21 Nuoto il richiamo di ogni specchio d'acqua per la gioia dei piccoli, per il divertimento e lo sforzo di galleggiare ad ogni età - DF Sport ...

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21 Nuoto il richiamo di ogni specchio d'acqua per la gioia dei piccoli, per il divertimento e lo sforzo di galleggiare ad ogni età - DF Sport ...
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                                                                              il richiamo di ogni specchio d’acqua
                                                                              per la gioia dei piccoli, per il divertimento
                                                                              e lo sforzo di galleggiare ad ogni età
Uomini e Sport - numero 21 | Maggio 2016 | Pubblicazione periodica gratuita
21 Nuoto il richiamo di ogni specchio d'acqua per la gioia dei piccoli, per il divertimento e lo sforzo di galleggiare ad ogni età - DF Sport ...
EDITORIALE

P
       er una rivista come la nostra, impegnata ad orientare              luglio – Tour de France: grande ciclismo!;
       l’attenzione e ad appagare la curiosità di tanti sportivi          agosto – XXXI° edizione dei Giochi Olimpici, in Brasile: dal 5 al 21
       appassionati, mi sembra che corra forse anche l’obbligo            atleti di tutto il mondo si incontreranno per esprimere al massimo
di non trascurare l’informazione relativa alla programmazione             grado i valori sportivi di ogni disciplina;
degli eventi di particolare interesse ed importanza nel loro              settembre – ripresa del campionato italiano di calcio e nuova
svolgimento nel corso dell’anno. Non solo questo, anzi, ma pure           stagione della pallavolo;
quello di dare almeno un cenno delle ricorrenze anniversarie              ottobre – è il mese del possibile rilancio della nostra pallacanestro;
in cifra tonda di alcuni avvenimenti che a loro tempo avevano             novembre – mese decisivo per le sorti del Mondiale di Formula 1;
suscitato entusiasmo o emozioni di vario tipo. Lo sento davvero           dicembre – campionati mondiali di nuoto in Canada.
come un obbligo, ma lo trovo anche come un compito che mi                 Riservo due parole alle ricorrenze che meritano una speciale
gratifica, sia perché da una parte ci proietta verso l’anticipazione      attenzione per l’importanza obiettivamente riconosciuta o perché
di quanto poi si potrà pienamente gustare, più che mai oggi grazie        riguardano episodi e persone legate al nostro territorio:
agli attuali mezzi di visione che fanno vivere quasi tutto in forma       il 3 aprile, la mitica “Gazzetta dello Sport”, nata dalla fusione
diretta. Sia perché, sotto il secondo aspetto, veniamo rinviati ad        dei giornali “Ciclista” e “La Tripletta”, ha compiuto i suoi primi
un vissuto che ha segnato incisivamente buona parte della nostra          120 anni;
esistenza. So bene che, perché affidati alla mia discrezione, gli         per Reinhold Messner ricorrono 30 anni da quando nel 1986, con
appunti che seguiranno non potranno evitare di essere tacciati di         la salita del Lhotse, ha ultimato la sua rincorsa per la conquista
un eccesso di parte riguardo agli avvenimenti ed ai protagonisti          dei 14 ottomila, sempre senza ossigeno, iniziata al Nanga Parbat
che saranno menzionati: non posso fare a meno di riconoscerlo e           nel 1970;
me ne scuso anticipatamente.                                              festeggiano il loro 70° di fondazione i Ragni di Lecco, che avevano
L’anno che già sta trascorrendo di gran corsa è certamente più            visto la luce nel 1946;
ricco del consueto di manifestazioni sportive di ogni genere, e           primo “decennale” anche per le serate “A tu per tu con i grandi
questo perché alle normali competizioni che si effettuano con             dello Sport”, che coinvolge tutti gli amici di DF Sport Specialist;
una regolarità temporale quasi monotona, se ne aggiungono altre,          ricordo con orgoglio e commozione il 25° dell’arrivo in vetta dal
molto importanti, che si effettuano ad anni alterni. Abbiamo già          versante Nord lungo il Great Couloir della spedizione “Longoni
assistito, con l’ausilio di molteplici canali televisivi, ai campionati   Sport Everest Expedition”, da me sponsorizzata nel 1991 e guidata
europei di pattinaggio artistico su ghiaccio, che in gennaio              da Oreste Forno: era il 14 maggio, quando Battistino Bonali e
si sono svolti a Bratislava. Mentre poi, dopo la lunga pausa              Leopold Sulovsky mettevano piede sul tetto del mondo.
natalizia, riprendeva il nostro campionato di calcio, da gennaio          È evidente che questa elencazione di ricorrenze è soltanto
a marzo ci hanno fatto palpitare le folli discese dello sci alpino        una scarna reminescenza di pur importanti avvenimenti: può
in Coppa del Mondo e le estenuanti marce sulla neve con lo sci            rappresentare uno stimolo perché ognuno si immedesimi in quelle
nordico. Contemporaneamente eravamo concentrati sui tornei                che sono rientrate nel bagaglio della sua esperienza. Intendo però
internazionali di tennis che si succedevano in Francia, Stati             aggiungerne ancora un’ultima, che appartiene al ricordo di uno dei
Uniti e soprattutto in Australia.                                         momenti di più intensa tristezza che molti di noi hanno vissuto.
Non potremmo mai esprimere pienamente con quanta gioia ed                 Perché questo è l’anno in cui cade il ventennale di quel giorno
emozione abbiamo appreso, sul finire di febbraio, l’ennesimo              in cui abbiamo pianto per la tragedia di un giovane alpinista sul
trionfo di Simone Moro, che giungendo il 26 di quel mese sulla vetta      quale erano puntati con affetto i nostri occhi: Lorenzo Mazzoleni,
del Nanga Parbat, conseguiva il primato come alpinista che ha al          precipitato nella discesa, dopo che era giunto sulla vetta del K2.
suo attivo ben quattro vette himalayane oltre gli 8000 salite nella       Pensando a Lorenzo, credo che assieme al suo bisognerà
stagione invernale. È un cenno obbligato in questa elencazione            condividere il ricordo di un importante trentennale, quello che si
degli eventi sportivi che caratterizzano l’anno 2016, ma è pure un        riferisce alla scomparsa di un altro alpinista a noi caro, Renato
gesto che concediamo all’affettuosa e lunga amicizia che mi lega          Casarotto, che proprio nel 1986 perdeva la vita, anche lui nella
personalmente a questo formidabile alpinista bergamasco, che              discesa del K2.
ancora, a 48 anni, non cessa mai di stupire.                              Se ogni ricorrenza ha il potere di far risorgere emozioni gioiose o
Nel citare le diverse discipline sportive, non riesco a nascondere        invece dolorose: in entrambi i casi, quando il loro riferimento è lo
una certa dose di soddisfazione e di orgoglio per quella piccola          sport, sappiamo che ci troveremo in tanti, uniti, a gioire o soffrire
parte di comprensione e di interesse che stiamo loro offrendo             alla stessa maniera.
con la semplice infarinatura fornita dalla rubrica “Sport a tutto         Anche questa è la forza dello sport.
campo” di questa nostra rivista.
Accorgendomi però di stare dilungandomi eccessivamente,
voglio ora procedere più spedito, stringendo quasi per cenni, per
segnalare quanto di più importante e imperdibile si avvicenderà
nei mesi a seguire:
maggio – internazionali di tennis a Roma e giro ciclistico d’Italia;
giugno – campionati europei di calcio in Francia, per la prima
volta con 24 squadre al via;
21 Nuoto il richiamo di ogni specchio d'acqua per la gioia dei piccoli, per il divertimento e lo sforzo di galleggiare ad ogni età - DF Sport ...
SOMMARIO
                            M A G G I O 2 0 1 6 - An n o V I I - N ° 2 1
                                                                                                          Editoriale

                                                                                                          Brevi DF
                                                                                                     2    Notizie

                                                                                                          Diamo spazio ai testimonial DF
                                                                                                     4

 5                                                                          8
                                                                                                          Stefano Carnati

                                                                                                          “Un nome”: da non dimenticare
                                                                                                     5    Gaston Rébuffat, alpinista e artista

                                                                                                          Un’ impresa raccontata in anteprima
                                                                                                     8    Prima ripetizione e prima libera al Fitz Roy

                                                                                                          I consigli dell’esperto
                                                                                                     12

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                                                                                                          Il punto di vista
                                                                                                     13   Antonio Cressi

                                                                                                          Testimonianze di simpatia
                                                                                                     16   Un incontro speciale sul Grignone

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                                                                                                          Sport a tutto campo
                                                                                                     17
                                                                                                          Parliamo di nuoto

                                                                                                          Evoluzione nell’alpinismo
                                                                                                     24
                                                                                                          Dove va l’alpinismo?

