ALMA MATER STUDIORUM UNIVERSITÀ DI BOLOGNA - "Master in Funzioni di coordinamento nelle professioni sanitarie "
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ALMA MATER STUDIORUM UNIVERSITÀ DI BOLOGNA «Master in Funzioni di coordinamento nelle professioni sanitarie » DOTT.ROCCO LONGO - A.A.2016/2017 1 1
PROGRAMMA 1.Il tempo di 2.Il carico di lavoro assistenza: in ambito i riferimenti assistenziale. normativi. 3.La determinazione 4.La gestione del fabbisogno di del lavoro a turni. personale. DOTT.ROCCO LONGO - A.A.2016/2017 2 2
IL TEMPO DI ASSISTENZA: I RIFERIMENTI NORMATIVI 1) Riferimenti 2) Generali 3) Riferimenti puntuali di garanzia generali DOTT.ROCCO LONGO - A.A.2016/2017 4 4
IL TEMPO DI ASSISTENZA: I RIFERIMENTI NORMATIVI Standard Regione D.P.R. Lombardia - 1998 128/’69 Standard Regione E.Romagna -1998 Standard Regione Liguria - Delibera 1999 CIPE 1984 Standard Regione Lazio - 1) RIFERIMENTI 2006 PUNTUALI Standard Regione Veneto 2014 D.M. 13/09/’88 Standard Regione Sicilia - 2015 Standard Regione … D.P.R. Benchmarking - Locale - 14/01/’97 Regionale - Nazionale DOTT.ROCCO LONGO - A.A.2016/2017 5 5
IL TEMPO DI ASSISTENZA: I RIFERIMENTI NORMATIVI D.M. N°739/1994 D.M. N°740/1994 D.M. N° 69/1997 2) D.M. N° 70/1997 GENERALI D.M. N°741/1994 DI GARANZIA D.M. N°745/1994 D.M. N°746/1994 D.M.N°…. DOTT.ROCCO LONGO - A.A.2016/2017 6 6
IL TEMPO DI ASSISTENZA: I RIFERIMENTI NORMATIVI L. N° 42/1999 L. N°251/2000 2) GENERALI L.N°01/2002 DI L.N°43/2006 GARANZIA DOTT.ROCCO LONGO - A.A.2016/2017 7 7
IL TEMPO DI ASSISTENZA: I RIFERIMENTI NORMATIVI 3) GENERALI Riforma Riforma Leggi pubblico Servizio Finanziarie/ impiego Sanitario Stabilità Nazionale 3 DOTT.ROCCO LONGO - A.A.2016/2017 8 8
IL TEMPO DI ASSISTENZA I RIFERIMENTI NORMATIVI 3) GENERALI SPOSTAMENTO DELL’ASSE DECISIONALE DALLO STATO ALLE REGIONI E ALLE AZIENDE Riferimenti legislativi Disposizioni Nelle amministrazioni pubbliche la consistenza delle •D.lgs 3 febbraio 1993, piante organiche è determinata previa verifica dei n.29 – art.6 carichi di lavoro. Le piante organiche delle amministrazioni di cui •L. 30 dicembre 1993, all’articolo 1, c.2, del Dl.g 29/93 e successive n.537, art.3 modificazioni e integrazioni, dovranno essere •Circolare 6/’94 determinate in base agli effettivi carichi di lavoro. DOTT.ROCCO LONGO - A.A.2016/2017 9 9
IL TEMPO DI ASSISTENZA: I RIFERIMENTI NORMATIVI 3) GENERALI Riferimenti legislativi Disposizioni Organizzazione sanitaria fondata sull'AZIENDALIZZAZIONE DEL SISTEMA, al •D.lgs 502/’92, fine di caratterizzarne l'organizzazione e il 517/’93, 229/’99 funzionamento secondo i principi dell'EFFICACIA, dell'EFFICIENZA, della ECONOMICITÀ e della COMPETITIVITÀ. DOTT.ROCCO LONGO - A.A.2016/2017 10 10
IL TEMPO DI ASSISTENZA: I RIFERIMENTI NORMATIVI 3) GENERALI Riferimento Disposizioni legislativo 1. Le disposizioni del presente decreto disciplinano l’organizzazione degli uffici e i rapporti di lavoro e di impiego alle dipendenze delle amministrazioni pubbliche,… al fine di: •D.lgs a) accrescere l’efficienza … in relazione a quella dei 30/3/’01, corrispondenti uffici e servizi dei Paesi dell’U. europea … b) Razionalizzare il costo del lavoro pubblico, n.165, art.1 contenendo la spesa complessiva per il personale, diretta e indiretta, entro i vincoli di finanza pubblica; c)Realizzare la migliore utilizzazione delle risorse umane … DOTT.ROCCO LONGO - A.A.2016/2017 11 11
IL TEMPO DI ASSISTENZA: I RIFERIMENTI NORMATIVI 3) GENERALI Riferimento Disposizioni legislativo Nelle amministrazioni pubbliche l’organizzazione e la disciplina degli uffici, nonché la consistenza e la variazione delle dotazioni organiche sono determinate in funzione delle finalità indicate all’articolo 1, comma 1, … curano •D.lgs l’ottimale distribuzione delle risorse umane … 30/3/’01, Per la rideterminazione degli uffici e delle dotazioni n.165, art.6 organiche si procede periodicamente e comunque a scadenza triennale, nonché ove risulti necessario a seguito di riordino, fusione, trasformazione o trasferimento di funzioni … DOTT.ROCCO LONGO - A.A.2016/2017 12 12
IL TEMPO DI ASSISTENZA: I RIFERIMENTI NORMATIVI 3) GENERALI Legge di stabilità 2014 – L.27 dicembre 2013, n. 147 -Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (Legge di stabilità 2014). G.U.n.32 del 27/12/2013 – Suppl.Ordinario n.87. Per il pubblico impiego, blocco della contrattazione fino a tutto il 2014. Prorogato fino al 2018, ma con maglie più larghe rispetto alla legislazione vigente, anche lo stop al turn over, che seguirà il seguente decalage: 1.assunzioni al 20% dei ritiri per l'anno 2014, 2.al 40% per l'anno 2015, 3.al 60% per l'anno 2016, 4.al 80% per l'anno 2017. Legge di stabilità 2016, - Per i dipendenti pubblici disponibili 300 milioni per i contratti di tutta la P.A. - Sempre in tema di personale, entro il 31 dicembre 2016 prenderanno il via i concorsi straordinari per le nuove assunzioni di medici, infermieri e personale tecnico sanitario. DOTT.ROCCO LONGO - A.A.2016/2017 13 13
IL TEMPO DI ASSISTENZA: I RIFERIMENTI NORMATIVI 3) GENERALI Legge di stabilità 2017 approvata con Legge 11 dicembre 2016, n. 232 e pubblicata nella G.U.n.297 del 21 dicembre 2016. Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2017 e bilancio pluriennale per il triennio 2017-2019 Pubblico impiego: impegno pari a 1,9 miliardi di € per il rinnovo della contrattazione collettiva e nuove assunzioni nella pubblica amministrazione,… DOTT.ROCCO LONGO - A.A.2016/2017 14 14
