RILEVAZIONE APRILE 2019 - Ricerca a cura di
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Introduzione “Democrazia e social network” o per meglio dire democrazia nel tempo dei social network è il filo conduttore di questa indagine dell’Osservatorio Via Emilia. Per un progetto come quello che vuole realizzare l’iniziativa della Fondazione Mario Del Monte finalizzato ad indagare gli orientamenti della società modenese sulle questioni più rilevanti della vita di oggi, non poteva mancare il tema di come internet e i social stiano modificando comportamenti e idee, anche in modo radicale. Il punto di partenza è stato però quello di capire quale sia il valore che i cittadini attribuiscono ancora al modello democratico su cui si fonda la nostra comunità a partire dal secolo scorso. Il risultato non può che essere confortante, in quanto le pulsioni ad abbandonarlo per rivolgersi a forme autoritarie sono risultate fortemente minoritarie. Parlamento e partiti rimangono elementi cardine per una società democratica. E questo dato a Modena è più consistente di quello che emerge a livello nazionale. Non vanno però sottovalutate le opinioni contrarie, che pur minoritarie, non mancano in una parte della società ed anche la conferma di un’ampia perdita di fiducia nelle forme classiche della rappresentanza istituzionale e sociale. Altrettanto interessante è la valutazione che emerge sul rapporto democrazia e strumenti della comunicazione digitale. Ne viene riconosciuta la potenzialità anche per accrescere la partecipazione e l’informazione,ma non fino al punto di sostituire il rapporto diretto con le persone o con le istituzioni. Gli strumenti della comunicazione digitale a partire da Internet debbono essere una grande opportunità per tutti e il pubblico dovrebbe fare di più per metterli a disposizione e utilizzarne le potenzialità per favorire la conoscenza e la partecipazione, ma questo non può avvenire senza avere delle regole e senza tenere al centro le persone. Interessante inoltre è il dato che emerge nel considerare la funzione dei social. Ci si rende conto che spesso è un circuito abbastanza chiuso,dove si cerca più una conferma a quello che si pensa che un vero confronto fra opinioni e idee diverse. La ricerca poi come sempre offre una analisi molto interessante per le differenziazioni fra classi di età, condizione lavorativa, titolo di studio che consente di verificare differenze in alcuni casi anche molto profonde. Infine un ringraziamento per la disponibilità a partecipare all’evento di presentazione della ricerca a Massimo Mantellini, Sonia Bergamaschi e Massimo Mezzetti e come sempre al curatore della ricerca Vittorio Martinelli e al gruppo di lavoro della Fondazione. Roberto Guerzoni Presidente Fondazione Mario Del Monte 2
Le aree d’indagine La ricerca si è articolata sulle seguenti aree d’indagine. Quale idea di democrazia Democrazia Internet e social network WEB e potere pubblico Il rapporto di ricerca segue lo stesso percorso. Al termine del rapporto la nota metodologica riporta i più importanti aspetti statistici e metodologici della ricerca. All’inizio e al termine dell’intervista sono stati raccolti alcuni dati socioanagrafici sia per avere le garanzie di una buona rappresentanza campionaria sia per approfondire il livello analitico dei risultati utilizzando quei dati come variabili d’incrocio. Tra questi dati due aspetti relativi all’utilizzo di Internet e dei social network hanno particolare importanza in relazione ai temi affrontati in questa ricerca. Le tabelle che seguono riepilogano i dati per totale e per le principali variabili d’incrocio. Il 74% dei modenesi maggiorenni utilizza Internet per diversi motivi, il 57% utilizza i social network. È un dato coerente con altre rilevazioni nazionali (vedi Censis ed ISTAT tenendo conto che il campione modenese riguarda solo le persone con 18 anni e oltre mentre quelli nazionali comprendono anche fasce d’età più giovani fino a 14/15 anni). La tabella evidenzia come l’utilizzo di Internet e anche dei social sia influenzato significativamente da alcune variabili: Il sesso, in quanto gli uomini dichiarano un utilizzo più alto rispetto alle donne; L’età, dove l’utilizzo cala al crescere dell’età, con un salto rilevante nella fascia di 65 anni e oltre; La posizione nella professione, con un minore utilizzo da parte di pensionati e casalinghe; La scolarità: l’utilizzo tende a crescere al crescere del titolo di studio; La classe sociale autoattribuita: in quanto l’utilizzo cala nelle classi sociali medio basse e basse. Dunque le condizioni socio anagrafiche determinano in modo consistente l’utilizzo di Internet e dei social. Lei utilizza Internet per studio, lavoro, svago o altro? Classe Sesso Età Professione Scolarità sociale Bassa, medio non occupato professionale Fino licenza Totale elementare Alta, medio dipendente pensionato autonomo casalinga 65 e oltre studente femmina maschio Diploma Diploma maturità Licenza Laurea media bassa 18-29 30-49 50-64 alta Sì % 74 82 66 100 93 88 35 93 93 100 70 37 86 11 65 84 91 96 86 67 No % 26 18 34 7 12 65 7 7 30 63 14 89 35 16 9 4 14 33 Utilizza i social network (ad esempio Facebook, Twitter, Instagram, ecc.) Classe Sesso Età Professione Scolarità sociale Licenza media Bassa, medio non occupato professionale Fino licenza Totale elementare Alta, medio dipendente pensionato autonomo casalinga 65 e oltre studente femmina maschio Diploma Diploma maturità Laurea bassa 18-29 30-49 50-64 alta Sì % 57 64 50 100 74 64 19 78 72 99 58 21 71 13 49 56 73 72 62 54 No % 43 36 50 0 26 36 81 22 28 1 42 79 29 87 51 44 27 28 38 46 3
