AIDS SINDROME DA IMMUNODEFICIENZA ACQUISITA - Titaniaschool

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                                                                                Scritto da Alessia V. itiello

                                                     AIDS
           SINDROME DA IMMUNODEFICIENZA ACQUISITA
L’AIDS è una sindrome, ossia, un insieme di sintomi che concorrono a caratterizzare un quadro clinico trasmissibile
ad alta mortalità.
Il 1° Dicembre di ogni anno è indetta la giornata Mondiale dell’AIDS, il cui simbolo di solidarietà è il fiocco rosso.
Questa data è stata scelta in quanto il 1° Dicembre 1981 fu diagnosticato il primo caso di malattia da AIDS.
Le indagini epidemiologiche definiscono l’AIDS la più terribile epidemia della storia, difatti, da quando è stata
scoperta ad oggi, si stimano circa 40 milioni di morti in tutto il mondo di cui, circa, 53.000 solo in Italia.
Fondamentalmente l’infezione è più diffusa nei Paesi dell’Africa Sub-sahariana, nell’America Latina e nell’area
Caraibica. La sieropositività è in forte espansione anche nei paesi dell’Est europeo e nell’Asia centrale, mentre nei
Paesi d’Europa, in America Settentrionale e nei Paesi ad alto reddito l’epidemia è stata contenuta grazie all’utilizzo di
farmaci che controllano la condizione di sieropositività, anche se non debellano la malattia.
Ad oggi, sfortunatamente, non esistono cure in grado di guarire l’essere umano dall’AIDS.

                               che cos’è esattamente l’aids?
L’aids è una sindrome da immunodeficienza acquisita ed identifica uno stadio clinico avanzato dell’infezione del
virus HIV. L’HIV è stato scoperto nel 1983 da Luc Montagnier.
Appartiene alla classe dei retrovirus, dei quali se ne conoscono solo due varianti: l’HIV1 e l’HIV2.
Lo scopo di questo Virus è quello di distruggere completamente le nostre difese immunitarie andando ad infettare i
Linfociti T.
Ricordiamo, comunque, che non è l’HIV il responsabile della morte del soggetto, ma gli agenti patogeni esterni che,
non trovando un sistema immunitario efficiente riescono ad entrare liberamente nell’organismo e creare svariate
infezioni.

                                           Sistema immunitario
Il Nostro Sistema Immunitario agisce in modo protettivo attuando due tipi di risposte durante un’infezione:
una innata e una acquisita.
Quando parliamo di “risposta innata” intendiamo un’immunità di tipo non specifico presente sin dalla nascita
in tutti gli esseri viventi. Rappresenta la prima linea difensiva nei soggetti non immunizzati, ossia dove non sono
ancora presenti degli anticorpi specifici per debellare un certo tipo di agente patogeno.
Fanno parte del sistema immunitario innato:
     • i linfociti NK (Natural killer),
     • i mastociti,
     • i basofili,
     • i macrofagi,
     • i neutrofili
     • le cellule dendritiche che hanno, tra loro, meccanismi di funzionamento molto diversi, ma sono tutte in
         grado di eliminare e/o d’identificare gli agenti patogeni e sono queste che mettono in allarme tutto il
         sistema.

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La “Risposta acquisita”, invece, possiamo identificarla come la seconda fase o seconda risposta all’attacco degli
agenti patogeni. Si basa sull’attivazione mirata dei linfociti B e T, cellule specializzate in funzioni immunitarie, ed
è caratterizzata dall’importante specificità dei recettori coinvolti (gli anticorpi nel caso dei linfociti B e il
cosiddetto recettore delle cellule T, ovvero il T-cell receptor). Queste cellule hanno una loro memoria che viene
conservata per diversi anni e, nel momento in cui l’agente patogeno già debellato in precedenza, dovesse
ripresentarsi, l’organismo attiverà immediatamente la produzione degli anticorpi specifici per quel tipo di virus.

I principali elementi cellulari del Sistema Immunitario, come abbiamo detto, sono i linfociti, cellule iperspecializzate
suddivise in:
     • Linfociti B – secernono anticorpi, nascono nel midollo osseo
     • Linfociti T – nascono nel midollo osseo ma terminano la loro maturazione nel Timo
     • Cellule dendritiche – mostrano l’antigene ai Linfociti T e B
     • Macrofagi - cellule mononucleiche che inglobano microbi
     • Cellule NK (Natural killer) – portano la cellula patogena all’autodistruzione.

