4 I taccuini del museumgrandtour - John Izard Middleton: un archeologo americano nel Lazio a cura di Luca Attenni
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I taccuini del museumgrandtour John Izard Middleton: un archeologo americano nel Lazio a cura di Luca Attenni 4
Collana: I Taccuini del Museum Grand Tour Testi: Luca Attenni Traduzione a cura di: Maria Scerrato In Copertina: John Izard Middleton, Veduta del Lago di Nemi e Albano da Monte Cavo, incisione colorata ad acquatinta, 1812, da Grecian Remains in Italy, a Description of Cyclopian Walls and Roman Antiquities with Topographical and Picturesque Views of Ancient Latium. Edizioni Articolo Nove di Articolo Nove Arte in Cammino srls Palazzo Barberini Via Barberini, 24 Palestrina - Roma www.articolonove.com ISBN: 9788894837179 Copyright 2019 Finito di stampare dicembre 2019
Museumgrandtour - Sistema Museale Territoriale Castelli Romani e Prenestini XI Comunità Montana Castelli Romani e Prenestini: Ente Capofila e gestore Istituzioni Museali aderenti al Sistema: Museo Civico “Mario Antonacci”, Museo della Seconda Legione Partica - Albano Laziale, Museo Diocesano di Albano; Museo Civico Archeologico “Roger Lambrechts”- Artena; Museo Diffuso Castel San Pietro Romano; Museo Archeologico del Territorio Toleriense - Colleferro; Ferrovia Museo della Stazione di Colonna; Museo Tuscolano Scuderie Aldobrandini - Frascati; Acquedotti Romani e Castello di Passerano - Gallicano nel Lazio; Centro Internazionale d’Arte Contemporanea - Genazzano; Museo Nazionale dell’Abbazia di Grottaferrata; Museo Civico di Lanuvio; Complesso Archeologico del Barco Borghese, Museo della Città - Monte Porzio Catone; Tuscolo Parco Archeologico Culturale; Museo Archeologico delle Navi - Nemi; Museo Civico d’Arte - Olevano Romano; Museo Archeologico Nazionale - Palestrina; Museo Diocesano Prenestino di Arte Sacra; Museo Geopaleontologico “Ardito Desio” - Rocca di Cave, Museo Geofisico - Rocca di Papa, Polo Culturale “Monsignor Francesco Giacci” - Rocca Priora, Museo di Palazzo Doria Pamphilj - Valmontone, Museo del Giocattolo - Zagarolo. MiBACT Polo Museale del Lazio Diocesi di Albano Laziale Diocesi Suburbicaria di Palestrina Fondazione per la Ferrovia-Museo della Stazione di Colonna Comitato Scientifico: Paola Arena Ferrovia Museo della Stazione di Colonna; Luca Attenni Museo Civico, Lanuvio; Valeria Beolchini EEHAR - CSIC - Parco Archeologico di Tuscolo, Comunità Montana; Serena Borghesani Museo del Giocattolo, Zagarolo; Giovanna Cappelli Museo Tuscolano - Scuderia Aldobrandini, Frascati; Maurizio Chirri Museo Geopaleontologico “Ardito Desio”, Rocca di Cave; Maria Teresa Ciprari Museo Diocesano Prenestino di Arte Sacra, Palestrina; Giuliana D’Addezio Museo Geofisico, Rocca di Papa; Monica Di Gregorio Museo Civico d’Arte, Olevano Romano - Museo di Palazzo Doria Pamphilj, Valmontone; Roberta Iacono Museo Diffuso di Castel San Pietro Romano; Roberto Libera Museo Diocesano, Albano Laziale; Angelo Luttazzi Museo Archeologico del territorio Toleriense, Colleferro; Massimiliano Valenti Musei Civici, Albano Laziale - Museo Civico “Roger Lambrechts”, Artena; Coordinamento del Comitato Scientifico Monica Di Gregorio Museo Civico d’Arte, Olevano Romano - Museo di Palazzo Doria Pamphilj, Valmontone; Coordinamento Tecnico Amministrativo Patrizia Di Fazio Responsabile del Progetto, Comunità Montana Francesca Galli Segreteria tecnico organizzativa, Comunità Montana
Il Sistema Museale Territoriale dei Castelli Romani e Prenestini interessa un’area geografica molto ampia e diversificata, con la presenza di 27 servizi culturali tra musei e siti archeologici che fanno del Museumgrandtour una delle più estese reti museali della Regione Lazio. Si tratta di un territorio che esprime una propria identità fortemente radicata nella ricchezza diffusa di un patrimonio culturale unico nel suo genere, caratterizzato da un paesaggio straordinario che ancora oggi offre scorci di incontaminata bellezza. Con le loro collezioni di manufatti di estremo interesse allestite in edifici storici prestigiosi, i musei raccontano la storia di un territorio attraverso un arco cronologico che prende avvio dalle ere geologiche e percorre le tappe dell’evoluzione dell’uomo, in un affascinante viaggio attraverso il tempo. Le diverse tipologie museali (archeologica, storico-artistica, demoetnoantropologica e scientifica) propongono al visitatore un ampio ventaglio di offerte culturali e di servizi, con attività didattiche multidisciplinari, percorsi guidati e strumenti tecnologici in grado di soddisfare un pubblico dalle molteplici esigenze. La Comunità Montana dei Castelli Romani e Monti Prenestini, ente capofila e gestore del Sistema Museale, fa della sua lunga esperienza di lavoro in rete un proprio punto di forza poiché il network, ad oggi, rappresenta – ed i risultati lo dimostrano - la modalità più efficace di promuovere il patrimonio culturale di un territorio. E’per questo che saluto con grande piacere ed orgoglio la nuova iniziativa editoriale I taccuini del Museum Grand Tour che, in questa prima fase, raccoglie e documenta le numerose iniziative realizzate dai Musei del Sistema nell’ambito del progetto Visioni di paesaggio tra arte scienza e letteratura. Danilo Sordi Il Commissario XI Comunità Montana dei Castelli Romani e Monti Prenestini
