ANIEM Rassegna Stampa del 25/10/2017

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   Rassegna Stampa del 25/10/2017

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INDICE

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SCENARIO EDILIZIA
   25/10/2017 Il Sole 24 Ore                                                                5
   Salini Impregilo vince per distacco

   25/10/2017 Il Sole 24 Ore                                                                7
   Edilizia, i controlli evitano sanzioni per 395 milioni

   25/10/2017 Il Sole 24 Ore                                                                8
   Imprese, la Top 50 delle costruzioni

   25/10/2017 Il Gazzettino - Rovigo                                                        9
   Edilizia, operai dimezzati in dieci anni

   25/10/2017 Il Mattino - Caserta                                                          10
   Interporto riparte il treno delle opere

SCENARIO ECONOMIA
   25/10/2017 Corriere della Sera - Nazionale                                               12
   «La vita è più lunga» In pensione a 67 anni

   25/10/2017 Corriere della Sera - Nazionale                                               13
   Spesa a mezzanotte: sbagliato vietarla Non sarebbe la città più smart d'Italia

   25/10/2017 Corriere della Sera - Nazionale                                               15
   Più lenti e produttivi: ecco la mossa giusta E dal 2030 in strada solo auto elettriche

   25/10/2017 Il Sole 24 Ore                                                                16
   Da Usa e Brics nuova spinta al «made in Italy» (+8,1%)

   25/10/2017 Il Sole 24 Ore                                                                18
   Lavoro, sui distacchi nuove regole in Europa
25/10/2017 Il Sole 24 Ore                                                           20
  Imprese italiane pronte alla sfida

  25/10/2017 Il Sole 24 Ore                                                           21
  Bankitalia, si rafforza Visco Entro domani la lettera di Gentiloni a Palazzo Koch

  25/10/2017 Il Sole 24 Ore                                                           23
  Pensioni, regole uguali solo per chi fa attività usuranti

  25/10/2017 Il Sole 24 Ore                                                           25
  In pensione cinque mesi più tardi dal 2019

  25/10/2017 Il Messaggero - Nazionale                                                27
  Il Colle tiene il punto Visco verso la conferma

SCENARIO PMI
  25/10/2017 Corriere della Sera - Nazionale                                          30
  I «big» dell'industria italiana Enel scala la classifica dei ricavi

  25/10/2017 Il Sole 24 Ore                                                           31
  Piccola impresa, Carlo Robiglio candidato unico

  25/10/2017 Il Sole 24 Ore                                                           32
  Pmi oltre la crisi con investimenti «verdi»

  25/10/2017 Il Sole 24 Ore                                                           33
  Commerzbank, mandato agli advisor per studiare una fusione o acquisizione

  25/10/2017 ItaliaOggi                                                               34
  Montepaschi torna agli scambi
SCENARIO EDILIZIA

5 articoli
25/10/2017                                                                                           diffusione:97980
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 LE AZIENDE AL TOP Edilizia
 Salini Impregilo vince per distacco
 Alessandro Arona

 pagina 20 Si fa più evidente, tra le prime 50 imprese di costruzione italiane, il divario tra le prime 7 società
 (Salini Impregilo, Astaldi, Condotte, Cmc, Rizzani, Pizzarotti, Ghella), sempre più forti sui mercati
 internazionali e con fatturato oltre i 600 milioni, e tutte le altre imprese, metà delle quali non raggiungono i
 100 milioni. Ma quel che emerge ancora di più dai bilanci 2016 è l'accentuarsi del divario dimensionale tra
 Salini Impregilo e tutte le altre. I dati di bilancio sono elaborati per «Edilizia e Territorio» dallo studio
 Guamari e commentati da Aldo Norsa (convegno a Roma il 5 dicembre). Salini Impregilo, dunque, nata nel
 2014 dopo l'acquisizione di Impregilo da parte di Pietro Salini (la Salini Costruttori controlla oggii due terzi
 delle azioni),è in pochi anni diventata un colosso, n. 18 al mondo nella classifica della rivista Enr, e nel
 bilancio 2016 fa segnare l'ennesimo balzo, +24% nel giro d'affari da 4.739 a 5.883 milioni (il 93% fuori
 Italia). Un balzo dovuto all'acquisto a fine 2015 dell'americana Lane Industries, consolidata dal 2016,e
 l'obiettivoè arrivare a 9 miliardi nel 2019. Le altre 49 imprese italiane arretrano invece, nel complesso, del
 6,2%, e a perdere fatturato sono 30 società su 50, e 11 tra le prime 15 in classifica. Cresce la numero 2, la
 romana Astaldi, +5,2% a 3.004 milioni consolidati (l'84% all'estero), stabile Condotte (-1,2%), con 1.315
 milioni di cifra d'affari (61% fuori Italia). Segue (n. 4) la coop Cmc di Ravenna, in calo del 9,7% a 1.063
 milioni (55% all'estero); numero 5 Rizzani de Eccher (Udine), +37% di fatturato a 917,8 milioni (l'82% fuori
 Italia). Numero 6 Pizzarotti (Parma), -11% a 730,4 milioni (64% estero), seguita da Ghella. In calo del 13,4%
 a 620 milioni (66% fuori Italia). Qui finisce in sostanza la pattuglia dei "campioni" dei mercati esteri, con
 singoli casi più avanti in classifica: la Icm (ex Maltauro) al n. 11 (340 milioni, 57% estero) e Todini
 Costruzioni al n. 20 (124 milioni, 98% estero). Ma la spinta verso l'estero sta arrivando anche da imprese
 come Cmb, Itinera, Vianini e Colombo, con nuove commesse anche se non ancora ricavi. Numero uno per
 fatturato italiano è la coop Cmb di Carpi, con 521 milioni di euro, numero 8 complessiva, più forte sul
 mercato nostrano dei colossi Salini, Astaldi, Condotte, Cmc. Altre crescite di fatturato, oltre la 15esima
 posizione, sono: Carron (+17,3%), Toto (+27), Sicrea (+11,2), Acmar (+5,4), Cmsa (+8,4), Pessina (+47),
 Icop (+12,7), oltre alle "new entries". Salini Impregilo migliora l'Ebitda (+11,1%) e l'Ebit (+3%), mentre le
 altre 49 messe insieme perdono nel primo caso il 10,9%e nel secondo il 14,4. L'utile netto, tuttavia, fa
 segnare una forte crescita per le 49 imprese, +65%, tre volte il +21% di Salini Impregilo. Rispetto agli anni
 più acuti della crisi, inoltre, le imprese in perdita si sono ridottea sole6 su 50. Nel mondo delle costruzioni
 continua comunque a esserci un forte turn over tra imprese in crisie nuove realtà. Nel primo gruppo
 segnaliamo Mantovani e Tecnis, entrambe fuori classifica, la prima per il rinvio del bilancio, la seconda in
 amministrazione straordinaria. Chiudono invece in bonis il lungo periodo del concordato Matarrese e
 Carena, poco fuori dalla Top 50. Sono 12 le new entries, quasi tutte con forti balzi di fatturato; 18esima in
 classifica Techbau, +138% di cifra d'affari; 20) Todini (-6,9%, venduta da Salini); 30) Setten Genesio
 (+64%); 34) Clea (+29); 36) Cbr (+24); 41) Secap (+75); 44) Rcm costruzioni; 45) Unionbau (+13); 46) Citali
 (-5%); 49) Nessi & Majocchi (+13).
 IN SINTESI
 +1,5%
 -6,2%
 +53%
 7 Ricavi 2016 L'andamento del fatturato delle prime cinquanta imprese di costruzioni italiane Il traino di
 Salini Impregilo Senza il dato di Salini-Impregilo (che cresce del 24%) la somma dei ricavi dei big
 risulterebbe in calo rispetto all'anno scorso Utile netto In complesso 412,7 milioni di euro su 19 miliardi di

