AmiciziA e Professione - Contributi al dibattito sul Sociale Andrea De Dominicis (a cura di)

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Andrea De Dominicis
            (a cura di)

Amicizia e Professione
  Contributi al dibattito sul Sociale

           I Quaderni di

                   02
Andrea De Dominicis (a cura di), Amicizia e Professione
Copyright© 2013 Edizioni del Faro
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Collana “I Quaderni di OASI Lab” – NIC 02

Prima edizione: gennaio 2013 – Printed in Italy

ISBN 978-88-6537-150-3

Progetto grafico di Copertina: Marco Simbolotti
A Paolo Pacchiarotti
indimenticato compagno di viaggi
Sommario

Presentazione
Le professioni sociali e il mondo dell’umano                      13
di Consuelo Corradi*

Amicizia professionale e lavoro di prossimità                     17
di Maria Anna Bovolini
Premessa                                                          17
Superare l’Inferno                                                18
Autenticità e fiducia                                             20
Etica                                                             23
Responsabilità                                                    26
Uno sguardo all’esperienza                                        26
L’incontro tra servizi                                            28
Il gruppo di lavoro                                               30
L’esperienza di OasiLab                                           31
Bibliografia essenziale                                           33

Pubblico e Privato: ovvero della felice propensione
ad andare d’accordo                                               35
di Angelo Mari
Oltre il paradigma bipolare                                       35
L’equidistanza regolativa                                         37
Il superamento della distinzione tra Politica e Amministrazione   39
Cercando un’antropologia positiva                                 41
Verso un dialogo costruttivo                                      42
Bibliografia essenziale                                           44

Riflessioni sull’amicizia in ambito professionale e
sull’amicizia professionale                                       45
di Paolo Onelli
Premessa                                                          45
Le due statue                                                     45
Dell’amicizia in ambito professionale                              49
Dell’amicizia professionale                                        51
Amicizia, interessi comuni e bene comune                           52
Libertà e necessità dell’amicizia                                  55
L’amicizia professionale nel lavoro sociale                        56
Amicizia, qualità organizzativa e produttività                    60
Le ambivalenze delle forme amicali                                 61
Qualche considerazione finale                                      63
Bibliografia essenziale                                            65

Amicizia                                                           67
di Paolo Pacchiarotti

L’accoglienza e la bellezza                                        79
di Paolo Pacchiarotti

La solidarietà non basta più senza la fraternità civile            83
di Alfonso Pascale
Gli equivoci della fraternità                                     84
La fraternità nella teoria della giustizia                        86
L’idea di “prossimità” nella parabola del samaritano              88
Non una fraternità generica ma civile                              89
La solidarietà nella Costituzione                                 90
La crisi e il welfare                                              93
Quel che resta delle vecchie politiche di solidarietà             96
Riconoscere il valore della fraternità civile nelle politiche di
solidarietà                                                       96
La tragedia dei beni comuni                                       100
I caratteri dei beni comuni                                       102
La gestione dei beni comuni                                       104
Beni comuni e strategie di abbattimento del debito pubblico       106
L’approccio delle capacità                                        108
Il Terzo settore e i diversi ethos del mercato                    110
Dalla Responsabilità sociale d’impresa all’impresa civile         112
Per una nuova società civile                                      115
Bibliografia essenziale                                           117
Il segreto dell’amicizia e la trasmissione
dell’esperienza                                              119
di Raniero Regni
Il valore dell’amicizia, tra rito e segreto                  119
Amicizia e politica, un “monastero per spiriti liberi”       122
Condividere e trasmettere l’esperienza                       126
Il senso in comune nelle comunità di pratica                 130
Dalla terza alla prima persona: un’esperienza di formazione
montessoriana                                                132
Bibliografia essenziale                                      137

Postfazione
Amicalità collaborativa                                      139
di Patricia Pagoto
Bibliografia essenziale                                      155

Gli Autori                                                   157
Amicizia e Professione
  Contributi al dibattito sul Sociale
Presentazione
Le professioni sociali e il mondo dell’umano
                             di Consuelo Corradi*

Entrare in un nuovo secolo provoca sempre un senso di smarrito entu-
siasmo. Sappiamo che stiamo entrando nel “nuovo” anche se non com-
prendiamo ancora quale e come sarà. Il passaggio è chiaro nel calenda-
rio, ma i reali elementi di novità sono ancora oscuri ai nostri occhi.
   La lettura di questo libro sull’amicizia professionale curato da Andrea
De Dominicis chiarisce, a mio modo di vedere, alcuni aspetti delle novi-
tà che gli anni Duemila hanno portato con sé; analizza, in particolare, i
mutamenti che si sono verificati negli ambienti professionali e organiz-
zativi, il cambio di “clima” nell’organizzazione e nell’etica del lavoro. Ma,
come cercherò di spiegare più avanti, chiarisce anche qualcosa di più.
   Mentre, all’inizio del Novecento, gli interpreti della modernità in-
sistevano sulla razionalizzazione e sulla burocratizzazione della realtà
sociale, oggi questi aspetti non sono soltanto deprivati di valore, bensì
vengono considerati francamente inadeguati a rispondere alle questioni
che dovrebbero risolvere. Nel passaggio dalla dimensione fredda (forse,
glaciale) del lavoro intellettuale, alla dimensione calda e intessuta di sog-
gettività dell’amicizia nel lavoro professionale troviamo tutta la distanza
che la modernità europea ha saputo porre tra i due secoli.
   Il più celebre interprete della prima dimensione è sicuramente Max
Weber; ricordarne in modo sintetico alcune idee mi sembra utile, per-
ché ci permette di cogliere meglio la strada fatta e il discorso originale
che formulano i saggi di cui è composto questo volume. Weber ricerca
l”obiettività” nel lavoro intellettuale libero da pregiudizi e presupposti