                                                                                                          I punti vendita DF Sport Specialist
                                                                                                     27
                                                                                                          Lugano

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                                                                                                          Alpinismo alla grande
                                                                                                     28
                                                                                                          Concatenamento invernale sulle Sciore

                                                                                                          Accadeva nell’anno...
                                                                                                     29   1968 - La direttissima alla Torre Trieste

                                                                                                          Amici in corrispondenza
                                                                                                     33   Partenza e arrivo

                                                                                                          A proposito delle serate “A tu per tu”
                                                                                                     34   Uno sguardo sulle prime serate 2016

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                                                                                                          Eventi
                                                                                                     36   Galleria

                                                                                                          Il fatto
                                                                                                          Solidarietà in concreto

                                                                                                          Così continuano le serate 2016
                                                                                                          Christoph Hainz, Tito Arosio, Simone Moro

Fondatore: Sergio Longoni                        “Uomini e Sport” è scaricabile e consultabile                                      In copertina:
Coordinamento della pubblicazione:               online sul sito www.df-sportspecialist.it                                          Massimiliano Rosolino, protagonista
Giuseppe Zamboni                                                                                                                    storico del nostro nuoto, giustamente
                                                 Posta e risposta: Angolo dei lettori                                               riconosciuto dall’assegnazione di
Redazione: Renato Frigerio - Sara Sottocornola
                                                 uominiesport@df-sportspecialist.it                                                 “Italian Sportrait Awards 2016”, che
Progetto grafico: Francesco Ceciliani
                                                                                                                                    gli è stata conferita nel marzo 2016
                                                                                                                                    presso il Teatro Centrale di Roma.
Numero chiuso in redazione: 02/05/2016           DF Sport Specialist
Diffusione: 8.000 copie                          Redazione “Uomini e Sport” - Via Figliodoni, 14 -
Distribuzione nei negozi DF Sport Specialist     23891 Barzanò - LC
21 Nuoto il richiamo di ogni specchio d'acqua per la gioia dei piccoli, per il divertimento e lo sforzo di galleggiare ad ogni età - DF Sport ...
BREVI DF

                                                                   *
                                                                   Ottimo esordio di stagione per il team KTM PROTEK DAMA
                                                                   di Monticello Brianza, fondato da Fabrizio Pirovano e supportato da
                                                                   DF Sport Specialist. La bergamasca Serena Tasca, neoacquisto
                                                                   della squadra, si è aggiudicata il titolo di campionessa italiana under
                                                                   23 nella gara nazionale della specialità cross country, di Rivoli
                                                                   Veronese. In Canada, con la Fat bike, ha conquistato due vittorie e
                                                                   un secondo posto, poi un primo posto a Laigueglia nella gara Donne
                                                                   Open del campionato Giovanile per società. Da segnalare anche la
                                                                   bella vittoria di Maximilian Vieider alla Bardolino Bike, che ha visto
                                                                   anche Johnnatan Botero Villegas aggiudicarsi un quarto posto di
                                                                   tutto rispetto.

    *
    25 anni di attività e di importanti risultati: traguardo
    importante per la PAVAN FREE BIKE, società brianzola di
    mtb supportata da DF Sport Specialist. Nel 2016 festeggia,
    usando le parole del presidente Antonio Pavan, con
    “grande orgoglio” e “voglia di continuare a questi livelli e
    migliorarli”.
    Quattro nuovi bikers sono entrati in squadra: Monica
    Maltese, Giaime Origgi, Stefano Moretti e Mirko Gritti. Gli
    ultimi due già protagonisti di un podio: alla Bottanuco MTB
    Race si sono classificati rispettivamente primo e secondo
    della categoria Elite Sport.

2 | Maggio 2016 | Uomini&Sport
21 Nuoto il richiamo di ogni specchio d'acqua per la gioia dei piccoli, per il divertimento e lo sforzo di galleggiare ad ogni età - DF Sport ...
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 Marzio Deho, Andrea Dei Tos, Pietro Sarai, il
 danese Alexander Laugesen e il colombiano
 Leonardo Hector Paez Leon. Ecco le star del team
 2016 OLYMPIA - POLIMEDICAL, che ha iniziato
 la stagione inanellando podi e successi nelle più
 ambite competizioni del settore. “Abbiamo biker
 di alto livello e tanti obiettivi da raggiungere
 in ambito nazionale e internazionale” ha detto
 Loredana Manzoni, la presidente del team
 sponsorizzato da DF Sport Specialist.

*
Il 24 aprile si è svolta la Sarnico Love-
re Run, una corsa unica nel suo genere
perché i 26 km si svolgono sulla strada
che costeggia il lago d’Iseo. La nostra
                                                         Renzo Barbugian,
                                                                           *
atleta Francesca Marin (sulla destra) si
                                                testimonial DF Sport Spe-
è classificata al 3° posto della classifica
                                                cialist, vince il titolo di
generale con il tempo di 1.37.45. Un piaz-
                                                Campione Italiano SM50,
zamento ottimo visto il nutrito parterre
                                                durante l’edizione della
di altlete presenti sulla linea di partenza.
                                                “50 km di Seregno della
                                                Brianza”, con un tempo di
                                                3:44:17, svoltasi il 10 aprile
                                                                         2016
                                                                                 Uomini&Sport | Maggio 2016 | 3
21 Nuoto il richiamo di ogni specchio d'acqua per la gioia dei piccoli, per il divertimento e lo sforzo di galleggiare ad ogni età - DF Sport ...
DIAMO SPAZIO AI TESTIMONIAL DF