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 25/10/2017                                                                     5
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 fatturato (net margin: 2,1%) grandi gruppi Sonoi big che superanoi 600 milioni di euro di fatturato

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Pag. 17                                                                                                tiratura:140038

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 Cresme. La prevenzione dei comitati paritetici
 Edilizia, i controlli evitano sanzioni per 395 milioni
 L'IMPATTO Genovesi (Fillea): il costo totale delle casse ediliè più basso rispetto ai rischi corsi dagli
 imprenditori che cercano scorciatoie
 Giorgio Pogliotti

 L'intervento della bilateralità, attraversoi comitati paritetici territoriali, ha consentito alle imprese edili di
 mettere in sicurezza impiantie cantieri, evitando di incorrere in sanzioni valutate tra i 184 milionie 395
 milioni di euro. Si tratta di una cifra di gran lunga superiore rispetto ai circa 18 milioni di euro versati dalle
 imprese agli enti bilaterali, anche nell'ipotesi di applicazione della sanzione ridotta ad un quarto (ex Dlgs
 758/94) che avrebbe prodotto multe tra 46 milioni e 99 milioni di euro. Le stime sono del rapporto Cncpt
 sulla sicurezza realizzato dal Cresme, che sottolinea come l'attività di visita pressoi cantieri ed i rilievi
 effettuati dai tecnici dei 103 Cpt sulla corretta applicazione delle disposizioni sulla sicurezza nei luoghi di
 lavoro, oltre a fornire un importante contributo alla riduzione dell'incidentalità, ha evitato all'impresa
 inadempiente di incorrere in sanzioni che un controllo ispettivo avrebbe potuto infliggerle. I rilievi di non
 conformità effettuati dai tecnici del Cpt sono stati valutati per livello di gravità e per tipologia, ed hanno
 consentito di stimare un costo potenziale a carico dell'impresa inadempiente che oscilla da 27.074 euro a
 31.754 euro, mentre la stima delle sanzioni dopo una visita ispettiva vanno da 20.709 euroa 21.326 euro
 per cantiere. Le sanzioni, peraltro, sono riducibili di un quarto, in caso di accettazione delle disposizioni e
 messa in sicurezza, secondo il Testo unico. «Stare dentro il sistema della bilateralità conviene a tutti -
 sostiene Alessandro Genovesi (Fillea-Cgil) -, il costo totale per l'impresa è più basso rispetto ai rischi corsi
 dagli imprenditori che cercano scorciatoie, con riflessi negativi sulla sicurezza. Le imprese sono al riparo
 anche dal contenzioso che in un terzo dei casi è promosso nei confronti di imprenditori che partecipano agli
 appalti pubblici applicando contratti meno onerosi. Per la ricostruzione dal terremoto in Umbria e Marche si
 sono candidate imprese che applicano agli operai il contratto florovivaistico per mettere fuori gioco le
 imprese sane che applicano il contratto edile, che hanno presentato ricorso appellandosi al codice degli
 appalti». Il rapporto evidenzia cheè ancora in corso la fuga dal sistema delle Casse edili; su un campione di
 85 province al primo semestre la capacità occupazionaleè di oltre 311mila lavoratori, il 37%
 dell'occupazione dipendente del settore, nel 2015 le stesse province rappresentavano il 39,8% (39,4% nel
 2016). In base agli indici infortunistici sembra che a restare siano le imprese più virtuose, con frequenza
 degli incidenti mediamente inferiore al resto del settore. «Il sistema bilaterale è figlio del contratto nazionale
 scaduto a giugno 2016- aggiunge Genovesi-. Il tavolo negoziale è in stallo e abbiamo avviato una
 mobilitazione, non escludiamo di arrivare allo sciopero. Lo valuteremo insiemea Cisle Uil».

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 25/10/2017                                                                      7
25/10/2017                                                                                        diffusione:97980
Pag. 20                                                                                            tiratura:140038

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 QUOTIDIANO EDILIZIA E TERRITORIO
 Imprese, la Top 50 delle costruzioni

 I dati del bilancio 2016 dei principali operatori dell'edilizia: chi sale e chi scende per fatturato, utile,
 commesse, export ediliziaeterritorio.ilsole24ore.com

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 25/10/2017                                                                  8
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Pag. 29 Ed. Rovigo                                                                                        tiratura:69401

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  Edilizia, operai dimezzati in dieci anni

  Edilizia ancora nel tunnel della crisi. Lo testimoniano i dati della Uil e della Cassa Edile polesana, secondo i
  quali nell'arco degli ultimi anni sono praticamente dimezzati gli operai impiegati nel settore delle costruzioni,
  dove sono andati perduti circa 2.500 posti di lavoro. Anche il numero di aziende edili attive in Polesine ha
  subito un drastico calo: ben 400 hanno chiuso i battenti.

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Pag. 34 Ed. Caserta                                                                                            tiratura:52715

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  Lo sviluppo, l'occupazione
  Interporto riparte il treno delle opere
  Buone notizie per gli edili finita la cig tutti al cantiere Per tre anni nessuno stop Il volano Si accelera per il
  casello autostradale A Marcianise si completa il maxi capannone

