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21 Nuoto il richiamo di ogni specchio d’acqua per la gioia dei piccoli, per il divertimento e lo sforzo di galleggiare ad ogni età Uomini e Sport - numero 21 | Maggio 2016 | Pubblicazione periodica gratuita
EDITORIALE P er una rivista come la nostra, impegnata ad orientare luglio – Tour de France: grande ciclismo!; l’attenzione e ad appagare la curiosità di tanti sportivi agosto – XXXI° edizione dei Giochi Olimpici, in Brasile: dal 5 al 21 appassionati, mi sembra che corra forse anche l’obbligo atleti di tutto il mondo si incontreranno per esprimere al massimo di non trascurare l’informazione relativa alla programmazione grado i valori sportivi di ogni disciplina; degli eventi di particolare interesse ed importanza nel loro settembre – ripresa del campionato italiano di calcio e nuova svolgimento nel corso dell’anno. Non solo questo, anzi, ma pure stagione della pallavolo; quello di dare almeno un cenno delle ricorrenze anniversarie ottobre – è il mese del possibile rilancio della nostra pallacanestro; in cifra tonda di alcuni avvenimenti che a loro tempo avevano novembre – mese decisivo per le sorti del Mondiale di Formula 1; suscitato entusiasmo o emozioni di vario tipo. Lo sento davvero dicembre – campionati mondiali di nuoto in Canada. come un obbligo, ma lo trovo anche come un compito che mi Riservo due parole alle ricorrenze che meritano una speciale gratifica, sia perché da una parte ci proietta verso l’anticipazione attenzione per l’importanza obiettivamente riconosciuta o perché di quanto poi si potrà pienamente gustare, più che mai oggi grazie riguardano episodi e persone legate al nostro territorio: agli attuali mezzi di visione che fanno vivere quasi tutto in forma il 3 aprile, la mitica “Gazzetta dello Sport”, nata dalla fusione diretta. Sia perché, sotto il secondo aspetto, veniamo rinviati ad dei giornali “Ciclista” e “La Tripletta”, ha compiuto i suoi primi un vissuto che ha segnato incisivamente buona parte della nostra 120 anni; esistenza. So bene che, perché affidati alla mia discrezione, gli per Reinhold Messner ricorrono 30 anni da quando nel 1986, con appunti che seguiranno non potranno evitare di essere tacciati di la salita del Lhotse, ha ultimato la sua rincorsa per la conquista un eccesso di parte riguardo agli avvenimenti ed ai protagonisti dei 14 ottomila, sempre senza ossigeno, iniziata al Nanga Parbat che saranno menzionati: non posso fare a meno di riconoscerlo e nel 1970; me ne scuso anticipatamente. festeggiano il loro 70° di fondazione i Ragni di Lecco, che avevano L’anno che già sta trascorrendo di gran corsa è certamente più visto la luce nel 1946; ricco del consueto di manifestazioni sportive di ogni genere, e primo “decennale” anche per le serate “A tu per tu con i grandi questo perché alle normali competizioni che si effettuano con dello Sport”, che coinvolge tutti gli amici di DF Sport Specialist; una regolarità temporale quasi monotona, se ne aggiungono altre, ricordo con orgoglio e commozione il 25° dell’arrivo in vetta dal molto importanti, che si effettuano ad anni alterni. Abbiamo già versante Nord lungo il Great Couloir della spedizione “Longoni assistito, con l’ausilio di molteplici canali televisivi, ai campionati Sport Everest Expedition”, da me sponsorizzata nel 1991 e guidata europei di pattinaggio artistico su ghiaccio, che in gennaio da Oreste Forno: era il 14 maggio, quando Battistino Bonali e si sono svolti a Bratislava. Mentre poi, dopo la lunga pausa Leopold Sulovsky mettevano piede sul tetto del mondo. natalizia, riprendeva il nostro campionato di calcio, da gennaio È evidente che questa elencazione di ricorrenze è soltanto a marzo ci hanno fatto palpitare le folli discese dello sci alpino una scarna reminescenza di pur importanti avvenimenti: può in Coppa del Mondo e le estenuanti marce sulla neve con lo sci rappresentare uno stimolo perché ognuno si immedesimi in quelle nordico. Contemporaneamente eravamo concentrati sui tornei che sono rientrate nel bagaglio della sua esperienza. Intendo però internazionali di tennis che si succedevano in Francia, Stati aggiungerne ancora un’ultima, che appartiene al ricordo di uno dei Uniti e soprattutto in Australia. momenti di più intensa tristezza che molti di noi hanno vissuto. Non potremmo mai esprimere pienamente con quanta gioia ed Perché questo è l’anno in cui cade il ventennale di quel giorno emozione abbiamo appreso, sul finire di febbraio, l’ennesimo in cui abbiamo pianto per la tragedia di un giovane alpinista sul trionfo di Simone Moro, che giungendo il 26 di quel mese sulla vetta quale erano puntati con affetto i nostri occhi: Lorenzo Mazzoleni, del Nanga Parbat, conseguiva il primato come alpinista che ha al precipitato nella discesa, dopo che era giunto sulla vetta del K2. suo attivo ben quattro vette himalayane oltre gli 8000 salite nella Pensando a Lorenzo, credo che assieme al suo bisognerà stagione invernale. È un cenno obbligato in questa elencazione condividere il ricordo di un importante trentennale, quello che si degli eventi sportivi che caratterizzano l’anno 2016, ma è pure un riferisce alla scomparsa di un altro alpinista a noi caro, Renato gesto che concediamo all’affettuosa e lunga amicizia che mi lega Casarotto, che proprio nel 1986 perdeva la vita, anche lui nella personalmente a questo formidabile alpinista bergamasco, che discesa del K2. ancora, a 48 anni, non cessa mai di stupire. Se ogni ricorrenza ha il potere di far risorgere emozioni gioiose o Nel citare le diverse discipline sportive, non riesco a nascondere invece dolorose: in entrambi i casi, quando il loro riferimento è lo una certa dose di soddisfazione e di orgoglio per quella piccola sport, sappiamo che ci troveremo in tanti, uniti, a gioire o soffrire parte di comprensione e di interesse che stiamo loro offrendo alla stessa maniera. con la semplice infarinatura fornita dalla rubrica “Sport a tutto Anche questa è la forza dello sport. campo” di questa nostra rivista. Accorgendomi però di stare dilungandomi eccessivamente, voglio ora procedere più spedito, stringendo quasi per cenni, per segnalare quanto di più importante e imperdibile si avvicenderà nei mesi a seguire: maggio – internazionali di tennis a Roma e giro ciclistico d’Italia; giugno – campionati europei di calcio in Francia, per la prima volta con 24 squadre al via;
