabete Edoardo Mannucci Agenzia Diabetologia, Azienda Ospedaliero-Universitaria Careggi Firenze Un servizio di aggiornamento scientifico realizzato con il contributo non condizionante di Diabetologia: Hot Topics dai congressi 2013
Diabetologia: Hot Topics dai congressi 2013 L’approfondimento sulle novità dell’anno Approfondimenti sulle nuove linee-guida ESC-EASD dedicate al diabete Edoardo Mannucci Agenzia Diabetologia, Azienda Ospedaliero-Universitaria Careggi Firenze Il diabete è uno dei più importanti fattori di rischio cardiovascolare; inoltre, la sua presenza condiziona le scelte diagnostiche e terapeutiche nei pazienti con malattie cardiovascolari. Per questi motivi, la Società Europea di Cardiologia (European Society of Cardiology, ESC) ha recentemente pubblicato specifiche linee-guida per il diabete in relazione alle malattie cardiovascolari, sviluppate in collaborazione con la Società Europea di Diabetologia (European Society for the Study of Diabetes, EASD). Tali linee-guida trattano due aspetti distinti: lo screening e il trattamento della malattia cardiovascolare nel paziente diabetico, e quello del diabete nel paziente con malattia cardiovascolare (1). La lettura delle linee-guida e il confronto con quelle esistenti sugli stessi temi è interessante, perché fornisce il punto di vista di specialisti diversi dai diabetologi, che giungono talora a conclusioni differenti pur utilizzando la stessa base di evidenze. Lo screening del diabete nei pazienti con malattia cardiovascolare Una prima affermazione importante di queste linee-guida è che, nei pazienti con malattie cardiovascolari, deve essere fatto uno screening accurato per il diabete e il pre-diabete. Riguardo ai metodi da utilizzare, si raccomandano primariamente l’emoglobina glicata e la glicemia a digiuno, riservando l’uso del test da carico di glucosio ai casi incerti. In confronto, le linee-guida diabetologiche sono meno nette: l’ultima edizione (2013) degli standard di cura dell’American Diabetes Association (ADA) si limitano a proporre emoglobina glicata, glicemia a digiuno e test da carico come metodi “appropriati” di screening, senza fornire una priorità fra i tre (2). I cardiologi, rispetto ai diabetologi, sembrano avere un atteggiamento più pragmatico, favorendo nettamente l’uso dei test più semplici anche a costo di una minore sensibilità. Gli Standard italiani di cura, che risentono del fatto di essere stati pubblicati alcuni anni fa (ma nel corso del prossimo anno vedrà la luca la nuova edizione), raccomandano invece la glicemia a digiuno, con il complemento del test da carico in casi selezionati, senza citare l’emoglobina glicata (3). Diabetologia: Hot Topics dai congressi 2013 1
Lo screening della malattia cardiovascolare nei pazienti con diabete Il tema delle procedure più adeguate di screening per le malattie cardiovascolari nei pazienti diabetici è sempre stato molto dibattuto. Le linee-guida disponibili, a questo riguardo, sono molto eterogenee tra loro. Gli Standard italiani di cura (3) hanno una posizione “interventista”: essi raccomandano infatti l’esecuzione annuale dell’elettrocardiogramma e dell’indice di Winsor, aggiungendo ogni 1-3 anni, in sottogruppi ad alto rischio, ecocolordoppler carotideo e delle arterie degli arti inferiori e test provocativi per l’ischemia miocardica silente (test da sforzo, ecostress). Radicalmente diversa la posizione dell’ADA, secondo la quale lo screening per le malattie cardiovascolari non è raccomandato nei pazienti asintomatici (2). Le linee-guida ESC citano come test di screening possibili elettrocardiogramma, ecocardiogramma, test da sforzo ed ECG dinamico secondo Holter, senza peraltro fornire istruzioni chiare sui pazienti candidati allo screening o sulla frequenza necessaria; l’unica indicazione è che lo screening per l’ischemia miocardica silente (con il test da sforzo) dovrebbe essere effettuato in “pazienti ad alto rischio selezionati” (1). La genericità delle indicazioni fornite dai cardiologi conferma che, per tale aspetto, esiste una difficoltà obiettiva nel formulare raccomandazioni. Non c’è dubbio che, considerando il rischio elevato e la frequenza notevole di forme clinicamente silenti, uno screening accurato sarebbe importante per dirigere la terapia; al tempo stesso, però, i test di uso più semplice (come l’elettrocardiogramma) sono poco sensibili, e quelli di buona sensibilità (come i test provocativi) sono difficili da applicare su larga scala. Per l’arteriopatia periferica, invece, le linee-guida ESC raccomandano lo screening tramite misurazione annuale dell’indice caviglia/braccio (1). I trattamenti non farmacologici Il trattamento del diabete di tipo 2 si fonda innanzitutto sulla correzione delle abitudini alimentari e sull’incremento dell’attività fisica. Su quest’ultimo aspetto, il documento dell’ESC riprende le linee- guida diabetologiche esistenti, raccomandando 150 minuti alla settimana