  Giuseppe Miretto Tutti in cantiere: riassorbimento di ben 70 unità e un piano aggiuntivo di assunzione di
  altre 25 edili. Riapertura immediata e a catena dei cantieri per il completamento edilizio dell'Interporto Sud
  Europa (Ise). Dopo sette mesi di tribolazione e attesa, l'annuncio congiunto è delle segreterie provinciali di
  Fillea-Cgil, Filca-Cisl e Feneal-Uil: «Da lunedì prossimo, sarà sospesa la cassa integrazione a rotazione del
  personale collocato nell'ex bacino Interporto. Per la prima volta, dalla scorsa Pasqua, si può annunciare
  ufficialmente che l'emergenza occupazionale degli edili è finita: saranno assunti tutti gli operai ex Cogedi,
  riassorbite le maestranze ex Tiesse, ritorna a lavoro pure l'ultimo scaglione che doveva tornare in cantiere il
  25 marzo scorso». Vincenzo Maio (Fillea-Cgil), Alfonso Petrone (Filca-Cisl) e Andrea Martiniello (Feneal-
  Uil) hanno sempre lavorato per centrare due obiettivi: «Quello primario del mantenimento dei livelli
  occupazionali e quello di prospettiva per allargare la platea degli assunti». La soddisfazione è grande
  perché, secondo le proiezioni dei confederali, si sono «ora create la condizioni per un triennio ininterrotto di
  lavoro senza soluzione di continuità». Tutto è reso possibile dal riavvio del «volano di Marcianise», che con
  la riapertura del capannone da 50 mila metri quadrati e quattro capannoni associati, farà da traino al
  completamento dell'area commerciale-logistica. «Ma questo "primo polo" funzionerà anche da catalizzatore
  - spiega Andrea Martiniello (Fneal-Uil)- per la agognata ripresa di tutte le attività edilizie-concessorie
  dormienti, con associate ricadute occupazionali, che sono state scaglionate nel tempo. A catena, si potrà
  attendere senza patemi la costruzione del capannone commerciale (concessione in deroga di 30 mila metri
  quadrati) a Maddaloni nei pressi del «varco Ficucella» e il completamento di un altro limitrofo». C'è
  soddisfazione e moderato ottimismo tra i sindacati che insistono: «Si riparte immediatamente da Marcianise
  ma si sta spianando la strada per ratificare accordi su infrastrutture di completamento attese da anni». Il
  riferimento è alle «opere accessorie all'Interporto» subordinate a iter di approvazione e assegnazione dei
  lavori particolarmente complessi. Infatti, si aspetta ancora l'esito della selezione ministeriale, tra le trenta
  imprese (nazionali e internazionali), candidate alla costruzione dell'area casello e lo svincolo autostradale
  «Maddaloni-Interporto Sud Europa» sulla A30 Caserta-Salerno. Analoga attenzione è posta all'intervento di
  «raddoppio della presa e consegna ferroviaria interna all'area logistica» considerata essenziale per il
  funzionamento a regime della piattaforma intermodale.
  Foto: Le incompiute A Marcianise sbloccate le pratiche relative a diversi capannoni

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 25/10/2017                                                                            10
SCENARIO ECONOMIA

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25/10/2017                                                                                           diffusione:231083
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 camusso (cgil): follia da fermare
 «La vita è più lunga» In pensione a 67 anni
 Enrico Marro

 Dal 2019 si andrà in pensione a 67 anni. L'Istat: sale l'aspettativa di vita. Quindi scatta l'automatismo della
 riforma. Susanna Camusso (Cgil): è una follia da fermare.
  a pagina 11 Comegna
  ROMA Si vive più a lungo e quindi si andrà in pensione più tardi, secondo quanto prevede la legge. Ieri
 l'Istat ha certificato che nel 2015 la speranza di vita a 65 anni è aumentata di 5 mesi rispetto al 2013. Sulla
 base delle norme introdotte dal governo Berlusconi e poi corrette dall'esecutivo Monti, significa che quando
 ci sarà il prossimo aumento automatico delle età pensionabili alla speranza di vita, cioè dal primo gennaio
 2019, queste dovranno salire di 5 mesi. L'età per la pensione di vecchiaia, che oggi è di 66 anni e 7 mesi,
 arriverà quindi a 67 anni mentre gli anni di contributi necessari per la pensione anticipata, che oggi sono 42
 e 10 mesi, saliranno a 43 anni e 3 mesi.
 La legge prevede che, dopo la rilevazione Istat, il governo disponga l'adeguamento almeno un anno prima
 che esso entri in vigore, cioè entro il prossimo 31 dicembre. Di fronte all'opposizione del sindacato e di uno
 schieramento trasversale in Parlamento, il governo finora ha resistito, dicendo che verrà applicata la legge,
 perché altrimenti aumenterebbe di molto la spesa.
 Invece, per la segretaria della Cgil, Susanna Camusso, bisogna «fermare la follia di questo automatismo
 perverso». «Il meccanismo va rivisto: chiediamo al governo di rimandare la decisione al giugno 2018», dice
 il presidente della commissione Lavoro della Camera, Cesare Damiano (Pd). «Gradualità» chiede anche
 Maurizio Sacconi (Epi), che presiede la stessa commissione al Senato. Il Movimento 5 Stelle parla di
 «mostruosità» e incalza il Parlamento affinché discuta «al più presto» la risoluzione con la quale i grillini
 propongono il blocco dell'adeguamento. Un invito a riconsiderare il meccanismo di aumento viene anche
 dal sindacato dei medici Cimo-Cida, che osserva come i dati sulla mortalità dell'Istat mostrino un'Italia a
 due velocità, con forti squilibri, dove le donne del Trentino sono le più longeve (86,1 anni) vivendo 2,7 anni
 in media in più di quelle meno longeve, in Campania.
 Sempre ieri, la Corte costituzionale ha ascoltato le parti nel giudizio sul cosiddetto bonus Poletti, la parziale
 restituzione della mancata perequazione disposta dal governo Monti e bocciata dalla Consulta nel 2015.
 L'avvocato dell'Inps ha ammonito sui rischi di una bocciatura anche del bonus Poletti: la spesa aggiuntiva
 potrebbe toccare i 30 miliardi, mettendo a rischio i conti già minati in passato. E qui l'avvocato ha ricordato
 le baby pensioni, costate ben 150 miliardi fino al 2012. Oggi la decisione.
  Enr. Ma.
  © RIPRODUZIONE RISERVATA
    L'ETÀCHESALE L'evoluzionedeirequisitiperlapensionedivecchiaiaeanzianità
 (fondopensionilavoratoridipendenti) ASSEGNIPIÙPICCOLI Coefficientiditrasformazione.
 Èlapercentualeusatapercalcolarelapensioneannua comequotadeicontributitotaliversatiVE CCHIAIA Uomini
 Donne ANZIANITÀ Indipendentedaetà Etàanagrafica Annidicontribuzione 66 62 42,1(1) 42,5 42,6 42,6
 42,10 42,10 42,10 43,3 62,3 63,9 63,9 65,7*6 5,7* 65,7* 66,3 66,3 66,3 66,7 66,7 66,7 6,1% 5,9% 5,7%
 5,5%         5,3%          5,1%       4,9%        4,7%        Ipotesi:          67      CdSNote:            (1)
 Validopergliuominidal2012.Perledonneunannoinmeno;*Nelpubblicoimpiegolapensionedivecchiaiaperledonn
 eèdi66,7anni,comepergliuomini 1995 2010 2013 2016 2019 2021 2023 2025 2027 2029 2031 2033 2035
 2037 2039 2041 2043 2045 2047 2049 2051 2053 2055 2057 2059 2061 2063 2065

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 25/10/2017                                                                      12
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 La velocità di Milano Cobolli Gigli, Federdistribuzione
 Spesa a mezzanotte: sbagliato vietarla Non sarebbe la città più smart
 d'Italia
 Ri. Que.