 La favolosa stagione
 di Stefano Carnati = 2015 =
                                          Malgrado alcuni problemi al ginocchio, accorsi durante la stagione estiva, per Stefano é stato
 Come non sceglie a caso gli atleti       un anno interessante e di soddisfazione, sia per le prestazioni in falesia, ma soprattutto per
 che vanno a comporre lo squadrone        le competizioni internazionali, dove ha centrato gli appuntamenti importanti, proprio come si
 dei suoi testimonial, così DF Sport      addice ad un ‘cecchino’ (soprannome affibbiatogli nel 2013 in occasione della sua vittoria in
 Specialist stabilisce con tutti loro     Canada, durante i Mondiali giovanili).
 un rapporto di affettuosa amicizia.      Nelle gare, Stefano si é concentrato sulla specialità Lead, e per la categoria under 18, si é portato a
 Questo comporta in forma del             casa (in giugno) il titolo di campione Italiano e il titolo di campione Europeo, gara questa svoltasi
 tutto spontanea che ognuno di            ad Edimburgo.
 loro venga seguito con interesse         I problemi al ginocchio, con menisco da operare, dopo un po’ di riposo e qualche terapia, non
 di autentico tifoso, quello che fa       gli impediscono di scalare su roccia, testandosi così in vista del campionato Mondiale giovanile
 gioire in occasione dei successi         che, fortunatamente, quest’anno, si sarebbe svolto in Italia, ad Arco di Trento, in concomitanza
 e di soffrire quando la sfortuna o       con il Rock Master. Buone sensazioni hanno consigliato di rimandare l’intervento chirurgico
 gli incidenti sempre possibili sono      per cercare di parteciparvi, rinunciando tuttavia alla combinata e al boulder, ritenuto troppo
 causa di forti delusioni.                rischioso per un ginocchio già abbastanza malandato e compromesso.
 La vicinanza di DF Sport Specialist      La scelta si é rivelata corretta. Infatti, ad Arco, dopo un avvio in qualifica non brillante, Stefano
 ai suoi atleti ha la forza di uno        entra in semifinale, solo 26 atleti sui 90 presenti, e poi entra nella rosa degli 8 finalisti come 7°.
 stimolo gratificante, che si             Oltre a lui, due giapponesi, un coreano, un russo, un americano (il favorito), e i due soliti compagni
 ingigantisce comprensibilmente al        di battaglia: il francese Parmentier e lo svizzero Lehmann. Via di finale durissima per tutti,
 momento in cui i loro più importanti     tanto che, per la categoria under 20, vengono in seguito sostituite due prese. Gli atleti europei
 risultati diventano visibili anche       dimostrano di scalare meglio e, tutti e tre, salgono sul podio. Stefano é medaglia d’argento,
 per l’ingente massa di pubblico che      distanziato per una presa dal vincitore Lehmann.
 li può incontrare sulle pagine della     Anche nell’ arrampicata in falesia, si è espresso ad alto livello non lasciandosi sfuggire importanti
 nostra rivista.                          realizzazioni, anche su vie storiche. Tra queste spicca la ripetizione a Finale Ligure di Hyaena,
 In questo numero di “Uomini e            un tiro di Andrea Gallo che, malgrado sia “solo” 8b e abbia più di vent’anni, di ripetizioni ne ha
 Sport” prende spicco l’encomiabile       viste davvero pochine. Di particolare rilevanza, sono state le performance, durante le vacanze
 attività svolta nel 2015 di un climber   pasquali. Scartato il Frankenjura per meteo avversa, Stefano ripiega all’ultimo su Arco di Trento.
 di razza, che continua a crescere in     Al “Bus de vela” e a Nago trova “pane per i suoi denti” e in cinque giorni chiude cinque 8c , o
 forza delle sue eccezionali qualità,     meglio chiude due 8c al giorno, perchè si permette un giorno di riposo; mentre il sesto tiro è sua
 ma anche grazie alla passione            opinione gradarlo “solo” 8b+. Tra questi la storica Mangusta, primo 8c della zona.
 e alla serietà con cui convive e         A conferma della buona annata di Stefano, si può anche dire che, l’intervento al menisco in
 che costituiscono l’anima del suo        settembre, non ha certo intaccato il suo entusiasmo. Uno dei suoi obiettivi era salire un 9a: una
 impegno.                                 prestazione che non è cosa di tutti i giorni, nemmeno per i più conosciuti fuoriclasse. Ovvio che
                                          oltre alla sua concentrazione e dedizione, serviva anche un pizzico di fortuna. Qualche viaggio
                                                                                                                       a vuoto, gli appigli
                                                                                                                       bagnati, l’inverno alle
                                                                                                                       porte, ma alla fine il
                                                                                                                       clima di quest’ultimo
                                                                                                                       bellissimo        autunno
                                                                                                                       gli ha concesso quel
                                                                                                                       “pizzico di fortuna”.
                                                                                                                       Un incantevole luogo,
                                                                                                                       la val Bavona in Ticino,
                                                                                                                       un paesino speciale,
                                                                                                                       Sonlerto, è stata la
                                                                                                                       cornice ideale dove
                                                                                                                       festeggiare il suo primo
                                                                                                                       9a , Coup de grace,
                                                                                                                       firmato Dave Graham,
                                                                                                                       e terza ripetizione.

                                                                                                                       Qui:  Stefano    Carnati
                                                                                                                       a Campitello di Fassa
                                                                                                                       impegnato in una gara di
                                                                                                                             Coppa Italia 2015.

4 | Maggio 2016 | Uomini&Sport
21 Nuoto il richiamo di ogni specchio d'acqua per la gioia dei piccoli, per il divertimento e lo sforzo di galleggiare ad ogni età - DF Sport ...
OGNI VOLTA “UN NOME”: DA NON DIMENTICARE

   Gaston Rébuffat: l’alpinista che visse
                    nell’incanto
                    della montagna
                                                                  Ribadiamo ancora una volta, semmai ce ne fosse bisogno, che
                                                                  non rientra nel piano editoriale di “Uomini e Sport” proporre il
                                                                  curriculum biografico e nemmeno le imprese dei grandi alpinisti
                                                                  o di altri campioni sportivi. Per chi ne fosse interessato, le loro
                                                                  storie sono ormai facilmente ed ampiamente reperibili nella
                                                                  consultazione dei siti internet, ed è anche per questo motivo
                                                                  che abbiamo deciso di non occuparcene qui. Potrà però
                                                                  succedere che talvolta questa nostra decisione sembri venire
                                                                  contraddetta dai fatti, e in parte anche noi non lo possiamo
                                                                  negare: in questi casi però il grande nome che prenderà posto
                                                                  in questa rubrica troverà una pertinente giustificazione per il
                                                                  fatto di aver qualcosa a che fare con il nostro territorio o perché
                                                                  collegato storicamente all’inclinazione ed alla passione che
                                                                  ha a lungo contraddistinto la nostra città.
a cura di Renato Frigerio                                         E infatti il personaggio di cui ora qui viene tracciato un
                                                                  interessante profilo possiede i requisiti sopra esposti per
Gaston Rébuffat nasce a Marsiglia il 7 maggio 1921 e trascorre    l’importanza simbolica e promozionale che gli appassionati
la sua fanciullezza al cospetto del mare. Fin da ragazzo,         d’alpinismo gli attribuivano non solo per incentivare un
soprattutto nell’adolescenza, il suo carattere irrequieto lo
                                                                  entusiasmo già vivo, ma ancora per far crescere in senso
porta ad arrampicarsi sulla barriera delle Calanques, scogliere
calcaree sulla costa mediterranea francese. A diciassette         alpinistico le generazioni lecchesi del secondo dopoguerra.
anni conosce l’alta montagna degli Écrins. Si trasferisce         Gaston Rébuffat, ancora all’inizio degli anni sessanta,
poi a Chamonix dove, nel 1941, si iscrive alla “Jeunesse et       costituiva un mito fantastico dell’alpinismo mondiale, un
Montagne” e in questo ambiente conosce le Guide Alpine,
                                                                  personaggio trascinatore per quello che di sé narrava e per il
quegli uomini cioè che fin da bambino ha sempre sognato.
Successivamente frequenta un corso per diventare Guida e          fascino con cui si presentava.
dopo averlo superato brillantemente, nonostante la giovane        Fu un onore allora per Lecco riuscire ad accaparrarselo con
età non glielo consenta, con una particolare dispensa,            forte anticipo rispetto alle altre piazze italiane che se lo
ottiene il diploma della Fédération Française de la Montagne.     disputavano, e lui stesso rappresentò un vanto per la nostra
Diventa così, nel 1942, la più giovane Guida Alpina di Francia.
                                                                  città per questa sua manifesta preferenza, che indicava anche
Qualche anno dopo, nel 1946, per iniziativa di Alfred Couttet
(decano delle Guide) è ammesso a far parte della Compagnia        il modo con cui le riconosceva gli innegabili meriti alpinistici.
delle Guide di Chamonix. A ventitré anni è istruttore a l’Ecole   Il compito di questa iniziativa fu assolto da un’Associazione
Nationale de Sky et d’Alpinisme (E.N.S.A.).                       all’apparenza insignificante, il C.A.I. Belledo sottosezione del
Agli inizi degli anni ’50 quando i migliori alpinisti
                                                                  C.A.I. di Lecco, ma che era in effetti un’autentica fucina di
francesi, fossero dilettanti o Guide poco importa, si misero
particolarmente in luce nella gara per la conquista delle cime    giovani e pur già affermati alpinisti, circondati dall’entusiasmo
che circondano il Monte Bianco, Rébuffat, oltre ad essere         appassionato dei suoi numerosi soci. Molti di loro ricorderanno
fra gli uomini di punta della nuova generazione, fu l’unico a     ancora con nostalgia la lontana serata dell’inizio anni ’60,
continuare la grande tradizione di Guida conducendo i clienti
                                                                  quando riuscirono a proporre ai lecchesi l’intervento del
non su montagne qualsiasi ma addirittura sullo Sperone
della Punta Walker alle Grandes Jorasses o sulla Nordest del      famoso e richiestissimo alpinista francese, offrendo nello
Pizzo Badile.                                                     stesso tempo lo spettacolo plaudente ed emozionato in una
Per quanto riguarda la sua attività alpinistica, vediamo come     sala gremita all’inverosimile.
sono andate le cose: dal 14 al 16 luglio 1945, con Édouard        Nascevano certamente da questi incontri le spinte irresistibili
Frendo, ripete la salita alla Nord delle Grandes Jorasses
                                                                  che contribuivano a perpetuare la già affermata tradizione
percorrendo in 2° ascensione la via aperta dai lecchesi
Cassin, Esposito, Tizzoni nell’agosto del ’38, poi con Jean       alpinistica di Lecco, che metteva ripetutamente in scena
Deudon e Pierre Bernard correggerà la via che nel 1935            giovani di straordinario talento, che avrebbero continuato a
Gabriele Boccalatte e Ninì Pietrasanta avevano aperto sulla       far vivere alla nostra città imprese e successi di invidiabile
                                                                  effetto.