Quale idea di democrazia In questa prima area d’indagine sono state raccolte alcune valutazioni sulla democrazia in Italia, il grado di “disponibilità” verso regimi non democratici, il ruolo attribuito ai partiti ed al Parlamento in relazione alla democrazia. Alcune domande sono riprese da sondaggi Demos per Repubblica al fine di avere un raffronto con dati nazionali e dunque leggere in modo più preciso quelli di Modena; va tuttavia precisato che l’universo di riferimento della ricerca Demos ha la popolazione di 15 anni e oltre mentre quello modenese ha la popolazione di 18 anni e oltre; è una differenza importante che però non impedisce un confronto interessante dei dati, anche per la relativa incidenza quantitativa della popolazione 15-17 anni sul totale. L’indicatore sul grado di soddisfazione del funzionamento della democrazia in Italia si attesta (su una scala da 1 a 10) a 5,4; il 44,6% esprime una valutazione insufficiente, il 52,3% (con diversa intensità) una valutazione sufficiente; il 3,1% non sa dare una valutazione oppure preferisce non esprimersi. La valutazione, è bene ribadirlo, è sul funzionamento della democrazia non sulla democrazia in sé e la criticità riguarda ciò che si dovrebbe e potrebbe fare, dunque la risposta può contenere sia la necessità di un potenziamento degli strumenti della democrazia sia un loro indebolimento. Detto questo è chiaro che se la critica al funzionamento assume dimensioni molto ampie lo sconfinamento nella disponibilità a tratti illiberali può aumentare. Nel confronto con analoga rilevazione nazionale (con le caratteristiche ed avvertenze sopra indicate) emerge come a Modena il grado di soddisfazione nel funzionamento della democrazia italiana sia più alto di circa il 12% nella somma dei voti positivi, ma anche come i voti sufficienti siano superiori a quelli insufficienti mentre a livello nazionale tale rapporto è invertito. In generale, quanto si ritiene soddisfatto/a del funzionamento della democrazia in Italia? Modena FDM **Italia Demos 2019* 2018* voto 1-5 46% 58% voto 6-10 54% 42% età 18 e oltre età 15 e oltre *valori % al netto delle non risposte **Fonte: sondaggio Demos per La Repubblica – Dicembre 2018 (base: 1234 casi) 4
La soddisfazione sul funzionamento della democrazia in Italia varia per caratteristiche socioanagrafiche della popolazione; un po’ più bassa per le femmine rispetto ai maschi, più alta fra i più giovani e più bassa fra gli over 65; proprio in questo caso (la “generazione della ricostruzione”) risulta plausibile l’ipotesi di una critica che richiede un potenziamento degli strumenti della democrazia, la richiesta di un maggiore dispiegamento più che un restringimento delle potenzialità. Continuando nell’analisi per sottocampioni si nota una minore soddisfazione fra i non occupati e fra coloro che hanno una scolarità bassa, una maggiore soddisfazione fra i laureati e coloro che si autocollocano in una classe sociale alta e medio alta. Infine la soddisfazione è marcatamente più bassa tra coloro che hanno scelto il non voto e/o segnalano una difficoltà ad indicare una rappresentanza politica; in chi invece si riconosce nell’area politico ideale del centro sinistra la soddisfazione è marcatamente più alta della media totale. In generale, quanto si ritiene soddisfatto/a del Media funzionamento della democrazia in Italia? voto Totale 5,4 maschio 5,6 Sesso femmina 5,1 18-29 5,9 30-49 5,3 Età 50-64 5,7 65 e oltre 4,9 autonomo 5,5 dipendente 5,6 studente 6,5 Professione casalinga 5,1 pensionato 5,1 non occupato 4,4 Fino licenza elementare 4,4 Licenza media 5,0 Scolarità Diploma professionale 4,9 Diploma maturità 5,8 Laurea 5,9 Alta, medio alta 6,0 Classe sociale Bassa, medio bassa 5,2 Sinistra 5,7 Centro sinistra 6,1 Centro 5,1 Centro destra 5,5 Area politico Destra 5,1 ideale più vicina Dx e Sx non rappresentano orientamento 4,9 area non voto 3,8 non saprei 6,0 non risponde 4,6 5
Ma allora la democrazia oggi in Italia come dovrebbe funzionare, deve prendere a modello quella di altri Paesi o va bene quella italiana? Il 25,1% degli intervistati non sa o non vuole compiere una scelta o rispondere alla domanda, gli altri si dividono in due gruppi di dimensioni non molto distanti: il 39,3% ritiene che dovrebbe funzionare come quella di altri Paesi, mentre il 35,5% ritiene che vada bene quella italiana. Al 39,3% che ha indicato di prendere a riferimento altri Paesi è stato chiesto di indicare quali. La maggioranza delle indicazioni si riferisce alla Germania e ai Paesi nordici, dunque Paesi che nell’immaginario collettivo hanno un alto sviluppo economico e di servizi, ma anche un elevato rispetto delle regole, di efficienza pubblica e di rigore nei comportamenti privati: è un po’ ciò che in genere viene riconosciuta come una delle carenze italiane. Insomma è proiettato in quei Paesi ciò che in parte manca all’Italia. Scarsi e nettamente minoritari sono i richiami a democrazie illiberali o a regimi autoritari. Paesi Frequenza Germania 124 Paesi Nordici 84 Francia 27 Stati Uniti d’America 17 Danimarca 14 Gran Bretagna 13 Svizzera 9 Spagna 7 Olanda 5 Belgio 4 Cina 4 Canada 3 Australia 3 Irlanda 3 Corea 2 Ungheria 2 Mongolia 1 Austria 1 Lussemburgo 1 Russia 1 Altro 10 6