 «Sono qui per strada, sto camminando lentamente, molto lentamente, verso casa...». A Giovanni Cobolli
 Gigli non difettano garbo e presenza di spirito. Il presidente di Federdistribuzione, associazione che
 raggruppa le insegne di super e ipermercati, risponde al telefono verso le 7 di sera. Conosce già quale sarà
 il tema della conversazione ed entra subito in argomento.
 Lentamente come auspicato dal sindaco di Milano, Giuseppe Sala, giusto?
 «Infatti. Ho letto la sua idea di una Milano che dovrebbe rallentare. E mi permetta di dire che io Sala lo
 stimo moltissimo, per tutto quello che ha fatto per Milano ancor prima di diventare sindaco, quando era alla
 guida di Expo».
 Però...
 «Però su una cosa non sono d'accordo. Va bene la città smart e pronta a investire sulla qualità della vita.
 Fin qui ci siamo. Ma poi quando dice che i negozi aperti 24 ore su 24 sono un errore, davvero non riesco
 più a seguirlo».
 Fare la spesa alle due di notte è davvero necessario?
 «Potrei dirle che non dobbiamo essere da meno di New York e delle grandi città americane, sempre accese
 giorno e notte. E invece non è nemmeno questo il punto. Le nostre città sono diverse. Tanto che i negozi
 aperti 24 ore su 24 in Italia non sono più di 150 su 50 mila punti vendita della distribuzione moderna. Tanto
 rumore per nulla».
 Perché è importante che questi 150 restino aperti h24?
 «È semplice: la giornata lavorativa dalle 9 alle 17 non esiste più. Milano è la città smart per eccellenza,
 dove anche i lavoratori dipendenti hanno la libertà di organizzare i tempi del lavoro e della vita privata. E
 allora è non solo normale ma anche giusto che si lasci la libertà alle imprese della distribuzione moderna di
 fornire un servizio a chi ha scelto di fare tardi in ufficio o smonta dal turno in ospedale».
 Il mercato vince su tutto? Il sindaco un mesetto fa ha detto che la stagione dei centri commerciali a Milano
 è finita.
 «Se non ci fosse la domanda, sarebbero gli imprenditori per primi ad abbassare le saracinesche con
 qualche ora d'anticipo. Per quanto riguarda gli orari, vorrei far notare che l'offerta del servizio si sta
 dilatando anche in altri settori, dai concessionari di automobili alle banche».
 E le domeniche? Indispensabile tenere aperto?
 «Chi vende online è già aperto 24 ore su 24, festività comprese. Vogliamo chiudere anche loro?».
 Milano è stata la prima città a sperimentare l'apertura di un supermercato h24.
 «Non sarà un caso, no? Era il 2012. Da allora le esigenze di Milano sono andate ancora di più in questa
 direzione. E anche grazie al lavoro di Sala: Expo ha reso la città ancora più smart. Se c'è posto in cui
 rallentare non ha senso, almeno sugli orari dei negozi, questo è proprio Milano».
  © RIPRODUZIONE RISERVATA
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   Attività Le imprese censite a Milano. Numero in forte crescita: nei primi sei mesi del 2017, rispetto al
 semestre precedente, c'è stato un più 38% di start up innovative, che vale il 16%
 del sistema Italia (e il 23% del fatturato del settore) Gli orari I servizi disponibili con orari dilatati sono in
 linea con il lavoro flessibile e la libertà
 Foto:

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 Con un'intervista sul «Corriere» di ieri il sindaco di Milano ha spiegato che il suo obiettivo politico è
 «riumanizzare» la città. Ai milanesi Giuseppe Sala propone di «rallentare il ritmo», smettendo di correre 24
 ore su 24. L'ambizione di Sala è fare in modo «che proprio dalla città dove tutti corrono parta la rivoluzione
 del rallentamento». In nome di una migliore qualità della vita
 Foto:
 Giovanni Cobolli Gigli
 Classe 1945,
  è il presidente
 di Federdistribuzione
 dal 2011

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 25/10/2017                                                                    14
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 Bonomi, Assolombarda
 Più lenti e produttivi: ecco la mossa giusta E dal 2030 in strada solo auto
 elettriche
 Rita Querzé

 I l sindaco Beppe Sala dice che Milano deve rallentare.
 «Lo so, è una delle prime cose che ho letto ieri mattina. Sono d'accordo con lui».
 Scusi, ma voi industriali non dovreste ambire a una Milano da Formula 1, in grado di correre ai 300 all'ora?
 «Capiamoci - mette le mani avanti il presidente di Assolombarda, Carlo Bonomi -. Rallentare non vuol dire
 essere meno produttivi ma solo vivere meglio. Proprio grazie a una migliore qualità della vita Milano può
 guadagnare in benessere economico. E allora mi permetta di rilanciare».
 Come?
 «L'ambizione di Milano dovrebbe essere diventare la prima città in Europa per qualità della vita. Inoltre
 l'area metropolitana dovrebbe gettare il cuore oltre l'ostacolo e annunciare che dal 2030 qui potranno
 circolare solo auto elettriche».
 Cambiare l'auto costa.
 «Ho detto dal 2030. I cittadini avrebbero tutto il tempo per cambiare l'auto. Ma si darebbe una prospettiva di
 sostenibilità alla città. E la si renderebbe ancora più attrattiva».
 I produttori d'auto che hanno già scelto l'elettrico apprezzerebbero.
 «Una scelta del genere darebbe anche un impulso alla filiera dell'auto. Come vede, tutto si tiene».
 Anche il cambiamento delle caldaie darebbe una spinta all'industria...
 «Lavorare adesso per la Milano di domani fa bene all'economia. Ma il punto è anche un altro».
 Migliorare l'attrattività delle imprese che operano in questo grande hub dei servizi?
 «Infatti. Pensi a Ema, l'Agenzia europea del farmaco. Se si trasferirà a Milano, come tutti speriamo, sarà
 anche merito del nostro saper vivere, riconosciuto in tutto il mondo».
 Anche le riqualificazioni urbane andrebbero fatte all'insegna della sostenibilità.
 «Certo. A partire dalla riqualificazione degli ex scali ferroviari».
 Per avere più parchi e più verde bisognerebbe contenere gli indici di edificabilità.
 «Gli spazi belli e vivibili diventano anche sostenibili sul piano economico».
 A Milano si sperimenta il lavoro agile. Ai dipendenti è spesso lasciata la libertà di lavorare da casa.
 «Esatto. Anche Assolombarda dà questa possibilità. La produttività migliora. E la città "rallenta", come dice
 il sindaco».
 Milano porto franco per un'élite di lavoratori ad alta qualificazione? E il popolo dei mille euro al mese?
 «Il detto Milan col coeur in man (Milano con il cuore in mano, ndr ) non è una frase fatta. La sostenibilità è
 tale se tiene conto anche della dimensione sociale. Per questo la vivibilità delle periferie non può che fare
 parte dello stesso disegno. Insieme con l'inclusione e la gestione dell'immigrazione».
  © RIPRODUZIONE RISERVATA
  La qualità Restare competitivi ma vivere meglio: pensare alla città di domani puntando sulla qualità
 Foto:
  Carlo Bonomi
 Classe 1962, presidente
 di Assolombarda,
 la più grande territoriale di Confindustria