* è professore ordinario di sociologia e Direttrice del Dipartimento di Scienze Umane
dell’Università Lumsa (Roma).

                                                                                  13
di valore, critica aspramente i profeti della cattedra, che mescolano opi-
nioni politiche e ideologie con il “servizio alla cosa”, cioè con il rigore in-
tellettuale che deve concentrarsi sulla logica, sui “fatti”, sull’adeguatezza
dei mezzi. Poiché “partendo dall’esperienza del mondo si giunge al po-
liteismo”, egli mira al conseguimento della verità razionalmente dimo-
strabile e si tiene ben lontano da una discussione dei fini. La razionalità
della mente umana si esprime nei criteri di calcolabilità, prevedibilità,
generalizzabilità dei mezzi rispetto al fine. È di questi criteri, non dei
fini, che si occupa la scienza, sono questi gli elementi della burocrazia,
cioè dell’apparato efficiente di cui si è dotato il potere legale incarnato
dallo Stato liberale. La burocrazia è portatrice storica della razionalità e
costituisce uno dei fattori qualificanti della cultura occidentale. Senza
una gestione amministrativo-razionale della condotta di vita non sareb-
be nato lo Stato moderno, né il capitalismo. La professione, per Weber,
è una vocazione ascetica.
   D’altra parte, com’è noto, Weber ipotizza un esito mortale del pro-
cesso di razionalizzazione del mondo. La sua immagine della “gabbia
d’acciaio” è più eloquente di molte parole: esprime il timore della pro-
gressiva estinzione della politica, ridotta a monopolio della forza fisica,
e dell’ingegno, ridotto a calcolo. Se, da un lato, dobbiamo presupporre
che il mondo manca di senso, d’altro lato faticheremmo a vivere in una
realtà disumanizzata. Weber, più di ogni altro autore del primo Nove-
cento, resta impigliato nelle stesse contraddizioni che coglie nella mo-
dernità occidentale ed esprime il senso tragico di una ricerca della verità
scientifica purissima, ma priva di istanze trasformative sulla società e sul
mondo.
   Messe a confronto queste brevissime riflessioni con le pagine che se-
guono, il contrasto non potrebbe essere maggiore. L’originalità dell’im-
postazione del presente volume sta in questo: in trasparenza, viene
elaborata tutta la distanza che ci separa dal primo Novecento e fatta
emergere la diversa concezione delle relazioni professionali e della vita
delle organizzazioni attraverso la chiave di lettura dell’amicizia. Come
afferma il saggio in apertura, il gelo impedisce l’innovazione e blocca la
vita: “sono le persone che fanno la differenza”. L’amicizia professionale è
quel rapporto fondato su affinità che permette di lavorare in équipe per
un fine comune.

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Come scrive un’autrice, il social welfare pone in relazione speranza,
solidarietà e sofferenza. La lettura dei diversi saggi mette in evidenza
il lavorio intorno ai valori, invece che alle tecniche: il bene, il bene co-
mune, la fraternità verso il “prossimo lontano” – cioè il soggetto della
globalizzazione – e altri ancora. La dimensione fredda della professio-
nalità viene ripensata e trasformata dalla dimensione calda dell’amici-
zia; è spontaneo il legame ai valori, che tanto aveva tormentato Max
Weber. L’amicizia viene presentata come una virtù da perseguire laica-
mente, che si appoggia sulla fiducia e ne è un moltiplicatore; permette
di riumanizzare le relazioni, evitando le manifestazioni egoistiche che
possono celarsi nella divisione del lavoro e nella competizione; è il luo-
go dell’incontro con l’altro al quale ci connette una responsabilità più
forte e durevole di quella che può legarci a una massa anonima; esprime
simmetria, la posizione di coloro che stanno “fianco a fianco”, invece che
uno di fronte all’altro, come è nell’amore.
   Con particolare evidenza, il passaggio, da una concezione di profes-
sione come ruolo in un apparato formale a una concezione individua-
lizzata e attenta alle relazioni interpersonali, è palese quando si esamini
il diverso rapporto tra pubblico e privato nell’ambito dell’ammini-
strazione. Come viene notato nel saggio così intitolato, si cerca oggi la
“felice propensione ad andare d’accordo” piuttosto che la contrappo-
sizione o lo scontro. La semantica della scienza dell’amministrazione
parla, negli ultimi decenni, di liberalizzazione, semplificazione, auto-
nomia, capacitazione, trasferendo sul piano delle identità individuali
le responsabilità e l’esercizio di funzioni che erano prerogativa di un
potere burocratico e centralizzato. Sullo sfondo, troviamo un altro
cambiamento della nostra modernità: nel lungo cammino del Secolo
breve la società, da corpo solido che facilmente collide con altri corpi
ugualmente resistenti, ha assunto una forma reticolare perdendo la ge-
rarchia interna e valorizzando le dimensioni dello scambio e della reci-
procità. Ecco un altro motivo per sottolineare l’amicizia professionale
nelle organizzazioni.
   Tutti i saggi di questo volume si interrogano sulle caratteristiche del
lavoro professionale nell’ambito del sociale, sia esso il campo ampio
dell’economia civile o il contesto più ristretto di un singolo servizio alla
persona. C’è da chiedersi se sia proprio tale ambito di intervento a faci-