“Visioni di paesaggio tra arte scienza e letteratura” è un progetto diffuso che ha visto protagoniste ben 14 sedi museali del territorio dei Castelli Romani e dei Monti Prenestini e che è stato realizzato nel corso dell’anno 2019 grazie ad un finanziamento della Legge Regionale 23 ottobre 2009, n. 26 - Avviso pubblico “La Cultura fa Sistema”. Da una riflessione collegiale su quale fosse un tema rilevante e comune denominatore del Sistema Museale “Museumgrandtour”, il paesaggio è emerso come il trait d’union capace di esprimere in maniera trasversale un territorio ampio ed eterogeneo, su cui insistono numerosi musei differenti per tipologia, allestimenti e contenuti. Quindi il paesaggio si è posto sin da subito come un tema la cui interpretazione poteva essere mediata dallo sguardo dell’uomo, sia esso letterato, artista, architetto, scienziato, collezionista. Nelle varie sedi che hanno ospitato il progetto, la tematica del paesaggio è stata declinata secondo desinenze e modalità di comunicazione di volta in volta adattate a contesti e strumenti eterogenei. La nuova collana I taccuini del Museum Grand Tour si apre dunque con una serie di piccoli cataloghi che raccolgono e documentano le molteplici iniziative realizzate sul territorio. I musei scientifici di Rocca di Cave e di Rocca di Papa, attraverso plastici 3D, hanno raccontato la lunga storia geologica ed evolutiva dell’area dei Castelli Romani e Monti Prenestini: dalle scogliere coralline e i dinosauri del Cretacico Superiore, al Vulcano Laziale, attivo negli ultimi 700 mila anni, alle glaciazioni e alle modifiche della linea di costa, fino ad arrivare al paesaggio attuale. Nel Museo Civico di Albano Laziale, il racconto dell’evoluzione antropologica - e non solo - del paesaggio è stato affidato alla fotografia attraverso due esposizioni di ampio respiro; nella Torre Medievale di Lanuvio è stata invece ospitata una mostra multimediale dedicata ai grandi viaggiatori di scoperta dell’800 (Middleton, Dodwell e l’erudita Marianna Dionigi) che avevano come meta quei siti archeologici dell’Italia Centrale fuori dalle tradizionali direttrici di viaggio e che rappresentavano per gli studiosi di allora oggetto di grande interesse. Il Museo Civico Archeologico “Roger Lambrechts” ha affrontato il tema del paesaggio in chiave storico-urbanistica, dedicando due convegni di studio, corredati da mostre documentarie, riguardanti uno le origini medioevali dell’abitato di Artena, l’altro i contesti urbani laziali della media Repubblica a confronto con l’abitato del Piano della Civita di Artena. La mostra Formazione e crescita del sistema urbano dei castelli romani e prenestini tra la tarda antichità ed il pieno medioevo, tenutasi presso le Scuderie Aldobrandini di Frascati, ha posto interrogativi interessanti: in che modo la Storia, l’Archeologia e l’Arte tracciano i segni per la ricostruzione del sistema insediativo. Il Museo di Palazzo Doria Pamphilj di Valmontone ha proposto del paesaggio una lettura in chiave contemporanea ospitando Microcosmo. Visioni
contemporanee di paesaggio dal mondo, una mostra internazionale con opere di oltre 40 artisti che hanno dialogato con le allegorie secentesche dei quattro continenti affrescate nelle volte. La Ferrovia-Museo della Stazione di Colonna ha prodotto Un itineracconto nella campagna romana, volume e progetto di ricerca presentati insieme ad un laboratorio di stampa artigianale: Un paesaggio in carta e inchiostro, realizzato per l’occasione in tiratura limitata. A Colleferro due giornate di rievocazione storica con personaggi in costume hanno ridato vita alla famosa Battaglia di Sacriporto, con paesaggi, documenti, materiali e immagini. Il Museo Diocesano di Albano Laziale ha raccontato invece le Trasformazioni e le rappresentazioni del paesaggio urbano attraverso conferenze, pannelli illustrativi ed un video con riprese aeree da drone, che restituiscono l’insieme della città di Albano da un punto di vista decisamente suggestivo. Il Museo Civico d’Arte di Olevano Romano, incentrato sulla pittura di paesaggio europea del Lazio, ha celebrato i suoi trent’anni di istituzione con una conferenza tenutasi presso il Museo Casa di Goethe in Roma e dedicata alle molteplici testimonianze pittoriche del paesaggio olevanese attraverso due secoli di storia dell’arte. La straordinaria cornice di uno dei borghi più belli d’Italia, Castel San Pietro Romano, attraverso il proprio Museo Diffuso, ha ospitato una mostra immersiva che ha accompagnato il visitatore attraverso le trasformazioni del paesaggio urbano dall’Antichità ai nostri giorni. Il Museo Diocesano Prenestino di Arte Sacra, infine, ha illustrato Il paesaggio prenestino, il territorio diocesano, gli insediamenti e la spiritualità con una mostra documentaria tesa ad evidenziare l’evoluzione dell’identità diocesana nel territorio prenestino a partire dalla testimonianza del martire Agapito. Dott.ssa Monica Di Gregorio Coordinatrice del Comitato Scientifico “Museumgrandtour”
John Izard Middleton: un archeologo americano nel Lazio ENTI PROMOTORI Regione Lazio Sistema Museale dei Castelli Romani e Prenestini – Museumgrandtour Comune di Lanuvio Museo Diffuso di Lanuvio PARTNER ISTITUZIONALI Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo (MiBACT) Museo Civico di Alatri COMITATO TECNICO ORGANIZZATIVO E COORDINAMENTO SCIENTIFICO DELLA MOSTRA Luca Attenni: Archeologo, Direttore del Museo Civico Lanuvino, Roberto Libera: Direttore del Museo Diocesano di Albano Laziale, Massimiliano Valenti: Direttore del Museo Civico di Albano Laziale COORDINAMENTO ORGANIZZATIVO Patrizia Di Fazio: Comunità Montana Castelli Romani e Prenestini REFERENZE FOTOGRAFICHE © Daniele Baldassarre, © Daniela Russo, © Paolo Gherardi Foto Comune di Alatri Archivio fotografico Museo Archeologico di Segni Archivio fotografico, Parco Archeologico di Norba Foto Parco Regionale dei Castelli Romani FILMATO: Massimo Ciafrei, Internosei Design Studio Testi e coordinamento scientifico: Luca Attenni Revisione testi: Benedetta Rizzo Contributi Organizzativi e Collaborazioni: Piero Bogetto, Gloria Cesarano, Giuseppe Granata, Olivia Lolli, Pia Pigliacelli, Benedetta Rizzo Servizi didattici: Museo Diffuso di Lanuvio, Liceo Ugo Foscolo di Albano Laziale Progetto grafico: Massimo Ciafrei, Internosei Design Studio RINGRAZIAMENTI Un particolare ringraziamento va a: Damiano Pucci Presidente della Comunità Montana Castelli Romani e Prenestini; Luigi Galieti Sindaco di Lanuvio; Simona Carosi Funzionario archeologo SABAP-RM-MET; Museo Civico di Segni, Parco Archeologico di Norma; Daniela Russo Fiorillo Parco dei Castelli Romani, Antonio Agostini Dirigente Settore Cultura e Turismo del Comune di Alatri; Gianluca Prestipino Liceo Foscolo di Albano Laziale; Francesca Galli XI Comunità Montana; Maria Cristina Vincenti Comune di Ariccia; Gruppo Speleoarcheologico Sotterranei di Roma; Michael Sica Liceo Foscolo di Albano Laziale.