SOMMARIO M A G G I O 2 0 1 6 - An n o V I I - N ° 2 1 Editoriale Brevi DF 2 Notizie Diamo spazio ai testimonial DF 4 5 8 Stefano Carnati “Un nome”: da non dimenticare 5 Gaston Rébuffat, alpinista e artista Un’ impresa raccontata in anteprima 8 Prima ripetizione e prima libera al Fitz Roy I consigli dell’esperto 12 13 Trail running Il punto di vista 13 Antonio Cressi Testimonianze di simpatia 16 Un incontro speciale sul Grignone 17 Sport a tutto campo 17 Parliamo di nuoto Evoluzione nell’alpinismo 24 Dove va l’alpinismo? I punti vendita DF Sport Specialist 27 Lugano 29 28 Alpinismo alla grande 28 Concatenamento invernale sulle Sciore Accadeva nell’anno... 29 1968 - La direttissima alla Torre Trieste Amici in corrispondenza 33 Partenza e arrivo A proposito delle serate “A tu per tu” 34 Uno sguardo sulle prime serate 2016 24 Eventi 36 Galleria Il fatto Solidarietà in concreto Così continuano le serate 2016 Christoph Hainz, Tito Arosio, Simone Moro Fondatore: Sergio Longoni “Uomini e Sport” è scaricabile e consultabile In copertina: Coordinamento della pubblicazione: online sul sito www.df-sportspecialist.it Massimiliano Rosolino, protagonista Giuseppe Zamboni storico del nostro nuoto, giustamente Posta e risposta: Angolo dei lettori riconosciuto dall’assegnazione di Redazione: Renato Frigerio - Sara Sottocornola uominiesport@df-sportspecialist.it “Italian Sportrait Awards 2016”, che Progetto grafico: Francesco Ceciliani gli è stata conferita nel marzo 2016 presso il Teatro Centrale di Roma. Numero chiuso in redazione: 02/05/2016 DF Sport Specialist Diffusione: 8.000 copie Redazione “Uomini e Sport” - Via Figliodoni, 14 - Distribuzione nei negozi DF Sport Specialist 23891 Barzanò - LC
BREVI DF * Ottimo esordio di stagione per il team KTM PROTEK DAMA di Monticello Brianza, fondato da Fabrizio Pirovano e supportato da DF Sport Specialist. La bergamasca Serena Tasca, neoacquisto della squadra, si è aggiudicata il titolo di campionessa italiana under 23 nella gara nazionale della specialità cross country, di Rivoli Veronese. In Canada, con la Fat bike, ha conquistato due vittorie e un secondo posto, poi un primo posto a Laigueglia nella gara Donne Open del campionato Giovanile per società. Da segnalare anche la bella vittoria di Maximilian Vieider alla Bardolino Bike, che ha visto anche Johnnatan Botero Villegas aggiudicarsi un quarto posto di tutto rispetto. * 25 anni di attività e di importanti risultati: traguardo importante per la PAVAN FREE BIKE, società brianzola di mtb supportata da DF Sport Specialist. Nel 2016 festeggia, usando le parole del presidente Antonio Pavan, con “grande orgoglio” e “voglia di continuare a questi livelli e migliorarli”. Quattro nuovi bikers sono entrati in squadra: Monica Maltese, Giaime Origgi, Stefano Moretti e Mirko Gritti. Gli ultimi due già protagonisti di un podio: alla Bottanuco MTB Race si sono classificati rispettivamente primo e secondo della categoria Elite Sport. 2 | Maggio 2016 | Uomini&Sport
* Marzio Deho, Andrea Dei Tos, Pietro Sarai, il danese Alexander Laugesen e il colombiano Leonardo Hector Paez Leon. Ecco le star del team 2016 OLYMPIA - POLIMEDICAL, che ha iniziato la stagione inanellando podi e successi nelle più ambite competizioni del settore. “Abbiamo biker di alto livello e tanti obiettivi da raggiungere in ambito nazionale e internazionale” ha detto Loredana Manzoni, la presidente del team sponsorizzato da DF Sport Specialist. * Il 24 aprile si è svolta la Sarnico Love- re Run, una corsa unica nel suo genere perché i 26 km si svolgono sulla strada che costeggia il lago d’Iseo. La nostra Renzo Barbugian, * atleta Francesca Marin (sulla destra) si testimonial DF Sport Spe- è classificata al 3° posto della classifica cialist, vince il titolo di generale con il tempo di 1.37.45. Un piaz- Campione Italiano SM50, zamento ottimo visto il nutrito parterre durante l’edizione della di altlete presenti sulla linea di partenza. “50 km di Seregno della Brianza”, con un tempo di 3:44:17, svoltasi il 10 aprile 2016 Uomini&Sport | Maggio 2016 | 3
DIAMO SPAZIO AI TESTIMONIAL DF La favolosa stagione di Stefano Carnati = 2015 = Malgrado alcuni problemi al ginocchio, accorsi durante la stagione estiva, per Stefano é stato Come non sceglie a caso gli atleti un anno interessante e di soddisfazione, sia per le prestazioni in falesia, ma soprattutto per che vanno a comporre lo squadrone le competizioni internazionali, dove ha centrato gli appuntamenti importanti, proprio come si dei suoi testimonial, così DF Sport addice ad un ‘cecchino’ (soprannome affibbiatogli nel 2013 in occasione della sua vittoria in Specialist stabilisce con tutti loro Canada, durante i Mondiali giovanili). un rapporto di affettuosa amicizia. Nelle gare, Stefano si é concentrato sulla specialità Lead, e per la categoria under 18, si é portato a Questo comporta in forma del casa (in giugno) il titolo di campione Italiano e il titolo di campione Europeo, gara questa svoltasi tutto spontanea che ognuno di ad Edimburgo. loro venga seguito con interesse I problemi al ginocchio, con menisco da operare, dopo un po’ di riposo e qualche terapia, non di autentico tifoso, quello che fa gli impediscono di scalare su roccia, testandosi così in vista del campionato Mondiale giovanile gioire in occasione dei successi che, fortunatamente, quest’anno, si sarebbe svolto in Italia, ad Arco di Trento, in concomitanza e di soffrire quando la sfortuna o con il Rock Master. Buone sensazioni hanno consigliato di rimandare l’intervento chirurgico gli incidenti sempre possibili sono per cercare di parteciparvi, rinunciando tuttavia alla combinata e al boulder, ritenuto troppo causa di forti delusioni. rischioso per un ginocchio già abbastanza malandato e compromesso. La vicinanza di DF Sport Specialist La scelta si é rivelata corretta. Infatti, ad Arco, dopo un avvio in qualifica non brillante, Stefano ai suoi atleti ha la forza di uno entra in semifinale, solo 26 atleti sui 90 presenti, e poi entra nella rosa degli 8 finalisti come 7°. stimolo gratificante, che si Oltre a lui, due giapponesi, un coreano, un russo, un americano (il favorito), e i due soliti compagni ingigantisce comprensibilmente al di battaglia: il francese Parmentier e lo svizzero Lehmann. Via di finale durissima per tutti, momento in cui i loro più importanti tanto che, per la categoria under 20, vengono in seguito sostituite due prese. Gli atleti europei risultati diventano visibili anche dimostrano di scalare meglio e, tutti e tre, salgono sul podio. Stefano é medaglia d’argento, per l’ingente massa di pubblico che distanziato per una presa dal vincitore Lehmann. li può incontrare sulle pagine della Anche nell’ arrampicata in falesia, si è espresso ad alto livello non lasciandosi sfuggire importanti nostra rivista. realizzazioni, anche su vie storiche. Tra queste spicca la ripetizione a Finale Ligure di Hyaena, In questo numero di “Uomini e un tiro di Andrea Gallo che, malgrado sia “solo” 8b e abbia più di vent’anni, di ripetizioni ne ha Sport” prende spicco l’encomiabile viste davvero pochine. Di particolare rilevanza, sono state le performance, durante le vacanze attività svolta nel 2015 di un climber pasquali. Scartato il Frankenjura per meteo avversa, Stefano ripiega all’ultimo su Arco di Trento. di razza, che continua a crescere in Al “Bus de vela” e a Nago trova “pane per i suoi denti” e in cinque giorni chiude cinque 8c , o forza delle sue eccezionali qualità, meglio chiude due 8c al