A Pasqua scegli l'albero giusto - Il Centro Don Vecchi

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SETTIMANALE DELLA FONDAZIONE CARPINETUM           COPIA GRATUITA          ANNO 19 - N° 15 / Domenica 9 aprile 2023

A Pasqua scegli l'albero giusto
di don Gianni Antoniazzi

La Pasqua comprende le vicende         rinnegherai 3 volte» (Mc 14,27) e la    Pietro ebbe fiducia nella miseri-
di Giuda e di Pietro. Il primo è un    profezia si realizzò. Un tradimento     cordia di Cristo, Giuda no. Sul Cal-
traditore patentato. Era nel nume-     per certi aspetti peggiore perché       vario ci fu un'analoga vicenda. Dei
ro dei 12 apostoli ma rubava i sol-    Pietro soltanto (con altri due) aveva   due ladroni uno maledisse e morì
di dalla cassa (Gv 12,5); prima del    visto la trasfigurazione, la rianima-    disperato; l’altro supplicò: «Ricor-
Giovedì Santo s’era accordato per      zione di una ragazza e la preghiera     dati di me» ed entrò in paradiso
consegnare Gesù e lui stesso gui-      nell’orto degli ulivi. Ecco: Giuda e    (Lc 23,43).
dò i nemici al luogo della cattura.    Pietro, entrambi traditori.             Succede così: chi capisce il per-
Pietro invece è “capo della Chie-      Eppure l’esito fu diverso. Durante      dono di Dio vive e si rinnova. La
sa”, autorità indiscussa e primo       la Passione Gesù rivolse lo sguar-      Pasqua è l’esperienza personale di
pontefice. Tuttavia non è migliore.     do a Pietro (Lc 22,61) e con Giuda      misericordia e vita. Un bambino
Anzi: il suo “segretario”, l’Evange-   fece di più: lo baciò. Pietro «uscito   ha commentato: «Giuda ha sba-
lista Marco, racconta il tradimento    fuori, scoppiò a piangere» mentre       gliato albero: si è impiccato ad un
con ampiezza di dettagli. Gesù af-     Giuda «andò a impiccarsi».              fico, invece doveva appendersi al
fermò: «Prima che il gallo canti mi    Dov’è la differenza? Nel fatto che       collo di Gesù».
Il bello della vita

                      Resurrezione sia rinascita
                      di Plinio Borghi

Siamo al top del nostro percorso liturgico ed è chiaro che questi momenti non vanno
solo celebrati, ma anche vissuti: ogni Pasqua deve diventare un nuovo inizio di vita
Ormai siamo talmente abituati a          gli stessi numeri anche nei giorni     È pur vero che tutte le domeni-
macinare feste su feste che, se          precedenti, il cosiddetto Triduo.      che celebriamo la Pasqua, come
non prestiamo un po’ di attenzione       Sfugge evidentemente alla mag-         pure tutte le volte che si fa Messa
alla differenza dell’una dall’altra,      gior parte dei fedeli praticanti che   per qualsiasi motivo, ed è quin-
finiamo per limitarci all’oggettisti-     vivere la Resurrezione equivale a      di conseguente che ogni volta ne
ca che le contraddistingue oppu-         far luogo in noi a una vera e pro-     dovremmo uscire “rigenerati”, se
re a farcele passare sotto il naso       pria rinascita, innanzitutto spiri-    l’approccio e la partecipazione ri-
come l’ennesima occasione per la         tuale, non fosse altro che per la      sultano corretti. C’è da aggiunge-
scampagnata o l’uscita fuori por-        garanzia che Essa costituisce per      re, peraltro, che se manifestiamo
ta. Lo stesso scambio di auguri di-      la nostra vita eterna, ma anche fi-     appieno, con gioia ed entusiasmo
venta una pennellata folkloristica,      sica ed emozionale, tale da influi-     questa rinascita, in modo da farla
della quale magari approfittare           re sensibilmente sul nostro stesso     percepire anche a coloro che sono
per riagganciare qualche parente         comportamento. Perciò ha biso-         più distanti dalla fede praticata e
o amico coi quali si sono sfilacciati     gno di un’adeguata preparazione        vissuta, l’effetto diventa conta-
i rapporti.                              (e la Quaresima appena trascorsa       gioso e si può tradurre in un ana-
Certo che è triste ridurre la Pa-        avrebbe dovuto contribuire a que-      logo desiderio di dare un senso a
squa a un bell’uovo vistosamente         sto) che ci veda attivi in tutta la    questo particolare momento che,
incartato e a una colomba clas-          Settimana santa, a partire dai pri-    ripeto, racchiude più giorni. D’al-
sica o farcita! Anche le massicce        mi tre giorni di adorazione, anche     tronde, perché perdere, anche dal
partecipazioni alle Messe della          questi ormai scemati al punto da       punto di vista laico, un’occasione
notte e del giorno cui si assiste-       indurre molte parrocchie a ridur-      come questa, se davvero provoca
va un tempo (oggi ridimensionate         ne drasticamente l’orario, e quin-     tutta questa agitazione e tutta
a una presenza un po’ più consi-         di alle liturgie del Giovedì, Vener-   questa euforia nei cristiani? Visto
stente del solito) hanno sempre          dì e Sabato santi, premesse per        poi che la “faccenda” della Re-
dato e danno la sensazione di un         entrare con consapevolezza nel         surrezione è uno degli aspetti più
tradizionale adempimento a un            grande mistero della Resurrezione      difficili da digerire del complesso
precetto per i sedicenti credenti,       di Gesù, senza la quale tutto l’im-    della proposta cristiana (e il lai-
più che a un importante percor-          pianto della nostra fede sarebbe       co serio, non credente, sa che la
so che dovrebbe realizzare quasi         vano.                                  fede è sicuramente un dono, che
                                                                                a lui non è dato di godere ma dal
                                                                                quale nessuno lo esclude), perché
                                                                                non approfittarne per andare più a
                                                                                fondo e cercare di capire?
                                                                                Se succede, anche questa è una
                                                                                botta di rinascita, ma soprattutto
                                                                                ci richiama alla nostra primaria re-
                                                                                sponsabilità: essere vere e proprie
                                                                                calamite per invogliare il fratello,
                                                                                che poi sarebbe l’azione missio-
                                                                                naria, pur spicciola, che il nostro
                                                                                Maestro ci ha imposto come man-
                                                                                dato. Resta inteso che se riuscissi-
                                                                                mo a convertirne anche uno solo,
                                                                                l’obiettivo sarebbe raggiunto, la
                                                                                vita non sarebbe trascorsa invano
                                                                                e la rinascita odierna acquistereb-
                                                                                be un valore incalcolabile.