IL TEMPO DI ASSISTENZA: I RIFERIMENTI NORMATIVI 3) GENERALI CIRCOLARE 23 MARZO 1994 – N.6 MINISTERO DELLA FUNZIONE PUBBLICA Per carico di lavoro s’intende: “la quantità di lavoro necessario, dato un contesto operativo, e un periodo di riferimento, per trattare i casi che vengono sottoposti ad una unità organizzativa”. Dipende da: 1. Le esigenze degli utenti; 2. Le risorse, le condizioni e l’organizzazione complessiva dell’azienda; 3. Gli obiettivi della produzione. DOTT.ROCCO LONGO - A.A.2016/2017 15 15
IL CARICO DI LAVORO IN AMBITO ASSISTENZIALE …ANALISI DEL CARICO 2.IL CARICO DI LAVORO IN DI LAVORO… AMBITO ASSISTENZIALE. DOTT.ROCCO LONGO - A.A.2016/2017 16 16
IL CARICO DI LAVORO IN AMBITO ASSISTENZIALE LA MISURAZIONE DEL CARICO DI LAVORO PUO’ ESSERE: Retrospettiva / Prospettica DOTT.ROCCO LONGO - A.A.2016/2017 17 17
CARICO DI LAVORO E FABBISOGNO ASSISTENZIALE La definizione di sistemi di rilevazione e classificazione delle attività assistenziali non è un problema nuovo in ambito infermieristico. Numerosi sono stati gli studi e i metodi sperimentati per misurare la risorsa infermieristica; ciascuno di essi ha sviluppato propri approcci concettuali e metodologici. Alcuni di questi metodi hanno avuto uno sviluppo internazionale e ripetute revisioni e aggiornamenti nel corso degli anni, altri invece hanno goduto di una diffusione limitata nel tempo e nello spazio. In Italia poche metodologie sono riuscite ad affermarsi e a ottenere una relativa divulgazione, e solo recentemente si sono sviluppate alcune ricerche e metodi propri della nostra realtà. L’interesse di questi ultimi anni nei confronti di tali aspetti nasce dalla necessità sviluppatasi in molti Paesi occidentali, tra cui l’Italia, di ridurre i costi sanitari e di adottare nuovi sistemi di finanziamento. DOTT.ROCCO LONGO - A.A.2016/2017 18 18
CARICO DI LAVORO E FABBISOGNO ASSISTENZIALE Questa situazione ha stimolato inoltre l’esigenza di rendere visibile il lavoro infermieristico e di restituirgli il suo reale peso, nonché di adottare strumenti scientifici condivisi e specifici di misura delle attività assistenziali e di identificare un linguaggio comune a livello professionale. È utile, in primo luogo, definire se le finalità del metodo che si vuole adottare sono quelle di programmare l’assistenza, oppure quelle di valutare i risultati ottenuti. Per quanto riguarda l’oggetto di indagine, i metodi procedono partendo da tre approcci basati: ✓sui bisogni o condizioni dell’assistito; ✓sulle attività assistenziali; ✓sugli standard normativi. DOTT.ROCCO LONGO - A.A.2016/2017 19 19
CARICO DI LAVORO E FABBISOGNO ASSISTENZIALE 1. Il GRADO DI BISOGNO degli assistiti viene quantificato mediante l’assegnazione degli stessi a classi di dipendenza che esprimono il grado di complessità assistenziale. Nella maggioranza dei metodi le classi di dipendenza variano da 3 a 6 livelli di dipendenza, i quali devono esprimere l’intensità del consumo di risorsa e non la severità del quadro clinico. 2. Per misurare le ATTIVITÀ ASSISTENZIALI è necessario procedere alla loro puntuale classificazione e alla relativa assegnazione di tempi standard (indice di consumo di risorsa medio). È possibile misurare le attività assistenziali come prestazioni effettivamente erogate oppure come prestazioni che sarebbe utile erogare. Nel primo caso si ottiene una misurazione di produttività senza sapere se ciò che si è prodotto era corrispondente ai bisogni presenti. Nel secondo caso, attraverso la stesura di un piano, si ha la misura della richiesta necessaria per quel paziente, a prescindere dalle risorse esistenti e dalla loro effettiva e successiva erogazione. DOTT.ROCCO LONGO - A.A.2016/2017 20 20
CARICO DI LAVORO E FABBISOGNO ASSISTENZIALE 3. L’oggetto studio, inoltre, può riguardare gli STANDARD DI TIPO NORMATIVO. Questi sono parametri assistenziali fissati da norme, raccomandazioni, accreditamenti, certificazioni, a livello nazionale, regionale ecc; possono basarsi su diversi criteri: numero di posti letto, numero di degenti, numero di giorni di degenza, tipologia dei pazienti e così via. I primi riferimenti legislativi che hanno regolamentato la materia fino ai tempi nostri risalgono alla fine degli anni Sessanta del secolo scorso. Queste fonti, che hanno rappresentato per molti anni l’unico riferimento esistente per la dotazione delle realtà ospedaliere, sono ormai superate dal punto di vista normativo e obsolete, soprattutto perché basate su criteri statici (numero dei letti), che non valorizzano la produttività reale dell’azienda sanitaria. I metodi che si basano sugli standard normativi conservano oggi tutta la loro validità come indicatori di qualità di struttura, in quanto fissano le caratteristiche e le garanzie che devono essere possedute a priori dai fornitori (in questo caso quantità di risorsa umana) Tali standard sono oggi previsti dalle normative regionali in materia di autorizzazione e accreditamento. DOTT.ROCCO LONGO - A.A.2016/2017 21 21
CARICO DI LAVORO E FABBISOGNO ASSISTENZIALE Infine, i metodi di rilevazione della quantità assistenziale si distinguono in base alla modalità di rilevazione in: 1) metodi Bottom-Up; 2) metodi Top-Down. I metodi Bottom-Up, sono di tipo analitico e procedono dal piccolo al grande scomponendo il ciclo produttivo in fasi più o meno ridotte, che sono analizzate separatamente e poi sommate per ottenere il risultato complessivo. Un esempio di questo tipo è rappresentato dal PRN; un altro esempio è il metodo MAP. Per contro, i metodi Top-Down, procedono dal grande al piccolo e sono caratterizzati da una rilevazione sintetica che non entra nel dettaglio delle fasi produttive, ma perviene a risultati di tipo globale e riassuntivo, con l’indubbio vantaggio di richiedere un tempo e un costo di realizzo contenuti. Il metodo svizzero, assieme all’ICA, rappresenta una delle metodologie che si basano sull’approccio Top-Down. DOTT.ROCCO LONGO - A.A.2016/2017 22 22