giorno, perchè si permette un giorno di riposo; mentre il sesto tiro è sua ma anche grazie alla passione opinione gradarlo “solo” 8b+. Tra questi la storica Mangusta, primo 8c della zona. e alla serietà con cui convive e A conferma della buona annata di Stefano, si può anche dire che, l’intervento al menisco in che costituiscono l’anima del suo settembre, non ha certo intaccato il suo entusiasmo. Uno dei suoi obiettivi era salire un 9a: una impegno. prestazione che non è cosa di tutti i giorni, nemmeno per i più conosciuti fuoriclasse. Ovvio che oltre alla sua concentrazione e dedizione, serviva anche un pizzico di fortuna. Qualche viaggio a vuoto, gli appigli bagnati, l’inverno alle porte, ma alla fine il clima di quest’ultimo bellissimo autunno gli ha concesso quel “pizzico di fortuna”. Un incantevole luogo, la val Bavona in Ticino, un paesino speciale, Sonlerto, è stata la cornice ideale dove festeggiare il suo primo 9a , Coup de grace, firmato Dave Graham, e terza ripetizione. Qui: Stefano Carnati a Campitello di Fassa impegnato in una gara di Coppa Italia 2015. 4 | Maggio 2016 | Uomini&Sport
OGNI VOLTA “UN NOME”: DA NON DIMENTICARE Gaston Rébuffat: l’alpinista che visse nell’incanto della montagna Ribadiamo ancora una volta, semmai ce ne fosse bisogno, che non rientra nel piano editoriale di “Uomini e Sport” proporre il curriculum biografico e nemmeno le imprese dei grandi alpinisti o di altri campioni sportivi. Per chi ne fosse interessato, le loro storie sono ormai facilmente ed ampiamente reperibili nella consultazione dei siti internet, ed è anche per questo motivo che abbiamo deciso di non occuparcene qui. Potrà però succedere che talvolta questa nostra decisione sembri venire contraddetta dai fatti, e in parte anche noi non lo possiamo negare: in questi casi però il grande nome che prenderà posto in questa rubrica troverà una pertinente giustificazione per il fatto di aver qualcosa a che fare con il nostro territorio o perché collegato storicamente all’inclinazione ed alla passione che ha a lungo contraddistinto la nostra città. a cura di Renato Frigerio E infatti il personaggio di cui ora qui viene tracciato un interessante profilo possiede i requisiti sopra esposti per Gaston Rébuffat nasce a Marsiglia il 7 maggio 1921 e trascorre l’importanza simbolica e promozionale che gli appassionati la sua fanciullezza al cospetto del mare. Fin da ragazzo, d’alpinismo gli attribuivano non solo per incentivare un soprattutto nell’adolescenza, il suo carattere irrequieto lo entusiasmo già vivo, ma ancora per far crescere in senso porta ad arrampicarsi sulla barriera delle Calanques, scogliere calcaree sulla costa mediterranea francese. A diciassette alpinistico le generazioni lecchesi del secondo dopoguerra. anni conosce l’alta montagna degli Écrins. Si trasferisce Gaston Rébuffat, ancora all’inizio degli anni sessanta, poi a Chamonix dove, nel 1941, si iscrive alla “Jeunesse et costituiva un mito fantastico dell’alpinismo mondiale, un Montagne” e in questo ambiente conosce le Guide Alpine, personaggio trascinatore per quello che di sé narrava e per il quegli uomini cioè che fin da bambino ha sempre sognato. Successivamente frequenta un corso per diventare Guida e fascino con cui si presentava. dopo averlo superato brillantemente, nonostante la giovane Fu un onore allora per Lecco riuscire ad accaparrarselo con età non glielo consenta, con una particolare dispensa, forte anticipo rispetto alle altre piazze italiane che se lo ottiene il diploma della Fédération Française de la Montagne. disputavano, e lui stesso rappresentò un vanto per la nostra Diventa così, nel 1942, la più giovane Guida Alpina di Francia. città per questa sua manifesta preferenza, che indicava anche Qualche anno dopo, nel 1946, per iniziativa di Alfred Couttet (decano delle Guide) è ammesso a far parte della Compagnia il modo con cui le riconosceva gli innegabili meriti alpinistici. delle Guide di Chamonix. A ventitré anni è istruttore a l’Ecole Il compito di questa iniziativa fu assolto da un’Associazione Nationale de Sky et d’Alpinisme (E.N.S.A.). all’apparenza insignificante, il C.A.I. Belledo sottosezione del Agli inizi degli anni ’50 quando i migliori alpinisti C.A.I. di Lecco, ma che era in effetti un’autentica fucina di francesi, fossero dilettanti o Guide poco importa, si misero particolarmente in luce nella gara per la conquista delle cime giovani e pur già affermati alpinisti, circondati dall’entusiasmo che circondano il Monte Bianco, Rébuffat, oltre ad essere appassionato dei suoi numerosi soci. Molti di loro ricorderanno fra gli uomini di punta della nuova generazione, fu l’unico a ancora con nostalgia la lontana serata dell’inizio anni ’60, continuare la grande tradizione di Guida conducendo i clienti quando riuscirono a proporre ai lecchesi l’intervento del non su montagne qualsiasi ma addirittura sullo Sperone della Punta Walker alle Grandes Jorasses o sulla Nordest del famoso e richiestissimo alpinista francese, offrendo nello Pizzo Badile. stesso tempo lo spettacolo plaudente ed emozionato in una Per quanto riguarda la sua attività alpinistica, vediamo come sala gremita all’inverosimile. sono andate le cose: dal 14 al 16 luglio 1945, con Édouard Nascevano certamente da questi incontri le spinte irresistibili Frendo, ripete la salita alla Nord delle Grandes Jorasses che contribuivano a perpetuare la già affermata tradizione percorrendo in 2° ascensione la via aperta dai lecchesi Cassin, Esposito, Tizzoni nell’agosto del ’38, poi con Jean alpinistica di Lecco, che metteva ripetutamente in scena Deudon e Pierre Bernard correggerà la via che nel 1935 giovani di straordinario talento, che avrebbero continuato a Gabriele Boccalatte e Ninì Pietrasanta avevano aperto sulla far vivere alla nostra città imprese e successi di invidiabile effetto. Uomini&Sport | Maggio 2016 | 5
Guglia della Brenva apportandovi una “variante diretta” nel 1948. Le difficoltà? – Sestogrado, naturalmente! È anche attratto dalle nostre Dolomiti di cui spesso sente parlare, ma quando nel luglio del 1948, sempre con Deudon, “viene a vedere” la Nord della Cima Grande di Lavaredo, l’inclemenza del tempo sconsiglia ogni tentativo. Il rammarico per la mancata salita, però, dura molto poco: dal 27 al 29 agosto, neanche un mese dopo, supera in 28 ore la Nordest del Badile, seconda salita e prima ripetizione, in cordata con Pierre Bernard. Ma la Cima Grande di Lavaredo gli è rimasta nel cuore ed allora, l’anno successivo, ritorna e con Gino Soldà (la famosa Guida di Recoaro), lo studente austriaco Roland Stern e Colò Corte (il notissimo Mazzetta), riesce a toccarne la vetta: è il 14 settembre 1949. Questa salita lo rese talmente euforico che in seguito ebbe a scrivere: “a voir grimper Soldà et Mazzetta, on peut dire qu’ont l’abitude de mettre le pied sur le vide… des hommes jouent un ballet fantastique sur un plateau de pierre verticale; ils sont chez eux, là est leur