                                                                         15
litare la prospettiva degli autori, visto che – come leggiamo nel volume
– “il servizio sociale deve spingersi oltre”.
   Il servizio alla persona è connaturato da una dimensione calda e valo-
riale estranea ad altri contesti professionali (l’oltre, appunto, cui si fa ri-
ferimento), oppure è, in senso lato, il nostro tempo (quelle novità di cui
ho parlato all’inizio) che rimette in discussione l’idea weberiana di pro-
fessione come vocazione ascetica? Personalmente, propendo per questa
seconda risposta. Oggi sappiamo che, come singoli, siamo costruttori
del benessere della comunità nella quale viviamo, obiettivo che non può
essere trasferito nelle mani di un potere senza volto. Non sono gli aspetti
formali della democrazia a promuovere l’ugualianza e il benessere degli
individui, è invece la vivacità della società civile, la forza generatrice di
chi è capace di auto-organizzarsi. La democrazia è lo strumento che si
è dato una società che cresce dal basso e le associazioni politiche sono
generative di società quando rappresentano un frammento dell’immenso
panorama delle associazioni.
   Questa consapevolezza, che ritroviamo ovunque nella vita pubbli-
ca, rende anche meno acute le contraddizioni di Weber. La supposta
neutralità della scienza pura e della burocrazia ci appare oggi un mito
sfatato, forse anche una concezione perniciosa sotto la quale è talvolta
passato molto danno. La scienza e la professione non sono neutre, ma
sempre orientate al cambiamento, sempre rivolte a un fine; proprio per
questo, dei fini è bene discutere, condividendo, e insieme rimettendo in
gioco costantemente i “fatti” e il quadro valoriale di riferimento. Come
abbiamo visto, il tessuto connettivo dell’amicizia agevola questo lavorio
e il lavoro sociale lo illustra chiaramente. Ma il punto vero di distacco,
che ha permesso di superare l’ascetismo professionale, è il riconoscimen-
to del potere trasformativo dell’azione umana, da cui deriva la necessità
di interrogarci costantemente intorno ai punti di vista, ai valori, ai fini
ultimi. In un contesto segnato dal pluralismo culturale, il mondo dell’u-
mano è oggi quel luogo in cui dobbiamo ricercare e sostenere con buoni
argomenti le nostre scelte valoriali. Non come avrebbe voluto Weber,
in modo dimostrativo, cioè mediante prove logiche inconfutabili, bensì
in forma argomentativa: confrontandoci con la diversità dei punti di
vista e cercando, nel dialogo e nella simmetria, quello che ci accomuna
in quanto esseri umani.

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Amicizia professionale
                   e lavoro di prossimità
                         di Maria Anna Bovolini

Premessa

Sono circa venti anni che lavoro nell’ambito dei Servizi Sociali e sono
sempre più convinta che, al di là di tutte le migliori organizzazioni o
protocolli operativi o procedure, ciò che fa la differenza nei diversi am-
bienti lavorativi sono le persone.
   Siamo noi che possiamo intervenire nel cambiamento. Siamo noi a
dare un volto ai nostri servizi, a intessere le relazioni, a contribuire a
rendere più umane le nostre interazioni quotidiane.
   Il tema dell’amicizia professionale mi ha toccato nel profondo e mi ha
dato modo di riflettere su quanto accade intorno a noi.
   Penso che dovremmo interrogarci più spesso sulla cura che richiede la
costruzione e la conservazioni di relazioni autentiche e significative nei
nostri mondi vitali.
   Con il presente contributo desidero porre alcuni spunti basati su ri-
flessioni personali e su realtà di vita vissute nei contesti professionali che
ho avuto modo di conoscere.
   Molti potrebbero ritrovarsi in alcuni aspetti e sviluppare ulteriori sti-
moli per la propria esperienza.
   La passione che mi lega all’essere assistente sociale mi spinge a ricerca-
re una condivisione di alcuni aspetti che ritengo fondamentali per poter
vivere serenamente la nostra professione e dare spazio alla creatività e
all’innovazione nei nostri Servizi.

                                                                           17
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