John Izard Middleton. Un americano a Roma; o meglio un archeologo americano nel Lazio. Un magnifico scrittore d’esprit de finesse quale Marcel Proust nella sua grande opera ci ricordava come “il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma nell’avere occhi nuovi”. E proprio a quel nuovo sguardo del Middleton è dedicato questo nostro taccuino. Un’iniziativa culturale e conseguentemente editoriale quella de I Taccuini del Museum Grand Tour che va a suggellare nei casi di Lanuvio e Alatri quanto organizzato a inizio 2019 nella Torre Medievale della cittadina dei Castelli Romani e nella primavera dello stesso anno all’interno del Museo della città ciociara, nell’ambito del progetto Visioni di paesaggio tra arte scienza e letteratura, un progetto diffuso che ha virtuosamente coinvolto 14 sedi museali del territorio dei Castelli Romani e dei Monti Prenestini. Una mostra multimediale, quella lanuvina e alatrense, dedicata ai grandi viaggiatori di scoperta dell’800 e incentrata sulla figura proprio del Middleton, fino anche ad arrivare all’irlandese Edward Dodwell e all’erudita Marianna Dionigi, altra figura molto importante sia per Lanuvio che per Alatri. Viaggi di scoperta i loro che avevano come meta quei siti archeologici del Centro Italia al di fuori delle tradizionali direttrici di viaggio e che costituivano per gli studiosi dell’epoca motivo di notevole interesse. E Alatri e Lanuvio, proprio per quelle che sono le loro peculiarità storico – archeologiche erano tra le località visitate; ancora oggi i musei diffusi delle due città sono testimonianza di come essi ben si prestino a un’osservazione, a una scoperta dai più diversi punti di vista, all’insegna proprio di una multidisciplinarità che ne racconti la ricca e affascinante stratificazione. Carlo Fantini Alessandro De Santis Consigliere Delegato alla Cultura Assessore alla Cultura Comune di Alatri Comune di Lanuvio
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I luoghi del Latium Vetus esplorati e descritti da John Izard Middleton evocano itinerari lungo antichi tracciati, come quelli che dal guado sul Tevere nei pressi dell’Isola Tiberina raggiungevano i più antichi centri dell’entroterra, attraverso la dorsale collinare vulcanica della colata lavica di Capo di Bove, fino ai piedi dei Colli Albani. Come noto, su questa stessa direttrice fu realizzata la Via Appia, la prima via militare costruita ex novo dai Romani e la prima via censoria. Il percorso della Regina Viarum attraversa il Lazio meridionale, interessando alcune decine di comuni e un patrimonio di beni culturali e paesaggistici molto vasto, articolato ed eterogeneo. Il tracciato è legato alla sua origine di strada delle conquiste e all’interazione tra l’orografia dei luoghi e l’individuazione del più corto percorso possibile. Il rapporto della Via Appia con il paesaggio laziale è notevolmente differenziato lungo il suo percorso: in molti tratti l’Appia taglia i segni del territorio, in altri li asseconda, in altri ancora ne costituisce la traccia ordinatrice. Vi sono inoltre casi in cui il palinsesto paesistico ha cancellato la strada stessa o vi ha sovrapposto nuovi elementi, in sintonia o in contrasto con la traccia sottostante. L’intersezione della linea della strada con gli altri segni del territorio, come strade minori, canali, filari e siepi, ha determinato una diversificata serie di forme più o meno complesse. Questa ricchezza e varietà del paesaggio dell’Appia ne determina valore e potenzialità di sviluppo culturale e turistico. Il Parco Archeologico dell’Appia Antica ha il compito istituzionale di coordinare le attività di valorizzazione dell’intero tracciato da Roma a Brindisi. Nonostante le diverse fasi di sviluppo e i diversi contesti territoriali attraversati dall’antica strada, è possibile individuare alcuni obiettivi strategici comuni, come la necessaria manutenzione e il restauro del tracciato, il miglioramento e lo sviluppo dell’itinerario e dei servizi connessi, l’organizzazione di sistemi di gestione finalizzati allo sviluppo dell’offerta culturale e turistica locale. Punto di partenza imprescindibile per ogni processo di valorizzazione rimane tuttavia la conoscenza dei beni culturali e paesaggistici del territorio, alla quale questo volume contribuisce esemplarmente. Dott. Simone Quilici Direttore del Parco Archeologico dell’Appia Antica Un archeologo americano nel Lazio 15
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John Izard Middleton: un archeologo volta in queste architetture megalitiche sul monte americano nel Lazio Circeo (Fig. 1)5, la cui visione nel 1792 lo colpì a tal punto da continuare ad indagarle per i successivi Nell’anno 1812 fu pubblicato a Londra ad opera di 44 anni della sua vita6. J.I. Middleton1 il volume in folio “Grecian Remains La folgorazione di Petit Radel beneficiò in Italy, a Description of Cyclopian Walls and Roman dell’ondata di interesse verso un Antico “altro”, e Antiquities with Topographical and Picturesque Views attirò sulle mura poligonali l’attenzione non solo of Ancient Latium”. degli archeologi ma anche dei viaggiatori, che ne Nel capitolo introduttivo l’autore afferma di subirono il fascino e che si mossero alla scoperta voler circoscrivere il proprio interesse alle mura dei paesi del Lazio Meridionale fino ad allora poligonali, monumenti del Lazio anteriori a generalmente tagliati fuori dai percorsi turistici. quelli di età romana, i cui disegni accuratissimi In più, collocando la costruzione di queste mura accompagnano il testo e sono anzi l’oggetto in un’età remotissima e collegandola al misterioso principale della pubblicazione2. popolo dei Pelasgi, Radel caricò le mura di una La maggior parte delle città pelasgiche del Lazio forte valenza segnica per la cultura e per la Meridionale si trovava in un anonimato totale sensibilità del suo tempo: esse acquistarono un fino alla fine del ‘7003, quando il presule francese nuovo significato e divennero monumenti capaci L. Ch. Fr. Petit-Radel4 si imbattè per la prima di poderosa risonanza emotiva ed intellettuale negli anni in cui il classicismo e il neoclassicismo stavano entrando in crisi e stava emergendo, dal loro stesso interno, quella differente sensibilità verso l’antico che chiamiamo romantica7. In tale contesto, il successo della scoperta e la conseguente immediata produzione di un’ampia mole di documenti accesero il dibattito8 in cui la comunità si divise fra sostenitori del francese, come il Dodwell, e suoi detrattori9. Mentre attribuiamo la scoperta delle mura a pochi pionieri come Giuseppe Simelli, che, inviato dal Séroux d’Agincourt, esplorò le città sabine del Lazio settentrionale e dell’Umbria, attribuiamo invece la grande opera di documentazione delle sconosciute cinte del ‘Lazio del Calcare’, che 1 | Edward Lear, Veduta delle mura poligonali della cosiddetta avverrà negli anni compresi fra il 1805 (o meglio acropoli del Circeo, da Illustrated Excursions in Italy II, London 1846 fra il 1807) ed il 1809, all’americano John Izard Un archeologo americano nel Lazio 17