                                             Il Virus dell’HiV
Il patrimonio genetico di questi Virus è caratterizzato da due filamenti identici di RNA, legati ad alcune proteine
virali, delle quali fa parte la Transcriptasi inversa. Quest’enzima è capace di trascrivere le informazioni genetiche del
Virus al DNA della cellula ospite. Una volta inserito il materiale genetico in quello del Linfocita, l’HIV programma la
costruzione di altri genomi virali, dopodiché lascia la cellula parassitata e inizia ad infettare altri linfociti.

Conseguentemente si ha:
•      Un blocco dell’attività dei linfociti B
•      Una ridotta produzione di anticorpi
•      Una ridotta produzione di linfociti killer.

Il Virus dell’HIV presenta un capside di forma sferica. È dotato di un involucro lipoproteico da cui si dipartono spine
glicoproteiche, e un nucleo centrale costituito da proteine, contenente l’RNA virale e un enzima specifico, chiamato
transcriptasi inversa.
All’interno del corpo umano, l’HIV distrugge in modo specifico i linfociti T4, provocando una grave carenza delle
difese immunitarie (immunodepressione).

                                                trasmissione
La fonte di trasmissione del virus è rappresentata dai soggetti sieropositivi o malati. Il Virus è presente nel sangue,
nelle escrezioni sessuali e nel latte materno. La trasmissione può avvenire in tre modi diversi:

•        Via Sessuale: La maggior parte delle infezioni da HIV avvengono attraverso rapporti sessuali non protetti. La
trasmissione avviene quando c’è contatto tra le secrezioni sessuali di un partner infetto con le mucose genitali, anali
o orali dell’altro.

•      Via ematica o parenterale: il passaggio viene mediato da siringhe, aghi, strumenti chirurgici non disinfettati
che sono venuti a contatto col sangue infetto.

•      Via transplacentare o via Verticale: riguarda la possibilità di trasmettere il virus al feto da parte di madri
sieropositive, durante la gravidanza o al momento del parto. Il virus viene trasmesso anche attraverso il latte
materno.

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                                                                                 Scritto da Alessia V. itiello

                                    test diaGnOstiCi PeR l’HiV

I test diagnostici per valutare se la persona è affetta o meno dal virus HIV sono diversi, tra questi citiamo:

    •   Test per la ricerca degli anticorpi HIV
    •   Screening E.L.I.S.A (ricerca anticorpi HIV)
    •   Test di conferma allo Screening: Westem Blot Test
    •   Ricerca degli anticorpi HIV: dosaggio dell’antigene p24
    •   Emocultura per la ricerca dell’HIV
    •   Ricerca dgli acidi nucleici prodotti dal virus

Ricordiamo che Ad oggi esistono Auto-Test che rilevano il virus HIV e si possono comprare in farmacia.
Il virus, dal momento del contagio, ha comunque una fase di latenza di circa 90 giorni mentre Il periodo
d’incubazione, che varia individualmente, può arrivare fino a 10 anni.

                                         SLIDE QUADRO CLINICO
Pur variando soggettivamente, si possono comunque individuare 5 fasi principali in cui schematizzare l’infezione da
HIV.

    • Fase dell’infezione o Fase acuta: si verifica tra le 2-4 settimane successive al contagio. Nel 50% dei
    soggetti, circa possono comparire sintomi d’infezione virale come febbre, ingrossamento dei linfonodi,
    eruzioni cutanee, forti mal di testa e astenia, anche se questi non sono un segnale d’allarme dell’infezione
    HIV, ma semplicemente segnali che è in corso un’infezione acuta. Sfortunatamente non esistono sintomi
    specifici per capire quando si ha contratto questa sindrome se non con apposite analisi del sangue in cui si
    riscontrano gli anticorpi HIV.

    • Fase asintomatica: dopo circa due mesi dall’infezione, il soggetto è diventato sieropositivo, ossia
    possiede gli anticorpi specifici contro il virus che però non lo proteggono. Anche se il soggetto rimane
    asintomatico, è comunque infettivo per gli altri.

    • Fase Linfonodale o LGP (Linfoadenopatia Generalizzata Persistente): è riferita ad un periodo in cui si
    ha un persistente e marcato ingrossamento dei linfonodi in diverse stazioni dell’organismo senza alcun
    motivo apparente. In questa fase, i soggetti mostrano comunque condizioni di salute abbastanza buone.

    • Fase ARC (AIDS Related Complex): s’indica un insieme di sintomi evidenti che inducono a correlare il
    complesso dei segni dell’infezione HIV. Questi sintomi possono apparire anche diversi anni dopo il
    contagio. Prevalgono in modo duraturo, invece, i seguenti sintomi:
       ▪ Diarrea
       ▪ Astenia
       ▪ Febbre 38°
       ▪ Dolori addominali
       ▪ Malessere generale
       ▪ Sudorazione notturna
       ▪ Perdita di peso
       ▪ Persiste l’ingrossamento dei linfonodi
       ▪ Compaiono infezioni come herpes nelle zone intorno alla bocca e nelle zone genitali
       ▪ Dermatiti di vario tipo.