Sono state poi proposte tre domande (anch’esse confrontabili con la rilevazione Demos per Repubblica) relative ai regimi autoritari, al ruolo dei partiti e del Parlamento sempre a comporre l’idea di democrazia. Il 77% dei modenesi ritiene la democrazia preferibile a qualsiasi altra forma di governo, il 12,8% ritiene in alcune circostanze preferibile un regime autoritario, il 5,7% non rileva particolare differenza fra regime democratico ed autoritario. Al netto delle non risposte, il rapporto tra chi sceglie la democrazia senza nessuno spazio all’autoritarismo rispetto a chi in qualche modo accetta possibili forme autoritarie è di 81% a 19% Una percentuale che evidenzia un orientamento democratico più marcato a Modena rispetto al totale dell’Italia di 14 punti percentuali. Uno scarto che abbiamo già visto nel grado di soddisfazione verso il funzionamento della democrazia (12 punti percentuali). Modena **Italia FDM 2019* Demos 2018* Autoritario o democratico per me 6% 14% non fa molta differenza In alcune circostanze, un regime autoritario può essere preferibile al 13% 19% sistema democratico La democrazia è preferibile a 81% 67% qualsiasi altra forma di governo Totale 100% 100% *valori % al netto delle non risposte età 18 e oltre età 15 e oltre **Fonte: sondaggio Demos per La Repubblica – Dicembre 2018 (base: 1234 casi) 7
La convinzione che senza partiti non ci può essere democrazia appartiene al 58,8% dei cittadini mentre il 31% ritiene che la democrazia possa funzionare anche senza partiti politici. L’opinione vista prima secondo cui la democrazia è preferibile a qualsiasi altra forma di governo è al 77% dunque quasi 20 punti percentuali in più rispetto al ruolo dei partiti nella democrazia; se è abbastanza solida la fiducia nella democrazia lo è meno nella strumentazione costituita dai partiti. La crisi dei partiti e della loro capacità di rappresentanza risulta confermata ancora una volta. Nel confronto con la rilevazione nazionale Demos per La Repubblica si evidenzia ancora una maggiore fiducia, anche verso i partiti (più 9 punti percentuali) anche se un po’ meno consistente rispetto a quella evidenziata verso la democrazia. Modena *Italia FDM 2019 Demos 2018 Senza partiti non ci può essere % 59 50 democrazia La democrazia può funzionare senza % 31 44 partiti politici Non sa non risponde % 10 6 Totale % 100 100 età 18 e oltre età 15 e oltre *Fonte: sondaggio Demos per La Repubblica – Dicembre 2018 (base: 1234 casi) 8
Il Parlamento, altro pezzo della strumentazione della democrazia, sembra raccogliere ancora fiducia tanto che il 73% chiede che torni ad avere un ruolo centrale. Poco più del 20,8% lo ritiene invece sempre meno necessario. Lo scarto tra le opinioni dei modenesi e quelle dell’insieme degli italiani è anche su questo punto evidente: 12 punti percentuali segnano una maggiore richiesta dei modenesi sul recupero di centralità del Parlamento. Modena *Italia FDM 2019 Demos 2018 Il Parlamento è fondamentale e dovrebbe tornare ad avere un ruolo % 73 61 centrale Il Parlamento è sempre meno necessario, meglio ridurne ruolo e % 21 34 funzioni Non sa non risponde % 6 5 Totale % 100 100 età 18 e oltre età 15 e oltre *Fonte: sondaggio Demos per La Repubblica – Dicembre 2018 (base: 1234 casi) Nel complesso i modenesi mostrano un maggiore investimento sulla democrazia rispetto alle opinioni dell’insieme degli italiani; non è una differenza clamorosa ma costante sui diversi aspetti esaminati. Sarà interessante monitorare l’evoluzione di questa differenza per capire se fa parte di un patrimonio consolidato e che rimane nel tempo o se invece è destinato ad esaurirsi di fronte ad una progressiva “secolarizzazione” di Modena e omogeneizzazione agli atteggiamenti, comportamenti ed opinioni nazionali. 9