Middleton10, all’irlandese Edward Dodwell11, e a Il Viaggio di Middleton Marianna Candidi Dionigi12, tutti, va detto, fermi sostenitori della tesi ‘pelasgica’. Non erano essi Nella prima parte del suo viaggio, John Izard gli ultimi epigoni del Grand Tour, come spesso Middleton percorre la via Appia, la via Regina, si è sentito dire, ma «savants» impegnati in una asse di penetrazione di un territorio che deve la precisa opera di documentazione archeologica13. sua particolare morfologia e la generosità del suo Grazie all’utilizzo delle migliori tecnologie clima alla natura vulcanica dei Colli Albani, e che dell’epoca, fra le quali le camere chiare e costituisce quasi un unicum per la continuità dell’ oscure14, e alle minuziose misurazioni dal vero orografia, del paesaggio e delle sue relazioni con che verificavano e correggevano le immagini Roma16. così ottenute, essi produssero in numero Il tracciato romano abbandonato in età medievale impressionante i documenti che il dibattito all’altezza di Albano Laziale fu recuperato con la scientifico richiedeva: non si trattava di vedute parziale bonifica delle Paludi Pontine dalla fine del ma veri e propri rilievi accurati. Nelle edizioni dei Settecento, quando fu realizzata anche la nuova loro lavori (e in questo la nostra Marianna Dionigi strada tra Albano, Ariccia, Genzano e Velletri. batté tutti sul tempo, dando alle stampe il celebre Qui il territorio è fittamente intriso di tracce della Viaggio già nel 1809!) le stampe erano corredate sua storia, poichè le distese di verde si alternano da minuziose descrizioni dei monumenti oggetto alle rovine antiche, e la trasformazione degli di studio15. agglomerati Castellani ha visto la costruzione delle Da questo momento, dunque, le città dei monti ville suburbane avvenuta tra fine Cinquecento e a sud di Roma dotate di mura vengono visitate inizi Seicento. da artisti di diverse nazionalità che ne fanno Nello stato pontificio il sistema delle strade riproduzioni pittoriche o a stampa ed escono si avvaleva delle vie consolari romane, anche dall’isolamento e dalla trascuratezza a cui se delle antiche strutture stradali rimanevano l’itinerario classico del Grand Tour le aveva soltanto tratti di pavimentazione o appena condannate. il tracciato17. Le condizioni delle strade dipendevano strettamente dalle stagioni e dalla frequenza della manutenzione. Goethe annotava nei suoi “Viaggi in italia“anche la direzione del vento e le condizioni del tempo, sottolineando che chi viaggia per terra è in loro soggezione quasi quanto il navigante18. La Campagna Meridionale di Roma suggestionò fortemente Middleton: i laghi di Albano e Nemi (Figg. 2 -3), i mausolei, le vestigia archeologiche di 18 John Izard Middleton
2 | John Izard Middleton, Veduta del Lago di Nemi e Albano da Monte Cavo, incisione colorata ad acquatinta, 1812, da Grecian Remains in Italy, a Description of Cyclopian Walls and Roman Antiquities with Topographical and Picturesque Views of Ancient Latium 3 | Veduta del Lago di Nemi e Albano da Monte Cavo ( foto di Paolo Gherardi, per gentile concessione del Parco dei Castelli Romani) età romana (Fig.4) e i borghi dei Castelli Romani19 romana quando si lascia alle spalle Roma, spiccavano in un paesaggio pieno di contrasti uscendo dalla porta di San Giovanni in Laterano: tra le opere dell’uomo e la natura che sembrava gli acquedotti in rovina attraversano il paesaggio riappropriarsi del territorio modificato da secoli in ogni direzione; in particolare, il Monte Cavo21 di storia20. è pittoresco da qualsiasi lato esso sia ammirato22. Middleton dice che nulla agli occhi del viaggiatore Middleton descrive la vista dalla finestra del è più allettante che la vista della campagna Convento sulla sommità del Monte Cavo come Un archeologo americano nel Lazio 19
4 | Ninfeo dorico ( per gentile concessione dell’archivio fotografico del Parco dei Castelli Romani) una delle più interessanti al mondo, poichè i resti archeologici ancora visibili delle antiche 5 | Albano Laziale, fontana di Piazza Pia con il Duomo sullo sfondo ( foto di Daniela Russo Fiorillo) città abbracciano lo svolgimento complessivo dell’Eneide, dal promontorio di Circe fino alla del 1809. foce del Tevere23. Descrive l’area di Palazzolo e il suo convento, Resta particolarmente colpito dalla città di Albano dove ritiene sorgesse l’antichissima città di (Fig.5), dove si sofferma a descrivere il cosiddetto Albalonga, conformandosi al parere di Dionigi di sepolcro degli Orazi e Curiazi24 e le vaste vestigia Alicarnasso25, e in cui si trova il sepolcro singolare, della villa di Domiziano, scena di tutte le follie antichissimo, scolpito nella solida roccia, che del tiranno durante la sua giovinezza, dove però identifica con un monumento funebre di qualche non trova rovine che lo inducano a tirar fuori il re di Albano26. suo quaderno da disegno, poiché esse consistono Identifica Rocca di Papa con l’antico Forum solamente in lunghi terrazzi con le loro sostruzioni. Popilii27. Middleton fa risalire l’origine della moderna città Middleton sente la fascinazione di ogni cosa che di Albano ad un accampamento pretoriano, di cui riguarda il piccolo Lago di Nemi: sostiene che il descrive la consistente porzione di mura ancora nome datogli dagli antichi, Specchio di Diana, ne visibili la cui parte più intatta funge da muro riverberi la bellezza e che in nessun modo delude di confine e di fondamenta del convento di San le aspettative del viaggiatore: più piccolo del lago Paolo, dove egli stesso ha abitato nei mesi estivi di Albano, è esteticamente molto più gradevole; 20 John Izard Middleton
6 | John Izard Middleton, Segni cosiddetta Portella, incisione colorata ad acquatinta, 1812, da Grecian Remains in Italy, a Description of Cyclopian Walls and Roman Antiquities with Topographical and Picturesque Views of Ancient Latium (per gentile concessione del Museo civico di Segni) verso qualsiasi lato il viaggiatore si volti, è possibile contemplare paesaggi sublimi di cui 7 | John Izard Middleton, Segni porta S. Pietro, incisione colorata ad il lago, circondato dagli alberi, resta comunque acquatinta, 1812, da Grecian Remains in Italy, a Description of Cyclopian Walls and Roman Antiquities with Topographical and Picturesque Views l’attrattiva principale28. of Ancient Latium (per gentile concessione del Museo civico di Segni) Descrive poi Velletri, il lago di Giulianello, Cori dove inizia la vera regione ciclopica e ancora Cora, descrive i muri superstiti che erano stati rialzati Norba, Segni, Alatri, Ferentino, che incoronano allo scopo di sostenere la collina; a Norba descrive le loro ripide colline con possenti mura, un’enorme porta, con le pareti ben conservate che testimoniando quanto fosse densa la popolazione rappresentano un esempio significativo di opera pelasgica del posto. ciclopica. Le mura ci parlano di quanto lunghe e terribili I resti che si conservano a Segni e Alatri sono i più fossero state le guerre in questi territori e di come importanti e pertanto li descrive nei dettagli. fosse progredita la civiltà locale che aveva bisogno Della moderna città di Segni, racchiusa tra le di proteggersi con cinte difensive, tanto elaborate antiche mura, Middleton evidenzia che occupa nel progetto e tanto enormi nelle dimensioni da meno della metà dello spazio della città antica. richiedere uno sforzo vasto e protratto, un lavoro Le mura poligonali di Segni sono le più antiche immenso per la loro costruzione. A Cori Middleton (Figg. 6-7): realizzate nel primo stile ciclopeo, Un archeologo americano nel Lazio 21