di esercizio moderato/vigoroso. Anche le indicazioni sull’apporto calorico complessivo e sulla fibra alimentare sono simili, mentre i limiti per l’assunzione di lipidi saturi sono lievemente meno stringenti (1). Una sintesi delle raccomandazioni per i trattamenti non farmacologici nelle linee-guida ESC e in quelle diabetologiche è riportata nella Tabella 1. Il trattamento dell’iperglicemia Come è ovvio, il trattamento specifico per l’iperglicemia, che ha un’importanza centrale nelle linee- guida diabetologiche, rappresenta una porzione relativamente piccola del documento della ESC, che è maggiormente indirizzato alla gestione complessiva del rischio cardiovascolare. In generale, il mondo cardiologico sembra ritenere che il controllo glicemico abbia un’importanza marginale nella prevenzione delle malattie cardiovascolari. Evidentemente, né i risultati dello studio EDIC (4), né quelli del follow-up dello UKPDS (5), né le metanalisi dei grandi trial sul diabete di tipo 2 (6, 7) Diabetologia: Hot Topics dai congressi 2013 2
sono stati considerati pienamente convincenti dagli estensori delle linee-guida ESC. Infatti, in questo documento, il controllo accurato della glicemia è raccomandato per la prevenzione delle complicanze microvascolari del diabete, mentre viene solo “considerato” per la prevenzione delle malattie cardiovascolari (1). Gli obiettivi glicemici proposti, peraltro, sono analoghi a quelli delle società diabetologiche: emoglobina glicata inferiore a 7%, con possibilità di aumentare o diminuire il livello target in base alle caratteristiche del paziente. Abbastanza curiosamente, non si dà grande spazio ai possibili rischi connessi con l’ipoglicemia, almeno nel paziente con cardiopatia ischemica in fase acuta. Vengono infatti del tutto ignorati i risultati di un trial importante come il NICE- SUGAR, in cui un trattamento intraospedaliero molto aggressivo dell’iperglicemia, con conseguenti frequenti ipoglicemie, si associava ad un aumento di mortalità in pazienti con infarto recente (8). Riguardo alla scelta del trattamento, le linee-guida ESC si limitano a raccomandare la metformina in prima istanza, lasciando alle società diabetologiche l’onere di prendere posizione sui trattamenti successivi. Diabetologia: Hot Topics dai congressi 2013 3
I fattori di rischio associati all’iperglicemia: ipertensione e iperlipidemie La Tabella 2 riporta una sintesi delle raccomandazioni delle linee-guida ESC (1), confrontate con quelle diabetologiche dell’ADA (2) e delle società scientifiche italiane (3), riguardo alla prevenzione della malattia cardiovascolare nei pazienti con diabete. Gli obiettivi pressori raccomandati dalla ESC sono meno stringenti, ma forse più realistici, rispetto a quelli proposti dai diabetologi. Target più bassi sono raccomandati per i pazienti microalbuminurici o proteinurici, analogamente agli standard di cura italiani. In generale, si consigliano come farmaci di prima istanza quelli attivi sul sistema renina-angiotensina (ACE inibitori o sartanici), particolarmente per i pazienti nefropatici. Per tale aspetto, non ci sono differenze sostanziali rispetto ai documenti già esistenti sull’argomento. Una notazione importante, derivata dalle evidenze dei trial clinici, è quella che riguarda la necessità di evitare il doppio blocco del sistema renina-angiotensina (cioè l’associazione tra ACE-inibitori e sartanici) nei pazienti diabetici. Diabetologia: Hot Topics dai congressi 2013 4
Per quanto riguarda il trattamento dell’ipercolesterolemia, le varie linee-guida sono abbastanza simili tra loro. Tutte raccomandano il trattamento dei pazienti con pregressa malattia cardiovascolare e negli ultraquarantenni con almeno un fattore di rischio, con un target di LDL inferiore a 70 mg/dl. Per la restante parte dei pazienti, si indica un target a 100 mg/dl – anche se le linee-guida italiane suggeriscono, nei soggetti con meno di 40 anni, di iniziare il trattamento farmacologico solo quando il colesterolo LDL supera i 130 mg/dl. Anche in queste linee-guida, il trattamento dell’ipertrigliceridemia resta decisamente in secondo piano. Si ribadisce che le evidenze sui fibrati in prevenzione cardiovascolare sono scarse e che, sempre sul piano degli eventi cardiovascolari, la terapia combinata con statine e fibrati non sembra dare vantaggi rispetto alla monoterapia con statine. TAle posizione è difficilmente contestabile, se ci si limita a considerare la sola prevenzione cardiovascolare. Peraltro, esistono evidenze che il trattamento dell’ipertrigliceridemia ha effetti favorevoli sulle complicanze microvascolari, e in particolare sulla progressione della retinopatia (9, 10), che le linee-guida continuano a trascurare. La terapia antiaggregante nel diabete Il trattamento antiaggregante nel paziente diabetico è un altro tema ampiamente dibattuto negli ultimi anni. Da un lato, l’elevato rischio cardiovascolare (tale da far considerare il diabete