Sempre nell’ambito di quella che abbiamo definito “strumentazione della democrazia”, oltre a Partiti e Parlamento, è stata rilevata l’opinione sulla utilità oggi per la democrazia di alcune associazioni ed organizzazioni. Tutte ottengono oltre il 50% di voti sufficienti, cioè tutte sono ritenute utili alla democrazia. Tuttavia vi sono alcune differenze rilevanti. I sindacati dei lavoratori ed i partiti politici hanno circa il 40% di voti insufficienti, cioè non sono ritenuti oggi particolarmente utili alla democrazia, si potrebbe aggiungere oggi così come sono strutturati e come operano. Meglio invece, le associazioni degli imprenditori, quelle di artigiani e commercianti, voto medio più alto per le associazioni ricreative e culturali. Insomma per Modena si conferma una tradizione forte di organizzazione della società e gli istituti della partecipazione sono ritenuti ancora oggi utili per la democrazia, ma segnali di logoramento sono presenti e costituiscono elemento di riflessione. Le propongo ora una serie di Associazioni, organizzazioni che negli anni hanno svolto un ruolo di intermediazione sociale, cioè di rappresentanza di parti della società, di interessi e di valori. Per ciascuna dovrebbe dirmi quanto, a suo modo di vedere, ha oggi una funzione utile alla democrazia. %Voto %Voto %Voto %Non Media Dev. %Totale 1-5 6-7 8-10 sa voto Std. Sindacati dei lavoratori 40,9 25,3 31,8 2,0 100 5,8 2,7 Associazioni degli artigiani e 24,0 37,6 30,7 7,7 100 6,5 2,1 dei commercianti Associazioni degli 29,5 35,3 25,5 9,7 100 6,2 2,2 imprenditori Associazioni ricreative e 21,4 30,9 44,3 3,4 100 6,8 2,3 culturali (arci, acli ecc.) Partiti politici 38,7 32,4 25,0 3,8 100 5,8 2,6 Con lo scopo di ottenere una visione d’insieme ed una sintesi delle diverse domande sugli Istituti della democrazia, si è proceduto ad una specifica analisi statistica (cluster analysis, vedi nota metodologica). Si sono evidenziati due gruppi: il primo, i fiduciosi nella democrazia, largamente maggioritario (77%) ha valori percentuali più alti dell’altro gruppo e superiori al totale nel ritenere che la democrazia è preferibile a qualsiasi altra forma di governo, che senza i partiti non ci può essere democrazia, che il Parlamento è fondamentale e deve tornare ad avere un ruolo centrale, ritiene che gli istituti della partecipazione esaminati abbiano ancora oggi un ruolo utile per la democrazia. Sono maggiormente presenti rispetto al totale gli over 50 anni, gli studenti e i pensionati, i diplomati e laureati, coloro che collocano la propria famiglia in una classe sociale alta o medio alta, chi utilizza Internet (anche senza social), l’area politico ideale tra il centro e la sinistra, coloro che provengono dal Nord e dal Centro Italia; il secondo, coloro che mostrano una disponibilità verso regimi illiberali o non democratici, sono il 23% della popolazione. Rispetto all’altro gruppo ed al totale valuta giustificabile in alcune circostanze un regime autoritario oppure non trova particolare differenza fra autoritarismo e democrazia, ritiene in maggioranza che la democrazia possa funzionare senza partiti politici, pensa in maggioranza che il Parlamento sia sempre meno necessario e occorra ridurne ruolo e funzioni. Sono presenti in misura maggiore rispetto al totale la fascia d’età 30-49 anni, i lavoratori autonomi, chi ha la licenza media, chi non utilizza Internet, chi ha a riferimento l'area politico ideale di destra e centro destra e chi ritiene che destra e sinistra non rappresentino il proprio orientamento, infine coloro che provengono dal Sud Italia. 10
democrazia democrazia fiducia nella fiducia nella non democratici non democratici disponibilità a regimi disponibilità a regimi % % % % 23 77 23 77 Totale Totale 22 78 No, nessuno maschio 28 72 Sesso 24 76 23 77 Sì, entrambi femmina 8 27 73 Sì, solo internet 18-29 92 Utilizzo internet e social network Sinistra 30-49 13 87 31 69 Età 8 20 80 Centro sinistra 50-64 92 Centro 65 e oltre 15 85 16 84 Centro destra autonomo 38 62 30 70 25 75 Destra dipendente 57 43 Destra e sinistra non studente rappresentano area del non voto casalinga Professione Area politico ideale più vicina 30 25 24 70 75 76 non saprei pensionato 16 23 18 84 77 82 preferisco non 21 79 non occupato 30 70 rispondere Sempre in Emilia- Fino licenza 21 79 22 78 Romagna elementare Nord Italia Licenza media 11 89 35 65 Centro Italia Diploma prof.le 15 85 14 86 Scolarità 20 80 Provenienza Sud Italia Diploma maturità 34 66 19 81 Estero Laurea 17 83 Alta, medio alta 17 83 Bassa, medio Classe sociale 25 75 bassa 11
Democrazia Internet e social network Le prime domande di quest’area d’indagine mantengono un aggancio con l’area precedente e cioè tendono a valutare il collegamento di alcuni aspetti di Internet con l’idea di democrazia. Sono state proposte cinque affermazioni, tre che contemplano l’idea di Internet come possibile integrazione/sostituzione di strumenti della democrazia e due di negazione di Internet come luogo di democrazia. Le due affermazioni che raccolgono maggiore accordo riguardano la definizione di Internet come “non democrazia” perché mancano confronto e sintesi tra posizioni diverse (voto medio 6,3 e 56% di voti sufficienti); segue la valutazione ancora di Internet come “non democrazia” perché tende a valere solo chi urla più forte (media voto 5,8 e 51% di voti sufficienti). In entrambe le valutazioni la deviazione standard è abbastanza elevata, segno di giudizi piuttosto distanti fra loro e dunque disomogenei. È poi netta la contrarietà all’idea che Internet potrà sostituire i Consigli comunali e ancor di più il Parlamento con una media voto rispettivamente di 3,4 e 2,7 e con voti insufficienti al 72,7% e all’82%. Un maggiore equilibrio lo troviamo nella valutazione di Internet come possibile forma di democrazia diretta, ai