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Da sapere

                              Perdonare il portiere
                              di Matteo Riberto

“Perdona loro perché non sanno quello che fanno”. Anche chi non crede o pratica conosce
queste parole. La Pasqua invita a riflettere sul concetto di perdono. Ma a chi giova?
Chi ha giocato a calcio o lo segue                no commesso e subìto dei torti. Chi     vendetta, chi chiude i rapporti con
per passione lo sa: il portiere è un              non ha mai detto una bugia, chi non     chi l’ha ferito e chi maschera ma in
ruolo complicato. Un attaccante può               si è mai comportato male con un         realtà non riesce più a recuperare
sbagliare quattro gol ma se all’ulti-             amico, con il proprio partner o con     il rapporto che prima lo legava a
mo minuto segna la rete decisiva                  il proprio figlio? Credo che sia im-     quella persona.
verrà portato in trionfo. Il portiere             possibile trovare qualcuno con il ve-   Un caro amico, con cui parlavo di
può invece salvare il risultato fino al            stito completamente bianco e privo      perdono anticipandogli che ne avrei
novantesimo con parate spettacola-                di macchie. Girando la moneta è si-     scritto, mi suggeriva questa rifles-
ri, ma se nel recupero fa la classica             curamente vero anche il contrario.      sione. Secondo lui un modo per
papera e la squadra perde la parti-               Chi non si è mai visto rispondere in    riuscire a perdonare è cambiare
ta, i tifosi ricorderanno solo quella.            malo modo, chi non si è mai sen-        prospettiva. Come vorremmo esse-
E non lo perdoneranno, specie se la               tito offeso nell’orgoglio, si è visto    re trattati se fossimo noi gli autori
partita era importante.                           negato aiuto quando ne aveva biso-      dello sbaglio? Vorremmo che la per-
La situazione del portiere è comune               gno o ha visto tradire la sua fiducia?   sona che abbiamo ferito ci perdo-
a molti. Si può condurre un’esisten-              Anche in questo caso – ovviamente       nasse. È un ragionamento semplice,
za rispettando le leggi, cercando di              con gradazioni e gravità differenti      ma credo efficace. Perdonare è poi
essere gentili con gli altri – amici,             – credo che nessuno possa dire di       estremamente positivo per chi lo
parenti, conoscenti e sconosciuti –               non aver mai vissuto esperienze di      fa. Significa, infatti, anche liberar-
ma se si commette uno sbaglio molti               questo tipo: così è la vita. Ma come    si e lasciarsi alle spalle un dolore o
si ricorderanno solo quello. Un mar-              ci comportiamo quando subiamo un        un trauma che ci portiamo dietro. E
chio permanente. È una cosa triste,               torto o ci confrontiamo con l’erro-     togliersi un peso sicuramente aiuta
non c’è dubbio. Chiaro, gli sbagli                re commesso da qualcuno? Il risen-      a camminare meglio. Certo, qual-
non pesano tutti allo stesso modo:                timento e la rabbia sono proprie        cuno dirà che non si può perdona-
un conto è usare una parola sgar-                 dell’uomo e non c’è da vergognarsi      re sempre e ripetutamente. E che
bata, un altro è un omicidio. Come                a sentirle nel proprio animo. Credo     perdonare non è cancellare quanto
si può giudicare una persona che                  che il nocciolo della questione ruo-    subìto, far finta che non sia accadu-
non perdona l’assassino del fratello?             ti intorno a come gestiamo questi       to nulla. Sono d’accordo: il perdo-
C’è chi ci riuscirebbe e chi no. Ma               sentimenti, per quanto li facciamo      no necessita di un confronto, di un
soffermiamoci sulle esperienze co-                 albergare dentro di noi e in che        “accordo” tra le parti nel desiderio
muni. Tutti, nessuno escluso, han-                azioni li traduciamo. C’è chi cerca     che lo sbaglio non venga reiterato.
                                                                                          Anche perché chi non impara dai
                                                                                          propri errori non fa solo un danno
                                                                                          agli altri, ma anche a sé. Fatto sta
                                                                                          che togliersi un peso aiuta a cam-
                                                                                          minare meglio, e magari a tornare
                                                                                          a passeggiare con una persona che
                                                                                          avevamo perso lungo il cammino.
                                                                                          Molti portieri di calcio, per aiutare
                                                                                          i colleghi a superare il “trauma” di
                                                                                          una papera, gli ricordano le tante
                                                                                          belle parate fatte. Forse, per per-
                                                                                          donare qualcuno, basterebbe fare
                                                                                          come i portieri e non come i tifosi.
                                                                                          Soffermarsi sulle belle parate che il
                                                                                          portiere che ci ha ferito ha fatto, e
                                                                                          non solo sulle poche papere. Anche
                                                                                          perché non c’è un portiere che non
                                                                                          ne abbia mai fatta una in carriera.

ANNO 19 - N° 15 / Domenica 9 aprile 2023                                                                                      3
Sottovoce

                       La Vita vince 10 a uno
                       di don Gianni Antoniazzi

Sei giorni prima di Pasqua Gesù andò a Betania in casa di Lazza-
ro. Durante la cena, Maria versò sui suoi piedi un profumo di puro
nardo. Giuda protestò per lo spreco; disse che si poteva vendere
quella boccetta per 300 denari e darli ai poveri. In effetti la ci-
fra era da vertigine. Corrispondeva a un anno di buon stipendio.
Bisogna sapere che il nardo cresceva solo sulla catena montuosa
dell’Himalaya. Era una pianta di un metro con fiori arancioni. La
parte sotterranea del suo fusto (rizoma), schiacciata e distillata,
dava un olio profumato così nobile da essere ammesso tra le 11
erbe per l'incenso nel Tempio di Gerusalemme. Se si pensa alla
spesa per il trasporto e il legittimo guadagno per tutti si com-
prende il valore finale. Di tutta la vicenda teniamo a mente solo
questo: un gesto di vita in casa di Lazzaro vale 300 denari.
Il Vangelo va avanti e narra il tradimento di Giuda che consegnò
Gesù per 30 denari. Per un credente si è trattato di un misfatto
gravissimo perché il giusto, anzi, il Figlio di Dio venne consegna-
to alla morte. Trenta denari era il prezzo di uno schiavo, poco
più di uno stipendio mensile. Nel Vangelo è il valore della catti-
veria umana. Si fa presto a fare i conti: nel percorso pasquale, la
benevolenza vince il male di 10 volte. Ogni discepolo sa di essere
rigenerato dalla Pasqua perché il Vangelo porta con sé una vita-
lità molto superiore ad ogni peggiore cattiveria umana.

Una curiosità
Il fiore di nardo è simbolo di San Giuseppe ed è riportato nello
stemma di Papa Francesco nello scudo in basso a destra.