vocation” – che, all’incirca, significa: “veder arrampicare Soldà e Mazzetta si può dire che sono abituati a mettere il piede sul vuoto; uomini che eseguono un balletto fantastico su di un altopiano di pietra verticale; sono a casa loro, è la loro vocazione”. Sempre nel 1949, con Raymond Simond scala la parete Nord del Cervino: è la sesta ripetizione, poi dal 26 al 28 luglio del ’52, con Jean Bruneau, Paul Habran, Pierre Leroux e Guido Magnone porta a termine la durissima scalata della Nord dell’Eiger che risulterà essere l’ottava ripetizione e la prima francese. Davanti a loro vi era un’altra cordata formata da due grossi calibri: Hermann Buhl e Sepp JÖchler, austriaci, coi quali, una volta raggiunti, formeranno una sola cordata per lungo tratto. L’elenco delle sue salite potrebbe continuare ma costituirebbe arida cronaca. Termino quindi citando la parete Nord ai Drus che Rébuffat ha scalato con René Mailleux potendo così vantare di aver salito per primo le sei grandi pareti Nord più scabrose di tutta la cerchia alpina e cioè: Grandes Jorasses, Pizzo Badile, Petit Dru, Gaston Rébuffat, a sinistra, è stato un alpinista legato ai lecchesi, Cervino, Eiger e Cima Grande di Lavaredo. ricambiato con altrettanta simpatia e affetto. Significativa la foto L’alpinismo da lui praticato ha raggiunto livelli eccelsi tanto da che lo ritrae ai Piani Resinelli nel 1954, assieme a Tino Albani e assicurargli un posto di tutto riguardo nel G.H.M. (1). Ha sempre Walter Bonatti, a destra. continuato nella sua professione di Guida di alto livello, quale la (Foto: archivio Tino Albani) sua grande tecnica e gli eccezionali mezzi fisici gli consentivano, fino a salire a cinquantaquattro anni il Pilone Centrale del Frêney! Il secondo conflitto mondiale aveva imposto uno stop ad ogni attività alpinistica ma, subito dopo, una nuova generazione di alpinisti salì alla ribalta e in Francia, tra gli altri, spuntarono i nomi di tre “cittadini”: Lionel Terray di Grenoble, Louis Lachenal di Annecy e quello di Gaston Rébuffat di Marsiglia, che diventarono Guide Alpine legando il proprio nome ad imprese audacissime, mentre fra i giovani arrampicatori, formatisi alla scuola di Fontainebleau, vicino a Parigi, dove si trovano massi di arenaria, si distinsero Lucien Bérardini, Guido Magnone, René Desmaison, Pierre Mazeaud, Adrien Dagory e Marcel Lainé. Ma torniamo a Rébuffat, scrittore, fotografo e cineasta. Come scrittore ha pubblicato diversi libri e per tutti citiamo: “Étoiles et tempêtes – Stelle e tempeste”; “Entre terre et ciel – Tra terra e cielo”; “Jardin féerique – Giardino fiabesco”; “Les Horizons Gagnés – Gli orizzonti conquistati”, il manuale “Glace, neige et roc – Ghiaccio, neve e roccia”, e la guida “Mont Blanc: le 100 plus belles courses”, che si possono considerare dei classici della letteratura alpina. Scorrendo le pagine di Rébuffat troviamo il racconto di qualche scalata e se compiuta da un campione della sua classe, si può star certi che si tratta di qualche parete Nord, magari salita in prima ascensione. Il fatto di conoscere profondamente la montagna, ma Ancora sul territorio lecchese Gaston Rébuffat, nell’ottobre del 1968, soprattutto di poter vivere la sua quiete, lo ha portato ad esprimersi per una sua serata con il CAI di Merate. Tino Albani a sinistra, Dante in modo semplice, disteso ed armonioso. La descrizione che ad Spinotti al centro. esempio fa della scalata alla Nord del Petit Dru, è un condensato di (Foto: archivio Tino Albani) tutto ciò. La sua lettura è piacevolissima poiché nella narrazione 6 | Maggio 2016 | Uomini&Sport
Gaston Rébuffat sulla cuspide dell’Aiguille de Roc (3409 m): un’immagine estremamente simbolica della sua concezione alpinistica “tra terra e cielo”. vengono messe in risalto due cose: l’ambiente ove si svolge l’azione tenteranno l’assalto finale alla cima. e le sensazioni che l’alpinista prova in quei magici momenti. Per Maurice Herzog e Louis Lachenal, saranno i fortunati che Rébuffat tutto è semplice: in parete la sua irrequietezza si placa e alle 2 pomeridiane del 3 giugno 1950 toccheranno gli 8.091 m il suo spirito s’impregna di una calma e di una gioia indescrivibili dell’Annapurna I, non adopreranno respiratori!, mentre lui e che lo pongono in perfetta simbiosi con la natura che lo circonda. Terray li attenderanno al quinto campo, installato a 7.400 m, e Nel campo della cinematografia ha girato parecchi film, tutti festeggeranno coi compagni appena scesi dalla vetta la conquista ambientati tra i colossi delle Alpi e uno di questi “Entre terre et ciel” del primo “Ottomila”. E con i due alpinisti vittoriosi entrambi gli è valso il Gran Premio al X° Festival Internazionale del Cinema seriamente congelati la ritirata fu un’impresa epica e drammatica. di Montagna e dell’Esplorazione che ogni anno si svolge a Trento. Decorato Ufficiale della Legione d’Onore nel 1984, Rébuffat il 31 Correva l’anno 1961. maggio 1985, a soli 64 anni, deve cedere prematuramente di fronte Anche come fotografo si è distinto: ne fanno fede le numerose a un male che non perdona. Questi era Gaston Rébuffat, uomo immagini con le quali ha corredato gli articoli o le relazioni semplice e dai modi garbati. John Enry Cecil Hunt, capo della pubblicate nei suoi libri. spedizione inglese che conquistò l’Everest nel 1953, ebbe a scrivere: E, prima di terminare, penso sia doveroso fare un accenno ”È stato fra i più grandi scalatori di ogni tempo, ma soprattutto all’impresa dell’Annapurna, in Himalaya, nel Nepal. Nel 1950 una una persona di intensa umanità che ha scoperto per mezzo delle spedizione francese si prefigge di scalare l’Annapurna (sarebbe montagne la vera prospettiva della vita”. il primo oltre 8000 a cadere). Di questa spedizione fa parte anche Rébuffat. Stabilito il campo base, con Lachenal, esplora il ghiacciaio (1) Groupe de Haute Montagne. Associazione fondata da Jacques de Lepiney Nord di questa grande montagna ed insieme convengono che e Paul Chevallier al termine della prima guerra mondiale – nel 1919 – nella attraverso le sue insidie è possibile tentare di aprire una via di cui cerchia sono ammesse anche le donne distintesi in particolari imprese salita. Così i due attrezzano il primo campo e successivamente, alpinistiche. È un gruppo elitario, che non è riservato soltanto agli alpinisti assieme a Terray (guarda caso: proprio i tre “cittadini”) creano di nazionalità francese, influente e molto rispettato nell’ambiente alpinistico. tutta la serie di campi per agevolare il percorso ai compagni che Uomini&Sport | Maggio 2016 | 7