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 25/10/2017                                                                    15
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 EXPORT EXTRA-UE
 Da Usa e Brics nuova spinta al «made in Italy» (+8,1%)
 Luca Orlando

 pagina 13 MILANO In nove mesi 11 miliardi in più. Lo scatto dell'export extraUe a settembre arrotonda il
 bilancio del made in Italy da gennaio, portando le vendite totali nelle aree più remote a quota 145 miliardi di
 euro. Settembre, quinto mese utile consecutivo, non interrompe il trend avviato ormai da tempo (in 11 mesi
 solo un calo ad aprile), con vendite extra-Ue in progresso dell'8,1% su base annua, di due punti nel
 confronto congiunturale destagionalizzato. Risultati ottimi, e per la verità persino frenati al ribasso dalla
 presenza di un calendario meno favorevole, che a parità di giornate lavorative produrrebbe nelle stime
 dell'Istat una crescita superiore al 10%. Un progresso costruito grazie a crescite diffuse, che in termini
 settoriali escludono solo l'area dei prodotti intermedi, mentre beni strumentali (+10,1%) e di consumo
 (+7,4%) proseguono con la velocità di crociera dei mesi precedenti. In termini geografici le uniche eccezioni
 negative sono area Opec e Africa settentrionale, isolati segni meno all'interno di una lunga teoria di
 performance più che positive. La novità più gradita di settembre riguarda il recupero degli Stati Uniti dopo la
 battuta d'arresto di agosto (-1,2%), una crescita dell'8,3% che per ora sembra allontanarei timori di un
 rallentamento delle nostre esportazioni verso Washington dovuto all'effetto-cambio. Dall'inizio dell'anno
 arriva proprio dagli Usa il contributo più robu- sto in termini assoluti, con vendite aggiuntive per 2,3 miliardi e
 una avanzo commerciale che supera i 18 miliardi di euro, il maggiore tra tutti i singoli mercati. Tra gennaio
 e agosto l'Italia è il nono maggiore fornitore di Washington (nel solo mese di agosto conquista addirittura la
 settima posizione) e dopo aver scavalcato la Francia è ora ad un passo dai volumi dell'Irlanda. Il made in
 Italy può tuttavia sorridere anche guardando altrove, con aumenti percentuali ben superiori concretizzati
 nell'area Brics, progressi quasi ovunque a doppia cifra, che ancora una volta confermano la "fame" di
 importazioni dall'Italia. La Russia cresce del 21,8%, per la Cina il progresso sfiora i 19 punti mentre l'India
 incrementa gli acquisti del 20,8%. I dati puntuali del Brasile arriveranno più avanti ma la crescita di 15 punti
 dell'area Mercosur indica che anche in questo caso la situazione dal lato della domanda interna è tornata
 ampiamente positiva. Performance percentuali dirompenti che hanno però anche un peso specifico
 rilevante: da inizio anno in termini assoluti il contributo aggiuntivo di Pechino vale due miliardi, quello di
 Mosca oltre un miliardo di euro. Proiettando a fine anno il trend 2017 di Mosca, le vendite verso la Russia
 arriverebbero a quota 8,3 miliardi, tornando ol- tre il livello del 2015. Benea settembre anche la Turchia, con
 un progresso del 21,3% che migliora decisamente la media annua, così come in crescita sono Giappone e
 Svizzera. Incrementi, quelli sperimentati dall'Italia, che del resto paiono coerenti con la ripresa corale del
 commercio internazionale, risalita che ha spinto a fine settembre l'Organizzazione Mondiale del Commercio
 a rivedere al rialzo le stime di crescita 2017.I volumi sono ora visti in progresso del 3,6% (dal 2,4%
 precedente), grazie in particolare ai maggiori acquisti dall'Asia e alla ritrovata vitalità della domanda interna
 nordamericana, che trae beneficio anche dai maggiori investimenti nell'area Oil&gas. Per la Wto il
 commercio in volume 2017 dell'Europa crescerà del 2,5%, passo che l'Italia pare in grado di sostenere e
 persino superare, con vendite in volume registrate dall'Istat nei primi otto mesi in crescita del 2,8%. Dal lato
 delle importazioni l'espansione di settembre (+4,7%) è inferiore rispetto al trend dell'export: il surplus
 commerciale extra-Ue del mese lievita così a 3,5 miliardi. Dall'inizio dell'anno la dinamica si inverte ma solo
 per colpa della bolletta energetica. Al netto di questa, il saldo manifatturiero progredisce di oltre tre miliardi.
 +8,1% L'EXPORT Cinque mesi consecutivi di crescita 20 15 10 5 0 -5 +19,7 +3,6 +15,1 -3,7 +13,9 +8,3
 tendenziale +8,1 +3,8 S A L G M A M F G
 LA PAROLA CHIAVE
 Esportazioni 7 L'Italia, povera di materie prime, è essenzialmente un'economia di trasformazione. Ricca di
 fabbriche e di artigiani, l'Italia importa materie prime e semilavorati e li trasforma in manufatti. I punti di

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 forza delle esportazioni italiane sono due: il settore meccanico (compreso un settore ad alta tecnologia
 come le macchine utensili) e il settore tessile
 Le performance del commercio estero
 LA DINAMICA CONGIUNTURALE Flussi commerciali con i Paesi extra Ue. Sett. 2016 - sett. 2017, dati
 destagionalizzati. Var. % 10 5 0 -5 -10 2016 2016 2017 D N O LA CRESCITA TENDENZIALE Flussi
 commerciali con i Paesi extra Ue. Sett. 2016 - sett. 2017, dati grezzi. Var. % e valori in mln di euro 6000
 4000 2000 -2000 Opec Saldo (scala sx) Saldo (scala sx) LE ROTTE DEL NOSTRO EXPORT Sett. 2016 -
 sett. 2017. Var. % Russia Turchia Cina Mercosur Stati Uniti Giappone Asean Svizzera Fonte: Istat 2017 D
 N O S A L G M A M F S A L G M A M F +21,8 +21,3 +18,7 +15,1 +8,3 +7,3 +5,9 +5,0 -5,4 Importazioni
 (scala dx) Esportazioni (scala dx) I SALDI COMMERCIALI CON I PARTNER Settembre 2017. Dati in
 milioni di euro Stati Uniti Svizzera Turchia Giappone Mercosur Asean India Russia Opec Cina Esportazioni
 Importazioni 30% 20% 10% 0% -10% 2.295 870 264 259 68 4 -127 -182 -317 -1.585

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 Retribuzioni, indennità e bonus dei Paesi di destinazione
 Lavoro, sui distacchi nuove regole in Europa
 Beda Romano