In punta di piedi

Sollevare i figli
Le persone esperte spiegano che quando un neonato co-          Fin qui il movimento fisico. Veniamo ora al cammino spi-
mincia a camminare compie operazioni molto complesse           rituale, ben più complesso. Imparare l’arte quotidiana del
al punto che il movimento armonico del corpo eretto è          vivere è un affare serio. È normale che un uomo e una
stato riprodotto dai robot soltanto negli ultimi anni e,       donna possano cadere, anche in errori gravi, “peccati” o
sembra, con enorme dispendio di microprocessori.               tradimenti. Dio Padre non sta vicino per punire. È già la
Torniamo al nostro bambino: il corpo deve anzitutto svi-       vita in sé a presentare il conto. Non è un Dio sciocco e non
luppare una muscolatura sufficientemente forte. Questo           trova soddisfazione del nostro malessere.
non basta. Serve il senso dell’equilibrio che non si acqui-    Al rovescio: il Padre ci affianca per sollevarci e incorag-
sta, dicono gli esperti, se non con qualche caduta. Que-       giarci poco per volta a camminare; lo fa chiaramente ri-
ste esperienze, temute dai genitori, sono fondamentali e       spettando la nostra libertà ma anche offrendoci la forza
alcuni ritengono nocivo il girello che impedisce al piccolo    per riprendere il cammino con uno stile più maturo e
di fare qualche ruzzolone. Cadere è una lezione decisiva:      sereno. Questa è l’immagine che ci viene dai Vangeli.
consente di capire lo spazio e la gravità, insegna i limiti    La nostra Chiesa dovrebbe essere capace di realizzare
del corpo, educa alla prudenza, migliora l’assetto e svi-      questa presenza nella storia umana. Non dovrebbe mo-
luppa il senso dell’equilibrio.                                strare anzitutto un volto severo, di punizioni e regole,
Cosa fanno i genitori quando il figlio cade? Non stanno         di diritto e norme morali. Quanto sarebbe importante
certo lì a punirlo. Anzi: lo affiancano per rialzarlo, inco-     che la nostra gente percepisse il volto di una Madre che
raggiarlo, suggerirgli le soluzioni.                           solleva i figli.

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Camminare insieme

                              Pasqua a tavola
                              di don Sandro Vigani

Agnello, capretto, coniglio, uova, risotto con i bruscandoli, pevarada, insalata
Un viaggio tra tradizioni culinarie, detti e credenze della società contadina
Nel Basso Piave, per la gente con-             cilmente, il capretto. Nel Veneto,      mancare le uova colorate. Simbolo
tadina, quello di Pasqua era un                soprattutto in pianura, gli alleva-     di fertilità e di vita, venivano di-
giorno di gioia: dopo il mesto tem-            menti di pecore erano pochi. Spes-      pinte facendole bollire con erbe di
po della Quaresima, fatto di rinun-            so l’agnello pasquale veniva perciò     campo o con la lana colorata. La
ce e penitenza, finalmente si po-               sostituito dal coniglio. In genere lo   mattina di Pasqua, appena alza-
teva far festa perché Cristo era ri-           si arrostiva nel forno della cucina     te, le donne bevevano l’uovo che
sorto. Nessuno mancava alla messa              economica o lo si cuoceva a fuoco       la gallina aveva deposto il vener-
pasquale, neppure quando durante               vivo, dopo averlo fatto marinare        dì Santo, contro el mal de panza.
l’anno avevano partecipato soltan-             per almeno una notte con gli odori      Gli uomini invece quello del sabato
to alla messa natalizia. Ma atten-             (salvia, rosmarino, aglio, alloro…) e   Santo, contro el mal de schena. Il
zione, perché il parroco dall’alta-            un bicchiere di aceto allungato con     giorno di Pasqua si faceva un gio-
re tuonava: “Natalini e Pasqualini             acqua. Lo si accompagnava con la        co: veniva collocato un uovo sodo
all’inferno son vicini”.                       pevarada. Quella del Basso Piave        nell’angolo della stanza, i compo-
Per l’occasione il coro preparava              era totalmente diversa dalla peva-      nenti della famiglia si sfidavano
canti particolari e l’organo suonava           rada veronese. Si tratta una salsa      lanciando una palanca sull’uovo.
a tutto fiato le trombe. Tanta era              dalle radici antiche (esisteva già      Chi riusciva a ficcarla nell’uovo si
la festa, che si usava dire, quando            nel 1300) che nel Basso Piave ve-       teneva uovo e moneta. Nei cam-
una persona era particolarmente                niva preparata con le frattaglie del    pi spuntavano le erbe selvatiche
felice: l’è contento come ‘na Pa-              coniglio, una bella fetta di salame     commestibili, che le donne racco-
squa! Finalmente si poteva magnàr              o soppressa, lardo, o pancetta,         glievano e cuocevano: celebre il ri-
de grasso, cioè mangiare la carne.             aglio tritati finemente, verso fine       sotto con i bruscandoli (i germogli
Vera anche la triste usanza che, se            cottura si aggiungeva il succo di un    del luppolo selvatico, che a volte
per Pasqua il padrone regalava ai              limone e abbondante pepe.               venivano chiamati anche asparagi
mezzadri della carne, significava               Man mano ci si avvicinava alla Pa-      selvatici) e l’insalatina pasqualina.
che a san Martino avrebbe rotto il             squa la temperatura cominciava a        Per Pasqua nella tavola contadina
contratto: da qui il detto “ciapàr             salire, perciò le galline cominciava-   non poteva mancare la fugazza,
a carne” che ha un significato ne-              no a deporre le uova: “a Pasqua,        un dolce semplice, fatto con uova,
gativo. Cibo principe per il pranzo            trista xe la polastra che no la faza    farina, zucchero e lievito, lievitato
pasquale era l’agnello o, più fa-              el vovo”. Non potevano quindi           per molte ore e rimpastato molte
                                                                                       volte dalle massaie. Capitava che a
                                                                                       volte la fugazza venisse donata dal
                                                                                       moroso alla famiglia della fidan-
                                                                                       zata con l’anello di fidanzamento
                                                                                       nascosto nell’impasto. Un’usanza
                                                                                       particolare: era vietato il giorno
                                                                                       di Pasqua mettere piede nell’orto:
                                                                                       così quell’anno l’orto non sarebbe
                                                                                       stato invaso da formiche e insetti
                                                                                       nocivi. Il lunedì dell’Angelo, Pa-
                                                                                       squetta, si facevano scampagnate
                                                                                       e pic-nic all’aperto, lungo l’argine
                                                                                       del Piave o le rive dei tanti canali
                                                                                       che irrigavano i campi. Il cibo che
                                                                                       in questo caso veniva consuma-
                                                                                       to era la frittata, accompagnata
                                                                                       dall’insalatina verde da poco ger-
                                                                                       mogliata e raccolta nell’orto.