UN’IMPRESA RACCONTATA IN ANTEPRIMA Sulla parete Est del Fitz Roy: ancora una volta i Ragni di Lecco di Matteo Della Bordella* “Uomini e Sport”, che ha già prontamente rivolto al suo testimonial Matteo Della Bordella i suoi entusiastici complimenti per lo straordinario successo al Fitz Roy, li intende ora ravvivare insieme a tutti i lettori della nostra rivista. Ricordiamo che Matteo Della Bordella, con Davide Bacci, ha conseguito la prima ripetizione assoluta della via che nel 1976 era stata aperta dai Ragni Casimiro Ferrari e Vittorio Meles, conquistando per la prima volta la parete Est del Fitz Roy. La vittoria di Matteo, che ha seguito la via più diretta, più elegante e più difficile, l’unica su questa parete a non essere stata mai più ripetuta, premia gli sforzi e la caparbietà di un alpinista indomito, che si era accinto a ritentare quello che non gli era precedentemente riuscito nel 2014 e nel 2015. Le estreme difficoltà di questa salita prendono risalto nell’avvincente descrizione che ci viene offerta in anteprima: ed anche di questo particolare riguardo sentiamo di dovere al nostro Matteo un sentito ringraziamento. Nello stesso tempo invitiamo i lettori a prendere atto da una parte della modestia e dall’altra dell’ammirazione che più volte esprime nel confronto con i primi salitori quando ripetutamente si stupisce di come loro siano riusciti a superare passaggi ardui e ancora micidiali, pur non disponendo allora dell’equipaggiamento e delle attrezzature attuali. 8 | Maggio 2016 | Uomini&Sport
Chiunque abbia la fortuna di essere stato in Patagonia ed aver visto le sue fantastiche montagne non potrà certo scordare la parete Est del Fitz Roy. Si tratta probabilmente della parete più imponente ed elegante dell’intero massiccio, ben visibile già dalla strada che porta al paese di El Chalten, sono circa 1400 metri di granito verticale che si elevano fino a 3405 m della cima; immaginate una volta e mezza la parete del Capitan a Yosemite o della Marmolada, oppure 4 volte la parete del Medale, una sopra l’altra (tanto per fare un esempio vicino a casa), il tutto, ovviamente, immerso nel severo ed austero ambiente Patagonico… La storia di questa parete è già abbastanza nota ai lettori di “Uomini e Sport”; nel mio articolo dell’anno scorso raccontai di quando questa parete fu conquistata per la prima volta nel 1976 dai Ragni di Lecco Casimiro Ferrari e Vittorio Meles, dopo innumerevoli tentativi falliti negli anni precedenti da parte di altre spedizioni italiane, francesi e svizzere. Negli anni a seguire su questo immenso muro furono aperte “Se un uomo non è disposto a lottare per una manciata di altre vie: la mitica “Royal Flush” del compianto inseguire i propri sogni: o i suoi sogni non tedesco Kurt Albert, la “Linea d’eleganza”, una grande via che porta la prestigiosa firma di Elio Orlandi, un vero mito dell’alpinismo valgono molto, o è l’uomo stesso a non patagonico, ed “El corazon” dello svizzero Kaspar Ochsner con il valere un granchè…” ceco Michal Pitelka. Arrivarono poi negli anni le prime ripetizioni di questi ultimi tre itinerari, poche per la verità, e sempre ad opera di grandi nomi, come Tommy Caldwell su “Linea d’eleganza”, o Favresse e Qui sopra: David Bacci e Matteo Della Bordella dopo la prima ripetizione Villanueva su “El Corazon”…Ogni rara salita in stile alpino di una della via dei Ragni al Fitz Roy. qualsiasi delle vie sulla Est del Fitz ha sempre fatto notizia nel mondo alpinistico. Pagina accanto, sopra: i Ragni dell’epica conquista: in piedi, Casimiro Gli anni pian piano passarono, e tuttavia, ancora nel 2016, la prima Ferrari, Gianni Stefanon, Guerrino Cariboni, Giovanni Arrigoni , Gianluigi via aperta su questa parete, la linea tracciata da Casimiro Ferrari Lanfranchi, Floriano Castelnuovo; accovacciati, Amabile Valsecchi, e Vittorio Meles restava ancora la più diretta, la più elegante e la Franco Baravalle, Giacomo Pattarini, Vittorio Meles. più difficile e l’unica a non essere mai stata ripetuta! (Foto: archivio Ragni di Lecco) 2016. Sono passati 40 anni dalla salita di Ferrari e Meles. Il mondo Pagina accanto, sotto: impressionante rappresentazione della difficoltà è cambiato ed anche il mondo dell’alpinismo è cambiato. di procedere sulle gigantesche pareti verticali di un granito che non Per aprire questa furono necessari qualche kilometro di corde offre appigli, nella spedizione vittoriosa dei Ragni apritori della via. fisse, metri e metri di scalette metalliche, centinaia e centinaia (Foto: archivio Ragni di Lecco) di chiodi, e circa una cinquantina di uomini. (Anche se poi il successo arrivò grazie al carattere e alla determinazione di uno solo, il grande Casimiro). Oggi noi vogliamo scalare questa parete in stile alpino, solo in due, con due sole corde da 60 metri e 4 chiodi, ma anche tutta una serie strada che porta alla vetta è lunga e bisogna procedere in modo di altre attrezzature (friend e nuts) che nel 1976 non esistevano ed rapido e costante, gestendo bene le energie… hanno rivoluzionato il modo di andare in montagna. Senza dubbio il fatto di aver già percorso altre due volte la prima Il nostro obiettivo è quello di ripercorre questa grande via con parte della via (nel 2014 e nel 2015) è un altro punto a nostro uno stile moderno, possibilmente scalando in libera, dimostrare favore. I primi 15 tiri offrono un arrampicata fantastica, e seguono che a 40 anni di distanza dalla prima salita i Ragni di Lecco sono delle fessure perfette, quest’anno completamente libere da neve ancora al top dell’alpinismo patagonico e mondiale, con modi e e ghiaccio. stili moderni, ma con lo stesso carattere e determinazione dei Fino alla sera del primo giorno, la salita fila veramente liscia. loro predecessori. David mi sostituisce al comando dopo il 13/esimo tiro e procede Dopo i tentativi effettuati nel 2014 e nel 2015 insieme a Luca Schiera, spedito verso l’alto ancora per altri 6-7 tiri. In una giornata di Silvan Schupbach, Pascal Fouquet e Luca Gianola (vedi racconto scalata arriviamo quasi fino al punto massimo raggiunto nel 2015. completo su “Uomini e Sport” della primavera 2015), quest’anno è Sono circa le 6 di sera quando cercando un posto per bivaccare, David Bacci il mio compagno per questa salita. David, di Varese, David arriva in sosta esclamando “Que suerte!”. Dentro di me 30 anni, è già stato mio socio a Yosemite e in Pakistan, oltre che in penso che abbia trovato un ottimo posto dove passare la notte; numerose scalate sulle Alpi, è al suo primo anno in Patagonia, ma una bella dormita è proprio quello che ci vuole per recuperare le la settimana precedente ha già colto un bel successo ripetendo energie e ripartire freschi il giorno dopo… la mitica via dei Ragni al Cerro Torre, versante Ovest, con Luca Tuttavia resto piuttosto deluso quando lo raggiungo in sosta: la Godenzi. piazzola dove passeremo la notte è appena poco più grande di A distanza di pochi giorni dal mio arrivo in Patagonia, si presenta una panchina dei giardini pubblici…Su questa parete meglio di anche l’occasione giusta per effettuare un tentativo sul Fitz Roy. niente, anche se nella mia testa già mi immaginavo qualcosa di Sabato 16 gennaio saliamo al Passo Superior e domenica 17 siamo più confortevole. all’attacco della via. Nell’aria si respira quel mix di tensione ed Il peggio però deve ancora arrivare…Giusto il tempo di preparare energia giusta per affrontare le grandi salite. Sappiamo di avere la cena e pian piano il cielo si copre ed inizia a piovere e davanti a noi una bella occasione: la parete è in condizioni ottime nevischiare. Non sarebbe nulla di particolarmente preoccupante, e il tempo dovrebbe essere stabile, ma sappiamo anche che la Uomini&Sport | Maggio 2016 | 9