cioè squadrate rozzamente, sono a giudizio di nessuna delle città sopra menzionate: sulle pareti Middleton confrontabili solo con una parte di un esterne ed interne adiacenti al cancello vi sono muro a Cori e di un altro a Palestrina. due bassorilievi deturpati dallo scorrere del La cinta muraria signina si estende per due tempo (Fig.8). Dopo essere stati attentamente miglia di circonferenza e conta otto porte antiche, esaminati sia sul posto che attraverso un calco, tali di cui quattro ancora dotate dei loro architravi bassorilievi sono stati riconosciuti dagli antiquari perfettamente conservati. Di queste quattro porte come “Custos furum atque avium, cum falce saligna29”. Middleton e i suoi compagni di viaggio scavano “Sul lato dove si trova questa porta, la cittadella le basi scoprendo che la terra le aveva invase per è difesa da un baluardo molto alto che sostiene due o tre piedi. la piattaforma del livello antico; vi è un cancello La prima e più grande porta, chiamata Porta aperto in questo bastione. L’intero bastione, che si Saracena, è composta da cinque enormi blocchi: estende in dimensioni uguali attorno alla maggior due montanti, due inclinati ad angolo di circa parte della cittadella, è formato da immensi quaranta gradi, ed un quinto a formare l’architrave, blocchi poligonali (Fig. 9)30; la pietra, che forma che appare sbadatamente spalancato. Le altre l’architrave della porta, è lunga quasi quindici porte sono più piccole e abbastanza ordinarie. piedi e mezzo, larga sette e spessa altrettanto; lo In molti tratti delle mura di Segni, dove l’opera spessore del muro, nel punto in cui si trova questo ciclopica era stata in parte demolita, Middleton cancello, è di quarantatre piedi”. nota una particolarità che a suo dire poteva far luce sul metodo di costruzione utilizzato quando si desiderava ottenere maggiore solidità. Sulla superficie interna delle pietre lasciate scoperte dalla demolizione della parte superiore del muro, vi sono fori oblunghi tagliati nel blocco, alcuni lunghi circa otto o dieci pollici e larghi un pollice e da due o tre profondi. La pietra superiore, che si adattava a questi, era scavata nello stesso modo per consentire l’introduzione di un pezzo di legno o di ferro lungo una decina di centimetri e largo quattro o sei che, una volta incassato all’interno del muro, avrebbe impedito che le pietre venissero rimosse da qualsiasi ferita esterna. 8 | John Izard Middleton, Alatri Porta S. Pietro, incisione colorata ad acquatinta, 1812, da Grecian Remains in Italy, a Description of Cyclopian Ad Alatri, entrando nella porta di San Pietro, Walls and Roman Antiquities with Topographical and Picturesque Views evidenzia una caratteristica riscontrabile in of Ancient Latium 22 John Izard Middleton
9 | Veduta dall’alto dell’acropoli di Alatri ( Foto Daniele Baldassarre) epoca i romani riproducevano “contra invidentium effascinationes” (Fig. 10)31. Con una descrizione delle tombe scavate nella roccia di Valmontone, dei resti a Palestrina, e degli oggetti di interesse sulla via tra quest’ultima e Roma, il Middleton conclude il suo viaggio e il suo lavoro. Ventidue anni dopo la pubblicazione del suo volume, alcune delle incisioni in esso contenute vennero ristampate per il noto lavoro postumo di Dodwell “Views and descriptions of cyclopean or pelasgic remains in Greece and Italy”, che pure trattava il tema dei Pelasgi nel Lazio 32. 10 | John Izard Middleton, Alatri Porta dei Falli, incisione colorata ad Luca Attenni acquatinta, 1812, da Grecian Remains in Italy, a Description of Cyclopian Walls and Roman Antiquities with Topographical and Picturesque Views of Ancient Latium Sul lato opposto della cittadella c’è una piccola porta, sul cui architrave si trova una scultura di uno di quei “satyrica signa” che fino a tarda Un archeologo americano nel Lazio 23
Note Età repubblicana» (ATTA 9), Roma 2000, pp. 91- 102. Sul dibattito sorto intorno alle mura poligonali 1. Il signor John Izard Middleton apparteneva alla agli inizi del XIX secolo e sull’apporto dato da Petit nota famiglia della Carolina del Sud distintasi Radel e dalla Dionigi si vedano anche: G. Lugli, per il servizio pubblico storico e per l’alta cultura La tecnica edilizia romana con particolare riguardo ereditaria dei suoi membri principali. Nato nel a Roma e Lazio, I, Roma 1957, pp. 53-60 e i recenti 1785, era figlio del patriota e sottoscrittore della contributi di Fausto Zevi e Anna Pasqualini nel Dichiarazione di indipendenza, Arthur Middleton. volume Omaggio a Marianna Dionigi (L. Attenni - A. 2. Il volume, frutto dei due viaggi nel Lazio Pasqualini a cura di), Atti del Convegno di studio Meridionale intrapresi nel 1808 e nel 1809, è Lanuvio 22 Maggio 2005, Velletri 2007. apparso in un momento poco propizio perché 4. Louis Charles François nacque a Parigi il ottenesse la risonanza che meritava: gli ultimi 26 Novembre 1756; iniziato alla carriera anni della lotta contro Napoleone accentravano ecclesiastica, venne nominato vicario generale su di sé l’attenzione distogliendola dallo studio nel 1788 nella Diocesi di Couserans. Scoppiata dell’antichità. Inoltre la guerra tra gli Stati Uniti e la la Rivoluzione Francese nel 1789, fu interdetto Gran Bretagna interruppe le relazioni politiche e gli come prete refrattario e venne a Roma sotto la scambi culturali tra i due paesi per tre anni. Il libro protezione del Papa Pio VI. Vi rimase tra il 1791 di Middleton avrebbe potuto attirare l’attenzione e il 1800, ottenendo incarichi di esperto botanico di alcuni studiosi e artisti, ma scomparve alla vista e bibliotecario. Rientrato in Francia divenne nel prima che il suo valore fosse riconosciuto e che 1805 conservatore della biblioteca Mazzarino e fu potesse assicurare al suo autore la reputazione molto attivo nel continuare gli studi sulle mura. che avrebbe meritato. Vedi Charles Eliot Norton, L. Ch. Fr. Petit-Radel, Recherches sur les monuments The First American Classical Archæologist, in «The cyclopèens et description de la collection des modèles en American Journal of Archaeology and of the relief composant la Galerie Pélasgique de la Bibliothèque History of the Fine Arts» Vol. 1, No. 1 (Jan., 1885), Mazarine, Paris 1841. pp. 3-9. 5. Qui si era recato con lo scopo ufficiale di raccogliere 3. G. Guadagno, 1809-2009. Una tradizione di due secoli una piccola palma da inserire in un orto botanico di studi e ricerche sugli insediamenti megalitici, in Le romano di cui era divenuto direttore. Abbiamo mura megalitiche. Il Lazio meridionale tra storia e mito, una bellissima immagine litografata del 1846 Roma 2009, pp. 19-37; De Caprio V., Viaggiatori nel dell’artista Edward Lear (Fig.1) che dà l’idea Lazio, Fonti Italiane 1800-1920, Roma, 2007. Facevano dell’importanza della cosiddetta acropoli del eccezione le città di Palestrina e Tivoli, monumenti Circeo. Questa immagine è parte integrante di un menzionati da fonti letterarie antiche come Cori o volume pubblicato dal Lear nell’Agosto del 1846 Priverno. Si veda a riguardo: D. Palombi, Intorno composto di 25 vedute, che prende in esame molte alle mura di Cori, in «Fortificazioni antiche in Italia, località nei territori dello Stato Pontificio. E. Lear, 24 John Izard Middleton