 Nuove regole europee sul distacco dei lavoratori in un Paese membro dell'Unione. Al termine di una
 maratona notturna, i Ventotto hanno raggiunto a Lussemburgo un compromesso su una sofferta revisione
 della direttiva del 1996, accordo che evita una spaccatura tra Est e Ovest e che dovrà ora essere approvato
 dal Parlamento europeo. Ma il settore del trasporto resta fuori. Il distacco permette a una società di inviare
 in altro Stato Ue un proprio lavoratore, versando i contributi nel Paese d'origine. Principio criticato dopo
 l'allargamento della Ue ai Paesi dell'Est che hanno costi previdenzialie salariali più bassi. La direttivaè stata
 corretta sulla durata del distacco, che sarà al massimo di 18 mesi (12 più 6) come richiesto dalla Francia,
 anziché 24 come proposto dalla Commissione; in base al compromesso, i lavoratori distaccati ricevaranno
 salari minimi e bous in linea con il Paese in cui operano. pagina 8 con l'analisi di Giampiero Falasca
 BRUXELLES. Dal nostro corrispondente pI Ventotto hanno trovato nella notte di lunedì a Lussemburgo un
 accordo su una sofferta revisione della direttiva del 1996 che regolamenta il distacco dei lavoratori in un
 paese membro. Il risultato delle trattative, che dovrà ora essere approvato dal Parlamento europeo per
 poter entrare in vigore, è stato un compromesso che ha evitato una eclatante spaccatura tra l'Este l'Ovest
 dell'Europa. L'industria europea ha criticato l'intesa perché limiterebbe la mobilità delle persone. Il distacco
 permette a una società di inviare in un altro Stato dell'Unione un proprio lavoratore, versando i contributi nel
 paese d'origine. Questo principio è stato criticato negli ultimi anni, dopo l'allargamento della Ue ai paesi
 dell'Est. Poiché questi ultimi hanno costi previdenzialie salariali assai più bassi dei paesi dell'Ovest, la
 Francia, ma anche l'Italia, li hanno accusati di dumping sociale, inviando propri lavoratori all'Ovest, in
 particolare nei settori dell'edilizia e dei trasporti). La direttiva del 1996 è stata corretta dai Ventotto per
 quanto riguarda la durata del distac- co. Sarà di 12 mesi, come richiesto dalla Francia, anziché 24 mesi
 come proposto dalla Commissione europea; ma allungabile di altri sei mesi su richiesta dell'impresa e con il
 benestare del paese di accoglienza. Nei trasporti, la vecchia direttiva continuerà a essere applicata finché
 non entrerà in vigore un nuovo pacchetto di misure dedicate al settore. Il compromesso, che prevede un
 periodo di transizione di quattro anni, è giunto dopo una lunga riunione dei ministri del Lavoro in
 Lussemburgo. Il voto ha mostrato una spaccatura, anche se meno grave delle attese. A votare contro il
 compromesso sono state la Polonia, la Lituania, la Lettonia e l'Ungheria. Invece, la Gran Bretagna, l'Irlanda
 e la Croazia si sono astenute. Gli altri 21 paesi hanno votato a favore. Il testo dovrà ora passare dal
 Parlamento europeo. Diplomatici in Lussemburgo hanno fatto notare che il fronte dell'Est si è diviso.
 Estonia, Romania, Repubblica Ceca e Slovacchia hanno votato a favore del compromesso. La direttiva del
 1996 aveva già subito un primo giro di vite con un testo legislativo che tra le altre cose aveva vietato le
 società fittizie, utilizzate da molte imprese per aggirare le regole (si veda Il Sole24 Ore del 10 dicembre
 2013). Poi nel 2016 Bruxelles ha proposto nuove modifiche in risposta alle pressione dei paesi dell'Ovest.
 L'obiettivo della nuova riforma è di avere «stipendio uguale a lavoro uguale sullo stesso luogo di lavoro»,
 secondo quanto affermato dal presidente della Commissione europea JeanClaude Juncker. Il vecchio testo
 prevedeva che la società del lavoratore distaccato dovesse rispettare solo il salario minimo nel paese di
 accoglienza. La riforma stabilisce che la società dovrà versare al proprio lavoratore tutti i bonus e le
 indennità dalla tredicesima al premio d'anzianità - previsti dal paese del distacco. Secondo stime ufficiali, nel
 2015 vi erano in Europa 2,05 milioni di lavoratori distaccati, una cifra bassa ma in forte aumento (+41% dal
 2010). La questione ha provocato tensioni tra Est e Ovest, ed è stata al centro della recente campagna
 presidenziale francese, quando l'elettorato si è spaccato tra euroscettici ed europeisti. Da Parigi, il
 presidente francese Emmanuel Macron ha commentato: «Saluto l'ambizioso accordo sui lavoratori
 distaccati: più protezione, meno frodi». Critica invece è stata Business Europe. L'associazione

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 imprenditoriale ha definito l'intesa «un cattivo compromesso segnato dal simbolismo politico». Ha spiegato
 il direttore generale Markus Beyrer: «Anziché difendere il libero movimento imponendo il rispetto delle
 regole esistenti per combattere gli abusi, il Consiglio ha dato credito al mito che le regole esistenti
 dovessero essere modificate per lottare contro il dumping sociale». A preoccupare Business Europe è il
 periodo troppo corto del distacco.
 NORME CONTROVERSE Tra competizionee dumping Un lavoratore distaccato svolge per alcuni mesi una
 mansione di lavoro in un Paese diverso da quello del suo datore. Questo significa, secondo la direttiva Ue
 del 1996, che il datoreè sottopostoa un regime fiscale misto, in particolare continuaa pagarei contributi
 sociali del Paese di originee non di quello dove viene svolta la prestazione lavorativa: un sistema che,
 secondoi Paesi Ue più ricchi, consentirebbe una sorta di dumping socialea quelli con contributi più bassi. Di
 qui la proposta di revisione della normativa da parte della Commissione Ue. Secondo il compromesso
 raggiunto,i lavoratori distaccati (per non più di 18 mesi) dovranno ricevere un salario minimo (più bonus) in
 linea con quello del Paese in cui operano.
 Polacchi in cima alla lista Lavoratori distaccati, in migliaia, per Paese di provenienza* Pol onia Ge rmania
 Francia Sl ove nia Spagna Italia Sl ovacchia Portogallo Bel gio Unghe ria Austria Lusse mburgo Romania
 Croazia Re gno Uni to
 (*) Dati 2015, escluso il settore trasporti 246,2 218,0 130,4 126,1 86,9 83,2 79,7 64,0 63,5 59,7 55,3 50,4
 46,1 33,3 31,7 Fonte: Commissione Ue

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 LE OPPORTUNITÀ
 Imprese italiane pronte alla sfida
 Laura Cavestri