A lato: Matteo Della Bordella in arrampicata libera sui primi tiri della via dei Ragni al Fitz Roy. (Foto: David Bacci) Sotto: il gruppo del Torre fotografato all’alba dalla cima del Fitz Roy: da sinistra, le poderose cime innevate del CordÓn Adela. Partendo dallo svettante Cerro Torre, a seguire verso destra Torre Egger, Punta Herron, Cerro Standhardt, Aguja Bifida. (Foto: David Bacci) se avessimo i sacchi da bivacco impermeabili, ma purtroppo non li abbiamo portati, confidando sempre nella “suerte”. Non ci resta altro da fare che infilarci nei sacchi a pelo e sperare che smetta! Nella notte la situazione non fa che peggiorare, la neve cade sempre più fitta e dopo poche ore ci ritroviamo con i sacchi a pelo completamente inzuppati e l’acqua che penetra anche nei nostri vestiti. Decidiamo di tenere duro e finalmente la tanto attesa “suerte” arriva: all’alba le nuvole pian piano si diradano e grazie al fatto che la parete è esposta a Est, i raggi del sole arrivano a scaldarci e ad asciugarci. Un paio di ore di attesa per far colazione e asciugare tutta la nostra roba e via, si riparte verso l’alto. La scalata nel secondo giorno fila decisamente meno liscia rispetto al primo: David, al comando della cordata, a un certo punto stacca un blocco grande come lui e cade. Lui va a sbattere verso destra, il blocco si schianta 1 metro alla sua sinistra, io guardo impotente la scena in diretta mentre faccio sicura. La tragedia è solo sfiorata e ancora una volta la “suerte” è stata dalla nostra parte. Proseguo io e mi trovo davanti quello che è il sogno di tutti gli scalatori amanti delle fessure. Uno scudo alto 100 metri, completamente liscio, solcato da un’unica fessura dall’inizio alla fine! Una linea perfetta come solo queste grandi pareti di granito sanno regalare. Mentre la guardo penso a come cavolo facevano 40 anni fa a salire fessure simili, senza friend, con gli scarponi e con l’equipaggiamento di allora…giù il cappello! La fessura nella realtà non è perfetta come quella dei miei sogni: all’interno è spesso bagnata o ghiacciata. La salgo in parte in libera, in parte in artificiale. 10 | Maggio 2016 | Uomini&Sport
Proseguiamo ancora 3-4 tiri fino a una zona con della neve, David mi raggiunge in sosta e proseguo per un paio di tiri su dove decidiamo di bivaccare. Abbiamo già salito 900 metri e ne terreno che da bagnato si fa pian piano ghiacciato. A un certo mancano ancora 400, ma dentro di noi abbiamo la speranza che punto, quando la roccia diventa completamente ricoperta da questi 400 siano più facili. verglas e neve, capisco che è il momento di cedere il comando La mattina del 19 gennaio, il terzo giorno in parete, partiamo con al mio socio, togliere le scarpette, infilare scarponi e ramponi e una sola idea in testa: “oggi vogliamo arrivare in cima”. Le nostre prendere in mano le picche. speranze di “fine delle difficoltà” sono in realtà subito disattese. Arriviamo in cima al Fitz Roy alla 6 di sera. Per me è la terza volta La qualità della roccia - fino a quel momento davvero perfetta - in cima a questa montagna, ma quest’ultima è sicuramente la più peggiora e la parete è sempre perfettamente verticale con tratti bella di tutte, quella più voluta e sognata, quella che più mi ha strapiombanti. dato soddisfazione. La linea più bella, più elegante e più difficile A un certo punto fatichiamo a capire dove passi realmente la via: del Fitz Roy. Una salita di 3 giorni, ma che racchiude in sé anni di davanti a noi un muro strapiombante senza fessure, a destra un allenamenti e preparazione. Una storia per me lunga 3 anni, ma diedro cieco completamente liscio e a sinistra una cascata di che rappresenta la naturale continuazione di qualcosa iniziato 40 acqua e roccia piena di blocchi instabili. Io e David ci guardiamo anni fa. e dentro di noi sappiamo entrambi qual è l’unica soluzione…Mi Quando arriviamo in cima il mio amico David mi dice “El que cree infilo la giacca in Gore tex, stringendo per bene le maniche e mi crea”. Un antico proverbio Maya che tradotto in italiano significa preparo per fare la doccia. Il mio amico Sean Villanueva su una “colui che crede, crea”. Quattro parole per riassumere una storia rivista aveva scritto “se vuoi scalare la parete Est del Fitz Roy devi lunga 40 anni. avere una laurea in arrampicata sul bagnato”…Ma non avrei mai Un ringraziamento speciale a Sergio Longoni e tutto lo staff pensato fino a tal punto!!! DF-Sport Specialist per il prezioso supporto che mi fornite sempre In un modo o nell’altro mi faccio strada verso l’alto, cercando di in tutte le mie avventure! salire il più veloce possibile su terreno ben appigliato ma sempre molto ripido, finchè riesco ad attraversare la cascata e raggiungere una sottile fessura da salire in artificiale su micronut. Non è una *Ragni di Lecco, C.A.A.I. bellissima sensazione essere completamente appeso a questi piccoli pezzettini di metallo, quando il compagno né ti vede né ti sente e non ha nemmeno una vaga idea di che diavolo stia succedendo! Ancora una volta, ripenso ai primi salitori, a Casimiro e Vittorio e non posso fare altro che essere stupito da tanta abilità e coraggio!! Uomini&Sport | Maggio 2016 | 11
I CONSIGLI DEGLI ESPERTI a cura di Paolo Rusconi Vengono qui presentati alcuni degli ultimi modelli di scarpe da Trail Running che potete trovare nei nostri punti vendita. I nostri esperti vi consiglieranno il modello con le caratteristiche più adatte alle vostre esigenze. LA SPORTIVA - AKASHA UOMO Calzatura da mountain running endurance super ammortizzata, concepita per percorsi a lunga distanza, Ultra-Marathons, Ultra-Trails e per utilizzi prolungati in allenamento. La suola grippante e bi-mescola FriXion XT è dotata dell’esclusiva soluzione Trail Rocker™ in grado di favorire il movimento naturale “tacco esterno – punta interna” del piede durante la corsa. Akasha: il codice dell’ultra-runner si esprime attraverso protezione, comfort ed ammortizzazione. Tomaia: AirMesh forato + PU Leather parte posteriore e Dynamic ProTechTion™ in punta - Fodera: Mesh anti-scivolo - Intersuola: EVA ad iniezione e Cushion Platform™ - Plantare: OrthoLite Mountain Running - Suola: Mescola FriXion XT bi-mescola con sistema Trail Rocker™ - Peso: 660 g (al paio, misura 42) SALOMON - SCARPE WINGS PRO 2 Con design e performance mutuati direttamente dalla S-LAB, la Wings Pro è la perfetta scarpa da trail running per ogni tipo di terreno. Sensifit™ Il sistema Sensifit™ avvolge il piede, garantendo una calzata precisa e sicura. I battistrada Salomon Contagrip® offrono un’ottima