Illustrated Excursions in Italy II, London 1846. Caetani. Vedi F. M. Cifarelli, Il Petit-Radel e la 6. Nel 1801 di fronte alla Classe d’Histoire et de riscoperta delle città ‘Pelasgiche’, in M. Cancellieri, Littérature Ancienne dell’Institut de France, e poi di F. M. Cifarelli, D. Palombi, S. Quilici Gigli a cura nuovo nel 1803 di fronte alla Classe des Beaux-Arts, di, Tra memoria dell’antico e identità culturale. Tempi pose all’attenzione del mondo accademico questi e protagonisti della scoperta dei Monti Lepini, Roma monumenti, ipotizzando che essi, diffusi tanto in 2012, pp.33-48. Grecia quanto in Italia, fossero la testimonianza 8. Solo dopo che le successive indagini di Dodwell della presenza in queste regioni del popolo dei e Gell in Grecia e nelle isole del Mediterraneo Pelasgi. Tale teoria era basata sulla conoscenza avevano confermato le sue opinioni, l’origine dei testi antichi ma mancava di documentazione pelasgica di queste antiche mura venne considerata iconografica, pertanto l’Institut de France chiamò a probabile, ed esse vennero classificate in tre o raccolta con un bando i Savans perchè realizzassero quattro ordini diversi, secondo la forma e la posa questa documentazione. Vedi F. M. Cifarelli, Il delle loro pietre. Dodwell, che in precedenza Petit-Radel e la riscoperta delle città ‘Pelasgiche’, aveva visitato la Grecia, era uno dei “gentiluomini in M. Cancellieri, F. M. Cifarelli, D. Palombi, S. inglesi” nella cui compagnia Mr. Middleton Quilici Gigli a cura di, Tra memoria dell’antico e disegnava e studiava le mura del Lazio. Non mancò identità culturale. Tempi e protagonisti della scoperta di notare la somiglianza tra l’opera ciclopica di una dei Monti Lepini, Roma 2012, pp.33-48. Nel 1804 terra e l’altra, eppure solo nel 1818 pubblicò il suo viene pubblicato il testo degli Eclaircissemens eccellente “Tour classico e topografico attraverso nel Magasin Enciclopédique, e il bando diede la Grecia”, in cui ha richiamato l’attenzione ancora l’avvio alla riscoperta delle città Pelasgiche. Non si una volta su questi resti più antichi della civiltà trattava della scoperta di monumenti sconosciuti, europea. le mura erano infatti note da anni, ma solo da allora 9. Parallelamente, si alza la voce della scuola tedesca: cominciano a essere effetto di studio e di dibattito. nelle fasi iniziali si contrappose alla teoria del V. De Caprio, Viaggiatori nel Lazio. Fonti italiane Petit-Radel il Sickler, le cui dure critiche furono 1800 - 920, Istituto Nazionale di Studi Romani, ospitate, con grande disappunto del primo nella Roma 2007. rivista francese Magasin Encyclopédique: in sintesi, 7. Ulteriore cassa di risonanza degli Eclaircissemens il Sickler si mostrava fermo sostenitore della fu il fatto che tale bando venne rilanciato da pertinenza delle strutture ‘ciclopiche’ ad età altri prestigiosi istituti: sappiamo dal Petit- Radel romana, riprendendo peraltro la teoria secondo che nello stesso 1804 l’Accademia dei Lincei a la quale esse altro non erano che l’opus incertum Roma distribuì un Invito agli amatori delle belle di Vitruvio. Vedi F. M. Cifarelli, Il Petit-Radel e la arti e delle antichità volto a un’analoga raccolta di riscoperta delle città ‘Pelasgiche’, in M. Cancellieri, documentazione destinata all’abate Scarpellini F. M. Cifarelli, D. Palombi, S. Quilici Gigli a cura molto attivo nei circoli romani facenti capo al di, Tra memoria dell’antico e identità culturale. Tempi Un archeologo americano nel Lazio 25
e protagonisti della scoperta dei Monti Lepini, Roma assomigliare ai disegni originali. J. I. Middleton, 2012, pp.33-48. Le teorie degli studiosi tedeschi Grecian Remains in Italy, a Description of Cyclopian ebbero presto il sopravvento, seguite ormai dalla Walls and Roman Antiquities with Topographical and gran parte di coloro che, dal Canina al Fonte-a- Picturesque Views of Ancient Latium, London 1812. Nive, vollero occuparsi più o meno direttamente 15. Fu Middleton il primo a presentare le mura del problema. R. Fonte-a-Nive, Sui monumenti della città di Segni partendo da Porta Saracena ed altre costruzioni poligonie od epimonolitiche dette e proseguendo lungo il circuito in senso orario, ciclopee, saturnie o pelasgichee e sui resti di tali fabbriche chiudendo con la descrizione del tempio di esistenti nella provincia romana, Roma 1887. Sul tema Giunone Moneta. Vedi F. M. Cifarelli, Il Petit-Radel della discussione: P. Pinon, Pierre-Adrien Pâris e la riscoperta delle città ‘Pelasgiche’, in M. Cancellieri, (1745-1819), architecte, et les monuments antiques de F. M. Cifarelli, D. Palombi, S. Quilici Gigli a cura Rome et de la Campanie, Rome 2007. di, Tra memoria dell’antico e identità culturale. Tempi 10. J. I. Middleton, Grecian Remains in Italy, a e protagonisti della scoperta dei Monti Lepini, Roma Description of Cyclopian Walls and Roman Antiquities 2012, pp. 33-48. with Topographical and Picturesque Views of Ancient 16. I. Salvagni, Oltre e attraverso Roma. I teatri del Grand Latium, London 1812. Tour, pp. 1-6. 11. E. Dodwell, Views and Descriptions of Cyclopian, or 17. Gli itinerari di viaggio tra una locanda di posta Pelasgic Remains, in Greece and Italy, London 1834. e l’altra hanno rappresentato una realtà di lunga 12. M.Candidi Dionigi, Viaggio in alcune città del Lazio durata nell’Europa Moderna. Tutti i viaggiatori, che diconsi fondate dal re Saturno, Roma 1809. con poche eccezioni fino alla prima metà del XIX 13. F. M. Cifarelli, Il Petit-Radel e la riscoperta delle secolo, percorrono le stesse strade, attraversano le città ‘Pelasgiche’, in M. Cancellieri, F. M. Cifarelli, stesse campagne. Si veda A. Finocchi, In viaggio, D. Palombi, S. Quilici Gigli a cura di, Tra memoria Itinerari, locande e guide postali, pp. 285-290. dell’antico e identità culturale. Tempi e protagonisti 18. J. W. Goethe, Viaggio in Italia, Milano 1993, p. 7. della scoperta dei Monti Lepini, Roma 2012, pp. 33-48. 19. Del resto i Castelli Romani, con la campagna 14. Questa precisione è stata resa possibile dall’uso incontaminata e ricca di rovine che evocavano della camera oscura. “La maggior parte dei ai viaggiatori i luoghi dell’Arcadia perduta, miei contorni”, dice, “in effetti, potrei dire tutte divengono tra XVIII e XIX sec, una delle mete le distanze e quelle parti dell’immagine che preferite del Grand Tour. F. Sbaraglia, I luoghi del richiedono la precisione dell’antiquario più che ristoro, pp. 296-301. la grazia dell’artista,” sono garantite da questo 20. A. Brilli, Il Petit Tour. Itinerari minori del viaggio in processo meccanico. “In seguito li ho ritoccati sul Italia, Milano 1988, p.118. posto e ho dato quella grazia di dettagli che era 21. I resti di questo tempio consistono adesso in impossibile ottenere mentre la carta era sotto la un muro in peperino. Middleton ha trovato lente.” Le incisioni sono state colorate a mano per similmente, in un campo adiacente al Convento, 26 John Izard Middleton