fini di un referendum o di una consultazione preventiva su una legge; qui il voto medio è 5,1 e i voti negativi sono il 48,3% contro il 44,4% di quelli positivi. Anche in questo caso le valutazioni sono disomogenee, con una deviazione standard elevata. Dunque Internet non è valutata come luogo di democrazia; può essere, ma con molta prudenza, uno strumento di democrazia che si aggiunge (non si sostituisce) a quelli esistenti. In questa valutazione sono più spostati su un giudizio negativo gli studenti, chi ha una scolarità più alta, chi si autocolloca in una classe sociale alta o medio alta, chi utilizza Internet, chi ha a riferimento l’area politico ideale di sinistra e centrosinistra. Valutano le potenzialità con più interesse i lavoratori autonomi, chi ha la scolarità più bassa, chi ha a riferimento l’area politico ideale di destra o centrodestra. Le propongo ora alcune affermazioni sulla rete Internet. Per ciascuna mi dica quanto è d’accordo %Voto %Voto %Voto %Non Media Dev. %Totale 1-5 6-7 8-10 sa voto Std. può essere una forma di democrazia diretta, sarà più facile e veloce fare un referendum o 48,3 20,4 24,0 7,2 100 5,1 3,0 esprimere un parere su una legge potrà sostituire i Consigli comunali 72,7 12,1 7,8 7,4 100 3,4 2,6 potrà sostituire il Parlamento 82,0 6,1 5,9 6,0 100 2,7 2,4 non è democrazia perché non c’è confronto reale né ricerca di una sintesi tra posizioni 34,4 21,2 34,8 9,7 100 6,3 2,9 diverse non è democrazia perché tende a valere solo 39,5 20,9 30,1 9,4 100 5,8 3,1 chi urla di più 12
In coerenza con quanto appena visto, gli intervistati ritengono oggi non affidabile l’ipotesi di un voto on line per un referendum su una legge importante. Il 70,1% esprime un no contro il 22,6% di chi invece si fiderebbe. In nessun sottocampione la percentuale di Sì supera quella dei No, vi sono gradi diversi di fiducia ma questa non è mai maggioritaria; unica eccezione coloro che hanno la destra come riferimento politico ideale. Il questionario ha poi affrontato alcuni aspetti del tema dei diritti nell’accesso a Internet e della privacy. I cittadini modenesi ritengono che rientri tra i diritti delle persone essere protetti dalle notizie false (voto medio 8,7 e 88,6% di voti tra 6 e 10) così come proteggere la privacy di ciascuno (voto medio 8,6 e 85,9% di voti tra 6 e 10). Altrettanto netto, anche se con numeri meno brillanti l’accordo con l’ipotesi di inserire l’accesso a Internet fra i nuovi diritti dell’umanità (media voto 7,3 e 73% di voti fra 6 e 10). In nessun sottocampione l’accordo con le tre affermazioni proposte è inferiore ad un voto medio di 6 e dunque ha un carattere relativamente diffuso ed omogeneo. Dunque l’accesso alla rete e le tutele che ciò deve comportare è considerato un punto dal quale non si può arretrare e probabilmente in diversi aspetti ancora da conquistare. Anche la visione di “libera scelta” che pure fa parte dell’idea stessa della rete e di internet, almeno di quella originaria, cede posto a quella di una rete che è “necessità oggettiva” e che richiede strumenti di tutela e garanzia, come si vedrà anche in altri aspetti della ricerca. Quanto condivide le seguenti affermazioni %Voto %Voto %Voto %Non Media Dev. %Totale 1-5 6-7 8-10 sa voto Std. L’accesso alla rete Internet deve far parte dei 20,5 21,7 51,3 6,5 100 7,3 2,5 nuovi diritti dell’umanità La privacy in Internet è un diritto inviolabile di 10,9 8,0 77,8 3,2 100 8,6 2,3 ciascuno È un diritto delle persone essere protetti dalle 8,9 9,2 79,4 2,5 100 8,7 2,1 notizie false (fake news) Sono state proposte quattro definizioni dello “scambio di informazioni” che avviene in rete tra ciò che si raccoglie e ciò che si cede; la maggioranza degli intervistati vede principalmente uno scambio subìto con il 21,5% che lo definisce un furto e il 25,3% uno scambio obbligato. Un’altra parte, meno consistente, vede l’aspetto di volontarietà con il 17,7% che lo definisce uno scambio scelto e il 17% un’opportunità. Rilevante anche il 12,8% che non sa scegliere fra le indicazioni proposte né indica altre personali definizioni. 13
L’aspetto di costrizione è dunque più forte di quello di volontarietà e lo è soprattutto per le fasce di età più giovani, per gli studenti e chi lavora, per chi ha una scolarità più alta, per chi utilizza e dunque conosce la rete. Anche fra coloro che hanno proposto una propria definizione prevale una valutazione negativa come si vede nella tabella che segue. Violazione della privacy Poco trasparente Uno spiare le nostre identità Ossessione Uno scandalo Opportunità ma non mi piace perché si tocca il privato Uno scambio su cui ragionare e scegliere Ogni uno può far quel che vuole se ragiona capisce dove si trova la volta per volta fregatura Uno scambio obbligato non trasparente Non usati indiscriminatamente Uno scambio ambiguo ne approfittano Non sono d'accordo Una violazione Non mi fido Una truffa Non le dico Una personalizzazione della navigazione Non ho idea Una necessità Non è una cosa necessaria Una cosa pericolosa Non è giusto Una cosa che dovrebbe essere evitabile Negativo Un rischio Necessità di interessi Un ricatto Mancanza di privacy Un ricatto Invasione di privacy Un abuso Iniquo Un furto obbligato Ingerenza Un furto legalizzato Imbroglio Il panorama di internet è troppo ricco di informazioni utili per non Un obbligo indiretto. Spesso si ha più accederci, ma questa opportunità non dovrebbe costarmi la mia sicurezza, rinunciando a un po' di privacy privacy. Definirei internet come una biblioteca con la polizia doganale Sopruso Gabbia Scambio studiato Evasione della privacy Scambio non equo E un vizio Scambio non alla pari Dipende dall'utilizzo dei dati Ricatto Circonvenzione Ricattatorio Circonvenzione Può essere utile e dannoso Attività illegale Pubblicità A seconda dell'uso Pubblicità Problema per la privacy 14