                                                                                                       Uomini&Sport | Maggio 2016 | 5
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Guglia della Brenva apportandovi una “variante diretta” nel 1948.
 Le difficoltà? – Sestogrado, naturalmente!
 È anche attratto dalle nostre Dolomiti di cui spesso sente parlare,
 ma quando nel luglio del 1948, sempre con Deudon, “viene a vedere”
 la Nord della Cima Grande di Lavaredo, l’inclemenza del tempo
 sconsiglia ogni tentativo. Il rammarico per la mancata salita, però,
 dura molto poco: dal 27 al 29 agosto, neanche un mese dopo, supera
 in 28 ore la Nordest del Badile, seconda salita e prima ripetizione,
 in cordata con Pierre Bernard. Ma la Cima Grande di Lavaredo gli
 è rimasta nel cuore ed allora, l’anno successivo, ritorna e con Gino
 Soldà (la famosa Guida di Recoaro), lo studente austriaco Roland
 Stern e Colò Corte (il notissimo Mazzetta), riesce a toccarne la
 vetta: è il 14 settembre 1949. Questa salita lo rese talmente euforico
 che in seguito ebbe a scrivere: “a voir grimper Soldà et Mazzetta, on
 peut dire qu’ont l’abitude de mettre le pied sur le vide… des hommes
 jouent un ballet fantastique sur un plateau de pierre verticale;
 ils sont chez eux, là est leur vocation” – che, all’incirca, significa:
 “veder arrampicare Soldà e Mazzetta si può dire che sono abituati
 a mettere il piede sul vuoto; uomini che eseguono un balletto
 fantastico su di un altopiano di pietra verticale; sono a casa loro, è
 la loro vocazione”.
 Sempre nel 1949, con Raymond Simond scala la parete Nord del
 Cervino: è la sesta ripetizione, poi dal 26 al 28 luglio del ’52, con
 Jean Bruneau, Paul Habran, Pierre Leroux e Guido Magnone porta
 a termine la durissima scalata della Nord dell’Eiger che risulterà
 essere l’ottava ripetizione e la prima francese. Davanti a loro vi
 era un’altra cordata formata da due grossi calibri: Hermann Buhl e
 Sepp JÖchler, austriaci, coi quali, una volta raggiunti, formeranno
 una sola cordata per lungo tratto.
 L’elenco delle sue salite potrebbe continuare ma costituirebbe
 arida cronaca. Termino quindi citando la parete Nord ai Drus che
 Rébuffat ha scalato con René Mailleux potendo così vantare di
 aver salito per primo le sei grandi pareti Nord più scabrose di tutta
 la cerchia alpina e cioè: Grandes Jorasses, Pizzo Badile, Petit Dru,        Gaston Rébuffat, a sinistra, è stato un alpinista legato ai lecchesi,
 Cervino, Eiger e Cima Grande di Lavaredo.                                       ricambiato con altrettanta simpatia e affetto. Significativa la foto
 L’alpinismo da lui praticato ha raggiunto livelli eccelsi tanto da                che lo ritrae ai Piani Resinelli nel 1954, assieme a Tino Albani e
 assicurargli un posto di tutto riguardo nel G.H.M. (1). Ha sempre                                                            Walter Bonatti, a destra.
 continuato nella sua professione di Guida di alto livello, quale la                                                      (Foto: archivio Tino Albani)
 sua grande tecnica e gli eccezionali mezzi fisici gli consentivano,
 fino a salire a cinquantaquattro anni il Pilone Centrale del Frêney!
 Il secondo conflitto mondiale aveva imposto uno stop ad ogni
 attività alpinistica ma, subito dopo, una nuova generazione di
 alpinisti salì alla ribalta e in Francia, tra gli altri, spuntarono i
 nomi di tre “cittadini”: Lionel Terray di Grenoble, Louis Lachenal di
 Annecy e quello di Gaston Rébuffat di Marsiglia, che diventarono
 Guide Alpine legando il proprio nome ad imprese audacissime,
 mentre fra i giovani arrampicatori, formatisi alla scuola di
 Fontainebleau, vicino a Parigi, dove si trovano massi di arenaria,
 si distinsero Lucien Bérardini, Guido Magnone, René Desmaison,
 Pierre Mazeaud, Adrien Dagory e Marcel Lainé.
 Ma torniamo a Rébuffat, scrittore, fotografo e cineasta. Come
 scrittore ha pubblicato diversi libri e per tutti citiamo: “Étoiles et
 tempêtes – Stelle e tempeste”; “Entre terre et ciel – Tra terra e cielo”;
 “Jardin féerique – Giardino fiabesco”; “Les Horizons Gagnés – Gli
 orizzonti conquistati”, il manuale “Glace, neige et roc – Ghiaccio,
 neve e roccia”, e la guida “Mont Blanc: le 100 plus belles courses”,
 che si possono considerare dei classici della letteratura alpina.
 Scorrendo le pagine di Rébuffat troviamo il racconto di qualche
 scalata e se compiuta da un campione della sua classe, si può star
 certi che si tratta di qualche parete Nord, magari salita in prima
 ascensione. Il fatto di conoscere profondamente la montagna, ma             Ancora sul territorio lecchese Gaston Rébuffat, nell’ottobre del 1968,
 soprattutto di poter vivere la sua quiete, lo ha portato ad esprimersi      per una sua serata con il CAI di Merate. Tino Albani a sinistra, Dante
 in modo semplice, disteso ed armonioso. La descrizione che ad                                                                   Spinotti al centro.
 esempio fa della scalata alla Nord del Petit Dru, è un condensato di                                                  (Foto: archivio Tino Albani)
 tutto ciò. La sua lettura è piacevolissima poiché nella narrazione

6 | Maggio 2016 | Uomini&Sport
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Gaston Rébuffat sulla cuspide
                                                                                                                    dell’Aiguille de Roc (3409 m):
                                                                                                                    un’immagine             estremamente
                                                                                                                    simbolica della sua concezione
                                                                                                                             alpinistica “tra terra e cielo”.

vengono messe in risalto due cose: l’ambiente ove si svolge l’azione        tenteranno l’assalto finale alla cima.
e le sensazioni che l’alpinista prova in quei magici momenti. Per           Maurice Herzog e Louis Lachenal, saranno i fortunati che
Rébuffat tutto è semplice: in parete la sua irrequietezza si placa e        alle 2 pomeridiane del 3 giugno 1950 toccheranno gli 8.091 m
il suo spirito s’impregna di una calma e di una gioia indescrivibili        dell’Annapurna I, non adopreranno respiratori!, mentre lui e
che lo pongono in perfetta simbiosi con la natura che lo circonda.          Terray li attenderanno al quinto campo, installato a 7.400 m, e
Nel campo della cinematografia ha girato parecchi film, tutti               festeggeranno coi compagni appena scesi dalla vetta la conquista
ambientati tra i colossi delle Alpi e uno di questi “Entre terre et ciel”   del primo “Ottomila”. E con i due alpinisti vittoriosi entrambi
gli è valso il Gran Premio al X° Festival Internazionale del Cinema         seriamente congelati la ritirata fu un’impresa epica e drammatica.
di Montagna e dell’Esplorazione che ogni anno si svolge a Trento.           Decorato Ufficiale della Legione d’Onore nel 1984, Rébuffat il 31
Correva l’anno 1961.                                                        maggio 1985, a soli 64 anni, deve cedere prematuramente di fronte
Anche come fotografo si è distinto: ne fanno fede le numerose               a un male che non perdona. Questi era Gaston Rébuffat, uomo
immagini con le quali ha corredato gli articoli o le relazioni              semplice e dai modi garbati. John Enry Cecil Hunt, capo della
pubblicate nei suoi libri.                                                  spedizione inglese che conquistò l’Everest nel 1953, ebbe a scrivere:
E, prima di terminare, penso sia doveroso fare un accenno                   ”È stato fra i più grandi scalatori di ogni tempo, ma soprattutto
all’impresa dell’Annapurna, in Himalaya, nel Nepal. Nel 1950 una            una persona di intensa umanità che ha scoperto per mezzo delle
spedizione francese si prefigge di scalare l’Annapurna (sarebbe             montagne la vera prospettiva della vita”.
il primo oltre 8000 a cadere). Di questa spedizione fa parte anche
Rébuffat. Stabilito il campo base, con Lachenal, esplora il ghiacciaio      (1) Groupe de Haute Montagne. Associazione fondata da Jacques de Lepiney
Nord di questa grande montagna ed insieme convengono che                    e Paul Chevallier al termine della prima guerra mondiale – nel 1919 – nella
attraverso le sue insidie è possibile tentare di aprire una via di          cui cerchia sono ammesse anche le donne distintesi in particolari imprese
salita. Così i due attrezzano il primo campo e successivamente,             alpinistiche. È un gruppo elitario, che non è riservato soltanto agli alpinisti
assieme a Terray (guarda caso: proprio i tre “cittadini”) creano             di nazionalità francese, influente e molto rispettato nell’ambiente alpinistico.
tutta la serie di campi per agevolare il percorso ai compagni che