ANNO 19 - N° 15 / Domenica 9 aprile 2023                                                                                  5
La voce del Centro

                        Il servizio pasquale
                        di Edoardo Rivola

Rinascita significa nuova vita: ripar-       Non è una storia di rinascita: è la sto-   presenta una grande opportunità per
tire, cambiati, dopo una caduta, un         ria di una persona che fa parte della      Gianluca per poter generalizzare le
tradimento, un errore, un momento           nostra squadra. Nelle settimane pre-       competenze che sta progressivamen-
di difficoltà estrema. Non si rinasce         cedenti ve ne ho raccontate alcune.        te acquisendo a casa e sentirsi una
in un secondo: come per tutte le            Stavolta vi parlo di Gianluca, ragazzo     persona uguale a tutte le altre. Per
cose importanti, ci vuole tempo. Di-        di 23 anni con la sindrome di down         Gianluca il martedì pomeriggio ormai
rei che la rinascita si articola in tre     che da tre anni è seguito da Patrizia;     è diventato “Vado a Mestre al Centro
fasi: difficoltà, percorso per supe-          una psicoterapeuta individuata dai         a lavorare”.
rarla, e rinascita vera e propria. Tre      genitori per accompagnarlo nel suo
fasi che possono essere considerate         progetto di autonomia. Non voglio          Quaresima 2.0
una sola. Solitamente, quando si ri-        essere io a raccontare l’esperienza        Avevo anticipato che domenica 26
esce a rinascere, si è più forti. Si ha     di Gianluca al Centro. Credo che la        marzo si sarebbe svolta l'esperien-
infatti l’esperienza della difficoltà –       seguente lettera inviataci da Patrizia     za di servizio presso il Centro Papa
che come detto può investire diversi        sia il resoconto migliore.                 Francesco della Comunità Giovani-
ambiti: lavoro, famiglia, amicizia – e      "Purtroppo a febbraio del 2022 l'espe-     le di Chirignago a cui dico subito un
l’esperienza forgia. Il Centro di Soli-     rienza passata dove Gianluca era oc-       grande grazie! Dopo l'arrivo in bici
darietà cristiana Papa Francesco ruo-       cupato è venuta a concludersi per la       e la partecipazione alla bella messa
ta intorno al concetto di rinascita.        chiusura del servizio. Nuovamente si       celebrata da don Silvio dei Salesiani,
Una rinascita che si vede, si tocca e si    è presentata la difficoltà di trovare        è seguita la divisione in 13 gruppi;
vive sia tra i nostri utenti che soste-     un luogo dove Gianluca potesse es-         ognuno coordinato da un animatore
niamo; sia tra chi ci aiuta a far gira-     sere inserito anche per non perdere        e dai nostri volontari presenti che
re la macchina. Nella nostra squadra        le abilità e le competenze acquisite       hanno affiancato i ragazzi nei lavori
ci sono infatti anche persone con un        durante la precedente esperienza.          effettuati nella nostra struttura. La-
passato difficile, ragazzi accompa-           Dopo diversi no, ci è stato indica-        vori che si sono conclusi con un pran-
gnati dal tribunale per fare servizi so-    to il Centro di Solidarietà cristiana      zo al sacco e un saluto finale. È stata
cialmente utili, persone che proven-        Papa Francesco. Dopo un colloquio          un’esperienza bellissima: per il sorri-
gono dal carcere. Devo dire che per         conoscitivo con la presenza di Gian-       so e la felicità espressa a parole e ne-
molti di loro il servizio che fanno nel     luca e il presidente Edoardo Rivola,       gli sguardi. Grazie a tutti i ragazzi per
nostro Centro è un primo passo im-          e definendo degli obiettivi precisi e       l’impegno profuso, grazie agli anima-
portante per il reinserimento sociale.      condivisi (ha un programma indivi-         tori, a don Silvio e ai nostri volontari.
                                            dualizzato), è iniziato l'inserimento      Anche in questo caso, invece che rac-
Gianluca                                    presso il Centro. Da settembre 2022        contare io l’esperienza, lascio la pa-
L’esempio che voglio raccontare non         Gianluca dà il suo contributo una          rola a due ragazze che sono state tra
ha a che fare con quelli citati prima.      volta alla settimana come volontario       le protagoniste di questa esperienza.
                                            (fa anche un corso di nuoto, logope-
                                            dia) con compiti diversi in base alle
                                            necessità: dal settore ortofrutta, a
                                                                                                   Centro di
                                            quello alimentare nella confezione               Solidarietà cristiana
                                            dei sacchetti di caramelle/biscotti                Papa Francesco
                                            che poi saranno messi a disposizione        Vi invitiamo a visitare il Cen-
                                            all'interno del Centro. Gianluca si è       tro di Solidarietà cristiana Papa
                                            subito inserito bene, comprendendo          Francesco. È un ambiente acco-
                                            la mansione che ogni volta gli viene        gliente, semplice, familiare, di-
                                            data. Ha imparato a conoscere gli al-       verso dai supermercati ai quali
                                            tri volontari e questo lo sta aiutando      siamo abituati. Desidera essere
                                            ad aprirsi maggiormente anche con           un luogo di fraternità concreta:
                                            persone esterne alla sua famiglia.          chi può dà una mano mentre chi
                                            Tutti lo hanno accolto senza precon-        ha bisogno trova un soccorso.
                                            cetti e sono disponibili ad aiutarlo        Al momento il Centro si occupa
                                            nelle difficoltà; questo ambiente di          di raccogliere e distribuire abi-
                                            lavoro lo ha reso ancora più socievole      ti, mobili usati, e alimenti an-
                                            e più aperto nel raccontare la propria      che in prossimità di scadenza.
                                            esperienza. Questa esperienza rap-