CARICO DI LAVORO E FABBISOGNO ASSISTENZIALE METODI BOTTOM-UP Project Research of Nursing - Canada Il metodo PRN nato nel 1969 presso il Centro Ospedaliero Infantile Sainte- Justine di Montréal (Canada), periodicamente revisionato, è prevalentemente utilizzato In Québec, Francia, Svizzera, Spagna e Lussemburgo. Il PRN al fine di definire il peso assistenziale dei pazienti sulla base del tempo utilizzato nelle diverse attività assistenziali, prende avvio dall’analisi dei bisogni assistenziali del singolo paziente, in funzione dei quali viene stilato un piano di assistenza che si traduce in una lista di attività infermieristiche da attuare nelle ventiquattro ore successive all’ammissione. Il piano, formulato all’ingresso del paziente, viene revisionato giornalmente dall’équipe assistenziale fino alla dimissione. DOTT.ROCCO LONGO - A.A.2016/2017 23 23
METODI BOTTOM-UP Il Metodo PRN Il metodo PRN prevede la quantificazione analitica dei tempi delle singole attività infermieristiche richieste da ogni ricoverato e arriva a formulare la necessità di personale sommando i tempi di assistenza dei singoli degenti. Le caratteristiche del PRN sono le seguenti: 1.si basa sulla previsione dell'assistenza infermieristica che è utile erogare; 2.si rifà a una specifica scuola di pensiero infermieristico (teoria di Dorothea Orem); 3.assume come metodo di lavoro il processo assistenziale; 4.permette la misura statistica delle attività assistenziali e il confronto tra domanda e offerta; 5.è stato elaborato ed è tutt'ora sviluppato da professionisti dell'assistenza infermieristica; 6.è applicabile a tutte le unità di cura con ricovero ordinario sulle 24 ore. DOTT.ROCCO LONGO - A.A.2016/2017 24 24
METODI BOTTOM-UP Il Metodo PRN Gli strumenti che si utilizzano sono: 1. IL PIANO ASSISTENZIALE (contenuto nella cartella infermieristica). 2. IL NOMENCLATORE DEGLI INTERVENTI INFERMIERISTICI. Il metodo PRN articola gli interventi infermieristici in base a una struttura piramidale costituita da: 8 gruppi (o sezioni) di attività corrispondenti alle principali aree di bisogno assistenziale: 1) Respirazione 2) Alimentazione e idratazione 3) Eliminazione 4) Igiene 5) Mobilizzazione 6) Comunicazione 7) Procedure terapeutiche 8) Procedure diagnostiche 99 categorie di attività (o bisogni specifici di cura), che sono costituite da sottogruppi caratterizzati da interventi infermieristici simili; 249 azioni infermieristiche (o fattori). DOTT.ROCCO LONGO - A.A.2016/2017 25 25
METODI BOTTOM-UP Il Metodo PRN Il metodo PRN prevede per ogni intervento infermieristico le seguenti fasi: 1) la classificazione per quanto riguarda il gruppo e la categoria di appartenenza; 2) l'attribuzione di una codifica (una lettera e due numeri) ad ogni azione; 3) l'assegnazione di un parametro e del relativo valore in punti; 4) la descrizione analitica (obiettivi, descrizione, regole di utilizzo, situazione clinica). Ogni azione viene indicata con un parametro e un valore. Il PARAMETRO descrive l'intensità/complessità della singola azione. In genere concerne la frequenza (n. di volte al dì), l'estensione dell'intervento (% di applicazione), il numero di operatori utilizzati, la modalità di esecuzione, il materiale e l'attrezzatura utilizzata, l'età e il sesso del paziente ecc. Il VALORE esprime con un punteggio il tempo totale necessario nelle 24 ore per eseguire quella specifica azione. Tale valore è stato determinato da misurazioni reali o attraverso il consenso di esperti infermieristici. Ogni punto corrisponde a 5 minuti di assistenza e si passa da azioni che hanno un peso di 1 punto fino ad azioni con un massimo di 96 punti. DOTT.ROCCO LONGO - A.A.2016/2017 26 26
METODI BOTTOM-UP Il Metodo PRN Per il calcolo complessivo del personale richiesto il metodo PRN considera tre componenti del lavoro infermieristico: 1. Le attività di assistenza diretta e indiretta rappresentano la parte più consistente (>80%) e sono calcolate direttamente attraverso la formulazione dei piani di assistenza e rapportate alle necessità dei singoli clienti. 2. Le attività di comunicazione che hanno come soggetto il degente comprendono l'elaborazione e l'aggiornamento del piano, il calcolo del carico assistenziale, le comunicazioni con il degente e i suoi familiari, nonché quelle tra i membri dell'équipe. Questo tipo di attività viene quantificato percentualmente in base al grado di dipendenza dei singoli degenti. 3. Per le attività amministrative, riordino e spostamenti il metodo fornisce tempi standard di riferimento anche se suggerisce di rilevare direttamente sul campo i tempi di lavoro specifici per la propria realtà. DOTT.ROCCO LONGO - A.A.2016/2017 27 27
METODI BOTTOM-UP Il Metodo PRN L'applicazione pratica del metodo prevede le seguenti fasi operative: •Per ciascun degente: 1.pianificazione dell'assistenza infermieristica; 2.identificazione delle azioni infermieristiche richieste; 3.somma dei valori in punti; 4.trasformazione dei punti in minuti/ore di assistenza giornaliera; Per l’intera unità operativa: 1. totale dei tempi registrati su tutti i degenti (attività di assistenza diretta e indiretta); 2. calcolo dei tempi delle altre attività (attività di comunicazione,amministrativa, riordino e spostamenti); 3. definizione del tempo totale di assistenza 24 ore (totale di tutte e tre le componenti di attività). Anche in questo caso si arriva alla definizione del tempo totale di assistenza necessaria nelle 24 ore, da cui è possibile ricavare tutti gli altri parametri quantitativi riferiti al personale. DOTT.ROCCO LONGO - A.A.2016/2017 28 28