                                                                                                                         Uomini&Sport | Maggio 2016 | 7
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UN’IMPRESA RACCONTATA IN ANTEPRIMA

 Sulla parete Est del Fitz Roy:
 ancora una volta i Ragni di Lecco

                          di Matteo Della Bordella*
                                                      “Uomini e Sport”, che ha già prontamente rivolto al suo testimonial
                                                      Matteo Della Bordella i suoi entusiastici complimenti per lo
                                                      straordinario successo al Fitz Roy, li intende ora ravvivare insieme a
                                                      tutti i lettori della nostra rivista.
                                                      Ricordiamo che Matteo Della Bordella, con Davide Bacci, ha conseguito
                                                      la prima ripetizione assoluta della via che nel 1976 era stata aperta
                                                      dai Ragni Casimiro Ferrari e Vittorio Meles, conquistando per la prima
                                                      volta la parete Est del Fitz Roy. La vittoria di Matteo, che ha seguito
                                                      la via più diretta, più elegante e più difficile, l’unica su questa parete a
                                                      non essere stata mai più ripetuta, premia gli sforzi e la caparbietà di
                                                      un alpinista indomito, che si era accinto a ritentare quello che non gli
                                                      era precedentemente riuscito nel 2014 e nel 2015.
                                                      Le estreme difficoltà di questa salita prendono risalto nell’avvincente
                                                      descrizione che ci viene offerta in anteprima: ed anche di questo
                                                      particolare riguardo sentiamo di dovere al nostro Matteo un sentito
                                                      ringraziamento.
                                                      Nello stesso tempo invitiamo i lettori a prendere atto da una parte
                                                      della modestia e dall’altra dell’ammirazione che più volte esprime
                                                      nel confronto con i primi salitori quando ripetutamente si stupisce di
                                                      come loro siano riusciti a superare passaggi ardui e ancora micidiali,
                                                      pur non disponendo allora dell’equipaggiamento e delle attrezzature
                                                      attuali.

8 | Maggio 2016 | Uomini&Sport
Chiunque abbia la fortuna di essere stato in Patagonia ed aver visto
le sue fantastiche montagne non potrà certo scordare la parete Est
del Fitz Roy. Si tratta probabilmente della parete più imponente
ed elegante dell’intero massiccio, ben visibile già dalla strada
che porta al paese di El Chalten, sono circa 1400 metri di granito
verticale che si elevano fino a 3405 m della cima; immaginate una
volta e mezza la parete del Capitan a Yosemite o della Marmolada,
oppure 4 volte la parete del Medale, una sopra l’altra (tanto per
fare un esempio vicino a casa), il tutto, ovviamente, immerso nel
severo ed austero ambiente Patagonico…
La storia di questa parete è già abbastanza nota ai lettori di
“Uomini e Sport”; nel mio articolo dell’anno scorso raccontai
di quando questa parete fu conquistata per la prima volta nel
1976 dai Ragni di Lecco Casimiro Ferrari e Vittorio Meles, dopo
innumerevoli tentativi falliti negli anni precedenti da parte di
altre spedizioni italiane, francesi e svizzere.
Negli anni a seguire su questo immenso muro furono aperte                       “Se un uomo non è disposto a lottare per
una manciata di altre vie: la mitica “Royal Flush” del compianto
                                                                                inseguire i propri sogni: o i suoi sogni non
tedesco Kurt Albert, la “Linea d’eleganza”, una grande via che porta
la prestigiosa firma di Elio Orlandi, un vero mito dell’alpinismo               valgono molto, o è l’uomo stesso a non
patagonico, ed “El corazon” dello svizzero Kaspar Ochsner con il                valere un granchè…”
ceco Michal Pitelka.
Arrivarono poi negli anni le prime ripetizioni di questi ultimi
tre itinerari, poche per la verità, e sempre ad opera di grandi
nomi, come Tommy Caldwell su “Linea d’eleganza”, o Favresse e               Qui sopra: David Bacci e Matteo Della Bordella dopo la prima ripetizione
Villanueva su “El Corazon”…Ogni rara salita in stile alpino di una                                                   della via dei Ragni al Fitz Roy.
qualsiasi delle vie sulla Est del Fitz ha sempre fatto notizia nel
mondo alpinistico.                                                          Pagina accanto, sopra: i Ragni dell’epica conquista: in piedi, Casimiro
Gli anni pian piano passarono, e tuttavia, ancora nel 2016, la prima        Ferrari, Gianni Stefanon, Guerrino Cariboni, Giovanni Arrigoni , Gianluigi
via aperta su questa parete, la linea tracciata da Casimiro Ferrari         Lanfranchi, Floriano Castelnuovo; accovacciati, Amabile Valsecchi,
e Vittorio Meles restava ancora la più diretta, la più elegante e la                            Franco Baravalle, Giacomo Pattarini, Vittorio Meles.
più difficile e l’unica a non essere mai stata ripetuta!                                                                  (Foto: archivio Ragni di Lecco)
2016. Sono passati 40 anni dalla salita di Ferrari e Meles. Il mondo        Pagina accanto, sotto: impressionante rappresentazione della difficoltà
è cambiato ed anche il mondo dell’alpinismo è cambiato.                     di procedere sulle gigantesche pareti verticali di un granito che non
Per aprire questa furono necessari qualche kilometro di corde                        offre appigli, nella spedizione vittoriosa dei Ragni apritori della via.
fisse, metri e metri di scalette metalliche, centinaia e centinaia                                                        (Foto: archivio Ragni di Lecco)
di chiodi, e circa una cinquantina di uomini. (Anche se poi il
successo arrivò grazie al carattere e alla determinazione di uno
solo, il grande Casimiro).
Oggi noi vogliamo scalare questa parete in stile alpino, solo in due,
con due sole corde da 60 metri e 4 chiodi, ma anche tutta una serie
                                                                          strada che porta alla vetta è lunga e bisogna procedere in modo
di altre attrezzature (friend e nuts) che nel 1976 non esistevano ed
                                                                          rapido e costante, gestendo bene le energie…
hanno rivoluzionato il modo di andare in montagna.
                                                                          Senza dubbio il fatto di aver già percorso altre due volte la prima
Il nostro obiettivo è quello di ripercorre questa grande via con
                                                                          parte della via (nel 2014 e nel 2015) è un altro punto a nostro
uno stile moderno, possibilmente scalando in libera, dimostrare
                                                                          favore. I primi 15 tiri offrono un arrampicata fantastica, e seguono
che a 40 anni di distanza dalla prima salita i Ragni di Lecco sono
                                                                          delle fessure perfette, quest’anno completamente libere da neve
ancora al top dell’alpinismo patagonico e mondiale, con modi e
                                                                          e ghiaccio.
stili moderni, ma con lo stesso carattere e determinazione dei
                                                                          Fino alla sera del primo giorno, la salita fila veramente liscia.
loro predecessori.
                                                                          David mi sostituisce al comando dopo il 13/esimo tiro e procede
Dopo i tentativi effettuati nel 2014 e nel 2015 insieme a Luca Schiera,
                                                                          spedito verso l’alto ancora per altri 6-7 tiri. In una giornata di
Silvan Schupbach, Pascal Fouquet e Luca Gianola (vedi racconto
                                                                          scalata arriviamo quasi fino al punto massimo raggiunto nel 2015.
completo su “Uomini e Sport” della primavera 2015), quest’anno è
                                                                          Sono circa le 6 di sera quando cercando un posto per bivaccare,
David Bacci il mio compagno per questa salita. David, di Varese,
                                                                          David arriva in sosta esclamando “Que suerte!”. Dentro di me
30 anni, è già stato mio socio a Yosemite e in Pakistan, oltre che in
                                                                          penso che abbia trovato un ottimo posto dove passare la notte;
numerose scalate sulle Alpi, è al suo primo anno in Patagonia, ma
                                                                          una bella dormita è proprio quello che ci vuole per recuperare le
la settimana precedente ha già colto un bel successo ripetendo
                                                                          energie e ripartire freschi il giorno dopo…
la mitica via dei Ragni al Cerro Torre, versante Ovest, con Luca
                                                                          Tuttavia resto piuttosto deluso quando lo raggiungo in sosta: la
Godenzi.
                                                                          piazzola dove passeremo la notte è appena poco più grande di
A distanza di pochi giorni dal mio arrivo in Patagonia, si presenta
                                                                          una panchina dei giardini pubblici…Su questa parete meglio di
anche l’occasione giusta per effettuare un tentativo sul Fitz Roy.
                                                                          niente, anche se nella mia testa già mi immaginavo qualcosa di
Sabato 16 gennaio saliamo al Passo Superior e domenica 17 siamo
                                                                          più confortevole.
all’attacco della via. Nell’aria si respira quel mix di tensione ed
                                                                          Il peggio però deve ancora arrivare…Giusto il tempo di preparare
energia giusta per affrontare le grandi salite. Sappiamo di avere
                                                                          la cena e pian piano il cielo si copre ed inizia a piovere e
davanti a noi una bella occasione: la parete è in condizioni ottime
                                                                          nevischiare. Non sarebbe nulla di particolarmente preoccupante,
e il tempo dovrebbe essere stabile, ma sappiamo anche che la