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La voce del Centro

                                                                                        comunitaria ed esperienza di servi-
                                                                                        zio. Domenica abbiamo dato corpo
                                                                                        all'insegnamento ricevuto "lavatevi i
                                                                                        piedi gli uni agli altri" svolgendo al-
                                                                                        cune attività al Centro di Solidarie-
                                                                                        tà cristiana Papa Francesco. Con la
                                                                                        santa messa e la mattinata trascorsa
                                                                                        serena ed operosa nei vari reparti,
                                                                                        avevamo il cuore pieno di meraviglia
                                                                                        e gratitudine per il tanto bene che i
                                                                                        nostri occhi hanno visto. Con il ser-
                                                                                        vizio e la cordialità i volontari del
                                                                                        Centro hanno avuto cura di noi, con
Chiara                                      del Centro. Mi aspettavo una gior-          garbo e fermezza ci hanno guidati nel
"Sono Chiara, appartengo alla co-           nata assieme ai miei amici, alla mia        servizio. Ci siamo sentiti attesi, ac-
munità parrocchiale di S. Giorgio di        parrocchia e ai volontari del Centro:       colti e valorizzati dalla cordialità dei
Chirignago. La Quaresima 2.0 è un           una mattinata intensa, immersa nel          volontari che con garbo e fermezza ci
progetto di due giorni, dove nel se-        servizio per aiutare tutte le perso-        hanno guidati nel servizio. Se il pen-
condo abbiamo avuto modo di vive-           ne in difficoltà. I miei tre aggettivi        siero era quello di donare un po’ di
re una vera e propria esperienza di         per descrivere la giornata sono uni-        tempo ed energia a chi è nel bisogno,
servizio al Centro Papa Francesco. Ho       ca, divertente e responsabile. Siamo        in realtà è a noi che sono stati lavati
svolto diverse attività sotto la guida      stati accolti dai volontari che si son      i piedi. Ci siamo salutati con la gioia
dei volontari del Centro insieme al         dimostrati gentili e disponibili fin da      di avere vissuto un tempo buono e il
gruppo a cui ero assegnata: attivi-         subito. Si sono preoccupati per noi,        desiderio di ritornare".
tà suddivise in maniera eterogenea,         erano i primi a dare una mano. Penso
tra banco alimentare, vestiti, giochi,      siano delle persone meravigliose per-       Cara Katia, ti ringrazio. "Lavatevi i
libri, caramelle, mobili, pulizia auto-     ché regalano il loro tempo a chi ne         piedi gli uni agli altri": non sono sta-
mezzi e altro. Per quanto mi riguarda       ha bisogno, non è assolutamente un          ti lavati solo a Voi, ma anche a noi.
il compito del mio gruppo insieme ad        qualcosa di scontato. Mi porto a casa,      Il caso vuole che erano 13 i gruppi,
altre ragazze era quello della cernita      oltre ai momenti insieme agli altri, il     come i tredici apostoli.
di vestiti, ovvero selezionare quelli       gesto di servizio e la felicità nell'aiu-
che si potevano riutilizzare per po-        tare chi ha bisogno, divertendosi as-       Buona Pasqua
terli offrire a chi avrebbe potuto do-       sieme agli altri".                          Non potevo concludere questo artico-
nare loro una seconda vita. Se devo                                                     lo senza gli auguri di buona Pasqua.
scegliere tre aggettivi sull'esperienza     Katia e tutti gli educatori                 A tutti voi, ai nostri volontari, a don
dico inclusiva, speciale, educativa.        "Ogni comunità sceglie occasione            Armando, Suor Teresa, don Gianni e a
I volontari presenti al Centro sia al       ed esperienze per vivere insieme e          tutti i nostri residenti dei Centri don
nostro arrivo che durante la nostra         prepararsi alla Pasqua: quest'anno è        Vecchi. Un augurio finale e speciale al
permanenza mi hanno colpito per la          stata la Quaresima 2.0, un momento          nostro Santo Padre che in questi gior-
loro disponibilità nei nostri confronti     formativo per coniugare dimensione          ni sta vivendo momenti di fragilità.
e per il loro spirito di iniziativa. Alla
fine sono stata sorpresa che durante
il pranzo molti di noi si siano messi a
parlare di cosa avessero fatto scam-
biandosi opinioni e aneddoti, Non
voglio dimenticare l'entusiasmo che
pervadeva il Centro mentre ognuno
prestava servizio senza sentirlo come
peso ma come una scelta".

Matilde
"Abbiamo avuto la possibilità dopo la
messa di "toccare" la povertà con le
nostre mani. Ci siamo divisi in vari
gruppi per svolgere le diverse attività
e servizi, ogni gruppo era seguito da
un nostro animatore e dai volontari

ANNO 19 - N° 15 / Domenica 9 aprile 2023                                                                                      7
Succede ai Don Vecchi

                      Una grande famiglia
                      di Andrea Groppo

Inauguriamo una nuova rubrica dedicata ai Centri don        Cosa sono i centri don Vecchi?
Vecchi della Fondazione Carpinetum. Partiamo quindi,        Sono 7 residenze protette sulla terraferma veneziana
per chi non li conoscesse, da una presentazione: qui di     che accolgono persone in stato di necessità, per la
seguito l’intervento del presidente della fondazione e      maggior parte anziani. Tutti hanno a disposizione un
a fianco l’intervista alla direttrice dei Centri, Cristina   alloggio autonomo e la possibilità di partecipare alla
Mazzucco.                                                   vita di comunità negli spazi comuni, tra i quali risto-
"Mi chiamo Andrea Groppo, ho 56 anni e due figli.            ranti e sale ricreative.
Frequento la parrocchia di Carpenedo da sempre, pri-
ma con il catechismo e poi come scout: una passione         Quanti ospiti accolgono?
che ho portato avanti fino a 24 anni, quando mi sono         Attualmente quasi 550, oltre a 85 volontari.
sposato. Fin dall’inizio ho partecipato al sogno di don
Armando, spinto da uno spirito di servizio appreso          Chi sono?
nel periodo scout: forte dei miei studi di geometra,        In maggioranza anziani di età tra i 65 e gli 85 anni,
nel 1994 ho seguito la costruzione del primo Centro         ancora autosufficienti. La valutazione delle nuove
Don Vecchi. Così è stato naturale entrare a far parte       emergenze abitative ci ha spinti ad accogliere anche
della Fondazione Carpinetum, prima come consigliere         altre categorie: genitori separati con figli minori, di-
e poi, dal dicembre 2022, come presidente. Lo spirito       soccupati, giovani coppie, persone con disabilità fisi-
con cui sostengo le iniziative della Fondazione è lo        ca, profughi ucraini e richiedenti asilo. C’è anche chi
stesso da 29 anni. L’impegno come volontario è la mia       è in difficoltà economica e ha bisogno di un alloggio
offerta per una causa comune, la diffusione dei valori        provvisorio, magari perché ha ricevuto uno sfratto.
della fede e della solidarietà. Lo facciamo in modo         Quanto si paga?
concreto, andando incontro ai bisogni delle persone.        Non facciamo pagare un affitto ma le spese condomi-
Per questo, oltre ad accogliere le persone anziane, ci      niali (pulizia, giardinaggio, manutenzioni) e le utenze.
siamo mossi per rispondere a esigenze nuove: quelle         Mediamente la quota mensile si aggira tra i 250 e i
dei padri separati e di giovani coppie, ma anche di         300 euro.
persone con disabilità e, più di recente, di rifugiati.
Non abbiamo la pretesa di risolvere il problema ma          In che modo si promuove la socialità?
la voglia di sperimentare soluzioni che possano anche       I don Vecchi sono delle comunità nelle quali gli in-
fare da esempio. Mi rivolgo a voi lettori per chiede-       quilini creano legami, aiutandosi a vicenda e facendo
re il vostro appoggio, ricordando che solo con il so-       a loro volta attività di volontariato. Ad esempio ge-
stegno delle persone la Fondazione può continuare a         stiscono, a turni, il punto ristoro, servono ai tavoli
operare in modo incisivo. La nostra ricchezza è frutto      nel ristorante o contribuiscono nelle attività di giar-
del volontariato, senza il quale questa magia non sa-       dinaggio.
rebbe possibile. Chiudo nell’auspicio di vedere presto
realizzato il nostro sogno più prossimo: il Centro Don      Che atmosfera si respira?
Vecchi 9. Nel frattempo, vi rivolgo l’augurio di una        Innanzitutto l’amicizia e la fratellanza: gli ospiti stan-
gioiosa Pasqua".                                            no in compagnia, organizzano molte feste, fanno la
                                                            tombola e le lotterie. È un contesto di vita attiva.