 Il principale "biglietto da visita" dell'ingegneria italiana nella penisola arabica si trova proprio a Riad. Anzi,
 sotto a Riad. Sono i quasi 42 chilometri della linea 3 della metropolitana. Continua pagina 10 firmata
 Salini-Impregilo (in tutto3 contratti da 18 miliardi di dollari). La più lunga e impegnativa di6 linee. Si
 chiamano infrastrutture (edilizia, strade, ponti, project engineering) e sostenibilità - nella sua chiave più
 ampia, dagli impianti, solari ed eolici, di clean generation a sistemi di riciclo sino al trattamento delle acque -
 gli "assi cartesiani" di uno sviluppo che guarda oltre il petrolio. Tecnologie d'avanguardia che l'Italia
 continua a sviluppare spesso in formato Pmi, agganciate - come "vagoni" di subfornitura - alle "locomotive"
 nazionali (appunto, da Salini-Impregilo ad Astal- u Continua da pagina 1 di, da Pizzarotti a Condotte, solo per
 citarne alcune) capaci di aggiudicarsi mega-commesse internazionali. Nonè quindi un caso che alla 1°
 edizione del Future Investment Initiative di Riad - dove ieri è stata annunciato "Neom", mega progetto
 industriale e commerciale da 500 miliardi di dollari sul Mar Rosso e lungo la rotta del Canale di Suez
 (nell'ambito del piano di moder- nizzazione del Paese chiamato Vision 2030) - ci fosse anche il ministro
 dell'Economia, Pier Carlo Padoan, in una missione di due giorni con i vertici istituzionali del Paese e il suo
 omologo saudita. Oltre a incontri con i vertici di banche e fondi di investimento. Il calo del prezzo del
 greggio ha infatti "pesato" in questi anni sull'interscambio, sceso nel 2016 di oltre il 20% rispetto all'anno
 precedente. L'anno scorso abbiamo perso, verso l'Arabia Saudita, il 18% dell'export (sia per la frenata del
 lusso sia per il rallentamento degli investimenti sugli impianti oil&gas). Nel primo semestre di quest'anno
 siamo già a -2,8% sullo stesso periodo 2016. Ma anche i nostri acquisti a Riyad sono meno della metà
 rispetto al 2013. Un quadro che invita a guardare al progetto Neom con interesse e capacità di proporsi al
 momento giusto. Mantenendo i piedi per terra. «Anche qui le cose stanno cambiando - ha sottolineato, da
 Riad, Marco Ferioli, responsabile Medio Oriente e Africa di Sace -. I grandi progetti pubblici, sinora ben
 alimentati dalla rendita petrolifera, si stanno progressivamente aprendo a forme di finanza strutturata.
 Anche qui si comincia a studiare un coinvolgimento delle banche internazionali. Bisognerà capire come un
 progetto come Neom sarà tradotto in business plan fattibili, "bancabili" e se si guarderà, come già si sta
 facendo, a una struttura di finanziamento a base PPP (partenariato pubblico-privato) che richiede iniezioni di
 equity di circa il 20-30 per cento». A differenza dei vicini Emirati, «al momento - ha concluso Ferioli- il "peso"
 delle attività saudite, su un portafoglio Sace dell'area Emea pari a circa 12 miliardi di euro, è pari al 5,4 per
 cento». Segnali di apertura rafforzati dall'annuncio, lunedì, che l'Arabia Saudita permetterà agli investitori
 esteri non residenti di possedere almeno il 10% delle sue società quotate strategiche, come la Saudi
 Arabian Oil Co. Oltre al fatto che si sta lavorando a semplificazioni burocratiche e normative più "friendly"
 per gli stranieri. Con l'obiettivo di attrarre capitali esteri e investitori, tecnologie e opportunità di lavoro per
 quel 50% della sua popolazione che ha meno di 30 anni. Non a caso il programma saudita Nitaqat, in
 vigore dal 2011, imponea tutte le imprese locali, saudita o straniere, di assumere forza lavoro "locale" tra il
 10% e il 30% del totale.

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 Venerdì Consiglio dei ministri sulla nomina
 Bankitalia, si rafforza Visco Entro domani la lettera di Gentiloni a Palazzo
 Koch
 Il governatore più vicino alla conferma ma nel Pd la partita non è ancora chiusa
 Lina Palmerini

 pIgnazio Visco vicino alla riconferma a governatore della Banca d'Italia, anche se la certezza ancora non
 c'èe ci sono trattative tra Palazzo Chigie Pd.I pros- simi passi ufficiali: la lettera del premier Paolo Gentiloni
 ai vertici della Banca e, venerdì, il Consiglio dei ministri sulla nomina. pagina 12 pÈ quasi fatta. Ignazio
 Visco è a un passo dalla riconferma in Banca d'Italia anche se resta ancora un margine di incertezza. Ieri
 sera le quotazioni dell'attuale Governatore sono salite fino al 90%, segno di una ricandidatura che siè
 andata via via rafforzando nei giorni anche peri veti incrociati che si sono scaricati sulle altre opzioni sul
 tavolo ma la partita non è chiusa. Le trattative sono in corso e vedono Palazzo Chigi al centro di una
 mediazione complicata con Matteo Renzi da un lato mentre dall'altro c'è la ferma intenzione del Colle di
 dare un segno di continuitàe di difesa dell'autonomia dell'Istituto. Un passaggio formale sarà quello che
 sbloccherà una vicenda che si trascina da giorni.E si po- trebbe chiudere già oggi o al massimo domani
 quando dalla presidenza del Consiglio partirà una lettera all'indirizzo di Palazzo Koch per attivare le
 procedure di convocazione del Consiglio Superiore di Bankitalia dove potrebbe esserci anche il nome del
 Governatore designato. Una procedura che precede il Consiglio dei ministri, che resta convocato per
 venerdì, ma la soluzione - appunto - potrebbe arrivare già nelle 24 ore prima della riunione. E anche questa
 tempistica potrebbe favorire la riconferma di Visco che in quelle ore sarà a Francoforte, dove partecipa al
 board della Bce. Un appuntamento cruciale che darà il via al percorso di graduale normalizzazione della
 politica monetaria con la riduzione del quantitative easing. E, dunque, chi scommette sull'attuale
 Governatore fa notare che sarebbe imbarazzante "sfiduciarlo" proprio durante la riunione alla Banca
 centrale europea. Insomma, se tutte le circostanze favoriscono Visco è vero però che da Palazzo Chigi
 usano ancora la prudenza. E non escludono un colpo di scena. Una prudenza che si riflette anche in
 ambienti del Quirinale dove prendono atto che la vicenda politica non siè del tutto consumata e quindi non
 è ancora arrivata al suo termine. Il timore del Colleè che con la riconferma si possa indebolire il Governo
 proprio sul finire della legislatura. Diversi sono stati i tentativi di trovare una mediazione su un'alternativa
 che a ieri non c'era: le candidature interne - Salvatore Rossi e Fabio Panetta - apparivano indebolite ma gli
 "spifferi" dei palazzi non escludono che possa spuntare anche un quarto nome. Quello che è certo è il
 paletto messo dal Colle: no a un papa straniero. Nel senso che la scelta deve essere di «continuità» e
 confermare l'indipendenza della Banca d'Italia che non può uscire «delegittimata» da un braccio di ferro
 tutto politico. E resta un forte elemento di preoccupazione su cosa potrebbe accadere nella Commissione
 d'inchiesta sulle banche. Si teme che dopo la nomina, si possano scaricare lì tutte le tensioni di questa
 vicenda e che quella possa diventare la sede per "vendette" politiche. Insomma, le code velenose della
 conferma di Visco si sentiranno in quella Commissione e fuori di lì visto che Renzi fa sapere di voler
 continuare a dare battaglia sulla mancata vigilanza della Banca d'Italia. Uno dei "nodi" è stata la presenza
 di Maria Elena Boschi al Cdm di venerdì: presenza confermata mentre rilancia la sfida Tv a Luigi Di Maio
 che pone le sue condizioni: che sia un confronto all'americana fatto in piazza davanti ai risparmiatori. «Di
 Maio ha paura di presentarsi davanti a milioni di telespettatori?» ha risposto la Boschi che invece ha
 raccolto l'invito di Bruno Vespa a ospitare il "duello".
 BANCA D'ITALIA E LA NOMINA DEL GOVERNATORE La procedura La nomina del governatore della
 Banca d'Italia è disposta con decreto del Presidente della Repubblica, su proposta del Presidente del
 Consiglio dei ministri, previa deliberazione del Consiglio dei ministri, sentito il parere del Consiglio superiore
 della Banca d'Italia (composto dal Governatore e i tredici consiglieri nominati nelle Assemblee dei