METODI BOTTOM-UP Il Metodo PRN CONCLUSIONI 1. Il sistema nel suo complesso 2. Il suo utilizzo QUALIFICA E cerca, quindi, di quantificare in MIGLIORA LO SPECIFICO termini di tempo il lavoro INFERMIERISTICO GRAZIE ALLA dell'infermiere, per fornire delle PIANIFICAZIONE SISTEMATICA basi sia alla definizione delle DELLE ATTIVITÀ E ALLA risorse necessarie, sia per DOCUMENTAZIONE DEL LAVORO l'organizzazione del lavoro SVOLTO. Pur rappresentando un stesso. Per concludere, si può metodo di grande interesse e affermare che IL METODO PRN sviluppo professionale, va ORIENTA FORTEMENTE VERSO osservato che, come tutti gli LA PERSONALIZZAZIONE approcci metodologici di tipo DELL'ASSISTENZA analitico, presuppone un tempo INFERMIERISTICA e ha il grande di applicazione significativo e vantaggio di fondarsi sui bisogni richiede calcoli di una certa effettivi della persona in cura. complessità. DOTT.ROCCO LONGO - A.A.2016/2017 29 29
METODI BOTTOM - UP METODO ASSISTENZIALE PROFESSIONALIZZANTE (“MAP”) Il MAP nato nel 2007, sulla base della “Teoria della Complessità” è costituito da DUE STRUMENTI il primo consente la valutazione della complessità assistenziale della persona assistita, mentre il secondo consente la stima del correlato fabbisogno di risorse umane. Il MAP, è un vero e proprio supporto per la pianificazione assistenziale infermieristica ed ha come obiettivo quello di proporre e sperimentare un metodo per la messa a punto di piani di assistenza standard in relazione a specifici problemi di salute, costruendo uno strumento informatizzato, flessibile, di facile uso che, in ragione della complessità della persona assistita, sostenga razionalmente la definizione delle dotazioni organiche. L’utilizzo del MAP (“MAP risorse”) è anche utilizzato come metodo a supporto della strategia negoziale sul fabbisogno di personale grazie a elaborati di gruppi di lavoro utilizzabili per costruire piani standard. DOTT.ROCCO LONGO - A.A.2016/2017 30 30
METODI BOTTOM - UP METODO ASSISTENZIALE PROFESSIONALIZZANTE (“MAP”) La valutazione della complessità assistenziale e la definizione del fabbisogno di risorse umane sono i due strumenti che il MAP mette in campo per rilevare le variabili alterate, classificare il livello di complessità, identificare le necessità assistenziali, definire obiettivi, azioni e valutare gli esiti, definire il numero di professionals e di operatori di supporto necessario per assistere ogni persona assistita. La sua utilizzazione vale sia in ambito organizzativo dove l’infermiere con posizione gestionale, a partire dai dati rilevati dagli infermieri clinici è in grado di calcolare e modulare in breve tempo il fabbisogno quali-quantitativo di personale per erogare l’assistenza necessaria rispondente a criteri di qualità, sicurezza e sostenibilità economica, sia in ambito assistenziale in cui l’ infermiere clinico in grado di rilevare tutti gli elementi costitutivi la complessità assistenziale, elaborare il piano di assistenza, tracciare l’assistenza e documentare gli esiti. DOTT.ROCCO LONGO - A.A.2016/2017 31 31
METODI BOTTOM - UP METODO ASSISTENZIALE PROFESSIONALIZZANTE (“MAP”) La metodologia prevede l’adozione di tre variabili quali elementi costitutivi per la valutazione della complessità assistenziale: 1) La stabilità/instabilità clinica della persona assistita (dimensione della stabilità clinica); 2) La capacità dell’assistito di definire le proprie necessità e di scegliere i comportamenti a lui più idonei (dimensione della responsività); 3) La possibilità dell’assistito di agire su se stesso autonomamente ed efficacemente (dimensione dell’indipendenza). Per ognuna delle tre dimensioni, il MAP identifica funzioni e parametri attraverso i quali realizzare il processo di valutazione della complessità assistenziale della persona assistita. DOTT.ROCCO LONGO - A.A.2016/2017 32 32
METODI BOTTOM - UP (“MAP”) Il percorso metodologico per stimare il fabbisogno quali-quantitativo di risorse umane ha previsto la definizione di coefficienti diversificati per: 1. Livelli di complessità: ◦ Bassa; ◦ Medio bassa; ◦ Medio alta; ◦ Alta. 2. Tipologia di professionalità/operatori (infermieri ed OSS). 33 DOTT.ROCCO LONGO - A.A.2016/2017 33
METODI BOTTOM - UP (“MAP”) Quota percentuale di impegno quali-quantitativo di risorse umane : 1. Bassa complessità: infermieri 55% - OSS 45% 2. Medio bassa complessità: infermieri 58% - OSS 42% 3. Medio alta complessità: infermieri 64% - OSS 36% 4. Alta complessità: infermieri 67% - OSS 33% DOTT.ROCCO LONGO - A.A.2016/2017 34 34
METODI BOTTOM - UP (“MAP”) Allegato n.1 (Es. parziale – 1 ÷130) DOTT.ROCCO LONGO - A.A.2016/2017 35 35
METODI BOTTOM - UP (“MAP”) Allegato n.2 (Tabella parziale) Elenco dei processi complementari e relative attività PROCESSO GESTIONE A GESTIONE A CARICO DI AREA COMPLEMENTARE CARICO DELLA STRUTTURA TERZI ALL’ASSISTENZA •Prenotazione dei pasti ed invio •Consegna carrelli pasti GESTIONE prenotazione degenza ALBERGHIERA DEI PASTI •Ricezione carrello pasti e controllo •Ritiro carrelli pasti •Lavaggio stoviglie IGIENICO - •Stoccaggio rifiuti nel deposito •Consegna contenitori GESTIONE sporco del reparto rifiuti SANITARIA DEI RIFIUTI •Contenitori raccolta rifiuti •Ritiro e smistamento rifiuti •Pulizia apparecchiature/ •Manutenzione ordinaria attrezzature e straordinaria GESTIONE •Verifica funzionalità apparecchiature LOGISTICA APPARECCHIATURE apparecchiature/ attrezzature ATTREZZATURE •Richiesta interventi manutentivi straordinari DOTT.ROCCO LONGO - A.A.2016/2017 36 36
METODI BOTTOM - UP (“MAP”) Le quote temporali rappresentano i minuti di assistenza necessari per soddisfare i bisogni della persona assistita in un determinato livello di complessità nelle 24 ore: TABELLA 1 - QUOTE TEMPORALI POSIZIONATE SU Q1 Livello Complessità B MB MA A e range 0 - 35,5 36 - 63 63,5 – 96,5 97 > CH & MD aggregate 65’ 125’ 194’ 279’ CH 65’ 127’ 194’ 276’ MD 65’ 124’ 193’ 279’ DOTT.ROCCO LONGO - A.A.2016/2017 37 37