                                                            Quali sono le iniziative comunitarie?
                                                            Abbiamo i cori, piccole rappresentazioni teatrali,
                                                            spettacoli musicali. Un ex educatore comunale, ora in
                                                            pensione, organizza incontri settimanali con discussio-
                                                            ni attorno ai valori, "I saggi del Don Vecchi”.

                                                            Sono previste attività per la Pasqua?
                                                            Avremo senz'altro il pranzo di Pasqua, oltre alla Messa
                                                            e alla lotteria: gli ospiti hanno messo a disposizione
                                                            delle uova pasquali e vari premi, il ricavato andrà in
                                                            beneficienza.
                                                                                   (Intervista di Carlo Di Gennaro)

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Vivere la comunità

                              Quando sono Giuda?
                              di Daniela Bonaventura

Pasqua, per me, ha un sapore di-              Crucis del Venerdì Santo per le      vittoria della vita sulla morte e
verso dal Natale. Il Natale è una             strade della parrocchia, la messa    trasmettere queste emozioni a
festa per tutti: ci sono le luci per          del giorno di Pasqua.                chi mi è vicino.
le strade, il pensiero dei regali, il         Era tutto un susseguirsi di impe-    Nelle letture del Giovedì e Vener-
presepe e l’albero da preparare.              gni intensi, vissuti in comunità e   dì Santo incontriamo i discepoli,
Ci si trova tutti insieme in Chiesa,          preparati con cura.                  ed in particolare Giuda, Pietro, e
in famiglia, con gli amici a cele-            In quei tempi la preparazione del    Giovanni, poi Caifa, Pilato, Simo-
brare la gioia della nascita e della          menù pasquale non era un mio         ne di Cirene, Maria e le donne ai
rinascita: è una festa corale, ad             problema e quindi potevo vivere      piedi della Croce, i due ladroni,
ampio respiro.                                quei giorni in maniera, diciamo,     Giuseppe di Arimatea. In ognuno
Pasqua è una festa più intima, ci             spensierata.                         di loro trovo una parte di me ed
arrivi con un cammino interiore               Diventata adulta, moglie e mam-      è questo che mi fa riflettere e
lungo sei settimane.                          ma, imparando a organizzarmi         pensare: quando sono Giuda che
Pasqua è la festa in cui l’uomo               sono sempre riuscita a vivere in-    tradisce o Pietro che rinnega?
vecchio lascia posto all’uomo                 tensamente almeno il Triduo Pa-      Quando sono Pilato e me ne lavo
nuovo, la vittoria della vita sul-            squale perché l’entusiasmo, la vo-   le mani? Quando sono il ladrone
la morte, la celebrazione di una              glia di vivere fino in fondo questo   crocifisso vicino a lui? Quando
gioia che devi condividere con la             particolare momento dell’anno        sono Maria che piange ai piedi
tua famiglia, con gli amici, con              non sono cambiati rispetto a più     della Croce e quando mi trovo ad
la comunità, che nasce, però, da              di trent’anni fa.                    essere il Cireneo costretto a por-
un cuore nuovo che ritrova gioia              È maturata, però, la mia fede ed     tare una Croce non desiderata?
grande nella consapevolezza di                il mio “sentire” la Pasqua: non      Tutte queste persone che trovano
sentirsi amati.                               più solo voglia di cantare e di      spazio dentro di me devono essere
La Settimana Santa che precede                condividere i momenti forti con      conosciute, riconosciute ed ama-
la gioia della Pasqua è intensa,              la comunità ma un momento per        te perché sono, comunque, anche
piena di riti che rinnovano la no-            rinnovare il mio vivere in Cristo.   se negative, parte integrante del-
stra fede. Ero ragazzina e vivevo             Devo andare oltre il Crocifisso che   la mia storia ma devono lascia-
questo periodo con impegno e                  ricorda il grande amore di Gesù,     re spazio ad una persona nuova,
partecipazione. Le lodi al mat-               devo camminare insieme a Lui         ad una persona che si sente così
tino, le prove di canto, le cele-             ricordando gesti e momenti mol-      amata da poter solo cantare: il Si-
brazioni del Triduo Pasquale, la              to intensi per arrivare alla gioia   gnore è risorto, cantate con me,
veglia del Giovedi Santo, la Via              piena della Resurrezione, della      egli ha vinto la morte, Alleluja!

                                                                                          Editrice L’incontro
                                                                                    Il settimanale L’incontro è pubbli-
                                                                                    cato in 5 mila copie in distribuzio-
                                                                                    ne gratuita in tutta la città, ma può
                                                                                    essere letto anche con la versione
                                                                                    digitale scaricabile dal sito inter-
                                                                                    net www.centrodonvecchi.org. La
                                                                                    nostra editrice pubblica inoltre:
                                                                                    Sole sul nuovo giorno, un quader-
                                                                                    no mensile utile per la meditazio-
                                                                                    ne quotidiana; Favole per adulti,
                                                                                    quindicinale di racconti di fantasia
                                                                                    con una finalità morale; Il libro
                                                                                    delle preghiere, delle verità e del-
                                                                                    le fondamentali regole morali per
                                                                                    un cristiano, edito in 8 mila copie.