                                                                                                                       Uomini&Sport | Maggio 2016 | 9
A lato: Matteo Della
                                                                           Bordella in arrampicata
                                                                           libera sui primi tiri della
                                                                           via dei Ragni al Fitz Roy.
                                                                           (Foto: David Bacci)
                                                                           Sotto: il gruppo del Torre
                                                                           fotografato all’alba dalla
                                                                           cima del Fitz Roy: da
                                                                           sinistra,    le  poderose
                                                                           cime innevate del CordÓn
                                                                           Adela. Partendo dallo
                                                                           svettante Cerro Torre, a
                                                                           seguire verso destra Torre
                                                                           Egger, Punta Herron, Cerro
                                                                           Standhardt, Aguja Bifida.
                                                                           (Foto: David Bacci)

  se avessimo i sacchi da bivacco impermeabili, ma purtroppo
  non li abbiamo portati, confidando sempre nella “suerte”. Non ci
  resta altro da fare che infilarci nei sacchi a pelo e sperare che
  smetta! Nella notte la situazione non fa che peggiorare, la neve
  cade sempre più fitta e dopo poche ore ci ritroviamo con i sacchi
  a pelo completamente inzuppati e l’acqua che penetra anche nei
  nostri vestiti.
  Decidiamo di tenere duro e finalmente la tanto attesa “suerte”
  arriva: all’alba le nuvole pian piano si diradano e grazie al fatto
  che la parete è esposta a Est, i raggi del sole arrivano a scaldarci e
  ad asciugarci. Un paio di ore di attesa per far colazione e asciugare
  tutta la nostra roba e via, si riparte verso l’alto.
  La scalata nel secondo giorno fila decisamente meno liscia
  rispetto al primo: David, al comando della cordata, a un certo
  punto stacca un blocco grande come lui e cade. Lui va a sbattere
  verso destra, il blocco si schianta 1 metro alla sua sinistra, io
  guardo impotente la scena in diretta mentre faccio sicura.
  La tragedia è solo sfiorata e ancora una volta la “suerte” è stata
  dalla nostra parte.
  Proseguo io e mi trovo davanti quello che è il sogno di tutti
  gli scalatori amanti delle fessure. Uno scudo alto 100 metri,
  completamente liscio, solcato da un’unica fessura dall’inizio alla
  fine! Una linea perfetta come solo queste grandi pareti di granito
  sanno regalare. Mentre la guardo penso a come cavolo facevano
  40 anni fa a salire fessure simili, senza friend, con gli scarponi e
  con l’equipaggiamento di allora…giù il cappello! La fessura nella
  realtà non è perfetta come quella dei miei sogni: all’interno è
  spesso bagnata o ghiacciata. La salgo in parte in libera, in parte
  in artificiale.

10 | Maggio 2016 | Uomini&Sport
Proseguiamo ancora 3-4 tiri fino a una zona con della neve,              David mi raggiunge in sosta e proseguo per un paio di tiri su
dove decidiamo di bivaccare. Abbiamo già salito 900 metri e ne           terreno che da bagnato si fa pian piano ghiacciato. A un certo
mancano ancora 400, ma dentro di noi abbiamo la speranza che             punto, quando la roccia diventa completamente ricoperta da
questi 400 siano più facili.                                             verglas e neve, capisco che è il momento di cedere il comando
La mattina del 19 gennaio, il terzo giorno in parete, partiamo con       al mio socio, togliere le scarpette, infilare scarponi e ramponi e
una sola idea in testa: “oggi vogliamo arrivare in cima”. Le nostre      prendere in mano le picche.
speranze di “fine delle difficoltà” sono in realtà subito disattese.     Arriviamo in cima al Fitz Roy alla 6 di sera. Per me è la terza volta
La qualità della roccia - fino a quel momento davvero perfetta -         in cima a questa montagna, ma quest’ultima è sicuramente la più
peggiora e la parete è sempre perfettamente verticale con tratti         bella di tutte, quella più voluta e sognata, quella che più mi ha
strapiombanti.                                                           dato soddisfazione. La linea più bella, più elegante e più difficile
A un certo punto fatichiamo a capire dove passi realmente la via:        del Fitz Roy. Una salita di 3 giorni, ma che racchiude in sé anni di
davanti a noi un muro strapiombante senza fessure, a destra un           allenamenti e preparazione. Una storia per me lunga 3 anni, ma
diedro cieco completamente liscio e a sinistra una cascata di            che rappresenta la naturale continuazione di qualcosa iniziato 40
acqua e roccia piena di blocchi instabili. Io e David ci guardiamo       anni fa.
e dentro di noi sappiamo entrambi qual è l’unica soluzione…Mi            Quando arriviamo in cima il mio amico David mi dice “El que cree
infilo la giacca in Gore tex, stringendo per bene le maniche e mi        crea”. Un antico proverbio Maya che tradotto in italiano significa
preparo per fare la doccia. Il mio amico Sean Villanueva su una          “colui che crede, crea”. Quattro parole per riassumere una storia
rivista aveva scritto “se vuoi scalare la parete Est del Fitz Roy devi   lunga 40 anni.
avere una laurea in arrampicata sul bagnato”…Ma non avrei mai            Un ringraziamento speciale a Sergio Longoni e tutto lo staff
pensato fino a tal punto!!!                                              DF-Sport Specialist per il prezioso supporto che mi fornite sempre
In un modo o nell’altro mi faccio strada verso l’alto, cercando di       in tutte le mie avventure!
salire il più veloce possibile su terreno ben appigliato ma sempre
molto ripido, finchè riesco ad attraversare la cascata e raggiungere
una sottile fessura da salire in artificiale su micronut. Non è una      *Ragni di Lecco, C.A.A.I.
bellissima sensazione essere completamente appeso a questi
piccoli pezzettini di metallo, quando il compagno né ti vede né
ti sente e non ha nemmeno una vaga idea di che diavolo stia
succedendo!
Ancora una volta, ripenso ai primi salitori, a Casimiro e Vittorio e
non posso fare altro che essere stupito da tanta abilità e coraggio!!

                                                                                                               Uomini&Sport | Maggio 2016 | 11
I CONSIGLI DEGLI ESPERTI

 a cura di Paolo Rusconi

 Vengono qui presentati alcuni degli ultimi modelli di scarpe da Trail Running
 che potete trovare nei nostri punti vendita. I nostri esperti vi consiglieranno
 il modello con le caratteristiche più adatte alle vostre esigenze.