METODI BOTTOM - UP (“MAP”) Le quote temporali rappresentano i minuti di assistenza necessari per soddisfare i bisogni della persona assistita in un determinato livello di complessità nelle 24 ore: TABELLA 1- QUOTE TEMPORALI POSIZIONATE SU Q2 Livello Complessità B MB MA A e range 0 - 35,5 36 - 63 63,5 – 96,5 97 > CH & MD aggregate 85’ 144’ 216’ 310’ CH 85’ 146’ 216’ 304’ MD 83’ 142’ 216’ 311’ DOTT.ROCCO LONGO - A.A.2016/2017 38 38
METODI BOTTOM - UP (“MAP”) Le quote temporali rappresentano i minuti di assistenza necessari per soddisfare i bisogni della persona assistita in un determinato livello di complessità nelle 24 ore: TABELLA 1- QUOTE TEMPORALI POSIZIONATE SU Q3 Livello Complessità B MB MA A e range 0 - 35,5 36 - 63 63,5 – 96,5 97 > CH & MD aggregate 103’ 164’ 239’ 348’ CH 105’ 166’ 237’ 344’ MD 102’ 163’ 240’ 349’ DOTT.ROCCO LONGO - A.A.2016/2017 39 39
FABBISOGNO ASSISTENZIALE METODI TOP-DOWN IL METODO SVIZZERO Il metodo svizzero appartiene ai metodi che si basano sulla classificazione dei degenti in classi di dipendenza; può essere utilizzato sia in sede di valutazione del paziente, sia in quella di programmazione delle attività. Lo studio si fonda sul principio generale, dimostrato da indagini specifiche (Cantoni svizzeri, dal 1965 al 1975), che L'ASSISTENZA DIRETTA è strettamente collegata al grado di dipendenza dei degenti e cresce in modo proporzionale a questa. Il metodo svizzero infatti diversifica la durata dei tempi di assistenza diretta in base alle classi di dipendenza, mentre L'ASSISTENZA INDIRETTA e le ATTIVITÀ DI TIPO ALBERGHIERO sono considerate costanti poiché si mantengono invariate e non sono influenzate dalla tipologia dei malati, ma solo dal loro numero. DOTT.ROCCO LONGO - A.A.2016/2017 40 40
METODI TOP-DOWN - IL METODO SVIZZERO Nel complesso il metodo fissa tempi di riferimento validi per il singolo ricoverato nelle 24 ore relativi all'assistenza diretta, indiretta e alberghiera. I tempi di riferimento relativi all'assistenza diretta, detti “numeri guida”, non sono unici ma articolati in tre livelli, che esprimono i diversi gradi di intensità e di qualità dell'assistenza. Si passa dal LIVELLO 3 corrispondente a un'assistenza personalizzata e partecipativa, al LIVELLO 2 per un'assistenza adattata al paziente, fino al LIVELLO 1 , al di sotto del quale vi è il rischio di determinare condizioni pericolose per il paziente. Tempi di riferimento per classi di dipendenza Tempo di assistenza diretta per degente nelle 24 ore CLASSI DI DIPENDENZA Livello 1:minimo Livello 2: medio Livello 3: massimo I = Paziente autonomo 17’ 26’ 35’ II = Paz.te parz.mente dipendente 67’ 90’ 113’ III =Paz.te totalmente dipendente 135’ 175’ 215’ Tempo di assistenza indiretta per degente nelle 24 ore = 75 minuti Tempo di assistenza alberghiera per degente nelle 24 ore = 60 minuti DOTT.ROCCO LONGO - A.A.2016/2017 41 41
METODI TOP-DOWN IL METODO SVIZZERO…e dopo 1) Una volta compilata la griglia, si procede al conteggio finale dei contrassegni di ogni colonna separatamente per le tre sezioni. 2) La sezione che presenta il maggior numero di contrassegni determina la classificazione del paziente nella specifica categoria di dipendenza. DOTT.ROCCO LONGO - A.A.2016/2017 42 42
METODI TOP-DOWN IL METODO SVIZZERO Una volta classificati tutti i degenti, l’applicazione del metodo svizzero prevede una serie di passaggi per poter calcolare la quantità di assistenza necessaria nelle 24 ore, così come illustrato nel seguente esempio valido per una realtà di 50 degenti. 1^ FASE – Classificazione dei degenti (mediante l’uso della griglia di classificazione) Classe n.1 = 5 degenti (10%) Classe n.2 = 42 degenti (84%) Totale = 50 degenti Classe n.3 = 3 degenti (6%) DOTT.ROCCO LONGO - A.A.2016/2017 43 43
METODI TOP-DOWN IL METODO SVIZZERO 2^ FASE – Calcolo assistenza diretta nelle 24 ore (moltiplicando il numero di degenti di ogni categoria per i relativi minuti di assistenza del livello di qualità adottato, in questo caso il livello medio) Classe n.1 = 5 x 26 minuti = 130 minuti Totale = Classe n.2 = 42 x 90 minuti = 3.780 minuti 4.435 minuti Classe n.3 = 3 x 175 minuti = 525 minuti 3^ FASE – Calcolo assistenza indiretta nelle 24 ore (moltiplicando il totale dei degenti per i minuti di assistenza indiretta) Totale = Totale degenti:50 x 75 minuti 3.750 minuti DOTT.ROCCO LONGO - A.A.2016/2017 44 44
METODI TOP-DOWN - IL METODO SVIZZERO 4^ FASE – Calcolo assistenza giornaliera (sommando l’assistenza diretta e indiretta) Totale = 8.185’ Assistenza diretta: 4435’ 3750’ Ass.za indiretta= (136 ore e 25 minuti) 5^ FASE – Calcolo attività alberghiera nelle 24 ore (moltiplicando il numero dei degenti per i minuti di attività alberghiera) Totale degenti:50 60’ (costante) Totale = 3.000’(50 ore ) DOTT.ROCCO LONGO - A.A.2016/2017 45 45
METODI TOP-DOWN - IL METODO SVIZZERO CALCOLO DEL CARICO DI LAVORO NELLE 24 ORE Una volta classificati tutti i degenti, l'applicazione del metodo svizzero prevede una serie di tappe per poter calcolare la quantità di assistenza necessaria nelle 24 ore, così come illustrato nel seguente esempio valido per una realtà di 50 degenti. 1. Classificazione dei degenti (mediante l’uso della griglia di valutazione) Classe n.1 = 5 degenti (10%) Classe n.2 = 42 degenti (84%) Totale = n.50 degenti Classe n.3 = 3 degenti (6%) 2. Calcolo assistenza diretta nelle 24 ore: NELL’ESEMPIO, SONO UTILIZZATI I VALORI DEL LIVELLO 2: MEDIO Classe n.1 5 deg.ti x 26 minuti = 130 minuti Classe n.2 42 deg.ti x 90 minuti = 3.780 minuti Totale = 4.435 minuti Classe n.3 3 deg.ti x 175 minuti = 525 minuti DOTT.ROCCO LONGO - A.A.2016/2017 46 46