trazione sulle superfici più disparate, utilizzando una combinazione di gomme progettata per un uso specifico. Quicklace™ Stringa minimalista e robusta per un’allacciatura one-pull. Semplifica la calzata e lo sfilamento della scarpa - EVA A DOPPIA DENSITÀ L’intersuola a doppia densità, stabile e ammortizzante, permette un ottimo controllo del movimento - ENDOFIT™ Manicotto interno che avvolge il piede mantenendolo fermo e stabile, migliorando il feedback e l’avvolgimento - OrthoLite® Soletta OrthoLite® costituita da schiuma specifica OrthoLite® e contrafforte del tallone in EVA. La schiuma OrthoLite® crea un ambiente più fresco, asciutto, salubre ed efficacemente ammortizzato al di sotto del piede. L’utilizzo di materiali ottenuti da pneumatici riciclati riduce l’impatto ambientale. Il contrafforte del tallone in EVA conferisce maggiore supporto e ammortizzamento a questa zona del piede. HOKE ONE ONE - SCARPE SPEEDGOAT Il modello Speed Goat, ovvero l’arma segreta di atleti e appassionati di trail running, unisce una suola esterna in Vibram® Megagrip dal design aggressivo per massima trazione in qualsiasi condizione, protezione Hoka, adattamento al terreno e grande leggerezza. Rocker: Meta-Rocker equilibrato - Geometria: Forma ad “H” per la massima stabilità - Peso: 275 g per 9 USM - Tomaia: SpeedFrame, leggera e senza cuciture - Rivestimenti di supporto sintetici saldati - Stato sottostante in microfibra saldata per maggiore comfort - Intersuola: IMEVA - 28,5 mm avampiede - 33,5 mm tallone - Differenziale: 5 mm - Suola esterna: Vibram® Megagrip da 4 mm - Scanalature di flessione sulla suola esterna per maggiore stabilità SCARPE INFERNO X-LITE 3.0 Suola TRS, leggera, flessibile e durevole, grip in tutte le condizioni, costruzione “2 layer bridge” con alloggiamento e avvolgimento ottimale Puntale di protezione in TPU iniettato, lingua “Ergonomic Cut” leggera, comfortevole, adattabile al piede. Per Trail e Ultra-trail runners che ricercano una calzatura con caratteristiche di precisione e reattività, ma senza rinunciare a leggerezza, ammortizzazione, protezione e traspirazione. Appassionati trail running ed escursionisti veloci, che cercano maggiore stabilità, versatilità, traspirabilità e supporto su terreni sconnessi. Tomaia PU sintetico senza cuciture (Tecniskin),mesh - Fodera Fibra tessile 3D Texture, antiscivolo e traspirante - Battistrada TRS Trail, XS Trek compound - Intersuola EVA Technology, TX-Reactive Compound - Plantare OrthoLite® anatomico a doppia densità - Peso M 290 gr W 245 gr - Calzata Low 12 | Maggio 2016 | Uomini&Sport
IL PUNTO DI VISTA Cressi: il marchio che qualifica l’attività subacquea La passione di un imprenditore che non considera lavoro quello che fa, e l’impegno continuo per una evoluzione integrale stanno alla base di un successo che non conosce crisi intervista di Marco Milani Siamo interessati innanzitutto a conoscere da quale idea, da chi precisamente e con quali inizi è sorta questa vostra azienda, di Il nostro viaggio nel mondo degli imprenditori dello Sport cui ora ammiriamo quello sviluppo straordinario che l’ha portata questa volta ci ha portato fino a Genova dove, aggrappata a primeggiare nel settore in ambito internazionale. tra mare e montagna nella val Bisagno, abbiamo avuto “Mio zio era il grande appassionato di subacquea, mentre mio l’opportunità di visitare l’azienda Cressi, leader indiscussa padre ha messo solo la parte economica. Giovanni, mio padre, nel mondo della subacquea ed eccellenza del Made in nel dopoguerra era riuscito ad entrare nel settore dei copertoni e Italy. La sede centrale di Genova, infatti, è la “fucina” aveva avuto due/tre anni magici: è in seguito a questa fortunata dove nascono le idee e la maggior parte degli articoli vicenda con suo fratello Egidio, funzionario di banca, che decisero firmati Cressi, contraddistinti da sempre da un elevato di mettere in piedi questa azienda. Mio padre non è mai stato un standard di qualità. Il processo produttivo è improntato grande appassionato di subacquea, il vero motore era mio zio. su un minuzioso controllo da parte della proprietà Maschere, fucili, pinne, tutti prodotti artigianalmente. Avevano Cressi. L’azienda nasce nel 1939, grazie a due fratelli che acquisito un piccolo locale nel centro di Genova dove costruivano condividevano la passione per il mare e avevano un’innata a mano tutte queste attrezzature. Addirittura, per le prime predisposizione per la progettazione e la realizzazione maschere, si riciclavano i copertoni delle auto. Poi è cominciato di prototipi. Egidio e Nanni Cressi iniziano la produzione il montaggio dei primi fucili che erano a molla, e quindi hanno artigianale di maschere e fucili subacquei, che consentiva sviluppato l’Aro (autorespiratore a ossigeno), un buon apparecchio loro e ai loro amici di muoversi con maggiore efficacia a circuito chiuso, semplice ma molto innovativo, utilizzato per nelle acque vicino a casa. Nel 1946 il loro design e i loro sviluppare l’attività subacquea. Un apparecchio che è rimasto sul prodotti divennero tanto conosciuti da indurli a fondare a mercato per tantissimi anni”. Genova l’odierna Cressi. Oggi i valori dell’azienda, ancora di proprietà della famiglia, sono incarnati da Antonio Cressi, Antonio Cressi, a 63 anni, di strada ne ha fatta davvero tanta. che ha ereditato e spinto a livelli mondiali la passione e le “Io sono nato in fabbrica, la mia vita l’ho passata nel quadrato della competenze del papà e dello zio. Cressi. Il mio lavoro è sempre coinciso con la mia passione per il Qui: da destra, Antonio Cressi e Sergio Longoni, legati da stretta e cordiale amicizia. Uomini&Sport | Maggio 2016 | 13
mare, perciò ho passato la mia vita o in acqua o in fabbrica. A livello di comunicazione che strategie adotta Cressi? Poi ho avuto un grosso problema di gestione, perchè il rapporto “La base è sempre il prodotto, quello è il punto focale. Detto tra mio padre e mio zio era abbastanza travagliato e l’azienda ne questo, oggi, i sistemi di comunicazione cambiano a una velocità risentiva. Mi rendevo conto che dovevamo migliorare tante cose spaventosa. La comunicazione tradizionale è sicuramente in e, se la proprietà non andava d’accordo, diventava un disastro. calo perchè il pubblico sta diminuendo ed è meno interessanto. In una situazione del genere si stavano mettendo in crisi il Si aprono invece delle finestre spaventose sfruttando l’on-line: prodotto, i collaboratori e l’azienda; quella è stata la spinta a prima era il sito, oggi è Facebook. Il messaggio però è sempre iniziare la mia carriera lavorativa ancora giovanissimo. Oggi sono legato al prodotto, che a volte basta per comunicare qualcosa: rimasto io con mia sorella, e l’azienda è rimasta a conduzione bisogna sempre più pensare a prodotti che si spiegano da soli. familiare. Accanto a me c’è anche Francesco Odero, una persona Il nostro è un mondo in cui la comunicazione di immagine pura che ha