equivalente a un evento pregresso) suggerirebbe il trattamento anche in prevenzione primaria; d’altro canto, la frequente presenza di resistenza all’acido acetilsalicilico renderebbe i pazienti diabetici meno responsivi al trattamento antiaggregante, riducendo il presunto beneficio. Negli ultimi anni, si sono affermate posizioni più caute, rivedendo qualche precedente entusiasmo eccessivo. Così, mentre le linee-guida italiane, che risalgono al 2009, raccomandano il trattamento nei pazienti con pregressi eventi e in tutti gli ultraquarantenni con almeno un fattore di rischio (3), le linee-guida americane del 2013 restringono la raccomandazione ai soli pazienti con malattia cardiovascolare nota, limitandosi a “prendere in considerazione” la terapia antiaggregante nei pazienti con rischio stimato a 10 anni superiore al 10% (2). Le linee-guida ESC (1) sono sovrapponibili a quelle dell’ADA (Tabella 2). Il trattamento cardiologico del paziente diabetico con malattia cardiovascolare Una parte assai interessante del documento ESC, che si rivolge primariamente agli specialisti cardiologi, è quella che riguarda i trattamenti specificamente cardiologici per i pazienti diabetici affetti da malattie cardiovascolari. Per la cardiopatia ischemica, la terapia medica standard deve comprendere, anche nei pazienti diabetici, ACE-inibitori o sartanici, statine, antiaggreganti ed eventualmente beta-bloccanti. La rivascolarizzazione elettiva non viene raccomandata nelle forme di angina stabile, a meno che Diabetologia: Hot Topics dai congressi 2013 5
l’area ischemica non sia molto estesa. Qualora si debba ricorrere alla rivascolarizzazione, il bypass aortocoronarico è preferibile nelle forme multivasali e più complesse, mentre l’angioplastica percutanea è una alternativa possibile per i casi più semplici. Nell’infarto con elevazione ST è raccomandata l’angioplastica primaria, preferendo gli stent medicati. In caso di scompenso cardiaco, sarà necessario il trattamento con ACE-inibitori (riservando i sartanici ai casi di intolleranza) e con beta-bloccanti; nei casi resistenti al trattamento standard, si dovrà introdurre anche il diuretico risparmiatore di potassio, mentre l’ivabradina viene riservata a casi selezionati. Conclusioni Le linee-guida ESC sul diabete non rappresentano certamente una rivoluzione: in larga misura, esse confermano quanto già indicato da analoghi documenti delle Società Scientifiche del settore diabetologico. Al tempo stesso, esse si distinguono per una maggiore pragmaticità – tipica della cardiologia, tradizionalmente più attenta alle evidenze e meno alle considerazioni fisiopatologiche rispetto alla diabetologia. Inoltre, questo documento è importante perché richiama fortemente l’attenzione dei cardiologi, cui è primariamente rivolto, sull’importanza della cura del diabete e delle sue complicanze. Riferimenti bibliografici 1. The Task Force on diabetes, pre-diabetes, and cardiovascular diseases of the European Society of Cardiology (ESC). ESC Guidelines on diabetes, pre-diabetes, and cardiovascular diseases developed in collaboration with the EASD. Eur Heart J 2013, Epub ahead of print, doi:10.1093/eurheartj/eht108 2. American Diabetes Association. Standards of Medical Care in Diabetes—2013. Diabetes Care 2013 36:S11-S66 3. Associazione Medici Diabetologi - Società Italiana di Diabetologia. Standard italiani per la cura del diabete mellito 2009‑2010. Infomedica, Torino, 2010. 4.Nathan DM, Cleary PA, Backlund JY, et al. Diabetes Control and Complications Trial/ Epidemiology of Diabetes Interventions and Complications (DCCT/EDIC) Study Research Group. Intensive diabetes treatment and cardiovascular disease in patients with type 1 diabetes. N Engl J Med 2005;353:2643-2653. 5. Holman RR, Paul SK, Bethel MA, Matthews DR, Neil HA. 10-year follow-up of intensive glucose control in type 2 diabetes. N Engl J Med 2008;359:1577-1589. 6. Mannucci E, Monami M, Lamanna C, Gori F, Marchionni N. Prevention of cardiovascular disease through glycemic control in type 2 diabetes: a metaanalysis of randomized clinical trials. Nutr Metab Cardiovasc Dis 2009;19:604-612. 7. Tkác I. Effect of intensive glycemic control on cardiovascular outcomes and all-cause mortality in type 2 diabetes: Overview and metaanalysis of five trials. Diabetes Res Clin Pract 2009;86 Suppl 1:S57-S62. 8. Finfer S, Liu B, Chittock DR, et al.; NICE-SUGAR Study Investigators. Hypoglycemia and risk of death in critically ill patients. N Engl J Med 2012;367:1108-1118. 9. ACCORD Study Group. Effects of medical therapies on retinopathy progression in type 2 diabetes. N Engl J Med 2010;363:233-244. 10. Keech AC, Mitchell P, Summanen PA, et al.; FIELD study investigators. Effect of fenofibrate on the need for laser treatment for diabetic retinopathy (FIELD study): a randomised controlled trial. Lancet 2007;370:1687-1697. Diabetologia: Hot Topics dai congressi 2013 6
Puoi anche leggere