ANNO 19 - N° 15 / Domenica 9 aprile 2023                                                                                    9
Nuovi confini

La Santa Sede nello Spazio
dalla Redazione

È stata Marica Padoan, studentes-      diffondere ulteriormente il suo         studente di Comunicazione dello
sa dello Iusve (Istituto Universita-   messaggio universale dando vita a      Iusve, ha realizzato inoltre il vi-
rio Salesiano Venezia) a disegnare     diverse iniziative connesse.           deo esplicativo della missione.
il logo dello “Spei Satelles”: pro-    Il logo ufficiale della missione è       Partendo da illustrazioni che rac-
getto che il prossimo 10 giugno        appunto firmato dallo Iusve e in        contano la Statio Orbis, il momen-
prevede il lancio nello spazio di      particolare dalla studentessa Ma-      to di preghiera proposto da Papa
un razzo contenente il nanolibro       rica Padoan ha incontrato il favo-     Francesco in piena pandemia, ha
con il messaggio di speranza lan-      re del gruppo di lavoro di «Spei       narrato le tappe del progetto. “Il
ciato da Papa Francesco nel 2020       Satelles». Tutto è cominciato nel      laboratorio digitale che abbiamo
per la fine della pandemia.             gennaio 2023 quando Cube Radio,        allestito all’interno di Cube Radio
La missione spaziale è stata resa      emittente accademica dello Iu-         – spiega Marco Sanavio, direttore
possibile dalla collaborazione del     sve, ha raccolto una rassegna di       dell’emittente dello Iusve - ci ha
Dicastero della comunicazione          opere d’ingegno prodotte in am-        consentito di contribuire effica-
della Santa Sede con l’Agenzia         bito didattico denominata «Seeds       cemente alla narrativa della spe-
spaziale italiana, il Centro nazio-    of hope», e ha selezionato oltre       ranza della missione Spei Satel-
nale delle ricerche, il Politecnico    al logo di Marica, quelli di Anna      les, che già avevamo iniziato con
di Torino, l’Apostolato digitale e     Betteti e Margherita Girardi per       i nostri podcast il 27 marzo del
lo Iusve. A tre anni dalle storiche    un’ipotetica missione virtuale ri-     2020».
immagini di Bergoglio sul sagra-       guardante il lancio di un satellite.   «L’essere stati coinvolti in questo
to della Basilica, il “messaggio di    Le caratteristiche della missione      progetto – conclude don Nicola
speranza per l’umanità” cercherà       rispecchiavano, in parte, quelle       Giacopini, direttore dello Iusve -
così di raggiungere e coinvolgere      di «Spei Satelles». «Ho progettato     ci ha consentito di contribuire ad
sempre più persone grazie a una        il logo a partire da alcune sugge-     una missione che porta speran-
iniziativa congiunta dell’Agenzia      stioni della Gestalt applicate al      za anzitutto qui sulla terra, ol-
Spaziale Italiana, del Consiglio       disegno – spiega Marica Padoan -       tre che proiettarla oltre i confini
Nazionale delle Ricerche e del         ho cercato un risultato complessi-     dell’orizzonte. I nostri studenti e
Dicastero vaticano per la Comu-        vo che avesse più efficacia della        laureati in Comunicazione hanno
nicazione. Nel 2023, quel seme         somma dei vari elementi inseriti.      avviato forme di ascolto molto
di speranza volerà nello spazio        Il logo unisce la terra al cielo, la   attivo per riuscire a esprimere
in modalità del tutto inconsuete,      fatica dei giorni vissuti durante la   i concetti chiave della missione
tecnologicamente molto avanza-         pandemia alla speranza che non         tramite la grafica, le immagini, la
te e culturalmente inedite per         ha confini». Manuel Masiero, uno        comunicazione digitale».

                                                                                   Emergenza Ucraina:
                                                                                    adotta un buono
                                                                               Noi accogliamo più di 60 mam-
                                                                               me e bambini che scappano
                                                                               dalla guerra nella vicina Ucrai-
                                                                               na. Chi desidera aiutare que-
                                                                               ste persone può farlo tramite
                                                                               una donazione con bonifico
                                                                               o in busta chiusa. Il bonifi-
                                                                               co va fatto al seguente IBAN:
                                                                               IT88O 05034 02072 000 000 000 809
                                                                               (la quinta lettera è una “O”
                                                                               maiuscola); Intestazione “As-
                                                                               sociazione Il Prossimo O.d.V.”;
                                                                               causale “Emergenza Ucraina”.
                                                                               Vengono consegnati n° 3 buoni
                                                                               mensili ad ogni nucleo famigliare
                                                                               censito e con i requisiti previsti.

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Avventure missionarie

                              Via Crucis in Africa
                              di padre Oliviero Ferro, missionario saveriano

Anche in Africa si vive la Settima-            mo e allora io mi sono permesso        alla messa. Per loro era un mo-
na Santa e così nella parrocchia di            di ricordare tutto questo. Un segno    mento di gioia, di festa, di incon-
Luvungi, si è pensato di fare la Via           dal cielo? Non lo so. In ogni caso     tro e di testimonianza di fede. Era
Crucis vivente intorno alla chiesa. I          mi ha fatto pensare. La natura non     il giorno di mettersi i vestiti belli
giovani e gli adulti si sono preparati         è estranea alla vita dell’uomo, ma     (lo facevamo anche noi tanti anni
bene. Alcuni avrebbero rappresen-              vive insieme con lui. E Gesù, che      fa) per godere insieme della gioia
tato i personaggi principali: Gesù,            ha condiviso la nostra umanità, in     dell’incontro. Si arrivava di solito
gli apostoli, Maria, i soldati, il po-         quel momento ce lo ha ricordato.       prima dell’orario. Si scambiavano
polo, i potenti, ecc… Cominciamo               Poi, come venuto, l’acquazzone         le notizie, ci si salutava e si entra-
pian piano, tra le riflessioni, i canti         smette di colpo e dopo alcuni mi-      va nella piccola o grande chiesa e
e i momenti di silenzio. Una sta-              nuti ritorna il sole. L’acqua si era   subito partivano i canti. Poi entra-
zione dopo l’altra, girando intor-             nascosta in mezzo alla terra. Ter-     va la processione con i ministranti
no al campo di calcio e passando               miniamo con una preghiera e un         e i sacerdoti. E la musica, accom-
sotto i grandi alberi. La gente au-            canto. Poi ognuno ritorna a casa       pagnata dalla danza, riscaldava
menta. Si prega e si pensa a quello            sua, pensando a quello che insie-      tutti. Nessuno guardava l’orologio.
che si sta vivendo e come e perché             me abbiamo condiviso.                  Poi nelle grandi feste (festa del
Gesù abbia sofferto per ciascu-                                                        raccolto o ringraziamento, Pasqua,
no di noi. Arriviamo quasi vicino              La messa della domenica                Natale, festa patronale…) c’erano
alla chiesa. Siamo alla dodicesima             Tutti più o meno siamo andati o        altri momenti in cui ognuno dava
stazione: la morte di Gesù. All’im-            andavamo a messa la domenica.          il suo contributo alla gioia. Come
provviso il cielo si oscura, si sente          Oggi, forse, si fanno altre scelte.    la processione offertoriale, dove
un forte vento e arriva una piog-              Un giorno un bambino, alla doman-      venivano portati i doni con quel-
gia violenta. Ci precipitiamo tutti            da se andava a messa la domenica,      lo che ognuno poteva dare. Tutto
nella chiesa. Siamo ben bagnati e              mi ha risposto: “Mia mamma mi ha       questo naturalmente danzando. E
anche un po’ meravigliati. Ci viene            detto che è il giorno del riposo.      così pure al momento del ringra-
da pensare che tanti anni fa, quan-            Quindi rimango a casa, dopo aver       ziamento. Mi ricordo sempre una
do Gesù stava vivendo di persona               faticato tutta la settimana”. Que-     festa, quella del raccolto, (occa-
questo momento (la sua morte)                  sto modo di ragionare non funzio-      sione per contribuire in modo par-
anche a Gerusalemme, il cielo si               na in Africa. La prima cosa che mi     ticolare alla vita della comunità
era oscurato, vento, acqua e tutti             ha colpito, quando sono arrivato       parrocchiale): erano invitate tutti
scappavano. Noi ce la siamo cava-              in missione, è vedere la gente che     i gruppi e anche i capi tradiziona-
ta, rifugiandoci in chiesa. Ci sedia-          faceva chilometri per partecipare      li. La messa poi non finiva in chie-
                                                                                      sa. Continuava anche fuori. Non si
                                                                                      scappava a casa, ma ci si salutava,
                                                                                      ci si dava l’arrivederci per la pros-
                                                                                      sima volta. Se poi era un giorno di
                                                                                      festa, si rimaneva per condivide-
                                                                                      re il cibo, preparato dalle mamme
                                                                                      volontarie. Insomma la vita con-
                                                                                      tinuava, dentro e fuori (non era
                                                                                      finita con la celebrazione). Anche
                                                                                      nelle piccole comunità si vivevano
                                                                                      le stesse esperienze. In particola-
                                                                                      re quelle che erano sulle rive del
                                                                                      lago. Li vedevi arrivare sulle pi-
                                                                                      roghe, dopo aver remato a lungo.
                                                                                      Non c’era la fatica sui loro volti,
                                                                                      ma la gioia di ritrovarsi insieme e
                                                                                      fare festa insieme. E questo faceva
                                                                                      tanto bene al cuore.