parte di una piccola colonna scanalata di marmo ottenne il trionfo: questa è l’opinione di (Ligarius); bianco. Piranesi ha disegnato diversi frammenti troviamo in Plutarco che i resti di Pompeo furono di questo tempio nel suo lavoro sulle antichità portati e depositati ad Albano. di Albano. Il tempio doveva essere piccolo, se lo 25. Dionigi di Alicarnasso Antichità Romane 1,9, 1-2. dobbiamo giudicare tramite i frammenti disegnati Middleton si sorprende che non ci siano più resti da Piranesi e che io stesso vidi. delle mura di Alba, città che venne, come ci riferisce 22. Middleton sottolinea come dalla sommità Virgilio, fortificata due volte. del monte sia possibile trovare una porzione 26. Middleton riporta le varie congetture formulate dell’antica via trionfale che conduceva al tempio di al suo tempo che riguardavano il monumento Iuppiter Latialis e che al tempo del suo viaggio era in funerario: un’ipotesi lo identifica con il sepolcro di condizioni di perfetta preservazione, con la base di un console, Cn. Cornelius, secondo Livio ammalatosi circa undici palmi Romani o di otto piedi Inglesi. dopo aver fatto un sacrificio sul Mons Albanus, e poi 23. Il promontorio di Circe, la città di (Circeii?), la morto a Cuma, mentre un’altra ipotizzava che fosse palude Pontina, il sito di Nettuno, un’antica città la tomba di Tullius Hostilius. Sulla decorazione del dei Volsci, il Porto d’Anzo, l’antica Antium, sulla sepolcro si veda: Shaefer Th, Imperii insigna. Sella costa, e quasi in linea con Albano, c’è il sito di curulis und fasces. ZurRepräsentation Römischer Ardea, la capitale dei Rutuli, più vicino alla voce Magistrate, Mainz 1989, pp. 265-272, nr. 18 tavv. 38 del Tiber, c’è Pratica, l’antica Lavinum, poi l’antica e 39. Laurentum e, immediatamente sulla foce del Tiber, 27. Livio lib. VII c. 25. ci dice che Forum Popilii prese c’è Ostia. Guardando ancora a sinistra, sul primo il suo nome da M. Popilius Lenatus, che sconfisse rilievo al di sopra del lago più piccolo c’è Nemi, i Galli, e li obbligò a prendere rifugio in questo dalla quale prende il nome il lago; costeggiando castello dove rimasero fino a quando il rigore della questo lago a sinistra, troviamo su di una collina stagione li forzò a scendere verso la pianura, oggi distante la città di Lanuvium (odierna Lanuvio). denominata Campi D’Annibale. Vicino sulla destra, e al di sopra del lago, c’è la città 28. Non posso fare a meno di pensare, come Kircker, di Genzano, l’antica Cynthianum, chiamata così che ci sia una naturale comunicazione sotterranea dal tempio di Diana. Ancora a destra Middleton tra i laghi di Albano e di Nemi; lui la piazza al di descrive Ariccia, che dice fondata da Archilocus, sotto di alcune rovine chiamate l’eremitaggio, e le uno dei primi re dei Siculi, e che si trovava in guide mostrano ancora questo luogo come essere la precedenza sulla via Appia Antica le cui rovine parte più profonda del lago; invero come un punto sono ancora visibili poco sotto la città moderna. in cui “il piombino non suonò mai”. É al di sotto di 24. Questo è adesso fortunatamente smentito. La un albero incurvato, e qui il lago assume quel colore congettura più accreditata è che sia la tomba di blu che sempre indica le acque profonde. Potrebbe Pompeo e che le cinque torri, di cui tre sono cadute, questo paesaggio non indicare la comunicazione? alludevano alle sue cinque vittorie, per le quali 29. Georg. IV. 110. Un archeologo americano nel Lazio 27
30. F. Zevi, Alatri, in Hellenismus in Mittelitalien, dei quali hanno addirittura svalicato il I millenio Gottingen 1976, pp. 84-96; S. Gatti, Per una rilettura avanti Cristo; sia tra gli stessi archeologi, le cui dell’acropoli di Alatri, in «Lazio e Sabina», III, Roma valutazioni variano invece dal VI secolo per l’arx 2006, pp. 289-296. fino al I a.C. per il circuito esterno. I blocchi della 31. “Una fotografia di Stillman di questo cancello cinta muraria dell’acropoli, in calcare locale, offre la prova della straordinaria vivacità provengono dai banchi del colle dell’acropoli del disegno di Middleton. In ogni blocco del stessa, ancora affioranti, in alcuni tratti, dal piano cancello la parete vicina appare nell’incisione di campagna. Lungo il percorso dell’acropoli non esattamente nella stessa fotografia; e il si aprono due ingressi; la Porta Maggiore, con confronto di queste due rappresentazioni, così il monolite dell’architrave che pesa circa 30 come di altre in cui il signor Stillman ha preso tonnellate e la Porta Minore che presenta anch’essa la stessa opinione, stabilisce l’intera affidabilità un architrave ragguardevole, che prende il nome delle tavole del signor Middleton.” A pianta da tre bassorilievi, disposti a T, che raffigurano dei trapezoidale, l’Acropoli di Alatri per la sua mole, falli. due ettari di area ed interamente visibile lungo i 32. Il libro non contiene riferimenti al giovane circa 400 metri di perimetro percorrendo la Via americano che era stato compagno del suo autore Gregoriana, le proporzioni e le dimensioni dei nello studio delle antichità latine e il cui libro non singoli blocchi rappresenta una degli esempi più era riuscito a garantire l’attenzione che meritava. significativi di cinta muraria in opera poligonale. Gli importanti scavi diretti dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici del Lazio tra il 1976 ed il 1979 hanno riportato alla luce, nella zona retrostante i cosiddetti “Santuari”, un basamento in opera poligonale più diversi reperti che ne indicano la funzione di luogo di culto, e che in alcuni esemplari dovrebbero risalire quantomeno al V sec. a.C.. Ciò è particolarmente significativo: perché proverebbe che una prima fortificazione sulla cima del colle si ebbe almeno in epoca tardo arcaica. Quello della datazione dell’Acropoli di Alatri (e della cinta urbana, da molti comunque ritenuta più tarda) rimane in effetti un dibattito aperto, con una forbice temporale assai ampia. Sia tra gli “appassionati” sostenitori di una maggiore arcaicità di queste “costruzioni ciclopiche”, alcuni 28 John Izard Middleton