  LA SPORTIVA - AKASHA UOMO
  Calzatura da mountain running endurance super ammortizzata, concepita per percorsi a lunga
  distanza, Ultra-Marathons, Ultra-Trails e per utilizzi prolungati in allenamento. La suola grippante
  e bi-mescola FriXion XT è dotata dell’esclusiva soluzione Trail Rocker™ in grado di favorire il
  movimento naturale “tacco esterno – punta interna” del piede durante la corsa. Akasha: il codice
  dell’ultra-runner si esprime attraverso protezione, comfort ed ammortizzazione.

  Tomaia: AirMesh forato + PU Leather parte posteriore e Dynamic ProTechTion™ in punta - Fodera: Mesh
  anti-scivolo - Intersuola: EVA ad iniezione e Cushion Platform™ - Plantare: OrthoLite Mountain Running
  - Suola: Mescola FriXion XT bi-mescola con sistema Trail Rocker™ - Peso: 660 g (al paio, misura 42)

                                                        SALOMON - SCARPE WINGS PRO 2
                                                        Con design e performance mutuati direttamente dalla S-LAB, la Wings Pro è la perfetta
                                                        scarpa da trail running per ogni tipo di terreno.
                                                         Sensifit™ Il sistema Sensifit™ avvolge il piede, garantendo una calzata precisa e sicura. I
                                                        battistrada Salomon Contagrip® offrono un’ottima trazione sulle superfici più disparate,
                                                        utilizzando una combinazione di gomme progettata per un uso specifico.

                                                        Quicklace™ Stringa minimalista e robusta per un’allacciatura one-pull. Semplifica la calzata
                                                        e lo sfilamento della scarpa - EVA A DOPPIA DENSITÀ L’intersuola a doppia densità, stabile e
                                                        ammortizzante, permette un ottimo controllo del movimento - ENDOFIT™ Manicotto interno
                                                        che avvolge il piede mantenendolo fermo e stabile, migliorando il feedback e l’avvolgimento
                                                        - OrthoLite® Soletta OrthoLite® costituita da schiuma specifica OrthoLite® e contrafforte
                                                        del tallone in EVA. La schiuma OrthoLite® crea un ambiente più fresco, asciutto, salubre ed
                                                        efficacemente ammortizzato al di sotto del piede. L’utilizzo di materiali ottenuti da pneumatici
                                                        riciclati riduce l’impatto ambientale. Il contrafforte del tallone in EVA conferisce maggiore
                                                        supporto e ammortizzamento a questa zona del piede.

                                                        HOKE ONE ONE - SCARPE SPEEDGOAT
                                                        Il modello Speed Goat, ovvero l’arma segreta di atleti e appassionati di trail running, unisce
                                                        una suola esterna in Vibram® Megagrip dal design aggressivo per massima trazione in
                                                        qualsiasi condizione, protezione Hoka, adattamento al terreno e grande leggerezza.

                                                        Rocker: Meta-Rocker equilibrato - Geometria: Forma ad “H” per la massima stabilità - Peso:
                                                        275 g per 9 USM - Tomaia: SpeedFrame, leggera e senza cuciture - Rivestimenti di supporto
                                                        sintetici saldati - Stato sottostante in microfibra saldata per maggiore comfort - Intersuola:
                                                       IMEVA - 28,5 mm avampiede - 33,5 mm tallone - Differenziale: 5 mm - Suola esterna: Vibram®
                                                       Megagrip da 4 mm - Scanalature di flessione sulla suola esterna per maggiore stabilità

  SCARPE INFERNO X-LITE 3.0
  Suola TRS, leggera, flessibile e durevole, grip in tutte le condizioni, costruzione “2
  layer bridge” con alloggiamento e avvolgimento ottimale
  Puntale di protezione in TPU iniettato, lingua “Ergonomic Cut” leggera,
  comfortevole, adattabile al piede.
  Per Trail e Ultra-trail runners che ricercano una calzatura con caratteristiche
  di precisione e reattività, ma senza rinunciare a leggerezza, ammortizzazione,
  protezione e traspirazione. Appassionati trail running ed escursionisti veloci,
  che cercano maggiore stabilità, versatilità, traspirabilità e supporto su terreni
  sconnessi.

  Tomaia PU sintetico senza cuciture (Tecniskin),mesh - Fodera Fibra tessile 3D Texture,
  antiscivolo e traspirante - Battistrada TRS Trail, XS Trek compound - Intersuola EVA
  Technology, TX-Reactive Compound - Plantare OrthoLite® anatomico a doppia
  densità - Peso M 290 gr W 245 gr - Calzata Low

12 | Maggio 2016 | Uomini&Sport
IL PUNTO DI VISTA

Cressi: il marchio
che qualifica l’attività subacquea
La passione di un imprenditore che non considera lavoro quello che fa,
e l’impegno continuo per una evoluzione integrale
stanno alla base di un successo che non conosce crisi
intervista di Marco Milani

Siamo interessati innanzitutto a conoscere da quale idea, da chi
precisamente e con quali inizi è sorta questa vostra azienda, di         Il nostro viaggio nel mondo degli imprenditori dello Sport
cui ora ammiriamo quello sviluppo straordinario che l’ha portata         questa volta ci ha portato fino a Genova dove, aggrappata
a primeggiare nel settore in ambito internazionale.                      tra mare e montagna nella val Bisagno, abbiamo avuto
“Mio zio era il grande appassionato di subacquea, mentre mio             l’opportunità di visitare l’azienda Cressi, leader indiscussa
padre ha messo solo la parte economica. Giovanni, mio padre,             nel mondo della subacquea ed eccellenza del Made in
nel dopoguerra era riuscito ad entrare nel settore dei copertoni e       Italy. La sede centrale di Genova, infatti, è la “fucina”
aveva avuto due/tre anni magici: è in seguito a questa fortunata         dove nascono le idee e la maggior parte degli articoli
vicenda con suo fratello Egidio, funzionario di banca, che decisero      firmati Cressi, contraddistinti da sempre da un elevato
di mettere in piedi questa azienda. Mio padre non è mai stato un         standard di qualità. Il processo produttivo è improntato
grande appassionato di subacquea, il vero motore era mio zio.            su un minuzioso controllo da parte della proprietà
Maschere, fucili, pinne, tutti prodotti artigianalmente. Avevano         Cressi. L’azienda nasce nel 1939, grazie a due fratelli che
acquisito un piccolo locale nel centro di Genova dove costruivano        condividevano la passione per il mare e avevano un’innata
a mano tutte queste attrezzature. Addirittura, per le prime              predisposizione per la progettazione e la realizzazione
maschere, si riciclavano i copertoni delle auto. Poi è cominciato        di prototipi. Egidio e Nanni Cressi iniziano la produzione
il montaggio dei primi fucili che erano a molla, e quindi hanno          artigianale di maschere e fucili subacquei, che consentiva
sviluppato l’Aro (autorespiratore a ossigeno), un buon apparecchio       loro e ai loro amici di muoversi con maggiore efficacia
a circuito chiuso, semplice ma molto innovativo, utilizzato per          nelle acque vicino a casa. Nel 1946 il loro design e i loro
sviluppare l’attività subacquea. Un apparecchio che è rimasto sul        prodotti divennero tanto conosciuti da indurli a fondare a
mercato per tantissimi anni”.                                            Genova l’odierna Cressi. Oggi i valori dell’azienda, ancora di
                                                                         proprietà della famiglia, sono incarnati da Antonio Cressi,
Antonio Cressi, a 63 anni, di strada ne ha fatta davvero tanta.          che ha ereditato e spinto a livelli mondiali la passione e le
“Io sono nato in fabbrica, la mia vita l’ho passata nel quadrato della   competenze del papà e dello zio.
Cressi. Il mio lavoro è sempre coinciso con la mia passione per il

              Qui: da destra,
           Antonio Cressi e
            Sergio Longoni,
            legati da stretta
        e cordiale amicizia.