METODI TOP-DOWN - IL METODO SVIZZERO CALCOLO DEL CARICO DI LAVORO NELLE 24 ORE 3. Calcolo assistenza indiretta nelle 24 ore Totale degenti: 50 x 75’ (costante) Totale = 3.750 minuti 4. Calcolo assistenza giornaliera: INFERMIERI 4.435’ 3.750’ Totale = 8.185’ (Assistenza diretta) + (Assistenza indiretta) Totale die: 8.185’ : 60‘ = 138 h 25’ Totale die: 138 h 25’ x 7 gg = 968 h 55’ (969 h) Totale: 969 h : 36 h sett.li = 26,91 (27 unità *) 5. Calcolo attività alberghiere nelle 24 ore: Operatori di supporto 50 Totale degenti x 60’ (costante) Totale = 3.000’ Totale die: 3000’ : 60’ = 50 h x 7 gg = 350 h/ 36 ore sett.li = 9,7 OSS * Coordinatore compreso DOTT.ROCCO LONGO - A.A.2016/2017 47 47
METODI TOP-DOWN - IL METODO SVIZZERO Distribuzione giornaliera e settimanale: ipotesi T12 + T12+2D + 1 Coord.re L M W G V S D Coord.re 1 1 1 1 1 0 0 Diurnista 1 1 1 1 1 1 1 0 Diurnista 2 1 1 1 1 1 0 1 Mattino 6 6 6 6 6 6 6 Pom.gio 6 6 6 6 6 6 6 Notte 4 4 4 4 4 4 4 Smonto N. 4 4 4 4 4 4 4 Riposo 4 4 4 4 4 6 6 Totale 27 27 27 27 27 27 27 Rapporto Inf.re/p.l. (compreso Coord.re) L M W G V S D Mattino 1/5,55 1/5,55 1/5,55 1/5,55 1/5,55 1/7,14 1/7,14 Pom. 1/8,33 1/8,33 1/8,33 1/8,33 1/8,33 1/8,33 1/8,33 Notte 1/12,5 1/12,5 1/12,5 1/12,5 1/12,5 1/12,5 1/12,5 P. Letto 50 50 50 50 50 50 50 DOTT.ROCCO LONGO - A.A.2016/2017 48 48
METODI TOP-DOWN -IL METODO SVIZZERO Calcolato il valore della quantità di assistenza necessaria in una giornata, è possibile ricavare tutti gli altri dati quantitativi riferiti al fabbisogno, alle dotazioni e alle presenze corrispondenti al periodo temporale desiderato (giorno, settimana, anno ecc.) e, quindi formulare i tipi di turno più adeguati. Infine, il metodo fornisce altri due parametri di riferimento, cosi come illustrato nella tabella sottostante; il primo relativo alla composizione in qualifiche professionali da garantire nell’équipe assistenziale, il secondo relativo all’ottimale distribuzione della quantità di assistenza da erogare nei tre turni. Proporzioni qualifiche personale (al tempo dello studio) Ripartizione nei tre turni Infermieri professionali (incluso Coord.re) = 45% Mattina = 45-55% Infermieri generici = 30% Pomeriggio = 35% Personale ausiliario = 25% Notte = 10-20% DOTT.ROCCO LONGO - A.A.2016/2017 49 49
METODI TOP-DOWN -IL METODO SVIZZERO Dobbiamo riconoscere al metodo svizzero un ruolo storico importante nell'evoluzione dell'organizzazione del lavoro infermieristico in Italia, per molti aspetti facilitato dalla sua rapidità di applicazione e dalla sostanziale somiglianza culturale e professionale tra le due realtà assistenziali. Oggi però occorre muovere alcune considerazioni critiche. Le mutate condizioni di ospedalizzazione (proporzioni delle tre categorie dei degenti, caratteristiche e profili di dipendenza, tipologie delle attività assistenziali erogate, nuove figure di operatori, ecc.), le caratteristiche dei sistemi di finanziamento (DRG), i sistemi di valutazione della qualità e di appropriatezza dei ricoveri fanno si che il metodo presenti aspetti non più corrispondenti e rappresentativi dell'attuale realtà assistenziale. Il metodo, infine, è utilizzabile in un numero ristretto di reparti ospedalieri (non specialistici), e non si basa su di una teoria infermieristica specifica. DOTT.ROCCO LONGO - A.A.2016/2017 50 50
FABBISOGNO ASSISTENZIALE STANDARD NORMATIVI PRE & POST 1990 DOTT.ROCCO LONGO - A.A.2016/2017 51 51
FABBISOGNO ASSISTENZIALE STANDARD NORMATIVI PRE-1990 L’evoluzione storica DPR 128/1969, art.8 – D. M. Ordinamento 13/09/1988 – interno dei Delibera C.I.P.E. servizi sanitari del 20 dicembre Determinazione 1984 degli standard del personale ospedaliero DOTT.ROCCO LONGO - A.A.2016/2017 52 52
FABBISOGNO ASSISTENZIALE STANDARD NORMATIVI PRE-1990 D.P.R. 27 marzo 1969, n. 128. Ordinamento interno dei servizi ospedalieri. G.U. 23 aprile 1969, n. 104, S.O.. Art.8, II comma: La dotazione organica del personale La dotazione organica del personale sanitario ausiliario addetto alla sanitario ausiliario deve assicurare divisione di ostetricia e ginecologia un tempo minimo di assistenza deve prevedere: effettiva per malato di 120 minuti ❖una ostetrica capo; nelle 24 ore e deve prevedere: ❖ostetriche nella proporzione un capo-sala; complessiva di una per ogni 10 un infermiere professionale posti-letto; sempre presente in ogni sezione e, ❖puericultrici nella proporzione inoltre, un adeguato numero di complessiva di una per ogni 5 culle infermieri professionali e generici. per neonati. DOTT.ROCCO LONGO - A.A.2016/2017 53 53
FABBISOGNO ASSISTENZIALE STANDARD NORMATIVI PRE-1990 D.P.R. 27 marzo 1969, n. 128. Ordinamento interno dei servizi ospedalieri. G.U. 23 aprile 1969, n. 104, S.O.. Sezioni di Art.11, VI comma - Art.18, VI comma - Servizio di assistenza neonatale. anestesia. La dotazione organica del personale sanitario Per l’assistenza ai neonati immaturi ausiliario addetto alla rianimazione deve deve essere costituita una adeguata prevedere posti di capo-sala, infermieri dotazione organica di medici professionali specializzati in numero tale da specialisti in pediatria e di vigilatrici assicurare un tempo minimo di assistenza d’infanzia o infermiere professionali effettiva per malato di 420 minuti nelle 24 specializzate in pediatria, in numero ore. tale da assicurare un turno di La dotazione organica del personale tecnico assistenza pari a 420 minuti per sanitario ausiliario ed esecutivo da assegnare ogni neonato immaturo nelle al servizio deve essere stabilita secondo le ventiquattro ore. effettive esigenze del servizio stesso. DOTT.ROCCO LONGO - A.A.2016/2017 54 54