33. Traduzione di Maria Scerrato Un archeologo americano nel Lazio 29
POTENZIAMENTO DELL’EDUCAZIONE AL PATRIMONIO CULTURALE, ARTISTICO, PAESAGGISTICO. La collezione epigrafica del Museo Civico di Alatri: la vita pubblica e privata nell’Alatri romana. Idea progettuale: Prof. Daniele Scarchilli Fondi Strutturali Europei – Programma Operativo Nazionale “Per la scuola, competenze e ambienti per l’apprendimento” 2014-2020. Asse I – Istruzione – Fondo Sociale Europeo (FSE). Obiettivo Specifico 10.2 – Miglioramento delle competenze chiave degli allievi. Azione 10.2.5 - Azioni volte allo sviluppo delle competenze trasversali con particolare attenzione a quelle volte alla diffusione della cultura d’impresa. Codice identificativo progetto 10.2.5A-FSEPON-LA-2018-70. Alatri, Istituto Magistrale “Luigi Pietrobono” in partenariato con il Museo Civico Comunale Anni Scolastici 2018-19 e 2019-20 Organizzazione: Istituto Magistrale “Luigi Pietrobono” di Alatri: Prof.ssa Simona Scarsella, Dirigente Scolastico; Dott.ssa Manuela De Vecchis, Gestione amministrativa contabile; Prof. Daniele Scarchilli, Supporto organizzativo; Prof.ri Rocco Torre, Achille Gussati, Umberto Carotenuto e Angela Flori, Tutor; Prof. Roberto Fiorletta, Referente per la valutazione; Antonio Pagliarella, Assistente tecnico; Savina Maria Luisa, Assistente amministrativo. Esperti esterni: Dott. Luca Attenni; Dott.ssa Nadia Fagiani; Dott.ssa Orietta Dora Cordovana Comune di Alatri: Dott. Antonio Agostini, Responsabile del Sevizio Cultura; Dott. Luca Attenni, Direttore del Museo Civico Pia Pigliacelli, Collaboratrice del Museo di Alatri, Silvia Rufi, Collaboratrice del Museo di Lanuvio Partecipanti alle attività: gli alunni degli indirizzi di studio Classico, Scientifico, Linguistico e Scienze Umane Arquati Giulia, Ceci Francesca, Evangelisti Andrea, Galuppi Emilia, Galuppi Gabriele, Giudici Giulia, Gizzi Ilaria, Graziani Marianna, Imperatore Giulia, Marcoccia Pierpaolo, Meta Gabriel Jan, Mocci Stefano, Pelloni Matteo, Quadrozzi Luca, Ritarossi Martina, Rondinara Greta, Rosatella Simone, Santurro Gianluca, Tagliaferri Simone, Toska Elona, Umbri Marco, Barbi Elisa, Bracaglia Morante Elisabetta, De Santis Danila, Di Pietropaolo Diego, Fioramonti Francesca Romana, Gallucci Sofia, Macera Christian, Martelli Giulia, Neccia Alessandro, Strabone Giulia, Talone Alessio, Tucciarelli Annalisa, Tulli Aurora, Vergato Maria Ludovica, Potenziani Giulia, Angelucci Chiara, Baldassarra Beatrice, Di Benedetto Carmine, Fontani Paola, Girolami Marta, Gjermeni Felisia, Mafferri Lorenzo, Notarmei Chiara, Toti Maria Lucia, Ferrante Giulia, Campoli Chiara, Sevri Alice, Rossi Giorgia, Belardi Michelle, Bianchi Niko, Boudour Linda, Capone Lucia, Del Signore Nicolò, Denni Annamaria, Fortini Arianna, Graziani Tommaso, Ierussi Valentina, Moriconi Michele, Pietrobono Alessio, Ronti Filippo, Sabellico Gabriele, Secchi Matteo, Galante Rebecca, Latini Martina, Rizzo Davide, Rossi Eleonora, Fanelli Massimiliano, Mambolo Alessio, Marucci Tommaso, Pica Giacomo, Rossi Elisa, Sabellico Rachele, Sau Gabriel, Sgambato Emily, Tosti Sofia, Trulli Sofia, Vatra Giulia, Vona Mattia, De Somma Riccardo, Gneo Stefano, Piccirilli Flaminia, Shehaj Klaudio, Galuppi Laura, Caperna Gabriele, Caporilli Davide, Cinti Federica, Coccia Giorgia, Costantini Syria, Dell’uomo Federico, Frioni Diego, Lemma Giacomo, Panacchia Gioia, Pantano Lorenzo, Promutico Samuele, Sabellico Chiara, Sabellico Giorgia, Santucci Aurora, Santurro Beatrice, Trinti Kimberly, Trulli Federica, Giralico Giada, Mirchi Ludovica, Scardella Beatrice. 30 John Izard Middleton
L’Istituto Magistrale Luigi Pietrobono di Alatri ha promosso negli anni scolastici 2017/18 e 2018/19 il progetto denominato “La collezione epigrafica del Museo Civico di Alatri: la vita pubblica e privata nell’Alatri romana”. L’iniziativa si inseriva nel quadro delle azioni finalizzate al potenziamento dell’educazione al patrimonio culturale, artistico, paesaggistico, di cui all’Obiettivo Specifico 10.2 - Azione 10.2.5 del Programma Operativo Nazionale (PON) “Per la Scuola, competenze e ambienti per l’apprendimento” per il periodo di programmazione 2014-2020. Il progetto è stato incentrato sulla collezione epigrafica del Museo Civico di Alatri in quanto i materiali epigrafici contenuti rappresentano un fondamentale strumento di conoscenza del momento di grande splendore vissuto dalla città di Alatri tra III e II secolo a.C. e di cui restano ancora oggi visibili sul territorio importanti e numerosi resti e reperti archeologici. Le attività del progetto hanno voluto contribuire alla costruzione di un valore di cittadinanza che comprenda anche la sensibilizzazione di studentesse e studenti ai problemi del patrimonio culturale, artistico e paesaggistico del territorio, cercando di sensibilizzarli alle tematiche della conoscenza, del ripristino e del mantenimento dei beni stessi e riconoscendo la centralità della scuola nella formazione della cultura e dei comportamenti dei cittadini. Per l’attuazione di questo progetto l’Istituto Pietrobono ha stabilito un accordo di partenariato con il Museo Civico del Comune di Alatri e ottenuto la collaborazione della Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Frosinone, Latina e Rieti. Le principali attività svolte hanno riguardato la storia antica del territorio della Valle Latina, il patrimonio archeologico del Museo Civico e della città, la legislazione dei beni culturali, la museologia. Un modulo in particolare è stato dedicato all’epigrafia latina, dove è stata esaminata la fonte epigrafica sia dal punto di vista storico e linguistico sia dal punto di vista monumentale ed iconografico. Particolare interesse hanno suscitato tra gli studenti le pratiche di didattica laboratoriale come la catalogazione e conservazione dei reperti archeologici. Alle attività del progetto hanno partecipato complessivamente 117 studenti delle classi terze, quarte e quinte, coordinati da esperti esterni all’Istituzione scolastica e da docenti tutor. Rivolgo un particolare ringraziamento per il fondamentale contributo dato alla riuscita delle attività alla Dott.ssa Chiara Delpino della Soprintendenza archeologica, al Dott. Luca Attenni direttore del Museo Civico di Alatri, al Dott. Antonio Agostini responsabile del Settore Cultura del comune di Alatri, alla Dott.ssa Nadia Fagiani e alla Dott.ssa Orietta Dora Cordovana che sono intervenute in qualità di esperte, ai docenti proff. Rocco Torre, Achille Gussati, Umberto Carotenuto e prof.ssa Angela Flori che hanno contribuito in qualità di tutor, ai collaboratori tecnici e amministrativi e al prof. Daniele Scarchilli che del progetto è stato l’ideatore e il supporto organizzativo. Il Dirigente Scolastico dell’Istituto Magistrale “L. Pietrobono” Prof.ssa Simona Scarsella Un archeologo americano nel Lazio 31
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