                                                                                                        Uomini&Sport | Maggio 2016 | 13
mare, perciò ho passato la mia vita o in acqua o in fabbrica.          A livello di comunicazione che strategie adotta Cressi?
   Poi ho avuto un grosso problema di gestione, perchè il rapporto        “La base è sempre il prodotto, quello è il punto focale. Detto
   tra mio padre e mio zio era abbastanza travagliato e l’azienda ne      questo, oggi, i sistemi di comunicazione cambiano a una velocità
   risentiva. Mi rendevo conto che dovevamo migliorare tante cose         spaventosa. La comunicazione tradizionale è sicuramente in
   e, se la proprietà non andava d’accordo, diventava un disastro.        calo perchè il pubblico sta diminuendo ed è meno interessanto.
   In una situazione del genere si stavano mettendo in crisi il           Si aprono invece delle finestre spaventose sfruttando l’on-line:
   prodotto, i collaboratori e l’azienda; quella è stata la spinta a      prima era il sito, oggi è Facebook. Il messaggio però è sempre
   iniziare la mia carriera lavorativa ancora giovanissimo. Oggi sono     legato al prodotto, che a volte basta per comunicare qualcosa:
   rimasto io con mia sorella, e l’azienda è rimasta a conduzione         bisogna sempre più pensare a prodotti che si spiegano da soli.
   familiare. Accanto a me c’è anche Francesco Odero, una persona         Il nostro è un mondo in cui la comunicazione di immagine pura
   che ha dato tantissimo a questa azienda: sono cresciuto con lui”.      è complicata, perchè molto legata all’aspetto tecnico. Oggi, però,
                                                                          anche con costi contenuti si riescono a raggiungere una miriade
   Come nasce l’idea vincente?                                            di contatti. Poi ci sono i testimonial: un Umberto Pellizzari che
   “L’idea vincente nasce dalla collaborazione di tutti. Per quanto ci    ha fatto dei record, con un Cressi scritto sopra, ci ha aiutato in
   riguarda abbiamo la grossa fortuna di avere collaboratori molto        maniera pazzesca.
   validi in azienda e, soprattutto con l’inserimento delle filiali,      Fra l’altro, stiamo cercando di recuperare la grande storia del
   riusciamo ad avere un’ampia visione sul mondo. Basti pensare           marchio, perchè quando andiamo all’estero non bisogna dare per
   che ci riuniamo ogni 2/3 mesi, e in questi incontri cerchiamo          scontato che tutti sappiano chi sei o da quanto tempo fai questo
   di scambiarci i punti di vista per decidere qual è il prodotto che     lavoro. Non tutti nascono appassionati di subacquea, e al giorno
   dovrebbe funzionare di più. Sicuramente sono parecchi i prodotti       d’oggi si aprono nuovi mercati che di subacquea non sanno niente.
   che hanno segnato la storia dell’azienda, ma non direi che ci          Dobbiamo essere noi stessi a comunicare che Cressi è presente
   sia mai stata una rivoluzione: piuttosto un continuo e graduale        in questo mondo fin dall’inizio e che la subacquea abbiamo
   miglioramento di tutto. Cambiano i materiali, le attrezzature, gli     contribuito noi a inventarla e svilupparla. Spetta a noi il compito
   stampi e l’evoluzione passa per tutti questi fattori. Di certo, se     di spiegare che Cressi non è uguale a un marchio inventato negli
   guardiamo a 10/15 anni fa, di strada ne è stata fatta molta. Abbiamo   ultimi due anni, su base di prodotti già esistenti a cui viene
   avuto prodotti che ci hanno dato tantissime soddisfazioni,             appiccicato un contrassegno simile alla marca.”
   come la maschera Big Eyes, ma sono sempre stati frutto di una
   evoluzione. Si parte da una prodotto che funziona e si cerca di        Quanto ha contato la pesca subacquea nello sviluppo dell’azienda?
   farlo evolvere con materiali, stampi e tecnologie diverse. E poi c’è   “La pesca subacquea ha contribuito in maniera determinante allo
   il discorso passione: senza quella non si può portare avanti una       sviluppo della nostra azienda, perchè c’è una passione fortissima
   azienda di questo genere. Non è concepibile questo tipo di lavoro      in tutto il mondo. Il Mediterraneo è il cuore della pesca, ma è
   senza un contatto stretto con la natura e con l’acqua.                 molto sviluppata anche ai Caraibi, Sud America, Australia. È uno
   É un lavoro che va vissuto in prima persona.”                          sport dove la gente si appassiona in una maniera incredibile.

14 | Maggio 2016 | Uomini&Sport
Oggi, avendo tante riserve e zone libere, c’è più bilanciamento tra         Come affrontate la crisi?
gli appassionati di pesca sportiva e immersioni con il respiratore.         “Chi oggi sta in piedi è perchè ha cercato di essere più presente
Il nostro messaggio è rivolto al rispetto della natura. La pesca che        all’estero in maniera diretta. La chiave di volta di un’azienda è
noi amiamo è quella dove si prende un pesce per mangiarselo a               quella di crearsi la sua rete distributiva. Chi deve dipendere solo
casa, e tutto il contrario della pesca incontrollata o chi poi il pesce     dal mercato nazionale non ha prospettive di sopravvivenza.
va a venderlo.”                                                             Di conseguenza bisogna creare tutta una serie di prodotti che siano
                                                                            il più possibile adatti alla maggioranza dei mercati, un catalogo
C’è ancora tanto da scoprire?                                               che si presta molto bene per tutti i mercati, dai Caraibi all’Asia.
“C’è sempre una evoluzione. Oggi ci sono aspetti importanti che in          In secondo luogo Cressi è riuscita a creare un meccanismo per cui
passato non erano considerati. Oggi si parla di materiali riciclabili,      noi produciamo e tutta una serie di aziende satellite ci termina
si cercherà di lavorare derivati vegetali, e non derivati dal petrolio.     il prodotto: solo così riusciamo a ottenere un’ottima qualità a
Adesso anche l’elettronica sta offrendo spazi immensi, basti                un costo accettabile. Bisogna poi tenere presente che i tempi
pensare alla comunicazione sott’acqua. Autorespiratore, pesca,              di programmazione con l’Asia sono di 6/7 mesi, il tempo con lo
snorkeling e nuoto, sono i quattro settori che nella nostra azienda         stabilimento proprio si riduce a 25 giorni. Il poter recuperare una
rivestono la medesima importanza.”                                          certa quota di fatturato perchè hai l’impianto vicino che puoi gestire
                                                                            di giorno in giorno ha il suo peso, anche perchè il mondo tende
Il Made in Italy, per Cressi, costituisce un motivo di vanto.               a programmare sempre meno. La realtà di un’azienda familiare,
“La maggior parte dei prodotti li realizziamo a Genova. Una scelta          in questa ottica, porta tanti vantaggi ma anche tanti svantaggi,
controcorrente? Il fatto di andare via dal Paese forse è stata una          perchè il margine di errore è minimo, soprattutto in relazione ad
pratica un po’ troppo di moda negli ultimi anni. L’Italia, pur con          aziende molto più grandi della nostra.”
una miriade di problemi ciclopici, ha ancora il grosso vantaggio
di poter contare su una rete di microaziende che negli altri Paesi          Antonio Cressi, prima di essere un imprenditore di successo è un
non esiste. L’Italia è rimasta in piedi per un meccanismo di lavoro         grande appassionato di mare e acqua.
che è saltato fuori come un antivirsus negli anni ‘70/80 e che ha           “Ho il massimo rispetto del mare. Per rendere ancora più bello
permesso al Paese di crearsi una struttura di micro società che             questo sport bisognerebbe far capire alla gente che meno in
dànno la possibilità di lavorare con prodotti qualificati a costi           profondità si va e meno rischi si corrono. Forse a venti metri ci
decenti, e questa peculiarità è solo italiana. Noi fondamentalmente         si diverte più che a quaranta. C’è tutto un mondo di immersioni
siamo un’azienda di nicchia, con tutte le esigenze che comporta.            leggere che andrebbero potenziate e che comportano molti meno
A libro paga della Cressi ci sono 120 persone, però divise tra Italia,      rischi. Le immersioni tecniche da un lato ci spaventano, perchè
Ungheria, diverse filiali e un’azienda di elettronica che abbiamo           gli eccessi, nel nostro campo, coincidono con le tragedie con
acquisito 3/4 anni fa per occuparci della parte di computer.                conseguenze negative a livello di immagine. Forse ci vorrebbe un
La ricerca e lo sviluppo del prodotto chiave vengono fatti a Genova,        cambio di mentalità”.
perchè serve il mare vicino. C’è più flessibilità sui prodotti leggeri,
come mute e jacket, che cominciano a essere sviluppati anche in America.”   Il segreto di questo successo nel lavoro?
                                                                            “Quello che faccio non lo considero un lavoro...”

                                                                                                                           Qui: l’alta tecnologia
                                                                                                                           del reparto produzione.

                                                                                                                           Pagina      a   fianco:
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                                                                                                                   Uomini&Sport | Maggio 2016 | 15
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