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 partecipanti presso le Sedi della Banca). Nessuna ratifica del parlamento, quindi La scadenza del 31
 ottobre Il governatore resta in carica sei anni con la possibilità di un rinnovo per un secondo incarico. Il
 mandato di Ignazio Visco scade il 31 ottobre: l'attuale governatore ricopre la carica dal 1º novembre 2011 a
 seguito delle dimissioni di Mario Draghi divenuto presidente della Banca centrale europea. Il nuovo
 mandato Vincenzo Visco è a un passo dalla riconferma in Banca d'Italia anche se resta ancora un margine
 di incertezza. Ieri sera le quotazioni dell'attuale Governatore sono salite fino al 90%. Le trattative sono
 ancora in corso e vedono Palazzo Chigi al centro di una mediazione complicata con Matteo Renzi da un
 lato mentre dall'altro c'è la ferma intenzione del Colle di dare un segno di continuità e di difesa
 dell'autonomia dell'Istituto. n
 Foto: IMAGOECONOMICA A Palazzo Koch. Ignazio Visco guida la Banca d'Italia dal 1° novembre 2011

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 Previdenza L'effetto Colpiti dall'adeguamento alla speranza di vita anche gli anticipi sull'uscita I programmi
 aziendali Le imprese devono fare i conti con condizioni più elevate anche per i piani di turn over LE
 POSSIBILI OPZIONI
 Pensioni, regole uguali solo per chi fa attività usuranti
 Fino al 2026 l'esonero dall'innalzamento dei requisiti di età e contributi PRECOCI Chi ha un anno di
 contributi prima dei 19 anni dovrà aspettare cinque mesi in più per la pensione
 Fabio Venanzi

 C'è una categoria di lavoratori a cui l'adeguamento dei requisiti previdenziali alla speranza di vita non
 cambia nulla, almeno per il momento. Sono quelli che svolgono lavori particolarmente usuranti, previsti dal
 decreto legislativo 67/2011. Infatti, a seguito delle modifiche apportate dalla legge di bilancio 2016, fino al
 2026 gli aumenti non interesseranno tale tipologia di lavoratori,i quali potranno continuare ad accedere alla
 pensione con la quota pari a 97,6 con almeno 61 anni 7 mesi di età, 35 anni di contributi oltre ai resti utili a
 perfezionare la quota. A seconda del numero di notti svolte, o comunque della tipologia di mansione
 ricoperta, la quota è incrementata fino a raggiungere 100,6. Per il resto l'allungamento della vita fa sentire i
 suoi effetti anche sulle soluzioni che, se non riducono i requisiti, avvicinano la pensione in quanto
 permettono di valorizzare tutti gli anni di contributi versati in più gestioni previdenziali, quando in una sola,
 presa singolarmente, non si raggiungono i minimi necessari. Totalizzazione È il caso della totalizzazione
 che, senza ricorrere alla ricongiunzione onerosa, consente di conseguire una rendita calcolata con le regole
 del sistema contributivo, salvo che in una delle gestioni interessate non si sia maturato un diritto autonomo
 a pensione. Nel biennio 2019/2020, la vecchiaia in totalizzazione si conse- guirà con 66 anni ma poi per la
 decorrenza si dovrà attendere una finestra mobile di 18 mesi; pertanto il primo assegno sarà riscossoa 67
 anni e sei mesi. La pensione di anzianità si conseguirà invece con 41 anni di contributi e una finestra
 mobile di 21 mesi, il che equivale a dire 42 annie nove mesi. Pertantoi lavoratori riuscirebbero a uscire
 prima rispetto ai requisiti ordinariamente previsti che, per lo stesso biennio, salirebbero a 43 anni e tre
 mesi. Per le lavoratrici invece il requisito ordinario sarebbe di 42 annie tre mesie quindi più vantag- gioso
 rispettoa quello conseguito in regime di totalizzazione. Precoci Un'ulteriore possibilità di uscita anticipata è
 riservata ai lavoratori precoci, cioè coloro che vantano almeno dodici mesi di contributi prima del
 compimento del 19esimo anno di età e che rientrano in determinate categorie (disoccupati, coloro che
 assistono familiare con handicap grave, invalidi superiori al 73 per cento, lavoratori che svolgono lavori
 gravosi e/o usuranti). In questo caso l'accesso è consentito, a prescindere dall'età anagrafica, con 41 anni
 e cinque mesi di contributi nel periodo 2019/2020. Ape azienda Salgono i parametri anche per gli strumenti
 di accompagnamento alla pensione da parte delle aziende. Oltre all'Ape aziendale per cui vale lo stesso
 ragionamento dell'Ape volontario (si veda articoloa pagina 3), l'isopensione introdotta dalla legge Fornero
 del 2012 consente di uscire dall'azienda fino a quattro anni prima della pensione di vecchiaia o anticipata.
 Tuttavia anche in questo caso l'asticella si sposta in avanti di cinque mesi. Opzione donna Infine c'è un'altra
 via d'uscita. Le lavoratrici hanno la possibilità di ricorrere al regime "opzione donna" che consente di
 ottenere una pensione calcolata con le regole del sistema contributivo. Le dipendenti possono conseguire,
 a domanda cheè ancora possibile fare, la pensione con 35 anni di contributi accreditati entro il 31 dicembre
 2015a condizione di essere nate entro il 1958 mentre per le autonome la data di nascita deve collocarsi
 entro il 1957. Nel triennio 2013/2015 il requisito anagrafico è stato innalzato di tre mesi legato al primo
 adeguamento. Per le nate nell'ultimo trimestre del 1957/1958, il requisitoè stato perfezionato, al più tardi,a
 luglio scorso a causa dell'incremento di sette mesi. Da tale data inizia a decorrere la finestra mobile pari a
 12 mesi (18 per le autonome) prima di poter riscuotere la prima pensione.
 TOTALIZZAZIONE
 LAVORI USURANTI

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