dato tantissimo a questa azienda: sono cresciuto con lui”. è complicata, perchè molto legata all’aspetto tecnico. Oggi, però, anche con costi contenuti si riescono a raggiungere una miriade Come nasce l’idea vincente? di contatti. Poi ci sono i testimonial: un Umberto Pellizzari che “L’idea vincente nasce dalla collaborazione di tutti. Per quanto ci ha fatto dei record, con un Cressi scritto sopra, ci ha aiutato in riguarda abbiamo la grossa fortuna di avere collaboratori molto maniera pazzesca. validi in azienda e, soprattutto con l’inserimento delle filiali, Fra l’altro, stiamo cercando di recuperare la grande storia del riusciamo ad avere un’ampia visione sul mondo. Basti pensare marchio, perchè quando andiamo all’estero non bisogna dare per che ci riuniamo ogni 2/3 mesi, e in questi incontri cerchiamo scontato che tutti sappiano chi sei o da quanto tempo fai questo di scambiarci i punti di vista per decidere qual è il prodotto che lavoro. Non tutti nascono appassionati di subacquea, e al giorno dovrebbe funzionare di più. Sicuramente sono parecchi i prodotti d’oggi si aprono nuovi mercati che di subacquea non sanno niente. che hanno segnato la storia dell’azienda, ma non direi che ci Dobbiamo essere noi stessi a comunicare che Cressi è presente sia mai stata una rivoluzione: piuttosto un continuo e graduale in questo mondo fin dall’inizio e che la subacquea abbiamo miglioramento di tutto. Cambiano i materiali, le attrezzature, gli contribuito noi a inventarla e svilupparla. Spetta a noi il compito stampi e l’evoluzione passa per tutti questi fattori. Di certo, se di spiegare che Cressi non è uguale a un marchio inventato negli guardiamo a 10/15 anni fa, di strada ne è stata fatta molta. Abbiamo ultimi due anni, su base di prodotti già esistenti a cui viene avuto prodotti che ci hanno dato tantissime soddisfazioni, appiccicato un contrassegno simile alla marca.” come la maschera Big Eyes, ma sono sempre stati frutto di una evoluzione. Si parte da una prodotto che funziona e si cerca di Quanto ha contato la pesca subacquea nello sviluppo dell’azienda? farlo evolvere con materiali, stampi e tecnologie diverse. E poi c’è “La pesca subacquea ha contribuito in maniera determinante allo il discorso passione: senza quella non si può portare avanti una sviluppo della nostra azienda, perchè c’è una passione fortissima azienda di questo genere. Non è concepibile questo tipo di lavoro in tutto il mondo. Il Mediterraneo è il cuore della pesca, ma è senza un contatto stretto con la natura e con l’acqua. molto sviluppata anche ai Caraibi, Sud America, Australia. È uno É un lavoro che va vissuto in prima persona.” sport dove la gente si appassiona in una maniera incredibile. 14 | Maggio 2016 | Uomini&Sport
Oggi, avendo tante riserve e zone libere, c’è più bilanciamento tra Come affrontate la crisi? gli appassionati di pesca sportiva e immersioni con il respiratore. “Chi oggi sta in piedi è perchè ha cercato di essere più presente Il nostro messaggio è rivolto al rispetto della natura. La pesca che all’estero in maniera diretta. La chiave di volta di un’azienda è noi amiamo è quella dove si prende un pesce per mangiarselo a quella di crearsi la sua rete distributiva. Chi deve dipendere solo casa, e tutto il contrario della pesca incontrollata o chi poi il pesce dal mercato nazionale non ha prospettive di sopravvivenza. va a venderlo.” Di conseguenza bisogna creare tutta una serie di prodotti che siano il più possibile adatti alla maggioranza dei mercati, un catalogo C’è ancora tanto da scoprire? che si presta molto bene per tutti i mercati, dai Caraibi all’Asia. “C’è sempre una evoluzione. Oggi ci sono aspetti importanti che in In secondo luogo Cressi è riuscita a creare un meccanismo per cui passato non erano considerati. Oggi si parla di materiali riciclabili, noi produciamo e tutta una serie di aziende satellite ci termina si cercherà di lavorare derivati vegetali, e non derivati dal petrolio. il prodotto: solo così riusciamo a ottenere un’ottima qualità a Adesso anche l’elettronica sta offrendo spazi immensi, basti un costo accettabile. Bisogna poi tenere presente che i tempi pensare alla comunicazione sott’acqua. Autorespiratore, pesca, di programmazione con l’Asia sono di 6/7 mesi, il tempo con lo snorkeling e nuoto, sono i quattro settori che nella nostra azienda stabilimento proprio si riduce a 25 giorni. Il poter recuperare una rivestono la medesima importanza.” certa quota di fatturato perchè hai l’impianto vicino che puoi gestire di giorno in giorno ha il suo peso, anche perchè il mondo tende Il Made in Italy, per Cressi, costituisce un motivo di vanto. a programmare sempre meno. La realtà di un’azienda familiare, “La maggior parte dei prodotti li realizziamo a Genova. Una scelta in questa ottica, porta tanti vantaggi ma anche tanti svantaggi, controcorrente? Il fatto di andare via dal Paese forse è stata una perchè il margine di errore è minimo, soprattutto in relazione ad pratica un po’ troppo di moda negli ultimi anni. L’Italia, pur con aziende molto più grandi della nostra.” una miriade di problemi ciclopici, ha ancora il grosso vantaggio di poter contare su una rete di microaziende che negli altri Paesi Antonio Cressi, prima di essere un imprenditore di successo è un non esiste. L’Italia è rimasta in piedi per un meccanismo di lavoro grande appassionato di mare e acqua. che è saltato fuori come un antivirsus negli anni ‘70/80 e che ha “Ho il massimo rispetto del mare. Per rendere ancora più bello permesso al Paese di crearsi una struttura di micro società che questo sport bisognerebbe far capire alla gente che meno in dànno la possibilità di lavorare con prodotti qualificati a costi profondità si va e meno rischi si corrono. Forse a venti metri ci decenti, e questa peculiarità è solo italiana. Noi fondamentalmente si diverte più che a quaranta. C’è tutto un mondo di immersioni siamo un’azienda di nicchia, con tutte le esigenze che comporta. leggere che andrebbero potenziate e che comportano molti meno A libro paga della Cressi ci sono 120 persone, però divise tra Italia, rischi. Le immersioni tecniche da un lato ci spaventano, perchè Ungheria, diverse filiali e un’azienda di elettronica che abbiamo gli eccessi, nel nostro campo, coincidono con le tragedie con acquisito 3/4 anni fa per occuparci della parte di computer. conseguenze negative a livello di immagine. Forse ci vorrebbe un La ricerca e lo sviluppo del prodotto chiave vengono fatti a Genova, cambio di mentalità”. perchè serve il mare vicino. C’è più flessibilità sui prodotti leggeri, come mute e jacket, che cominciano a essere sviluppati anche in America.” Il segreto di questo successo nel lavoro? “Quello che faccio non lo considero un lavoro...” Qui: l’alta tecnologia del reparto produzione. Pagina a fianco: l’importante gamma principale dei prodotti Cressi. Uomini&Sport | Maggio 2016 | 15
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