ANNO 19 - N° 15 / Domenica 9 aprile 2023                                                                                 11
Punto di vista

                       Pasqua del Signore
                       di don Fausto Bonini

I vicini si fanno lontani                                         I lontani si fanno vicini
Nel momento più tragico della vita di Gesù tutti i suoi           Dopo la morte di Gesù, Giovanni, l’unico discepolo
amici scappano. Hanno paura di fare la stessa fine del             presente sul monte della crocifissione, racconta nel
loro maestro. Ai piedi della croce c’è solo Giovanni, il          suo Vangelo che un tale “Giuseppe d’Arimatea, che
discepolo più giovane, il “discepolo che Gesù amava”.             era discepolo di Gesù, ma di nascosto per timore dei
Pietro, il capo degli apostoli, non c’è. Anzi lo ha tra-          Giudei”, chiede il permesso a Pilato di poter seppellire
dito: “quell’uomo non l’ho mai conosciuto”, dirà a chi            il corpo di Gesù in un sepolcro vuoto che c’era nelle vi-
lo accusa di essere uno dei suoi discepoli. Giuda lo ha           cinanze. Lo aiuta, è sempre Giovanni che racconta, un
venduto per pochi denari e poi si è tolto la vita. Tutti          altro personaggio, un fariseo di nome Nicodemo “quel-
gli altri si sono dati alla latitanza. La folla, che lo ave-      lo che in precedenza era andato da Gesù di notte” per
va acclamato al suo ingresso a Gerusalemme, chiede a              non farsi vedere perché aveva paura dei giudei. Ora
gran voce a Pilato di metterlo a morte. “Crocifiggilo”,            non ha più paura e aiuta Giuseppe d’Arimatea a far
gridano in coro. Ai piedi della croce, assieme a Giovan-          scendere il corpo di Gesù dalla croce e a metterlo nel
ni, c’è anche Maria, la mamma, e qualche altra donna.             sepolcro dopo averlo “avvolto in bende insieme con oli
Fra di loro c’è anche Maria di Magdala, la grande pec-            aromatici, com’è usanza di seppellire per i Giudei”. Gli
catrice. Poi più nessuno. I vicini si sono fatti lontani.         oli aromatici consistevano in “una mistura di mirra e di
                                                                  aloe di circa cento libbre”. Una quantità spropositata
                                                                  che dice la venerazione per Gesù di questi personaggi,
                                                                  lontani discepoli di Gesù che si fanno vicini nell’ora
                                                                  della sua morte.
                                                                  L’evangelista Giovanni ci fa sapere che tutto questo
                                                                  è avvenuto in un “giardino” dove c’era un sepolcro
                                                                  vuoto. Richiamo esplicito a quell’altro giardino, il co-
                                                                  siddetto “paradiso terrestre” dove Adamo ed Eva ave-
                                                                  vano fatto entrare la morte. Da questo giardino che
                                                                  si trova accanto al monte Calvario, che San Francesco
                                                                  di Sales definisce come “il monte degli innamorati”,
                                                                  nascerà una vita nuova.

                                                                  La grande peccatrice
                                                                  È la Pasqua di risurrezione, testimoniata da una don-
                                                                  na, Maria di Magdala, la grande peccatrice divenuta
                                                                  discepola di Gesù. Per amore. La donna dalla quale
                                                                  Gesù “aveva cacciato sette demoni”. È lei che, passato
                                                                  il sabato, si reca all’alba al sepolcro per ungere il cor-
                                                                  po di Gesù. È lei che scopre il sepolcro vuoto e corre
                                                                  dai discepoli a dire che hanno rubato il corpo di Gesù.
                                                                  È lei che per prima incontra Gesù che inizialmente
                                                                  aveva scambiato per il giardiniere e corre, ancora una
                                                                  volta, dai discepoli per annunciare: “Ho visto il Signo-
                                                                  re”. Una “lontana”, una donna, che si fa “vicina”. Ma-
                                                                  ria di Magdala, la grande peccatrice, da sempre rico-
                                                                  nosciuta come “apostola degli apostoli”, porta anche
                                                                  a noi l’annuncio pasquale: CRISTO È RISORTO.
                                                                  I lontani si fanno vicini. Nel giardino della risurrezio-
                                                                  ne, della vittoria sulla morte, c’è posto per tutti. An-
                                                                  che per noi.

                                          Pubblicazione settimanale a cura della Fondazione Carpinetum dei Centri don Vecchi presenti
                                          a Carpenedo, Marghera, Campalto e Arzeroni - Autorizzazione del Tribunale di Venezia del
                                          5/2/1979 - Direttore responsabile: don Gianni Antoniazzi; grafica: Maurizio Nardi - Via dei
                                          Trecento campi - Mestre (Ve), www.fondazionecarpinetum.org e incontro@centrodonvecchi.org
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