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Questa fase, anche se i sintomi non compaiono tutte insieme, può durare diverso tempo, è irreversibile ed è
chiaro segno di immunodeficienza.

    • AIDS conclamato: Quando la distruzione dei Linfociti T è ormai totale, il soggetto è completamente
    esposto ad ogni tipo di agente patogeno, i quali trovano un ampio raggio di azione in un organismo privo
    di difese. I tipi d’infezioni sono diversi e variano a seconda della zona geografica in cui il soggetto vive.
    Questa fase, pur con tempi differenti, si conclude con la morte del soggetto.

                                                 PREVENZIONE
In mancanza del vaccino, l’informazione e l’educazione sanitaria, costituiscono il principale strumento per
controllare la diffusione di questa malattia. È necessario, quindi, attuare due sistemi di prevenzione:
uno primario e uno secondario.
Nella prevenzione primaria, i comportamenti da adottare per eliminare o ridurre il rischio di un possibile contagio
sono:

    •   Evitare l’utilizzo di siringhe o aghi o qualsiasi strumento che possa venire a contatto con il sangue infetto. È
        necessario l’utilizzo di strumenti monouso o sottoporli a profonda sterilizzazione
    •   Utilizzare sempre i guanti in ogni pratica professionale che preveda il contatto con il corpo di un’altra
        persona.
    •   Favorire, nell’ambito della lotta alla tossicodipendenza, l’utilizzo di siringhe monouso.
    •   Favorire la pratica della donazione volontaria e consapevole di sangue e di organi per eliminare il rischio del
        commercio clandestino che risulta molto spesso, pericoloso perché privo di controllo.
    •   Ricorrere solo in casi eccezionali all’uso di sieri omologhi o a trasfusioni.
    •   Non ricercare o accettare interventi di tipo estetico che prevedano l’uso di aghi o strumenti scarificanti
        (tatuaggi e piercing), se non di fronte alla totale garanzia igienica totale.
    •   Evitare rapporti sessuali occasionali senza l’uso del profilattico o con persone sieropositive.
    •   Educare i giovani al valore della sessualità, che dovrebbe essere incanalata all’interno di rapporti stabili e
        duraturi.

La prevenzione secondaria, invece, è più un invito per tutte quelle persone che, sospettano di essere a rischio
contagio, di sottoporsi ai test per la ricerca della sieropositività.

Inoltre, Il SSN (Servizio Sanitario Nazionale), per favorire questa prassi, ha predisposto canali di accesso alle analisi
in forma anonima e gratuita che non prevedono né la richiesta obbligatoria da parte del medico né il pagamento del
ticket sanitario. Sarà poi il personale medico addetto ad informare sul corretto iter da seguire e garantendo piena
assistenza e un percorso specifico che accompagna in toto l’utente che si scopre sieropositivo.

Da ciò, si evince che le persone più a rischio sono:
•        Tossicodipendenti, a causa dello scambio di siringhe
•        Omosessuali ed eterosessuali, in caso di rapporti non protetti
•        Emofilici
•        Figli di donne sieropositive, poiché il virus si trasmette anche attraverso la placenta.

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                                        Si può curare l’aids?

La risposta a questa domanda sfortunatamente è no, poiché non esiste, ad oggi, un vaccino che possa debellare
completamente questo virus, ma esiste, fortunatamente, la terapia antiretrovirale (ART) che può rallentare
efficacemente la replicazione del virus nell’organismo e allungare la vita dei pazienti. A questo scopo è molto
utilizzato l’AZT chiamato anche Retrovis. È un farmaco la cui funzione è quella di rallentare la replicazione del virus
attraverso l’inibizione della trascrittasi inversa.
Ulteriori ricerche hanno sviluppato con successo farmaci per il controllo della replicazione virale, come ad esempio
la TAT, che, però, ricordiamo, nonostante le svariate pubblicità su internet, non è un vaccino ma un forte supporto
per i farmaci antiretrovirali, che sta riscuotendo un buon successo e ci auguriamo che le ricerche in futuro possano
portare i ricercatori e medici a trovare una cura definitiva.

In ultimo, è chiaro che, sfortunatamente, le persone che possono «permettersi» le cure con gli antiretrovirali sono
coloro che vivono nei paesi fortemente industrializzati, a discapito di coloro che vivono in Paesi dove le condizioni di
vita e lavoro sono ancora precarie e dove varie malattie, tra cui l’AIDS, sono sempre più in forte espansione e sempre
più difficili da debellare.

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