FABBISOGNO ASSISTENZIALE STANDARD NORMATIVI PRE-1990 La Deliberazione CIPE 20 dicembre 1984 – G.U. 28/02/1985 Fornisce indicazioni su standard di organizzazione e di attività al fine di garantire uniformità di livelli assistenziali e di prestazioni sanitarie in tutte le regioni e relative USL: 1. Rapporto medici/PL = 1 medico per 5-5,5 posti letto 2. Rapporto infermieri, tecnici e altri di assistenza/PL = 1 unità per 1,1-1,3 PL 3. Rapporto personale servizi generali/PL = 1 unità per 7-8 PL 4. Standard aggregato di 10-12 dipendenti ogni 1.000 abitanti in regione. La parametrazione del personale infermieristico ospedaliero nelle 24 ore e per posto letto è così definita: Settori di degenza di base: 70-90 minuti Settori di terapia sub-intensiva: 200-240 minuti Settori di terapia intensiva: 500-600 minuti DOTT.ROCCO LONGO - A.A.2016/2017 55 55
FABBISOGNO ASSISTENZIALE STANDARD NORMATIVI PRE-1990 D.M. 13 settembre 1988 - «Determinazione degli standards del personale ospedaliero». (G.U. 24/09/1988, n.225) Stabilisce, nell’ambito della rideterminazione del numero di posti letto ospedalieri, gli standard di personale: “… con riferimento a moduli organizzativi tipo che ne comportano l’utilizzazione ottimale. I moduli organizzativi tipo, costituiscono a un tempo la soglia minima al di sotto della quale la gestione dell’unità operativa diviene antieconomica e una indicazione parametrica per la determinazione della dotazione organica” . DOTT.ROCCO LONGO - A.A.2016/2017 56 56
FABBISOGNO ASSISTENZIALE STANDARD NORMATIVI PRE-1990 Decreto Ministeriale 13 settembre 1988 - «Determinazione degli standards del personale ospedaliero». (G.U. 24/09/1988, n.225) (Standard di utilizzazione p.l., 70-75%*) Aree assistenziali P.L. Personale Inf.ri/ m’/medi/ modulo infer.co P.L. die/pl 1. Terapia intensiva • Autonomamente strutturata 8 24 3,0 927 (695*) • Sub-intensiva 8 12 1,5 463 (348*) 2. Specialità a elevata assistenza • Modulo tipo 20 22 1,1 339 • Attività dialitica (con trapianto) 8 8 1,0 309 • Malattie infettive 40 35 0,9 270 • Psichiatria 16 22 1,4 424 • Unità spinali 20 40 2,0 618 3. Specialità a media assistenza • Attività dialitica 8 8 1,0 309 • Modulo tipo 20 16 0,8 247 DOTT.ROCCO LONGO - A.A.2016/2017 57 57
FABBISOGNO ASSISTENZIALE STANDARD NORMATIVI PRE-1990 Decreto Ministeriale 13 settembre 1988 - «Determinazione degli standards del personale ospedaliero». (G.U. 24/09/1988, n.225) Unità operative P.L. Pers.le Inf.ri/ m’/medi/ modulo infer.co P.L. die/pl 4. Specialità di base • Modulo tipo (a larga diffusione) 32 17 0,5 164 • Modulo tipo (a media diff.ne) 20 12 0,6 185 5. Riabilitazione • Modulo tipo 20 22 0,4 340 6. Lungodegenza • Modulo tipo 32 13 0,4 125 • Assistenza ai malati di mente 32 13 0,4 125 DOTT.ROCCO LONGO - A.A.2016/2017 58 58
FABBISOGNO ASSISTENZIALE STANDARD NORMATIVI - POST 1990 D.P.R. 14 gennaio 1997 (pubbl. sul supplemento ordinario alla G.U. n. 42 del 20 febbraio 1997) Approvazione dell’atto di indirizzo e coordinamento alle regioni e alle province autonome di Trento e di Bolzano, in materia di requisiti strutturali, tecnologici ed organizzativi minimi per l’esercizio delle attività sanitarie da parte delle strutture pubbliche e private. DOTT.ROCCO LONGO - A.A.2016/2017 59 59
FABBISOGNO ASSISTENZIALE STANDARD NORMATIVI - POST 1990 4. CLASSIFICAZIONE DELLE STRUTTURE. 1. Le regioni classificano le strutture in relazione alla tipologia delle prestazioni contemplate dai livelli di assistenza in: a) strutture che erogano prestazioni in regime di ricovero ospedaliero a ciclo continuativo e/o diurno per acuti; b) strutture che erogano prestazioni di assistenza specialistica in regime ambulatoriale, ivi comprese quelle riabilitative, di diagnostica strumentale e di laboratorio; c) strutture che erogano prestazioni in regime residenziale, a ciclo continuativo e/o diurno. DOTT.ROCCO LONGO - A.A.2016/2017 60 60
FABBISOGNO ASSISTENZIALE STANDARD NORMATIVI - POST 1990 4. CLASSIFICAZIONE DELLE STRUTTURE. 2. Le strutture che erogano prestazioni in regime di ricovero ospedaliero a ciclo continuativo e/o diurno possono essere distinte: a) in relazione alla destinazione funzionale: secondo le attività per l'acuzie e la post-acuzie; b) in relazione alla tipologia dell'istituto: aziende ospedaliere di rilievo nazionale e di alta specializzazione, aziende ospedaliere regionali, presìdi ospedalieri della USL, policlinici universitari, istituti di ricovero e cura a carattere scientifico, ospedali militari. DOTT.ROCCO LONGO - A.A.2016/2017 61 61
FABBISOGNO ASSISTENZIALE STANDARD NORMATIVI - POST 1990 REQUISITI MINIMI ORGANIZZATIVI GENERALI Il presente documento indica i requisiti minimi relativi ai seguenti aspetti organizzativi: 1. politica, obiettivi ed attività; 2. struttura organizzativa; 3. gestione delle risorse umane; 4. gestione delle risorse tecnologiche; 5. gestione, valutazione e miglioramento della qualità, linee guida e regolamenti interni; 6. sistema informativo; DOTT.ROCCO LONGO - A.A.2016/2017 62 62
FABBISOGNO ASSISTENZIALE STANDARD NORMATIVI - POST 1990 GESTIONE DELLE RISORSE UMANE La Direzione definisce il fabbisogno di personale: - in termini numerici (equivalenti a tempo pieno) per ciascuna professione o qualifica professionale; - per posizione funzionale; - per qualifica; - in rapporto ai volumi ed alle tipologie delle attività, secondo criteri specificati dalle normative regionali. È indispensabile che tutti i ruoli e le posizioni funzionali siano ricoperti da personale in possesso dei titoli previsti dalla normativa vigente. DOTT.ROCCO LONGO - A.A.2016/2017 63 63