Il senso di fastidio provocato da questo “scambio di informazioni” è marcato ma non altissimo, nell’indice sintetico fra 0 e 100 si attesta a 60,6 dove molto più abbastanza arriva al 58,2% e poco più per niente al 32,4%. L’indice di fastidio cresce al crescere dell’età, è meno marcato fra lavoratori autonomi e studenti; è più alto del totale fra pensionati e coloro che non utilizzano internet e dunque c’è molta valutazione indiretta, una percezione senza esperienza come avviene in tanti aspetti della società e del comportamento sociale. Che il senso di fastidio risulti abbastanza contenuto, come mescolato ad una certa rassegnazione, è confermato anche dalla successiva domanda che propone in sostanza (sull’esempio di altri Paesi) di richiedere il riconoscimento economico dei dati personali raccolti. Qui l’indice sintetico 0-100 si ferma a 41,1 con il 35,5% di molto/abbastanza e il 53,1% di poco/per niente. Dunque una spinta debole a perseguire questa strada alla quale si preferisce quella del riconoscimento dei diritti e dove la componente della libera scelta agisce da freno alla rivendicazione economica. 15
Seguono alcune domande sui social network nella contrapposizione proposta fra luogo di confronto e luogo dell’identità. Alla richiesta di indicare se l’utilizzo dei social sia prevalentemente scambio e confronto di idee o ricerca di conferma delle proprie convinzioni è quest’ultima l’opinione più diffusa. Lo scarto tra le due ipotesi messe qui in contrapposizione c’è ed è poco più di 14 punti percentuali; non è una distanza clamorosa anche di fronte ad un 17,3% di intervistati che non hanno o non danno una risposta. Dunque probabilmente entrambi gli aspetti sono presenti nel popolo dei social. Colpisce tuttavia come il web e i social media che sono stati spesso proposti come luogo di libertà di idee ed espressione siano percepiti invece in maggioranza come luoghi della conferma delle proprie convinzioni, luogo di ricerca di sicurezze e di appartenenze, luogo di rafforzamento delle convinzioni e dell’identità. Il confronto, la curiosità verso idee diverse passano in secondo piano rispetto all’esigenza di conferma di sé. In quasi tutti i sottocampioni è più forte l’indicazione dei social come conferma rispetto a quella di confronto, anche fra coloro che utilizzano i social media, ancor di più tra coloro che utilizzano internet e il web ma non i social. Sono poi state proposte due affermazioni ancora sui social media al fine di raccogliere il grado di accordo su ciascuna; la prima propone i social come moltiplicazione di opinioni e punti di vista, la seconda vede nei social un confronto superficiale, mai in profondità. Entrambe le affermazioni sono vere per gli intervistati anche se l’accordo più marcato riguarda l’aspetto di superficialità, con una media voto pari a 7,2 rispetto al 6,5 della definizione di moltiplicazione di opinioni. In tutti i sottocampioni è più alto l’accordo con l’affermazione che sottolinea la superficialità del confronto sui social, anche da parte di chi li utilizza, ancor di più da parte di chi utilizza internet e il web ma non i social. Questa parte del campione che utilizza internet e il web ma non i social ha in genere uno sguardo più critico non solo verso i social, ma anche verso lo stesso web. Le propongo ora alcune affermazioni sul rapporto fra social network e le opinioni. Per ciascuna mi dica quanto è d’accordo %Voto %Voto %Voto 8- Media Dev. %Non sa %Totale 1-5 6-7 10 voto Std. Sui social network si moltiplicano le opinioni e i punti di vista 29,0 26,1 35,7 9,2 100 6,5 2,5 Sui social network il confronto è sempre in superficie mai in profondità 23,3 22,1 45,7 8,9 100 7,2 2,4 16
WEB e potere pubblico L’ultima parte del questionario è stata riassunta sotto il titolo Web e potere pubblico. Le domande hanno teso a raccogliere l’opinione dei cittadini sul ruolo che deve avere il pubblico nella rete rispetto ai problemi inediti che stanno emergendo. Le tre affermazioni proposte raccolgono tutte un accordo alto con una media voto tra 7,8 e 8,6 e con una percentuale di disaccordo che arriva al massimo all’11,3% (voti insufficienti); anche l’omogeneità del voto è buona in quanto la deviazione standard è contenuta. Il massimo accordo è raccolto dalla necessità che il pubblico abbia propri siti, in particolare nel campo della medicina, dove l’attendibilità delle informazioni sia garantita. Segue la necessità di un ruolo di certificazione sempre da parte del pubblico dei siti protetti da notizie false. Infine l’opportunità che il pubblico abbia personale adeguatamente formato per la gestione dei social media nel campo dei servizi. Anche per sottocampioni il dato è omogeneo, in nessun caso la media voto per le singole affermazioni scende sotto il 6,7. Dunque il ruolo richiesto al pubblico è di gestione diretta, certificazione, formazione del proprio personale: è un ruolo attivo dove sembrano scomparire le tradizionali e consolidate diffidenze verso ciò che è pubblico e vengono invece valorizzate le funzioni di controllo e di diretto intervento gestionale. Su un accordo così largo incide probabilmente il fatto che nella realtà territoriale di Modena l’esperienza del pubblico è abbastanza positiva e meno distante. Si conferma comunque un’idea della rete ormai lontana da ipotesi di autogoverno dato dalla libertà di accesso e di pubblicazione, ma piuttosto quella di uno strumento che deve avere regole e dunque controlli, che si lascia alle spalle la fase pionieristica e che entra in una fase nuova con nuove esigenze che hanno a che fare con i diritti dei cittadini. Le propongo ora alcune affermazioni sul ruolo del pubblico (lo Stato, i Comuni ecc.) rispetto ad internet. Per ciascuna mi dica quanto è d’accordo %Voto %Voto %Voto %Non Media Dev. %Totale 1-5 6-7 8-10 sa voto Std. Il pubblico deve avere propri siti (come ad esempio nel campo della medicina) 6,8 13,5 74,1 5,7 100 8,6 1,9 dove le informazioni sono attendibili Il pubblico deve avere le competenze e il personale (ad esempio nei servizi dei 10,9 21,3 58,2 9,6 100 7,8 2,2 Comuni -asili nido ecc.-) per gestire chat degli utenti dei servizi È necessaria una certificazione del pubblico dei siti protetti da notizie false 11,3 12,4 71,6 4,7 100 8,3 2,3 (fake news) L’ipotesi di affiancare alla rete esistente un’altra rete a pagamento ma con la garanzia dell’affidabilità sia in termini di trattamento dei dati personali che di attendibilità dell’informazione non piace molto e viene preferita la affermazione che l’attuale rete deve essere unica, gratuita ed accessibile a tutti. Evidentemente è forte la preoccupazione di avere due livelli di Internet che vengono a differenziarsi fra loro per qualità e per “selezione economica” degli utenti. In nessuno dei sottocampioni l’ipotesi della rete a pagamento diventa maggioritaria. Dunque se servono garanzie e le garanzie servono, esse devono essere trovate nella rete esistente e non nella dimensione privata. 17
Nel dibattito attuale è stato proposto dal fondatore di Facebook l’interrogativo su chi debba intervenire su tre importanti ambiti diventati materie delicate ed urgenti per la gestione della rete: la protezione della privacy, la protezione delle elezioni, la diffusione di contenuti di odio e terrorismo. Gli intervistati sono stati posti di fronte all’alternativa fra regole definite dai governi o regole definite dalle aziende che gestiscono larga parte della rete. In coerenza con quanto già visto, la risposta dei cittadini è stata su tutti i tre aspetti quella di un intervento dei governi, con percentuali che variano tra il 73,3% e il 79,3%. L’opzione di regole delle aziende raggiunge al massimo il 17,1%. Nell’analisi per sottocampioni qualche differenza non mette mai in discussione il rapporto fra le due opzioni. 18
Nota metodologica La ricerca è stata curata da Studio MV di Modena Piano di Campionamento La popolazione di riferimento è costituita dai cittadini italiani maggiorenni residenti nel Comune di Modena (134.197 abitanti al 01 dicembre 2018). Il disegno di campionamento adottato è quello per quote dove la popolazione di riferimento viene suddivisa in modo proporzionale secondo le caratteristiche demografiche considerate. In questo caso le quote di unità campionarie da intervistare sono state determinate considerando - sesso (maschio | femmina) - fasce di età (con classi 18-29 | 30-49 | 50-64 | 65 e oltre) - quartiere (ex circoscrizione) di residenza. La determinazione delle unità campionarie è stata stabilita tenendo conto delle esigenze operative e di reperibilità, con le garanzie di attendibilità delle principali stime di interesse. La numerosità complessiva del campione è stata così fissata a 700 unità. Il metodo di rilevazione La somministrazione delle interviste è stata svolta dalla ditta Demetra opinioni.net S.r.l – Mestre. La somministrazione delle interviste è avvenuta con tre modalità: CAWI (Computer Assisted Web Interviewing), CATI (Computer Assisted Telephone Interviewing) e CAMI (Computer Assisted Mobile Interviewing) tra il 12 e il 19 aprile 2019, basate su questionario strutturato con alcune domande aperte o in certi casi la possibilità di specificare la risposta “altro”. La modalità CAWI ha utilizzato sia il panel della società Demetra sia interviste sul social network Facebook. Modalità di intervista Frequenza Percentuale cami 148 19,8 cati 398 53,4 cawi 200 26,8 Totale 746 100,0 CAWI Frequenza Percentuale social 150 75,0 panel 50 25,0 Totale 200 100,0 RIEPILOGO CONTATTI WEB inviti panel 192 Interviste 50 Facebook visualizzazioni 74848 click sul link (anche duplicati) 2168 click unici sul link 1995 interviste 150 RIEPILOGO CONTATTI TELEFONICI Rifiuti e cadute 5163 Interviste 546 TOTALE Interviste complete 746 Totale dei casi utili è risultato pari a 746 unità. Rappresentatività dei risultati 19