FABBISOGNO ASSISTENZIALE D.G.R. 6/8/1998 n°VI/38133 – Reg.ne LOMBARDIA •“Definizione di requisiti e indicatori per l’accreditamento delle strutture sanitarie”. Area di degenza: assistenza infermieristica Aree assistenziali m’/ medi/ die/paz. 1. Specialità di base 120 2. Lungodegenza 140 3. Riabilitazione 160 4. Specialità di media assistenza 180 5. Specialità di elevata assistenza 240 6. Specialità dell’area sub- intensiva 300 7. Specialità dell’area intensiva 600 Nelle unità operative di riabilitazione è consentito, in alternativa al personale infermieristico, l’impiego di tecnici di riabilitazione per un terzo dei minuti di assistenza previsti. DOTT.ROCCO LONGO - A.A.2016/2017 64 64
FABBISOGNO ASSISTENZIALE D.G.R. 6/8/1998 n°VI/38133 – Reg.ne LOMBARDIA •Area Materno-Infantile e Pediatrica: assistenza infermieristica Aree assistenziali m’/ medi/ die/paziente ❖ Specialità di ostetricia 120 ❖ Specialità di pediatria 180 BLOCCO OPERATORIO: assistenza infermieristica Requisito Indicatore • L’attività di sala operatoria deve essere La sala operatoria è attivata solo in svolta solo alla presenza di tutte le presenza di un medico anestesista, professionalità necessarie all’atto chirurgico due chirurghi e due infermieri • Blocchi operatori costituiti da più di due Presenza di un infermiere sale operatorie presentano una complessità coordinatore dedicato, quando il organizzativa tale da richiedere una blocco operatorio è costituito da più di funzione di coordinamento infermieristico due sale operatorie DOTT.ROCCO LONGO - A.A.2016/2017 65 65
FABBISOGNO ASSISTENZIALE D.G.R.n.610 del 29/04/2014 – Reg.ne VENETO Definizione dei valori minimi di riferimento per il personale infermieristico e degli O.S.S. impiegati nelle aree di degenza dei presidi ospedalieri della Regione Veneto, in attuazione del Piano Socio Sanitario Regionale 2012-2016. AREE OMOGENEE 1. AREA OMOGENEA DI MEDICINA INTERNA: dermatologia, gastroenterologia, geriatria, malattie endocrine del ricambio e della nutrizione, medicina generale, nefrologia, radioterapia, reumatologia, oncologia; 2. AREA OMOGENEA DI MEDICINA SPECIALISTICA: cardiologia, ematologia, neurologia, pneumologia, astanteria, 3. AREA OMOGENEA DI CHIRURGIA GENERALE: ortopedia e traumatologia, chirurgia generale, otorinolaringoiatria, urologia, oculistica, chirurgia toracica, chirurgia plastica, chirurgia maxillo-facciale; 4. AREA OMOGENEA DI CHIRURGIA SPECIALISTICA: cardiochirurgia, chirurgia vascolare, neurochirurgia; DOTT.ROCCO LONGO - A.A.2016/2017 66 66
FABBISOGNO ASSISTENZIALE D.G.R.n.610 del 29/04/2014 – R. VENETO Definizione dei valori minimi di riferimento per il personale di assistenza del comparto dedicato alle aree di degenza ospedaliera: AREE OMOGENEE 5. AREA OMOGENEA DI OSTETRICIA E GINECOLOGIA; 6. AREA OMOGENEA CRITICA: terapia intensiva, unità coronaria, unità grandi ustionati; 7. AREA OMOGENEA SUB-INTENSIVA: cardiochirurgia trapianti, oncoematologia pediatrica, nefrologia pediatrica; 8. AREA OMOGENEA DI PEDIATRIA: chirurgia pediatrica, pediatria, neuropsichiatria infantile; 9. AREA OMOGENEA DI ASSISTENZA NEONATALE: terapia intensiva neonatale; 10. AREA OMOGENEA DI SALUTE MENTALE: psichiatria. DOTT.ROCCO LONGO - A.A.2016/2017 67 67
FABBISOGNO ASSISTENZIALE D.G.R.n.610 del 29/04/2014 – R. VENETO “Percentuali di attribuzione dell’assistenza di base e di supporto dell’OSS diversificate per aree omogenee”. AREA OMOGENEA Infermiere % OSS% 1. Salute mentale 100 70 2. Riabilitazione e Lungodegenza 100 70 3.Medicina interna 100 60 4.Chirurgia generale 100 60 5.Ostetricia e ginecologia 100 60 6.Medicina specialistica 100 50 7.Chirurgia specialistica 100 50 8.Pediatria 100 50 9.Malattie infettive 100 50 10.Sub-intensiva 100 30 11.Assistenza neonatale 100 30 12.Area critica 100 20 DOTT.ROCCO LONGO - A.A.2016/2017 68 68
FABBISOGNO ASSISTENZIALE D.G.R.n.610 del 29/04/2014 – R. VENETO •“Valori minimi di riferimento per il personale del comparto dedicato alle aree di degenza ospedaliera – Tempo di erogazione dei minuti di assistenza -TEMA”. AREE ASSISTENZIALI Valore di riferimento Regionale Espresso in TEMA 1. Medicina Interna 190* 2. Medicina specialistica 195 3. Chirurgia generale 190* 4. Chirurgia specialistica 195 5. Ostetricia e Ginecologia 190* 6. Critica 700 7. Pediatria 200 8. Assistenza Neonatale 350 9. Riab.ne e Lungodegenza 175 10. Malattie Infettive 230 *=“Tali valori minimi potranno essere elevati, nelle stesse aree omogenee a 195, per motivate situazioni logistiche o di carico assistenziale”. DOTT.ROCCO LONGO - A.A.2016/2017 69 69
FABBISOGNO ASSISTENZIALE D.G.R.n.610 del 29/04/2014 – R. VENETO “Percentuali di attribuzione dell’assistenza di base e di supporto dell’OSS”. UN ESEMPIO Area omogenea Infermiere % OSS% 1. Medicina Interna: 40 posti letto 100 60 Aree assistenziali “Tempo di erogazione dei minuti di assistenza -TEMA”. Valore di riferimento Regionale per U.O. Med. Interna: 190 minuti Infermieri OSS (190’: 160 = x : 100)= 119’ (190’: 160 = x : 60)= 71’ (119' x 40 p.l.) (71' x 40 p.l.) O.B. [ ] 15, 40 O.B. [ ] 9,19 309' 309' DOTT.ROCCO LONGO - A.A.2016/2017 70 70
FABBISOGNO ASSISTENZIALE D.G.R.n.610 del 29/04/2014 – R. VENETO “Percentuali di attribuzione dell’assistenza di base e di supporto dell’OSS”. UN ESEMPIO Area omogenea Infermiere % OSS% 7. Pediatria: 28 posti letto 100 50 Aree assistenziali Tempo di erogazione dei minuti di assistenza -TEMA”. Valore di riferimento Regionale per U.O. Pediatria: 200 minuti Infermieri OSS (200’: 150 = x : 100)= 133’ (200’: 150 = x : 50)= 67’ (133' x 28 p.l.) (67' x 28 p.l.) O.B. [ ] 12,05 O.B. [ ] 6,07 309' 309' DOTT.ROCCO LONGO - A.A.2016/2017 71 71
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