Prima di procedere all’elaborazione dei dati, si è proceduto al calcolo del peso, post-stratificazione, da attribuire alle unità campionarie e così produrre, in fase di analisi, delle stime corrette. Per il calcolo dei pesi si sono considerati i totali noti della popolazione di riferimento, costituita dai cittadini residenti nel Comune di Modena, per zona (4 quartieri) | sesso | fascia d'età | titolo di studio | professione | numero componenti famiglia. Il margine di errore dei totali delle risposte, con un intervallo di confidenza del 95%, per i valori percentuali è compreso tra +/- 0,71% e +/- 3,59%; per i valori medi (medie voto) il margine d’errore massimo è pari a +/- 0,32. Caratteristiche degli intervistati A seguito del piano di campionamento adottato, il campione è rappresentativo della popolazione di riferimento. Il campione ponderato è dunque così composto: Sesso n % maschio 355 47,6 femmina 391 52,4 Età n % 18-29 92 12,3 30-49 220 29,5 50-64 193 25,9 65 e oltre 241 32,3 Professione n % autonomo 88 11,8 dipendente 313 41,9 studente 33 4,4 casalinga 39 5,2 pensionato 237 31,8 non occupato 37 4,9 Scolarità n % Fino a licenza elementare 111 14,9 Licenza media inferiore 179 23,9 Diploma di scuola professionale di 3 anni 55 7,4 Diploma di scuola media superiore/maturità 233 31,2 Laurea 168 22,5 Residenza in Emilia-Romagna n % Vi ha sempre risieduto 529 70,9 Si sono trasferiti i miei genitori con me 59 7,9 Si sono trasferiti i miei genitori, io sono nato qui 28 3,7 Mi sono trasferito io 116 15,6 Non risponde 14 1,9 Numero componenti famiglia n % 1 133 17,8 2 187 25,0 3 167 22,4 4 159 21,4 5 e oltre 100 13,4 Classe sociale – autoattribuita al nucleo familiare n % Alta/medio alta 219 29,4 Bassa/medio bassa 469 62,8 Non risponde 58 7,8 Circoscrizione di residenza n % Circoscrizione 1 82 11,0 Circoscrizione 2 183 24,5 Circoscrizione 3 243 32,5 Circoscrizione 4 211 28,3 non indica 28 3,8 20
Ricodifica delle variabili Nel caso di alcune variabili, quali l’età, il titolo di studio e la condizione occupazionale, sono stati effettuati accorpamenti tra due o più modalità di risposta possibili, al fine di semplificare la lettura dei dati. Indicatori sintetici In tutte le domande in cui è stato richiesto un giudizio (espresso in voto da 1 a 10) su alcuni aspetti o servizi, si è calcolata la media aritmetica dei valori dichiarati (media voto). La deviazione standard, rappresentata nei grafici insieme alla media voto, è un indicatore della variabilità della misura effettuata (in questo caso appunto il voto dato dagli intervistati): rappresenta la distanza media dei dati dalla loro media. Ovvero misura il livello di dispersione dei dati osservati attorno al loro valore medio, identifica quindi situazioni di eterogeneità o di omogeneità delle valutazioni. In questo caso, per le medie voto da 1 a 10 la deviazione standard può assumere valori compresi tra lo 0 (variabilità nulla) e 4,5 (massima variabilità). Alcune domande la cui modalità di risposta si articolava nella scala a quattro item «molto», «abbastanza», «poco», «per niente» sono state trattate anche come metriche a valori assegnando un valore a ciascun item: molto -> 100 | abbastanza -> 67 | poco -> 33 | per niente -> 0. Le rispettive tabelle riportano quindi sia le percentuali di risposta dei singoli valori che un indice sintetico, il quale riassume in un unico valore numerico (tra 0 e 100) l’insieme della risposta. Cluster analysis La cluster analysis (analisi dei gruppi) è una tecnica di riduzione dei dati che consente di classificare, sulla base dell’osservazione di alcune variabili ritenute rilevanti ai fini della analisi, le unità statistiche in diversi gruppi tra loro distinti in modo che vi sia massima omogeneità degli elementi all’interno di ogni singolo gruppo e, contemporaneamente, massima eterogeneità tra i gruppi creati. Il confronto con Demos & PI Per alcune domande si è utilizzato il confronto con analoghe ricerche svolte da Demos in collaborazione con Repubblica in modo da ottenere un parallelo fra dato modenese e dato italiano; tuttavia va precisato che fra i due campioni esiste una diversità nella composizione per età in quanto quello di Demos parte da 15 anni mentre quello dell’Osservatorio via Emilia parte da 18 anni; la differenza va tenuta presente ma è sembrato comunque utile ed interessante proporre il confronto. Documento informativo completo In ottemperanza del Regolamento in materia di pubblicazione e diffusione dei sondaggi sui mezzi di comunicazione di massa approvato dall’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni con delibera n. 256/10/CSP, pubblicata su GU n. 301 del 27/12/2010: Documento informativo completo su www.agcom.it. 21
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